Giulio ANDREOTTI - Ministro degli Affari Esteri Maggioranza
X Legislatura - Assemblea n. 104 - seduta del 08-03-1988
Sulla politica economica internazionale e comunitaria
1988 - Governo Goria - Legislatura n. 10 - Seduta n. 104
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , i quesiti e i suggerimenti contenuti nelle cinque mozioni all' ordine del giorno toccano questioni, in particolare la gestione concertata dell' economia internazionale, che sono sempre obiettivi prioritari di qualunque azione governativa. la coerenza e la continuità di questa linea, che va oltre le contingenze di crisi e di paracrisi in cui ci stiamo specializzando, non può che uscire rafforzata dagli avvenimenti dell' autunno scorso sui mercati finanziari . a me sembra pieno di significato il poter constatare che, nel testo delle mozioni e nella illustrazione che vi è stata, si è registrata una larghissima convergenza. vorrei iniziare proprio con una breve analisi delle cause della crisi dell' autunno. le economie dei paesi industrializzati entrano nel sesto anno di crescita e di parallela riduzione dell' inflazione — una sequenza lunga e quasi senza precedenti — ma vi entrano in una atmosfera di disagio e di perplessità. in realtà la crescita economica dei paesi avanzati è debole e diseguale, specie in Europa, mentre le turbolenze dei mercati finanziari e delle Borse hanno generato diffusa inquietudine fra gli agenti economici. i grandi squilibri commerciali e finanziari, le eccedenze e i deficit esterni delle maggiori economie rappresentano la principale fonte di preoccupazione, cui l' indebitamento dei paesi in via di sviluppo aggiunge una dimensione strutturale che pesa su tutto il quadro. il commercio mondiale si espande in media quasi nella stessa proporzione della crescita economica globale — in modo fisiologico, quindi, ma non trainante — e risente del ridotto accesso dei paesi indebitati o privi di mezzi di pagamento. le fluttuazioni dei tassi di cambio, al momento in fase di calma, e quelle dei tassi d'interesse internazionali connessi risentono anch' esse degli squilibri maggiori. e proprio da tali problemi di sostanza, primo fra tutti quello dei grandi squilibri, oltre che da una non felice gestione del coordinamento internazionale, che ha trovato origine nell' autunno scorso la grave turbolenza dei mercati finanziari e la crisi delle Borse, dovuta peraltro anche a diffusi fenomeni di sopravvalutazioni. poco dopo la crisi di ottobre, tuttavia, si è registrata una ripresa significativa della concertazione: i meccanismi di coordinamento internazionale delineati al vertice di Tokyo, precisati e consolidati in quello di Venezia, hanno dunque avuto espressione nell' iniziativa del gruppo dei sette con il comunicato del 22 dicembre scorso, con il quale i paesi maggiormente industrializzati hanno ribadito la volontà comune di operare per il coordinamento delle loro politiche economiche . intanto, le banche centrali avevano operato per assicurare la liquidità necessaria ad impedire che la crisi degenerasse in una recessione. le positive reazioni sui mercati valutari e su quelli finanziari hanno consentito per il momento una stabilizzazione dei valori di cambio del dollaro ed una ripresa — generalizzata ancorché diseguale — delle Borse. le previsioni delle più importanti istituzioni internazionali, quali il Fondo Monetario e l' Ocse, concordano nel ritenere possibile una ragionevole seppure lenta riduzione degli squilibri delle partite correnti, nonché una continuazione, seppure a ritmi ancora più lenti, della crescita dell' economia mondiale. a tale crescita dovrebbero contribuire l' apporto vigoroso dell' economia giapponese e, in misura minore, di quella americana. ma ben più ridotta essa sarebbe in Europa, soprattutto a causa del ritmo di espansione dell' economia tedesca. il 1988 dovrebbe segnare anche una riduzione del deficit del bilancio degli USA ma, in una prospettiva più lunga, tale problema permane come una delle cause di perplessità per il futuro dell' economia mondiale. le preoccupazioni espresse anche nelle mozioni presentate oggi sull' evoluzione del quadro economico invitano a ricordare che