Ciriaco DE MITA - Deputato Opposizione
X Legislatura - Assemblea n. 116 - seduta del 19-04-1988
Infrastrutture ed insediamenti produttivi strategici
1988 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 47
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , il Governo si associa alle parole nobili e solenni pronunciate dal presidente della Camera in memoria del senatore Roberto Ruffilli. il Governo onora in Roberto Ruffilli un martire della democrazia. il Governo continua, con tutti i mezzi e gli uomini delle forze dell'ordine , la lotta al terrorismo. onorevole presidente , la prego di consentirmi, alla fine del mio intervento, di allegare alle mie dichiarazioni di indirizzo politico il testo completo del programma del nuovo Governo che di esse costituirà così parte integrante . onorevole presidente , onorevoli colleghi , il Governo che oggi si presenta davanti a voi si è formato su un programma politico prima che su uno schieramento partitico. eppure, i partiti che gli hanno dato vita sono gli stessi che dal 1981 hanno garantito, con fasi alterne, la governabilità del paese. in questi anni, i governi, pur in condizioni difficili — come quelle affrontate dal Governo Goria, al quale va la nostra gratitudine — hanno avuto il merito di assicurare, con la stabilità politica , grandi risultati di progresso civile. ad essi si deve la conferma e la crescita del ruolo internazionale del paese. e nella passata legislatura, con il lungo governo dell' onorevole Craxi, si sono potuti compiere anche passi decisivi e, per certi aspetti, di svolta nella ripresa dell' economia. e tuttavia, i partiti di questa rinnovata coalizione di Governo hanno avvertito ed avvertono che il senso del loro stare insieme è mutato. il processo di cambiamento sociale ha toccato intimamente le strutture, i comportamenti ed i movimenti della comunità italiana. esso ha inevitabilmente inciso sulla stessa identità dei partiti alleati e sullo stesso significato della loro coalizione. ciascuna forza politica è, infatti, naturalmente impegnata in una seria riflessione sull' articolazione della propria presenza e sulla propria politica rispetto alla società cambiata. ciò ha comportato l' abbandono di schematismi e di condizioni impigrite della politica; ciò ha imposto una riflessione sulla necessità del nuovo ed anche la preoccupazione, persino nominale, di adoperare parole vecchie per una realtà mutata. tuttavia, in questa ricerca, che è insieme crisi ed evoluzione del nostro sistema politico , ha prevalso anche questa volta la coscienza della necessità di doversi ritrovare su un disegno di cose concrete da fare per governare il paese. su un disegno, non su un elenco. ecco perché, anche nel travaglio intenso del sistema politico , pur avvertito da tutte le sue componenti, l' aggregazione è stata possibile e praticabile solo fra i cinque partiti che culturalmente, politicamente e storicamente hanno sviluppato un' affinità di metodo ed hanno coltivato una comunanza di valori che permettono di delineare una risposta coerente all' insieme dei problemi. il Governo si pone perciò come garante di questa coerenza. l' unità del suo indirizzo politico è creata non da una formula prefabbricata, ma dal vincolo interno, dalle compatibilità che si è cercato di stabilire tra le soluzione dei grandi problemi nazionali. il Governo, se sarà confortato dalla fiducia della maggioranza parlamentare , ambisce perciò a collocarsi al centro di un processo riformatore che non è disegnato in cielo, ma nasce dalla nuova società esigente e si riannoda alle concrete questioni che essa pone. questa funzione che il Governo rivendica, in ragione della sua legittimazione democratica, sollecita perciò un ruolo attivo del Parlamento. la sede parlamentare è il luogo naturale di confronto sui problemi, un luogo che il Governo si augura sempre più trasparente nelle procedure e nelle deliberazioni, perché il paese possa comprendere che cosa è veramente in gioco nella politica. non possiamo né dobbiamo, infatti, chiudere gli occhi rispetto al vuoto che troppo spesso vi è tra la politica, come capacità insieme di rappresentare e di decidere, ed il processo di cambiamento che incessantemente coinvolge la società nazionale. questa è viva e vitale. le famiglie, i lavoratori, le associazioni, i gruppi di volontariato costituiscono una grande forza comunitaria. in questa società si impone, sollecitando risposte al suo bisogno di occupazione e di civile impegno, una realtà giovanile più colta, più avvertita, forse già più responsabile che non nel passato. emerge in tutta la sua straordinaria valenza il ruolo delle donne, con una domanda propriamente politica, come una vera cultura della parità, ed anche come risorsa e riserva di fiducia nel rapporto tra cittadini e