Achille OCCHETTO - Deputato Maggioranza
VIII Legislatura - Assemblea n. 62 - seduta del 21-11-1979
Sull'università di Roma
1979 - Governo III Moro - Legislatura n. 4 - Seduta n. 461
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , signor ministro, onorevoli colleghi , vorrei esprimere intanto la mia profonda convinzione di quanto sia importante, significativo e, per certi versi inedito, il fatto che il Parlamento italiano sia chiamato a discutere una questione, quale quella del rinvio delle elezioni per la componente studentesca degli organi collegiali, della scuola, che, intesa nei suoi termini più ristretti può persino apparire in stretto legame con un significativo movimento di giovani e studenti che non si è rivolto contro questo Parlamento, che non si è rivolto contro le istituzioni democratiche del paese, con i mezzi della violenza o delle bombe molotov, ma si è mosso attraverso la ricerca, l' incontro e il dialogo, attraverso un' azione democratica e soprattutto attraverso la volontà di aprire una comune azione legislativa volta al rinnovamento complessivo di tutti gli organi scolastici. a chi risponde a questa importante novità con un volto arcigno, improntato ad un astratto formalismo, a chi dice che sarebbe stato meglio prima votare e poi attendere che il Parlamento mettesse mano alla revisione degli organi collegiali non intendiamo rispondere in termini di legittimità astratta di una tesi rispetto all' altra, ma con la dimostrazione concreta che in Italia esiste un sistema democratico, capace di garantire, a chi si muove per davvero sul terreno della democrazia, una prospettiva politica ed un' autentica capacità di collaborazione tra tutte le forze democratiche. questo, onorevole colleghi, è in verità il problema politico che ci sta dinanzi. questo, in verità, onorevoli colleghi , è il modo migliore per battere le forze della violenza, dell' eversione e del terrorismo. e dobbiamo dire che non si può non cogliere con un certo stupore tanta severità da parte di alcuni verso un movimento siffatto, se confrontata a tanta civetteria sociologica verso espressioni di intolleranza, verso forme vere e proprie di squadrismo, verso — lo ricordiamo, vi furono anche grandi giornali che fecero ciò — l' attacco violento a Lama, all' università di Roma, compiuto alcuni anni or sono. leggendo certi, per fortuna isolati, commenti di stampa noi ci chiediamo infatti se non vi sia qualcuno che considera l' eversione più utile al mantenimento di un vecchio stato di cose , o qualcun altro che preferisce la politica della terra bruciata, che trova più congeniali ed affascinanti le suggestioni irrazionaliste, proprio perché pensa che dopo di lui ci deve essere soltanto il diluvio, che preferisce tutto questo ad un processo, che sarà certamente sempre tortuoso e non privo di errori ed anche di impazienze, ma che si muove sul terreno di un' effettiva maturazione democratica delle giovani generazioni. ci chiediamo perché ci si scaldi tanto per qualche parola in più, ciò che sempre avviene nel corso di una manifestazione di decine di migliaia di giovani, e si smarrisca la sostanza del problema. perché cacciare indietro, verso forme magari di isolamento, di disperazione, proprio chi porta il segno di una rottura rispetto alle forme violente del movimento degli anni passati, proprio chi, invece di astenersi, vuole partecipare e intende essere parte attiva della nostra democrazia, del sistema democratico che tutti insieme intendiamo costruire? ci sarebbe qualcosa di incomprensibile, di pretestuoso, nell' ostinazione del rifiuto e nella — qui è il caso di dirlo — criminalizzazione generalizzata delle giovani generazioni. perché oggi stiamo discutendo del rinvio delle elezioni per la componente studentesca? cosa è successo in concreto? negli ultimi anni, come voi sapete, attorno, agli organi collegiali — che consideriamo tuttavia una grande esperienza democratica della scuola italiana, in cui peraltro, ci siamo impegnati con tutte le nostre forze — ci sono stati fenomeni di disaffezione, di abbandono che si sono espressi anche nelle recenti basse percentuali elettorali. ebbene, la grande stampa, che alla vigilia di ogni elezione per gli organi collegiali della scuola, era incurante del significato, del valore e della portata della democrazia scolastica, si compiaceva poi in forme di disfattismo sui risultati della partecipazione al voto, e sarebbe stato così anche quest' anno. invece è successo qualcosa di nuovo: dei delegati eletti, che quindi non si erano astenuti nelle precedenti elezioni, che avevano partecipato alla vita democratica della scuola non se ne sono andati a casa, non hanno seguito la via del riflusso, ma hanno inteso suonare un campanello di allarme. allora noi chiediamo, onorevoli Deputati , al Governo chi sia migliore per la democrazia italiana: chi si ritira, chi si astiene da solo e se ne sta a casa propria, o, peggio chi sceglie la strada della violenza, o chi decide una forma di lotta