Emma BONINO - Deputato Opposizione
VIII Legislatura - Assemblea n. 595 - seduta del 13-12-1982
1982 - Governo V Fanfani - Legislatura n. 8 - Seduta n. 595
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , colleghe e colleghi, signor presidente del Consiglio , poiché sono la prima ad intervenire, fra i deputati radicali, ritengo necessario spiegare a lei, signor presidente del Consiglio , che per la prima volta viene in questa Camera... ha ragione, presidente! ritengo necessario spiegare — dicevo — perché non abbiamo accettato, signor presidente , in conferenza dei capigruppo , che il dibattito sulla fiducia si svolgesse velocemente anche in questa Camera, in modo molto rapido, improvvisamente presi dall' ansia dell' efficientismo o dell' efficienza. le forze di maggioranza, dopo aver costretto le due Camere a paralisi di mesi, con la prima crisi di agosto e con l' altra crisi, improvvisamente prese dal raptus di fare in fretta, hanno ritenuto che pensare a tre o quattro giorni di dibattito parlamentare fosse una cosa inconcepibile e pura logomachia, e che invece fosse necessario andare al sodo, stringere, andare avanti. noi non abbiamo ritenuto che fosse così. le devo dire che in questi anni abbiamo tentato di far sì che il Parlamento, magari con il nervosismo di altri colleghi, rimanesse il centro del dibattito politico, il centro non soltanto urbanistico (tale rimane per forza di cose), ma anche politico del dibattito, dei conflitti, delle diverse esigenze che si confrontano nel nostro paese. purtroppo, devo dirle che nella mia esperienza, ormai lunga, di questa Camera, mi è parso che sempre più vada diminuendo l' importanza di questo dato istituzionale e che il Parlamento, per volontà delle maggioranze e dei vari governi che si sono succeduti, anche di quelli laici, sempre più sia esautorato dalle sue prerogative, dalle sue funzioni, privato della sua importanza dall' abuso dei decreti legge (che non sono prerogativa dei presidenti del Consiglio democristiani, ma che sono stati un' eccellente prerogativa del presidente Spadolini uno e bino), dai consueti vertici del presidente del Consiglio con i segretari dei partiti. e siamo arrivati addirittura, signor presidente del Consiglio , a dibattiti parlamentari di pre-crisi, in cui i colleghi della maggioranza non hanno neppure preso la parola, forse disdegnando di portare in quest' Aula le motivazioni della crisi imminente, che tutti davano per scontata (e che la televisione e i giornali ci propinavano con abbondanza di particolari a proposito dei dissensi all' interno del Consiglio dei ministri ), non volendo informare questa Assemblea di cosa stesse succedendo. lei sa che anche forze della maggioranza — il gruppo socialista, ad esempio, che è così attaccato alle vicende istituzionali e ai problemi istituzionali — hanno persino parlato di « sfiducia costruttiva » in Parlamento. non soltanto non siamo alla sfiducia costruttiva, sulla cui opportunità potremmo discutere a lungo, ma non siamo neppure al dibattito sulla sfiducia, che soltanto l' intervento del presidente Pertini, rinviando in extremis il Governo alle Camere, ha salvato in modo formale. ma le facevo questi esempi, che lei conosce certamente meglio di me, per esprimere il disagio che spesso, come deputata, avverto, con i miei colleghi, nel vedere esautorato questo luogo così importante, dal mio punto di vista , di confronto, di dibattito, di scelte finali e di decisioni, nel vedere come spesso sia stato considerato e voluto come puro luogo di ratifica di decisioni prese altrove, comunicate in anticipo all' opinione pubblica e che noi, sostanzialmente, siamo chiamati a ratificare. abbiamo ritenuto nostro dovere esprimere con estrema chiarezza le nostre posizioni sui vari temi che lei ha voluto toccare nella presentazione del suo programma e su altri che lei non ha voluto o potuto inserirvi, perché riteniamo che il Parlamento sia anche e soprattutto un luogo di iniziativa e, per quanto ci riguarda, di lotta politica. e le dico che se il suo programma rimarrà com' è, anche nella replica, l' opposizione del nostro gruppo sarà molto netta: netta nel Parlamento e nel paese, ovviamente con la forza che abbiamo, che è molto poca, ovviamente con gli strumenti che abbiamo. le dico che questo luogo è per noi un luogo di lotta politica perché, diversamente dai colleghi e compagni comunisti, non siamo disponibili ad accettare la logica del doppio binario , quella cioè della lotta nel paese e della mancanza di lotta e di trasformazione della lotta in iniziativa politica in questo Parlamento. non siamo disponibili ad accettare questo doppio binario e, allora, cercheremo di portare già in questo dibattito sulla fiducia al Governo i temi che ci contrappongono, non per ribadire posizioni scontate, bensì per vedere se