Stato. cresce, ponendo nuove domande e aprendo difficili problemi, la presenza degli anziani. dall' altro lato, l' economia italiana conosce anche essa una grande vitalità fatta dal ruolo trascinante, nel mercato interno ed in quello internazionale, di alcune grandi imprese e dal tessuto ricco ed articolato di medi e piccoli centri produttivi attivi ed attenti all' innovazione tecnologica , all' integrazione internazionale, all' invenzione di nuove forme di presenza nel gioco economico. ma di fronte a questi dati positivi persistono, e talora sono il risvolto stesso di uno sviluppo non ordinato, aree di depressione, di emarginazione, di squilibrio sia territoriale sia sociale, mentre si è aperto quasi un fossato tra sistema produttivo e sistema pubblico sia nei suoi apparati di servizio sia nei suoi apparati di decisione generale. in qualche modo la politica registra assenze nel vivo di tutti questi fenomeni, siano essi positivi, siano essi negativi. ed è del tutto logico allora che elemento significativo ed essenziale dell' accordo di Governo sia quello del suo indirizzo politico-istituzionale. il Governo ed i partiti che hanno dato vita alla sua piattaforma sono infatti convinti che la debolezza della funzione politica è strettamente connessa alla perdita dei poteri di decisione politica del sistema: poteri del Governo e poteri del Parlamento, secondo le attribuzioni della Costituzione. non si tratta, secondo l' antico modo di intendere l' ordinamento costituzionale, di far prevalere il Governo sul Parlamento o questo su quello. la necessità è invece altra ed è quella di superare il rischio di due impotenze: l' una istituzione paralizza l' altra e ciascuna è paralizzata al suo interno da meccanismi di ritardo e di veto. si tratta di scegliere se in Italia debba prevalere il mito di una società autoguidata ed autoregolamentata o se invece è necessario recuperare un punto di democrazia che consenta, secondo le regole costituzionali sul formarsi delle maggioranze e delle opposizioni, la governabilità reale dello sviluppo, degli equilibri sociali, la guida del progresso e la difesa della identità nazionale. il senso alto di un impegno serio e immediato per le riforme istituzionali è qui: in questo sforzo di recupero di centralità al sistema politico nel suo complesso, nel tentativo di rispondere alla domanda più autentica che c' è tra la gente: una domanda di ordine, di Governo vero, di efficienza certa. perché la gente sa che, senza questi valori forti, anche libertà e giustizia deperiscono drammaticamente. il cambiamento di certi meccanismi istituzionali, nel quadro di fondo inalterato della Costituzione, non è perciò una scorciatoia per evitare le difficoltà del governare, ma una strada obbligata per poter governare un paese complesso come il nostro, alla pari di tutti gli altri avanzati della Comunità. questa constatazione rappresenta perciò un tratto essenziale dell' intelaiatura dell' accordo di Governo, e non è un caso che per curare l' attuazione dell' intesa programmatica sui problemi istituzionali è stata scelta una personalità indipendente di area repubblicana che, per i servizi prestati in passato allo Stato, dà garanzia di esercitare in modo coesivo ed equilibrato i delicati compiti che gli saranno conferiti. ma se questo Governo si pone come momento essenziale di riferimento di un processo di riforme istituzionali , è ben consapevole che tale processo non può non coinvolgere in Parlamento tutte le forze disponibili. d' altra parte, gli ampi confronti tra i partiti, opportunamente avviati dal partito socialista nel recente passato, hanno già permesso di registrare una larga area di consenso su un impegno riformatore. di questo impegno, onorevole presidente , onorevoli colleghi , io e molti membri di questo Governo, di questa Assemblea e dell' altra Camera siamo venuti, in questi anni, in questi giorni, discutendo con Roberto Ruffilli. chi all' interno dei gruppi parlamentari si è applicato a questo progetto di riforme lo conosceva bene e ne apprezzava la passione politica e la preparazione culturale. aveva le sue idee, ma frequentava, dialogando, quelle degli altri, misurandosi civilmente con quanti auspicano il miglioramento dei meccanismi della decisione e della rappresentanza, discutendo con loro in sedi dove le divisioni politiche tradizionali sono attenuate e superate da comuni matrici di scuola e di coscienza. ed è forse questo segmento di concordia, tra tante cose che ci separano, che i terroristi hanno intravisto ed hanno colpito assassinando Roberto Ruffilli. ma i banditi non hanno alcuna speranza di prevalere. dieci anni fa, dopo il lungo martirio di Aldo Moro, noi registrammo quello che resta il momento più vero di unificazione tra la società civile e la comunità politica : il momento alto di unione nazionale nella lotta al terrorismo. oggi, dopo il sacrificio del senatore Roberto Ruffilli e dopo la nefanda strage di Napoli che ha travolto, in un disumano gioco di morte, vittime innocenti di lontani terrorismi; oggi quello spirito di unione è di nuovo tra noi. oggi come ieri, intorno al presidente della Repubblica , rappresentante dell' unità nazionale al quale va il nostro saluto, l' opinione pubblica esprime la sua determinazione a far fronte comune, a respingere l' orrendo intreccio tra politica e morte, confermando così la volontà di democrazia del nostro popolo. l' opinione della gente è per lo Stato e per le sue forze dell'ordine che non hanno mai « abbassato la guardia » , non è per certe erronee manifestazioni di perdonismo, o peggio, di giustificazionismo dei delitti che sono avvenuti. e noi oggi, mentre siamo risolutamente impegnati nella lotta intransigente e senza quartiere alle vecchie e nuove forme di terrorismo, siamo ancora più determinati in un disegno riformatore che deve rendere possibile il perfezionamento dell' ordinamento repubblicano delineato dalla Costituzione, convalidando i successi ottenuti in quaranta anni. in questo contesto si collocano: la verifica del funzionamento del nostro bicameralismo; la riconsiderazione della posizione del Governo e del suo programma in Parlamento; la trasparenza di fronte alle Camere di ogni processo decisionale dell' Esecutivo; la diversa regolamentazione delle procedure di deliberazione con voto segreto delle Camere, limitandole a quelle che concernono persone o attengono ai diritti di libertà ; la razionalizzazione delle procedure legislative d' urgenza. accanto alla riflessione sugli istituti e sulle procedure nel Governo centrale, nel Parlamento, nei ministeri, nella Presidenza del Consiglio è forte e urgente la necessità di riformare la « Repubblica delle autonomie » . rifiutiamo una visione centralistica del nostro Stato, visione che è fuori dalla Costituzione. non solo perché nella Costituzione vi è la garanzia di centri decisionali differenziati ma anche e soprattutto perché il tipo di interventi nel tessuto sociale deve necessariamente essere conscio dei processi autonomi, della « deriva » originaria dei comportamenti collettivi e della loro varietà da zona A zona del nostro paese. prima della scadenza delle elezioni amministrative del 1990, dobbiamo assumerci un compito quasi costituente, per ridefinire il ruolo del comune, della provincia, delle aree metropolitane , delle comunità montane, delle regioni. per le regioni a statuto speciale , abbiamo adempimenti immediati cui far fronte. riprendendo l' opera del Governo Goria, provvederemo al completamento della attuazione statutaria per la regione Trentino Alto Adige , per assicurare certezza normativa e precisi ambiti di tutela della cooperazione, che è garanzia di serenità e di sviluppo per tutte le popolazioni. per la regione Friuli Venezia Giulia , risolveremo il problema della tutela della minoranza slovena, sostenendo, nell' ambito degli accordi sottoscritti, le attività della minoranza italiana in Jugoslavia. siamo impegnati anche per il rispetto pieno e la ulteriore valorizzazione delle autonomie speciali per la Valle d'Aosta , la Sardegna e la Sicilia, puntando particolarmente sugli istituti di cooperazione riferiti ad ognuna di esse. il riordino del nostro sistema istituzionale costituisce, dunque, un impegno prioritario. esso nasce dalla coscienza della crisi dei vecchi equilibri, ma è anche imposto, in qualche modo, dalla necessità di venir conformando progressivamente i nostri assetti istituzionali agli standard di efficienza e di partecipazione comuni alle democrazie europee. il 1992, con la piena realizzazione del mercato interno europeo, è alle porte. questa scadenza può e deve costituire la ragione unificante degli obiettivi politici che caratterizzano un progetto di governo. l' Italia deve poter entrare nella Comunità, senza petizioni di salvaguardia, per contare in condizioni determinanti nelle grandi decisioni europee. non possiamo restare nell' Europa con le nostre debolezze istituzionali, con una amministrazione fuori del quadro continentale, con una spesa pubblica incontrollata e un disavanzo parossistico. l' Europa del 1992 è la speranza di un solidale termine di riferimento, di una comunità nel mondo che può dettare leggi di pace. e l' Italia in essa, al crocevia fra il nord e il sud mediterraneo, tra l' Occidente della democrazia e l' est delle faticose sperimentazioni di nuove vie, occupa una posizione chiave. che sarebbe certo sciupata se non riuscissimo a superare le nostre deficienze organiche interne. nel momento della distensione e del disarmo, mentre viene a felice compimento quel coraggioso disegno di pace