Francesco COSSIGA - Presidente del Consiglio Maggioranza
VIII Legislatura - Assemblea n. 70 - seduta del 04-12-1979
Installazioni missilistiche in Europa
1979 - Governo I Cossiga - Legislatura n. 8 - Seduta n. 70
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , il Governo, riferendosi alle mozioni presentate, dichiara al Parlamento le sue valutazioni e le decisioni di sua competenza sulla situazione politico-strategica e politico-militare venutasi a creare in Europa con un forte squilibrio tra le forze della NATO e quelle del Patto di Varsavia , sul problema dell' ammodernamento, produzione, e successivo schieramento di nuove forze nucleari di teatro a lungo raggio da parte della NATO, sul problema di iniziative vigorose e coraggiose per il controllo e la riduzione degli armamenti. il dibattito odierno si ricollega a quello del 31 ottobre scorso, di cui costituisce il logico completamento. in tale occasione il ministro degli Esteri , onorevole Malfatti, rispondendo alle interrogazioni ed alle interpellanze presentate in tema di ammodernamento delle forze nucleari di teatro, ebbe modo di esporre ampiamente la posizione del Governo sui problemi della distensione, del disarmo e della sicurezza, con particolare riferimento al continente europeo. desidero in via preliminare riconfermare, anche in questa sede, che elementi essenziali della linea politica del nostro paese sono la sicurezza garantita da una alleanza difensiva dei paesi a regime di democrazia pluralistica, il mantenimento dell' equilibrio delle forze, l' impegno costante per la distensione e per i negoziati e gli accordi per il disarmo. l' Italia è infatti cosciente della responsabilità che le incombe di recare un attivo contributo, entro i limiti realistici delle sue concrete possibilità, al consolidamento della pace. come si ricorderà, l' impegno a seguire questa linea è stato assunto nell' ambito del programma di Governo , che ho avuto l' onore di illustrare al Parlamento in sede di dibattito sulla fiducia nell' agosto scorso. in tale occasione ho anche confermato che la collaborazione atlantica costituisce un fondamentale termine di riferimento della politica estera dell' Italia, con i conseguenti obblighi, che rispettiamo. in particolare, ho precisato la consapevolezza per il Governo della validità della NATO quale organizzazione difensiva anche nell' impostazione dei suoi schieramenti di forze e dei mezzi in dotazione. ed ho ribadito che a questa impostazione l' Italia si attiene ed intende attenersi rigidamente, allo stesso modo in cui ad essa si attengono tutti i paesi dell' alleanza. ho altresì confermato che questa precisa direttiva di autolimitazione riguarda tutte le iniziative che l' Italia ed i suoi alleati si trovano a dover affrontare e ad assumere in piena coerenza con gli sforzi diretti a realizzare il controllo e la riduzione degli armamenti. al tempo stesso , naturalmente, l' Alleanza Atlantica continua ad assicurare una aggiornata e responsabile attenzione agli sviluppi che si verificano nell' ambito dell' altro schieramento in Europa, al fine di poter costantemente garantire l' equilibrio delle forze e continuare in tal modo a tutelare la sicurezza dei nostri popoli. a questa linea di responsabile contributo al mantenimento della sicurezza internazionale e della pace il Governo — come ho già detto — si attiene rigorosamente, nella piena consapevolezza che gli elementi costitutivi di essa formano un insieme coerente e inscindibile, che viene meno quando una sola delle sue componenti è invalidata. è questo il caso attuale: l' ammodernamento, in buona parte , già realizzato ed in parte in corso di continua, rapida attuazione, da parte dell' Unione Sovietica , dei sistemi nucleari di teatro a lungo raggio, con la produzione e lo spiegamento progressivo dei missili ss20 e dei bombardieri Backfire, ha modificato l' equilibrio delle forze tra est e ovest, con particolare riguardo al teatro europeo. dell' esistenza di questo squilibrio vi è praticamente oggi un riconoscimento, sia pure con qualche sfumatura, del più ampio schieramento delle forze politiche italiane. così come vi è accordo, senza sfumatura alcuna, sulla necessità di operare in concreto per ricercare — alla fine di un nuovo e importante negoziato sul disarmo — non già un equilibrio ad un più alto livello di armamenti, ma un equilibrio sul livello più basso possibile. nessuno qui auspica di vedere fra tre anni spiegati in Europa i nuovi missili Pershing 2 e Cruise, o tutti i nuovi missili programmati. tutti qui auspichiamo, invece, che fra tre anni l' Unione Sovietica non solo avrà arrestato il suo sostenuto programma di costruzione degli ss20 e dei bombardieri nucleari Backfire, ma che abbia proceduto alla distruzione di quelli esistenti, o almeno della maggior parte di essi. non vi è dunque nessuna divergenza sulla finalità che perseguiamo nell' ambito della nostra partecipazione all' Alleanza Atlantica , ormai realtà indiscussa del più ampio schieramento delle forze politiche di questo Parlamento. quali sono dunque gli elementi reali del dibattito? vorrei anzitutto dire che il Governo da me presieduto si è mosso, nel conoscere, nel confrontare, nel valutare, nel decidere, con profonda coscienza delle proprie responsabilità costituzionali, politiche, civili e — direi — morali e umane. pace, disarmo, equilibrio, squilibrio, ammodernamento di forze militari, armamenti nucleari, non sono temi che possono essere affrontati senza una profonda, trepida meditazione anche personale. sono temi che riguardano la vita — personale e sociale — di milioni di uomini, i frutti secolari delle loro fatiche e dei loro sacrifici, gli ideali per i quali hanno vissuto ed hanno lottato, il loro futuro di pace e di sviluppo; sono problemi che riguardano l' Europa occidentale e quella orientale, tutta l' Europa, il Mediterraneo, i paesi in via di sviluppo , il mondo; sono problemi che interessano i paesi della Alleanza Atlantica e del Patto di Varsavia , di altri sistemi di alleanze, la Cina, i paesi neutrali, i paesi non allineati , l' intera comunità delle nazioni. ma sono temi che un Governo deve saper affrontare e sui quali deve saper decidere anche con serenità, con senso concreto della realtà, anche se spiacevole, chiarezza e fermezza, senza inquinanti elementi di dubbio, insincerità, incertezze e nella sua piena competenza costituzionale e responsabilità politica , anche per la serietà e credibilità internazionale del paese che rappresenta. non sono temi, questi, sui quali un Governo responsabile e serio possa innestare operazioni equivoche di politica interna a vantaggio proprio o di una parte politica . e ciò credo debba valere per tutti. poiché le decisioni interne di cui si tratta e quelle che vanno ad adottarsi nelle sedi dell' Alleanza rientrano nelle competenze costituzionali del Governo e sono conformi ai trattati internazionali cui siamo impegnati e anche alle linee fondamentali di politica estera più volte confermate dal Parlamento, il Governo le ha adottate in piena autonomia, competenza istituzionale e responsabilità politica , sempre responsabile verso il Parlamento ed il paese. nel suo sovrano potere di indirizzo e controllo, il Parlamento, sempre sensibile ai grandi temi della sicurezza e della distensione, ha assunto le iniziative di sua competenza per poter conoscere, valutare e giudicare dello stato della questione e delle decisioni del Governo, che verso di esso è — lo ripeto — responsabile della sua azione, delle sue decisioni, della sua condotta. un dibattito si è già svolto in questa Camera il 31 ottobre sulle interpellanze ed interrogazioni presentate da varie forze politiche ; un dibattito si svolge da oggi di nuovo in questa Camera; un altro dibattito è previsto per il giorno 10 dicembre nel Senato della Repubblica . in questo dibattito il Governo riferirà ampiamente sulla situazione, nei suoi elementi politico-diplomatici e politico-strategici e darà conto delle decisioni assunte nella sua responsabilità costituzionale. la politica estera e la politica della difesa nazionale sono momenti essenziali dell' iniziativa del Governo e dell' attività di controllo e di indirizzo del Parlamento, in cui non possono esservi zone di incertezza sul piano delle responsabilità globali di Governo del paese. sui problemi della politica estera , della difesa nazionale, della sicurezza, della distensione, della pace, un grande consenso si è raggiunto in questi anni. punto fondamentale è stato il riconoscimento dell' Alleanza Atlantica come alleanza difensiva; della NATO come strumento di difesa dei popoli che ne fanno parte; della nostra confermata, coerente e limpida partecipazione all' Alleanza e all' organizzazione, quale realistico e positivo nostro concorso non solo alla tutela doverosa della sicurezza nazionale e collettiva, ma anche al processo di distensione mediante trattative oneste e leali, basate su un reale equilibrio, posto a presidio di tutti e a garanzia della reciproca fiducia e buona fede . da questo dibattito è ferma speranza del Governo che questa preziosa acquisizione di unità venga confermata, pur nel differente ruolo delle varie parti politiche, di quelle che partecipano al Governo e di quelle che ne hanno reso possibile la costituzione ed il funzionamento, di quelle che sono collocate all' opposizione. certo, vi possono essere differenze di valutazione, di motivazione e di proposte: ma mi auguro che ciò non valga a disperdere la vasta unità raggiunta in questo settore e ancora meno ad indebolire l' Alleanza Atlantica e la NATO o a rendere incerta, in un momento così delicato, la posizione del paese e del Governo che lo rappresenta. né tanto meno ritengo che queste differenze debbano ostacolare un costruttivo confronto tra i partiti — per agevolare il quale anzi ho costituito il Governo da me presieduto né attutire il profondo senso di unità civile e morale che le forze politiche e sociali più rappresentative del paese hanno realizzato in questi anni. abbiamo preso questa decisione con animo sereno, pensoso e fermo. con animo sereno, perché abbiamo valutato con obiettività e prudenza tutti gli elementi del problema e siamo convinti che questa decisione è la più appropriata alla sicurezza del nostro paese, alla sicurezza della comunità atlantica, alla sicurezza dell' Europa; ed è altresì la più idonea a garantire, insieme alla sicurezza, un punto di partenza certo e ragionevole per una contestuale decisione di negoziato ragionevole e coraggioso. con animo pensoso sulla drammaticità dei problemi del mondo e della pace. in queste nostre decisioni non vi è, non vi può essere, né iattanza né compiacimento, salvo quello di essere fedeli al proprio dovere. pur nel doveroso realismo, non è facile rassegnarsi alla logica dell' equilibrio del terrore e ad appena poche settimane dalle parole profetiche che una altissima autorità spirituale ha pronunciato alle Nazioni Unite : ogni sforzo deve giustamente essere fatto per uscire dalla spirale del potere distruttivo, evitando che la umanità sia costretta a percorrere questo tempo di avvento umano e cristiano che ci separa dall' anno duemila aggrappati ad un missile. ogni iniziativa che induce i governi, tutti i governi, a trattative serie ed oneste per il disarmo, è giusta; ma non sarebbe giusto concorrere a far sì che da una parte si possa imporre una soluzione unilaterale del problema dei missili a proprio vantaggio, pregiudicando la distensione e il rispetto dei diritti propri e reciproci di tutti i popoli. vi è il dovere della testimonianza permanente dei valori supremi della vita e della pace; ma vi è anche il dovere dei governanti di operare le scelte rese possibili e prudenti dalle situazioni concrete per proteggere — perché questa è la funzione dei governi — la vita e la pace dei popoli, non solo come valori, ma come realtà. con animo fermo abbiamo quindi preso questa decisione, con una fermezza che è frutto di buona fede e di sereno e pacato convincimento, di senso del dovere verso il nostro paese, e il nostro popolo. verrei inoltre dire che il governo italiano ha seguito e segue con la massima attenzione il contributo di idee e di proposte che da più parti viene autorevolmente portato. la distensione e la pace sono valori essenziali, ed esse debbono essere perseguite con ogni impegno. sarebbe pertanto grave se si volesse tagliar corto ad un dibattito — che è fondamentale — su come meglio perseguire le finalità che ci accomunano. è in questo spirito che cercherò ora di chiarire gli elementi del dibattito, la posizione del Governo e le sue motivazioni. queste decisioni si ispirano insieme ad una realistica valutazione della situazione strategica e militare, aperta per altro alla grande speranza del disarmo generale e controllato, base più umana e meno incerta della pace durevole, di quello che non sia l' equilibrio delle forze. e si ispira, come ho avuto modo di dire ai giovani cittadini della Repubblica che servono in armi la patria nelle formazioni della aeronautica militare, alla Costituzione della Repubblica, per la quale l' Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, ma per la quale anche la difesa della patria è un dovere sacro. ho già detto, e voglio ripeterlo, che la decisione del governo italiano di dare il proprio consenso al programma di ammodernamento, produzione e successivo schieramento dei missili Pershing 2 e Cruise in occasione della prossima sessione ministeriale atlantica, si pone con l' obiettivo concreto di utilizzare, con il massimo vigore, il periodo di tre anni che intercorre tra la decisione e l' effettivo schieramento delle nuove armi non per ripristinare l' equilibrio ad un più alto livello di forze nucleari, ma per ricondurre questo equilibrio a un livello più basso. noi auspichiamo — sinceramente e con forte speranza — che al più presto possibile la stessa decisione della NATO diventi superflua, essendosi conseguito il risultato negoziale della distruzione degli esistenti sistemi nucleari sovietici di teatro a lungo raggio, che sono alla base dello squilibrio. dico questo poiché mi sembra un' ipotesi riduttiva delle ambizioni che ci animano immaginare di barattare il ritardo della decisione della NATO. di ammodernamento delle proprie forze nucleari di teatro, con un impegno sovietico, finora del tutto ipotetico, di non procedere più alla costruzione dei nuovi sistemi d' arma. un simile ipotetico baratto, tra l' altro, è tecnicamente difficile da raggiungere in breve tempo, poiché dovrebbe essere assistito da complesse clausole di controllo senza il quale avrebbe scarso valore, e che richiederebbero comunque negoziati assai laboriosi. inoltre, una simile ipotesi non eliminerebbe lo squilibrio esistente sul piano militare che è già di per sé grave, che già di per sé giustifica, anzi esige, misure di riequilibrio. se proprio ci si volesse mettere sulla strada incerta, forse avventurosa, anche se generosa, del baratto, si dovrebbe ipotizzare l' arresto immediato della produzione, la distruzione o almeno la disattivazione di quelli esistenti, o almeno il loro schieramento concentrato in zone dichiarate, ai fini del controllo, e situate in modo da realizzare a fini di deterrenza una sia pur modesta capacità di risposta da parte atlantica. quanto sto per dire non lo dico per polemica, ma per ricordare dei fatti, perché è sui fatti che dobbiamo ragionare, è dai fatti che dobbiamo muovere, se vogliamo che la nostra azione sia utile e non velleitaria, o peggio rischi di essere provocatoria. quando l' Unione Sovietica ha deciso di produrre e spiegare gli ss20 e di Backfire, non ha fatto alcuna