l' interdipendenza del sistema internazionale è oggi un fatto compiuto che ci impone non solo di concepire l' obiettivo della crescita sostenuta e non inflazionistica nei termini più ampi possibili, ma soprattutto di rafforzare lo strumento della concertazione e della collaborazione internazionale tanto più oggi quando le tendenze particolaristiche, per non dire protezionistiche, si fanno sempre più pressanti e rischiano da frammentare il quadro globale e generare una serie di contromisure. sulle cause profonde di questa situazione e sugli indirizzi di politica economica dei maggiori paesi si potrebbe discutere a lungo, seguendo i diversi indirizzi dottrinali che gli economisti ci propongono, e che sono stati ricordati con diversi accenti da molti intervenuti, ed in particolare dall' onorevole De Michelis . invece, quanto è necessario fare in questa sede ed in questo particolare momento governativo è trovare un orientamento di fondo cui ispirare l' azione internazionale del nostro paese nel campo economico . ma prima di ricordare le linee di azione da perseguire nell' ambito comunitario, come in quello più ampio, della concertazione internazionale, non può tacersi che determinati squilibri interni possono trovare soluzione in ciascun paese, compreso il nostro, solo con l' adozione di programmi di aggiustamento strutturale che eliminino le numerose strozzature e consentano alle forze economiche di far valere concretamente il loro potenziale. ciò è senza dubbio vero per i tassi di disoccupazione, il cui andamento non è affatto omogeneo nell' economia industrializzata, tant' è che negli ultimi anni, accanto ad una crescita preoccupante in alcuni paesi, si è assistito ad un contenimento e ad una riduzione in altri, che avevano adottato coerenti politiche a tal fine dirette. ciò vale anche per i deficit di bilancio, la cui riduzione dipende essenzialmente, al di là del contesto internazionale, da efficaci azioni di politica interna intese a massimizzare l' efficacia dell' economia pubblica, ad eliminare gli sprechi, ad utilizzare gli strumenti di politica fiscale in maniera equilibrata e tale da privilegiare lo sviluppo dell' economia e del benessere, togliendo invece spazio alle aree parassitarie. l' Europa non si accontenta certo di un ruolo gregario. il contributo che essa può e deve dare alla soluzione degli squilibri internazionali è invece di fondamentale importanza, anche perché le prospettive della sua crescita non sono incoraggianti, lontane dal suo effettivo potenziale, né tali da equilibrare i due partners transoceanici. a questo fine appaiono indispensabili due fattori: una più stretta cooperazione e la realizzazione di politiche comunitarie di più ampio respiro . è altresì necessario potenziare il consenso tra le parti sociali sulle politiche da condurre. si tratta di creare in Europa un contesto di crescita più dinamica: da un lato è quanto mai opportuno che i paesi più progrediti della Cee operino congiuntamente ed armonicamente per accelerare la propria crescita (in particolare la Germania, che mostra un avanzo strutturale della bilancia esterna, potrebbe utilmente stimolare la propria domanda interna e gli investimenti negli altri paesi della comunità , come ha detto saggiamente l' onorevole De Michelis ). in secondo luogo, è decisivo che i paesi meno progrediti attuino politiche che ne migliorino le condizioni interne di sviluppo, in particolare la redditività e l' efficacia degli investimenti e la situazione delle finanze pubbliche. è solo in un simile quadro che potrebbero ravvisarsi un' efficace ripresa degli investimenti e la mobilizzazione dei capitali privati. infine, la Comunità dovrebbe sostenere il processo di aggiustamento tramite il ricorso ai fondi strutturali, nonché utilizzando i propri strumenti finanziari e gli interventi della Banca europea di investimenti. le recenti decisioni del vertice di Bruxelles, che hanno comportato il raddoppio dei fondi strutturali entro il 1993, potranno sicuramente contribuire a questo fine. il completamento del mercato interno previsto per il 1992 costituirà poi un forte elemento di dinamismo economico, se sapremo utilizzare appieno il potenziale, anche