nella sicurezza che si concepì con l' installazione dei missili intermedi in Gran Bretagna , Germania e Italia, l' Europa accresce il suo ruolo. ma proprio per esercitare questo ruolo è di grande rilievo una più responsabile cooperazione comunitaria nel campo della difesa, come stabilisce lo stesso atto unico , anche mediante la costituzione di un Consiglio europeo . la difesa comune è per l' Europa una condizione nuova per il suo processo di unificazione politica. l' Italia deve valutare le questioni militari europee più in riferimento alle necessità di un più accentuato ruolo politico della Comunità, che non in una ottica restrittiva che si limitasse a considerare solo le esigenze tecniche di sicurezza militare. la collocazione dell' Italia è stata, è, e non può non essere che una collocazione europea ed atlantica. la presenza nella NATO resta il perno delle nostre alleanze politico-militari. la prospettiva fondamentale di durevole pace che si è aperta nel mondo esige dunque, insieme, che non si rallenti la solidarietà atlantica, che non si proceda ad atti di disarmo unilaterali e che non si crei in Europa una zona di sicurezza differenziata. grande deve essere l' attenzione italiana in queste tre direzioni. in più, ci compete una specificità mediterranea che non può essere ignorata e che deve orientare sia il nostro apparato di difesa, sia i nostri sforzi di pace. è una connessione che ci è accaduto di verificare nelle nostre missioni di interposizione armistiziale, dal Libano al Golfo. in queste occasioni, le nostre forze armate , cui va il grato saluto e la convinta attenzione del Governo, si sono comportate con l' efficienza e l' intelligenza necessarie per le difficoltà che si sono trovate di volta in volta ad affrontare. spetta perciò in primo luogo all' Italia uno sforzo costante in seno alla Comunità Europea per le ragioni della pace in Medio Oriente . il problema palestinese non può essere affrontato che nel quadro della tenace riproposizione di quella soluzione globale che da anni andiamo sostenendo con i nostri alleati europei. è necessaria una soluzione politico-istituzionale, quale potrebbe essere quella di una confederazione giordano-palestinese secondo la formula « una patria per i palestinesi, la sicurezza per Israele » . e a questa soluzione si potrà pervenire con il ricorso ad una conferenza internazionale che veda coinvolti oltre ai paesi direttamente interessati, anche USA ed Unione Sovietica . il Governo lavorerà in questa direzione, proseguendo il dialogo con tutte le parti interessate e tenendo presente che ogni ritardo depone contro le prospettive di una soluzione negoziata. così lavoreremo per una composizione, nel quadro delle Nazioni Unite , del conflitto tra Iran e Iraq, dopo otto anni di guerra senza pietà. la risoluzione dell' Onu numero 598 contiene tutti gli elementi per una pace giusta e durevole: dovremo batterci per la sua applicazione, anche a costo di misure sanzionatorie. anche qui conta la nostra azione coordinata in Europa. non ha ragione di essere, nella Comunità che si affaccia, un' ottica di chiusura autarchica. eppure vivissima deve essere, invece, la preoccupazione di gravi lesioni agli interessi nazionali , di una penalizzazione persino sproporzionata delle nostre inadempienze, se non riusciremo ad attrezzarci in tempo per il 1992. è necessario, pertanto, un vasto e complesso lavoro di armonizzazione legislativa ed un impegno che porti l' Italia non solo ad attuare con puntualità le direttive comunitarie, ma anche, e prima, a concorrere con una adeguata presenza nella loro fase di elaborazione. ma oltre ad accogliere le direttive comunitarie ed a rendere omogenea la nostra legislazione alle scelte che si delineano in sede comunitaria, esiste il problema dell' adeguamento della nostra amministrazione. il completamento della Comunità Europea richiederà anche di accelerare il processo di modernizzazione della Pubblica Amministrazione , perché questa possa tenere il passo con le altre amministrazioni europee. e illusorio, però, proporre programmi globali. migliore è la strada dei progetti pilota, già indicata dal primo accordo intercompartimentale e ribadita dalla legge finanziaria per il 1988. si tratta di incentivare la produttività e l' efficienza, partendo dai servizi a più diretto contatto con il cittadino, come la sanità, la previdenza, la scuola, i trasporti. contemporaneamente, vanno dati più ampi poteri e maggiori responsabilità ad un numero qualificato di dirigenti, che facciano da cerniera tra politica ed amministrazione e garantiscano che la seconda resti separata dalla prima. per conseguire questi obiettivi, va agevolata la tendenza del pubblico impiego a confluire in modelli comuni dall' impiego privato, abbandonando lo schema garantista