offerta negoziale alla NATO tendente ad annullare, o limitare, almeno in prospettiva, questa sua decisione. all' interrogativo che questa mancata offerta negoziale da parte dell' Unione Sovietica (in un momento in cui sarebbe stata di grande utilità) pone circa le intenzioni e le tendenze dell' Unione Sovietica stessa, possono certo darsi molte risposte. una è quella di una premeditata volontà d' inganno: la respingo, perché non è giusto né onesto fare un simile processo alle intenzioni e perché è grossolana, in quanto l' Unione Sovietica sapeva benissimo che la vasta gamma dei sistemi di intelligence in uso da parte di tutte le grandi potenze non avrebbe permesso di tenere nascosta una simile decisione. un' altra risposta può essere questa: l' Unione Sovietica ha voluto, da un lato, acquisire una posizione negoziale più vantaggiosa in vista di future trattative, e dall' altra saggiare la capacità politica di reazione, risposta ed iniziativa della NATO e degli USA, anche per acquisire elementi di giudizio per la politica strategica dell' Urss a livello mondiale. vi può essere però una più inquietante e non offensiva risposta, che troverebbe elementi di conferma nel discorso pronunciato a Berlino dal premier Breznev, nella parte in cui nega l' esistenza di uno squilibrio di forze: posizione sovietica, questa, confermata pure in altre sedi, anche bilaterali. che la NATO e l' Urss, parlando di equilibrio, abbiano termini e parametri di riferimento differenti. per la NATO il rapporto di forze cui ci si riferisce è quello in Europa, come parte dell' equilibrio est ovest , che è fondamentale per l' equilibrio mondiale. per l' Urss (più che per i paesi del Patto di Varsavia , che sono europei come il nostro), sembrerebbe allora che punto di riferimento sia non il rapporto di forze in Europa, né tra est e ovest, ma tra USA ed Urss sul piano mondiale. lo squilibrio europeo e quindi lo squilibrio tra la NATO e, più in generale, l' Alleanza Atlantica e l' est, sarebbe quindi assunto dall' Unione Sovietica come elemento strutturale e permanente di un più ampio equilibrio mondiale nel senso sopra indicato. e ciò sarebbe grave e ci auguriamo che non sia. ma non possiamo far finta che non possa essere. ed allora l' urgenza di ripristinare lo equilibrio risponderebbe ad una duplice necessità: di ordine politico-strategico generale e di ordine particolare per l' Europa. occorre far comprendere cioè all' Urss che il rapporto di forze in Europa è parte integrante dell' equilibrio est ovest e che l' equilibrio est ovest è parte integrante dell' equilibrio globale. ciò anche per non alimentare pericolose ipotesi di possibili neutralizzazioni di fatto dell' Europa occidentale e di concezioni dell' equilibrio mondiale diverse da quelle indicate e che sono le sole sicure. le conseguenze sarebbero altrimenti gravissime per la stessa politica di non allineamento genuino praticato da tanti paesi (dalla Jugoslavia per prima, con grande autorità ed autorevolezza) e così preziosa per la causa della pace. infatti, solo in un reale equilibrio fra est ed ovest vi è uno spazio internazionale politicamente agibile per i paesi realmente non allineati , che da uno squilibrio strutturale vedrebbero limitate e compromesse le loro utili iniziative di distensione, pace e progresso. l' accettazione solo di fatto di una simile concezione dell' equilibrio sarebbe poi semplicemente catastrofica per l' Europa occidentale . verrebbe meno cioè quella possibilità di sviluppo dell' Europa occidentale come « soggetto politico proprio » , pur nella fedeltà all' Alleanza Atlantica ed alla sua appartenenza alla NATO e con i suoi rapporti speciali con gli USA che, a mio avviso, anche utilizzando su un piano diverso la crescita della comunità economica europea e la cooperazione politica che ad essa è collegata, è la premessa per una reale distensione in Europa e per un dialogo con i paesi dell'est europeo. questa è la prospettiva di più ampie relazioni intereuropee, utili anche per gli sforzi che possono aprirsi ad un processo di affermazione di tutti i principi e le disposizioni dell' atto finale di Helsinki . né si può dire che l' esistenza dello squilibrio sia stata scoperta dalla NATO soltanto ora. vorrei ricordare che, a seguito del vertice di Londra del maggio 1977, i ministri della difesa della NATO, al termine della successiva riunione del gruppo di pianificazione nucleare, avevano chiaramente espresso, nel comunicato finale, la specifica preoccupazione per lo spiegamento di missili sovietici di teatro a lungo raggio. il vertice di Washington del maggio 1978 ha ribadito la necessità di procedere all' ammodernamento delle forze nucleari di teatro. nello scorso aprile è stato altresì constatato, nel comunicato finale della riunione del gruppo di pianificazione nucleare, che la modernizzazione delle forze nucleari di teatro sovietiche è attuata in proporzioni largamente eccedenti le esigenze difensive dell' Urss, data la assenza di qualsiasi iniziativa della NATO in questo settore di armamenti. vi è stata dunque una lunga, giusta, meditata pazienza della NATO, ispirata alle speranze che, nel quadro anche dello sviluppo del processo di distensione, di cui la conclusione del SALT II fu tappa fondamentale, cessassero o si rallentassero produzione e spiegamento di armamenti nucleari e non venisse aggravato quello squilibrio già evidente nel campo delle forze convenzionali. vi sono stati dunque il tempo necessario e segnali ben chiari per indurre l' Urss a proporre il negoziato che ormai noi proponiamo, in un momento nel quale lo spiegamento di missili sovietici di teatro a lungo raggio ha già alterato profondamente l' equilibrio fra le due parti. non è tra l' altro esatto che non siano mancati all' Urss autorevoli segnali, anche da parte del governo della Repubblica federale di Germania — ed un esplicito richiamo è anche contenuto nel discorso del ministro Malfatti del 31 ottobre — , sull' importanza distensiva di una dichiarazione del Governo sovietico, non solo sulla sospensione del programma di costruzione degli ss20 e dei Backfire, ma anche della loro distruzione. ma nessun accenno è stato mai fatto in tale direzione dagli esponenti del Governo o del Soviet supremo dell' Urss, nei numerosi contatti che il governo italiano , io stesso ed altri governi dei paesi della NATO hanno avuto in questi ultimi tempi. altro elemento del dibattito attuale, nella riaffermazione della validità della linea di politica estera sancita in Parlamento con significativo voto unitario — nel Senato della Repubblica il 19 ottobre 1977 e nella Camera dei Deputati il 1° dicembre 1977 — , è l' ipotesi di una sospensione o di un rinvio, per un periodo di almeno sei mesi, di ogni decisione di produzione e di installazione dei missili Pershing 2 e Cruise. si tratta di un' ipotesi suggestiva, di cui apprezziamo la sincera ispirazione e lo sforzo costruttivo: il Governo l' ha vagliata con la massima dovuta attenzione. non ci sembra tuttavia che essa possa migliorare il clima di un negoziato che, mirando a salvaguardare nella sostanza il processo distensivo, tenda ad eliminare, nel più breve tempo possibile, i fattori di squilibrio che sono alla base della prossima decisione della NATO. inoltre, come ha scritto l' onorevole Granelli sul quotidiano del mio partito domenica scorsa: « è impensabile una dissociazione tra gli alleati della NATO su un punto così delicato, che esporrebbe l' Italia ad un improduttivo isolamento, anche perché il rinvio aumenterebbe l' incertezza e ostacolerebbe l' avvio di un serio ed urgente negoziato, che muova da una condizione di reciproca sicurezza » . così l' onorevole Granelli. è evidente che una moratoria, per essere efficace, deve essere breve, per non dare alla controparte negoziale l' impressione di poter utilizzare