è possibile, almeno su uno di questi, trovare convergenze significative di metodi, di strumenti, di iniziative, di interventi che possono accomunarci pur nella diversità delle varie posizioni e pur negli scontri che ovviamente vi saranno. dico francamente, colleghi comunisti, che non capisco la vostra reticenza ad impostare qui, in sede di dibattito sulla fiducia, ad esempio la battaglia contro l' installazione di missili a Comiso, tradottasi nella marcia Milano-Comiso che avete patrocinato e su cui vorrei discutere, perché, come sapete, non ne condivido l' impostazione. credo che un luogo di approfondimento del tema, non solo con noi (vi interessa poco, magari), ma con lo stesso Governo sia proprio questo. e credo che il tentativo di convincere (perché questa è la forza e l' essenza del dialogo) o di essere convinti non possa misurarsi con un intervento, certo molto preparato, molto equilibrato, perfetto, del collega Napolitano, o di chi per lui. ritengo invece che il tempo, la parola, l' essere obbligati a riflettere siano gli unici strumenti che in un Parlamento, ed in un dato di vita democratica , debbano essere usati quando temi di fondo ci contrappongono, come accade appunto per il problema del riarmo, delle spese militari, della pace e della sicurezza. certamente non sarete così ingenui da ritenere che l' installazione di missili a Comiso sia un puro problema di carattere locale, tant' è che la marcia si è svolta da Milano a Comiso. certo saprete meglio di me che tale problema è anche del Governo, del Parlamento, di Roma; non è possibile farlo scadere a livello locale. ed allora se non usiamo, colleghe e colleghi, gli strumenti di cui disponiamo per tentare di convincere altri, se non diamo per scontata la forza — o la debolezza — dei numeri, affinché questa non sia sempre la sola determinante (sappiamo bene come ci divideremmo se andassimo ad una mozione...), il problema rimane quello del dibattito politico, perché ai titoli, comparsi su L'Unità , di fuoco, di opposizione a questo Governo non corrisponde la vostra forza parlamentare nel dibattito sulla fiducia, per tentare di strappare almeno un dato di riflessione e di ripensamento del presidente del Consiglio circa quanto ha detto al Senato, sia in sede di illustrazione del programma, sia in sede di replica. questo modo di intendere le istituzioni — la lotta alla iniziativa politica — ci divide, a parte le divisioni nel merito di molte questioni. tendevo, comunque, a spiegarle, signor presidente del Consiglio , come l' uso intenso che il gruppo radicale fa del Parlamento e delle istituzioni fosse, in realtà, un tentativo di trovare punti di intesa e di convergenza. qualche sprovveduto, qualche collega, spero non lei, ma glielo anticipo... no, volevo metterla in guardia. qualche collega, qualche giornalista, per l' ennesima volta a sproposito, sta — dicevo — parlando di ostruzionismo radicale. vorrei dunque soffermarmi su alcuni punti, perché le cose siano assolutamente chiare. innanzitutto, quando il gruppo radicale decide l' ostruzionismo, normalmente — e finora lo ha sempre correttamente fatto — lo dichiara; in secondo luogo, le maggioranze e le opposizioni, particolarmente seccate di essere state tenute qui qualche domenica o qualche notte, hanno velocemente cambiato il regolamento così che l' ostruzionismo non è più possibile ed è soltanto possibile qualche azione di resistenza che si traduce in alcune ore o in alcuni giorni, niente di più. in terzo luogo, e vengo alla parte istituzionale del suo intervento, signor presidente del Consiglio , credo che, ad una riflessione meno superficiale e più approfondita, vada chiarito cos' è l' ostruzionismo e che cosa è stata ed è la presenza radicale; soprattutto, cosa è stato ed è l' ostruzionismo strisciante, nascosto, delle varie maggioranze, ostruzionismo che non è durato qualche ora o qualche giorno ma mesi ed intere legislature. un ostruzionismo certo non dichiarato, un ostruzionismo certo molto camuffato, un ostruzionismo silenzioso, molto, molto più efficace, contro le riforme che il nostro paese aspetta da decenni. dove è finita la riforma pensionistica , oppure l' abolizione dei reati di opinione? a che punto sta la riforma della Pubblica Amministrazione ? che fine hanno fatto le proposte di legge di iniziativa parlamentare, magari delle opposizioni, che non vengono neanche prese in considerazione, neppure per respingerle? come ho detto anche per quanto concerne il Governo Spadolini-bis, sono molto contenta che lei, signor presidente del Consiglio , non ci abbia più parlato della necessità, urgente e straordinaria, di adeguare i regolamenti delle Camere, ma in particolare della Camera, in ordine alle corsie preferenziali . questa definizione magica non abbiamo in realtà capito in cosa consistesse... mi