dello statuto pubblico e valorizzando, con adeguati incentivi, le funzioni più importanti e socialmente utili . in questa visione di efficienza europea ed anche di pari condizione tra lavoratori del settore pubblico e del settore privato il Governo vede la questione della regolamentazione dell' esercizio del diritto di sciopero nei pubblici servizi. si tratta di questione istituzionale di alto profilo, perché occorre ad un tempo rispettare la sfera di rappresentanza dei sindacati, tener conto dell' emergere di soggettività sociali microcorporative e garantire il diritto dei cittadini alle prestazioni dei servizi pubblici essenziali. di ciò cosciente, il Governo seguirà con rispetto lo sforzo in corso in Parlamento per la ricerca di un equilibrio tra cornice normativa di rafforzamento e di sanzione e regole contrattuali. la materia è di quelle in cui vanno affermati il ruolo e la funzione di coordinamento del Parlamento rispetto alle autonomie sociali: il primato, appunto, della composizione democratica, indicata come necessaria nella riserva di legge contenuta nell' articolo 40 della Costituzione, rispetto alle difficoltà di un' autoregolazione per tutti vincolante. il Governo, comunque, non si sottrarrà in Parlamento al suo dovere di contributo, in ragione della particolare pericolosità sociale dell' interruzione indiscriminata di servizi pubblici essenziali, con gravi sacrifici degli utenti e danni economici particolarmente pesanti per la collettività. per quanto riguarda le strutture, l' attuazione di un progetto riformatore comporta necessariamente il superamento di procedure di eccessiva rigidità legislativa. nell' attuale quadro costituzionale e quindi nel rispetto della riserva posta dall' articolo 97 della Costituzione, chiederemo la delega di poteri normativi al Governo sulla base di leggi di principio per il riordinamento dei ministeri, degli enti pubblici strumentali, degli enti pubblici economici, degli enti di gestione dei servizi. in tutti questi quattro settori fondamentali, chiederemo rigorosamente che si attui il principio di distinzione tra attività politica e attività amministrativa, con confini assai definiti tra indirizzo e gestione e relative responsabilità. questo varrà specialmente per la materia contrattuale e per il settore della imprenditorialità pubblica, che non può subire condizioni di incertezza paralizzante nel suo operare nel mercato della concorrenza interna e internazionale. la stessa « questione morale » è innanzitutto una questione istituzionale di regole e vincoli. il Governo intende procedere ad un riordino anche radicale delle procedure di contrattazione pubblica, sia di quelle relative ai lavori pubblici sia di quelle aventi altro oggetto, e dei meccanismi di formazione e revisione dei prezzi. tale riordino dovrà assicurare più concorrenza, maggiori garanzie finanziarie dei contraenti e più ampia informazione. il Governo proseguirà in questa opera di garanzia. uno Stato efficiente e moderno è anche e soprattutto quello in cui il particolarissimo servizio, che è il servizio giustizia, sia rispondente alla domanda sociale. ci avviamo verso l' Europa del 1992 con un forte dislivello su questo aspetto. nel programma indichiamo i punti di un progetto riformista organico: dalla revisione delle circoscrizioni all' istituzione del giudice monocratico; da un reclutamento di tipo nuovo dei magistrati ad una revisione dei criteri di progressione delle carriere (ora fondati su rigidi automatismi di anzianità) alla revisione del procedimento disciplinare; dalla valorizzazione del giudice conciliatore all' ampliamento degli organici. su tutto, naturalmente, domina il rispetto scrupoloso di precise tappe legislative per la promulgazione del nuovo codice di procedura penale . superata con la recentissima legge sulla responsabilità civile dei magistrati la « stagione del malessere » , il Governo, con piena, rispettosa fiducia nelle magistrature della Repubblica, si impegnerà a fondo sui problemi della giustizia, convinto com' è anche del vincolo europeo che grava su questo impegno. onorevole presidente , onorevoli colleghi , entrare da pari nell' Europa del 1992 significa anche e innanzitutto risanare la finanza pubblica . l' imponenza del nostro disavanzo, con l' enorme dimensione dello stock di debito accumulato, costituisce infatti una delle cause principali che rischiano, in prospettiva, di allontanare l' Italia dall' Europa. il persistere di un tale disavanzo riduce la capacità di crescita del sistema economico , imponendo tassi d'interesse , elevati in termini reali, che condizionano il processo di accumulazione essenziale per garantire l' aumento dell'occupazione . esso provoca inoltre rischi di instabilità finanziaria e vincola la gestione della politica