il fattore tempo per mantenere ed aggravare lo squilibrio esistente; e questo a prescindere dal fatto, per altro incontestabile, che, per il ritmo sostenuto della produzione sovietica, lo squilibrio aumenterebbe, influenzando l' essenziale fattore « fiducia » della trattativa. ma questa esigenza fondamentale, di fissare un preciso e breve periodo temporale, urta contro le obiettive difficoltà di un negoziato che si presenta comunque complesso. cosa succederebbe se — come è obiettivamente prevedibile, anzi, come è previsto da chi avanza questa ipotesi — alla fine di questa moratoria la NATO dovesse comunque prendere, come sarebbe necessario, la propria decisione di procedere alla modernizzazione delle armi nucleari di teatro? due sarebbero le conseguenze altamente negative. la prima è che la decisione assumerebbe, in quel momento, un carattere drammatico, perché essa testimonierebbe il fallimento di un negoziato e non lo avvio ad un negoziato come sarà invece la decisione all' ordine del giorno della NATO nei prossimi giorni. la seconda conseguenza è, dunque, che la eventuale ripresa del negoziato per il disarmo slitterebbe su tempi più lunghi, in un clima deteriorato sul piano della fiducia, danneggiando quindi e non favorendo, nella sostanza, il processo distensivo e la stessa riduzione degli armamenti. la mancata decisione di schieramento delle forze renderebbe inoltre poco praticabile la strada della produzione, astratta la decisione in ordine alla produzione stessa e mostrerebbe incertezza negli alleati, diminuendo così la forza negoziale della NATO. i negoziati internazionali, specie nel campo degli armamenti sono particolarmente duri e difficili da gestire nell' interesse della pace, con prudenza, pazienza ed equilibrio. in presenza di un reale squilibrio, già gravemente esistente e che con il tempo rischia di aggravarsi sempre di più, in presenza di una reale volontà di negoziare subito e con il massimo vigore, appare pericoloso al Governo drammatizzare la decisione all' ordine del giorno della NATO nei prossimi giorni. non è e non può essere questa decisione, né questa data, un elemento che obiettivamente intralcia o ritarda il processo distensivo o gli ulteriori negoziati di disarmo. essa, anzi, ci appare come un elemento per accelerare e dare maggiore concretezza alla necessità non solo di sospendere la produzione, ma anche di distruggere le armi nucleari di teatro a lungo raggio che attualmente provocano lo squilibrio: perché, è bene ricordarlo, minore sarà il ritmo di produzione sovietico, maggiore sarà anzi il livello di distruzione degli armamenti esistenti, e minore sarà, fino allo zero, la necessità di schieramento delle nuove armi nucleari della NATO. al riguardo vorrei citare quanto ha dichiarato molto efficacemente l' onorevole Craxi, domenica scorsa, nel suo discorso al teatro lirico di Milano: « ogni rottura di equilibrio è pericolosa... nostro principio è: pace fondata sull' equilibrio. la nostra regola deve essere il negoziato. la decisione di produrre nuovi missili destinati a ristabilire l' equilibrio deve essere accompagnata dalla richiesta di un negoziato per ristabilire gli equilibri a livello più basso. noi non accettiamo la posizione di chi dice che i missili dovrebbero essere installati comunque. se sarà possibile il negoziato e si raggiungeranno risultati soddisfacenti, in rapporto a questi, dovranno potersi prendere nuove decisioni in materia di produzione e di installazione. ma non possiamo consentire neppure con coloro che praticamente ci dicono di non decidere nulla, ignorando o negando l' esistenza stessa del problema. costoro fanno della demagogia pacifista, non lavorano per la pace » . queste le parole dell' onorevole Craxi. con la decisione della NATO, che richiede tempi lunghi per essere operativa, noi creiamo un incentivo in più e non una ragione in meno per giungere al più presto possibile a ricondurre gli armamenti nucleari a livello più basso. in sei mesi non si costruiscono missili nuovi, ci si predispone a costruirli. ecco il reale incentivo negoziale che noi offriamo, se si vuole raggiungere, nel più breve tempo possibile, gli obiettivi che perseguiamo. sono quindi d' accordo con l' onorevole Craxi che, nel suo discorso di Milano, ha affermato a questo riguardo: « diversa è la nostra posizione rispetto a chi non nega l' esistenza del problema, ma chiede un rinvio di sei mesi della decisione. è una proposta volenterosa, ma praticamente poco utile. la produzione in serie di missili non può cominciare prima dei sei mesi. la loro installazione verrebbe fatta fra tre o quattro anni. c' è tutto il tempo per avviare un negoziato, se si vuole il negoziato e si vuole giungere ad un equilibrio ragionevole ed accettato da tutti » io non credo, e lo dico con sincerità, non con ingenuità, che la proposta avanzata dall' onorevole Berlinguer a nome del partito comunista italiano sia stata avanzata dopo consultazioni con altri partiti comunisti e, in particolare, con il partito comunista dell' Unione Sovietica . non lo credo, perché sono a tutti note le posizioni di politica estera di questo partito, anche in riferimento all' Alleanza Atlantica e alla NATO, e non vi sono motivi per ritenere fondatamente che esso abbia mutato posizione. non lo credo, perché, da tutti è stato seguito l' impegno europeo del partito comunista italiano e il suo sforzo ideologico e pratico di coniugare la solidarietà con gli altri partiti comunisti ed i principi tradizionali dell' internazionalismo proletario con posizioni ed iniziative sinceramente autonome, raccolte sui valori della sovranità nazionale e sulle forme autonome di sviluppo del movimento comunista in una realtà democratica e pluralista, di cui si riconosce non solo il fatto, ma il valore permanente, anche nella linea di una evoluzione da essi auspicata del sistema socio-economico verso il socialismo. non lo credo, perché ho bene presente il carattere del partito comunista italiano quale forza politica , parlamentare e di massa, largamente rappresentativa di ceti, classi e categorie del popolo italiano che vogliono certo la pace, ma amano l' indipendenza, e vogliono, quindi, l' adeguata difesa del nostro paese. il mio dissenso dalla sua proposta non ha, quindi, riserve mentali né pregiudiziali ideologiche, ma si basa su un differente apprezzamento della situazione globale e delle tecniche di gestione delle trattative in materia di controllo e di disarmo. sono cioè convinto sinceramente non solo che lo squilibrio è tale da minacciare seriamente le possibilità di un fruttuoso negoziato futuro, ma che il riequilibrio ottenuto con la decisione di ammodernamento e, nel successivo lungo periodo di tre anni, di schieramento di analoghi sistemi di armi da parte della NATO, per la tendenziale parità delle posizioni contrattuali che va ad acquisire, accresce la fiducia nei governi e nei popoli occidentali e renderà più rapido e fruttuoso, perché più chiaro e certo nei suoi elementi, il negoziato. riducendo all' essenziale lo schema concettuale della situazione venutasi a creare tra i due schieramenti esistenti in Europa, non si sfugge alla constatazione del dato di fatto — e non è certo più un segreto militare — che i missili ss20 dell' Unione Sovietica sono in grado di colpire con precisione tutti i sistemi missilistici di teatro della NATO in Europa (e limitiamoci a questo); mentre questi, al contrario, non sono in grado di raggiungere, i punti di partenza, per di più mobili, di tali missili. sia detto per inciso, gli ss20 e i Backfire coprono con la loro potenziale gittata non solo i paesi NATO dell' Europa, ma tutta l' Europa occidentale e più oltre: gran parte dell' Africa del nord, l' intero bacino Mediterraneo, il Medio Oriente , con le risonanze anche solo politiche che non è difficile