sia pure parziale, sia pure unilaterale, ma che chiama tutti all' impegno politico? quando mai questo Parlamento ha fatto una verifica autentica della vita democratica nella scuola italiana? la facciamo oggi per la prima volta e dobbiamo ringraziare questi giovani che ce ne hanno dato la possibilità, senza che ciò voglia dire che siamo obbligati ad accogliere tutte le loro idee o tutte le loro proposte, cadendo nel codismo. noi vorremmo, facendo anche un certo sforzo su noi stessi, rispondere con pacatezza a Vinciguerra, che ogni giorno con tono da crociata ci attacca dalle colonne de Il Popolo e afferma che la manifestazione di sabato scorso è stata organizzata dai comunisti per manifestare che il Pci all' opposizione è capace di paralizzare qualsiasi settore della vita sociale. suvvia, ma gli aeroporti sono stati paralizzati da noi o dall' incapacità di decidere di qualcun altro? inoltre, si chieda al ministro Valitutti e all' onorevole Giancarlo Tesini se, nella discussione in corso in Commissione pubblica istruzione sui provvedimenti per l' università, siamo noi comunisti a paralizzare i lavori e se non è, piuttosto, la nostra collaborazione attiva che dà la possibilità di risolvere una questione così intricata per la vita della nostra università; collaborazione di cui si è dato atto anche da parte del ministro Valitutti, tanto che ci viene persino il sospetto che qualcuno possa non apprezzarla perché preferirebbe che per la soluzione dei problemi universitari ci si trovasse ancora una volta in alto mare. noi non abbiamo insegnato agli studenti che esiste una doppia legislazione, né il metodo, come dice questo giornalista fascista-stalinista che ho ricordato prima, dell' intimidazione ad personam . no, noi tutti, tutte le forze democratiche ci troviamo di fronte a un problema che dobbiamo risolvere, e che è quello della revisione degli organi collegiali e, contemporaneamente ci troviamo dinnanzi ad un movimento che non chiede quali slogans deve gridare alle segreterie dei partiti, ma che nella sua espressione politica ha posto una questione precisa, cioè il rinvio delle elezioni scolastiche, come forma di lotta finalizzata non ad allontanare i giovani dagli organi collegiali, ma a sollecitare una nuova tensione ideale e politica tra le giovani generazioni. su questo terreno si sono trovati uniti tutti i movimenti giovanili. questa è la verità, e parlare di orchestrazione comunista — questo sì — è una forma di terrorismo ideologico che crea steccati tra le forze politiche e forme di isterismo nel dibattito in corso tra di esse. da parte nostra riteniamo giusto e urgente andare ad una revisione complessiva degli organi collegiali, e su questo terreno la nostra ottica è più ampia di quella proposta dalle manifestazioni studentesche. come partito comunista avevamo chiesto nel programma elettorale con cui ci presentammo nelle precedenti elezioni politiche la revisione complessiva degli organi collegiali, quindi avremmo comunque assunto le necessarie iniziative legislative , in quanto riteniamo, sulla base dell' esperienza di questi anni — cui, lo ripeto, abbiamo partecipato attivamente — che sarebbe stato giusto, come è giusto, superare il peccato di origine di questi organismi. il peccato originale delle forme della democrazia scolastica consiste nel parallelismo che si è venuto ad istituire tra le nuove forme della democrazia di base e il centralismo ministeriale, che ha alla base una visione della comunità educante separata dalle nuove visioni articolate dello Stato italiano, e si determina così, da un lato il fenomeno di un persistente centralismo burocratico ministeriale e, dall' altro, il fenomeno di organi democratici che girano a vuoto senza poteri, senza possibilità concrete di innestarsi nella concreta gestione quotidiana di tutta la vita democratica . non è ammissibile che intorno a tale questione si siano verificati tre interventi, che non riescono ad integrarsi: quello del ministero e dei provveditorati, quello degli organi collegiali della scuola e quello degli enti locali . il problema, per noi, non è solo quello di fornire più potere alle singole componenti studentesche, ai genitori o agli insegnanti, ma di procedere ad una ridefinizione complessiva della gestione della scuola. sarebbero, infatti, solo palliativi quei provvedimenti che lasciassero inalterati i rapporti tra gli organi collegiali, gli organi dello Stato ed il ministero. occorre, quindi, affrontare per prima la riforma del ministero della Pubblica Istruzione . il che significa procedere alla riforma delle strutture centrali e periferiche del ministero, in collegamento con la articolazione democratica dello Stato. ebbene, anche a questo proposito, signor ministro, c' è qualcosa assai importante da rivedere; si deve ricordare l' appassionante dibattito verificatosi al momento della formazione dello Stato unitario nel nostro paese, quando si contrastavano impostazioni centraliste ed unitariste e impostazioni democratiche