politico, di stimolo alla modernizzazione ed all' integrazione. grandi aspettative sono state suscitate tra gli operatori economici, per cui sarà necessario compiere rapidi progressi in ordine alla soppressione dei controlli alle frontiere, alle formalità doganali, all' abolizione degli ostacoli alla libera circolazione dei beni e dei servizi, nonché alla armonizzazione delle norme tecniche e alla unificazione degli appalti pubblici. dalla realizzazione del mercato interno conseguiranno economie di scala, la diminuzione dei costi, una concorrenza accresciuta, l' aumento della produttività, il miglioramento sui mercati esterni della competitività e il potenziamento dell' interscambio comunitario. si creeranno in tal modo nuove condizioni per gli investimenti e nuove prospettive per l' imprenditoria e per l' occupazione. il completamento del mercato interno presuppone, tuttavia, lo sviluppo di adeguate infrastrutture di interesse comunitario. al fine di non mandare deluse le attese del mondo del lavoro e della imprenditoria, appare necessario dare segni tangibili della irreversibilità della realizzazione del « grande mercato » . l' unificazione economica europea, al di là dei limiti del vecchio continente, costituirà anche, come ha ricordato l' onorevole Guarino, un benefico impulso a livello mondiale, nel senso dell' equilibrio delle economie e del progresso delle relazioni internazionali, con particolare riguardo al sud del mondo. per quel che attiene alle principali questioni all' esame della comunità internazionale , la Cee sta già sviluppando proposte costruttive e offrendo contributi per una soluzione dei problemi, soluzione da cui dipende l' affermazione di una crescita stabile dell' economia mondiale ed una progressiva eliminazione degli squilibri tuttora presenti, in primo luogo nel commercio mondiale. sin dall' avvio della nuova tornata negoziale del Gatt, l' Uruguay round, la Comunità Europea è stata pienamente impegnata nella trattativa come uno dei principali protagonisti. ciò nella consapevolezza delle prospettive che il negoziato apre per migliorare i meccanismi che regolano gli scambi internazionali, per ridare ordine ai mercati agricoli, per consentire la modernizzazione e la internazionalizzazione dei servizi, per ridurre, infine, gli squilibri esistenti tra paesi industrializzati e terzo mondo . in effetti la Comunità, prima tra le parti contraenti del Gatt, ha già depositato a Ginevra una proposta negoziale per la liberalizzazione delle importazioni dei prodotti tropicali, componente essenziale della bilancia commerciale per molti paesi in via di sviluppo . anche nel campo dell' agricoltura, su cui ci ha intrattenuto l' onorevole Lobianco, la Comunità ha avanzato una propria proposta, ispirata ad affrontare con realismo il problema degli squilibri esistenti tra domanda e offerta sui mercati internazionali e a contenere, attraverso opportuni accordi, le produzioni eccedentarie di cereali, zucchero, latte e altri prodotti, che oggi provocano inutili dispersioni di risorse. nel campo dei servizi, l' obiettivo della liberalizzazione deve essere affrontato con necessaria gradualità, in una visione realistica riferita ai diversi settori, per incentivare la competitività internazionale, nel rispetto tuttavia delle diversità strutturali dei vari paesi, dei loro obiettivi politici e dei diversi livelli di occupazione . questa azione dell' Italia e della Comunità deve certo estendersi anche ad altri problemi di centrale importanza per l' avvenire, come ricordato da vari colleghi intervenuti: quelli dell' ambiente, patrimonio comune dell' umanità, del sistema monetario internazionale, del rafforzamento della cooperazione con i paesi in via di sviluppo . il coordinamento delle posizioni comunitarie con riferimento al negoziato Gatt in corso , nonché nella prospettiva della valutazione che ne vorrà fare il vertice di Toronto, sta quindi già progredendo in maniera soddisfacente. il governo italiano ha dato e intende continuare a dare un apporto positivo alla formulazione delle posizioni comuni, con proposte ispirate alla chiarezza e che tengano conto allo stesso tempo degli interessi