apprezzare. in conseguenza di questa analisi della situazione, l' alternativa che lo spiegamento dei predetti sistemi missilistici sovietici pone in sede di programmazione della difesa da parte dell' Alleanza Atlantica è chiara: o adeguare l' armamento della NATO alla portata dei nuovi sistemi, in modo che la dissuasione difensiva si eserciti anche nei confronti di essi, ovvero affidare ad un intervento anticipato dell' ombrello nucleare strategico, cioè dei missili intercontinentali, la dissuasione difensiva che lo schieramento della NATO deve assicurare. naturalmente questa seconda ipotesi strategica avrebbe come spaventosa conseguenza l' abbassamento della soglia dell' olocausto nucleare totale. a partire dallo scorso maggio, in sede NATO, il gruppo degli esperti ad alto livello ha quindi tratto le conseguenze dell' analisi precedentemente svolta, giungendo a conclusioni integrate con quelle del « gruppo speciale per il controllo e la limitazione degli armamenti nucleari a lungo raggio » . in sintesi, gli esperti hanno raggiunto la convinzione che negli ultimi anni la decisione sovietica di procedere e di avviare l' effettivo schieramento dei nuovi sistemi nucleari di teatro a lungo raggio, attualmente in corso con ritmo incessante, ha determinato una destabilizzazione quantitativa e qualitativa della situazione esistente da parecchi anni in Europa in tale settore. essi hanno inoltre accertato che, in assenza di un corrispondente ammodernamento da parte della NATO, il rapporto di forze è destinato a spostarsi ancora di più in favore del Patto di Varsavia . questo fondamentale aspetto del problema è stato bene inteso e messo in luce da un larghissimo schieramento delle forze politiche italiane. ricordo per tutti l' onorevole Zanone, il quale ha dichiarato che: « il continuo aumento degli stanziamenti dell' Urss per l' ammodernamento militare negli ultimi dieci anni sta a dimostrare come l' equilibrio della forze sia stato alterato in Occidente, mentre il processo di distensione doveva portare anche l' Unione Sovietica al processo inverso » . sempre a questo riguardo, voglio anche aggiungere che la decisione sovietica di destabilizzare il rapporto di forze esistente in Europa non può essere giustificato facendo riferimento allo svolgimento e alla conclusione degli accordi SALT II : questi infatti non hanno provocato alcuno spostamento dell' equilibrio globale a svantaggio dell' est, essendo — come è noto — rigidamente ancorati al principio della parità. né va dimenticato infatti che il comportamento della NATO si è sempre ispirato al principio di assicurare la propria capacità di dissuasione nel suo complesso; e che pertanto limitate disparità numeriche non hanno suscitato in passato, da parte della NATO, e non avrebbero ragione di suscitare ora, preoccupazioni fondamentali. in realtà la NATO non ha mai cercato, non dico di superare, ma neanche di eguagliare numericamente il Patto di Varsavia , ma solo di raggiungere un equilibrio. prima del 1977, i missili sovietici di teatro avevano caratteristiche di gittata, di selettività e di penetrazione che potevano essere considerati corrispondenti ai sistemi in dotazione in Europa alle forze della NATO, la quale, come è noto, non dispone di missili in grado di colpire da basi terrestri europee il territorio sovietico, né ha provveduto a tutt' oggi ad ammodernare i propri velivoli da bombardamento. inoltre, avendo gli accordi SALT II sancito il riconoscimento all' Urss della parità strategica, l' accresciuta superiorità in Europa degli armamenti nucleari sovietici a lungo raggio (i nuovi missili ss20 ed i bombardieri Backfire) non può più, neppure teoricamente, venire controbilanciata dalla possibilità che gli USA si dotino di sistemi strategici in eccedenza. con gli ss20 è stata quindi introdotta una sostanziale innovazione nell' arsenale nucleare dell' est, in quanto tale nuovo sistema nucleare a largo raggio di azione è mobile, quasi invulnerabile, e può raggiungere i propri obiettivi con molta precisione. d' altra parte, va tenuto presente che è possibile pur sempre che si riduca il numero complessivo dei lanciatori sovietici; ma ciò non sarebbe di per sé significativo, in quanto è stata sostanzialmente accresciuta la consistenza delle testate nucleari a seguito dello spiegamento dei missili ss20, per avere essi un numero triplo di testate nucleari, e per di più indipendenti, nonché a seguito dello spiegamento degli aerei Backfire. in mancanza di una decisione della NATO sull' ammodernamento dei propri sistemi nucleari di teatro a lungo raggio, che assicuri l' avvio dello spiegamento dei nuovi mezzi almeno fra tre anni, nel 1985 lo squilibrio risulterebbe ulteriormente e irrimediabilmente accresciuto. tenendo conto dei dati già valutati nella riunione di questa primavera dal gruppo di pianificazione nucleare, il Consiglio atlantico dello scorso maggio ha quindi deliberato che, fermo restando l' obiettivo di conseguire equilibri di forze a livelli più bassi, fosse predisposta una offerta negoziale della NATO. questa offerta negoziale deve partire dal livello di forze cui l' iniziativa sovietica l' ha spinto con il suo processo di destabilizzazione verso l' alto: livello da misurarsi soprattutto in termini di gittata, precisione e perfezionamenti tecnologici, oltre che di consistenza quantitativa di testate puntate verso i paesi europei della NATO. è stato questo il compito svolto, dallo scorso aprile, dal « gruppo speciale per il controllo e la limitazione degli armamenti » . in sede NATO si ritiene appropriato che i negoziati per il controllo e la limitazione dei sistemi nucleari di teatro a lungo raggio siano condotti nell' ambito del SALT III . uno speciale meccanismo, creato in seno all' alleanza, acquisirà il concorso alla definizione progressiva delle posizioni negoziali da parte di tutti i paesi della NATO mediante la loro partecipazione permanente. ciò, ovviamente, riguarda anche i paesi europei , così direttamente interessati ad un problema che si riferisce in modo specifico al teatro europeo. principi sostanziali dell' offerta negoziale saranno che, ad ogni limitazione dei sistemi nucleari di teatro a lungo raggio americani, corrisponda una appropriata limitazione degli analoghi sistemi sovietici; che ogni accordo fondi i suoi risultati su una situazione di uguaglianza giuridica per quanto attiene alle limitazioni ed ai rispettivi diritti; e che un adeguato sistema di verifiche sia concordato affinché le intese possano contribuire, in un clima di reciproca fiducia e in maniera concreta, alla stabilità in Europa. siamo convinti che l' aderenza ai principi suddetti costituirà una salda base per il conseguimento progressivo di una riduzione del numero delle testate nucleari dislocate in Europa. offerta negoziale e decisione credibile di ammodernamento per lo schieramento di sistemi nucleari almeno in parte adeguati a quelli sovietici costituiscono in effetti due termini che non sono in nulla contraddittori. è proprio la persistenza dello squilibrio a rendere infatti impossibile qualsiasi trattativa, a meno che non si voglia definire come negoziato l' accettazione pura e semplice del fatto compiuto, cioè della situazione di preponderanza che l' Urss ha già conseguito in Europa, e che sta incrementando grazie allo schieramento accelerato dei suoi nuovi sistemi nucleari a lungo raggio. richiamandosi a questo concetto, l' onorevole Pietro Longo, ha nei giorni scorsi, efficacemente ribadito che « solo dopo la decisione di riequilibrio delle forze da parte della NATO sarà possibile avviare una trattativa est ovest per ristabilire a livelli più bassi gli equilibri militari alterati dall' Unione Sovietica sul teatro europeo. solo se l' Urss annunciasse in modo palese — ha precisato l' onorevole Longo lo smantellamento degli