e confederaliste, affinché oggi se ne faccia tesoro per raggiungere nuovi e concreti risultati, tenendo conto dello sviluppo dello Stato democratico italiano in seguito alle nuove articolazioni introdotte dalla Carta Costituzionale . non dobbiamo, infatti, dimenticare che i decreti delegati furono concepiti sulla base delle nuove articolazioni dello Stato, ed è dunque inammissibile credere che al decentramento dello Stato italiano debba corrispondere il quadro invariato della democrazia scolastica. in una rinnovata situazione di sensibilità istituzionale, qual è quella che si è determinata recentemente nel nostro paese e che ha registrato il dibattito tra le forze politiche — come è avvenuto in quest' Aula nel corso della discussione del bilancio della Camera — la questione che noi poniamo è la stessa che è stata posta dal movimento degli studenti, e affronta alla radice il problema che oggi sta dinanzi alla coscienza della nazione, cioè il rapporto che si deve stabilire tra l' efficienza e la capacità stessa della democrazia di fornire strumenti di decisione capaci di risolvere i problemi sul tappeto. se la democrazia italiana non sa affrontare tali questioni, possono poi farsi largo suggestioni autoritarie, tentativi che tendono ad instaurare forme di governo autoritario. perché non apprezzare il fatto che proprio da una nuova generazione oggi si chiedono misure che non sono più quelle proprie di un certo estremismo, che non puntano alla distruzione della scuola, alla partecipazione per la partecipazione, all' assemblearismo fine a se stesso , che non vogliono fare della scuola un momento esclusivo e centro di ginnastica per il movimento degli studenti, ma che vanno in un' altra direzione, volta ad evitare un democraticismo che gira a vuoto, perché privo di potere e privo di mezzi? tale obiettivo, a nostro avviso, è perseguibile in tre modi. il primo è quello di collocare la democrazia di base come momento dell' articolazione democratica dello Stato. il secondo è quello di cercare un rapporto nuovo tra la democrazia delegata e la democrazia diretta , ed assemblee, perché è assurdo pensare che l' eletto di una scuola instauri con il proprio corpo elettorale un rapporto simile a quello di un deputato del Parlamento nazionale, trattandosi nella scuola di una comunità ben definita, ed in cui il rapporto tra delegato e corpo elettorale può certamente essere più stretto. è, quindi, una democrazia mista, capace di unire il momento della partecipazione con quello della delega e della responsabilità. e non si vede, forse, anche qui che nasce nelle nuove generazioni una coscienza nuova, perché dalla critica, che fu di alcuni anni or sono, ai « parlamentini » oggi si passa ad una critica nuova di certe forme inconsulte di assemblearismo, e si cerca una sintesi nuova? infine, il terzo obiettivo è quello di evitare di fare di ogni elezione una ripetizione delle elezioni generali; e ciò è possibile quando non sii lascia che la scuola diventi una mera palestra di discussione, ma un centro di gestione reale della democrazia scolastica. infatti, se la democrazia è simile ad una palestra di movimento, è chiaro che poi si arriva alla disaffezione con il conseguente ripiegamento su posizioni rinunciatarie e all' abbandono del confronto. ecco perché i temi che stiamo trattando concernono la stessa riforma dello Stato, e dimostrano come la problematica relativa alla democrazia scolastica sia aderente alla realtà e faccia parte degli interessi popolari. le masse popolari vogliono sempre di più che avanzi una capacità di decisione, vogliono efficienza, vogliono che ci sia la volontà di risolvere i problemi che le assillano, e la democrazia repubblicana deve dimostrare, in tutti gli aspetti della sua vita, che tale capacità di decisione può e deve essere innestata in una linea di rafforzamento e non di indebolimento della democrazia, attraverso una distinzione chiara tra democrazia effettiva e vuoto democraticismo, fornendo cioè poteri reali e funzioni che nascono da un ambito specifico e concreto. ma, proprio per questo, il disegno riformatore deve essere visto nel suo complesso, la partecipazione non può consistere nella aggiunta di qualche istanza o di qualche organismo che si affianchino alle strutture esistenti. in particolare per gli studenti non è sufficiente la cogestione, occorre un giusto equilibrio tra le forme istituzionali della partecipazione e le esigenze delle autonomie del mondo giovanile. e mi sembra che la richiesta della assemblea di classe o dei comitati studenteschi si muovano per l' appunto in questa direzione. e, onorevoli colleghi , se per costruire, dopo anni, dei comitati studenteschi che — vorremmo ricordarlo a Vinciguerra e ad altri — sono previsti dalla legge e dagli stessi decreti delegati , occorre una lotta clamorosa, occorre un' utile provocazione al dibattito, non vuoi forse dire che c' è qualcosa che non ha funzionato? ecco perché fa parte della fisiologia del sistema democratico