spiace di ripeterlo a lei, presidente Scalfaro, che ha già sentito tutto questo una volta, ma mi corre l' obbligo di farlo... dicevo che non abbiamo capito cosa fossero queste corsie preferenziali . abbiamo cercato di spiegare al presidente Spadolini che già esiste nel nostro regolamento una possibilità di corsia preferenziale per i disegni di legge : basta chiedere l' urgenza (che normalmente viene accordata) e la Commissione ha tempo soltanto 60 giorni per approvare il provvedimento, che può per altro essere votato prima. come lei sa, poi, signor presidente , l' ordine del giorno ed il calendario di questa Camera si stabiliscono a maggioranza; la maggioranza, dunque, può iscrivere all' ordine del giorno i disegni di legge che il Governo ritenga importante approvare. ammettiamo pure che l' « incivilissimo » gruppo radicale decida di fare le barricate, ebbene, va rilevato che queste ultime, in termini di regolamento, consistono forse in quattro o cinque giorni, in quattro o cinque notti, di discussione. esiste quindi la possibilità regolamentare; ciò che non esiste è una coesione tale, nella maggioranza, da rendere applicabili questi strumenti. ed infatti provvedimenti del Governo che noi abbiamo definito « esplorativi » giacciono di fronte alle Commissioni, ma non per l' ostruzionismo di qualche forza dell' opposizione particolarmente impazzita, bensì per la mancata coesione della stessa maggioranza. nella parte istituzionale del suo discorso programmatico, però, lei ci parlava di un dibattito nelle due Camere, da concludersi con una mozione che serva di preparazione, se ho ben capito, all' opera di una Commissione bicamerale. volevo allora sottolineare la necessità di porre molta prudenza nella predisposizione del disegno di legge istitutivo della Commissione bicamerale. immagino che tale Commissione sarà istituita con legge. ecco: la mozione è un atto di indirizzo al Governo. non capisco bene — ma lei, signor presidente del Consiglio , in sede di replica certamente ci illuminerà — il rapporto tra la mozione, strumento di indirizzo al Governo, e l' istituzione di una Commissione bicamerale. la ringrazio. aggiunto comunque che questa Commissione bicamerale, che deve prendere in esame i problemi istituzionali sul tappeto, prima di inoltrarsi sul terreno novellistico, in vista di innovazioni più o meno avventurose, dovrebbe porre particolare attenzione all' attuazione del dettato costituzionale. noi non siamo pregiudizialmente contrari ad ogni innovazione, ma riteniamo occorra un minimo di riflessione, prima di passare ad un intervento in questa materia. ma credo che ancor più prudentemente debba muoversi questa Commissione nel trattare i dati regolamentari delle due Camere, e non soltanto perché esiste, in ciascuna delle due Camere, una Giunta per il regolamento, che per altro ha all' esame... volevo appunto sottolineare questa esigenza, che mi sembra particolarmente rilevante, in modo che sia evitata ogni interferenza tra questi diversi organi, ognuno dei quali — mi auguro — sarà preposto ad un determinato settore. ma voglio farle, signor presidente del Consiglio — per arrivare al punto centrale del nostro intervento — , un esempio di ostruzionismo della maggioranza, su un tema che ci sta particolarmente a cuore: quello del provvedimento contro lo sterminio per fame nel mondo . si tratta di un provvedimento che — al di là del merito, che non ci trova affatto consenzienti, non fosse altro che per il fatto di non avere finanziamento — è pronto da tempo per l' Assemblea, ma che questa Assemblea non riesce ad esaminare proprio perché la maggioranza non vuole. mi creda, signor presidente del Consiglio : proprio su questo problema dello sterminio per fame non è una finzione dialettica la mia richiesta di effettivo dialogo, la mia speranza che la sua replica non rappresenti, come è sempre accaduto nel passato, il convenzionale riconoscimento delle posizioni espresse che di fatto copre, un po' ipocritamente, il rifiuto di prenderle effettivamente in considerazione. però giustamente a questo punto lei potrebbe rispondermi che non a caso, ma per maturate scelte politiche di vita, non è iscritto al gruppo radicale, ma, da molti lustri, al gruppo democratico cristiano . certo, sarebbe presunzione intollerabile da parte nostra la pretesa di vederla allineata su posizioni libertarie, socialiste, antimilitariste, proprie del gruppo radicale; ma sulla questione dello sterminio per fame credo, signor presidente del Consiglio , che tutti coloro che credono nella sacralità della vita e nell' impossibilità di sacrificarla in nome di un qualsiasi altro ideale o di un qualsiasi altro interesse debbano trovarsi d' accordo, a prescindere dalla propria fede politica o ideologica. prima e dopo ci potremo scontrare sulle politiche e i modelli