ss20 già installati e il blocco della loro produzione, sarebbe forse possibile sospendere la decisione per l' installazione di nuovi missili NATO in Europa » . la delicatezza del problema e le responsabilità, non solo politiche, ma anche morali, che si assumono nel risolverlo, hanno indotto il Governo ad una attenta e meditata analisi di esso e ad un puntuale confronto al massimo livello con dirigenti dei paesi alleati, in modo tale da disporre anche delle valutazioni politiche e strategiche dei governi interessati. ho così avuto a Roma, insieme al ministro degli Affari esteri Malfatti, colloqui con il Primo Ministro britannico, signora Thatcher, e con il ministro degli Esteri , Lord Carrington . a Bonn ho poi discusso con il cancelliere Schmidt tutti gli aspetti della questione, sulla base della specifica sensibilità che il governo della Repubblica federale ha, in ragione della collocazione centrale della Germania federale nell' ambito dello schieramento della NATO, ma anche a ragione delle permanenti caratteristiche della sua politica estera , impegnata, anche bilateralmente, nella distensione con l' est. il problema della correzione dello squilibrio fra i due schieramenti in Europa nel settore dei sistemi nucleari di teatro a lungo raggio e quello contestuale del negoziato per il controllo e la limitazione degli armamenti anche in tale settore, sono stati esaminati nelle conversazioni con il cancelliere Schmidt, alla luce di una dichiarazione sottoscritta il maggio scorso dal premier Breznev con il governo federale, in cui è stato per la prima volta riconosciuto anche dall' Unione Sovietica il principio che, per garantire una eguale sicurezza per tutti in Europa, nessuno deve aspirare ad una superiorità militare. a Villa d' Este , dove, con il ministro degli Esteri Malfatti, ho incontrato il Primo Ministro ed il ministro degli Esteri dei Paesi Bassi , ho poi constatato la comune ispirazione di pace e di disponibilità al negoziato, nella piena solidarietà fra alleati, che anima i governi dell' Aja e di Roma. la visita a Roma del Primo Ministro greco Karamanlis mi ha consentito di svolgere con lui analoghi approfondimenti e di acquisire la piena convergenza dei due governi sulla valutazione dei problemi che ci confrontano. agli incontri testé menzionati si aggiungono le frequenti occasioni di contatti internazionali, creati dalle riunioni ai vari livelli, in sede multilaterale europea e societaria, nel corso dei quali, sia il ministro Malfatti che io stesso, abbiamo potuto avere utili confronti di idee con gli uomini di Governo degli altri paesi della NATO. naturalmente, data la comune appartenenza all' Alleanza Atlantica , il tema è stato trattato anche nei colloqui che ho avuto a Parigi con il presidente Giscard d'Estaing , per quanto la Francia non partecipi all' organizzazione integrata della difesa alleata e conservi, in particolare nel settore nucleare, piena autonomia nello schieramento dei propri sistemi nucleari e nelle decisioni strategiche di impiego a Washington ed a New York , negli incontri del ministro Malfatti con il presidente Carter, con il vicepresidente Mondale e con il segretario di Stato Vance, sono stati approfonditi tutti i termini del problema del rapporto delle forze nucleari di teatro a lungo raggio dei due schieramenti in Europa, anche in relazione alla ratifica in corso degli accordi SALT II . la questione dello squilibrio delle forze dei due schieramenti in Europa è stata infine affrontata dal ministro Malfatti e da me anche nei contatti con paesi che sono fuori dell' area atlantica. in particolare le posizioni sovietica ed italiana in tale materia, pur nella inevitabile mancanza di convergenza nelle conclusioni, sono state francamente esposte e precisate nel colloquio a New York fra il ministro Malfatti ed il ministro Gromyko e, successivamente, nel corso della recente visita a Roma di personalità politiche della commissione esteri del Soviet supremo dell' Urss, con a capo il suo presidente Ponomarev. ho provveduto altresì a rispondere, nei termini più aperti, al messaggio che il presidente del Presidium del Soviet supremo Breznev aveva inviato sull' argomento a me, come agli altri capi di Stato o di Governo dei paesi alleati. è stata svolta sul piano diplomatico una discreta azione, tendente ad accertare se fosse prevedibile una sua reazione positiva a tali risposte. sulla base di questa azione non si è ritenuto di prendere altre iniziative in proposito. registriamo per altro con interesse le notizie, sia pure di fonte giornalistica, anche se autorevole, che dimostrerebbero l' attenzione di ambienti responsabili dell' Unione Sovietica di fronte a proposte concrete sull' intera questione delle forze nucleari di teatro a lungo raggio e sulle trattative da avviare, con accenti preoccupati sulla necessità di sbloccare l' impasse in cui versa l' intera questione dei nuovi sistemi d' arma. è proprio intenzione della NATO avanzare proposte concrete per questa iniziativa, pur salvaguardando contemporaneamente la propria capacità di difesa insieme con la capacità negoziale. come ho già rilevato, nei primi mesi di quest' anno si è delineata in sede NATO, la prospettiva di una decisione di ammodernamento e di successivo avvio di schieramento, in conformità alle decisioni dei vertici di Londra e di Washington, accompagnata da una contestuale offerta negoziale della NATO alla controparte per il controllo e la limitazione degli armamenti nucleari di teatro a lungo raggio. di fronte a tale prospettiva il mio Governo, fin dalla sua costituzione, confermando l' azione svolta in proposito dall' Italia negli ultimi due anni, ha assolto il compito di ragionata e responsabile attenzione e di doverosa assunzione delle decisioni che, in base alla Costituzione, sono di sua competenza. il presidente del Consiglio dei ministri ed i ministri più direttamente responsabili hanno acquisito tutti gli elementi informativi politico-strategici e militari necessari, con la collaborazione e l' avviso degli Stati maggiori . ho quindi sviluppato un' ampia consultazione con forze politiche che ne erano interessate, al fine di fornire informazioni ed acquisire elementi di valutazione e proposte. nella riunione del 26 ottobre scorso, il Consiglio supremo di difesa, sotto la presidenza del presidente della Repubblica , e con la partecipazione mia, quale presidente del Consiglio dei ministri e vicepresidente del Consiglio supremo, dei ministri competenti e del capo di Stato maggiore della difesa, ha poi dibattuto i vari aspetti della questione, sulla base di una relazione da me formulata, ed ha espresso una sua risoluzione, con la quale ha confermato la piena validità degli indirizzi elaborati dagli esperti nazionali ed alleati. il Consiglio dei ministri , in una apposita riunione tenutasi il 10 novembre, preso atto della risoluzione del Consiglio supremo di difesa e della proposta mia e dei ministri competenti, ha quindi potuto adottare le opportune deliberazioni, dopo un ampio esame di tutti i problemi connessi con l' ammodernamento delle forze nucleari di teatro a lungo raggio della NATO e con la parallela offerta negoziale per la limitazione di esse. il Consiglio dei ministri ha così riconosciuto la validità degli indirizzi espressi dal Consiglio supremo di difesa per la politica diplomatica e militare nazionale, e ha convenuto che essi costituiscono una motivazione adeguata delle decisioni che dovranno essere assunte dall' Italia nelle sedi dell' Alleanza. il Consiglio dei ministri ha poi in particolare sottolineato la necessità che, nell' adottare la decisione sull' ammodernamento e sullo schieramento, la NATO presenti una valida proposta di trattativa per la riduzione delle forze suddette. in questa sede, attiva sarà la nostra presenza e la nostra iniziativa, perché