ricercare dei rapporti positivi tra movimento di lotta e iniziativa legislativa . ed allora, onorevole presidente , signor ministro, di qui nasce il senso della proposta contenuta nella mozione che stiamo discutendo. dal testo da noi presentato appare chiaro che i firmatari hanno indicato due momenti del processo generale di rinnovamento degli organi collegiali: uno generale e complessivo, da realizzarsi entro le elezioni scolastiche del 1980, quando ci sarà il rinnovo complessivo di tutti gli organi della democrazia scolastica, e che riguarda, come dice il testo della mozione « una profonda riforma delle strutture del ministero, ed un reale decentramento, anche a livello regionale, dei poteri decisionali ed operativi rispetto ai quali democrazia e burocrazia possano integrarsi in una visione complessiva della gestione della scuola, che superi ogni inutile conflittualità o parallelismo, e coinvolga anche gli enti locali secondo una concezione dello Stato articolata e moderna » . invece per l' immediato noi proponiamo, innanzitutto, una risposta positiva alle richieste degli studenti, e quindi un rinvio finalizzato alla rapida attuazione di alcune anticipazioni della riforma complessiva. si tratta, in sostanza, della sostituzione del consiglio di classe nella sua composizione allargata con l' assemblea di classe, comprendente docenti, genitori e studenti, della istituzione di un organismo rappresentativo dei genitori e uno degli studenti, come punto di riferimento della partecipazione, con poteri consultivi sulle materie di competenza dei consigli di istituto, della attribuzione ai consigli di circolo di istituto di poteri di proposta sulla sperimentazione e sui criteri di programmazione didattica, naturalmente nel pieno rispetto dell' autonomia del collegio dei docenti, ed infine la revisione dei meccanismi elettorali che ne superino lo attuale macchinosità. a tal fine noi chiediamo il rinvio delle elezioni. non è sufficiente dire che ci impegneremo successivamente per la revisione, ed è assurdo fare il braccio di ferro con questo movimento. sarebbe sbagliato non rispondere positivamente ad un impegno di lotta che è mosso dalla volontà di battersi per il rinnovamento della vita scolastica, e che, soprattutto, è riuscito ad individuare il rapporto che bisogna stabilire fra il movimento delle masse e la iniziativa parlamentare. non c' è da parte nostra, dunque, alcuna volontà di strumentalizzazione. noi chiediamo ad ogni componente di questo Parlamento di trovare la forza del dialogo e del confronto con le giovani generazioni; chiediamo soprattutto al Governo — a tutto il Governo e non solo al ministro Valitutti — di comprendere la novità positiva di questo nuovo impegno di lotta e di cercare di comprenderlo nell' interesse di tutta la democrazia italiana; chiediamo a tutti di anteporre alle meschine preoccupazioni di parte le esigenze generali della nostra vita democratica , sapendo che tra queste esigenze c' è anche la capacità di saper dialogare, con rinnovata apertura morale e ideale, con le giovani generazioni. e deve essere chiaro a tutta la democrazia italiana che la unica condizione per incontrare il giovane di oggi sul terreno della convivenza costituzionale è quella di saper cogliere l' intreccio tra la salvezza della democrazia e la trasformazione sociale; è il nuovo impegno di giovani che sta a dimostrare che tra la difesa statica della democrazia e la distruzione c' è la trasformazione, dimostra anche che non è vero che ci sarebbe una sorta di frattura antropologica tra le giovani generazioni e la democrazia, che il problema è sempre politico e che la verità è che, se ci si muove con anticipo sul terreno delle trasformazioni, è possibile far partecipare i giovani alla vita democratica . per questo respingiamo con sdegno il sillogismo forcaiolo di chi afferma che da ogni movimento, comunque, si passa ineluttabilmente alla P38 e al terrorismo. no, onorevoli colleghi . è esattamente vero il contrario. è l' incapacità di offrire una prospettiva a chi si muove sul terreno democratico che ostacola l' isolamento che dobbiamo operare nei confronti delle componenti eversive. e, se tutti sono violenti, in realtà sì coprono i veri violenti, gli eversori, i nemici giurati della Repubblica. è ora di finirla, dunque, con la criminalizzazione generalizzata, che fornisce una copertura — questa, sì, davvero generalizzata — ai terroristi e agli eversori. per questo noi ripetiamo da questa tribuna al Governo che l' incapacità di cogliere tale verità rappresenterebbe di fatto un incoraggiamento delle forze eversive. dimostriamo, dunque, onorevoli colleghi , di saper dare fiducia a chi ha fiducia nella nostra democrazia; educhiamo con i fatti i giovani alla convivenza civile. questa, onorevoli colleghi , sarebbe la vera dimostrazione di forza del Parlamento e, nello stesso tempo, la dimostrazione che la democrazia si rinnova e si rigenera attraverso l' apertura e il concorso delle giovani generazioni.