monetaria e la distoglie dal perseguire gli obiettivi primari della politica economica . al centro della politica economica deve essere invece l' impegno per la crescita non effimera dell' occupazione. il governo della finanza pubblica deve essere perciò orientato ad azzerare, in un arco pluriennale, il deficit corrente della Pubblica Amministrazione , finalizzando l' indebitamento dello Stato solo alla spesa per investimenti e all' accrescimento del capitale. ciò porta all' obiettivo di pervenire al più presto ad un arresto della crescita del rapporto tra debito e prodotto nazionale, crescita che è stata quasi ininterrotta nell' ultimo decennio. raggiunto questo obiettivo di stabilizzazione, la riduzione dell' onere di interesse potrà anche consentire una riduzione di questo rapporto e quindi una crescita del debito pubblico inferiore a quella del prodotto interno lordo . per raggiungere tale finalità, sono necessari interventi sia sul fronte delle spese sia su quello delle entrate. da un lato, bisogna contenere la dinamica della spesa pubblica di parte corrente e dall' altro bisogna favorire il recupero di base imponibile oggi sottratta, in linea di diritto o per evasione, al prelievo tributario. entro il 1992 occorrerà giungere all' annullamento del deficit al netto degli interessi. in questa ottica un avvio immediato della manovra comporta un contenimento del fabbisogno del 1988 di almeno 6-7 mila miliardi, con un insieme equilibrato di misure che si caratterizzi anche per una significativa riduzione della spesa. per gli anni successivi, il contenimento del disavanzo ordinario dovrebbe essere di almeno 7-8 mila miliardi ulteriori all' anno. in questa prospettiva di rigore finanziario è particolarmente importante un attento controllo dei trasferimenti del bilancio statale ai soggetti decentrati della spesa. in particolare, è necessario che i trasferimenti agli enti locali , alle regioni e per la sanità e previdenza siano mantenuti entro i limiti compatibili con gli obiettivi di rientro nella finanza pubblica e siano rigorosamente preordinati per un numero sufficiente di anni. bisogna inoltre evitare forme di sanatoria a carico dello Stato. contestualmente si deve prevedere una responsabilizzazione — nel reperimento delle entrate — dei centri periferici di spesa. si tratta di allargare le aree impositive di comuni e regioni attraverso la previsione di addizionali facoltative, in modo da evitare il costituirsi di nuovi apparati tributari a livello locale e regionale. in generale, il principio della responsabilizzazione deve essere esteso anche ai centri nazionali di spesa, ai ministeri, con la formazione di appositi piani di rientro, coerenti con quello generale, per ogni settore dell' amministrazione. tale impegno va collegato a necessari cambiamenti nella contrattazione del pubblico impiego , con particolare riferimento alla scuola e alla sanità. la contrattazione deve essere infatti raccordata al programma pluriennale per l' autonomia ed il decentramento, definendo una nuova struttura salariale che valorizzi professionalità e merito e superi ogni appiattimento. il principio generale della responsabilizzazione dei centri di spesa richiama, inoltre, il più vasto discorso del funzionamento dei servizi dello stato sociale , particolarmente per quanto riguarda la sanità, la scuola e l' assistenza. bisogna fuoriuscire da eccessi di burocratizzazione cui si collega una generale deresponsabilizzazione. fermo restando il riconoscimento dei diritti del cittadino, si apre il problema di una diversa articolazione del soddisfacimento dei bisogni. ciò non significa rinunciare all' organizzazione pubblica dei servizi, ma invece recuperare condizioni di efficienza attraverso la competitività e dando spazio alle varie forme di solidarietà e di volontariato. l' incremento delle entrate per il raggiungimento degli obiettivi proposti dovrà seguire in questa fase una evoluzione coerente con i livelli esistenti nei paesi economicamente più avanzati della Comunità Europea . questo impegno va portato avanti contestualmente ad un indispensabile processo di razionalizzazione e di perequazione del nostro sistema tributario nel quadro dell' armonizzazione, entro il 1992, alla fiscalità europea. e quindi necessario che il nostro ordinamento tributario riduca drasticamente, di pari passo, le aree di evasione (particolarmente con azione amministrativa ), di erosione e di elusione (con interventi legislativi). il Governo avvierà immediatamente una serie di iniziative per un più incisivo impiego di coefficienti, date le difficoltà oggettive e la inadeguatezza dei controlli; per la introduzione di forme di contabilità semplificate per le imprese minori; per un più adeguato e razionale utilizzo dei coefficienti catastali; per