si giunga presto ad una trattativa qualitativamente valida: questo è un impegno preciso del Governo. al presidente del Consiglio dei ministri ed ai ministri degli Esteri e della Difesa è stato pertanto dato mandato, nell' ambito delle loro competenze e prerogative, di assumere le conseguenti e coerenti decisioni nelle sedi NATO, informandone quindi il Consiglio dei ministri . manifestando soddisfazione per tale decisione, nonché per i risultati della successiva riunione all' Aja del gruppo di pianificazione nucleare della NATO, il senatore Spadolini in un suo recente intervento, ha autorevolmente illustrato la posizione del suo partito al riguardo: « noi — ha detto Spadolini — attendiamo ora che il Consiglio atlantico di dicembre ratifichi tale accordo, essenziale per il proseguimento del dialogo con i paesi dell'est e per il rafforzamento del processo di distensione » . da quanto sono andato esponendo emerge chiaramente l' esigenza di giungere alle deliberazioni che, insieme con gli altri paesi alleati della NATO, dovremo assumere nella prossima riunione a Bruxelles dei ministri degli Esteri e della Difesa. in questa sede si dovrà infatti consentire alla NATO di poter avanzare un' offerta negoziale per il controllo e la limitazione dei sistemi nucleari di teatro a lungo raggio, nel momento stesso in cui viene adottata la decisione di ammodernamento e di successivo schieramento di tali sistemi. in tal modo risulterà evidente la determinazione della NATO di procedere all' ammodernamento e allo schieramento qualora, nell' intervallo rappresentato dal tempo tecnico che necessariamente intercorre fra la decisione dell' ammodernamento e l' avvio dell' effettivo schieramento, non sopraggiungano equilibrate intese che rendano in tutto o in parte superfluo lo schieramento in questione. come ha dichiarato già varie settimane or sono il cancelliere Schmidt, il periodo di tempo che necessariamente intercorre tra la decisione di ammodernamento e l' effettivo inizio dello schieramento costituisce un congruo intervallo che può essere opportunamente sfruttato per condurre a risultati positivi una seria trattativa sulla riduzione degli armamenti nucleari di teatro a lungo raggio. un tale negoziato può, però, essere facilitato da un contesto di sviluppi positivi sul piano generale della sicurezza e del disarmo. per quanto concerne in particolare l' Europa, una speciale importanza hanno i principi e le disposizioni dell' atto finale di Helsinki , che tracciano un programma concreto, da realizzare per far progredire la distensione nel nostro continente. consapevole di ciò, l' Italia, insieme con i partners della Comunità Europea , intende offrire il massimo contributo alla prossima riunione della conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa che si terrà a Madrid nel 1980 e che costituisce un punto di riferimento del massimo rilievo ai fini della prosecuzione del processo della distensione in Europa. in tale sede è specialmente importante che sia ripreso il tentativo, fatto l' anno scorso alla riunione Csce di Belgrado, di stabilire di comune accordo nuove e più incisive « misure per il rafforzamento della fiducia » , alle quali si è adesso riferito in termini positivi lo stesso presidenze Breznev, nel suo discorso del 6 ottobre scorso. è evidente che alcune difficoltà possono presentarsi nello stabilire una appropriata connessione tra le discussioni a Madrid degli aspetti militari della sicurezza e la intesa da raggiungere in tale sede per la convocazione e il mandato di una conferenza sul disarmo in Europa. l' iniziativa, che all' inizio del 1978 è stata presa da parte francese al fine di coordinare, in una proposta organica, gli elementi della nostra disponibilità al negoziato su aspetti prioritari per la sicurezza e per il disarmo convenzionale in Europa, ha di per sé il valore positivo di dimostrare chiaramente l' interesse di fondo che abbiamo per il disarmo. l' Italia, inoltre, con il suo attivo e qualificato contributo fin dall' inizio alle trattative MBFR a Vienna per la riduzione bilanciata delle forze nell' Europa centrale, assicura la propria costruttiva partecipazione per la riduzione delle forze convenzionali. a questo riguardo desidero ricordare che, fra le misure da realizzare nella prima delle due fasi in cui si pensa di dar luogo alla riduzione delle forze, si è prevista, nel corso delle trattative, quella della riduzione percentuale della consistenza complessiva delle forze americane e sovietiche stazionanti nell' area di riduzione. a questa prospettiva si ricollega concettualmente l' indicazione della cifra di 20 mila soldati sovietici stazionanti, insieme a mille carri armati , nella Repubblica democratica tedesca , di cui il presidente Breznev ha annunciato, nel discorso del 6 ottobre, il ritiro entro i prossimi dodici mesi . questa decisione unilaterale attenua, anche se in misura limitata, la superiorità numerica del Patto di Varsavia nell' Europa centrale. l' indicazione fornita dall' Unione Sovietica è stata pertanto accolta dal governo italiano , come anche dagli altri governi alleati, come un elemento positivo, ai fini di rilanciare intese concrete a Vienna. la questione pregiudiziale che è tuttora aperta è quella della definizione concordata dei dati dai quali partire per stabilire impegni contrattuali effettivamente verificabili circa il numero di uomini e di carri armati da ritirare. da parte della NATO si stanno comunque predisponendo nuove iniziative, dirette a dare rinnovato impulso al negoziato viennese. all' elaborazione di esse l' Italia fornisce un proprio contributo originale, nell' intendimento di dare una più estesa prospettiva politica alla trattativa. sono inoltre note le dichiarazioni del Governo a favore dei SALT II , nonché ai passi che abbiamo costantemente svolto a tutti i livelli, ed il nostro fermo auspicio per una rapida ratifica di questi accordi. i SALT 77, che sono già di per se stessi uno strumento pacifico di grande rilievo, segnano anche una tappa significativa di un processo evolutivo a più lungo raggio, diretto a realizzare ulteriori intese, che l' Italia ritiene dovranno essere non solo di limitazione, ma soprattutto di riduzione degli armamenti. a questo fine sarà pertanto dedicata la trattativa che si dovrà svolgere nell' ambito dei SALT III , comprensiva anche del negoziato sugli armamenti nucleari di teatro in Europa. ad essa potranno dare il loro fattivo contributo tutti i paesi europei interessati. il governo italiano quindi svolgerà ogni appropriata energica azione affinché i SALT III inizino al più presto. la lealtà di ciascun paese verso lo schieramento cui appartiene, la trasparenza di una condotta priva di inconfessate e furbesche riserve e di equivoci ammiccamenti, rappresentano non soltanto una esigenza di decoro e una premessa di credibilità, ma sono anche una componente importantissima della distensione. un paese membro di una delle due alleanze, oscillante fra gli schieramenti e comunque di dubbia lealtà, imporrebbe infatti la ricerca di un nuovo equilibrio delle forze, introdurrebbe motivi di sfiducia e sospetto, diminuendo la possibilità di incontro e aggravando i rischi di scontro. per questo noi riteniamo che la nostra solidarietà all' Alleanza Atlantica e alla NATO, schietta, sicura, trasparente, sia un contributo non solo alla sicurezza, ma anche alla distensione; e sia base sicura per potere, con lealtà e senza equivoci, svolgere, anche sul piano bilaterale, una coraggiosa e generosa azione per la distensione e la pace. il processo della distensione, diretto a favorire la sicurezza internazionale ed a spianare la via al disarmo, si ispira anzitutto ad alcuni elementi di realismo. lungi dal presupporre una impossibilità di scioglimento dei blocchi nel lungo periodo, essa implica anzi una