nazionali e degli ampi obiettivi internazionali di sviluppo che il negoziato Gatt si propone. mentre la riformulazione del sistema degli scambi è inserita in un negoziato ampio e dotato di un quadro istituzionale, la crisi del sistema monetario internazionale offre senza dubbio una possibilità di analisi dei problemi che l' hanno generata, ma è ancora oggetto di approcci solo iniziali. la fragilità del sistema attuale sembra infatti derivare dal fatto che la principale moneta di riserva è anche quella del paese con il maggiore indebitamento internazionale ed i maggiori squilibri, esterni ed interni, ma anche la più grande economia e le principali responsabilità per la sicurezza internazionale. nel frattempo, si è rafforzato il ruolo di altre monete-guida senza che per altro si sia potuto procedere ad una radicale riforma del sistema, che sarebbe possibile solo in presenza di una « autorità mondiale » che oggi non v' è né è facile scorgere per il futuro. l' obiettivo in questo settore deve essere quindi il rafforzamento della cooperazione internazionale e il contributo che aree di stabilità possono offrire al rafforzamento dell' equilibrio generale. in questo contesto appare di estrema rilevanza il cammino verso la realizzazione, accanto a quella economica, dell' unione monetaria europea. le difficoltà sono certamente notevoli e la realizzazione di questo obiettivo presuppone un elevato grado di convergenza delle economie e delle politiche dei paesi membri della Comunità, che non potrà essere conseguito senza passare per fasi intermedie. gli strumenti di rafforzamento del sistema monetario europeo e di coordinamento delle politiche economiche concordate nella riunione di Nyborg devono essere considerati un primo importante risultato di questa nuova fase. le recenti proposte del ministro Balladur sulla costruzione monetaria europea e la creazione di una Banca Centrale Europea e, successivamente, il memorandum del ministro degli Esteri Genscher sulla creazione di uno spazio monetario europeo e di una Banca Centrale , denotano il diffondersi di una crescente consapevolezza dell' esigenza di pervenire a risultati di alto profilo nella costruzione del sistema monetario europeo che rappresenta il punto cardine per la completa realizzazione di un grande mercato unificato. è questa una strada condivisa dal governo italiano che, sorretto su questo punto dal consenso largamente espresso dal Parlamento (e che è emerso anche oggi dal dibattito, in cui tutti, a me pare, si sono dichiarati a favore del rafforzamento e del completamento del sistema monetario europeo ), ritiene necessario intraprendere le tappe dovute perché si pervenga a tale obiettivo. prima di queste è il giungere ad una omogeneizzazione delle condizioni di partecipazione dei singoli paesi membri della Comunità al sistema monetario europeo . la necessità di estendere il sistema a tutti i paesi della comunità , includendovi in particolare il Regno Unito , è collegata alla liberalizzazione dei movimenti di capitale e alla esigenza di armonizzare le politiche monetarie . probabilmente l' adesione degli altri paesi della comunità all' accordo di cambio potrà compiersi più facilmente ampliando alquanto la fascia normale di oscillazione all' interno dello Sme, anche al fine di proteggere il sistema da possibili tensioni. una maggiore flessibilità potrebbe costituire inizialmente un passaggio atto a creare le premesse di consenso per il raggiungimento dell' obiettivo finale di più grande stabilità dei cambi nell' ambito della costruzione di una Banca Centrale Europea . contemporaneamente, all' interno del sistema andrebbe perseguita una maggiore simmetria riguardo alla ripartizione di oneri e di impegni tra i vari paesi. il rafforzamento in tale modo dello Sme permetterebbe di realizzare una politica comune, promuovendo anche l' uso dell' ECU come valuta di riferimento e di intervento, nei confronti delle valute di paesi terzi. la strada verso il compimento della fase istituzionale dello Sme e la creazione della Banca Centrale Europea potrebbe così compiersi parallelamente ad un rafforzamento del coordinamento monetario e ad una promozione del ruolo