di sviluppo dei paesi del terzo mondo , dei paesi industrializzati , sulle politiche di cooperazione tecnica, agroalimentare; ma su una cosa credo sia necessario trovare un' intesa, cioè sulla inammissibilità di lasciar morire milioni di persone, a prescindere da tutto il resto, cioè da cosa succederà dopo, e con tutti gli altri alibi che accompagnano tristemente questo genocidio. se così non fosse, signor presidente , se non riuscissimo ad intenderci almeno su questo tema, consapevolmente e senza alcuna ingiuria dovremmo ritenere che anche lei ritiene sia politicamente necessario farsi prosecutore di una politica quale è stata quella fino ad ora seguita che, nelle nostre responsabilità, più o meno grandi o più o meno piccole, è una politica di morte. ecco perché, per noi radicali, il dialogo sul problema dello sterminio per fame non è un dettaglio, un problema fra gli altri, ma l' elemento costitutivo della nostra stessa possibilità di credere nella politica, nella capacità di questo sistema di fronteggiare almeno i più gravi fenomeni storici oggi incombenti su tutti noi. le motivazioni che ci hanno convinto a scegliere questo tema, non come uno dei tanti, ma come il tema del nostro tempo e della nostra epoca, fanno capo sostanzialmente a tre ordini di motivi. la prima motivazione — credo di non avere la necessità di motivarla — si richiama all' obbligo morale che credo debba accomunare tutti noi, e che credo, almeno per chi come lei professa una certa fede, trovi dati di sostegno proprio nei documenti cattolici, anche non recenti, degli ultimi venti-trenta anni. per questo mi sembrerebbe addirittura ingeneroso citare questi documenti o leggere alcuni passi degli stessi, che hanno convinto anche me, che cattolica non sono, che l' obbligo morale debba costituire un elemento unificante per un tema di questa portata. quindi non citerò questi documenti, che riguardano l' obbligo morale, anche perché ritengo che lei li conosca molto bene, per l' esperienza politica e gli incarichi ricoperti all' interno dell' Assemblea delle Nazioni Unite . quando Senghor dice testualmente che: « credenti e socialisti hanno bisogno in quest' ora di dubbio e di dure prove di credere negli uomini che dicono di condividere la nostra fede e la nostra ideologia o per lo meno la nostra speranza nell' uomo » , credo possa riassumere quello che noi riteniamo sia possibile avere in comune, salvo poi scontrarci su tutto il resto. la prima motivazione, dicevo quindi, è quella dell' obbligo morale, su cui non è il caso neanche di spendere molte parole. ma, se l' obbligo morale non dovesse convincerla a sufficienza, c' è un' altra motivazione che ci sembra particolarmente importante: lo sviluppo per la pace e la sicurezza internazionale, per la vera pace e la vera sicurezza. la citerò, più avanti, avendo letto interventi che lei ha fatto più recentemente, ed anche all' Assemblea delle Nazioni Unite tanto tempo fa. questo ancora non l' ho letto, evidentemente. è un quesito che le porrò più avanti. vede, quando la stessa Populorum progressio ci dice che il nuovo nome della pace oggi è lo sviluppo; o quando ci dice che la pace non è assenza di guerra, frutto di equilibrio sempre precario delle forze, ma che essa si costruisce giorno per giorno nel perseguimento di un ordine; ecco, credo che questo sia un dato convincente, che deriva da un certo tipo di fede e di parte politica , e che ha trovato consonanza in altre analisi fatte da altre commissioni, non cattoliche; mi riferisco qui sia al rapporto Brandt, da una parte, sia e soprattutto all' analisi fatta dalla commissione Carter, dall' altra. quest' ultima di fatto dice: « proprio in questo momento di così gravi difficoltà dal punto di vista dell' approvvigionamento energetico e di mantenimento della pace tramite le armi, l' unica iniziativa e dato possibile per cominciare ad assicurare la pace duratura è risolvere il problema del sottosviluppo » . la Commissione ritiene che sia null' altro che un' illusione semplicistica quella di basare la sicurezza sulle armi, anche nucleari. come vede, c' è una convergenza di documenti che pure provengono, in tempi diversi, da parti politiche ed ideali così diverse. e la commissione Carter, ad un certo punto, ci dice persino che il disordine economico ed internazionale, la fame, la povertà, la morte per fame (che sia calcolabile o meno): tutto l' insieme di questi problemi minaccia la sicurezza internazionale tanto quanto un esercito in avanzata, o gli arsenali militari. ed allora, se di questo siamo convinti, se, per riprendere le sue parole, « lo sviluppo economico e sociale coordinato della comunità internazionale è ritenuto la migliore garanzia per la sicurezza internazionale » (1966), a riprova ed a precisazione di un altro suo concetto, che i due problemi — quello del disarmo e quello della sperequazione economica tra nord sud — sono in effetti intimamente collegati tra di loro, dato che significativi progressi in materia di disarmo renderanno possibile la mobilitazione di maggiori risorse ed energie in favore dello sviluppo economico ; se tutto questo è vero, se è vero (io lo condivido) quanto lei ha detto, e cioè che a noi tocca non tanto deplorare ciò che accade, ma agire, io le chiedo, signor presidente del Consiglio , nel momento in cui potrebbe, in ragione del suo alto incarico, non tanto deplorare ciò che accade, ma agire, perché non è stato questo — la sfida allo sterminio per fame — il problema coerentemente posto al centro di questo programma di Governo ; o per lo meno, se non al centro del programma diciamo almeno al centro della politica estera di questo Governo. ebbene, io ho colto la novità della sua dizione per quanto riguarda la lotta allo sterminio per fame; e ci arriverò più avanti, facendole alcune proposte precise, proprio perché questa novità diventi un dato più concreto, e a nostro avviso più realizzabile. lei sa che questo è il problema della sicurezza, della pace e del disarmo, che sono così strettamente condizionati dai nuovi possibili rapporti con il sud del mondo, ma sono anche strettamente condizionati agli stessi drammatici problemi economici ed occupazionali del nostro paese, che troverebbero uno sbocco positivo nella modificazione proprio di quei fattori internazionali che hanno determinato il processo inflazionistico e recessivo italiano. lei sa bene che la sola possibilità di uscita dalla crisi è strettamente connessa ad una soluzione equa del problema energetico e dell' aumento della domanda mondiale. proprio perché questo panorama ci sembra così chiaro, ci sconforta che lei non abbia raccolto questa sfida, ma ci abbia in un qualche modo annunziato la sua volontà di proseguire nella impossibile costruzione di una pace fondata sul riarmo, sulle spese militari. così abbiamo inteso, ma i nostri interventi qui, le nostre considerazioni aggiuntive, le dicevo, sono una forma, per quanto ci è possibile, regolamentare ed istituzionale di pressione, di richiesta di chiarimento, di richiesta di riflessioni ulteriori, di dati più tranquillizzanti, almeno in sede di replica. e badi bene che io sono assolutamente convinta che una politica militarista ed imperialista sia capace di garantire nel breve periodo, con l' armamentario tradizionale delle politiche tariffarie, monetarie e militari, con la rapina delle risorse naturali dei paesi del terzo mondo , un congelamento più o meno lungo della conflittualità internazionale. ma questa strategia ha un solo difetto: comporta necessariamente l' impiego della violenza, della guerra, senza poter assicurare né la limitazione geografica del conflitto né il non superamento della soglia nucleare. per poter garantire all' Occidente industrializzato un flusso garantito e a prezzi compatibili delle fonti energetiche e delle materie prime , per poter sostenere nella stessa linea politica la concorrenza dell' altro blocco economico e politico (quello sovietico), è necessario in un qualche modo sporcarsi sempre di più le mani, destinare sempre maggiori risorse alle armi, convivere senza inutili pietismi con i sempre più vasti campi di sterminio , dove devono essere condannati a morire, a tutela dei nostri privilegi e del nostro benessere, a breve termine milioni di uomini. e impegni di voler percorrere fino alla fine questa strada sono tutti davanti a noi nel duplice aspetto: da una parte nelle sue ammissioni e anche, signor presidente del Consiglio , nelle sue omissioni. tratterò prima delle ammissioni: di fatto l' accettazione dell' incremento dal 1980 al 1983 del 105 per cento delle spese militari; l' accettazione del programma di riarmo del nostro paese, che già oggi registra un fabbisogno di 35 mila miliardi, che salirà a 74 mila nel 1987, per raggiungere alla fine del decennio la cifra pazzesca di 120 mila miliardi. di fatto c' è nella sua esposizione l' accettazione dell' estensione geografica della NATO ai paesi del Medio Oriente ; la trasformazione definitiva del nostro paese a trampolino per la forza di pronto intervento USA; il coinvolgimento militare sempre più massiccio del nostro paese nelle regioni africane (prima con il Sinai, dopo con il Libano uno, il Libano due, forse in attesa del Libano tre), che vedrà l' ulteriore rafforzamento bellico italiano in quel paese, dopo la Somalia e magari con la prospettiva della Namibia. mi sembra che questo quadro sia sufficientemente chiaro per quanto lei ci ha detto; e solo chi si rifiuta ostinatamente di vedere, non riesce a scorgere nella sua piattaforma programmatica la totale accettazione di questa strategia. ma dicevo non solo nelle ammissioni, signor