l' attuazione di regimi più oggettivi nella detrazione di spese di rappresentanza dal reddito delle società, secondo le previsioni della legge finanziaria . una manovra fiscale che, in termini qualitativi e quantitativi, intenda armonizzare il nostro sistema fiscale a quello europeo deve inoltre realizzare un riordino della tassazione sugli immobili, l' accorpamento delle aliquote IVA nel quadro di un complessivo equilibrio tra imposizione diretta ed indiretta, la perequazione e la razionalizzazione del prelievo sulle attività finanziarie. ma per restituire reale capacità di scelta alla politica, ora limitata dal peso dei debiti e dei disavanzi, è importante la riforma del processo di bilancio e della adozione delle leggi di spesa. anche il governo della finanza pubblica passa per riforme normative-istituzionali. in primo, luogo la riforma della legge numero 468 e della procedura di approvazione del bilancio secondo una lettura rigorosa dell' articolo 81 della Costituzione. il Governo intende procedere con nettezza alla distinzione tra strumenti di governo pluriennale della finanza e strumenti di contabilità del ciclo breve. proporrà perciò, al Parlamento di esaminare, in una presessione di bilancio, uno strumento pluriennale vincolate ed un documento di programmazione che raccordi gli obiettivi quantitativi e quelli di contenuto e qualitativi. la sessione di bilancio affronterebbe, poi, il bilancio annuale, una legge finanziaria snella di rigoroso contenuto, con esclusione di norme sostanziali, ordinamentali o procedimentali e, soprattutto, fiscali. il significato complessivo di tali interventi consiste nel ripristino della centralità del bilancio rispetto all' attuale situazione, e consentirebbe di valutare con limpidezza il senso della manovra annuale finanziaria rispetto alla situazione preesistente. e necessario ritornare ad un rispetto sostanziale e rigoroso dell' articolo 81 della Costituzione, con precisi vincoli in relazione alla quantificazione degli oneri e ai mezzi di copertura, diversi dalle entrate tributarie, per combattere il fenomeno delle leggi finanziarie con il ricorso all' indebitamento o alla creazione di base monetaria. in queste prospettive, per dare alla manovra pluriennale di risanamento della finanza pubblica più immediata incisività e credibilità, il Governo intende impostare un' azione di raccordo che abbia effetti fin dal 1988. l' articolo 3 della legge finanziaria per il 1988 prevede che il Governo presenti alle Camere un documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per il triennio successivo. il Governo si impegna a definire in tale documento tanto il complesso della manovra pluriennale per il rientro del deficit, quanto la manovra annuale di raccordo tra il programma pluriennale e gli interventi che sono immediatamente necessari e che troveranno il loro naturale completamento con le politiche di bilancio per il 1989. in tale documento oltre indicare, nell' arco triennale, le previsioni relative al prodotto interno lordo e al tasso di inflazione , in coerenza con gli impegni dei precedenti governi, si formuleranno obiettivi di incremento della forzalavoro per invertire l' attuale tendenza di crescita della disoccupazione, che è di assoluta gravità nel Mezzogiorno. il problema del Mezzogiorno, appunto, e del generale riassetto territoriale dello sviluppo, condiziona l' intero sistema nazionale. è ancora la scadenza del 1992, e la conseguente necessità di competere alla pari con i principali paesi industrializzati , che esige di affrontare e risolvere questo problema, non solo con un intervento straordinario efficiente, ma con un orientamento di tutta la politica economica . i ritardi del Mezzogiorno si sono accentuati sia sotto il profilo del reddito prodotto, della produttività, degli investimento, sia sotto il profilo, meno quantificabile, ma non meno serio e grave, del degrado dell' ordine civile. tale divario non potrà ridursi se non attraverso la localizzazione nel Mezzogiorno di un' aliquota per quanto possibile maggiore delle corrispondenti quote di popolazione e di offerta di lavoro, del capitale produttivo di nuova formazione a livello nazionale . prima condizione perché sia possibile la creazione di posti di lavoro produttivi nel Mezzogiorno è, dunque, che vi sia, a livello nazionale , un' adeguata formazione netta di capitale produttivo che è mancata negli ultimi anni. l' intervento straordinario nel Mezzogiorno dovrà poi rendere conveniente la localizzazione in tali regioni del capitale produttivo addizionale. nelle regioni meridionali dove è più grave la depressione, con bassi livelli di produttività, l' intervento straordinario deve inoltre svolgere un ruolo rilevante nel miglioramento delle infrastrutture fisiche, sia generali che