Emma BONINO - Deputato Opposizione
VIII Legislatura - Assemblea n. 614 - seduta del 25-01-1983
Nuove norme a tutela della libertà sessuale
1983 - Governo V Fanfani - Legislatura n. 8 - Seduta n. 614
  • Attività legislativa

signor presidente , colleghe e colleghi, signor rappresentante del Governo, io credo che negli ultimi giorni (alludo a giovedì e venerdì scorsi) e in queste ore il Parlamento si accingeva a dibattere una questione molto delicata, ma anche molto importante, per quanto riguarda non solo le donne nel nostro paese, ma soprattutto un tema — quello della sessualità coatta o costretta — , che a mio avviso è estremamente importante per tutti. ho letto attentamente gli interventi svoltisi in quest' Aula nei dibattiti di giovedì e venerdì scorsi, e intervengo in questa sede proprio a causa di alcune considerazioni, che ho trovato abbastanza stupefacenti, negli interventi di alcuni colleghi. prescindo da chi ritiene sempre, evidentemente sentendosi il primo della classe , di dover assolutamente attribuire ai radicali giudizi del tipo « parlano troppo » o « parlano troppo poco » , in questo caso attribuendo, credo, una disattenzione alle donne radicali (che sono tre) nei confronti di questa legge; ma devo dire che quello che più mi ha stupefatto è che, a fronte delle considerazioni negative o perplesse di fronte a questo progetto — alcune di stampo prettamente reazionario, altre, secondo me, più degne di attenzione — ho trovato negli interventi a favore del progetto aspetti, accenni di paternalismo, tali da farci restar male sul serio. perché essi non mi sono sembrati riconoscimenti di dignità, ma perorazioni di una legge di tutela, non nel senso migliore del termine. vorrei ricordare che quello che a me interessa, e che anzi dovrebbe interessare a tutti, è una legge sulla parità dei diritti e non una legge di tutela, nel senso che ho detto. non ho mai voluto, né accettato leggi speciali a tutela delle donne, proprio per i fenomeni perversi che a lungo andare si possono ingenerare. e non è che noi riteniamo che in questa materia non fosse necessaria una innovazione legislativa; noi anzi riteniamo che essa fosse necessaria e che sia necessaria, e che sollevare il problema, da parte del movimento delle donne è stato un atto politico importante, un atto di stimolo alle istituzioni, secondo me, fondamentale. ma voglio dire che a me pare (per alcuni rilievi che poi farò) che ci troviamo di fronte, invece, ad una occasione che rischiamo di perdere, come già altre volte del resto, rispetto ad esigenze sorte nel paese e non solo per quanto riguarda le donne. il rischio è che il Parlamento si pronunci in modo inadeguato, e si perda così una ennesima occasione rispetto ad una legge, di cui c' era bisogno; e vorrei che ciò fosse molto chiaro. lo stesso articolo 1, che cambia il titolo della legge, mi sembra uno dei passaggi fondamentali del progetto stesso: quello cioè di considerare i delitti contro la libertà sessuale come delitti contro la persona e non contro la moralità pubblica e, di conseguenza, considerare la sessualità come un diritto umano primario a tutti gli effetti e a tutti i livelli. rispetto, però, a questa impostazione, che condivido, a me pare che vi siano alcuni punti nella legge — e li citerò — che non siano così conseguenti. dice il testo della legge, all' articolo 2, che chiunque, con violenza o minaccia, commetta su taluno atti sessuali, ovvero lo costringa a commetterli sulla persona del colpevole, su se stesso o su altri, è punito con la reclusione da tre ad otto anni. non capisco allora perché all' articolo 6 si scriva che il pubblico ufficiale che compie atti sessuali su una persona arrestata o detenuta ha uno sconto della pena, tant' è che è punito con la reclusione da uno a cinque anni! non dico che bisognerebbe considerarla un' aggravante, ma che almeno sia prevista la stessa pena; non capisco infatti il motivo per il quale vi debba essere questo sconto di pena per il pubblico ufficiale . analoga considerazione per quanto riguarda l' articolo 8, che, a mio avviso, è uno dei punti centrali della legge, riguardante il sequestro di persona a scopo di violenza sessuale, in base al quale la pena va da tre ad otto anni: cioè, la stessa pena che viene stabilita all' articolo 2. mi correggano gli esperti se sbaglio, ma mi risulta che nel caso di un sequestro di persona allo scopo di compiere un altro delitto (non parlo dell' estorsione, in base alla quale si arriverebbe a venti o trent' anni di reclusione), la pena è aumentata di un terzo. non capisco quindi perché per il sequestro di persona a scopo di violenza sessuale non debba essere prevista la stessa aggravante. si tratta, badate, non di rilievi tecnico-giuridici, perché non sono una esperta della materia, ma di rilievi dettati semplicemente dalla coerenza con la gravità del fenomeno sociale che stiamo affrontando in riferimento alle pene che vengono comminate. altri colleghi interverranno per sottolineare le perplessità che desta l' articolo 5, che affronta il problema dei minori: ho letto emendamenti presentati da altre parti politiche, e mi pare che sia un punto da rivedere. non so che cosa sia stato deciso in Comitato dei nove per quanto riguarda questo articolo, ma mi auguro che vi sia stata un' ulteriore riflessione