prassi di collaborazione tra i due schieramenti, che si traduce in un gioco in cui nessuno dei partecipanti figura come perdente, grazie alle misure di rafforzamento della fiducia, di limitazione e riduzione degli armamenti e di disarmo, grazie ad una maggiore collaborazione economica. proprio per questo, i contenuti della distensione non vanno valutati nel breve termine e sulla base di singoli episodi, bensì a medio termine e tenendo conto del quadro globale. per il governo italiano , la distensione non può e non deve rimanere un fatto statico. essa è e deve rimanere l' obiettivo essenziale della nostra politica estera , perché tutti siamo consapevoli, in coerenza con i nostri ideali di pace e di collaborazione fra tutti i popoli, che non vi può essere alternativa ad essa. né possiamo concepire di limitare la distensione al quadro europeo o all' area territoriale delle due alleanze, che pure sono di fondamentale importanza. come fatto politico, la distensione deve avere un valore globale e deve estendersi ad ogni focolaio di crisi, ad ogni momento di tensione, in qualsiasi parte del mondo, per facilitare la composizione dei conflitti attraverso il negoziato. in questo senso, il nostro paese ha svolto e continuerà a svolgere in ogni sede un' azione di grande impegno, che rispecchia gli aspetti più costruttivi del processo di distensione. mi riferisco, innanzitutto, all' aspetto della cooperazione, che nelle sue articolazioni economiche, sociali, culturali e nella proposta di una più libera circolazione delle idee e degli uomini, può nei tempi lunghi preludere ad un sia pur lento processo di osmosi tra due mondi, che rimangono ideologicamente antitetici e politicamente concorrenziali. mi riferisco, poi, alla « strategia del consenso » , che attraverso una coerente e tenace fedeltà all' opzione negoziale, comporta la permanente disponibilità ad operare per la composizione delle crisi e dei conflitti, a compiere ogni sforzo perché non vengano sottolineate le contrapposizioni, a ricercare costantemente la formazione su ogni problema della linea di maggior consenso. mi riferisco, infine, all' aspetto strategico che nell' attuale congiuntura storica esprime gli schieramenti, prendendo atto realisticamente dell' equilibrio globale delle forze, anche ai fini del soddisfacimento dell' esigenza di assicurare ai popoli dell' Europa uno sviluppo pacifico. onorevoli colleghi , il Governo è impegnato con decisione a recare un adeguato contributo dell' Italia sul difficile cammino di concrete realizzazioni nel campo del disarmo. su questo piano, l' azione internazionale del nostro paese è globale, nel senso che prende in considerazione una strategia per la pace, fondata su progressive riduzioni degli armamenti e sull' instaurazione di un sistema di sicurezza collettiva, come premessa necessaria per la realizzazione del disarmo generale e completo, sotto stretto ed efficace controllo internazionale. è proprio in questo settore che l' Italia è riuscita, nei limiti realistici delle sue possibilità, a qualificarsi in modo specifico, ormai da molti lustri, come un paese in grado di promuovere iniziative valide e di recare contributi originali. questa azione permanente si è esplicata, sul piano societario, in seno alla conferenza del comitato del disarmo, sin dal 1962; sia nel comitato preparatorio e nelle deliberazioni della sessione speciale per il disarmo dell' Assemblea generale delle Nazioni Unite (ove l' anno scorso sono stati presenti, con la delegazione italiana, nostri autorevoli esponenti parlamentari); sia, quest' anno, nell' impostazione del lavoro del rinnovato comitato del disarmo a Ginevra e nel lavoro della commissione delle Nazioni Unite per il disarmo, a New York . l' azione italiana si fonda anche sulla consapevolezza che ogni realizzazione effettiva di disarmo, la quale presuppone naturalmente l' adesione contemporanea di tutte le parti in causa, per non creare squilibri pericolosi per la pace stessa, potrà consentire di destinare le risorse, che il disarmo renderà via via disponibili, ad iniziative di sviluppo a favore dei popoli ancora travagliati dalle malattie e dalla fame. il volto dell' Italia è, quindi, sempre quello di un paese il quale porta avanti una politica di pace ed è profondamente cosciente che non sussiste una via alternativa al negoziato. è il volto di un' Italia pacifica, che si è conquistata l' indipendenza, l' unità, la libertà, la pace con sacrificio immenso di tutto il popolo. è il volto di un' Italia che vuole essere amica, di tutti i popoli, degli USA e dell' Unione Sovietica , di tutti i paesi europei , dell' ovest e dell' est, dei paesi non allineati , dei paesi del terzo mondo , dei paesi dell' Africa, dell' America Latina , dell' Estremo Oriente . è il volto pacifico di un popolo che è impegnato in un duro sforzo per la giustizia e il progresso; volto pacifico certo, ma anche responsabilmente e serenamente convinto degli impegni e degli obblighi, e quindi delle coerenti decisioni che la difesa dell' indipendenza e della sicurezza nazionale comportano. questo volto noi vogliamo mantenere al nostro paese: paese pacifico, libero, indipendente, leale e dignitoso. sarà questa la linea che il governo italiano seguirà anche nel contribuire alla trattativa per il controllo e la limitazione degli armamenti nucleari di teatro, sulla base del rapporto di forze che potrà prospettarsi a seguito delle decisioni di ammodernamento della NATO. fermo l' obiettivo dell' equilibrio delle forze, nonché del suo ripristino quando approfondite valutazioni tecniche lo rendano, come adesso, necessario, l' impegno del Governo è comunque che da tale situazione ci si muova con decisione e coraggio, verso il progressivo abbassamento sempre in equilibrio, ma possibilmente sempre meno armati. onorevoli colleghi , questa è dunque la situazione politico-strategica e politico-militare oggi esistente, queste le meditate valutazioni che, di essa e dei mezzi per correggerla, nella direzione dell' equilibrio e delle trattative, dà il Governo, in relazione ai problemi della sicurezza del nostro paese e dei paesi alleati nel contesto dell' Alleanza Atlantica e della NATO. questo, insieme, è lo stato attuale del processo per la riduzione ed il controllo degli armamenti; e queste sono le valutazioni che di questo stato il Governo dà e dalle quali muove per promuovere, sostenere, far progredire forti iniziative per una pace sicura. su queste valutazioni il Governo che ho l' onore di presiedere ha maturato ed adottato, nell' ambito delle sue competenze costituzionali, le decisioni da me comunicate a questa Camera: auspicio ed appello alla pronta ratifica del trattato che ha concluso il SALT II ; consenso all' ammodernamento delle forze nucleari di teatro a lungo raggio da parte della NATO, nell' auspicio che un mutamento della situazione per effetto di negoziati possa in futuro rendere almeno in parte non necessaria la decisione di produrre, e successivamente schierare, i nuovi sistemi d' arma; contestuale offerta negoziale per il pronto avvio delle trattative per il SALT 3, nel cui ambito ricondurre il negoziato sul controllo e la limitazione delle forze nucleari di teatro dell' est e dell' ovest al livello più basso possibile; impegno a perseguire una politica ricca di iniziative, in tutti i fori appropriati, per il controllo e la riduzione degli armamenti. onorevoli colleghi , sulla base di queste valutazioni, di queste deliberazioni, i rappresentanti italiani concorreranno, insieme agli altri alleati e nel confronto delle rispettive valutazioni e dei rispettivi indirizzi, alle decisioni che sono all' ordine del giorno della NATO, convinti, così operando, di servire non solo la causa della sicurezza nazionale, europea ed atlantica, ma anche la causa della distensione e della pace.