specifiche, per l' insediamento e la crescita delle attività produttive nei diversi settori. in ogni caso l' ampliamento della base produttiva esige però una politica dei redditi tesa a favorire la destinazione al risparmio, piuttosto che al consumo, degli incrementi di reddito nazionale e naturalmente presuppone, ancora una volta, il graduale risanamento della finanza pubblica . su queste basi, vanno collegate all' obiettivo della crescita occupazionale, specie nel Mezzogiorno, le altre politiche generali: quella industriale, quella delle partecipazioni statali , quella dell' ammodernamento delle grandi reti, quelle energetica e agroalimentare. il Governo deve però anche affermare che un serio impegno meridionalistico rifiuta il segno dell' assistenzialismo. lo Stato deve concorrere a creare le condizioni di base e gli spazi perché l' iniziativa economica prosperi. ma devono essere le forze produttive, in primo luogo meridionali, ad utilizzare le opportunità che saranno create dall' azione pubblica. ho voluto particolarmente sottolineare il tema dello squilibrio territoriale nel nostro paese. non è certo il solo che dobbiamo affrontare, ma è, per molti aspetti, il più rilevante di conseguenze civili. onorevole presidente , queste mie dichiarazioni di indirizzo non potevano certo ricomprendere e neppure sintetizzare l' insieme dei temi che il Governo ha approfondito nel più complesso documento programmatico presentato. in tale documento sono spiegate in modo articolato, e spero esauriente, le politiche che il Governo intende perseguire per attivare una nuova fase di sviluppo che cerca una caratterizzazione di qualità e non solo di quantità. sono, appunto, i temi che attengono alla vita, alla sua difesa ed alla sua dignità; e sono i temi insieme dell' ambiente e del volto del territorio, specie delle città, del diritto alla casa, della sanità e dei grandi servizi, della sicurezza sociale e della ricerca, dell' agricoltura e delle condizioni competitive delle imprese pubbliche e private. sono anche i temi dell' energia e del sostegno al nostro sistema terziario e della sua preparazione alla prossima liberalizzazione. è il tema, grande e centrale per l' avvenire del paese, della scuola, nella sua capacità di dare ai giovani una coscienza civica nutrita dei valori di libertà, di pace e di rispetto degli altri; nella sua capacità di capire il tipo di inserimento sociale che è utile e possibile per le nuove generazioni; nella sua idoneità a riuscire insieme istruzione professionale e formazione culturale. ecco perché la scadenza europea del 1992 costituisce urgenze che significano: un piano pluriennale della scuola collegato ad un insieme di riforme del nostro sistema scolastico ; il prolungamento dell' obbligo; l' adeguamento dei processi di formazione e di professionalizzazione; l' approvazione, secondo i principi dell' autonomia, della legge per il ministero dell' Università e della ricerca scientifica ; l' approvazione della legge sulla parità. ciò investe i problemi che toccano quanti, nella scuola, sono protagonisti ed alla cui soluzione bisogna dare risposte pronte ed equilibrate. nel più profondo ordine della convivenza civile, vi è la responsabilità del Governo di continuare a ricercare con la Santa Sede l' attuazione degli impegni contenuti nell' accordo del 12 febbraio 1984. onorevole presidente , onorevoli colleghi , il quadro che il Governo ha tracciato della sua visione programmatica non è certo un quadro di compiaciuta maniera. e il quadro severo, e senza illusioni, di una coalizione politica a cui non interessano successi episodici, riconoscimenti transitori o affermazioni di facciata. essa si è riformata nella trasparenza delle sue difficoltà ma anche nella convinzione assoluta di dover innanzi tutto affrontare non una crisi di Governo o di formula, ma la crisi del nostro sistema politico tutto intero. e di doverla affrontare, questa crisi, non in una placida sessione costituente, ma sotto l' incalzare del grande appuntamento europeo, sotto il peso del disavanzo pubblico, sotto l' accentuarsi della disoccupazione ed ora l' insorgere di una violenza che sembrava dimenticata. ma il Governo spera di non essere solo nel far fronte a questi compiti. spera di avere, con la fiducia, anche il sostegno costante di questo Parlamento. spera di ottenere dalla opposizione un contributo di critica e magari qualcosa in più sui grandi temi unificanti. spera di sentire intorno a sé il conforto dell' opinione pubblica di un paese maturo ed economicamente avanzato, che non merita certo le arretratezze del suo ordinamento pubblico. di queste speranze sono fatti anche il nostro entusiasmo, la volontà con cui ci accingiamo all' opera, la nostra sfida per recuperare alla politica il consenso della gente.