presidente del Consiglio , ma anche nelle omissioni. ed è significativo in realtà il suo silenzio davanti al seppellimento definitivo del ruolo svolto dal nostro paese come forza trainante — ci pare di capire — nello stato di crisi in cui sono oggi le organizzazioni delle Nazioni Unite , alla demolizione di ogni ruolo internazionale delle Nazioni Unite operata in questi anni anche dall' Italia, a nostro avviso, per esempio, con la decisione di procedere con accordi bilaterali o multilaterali alle citate avventure militari. ed è inquietante — e mi permetto su questo di insistere particolarmente — il suo silenzio sui due eventi, tra loro strettamente collegati, che sono oggi sottoposti all' attenzione preoccupata dell' opinione pubblica e che io spero e mi auguro troveranno in sede di replica una parola particolarmente chiara, senza che questo Parlamento debba aspettare il 20 dicembre per potere almeno avere delle indicazioni. mi riferisco al ruolo attivo dei servizi dei paesi comunisti nell' attentato al pontefice e quello, a nostro avviso egualmente eversivo, del complesso militare industriale italiano nelle trame e nelle operazioni terroristiche che hanno segnato la storia nazionale ed estera di quest' ultimo decennio. sono convinta che dietro la rituale gesticolazione riarmista, che dovrebbe essere giustificata dalla minaccia sovietica, invece si nasconde una sostanziale subalternanza e complicità politica ed economica all' imperialismo, anche quello sovietico, e alla sua azione destabilizzante. è un' affermazione apparentemente paradossale, ma che invece trova pieno riscontro teorico nella constatazione che l' Occidente, la sua politica, non concorre con i paesi dell' Unione Sovietica sulla base dei valori di civiltà e di libertà, ma concorre invece nella spartizione del sud del mondo, delle sue ricchezze, perfino dei suoi morti. non vi è scontro ideologico tra il capitalismo e il socialismo sovietico, uno scontro di pensieri, di valori, di progetti, fra la classe politica occidentale e quella orientale, ma tutte e due praticano, in concorrenza tra di loro, quella politica per cui milioni di morti sono sterminati per fame e che sono solo in realtà la punta di un iceberg molto più vasto. sulla base di tutto questo, se così è, forse è spiegabile il suo silenzio sulla Bulgaria, così come, per altro verso, sulla Turchia, perché nel tragico gioco delle parti all' Unione Sovietica non può essere impedito di fare quello che gli USA fanno in Turchia o nel Salvador; se questo è il gioco delle parti. se così non è, non vi è altra possibile spiegazione ad una inattività totale del governo italiano ed anche del suo ministro degli Esteri , con queste prese di posizione — come possiamo chiamarle? — non solo non soddisfacenti o timide, ma in realtà inesistenti, in cui si fa il minimo che si possa fare, per cui, se la Bulgaria richiama il suo ambasciatore, allora è giocoforza che richiamiamo anche il nostro, almeno per essere alla pari, ma niente di più. e certamente qui sarebbe bene che si potesse concorrere in questo dibattito dimostrandoci il contrario. per questo chiedo formalmente di interrompere le linee di credito con la Bulgaria e gli altri paesi socialisti, per impedire almeno il finanziamento da parte del contribuente italiano delle attività destabilizzatrici di quei paesi in Italia, e ancora e subito l' impegno del Governo ad istituire un registro pubblico di tutte le transazioni di armi che vengono operate direttamente o indirettamente nel nostro paese per finalità destabilizzanti nel terzo mondo non dissimili da quelle praticate dall' Unione Sovietica . questa proposta di legge , come lei sa, è all' esame della Commissione difesa della Camera, ed un impegno del Governo per la sua rapida approvazione credo sarebbe quanto mai opportuno. avendo integrato in qualche modo l' aspetto pace-sicurezza, con quello di prospettiva e di respiro economico per quanto riguarda questo nuovo dialogo nord sud , che potrebbe vedere il nostro paese almeno in qualità di promotore di una iniziativa, e non solo subalterno al tradizionale dialogo est ovest , devo dire che a tutto questo ci spinge, oltre che l' obbligo morale ed una visione lungimirante della pace e della sicurezza, anche un obbligo giuridico. io credo, infatti, che abbiamo anche un obbligo giuridico ormai consolidato, non solo per tutte le risoluzioni votate dall' Assemblea delle Nazioni Unite , ma anche per i patti votati in questo Parlamento recentemente (il patto per i diritti economici e sociali) che invece non trovano alcuna applicazione. esiste certamente un obbligo giuridico anche su questo aspetto, se vogliamo discutere di quale rilievo, di quale peso abbiano, ad esempio, le risoluzioni accettate in sede di Assemblea delle Nazioni Unite e non vogliamo, invece