dell' ECU come strumento di riserva ufficiale. la cooperazione europea in tale settore, auspicata nelle mozioni dei vari gruppi, potrebbe quindi offrire un sostanziale contributo al rafforzamento del sistema monetario internazionale. le accennate turbolenze dei mercati finanziari e delle Borse, come le fluttuazioni dei tassi d'interesse e di quelli di cambio, sono interconnesse con il problema del debito del terzo mondo che ha assunto ormai caratteri strutturali, per cui gli sforzi diretti alla sua gestione e progressiva eliminazione devono collocarsi a livello della responsabilità congiunta della comunità internazionale . gli ultimi anni hanno fatto registrare profonde variazioni nei livelli e nelle direzioni dei flussi finanziari internazionali, causate dall' adozione di politiche monetarie restrittive di risanamento da parte di alcuni paesi industrializzati ; dalla drastica diminuzione delle entrate petrolifere, con la relativa eliminazione delle eccedenze finanziarie dei paesi esportatori; infine, dalla trasformazione dei paesi debitori in esportatori netti di capitali per onorare il servizio del debito. la Banca mondiale ha appena confermato che nel 1987 il « trasferimento netto » dal sud al nord è stato di quasi 30 miliardi di dollari . il livello dei flussi « di mercato » si è pertanto contratto in misura considerevole, scendendo oggi al di sotto di quello dei flussi governativi di aiuto pubblico allo sviluppo. il ripristino di adeguati apporti finanziari — pubblici e soprattutto privati — appare essenziale per la ripresa e lo sviluppo dei paesi in via di sviluppo . per quanto concerne i paesi debitori, la strategia delineata nella riunione di Seul del 1985 ed articolata nelle politiche di aggiustamento nei paesi debitori, nella ripresa dei finanziamenti delle banche commerciali e nell' azione delle istituzioni finanziarie internazionali, ha iniziato a configurarsi in maniera concreta nelle recenti intese tra i principali paesi debitori da una parte, banche commerciali ed istituzioni finanziarie multilaterali dall' altra. i flussi previsti da tali accordi vanno anche corroborati da altre misure di natura finanziaria per garantire l' efficacia della strategia nel medio-lungo termine, anche con l' adozione di strumenti innovativi di riduzione e di riscadenzamento del servizio del debito. il principio di un' azione più incisiva delle istituzioni finanziarie internazionali nel loro complesso, sia per la definizione delle politiche di sviluppo che per l' aumento delle disponibilità di risorse, ha ricevuto parimenti diffusa accettazione nelle ultime assemblee congiunte del Fondo Monetario e della Banca mondiale , oltre che in occasione del vertice di Venezia. fu in quella sede che venne accolta anche la settima ricostituzione delle risorse dell' Associazione internazionale per lo sviluppo (Ida) sul livello di 12 miliardi di dollari , unitamente al rafforzamento del ruolo strategico della Banca mondiale , la cui attività è più centrata sulla crescita rispetto a quella affidata al Fondo Monetario per la stabilizzazione a breve termine . ciò in sintonia con quanto da tempo sostenuto dall' Italia, che auspica anche — coerentemente e d' intesa con i partners europei — un incremento del capitale della Banca per potenziarne la capacità di intervento. inoltre, si è pervenuti, anche con il contributo italiano, alla triplicazione delle disponibilità dello sportello per l' aggiustamento strutturale del Fondo Monetario . Sullo sfondo resta la necessità di un ruolo dei governi dei paesi debitori — e dei paesi in via di sviluppo in generale — per la creazione di condizioni « ambientali » propizie a stimolare la ripresa dei flussi privati, cui possono concorrere iniziative per la promozione degli investimenti diretti, quali la recente costituzione dell' Agenzia multilaterale per la garanzia degli investimenti. ma importante è anche il contributo che ogni paese industrializzato, con azioni coraggiose e innovative, può dare alla soluzione dei problemi del debito dei paesi in via di sviluppo e al rilancio dei loro sistemi economici. e anche verso tali fini che senza dubbio si dirige l' ambizioso accordo di cooperazione