sotto questo aspetto. e vengo brevemente a due aspetti che vengono ritenuti fondamentali, da chi ha in merito opinioni contrapposte: mi riferisco agli articoli 11 e 12. mi riferisco cioè alla disputa fra i sostenitori della querela di parte e della procedibilità di ufficio, ed alla costituzione di parte civile per associazioni o movimenti. personalmente sono molto perplessa su tutte e due le posizioni fin qui espresse. comprendo, o credo di comprendere, le motivazioni che sono alla base delle due posizioni, per le quali ritengo vi siano ragioni non totalmente convincenti, ma certamente fondate. tra l' altro, per quanto riguarda la disputa fra querela di parte e procedibilità d' ufficio vi è stato anche un ampio dibattito al momento della stesura della proposta di legge di iniziativa popolare che ha visto coinvolti i comitati ed i collettivi che poi hanno optato per la procedibilità d' ufficio. chi è a favore della procedibilità d' ufficio si appella al motivo che altrimenti la donna, che normalmente è in uno stato di maggiore oppressione, spesso non abbia il coraggio di esternare questo problema e di presentare una denuncia. però, rispetto a questo problema, mi viene da riflettere sul fatto che su un bene così prezioso, come la vita, non sia io, grande, maggiorenne e, se lo sono, vaccinata, a dover decidere se adire o meno l' autorità giudiziaria . la questione non è semplice e, leggendo gli interventi svolti giovedì e venerdì scorso su questo argomento, mi sono accorta che anche altre compagne e colleghe hanno ammesso di essere state travagliate per molto tempo da questo problema. per questo ritengo che sia necessario una riflessione su questo punto, senza posizioni preconcette. è vero, infatti, che la perseguibilità d' ufficio è prevista per tutta una serie di altri reati — è verissimo e questo elemento ha certamente un peso — ; ma bisogna anche ipotizzare il caso in cui, passati alcuni anni dal fatto, per motivi personali, l' offeso non ne voglia più sentir parlare. badate, non ho una convinzione ferrea su questo punto; dico soltanto che ho delle forti perplessità. esattamente, ma quel caso è diverso, perché implica un impulso, una iniziativa da parte mia, come soggetto attivo. sono contenta che vi siano compagne e colleghe già perfettamente decise — per me non è così e quindi seguirò con attenzione il dibattito — , quello però che non capisco è perché, una volta che gli estensori di questo provvedimento, immagino la maggioranza della Commissione, hanno deciso per la procedibilità d' ufficio, questa non sia prevista per gli atti di violenza sessuale tra coniugi o conviventi. questa mi sembra una contraddizione. se è prevista la procedibilità d' ufficio, deve essere prevista per tutti i reati del genere; non comprendo, ripeto, perché si debba escludere la donna coniugata o convivente. forse perché riteniamo che una donna, solo perché sposata, abbia meno problemi di oppressione sociale o culturale, e comunque meno problemi? anzi, può darsi che ne abbia di più rispetto a quel che dice la gente. questa esclusione mi sembra dunque contraddittoria rispetto alla scelta della procedibilità d' ufficio. se si considera il problema della oppressione generale delle donne, per cui determinati episodi bisogna tirarli fuori e portarli allo scoperto, far emergere il sommerso, non può dirsi che la donna sposata sia meno oppressa o meno condizionata. la mia è una semplice riflessione, ma ritengo che, se la Camera deciderà per la procedibilità d' ufficio, dovrà farlo per tutti i casi, visto che la gravità del reato certo non aumenta né diminuisce a seconda che i due protagonisti abbiano o meno un rapporto matrimoniale o di convivenza: è in ogni caso violenza sessuale! vengo ora brevemente all' articolo 12, che prevede la costituzione di parte di associazioni o movimenti nel processo: una volta che la si ammetta, mi chiedo perché venga esclusa la possibilità di chiedere il risarcimento del danno. e non capisco perché si sia in questo mutato il testo della proposta di legge di iniziativa popolare. può darsi che il dubbio derivi da una mia incapacità di capire ma mi sembrerebbe che, una volta che si sia concesso alle associazioni ed ai movimenti di costituirsi parte, sarebbe opportuno eliminare qualunque eccezione. di questo, comunque, avremo modo di discutere a fondo. mi sono limitata ad alcune brevi indicazioni per sottolineare che la delicatezza ed anche l' importanza della materia implicano, per i risvolti che determineranno in termini non solo culturali, ma anche processuali (soprattutto per le parti lese e per chi dovrà applicare la legge), la necessità di chiarire alcuni aspetti non soddisfacenti ed altri in parte contraddittori. rimangono tutte le mie perplessità di fondo e seguirò attentamente il dibattito, nella speranza che si arrivi ad un confronto che non sia soltanto di posizioni giuridiche, ma anche sulla situazione reale che si deve affrontare, e nella speranza anche che, con altrettanta urgenza ed accanimento, questa Camera affronti il più presto possibile il problema della informazione sessuale nelle scuole che, se ben risolto, potrebbe aiutare molti a vivere la sessualità — qualunque essa sia, anche nelle forme più particolari — con maggiore rispetto, maggiore dignità e maggiore libertà.