pensare, che l' unico nostro interesse sia quello di non applicare e rispettare queste risoluzioni. mi riferisco in particolare alla risoluzione dell' Assemblea delle Nazioni Unite numero 2626 del 1970, che chiedeva di devolvere lo 0,7 per cento del prodotto nazionale lordo agli aiuti pubblici allo sviluppo. non solo non l' abbiamo attuata, ma siamo lontanissimi dall' attuarla; non c' è neppure un impegno preciso che preveda una determinata scadenza, eppure si tratta di una risoluzione votata dodici anni fa. le condizioni non sono certe migliorate, anzi sono peggiorate; ed i problemi delle tensioni, della rabbia, della disperazione, non solo hanno trovato alcun miglioramento, ma sono di gran lunga peggiorati. se non volete rifarvi alle risoluzioni delle Nazioni Unite perché le ritenete un dato puramente diplomatico, almeno considerate i patti approvati da questo Parlamento non tanto tempo fa, bensì il 15 settembre 1978. mi riferisco, ripeto, al patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali. tenete conto almeno di questo, o lo abbiamo votato per non farne nulla? lo abbiamo votato proforma, solo per non applicarlo? l' articolo 11 di questo patto votato dal Parlamento nel 1978 parla in modo estremamente specifico di riconoscere il diritto fondamentale di ogni individuo alla libertà dalla fame. è questo un dato tassativo, cui invece non sono seguiti atti concreti. mi si dirà che di fatto i patti internazionali non sono un obbligo vincolante, mi si dirà che la stessa formulazione non è vincolante — giuristi esperti mi hanno detto che lo stesso uso dei verbi al futuro dà una indicazione della mancanza di un obbligo immediato — , ma mi chiedo e chiedo a voi a cosa servano allora le riunioni e le decisioni internazionali, se poi non vengono applicate ed anzi vengono costantemente calpestate. se condividiamo l' impostazione secondo cui il sottosviluppo e la fame costituiscono un focolaio di tensione latente ed esplosivo, allora perché non prendere almeno una iniziativa che non comporta spese? perché, ad esempio — lo propongo, non appellarsi all' articolo 24 dello statuto dell' Onu e chiedere una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ? se è vera e condivisa da moltissimi paesi la nozione della fame, dello sterminio e del sottosviluppo come attentato alla sicurezza e alla pace internazionale, perché, ad esempio, non chiedere una convocazione di urgenza del Consiglio di sicurezza ? non ci si può rispondere che non abbiamo i soldi: si tratta di una iniziativa diplomatica. certo, non si tratta di un fatto automatico, occorre che sia accettato l' ordine del giorno , eccetera... lo so benissimo: ma farne un motivo della politica estera italiana, della nostra diplomazia... certo, neanche il Consiglio di sicurezza avrà la bacchetta magica per risolvere tutto dall' oggi al domani, ma può assumere quelle decisioni vincolanti che nessun altro organo può assumere. di qui un altro grave problema, quello che manca un' autorità mondiale dell' alimentazione. la richiesta di un' autorità mondiale dell' alimentazione è stata avanzata nella conferenza mondiale dell' alimentazione del 1974, che allora non fu accettata, ma che dimostra come già allora era presente questo problema. chi coordina le varie attività delle organizzazioni delle Nazioni Unite ? chi riesce a stabilire le priorità? lei sa, signor presidente del Consiglio , che ci troviamo nella situazione in cui ogni organizzazione benemerita delle Nazioni Unite si riunisce e decide le proprie priorità. per cui, la Fao, ad esempio, decide il Progetto 2000 , che si può discutere, criticare, ma è pur sempre un' indicazione; il Consiglio mondiale dell' alimentazione si riunisce e invece decide per le strategie alimentari (siamo sempre in tema, ma è un' altra cosa); l' UNIDO si riunisce due mesi dopo e propone come priorità assoluta l' industrializzazione. a questo punto, mancando un organo di coordinamento che sappia stabilire le priorità degli interventi, degli stanziamenti, degli investimenti, anche le buone volontà soggettive delle singole organizzazioni delle Nazioni Unite e dei singoli esperti che in esse lavorano trovano di fatto l' ostacolo di non riuscire a stabilire, esse stesse, delle priorità di investimento. questo lo so e ne sono lieta. vorrei però sottolineare la necessità che l' inizio dell' attività di questo Centro mondiale per l' alimentazione, che non ha poteri vincolanti, e non li può avere, possa essere preceduta da una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite , che ha altri poteri politici e diplomatici rispetto ai paesi membri , e che può stabilire, certamente non dall' oggi al domani, un' iniziativa politica trainante almeno nella definizione delle priorità. è evidente che in questo caso ci saranno scontri politici enormi, che