che il nostro Governo ha concluso nel dicembre scorso con l' Argentina. a favore dei paesi meno avanzati dell' Africa, l' Italia sta poi operando sia nel quadro multilaterale, offerto dal Club di Parigi , sia attraverso iniziative autonome, come quella da me annunciata nel corso della quarantunesima Assemblea generale delle Nazioni Unite e che si è già concretizzata a favore di tre paesi africani, Tanzania, Somalia e Mozambico, con intese di consolidamento del loro debito mediante concessione di crediti di aiuto a condizioni di particolare favore. il nostro Governo si è fatto anche portavoce, presso gli altri paesi della comunità europea, dell' opportunità di appropriate iniziative, attraverso le competenti istituzioni internazionali, o altrimenti, a sostegno della Jugoslavia, nel quadro delle importanti e complesse trattative di riscadenzamento e di sostegno del suo debito in corso presso il Fondo Monetario Internazionale . ma, qualunque sia lo sforzo congiunto dei governi dei principali paesi e delle istituzioni finanziarie, ci sembra che una crescita stabile e sostenuta dell' economia mondiale rimanga la cornice indispensabile per una progressiva eliminazione del peso del debito attraverso una sempre maggiore partecipazione ed integrazione dei paesi in via di sviluppo nel sistema economico internazionale. in conclusione varie sono le misure e gli strumenti, anche innovativi, che possono, in un quadro di crescita dell' economia mondiale, avviare a progressiva soluzione il problema del debito senza ricorrere, come richiesto in una delle mozioni, a misure generalizzate di moratoria che potrebbero provocare una grave crisi del sistema finanziario internazionale. le considerazioni che precedono indicano, con le precisazioni fatte e gli elementi di valutazione sommariamente offerti su quanto già si sta compiendo sia nel quadro comunitario che in quello più ampio della concertazione internazionale, che il Governo condivide in larga misura gli orientamenti contenuti nelle cinque mozioni. si condivide altresì l' opportunità di una stretta concertazione comunitaria in preparazione del vertice di Toronto. concertazione già in atto, come è tradizione in preparazione dei vertici, nelle appropriate istanze comunitarie. ma occorre ricordare che la presidenza tedesca ha previsto la convocazione del Consiglio europeo per il 27-28 giugno ad Hannover, alcuni giorni dopo l' appuntamento dei sette in Canada. non sembra quindi realistico ipotizzare a data ravvicinata un altro vertice dei dodici. ma ciò non esclude che la riflessione della Comunità e la preparazione di posizioni comuni in vista dell' incontro di Toronto non possa compiersi in maniera efficace e costruttiva nelle varie tappe già previste all' interno delle istanze comunitarie e, in particolare, in occasione della riunione del Consiglio esteri della Cee che, convocato per il 14 e 15 giugno, permetterà di mettere a punto le posizioni comuni alla vigilia del vertice dei sette. posizione comune che dovrà far stato del ruolo ideale e di grande forza economica che appartiene all' Europa e che essa, come è stato richiesto, deve esplicare per la soluzione dei problemi economici e sociali del mondo. nel tempo che ci separa da queste scadenze internazionali, il Governo intende adoperarsi in sede bilaterale e multilaterale per rafforzare la collaborazione e la concertazione internazionale, consapevole delle esigenze sostanziali di una congiuntura difficile per l' economia internazionale e, in particolare, per le prospettive dell' economia europea in cui la nostra è inserita e da cui è sommamente dipendente. vorrei concludere sottolineando positivamente quanto ha detto in apertura del suo intervento l' onorevole De Michelis sulla opportunità che il Parlamento faccia discussioni di questo genere. gli altri parlamenti ne fanno molto più abbondantemente. noi, forse presi da altri problemi e dalla conversione dei decreti legge , non dedichiamo tempo sufficiente a dibattiti di tale natura. credo che, se è sacrosanto pensare a riforme, forse se facessimo andare un po' meglio le cose così come sono, con gli strumenti che abbiamo a disposizione, non faremmo cosa inutile.