qualcuno porrà il veto; ma quella che vi indichiamo è una linea di tendenza , sapendo bene che non sarà facile né ottenere questa riunione, né stabilirne l' ordine del giorno . so bene che occorreranno mesi, ma saranno mesi di iniziativa, mesi in cui possano contare qualcosa — e ne parlerò più tardi — anche i fondi che abbiamo stanziato. non si allarmi, signor presidente del Consiglio ... ho visto! voglio dirle, innanzitutto, di non allarmarsi e poi di abituarsi! perfetto! arriva quindi già da una buona scuola; però, al Senato Spadaccia era solo, e quindi la cosa era superabile: qui continuiamo ad essere pochi, ma comunque qualcuno in più; e quindi, signor presidente del Consiglio , su altri temi che non toccherò (mi soffermerò solo sullo sterminio per fame), lei sarà stimolato da interventi di altri miei colleghi. come? dica, signor presidente del Consiglio ! veramente non intervengo per avere il tuo applauso, ma per cercare di convincere il presidente del Consiglio ; il che credo sia impresa anche più ardua, ma ci sto provando lo stesso. no, voglio cercare di convincerla, signor presidente , e aspetterò con estrema fiducia la sua replica. no, perché, come ho detto all' inizio, ritengo di avere almeno il dovere della chiarezza. ho parlato prima del problema pace-sicurezza, dei vincoli giuridici che comunque sussistono, delle iniziative diplomatiche che possiamo avviare. e ho dato per scontata la rilevanza economica del nuovo dialogo nord sud , rilevanza economica per il nostro paese, il cui intervento non è frutto di carità pelosa né di benevolenza, essendo invece un investimento che tornerà, anche se non nel breve periodo. basta avere un minimo di lungimiranza per avere risultati migliori. su questa strada sono stati già elaborati molti studi che dimostrano che lo sfruttamento intensivo a breve termine delle risorse del terzo mondo non è più economicamente vantaggioso neppure per noi, rispondendo alle esigenze di un paleocapitalismo d' assalto, ma non a quello di un capitalismo maturo e per di più in crisi strutturale. le pressanti esigenze della perdurante crisi economica hanno aggravato i contrasti esistenti e inducono ancora oggi i paesi industrializzati , vittime di una grave miopia politica, a strappare tutti i possibili vantaggi nell' immediato piuttosto che a perseguire risultati più seducenti, anche se differiti nel tempo. abbiamo fatto la nostra scelta di priorità sostanzialmente per questi quattro motivi, prendendo atto dei parziali o totali fallimenti delle strategie per lo sviluppo del primo e secondo decennio delle Nazioni Unite . parlo, senza essere troppo drastica, di fallimenti notevoli anche se non totali, visto che la fame non accenna a diminuire, che il numero delle persone colpite dalla fame non si restringe affatto, che degli obiettivi stabiliti dalle varie risoluzioni delle Nazioni Unite non ne è stato raggiunto nemmeno uno. mi riferisco a quelli previsti per gli anni 70 e 80 e anche a quelli previsti per gli anni 80 e 90: nulla ci fa sperare che anche questi ultimi possano essere raggiunti. vorrei tanto che qualcuno potesse dimostrarmi che la strada e le proposte politiche da noi indicate (che si traducevano in un « diamo priorità alla sopravvivenza immediata » , con interventi straordinari ed urgenti che avviassero anche a soluzione i problemi infrastrutturali) erano errate. sarei stata molto contenta anche se qualcuno mi avesse dimostrato che la strada seguita negli ultimi venti anni ha dato i risultati sperati. purtroppo però, se esaminiamo le varie risoluzioni (comprese quelle per gli anni dal 1980 al 1990), vediamo che non sarà praticamente possibile raggiungere le mete indicate. lei sa bene che l' obiettivo fissato per il 1984 era quello di eliminare totalmente l' analfabetismo (quanto siamo lontani!) e la fame e la malnutrizione! tutti i dati della Banca mondiale e della Fao dimostrano quanto siamo lontani da questi obiettivi e dimostrano anche che anzi il problema si è andato sempre più aggravando e che la prospettiva per gli anni Duemila è ancora più nera, con tutti i fenomeni intercorsi, che sicuramente contribuiscono ad un aggravamento. e non parliamo della produzione agricola, il cui aumento era fissato per il quattro od il sei per cento : ovviamente, non è stato raggiunto. ci sono paesi del terzo mondo che, esportatori di alimenti fino alla seconda guerra mondiale , sono oggi importatori gravati di debiti: siamo a centinaia di tonnellate di cereali per tipo di sopravvivenza! tutto questo, colleghi, non è per maledizione divina o biblica che si incentra, chissà perché, al di sotto dell' equatore. esistono cause, volontà politiche precise in cui anche il non intervento rappresenta una spesa politica. poiché non ci possono arrivare, evidentemente scegliamo questa nuova strada per noi vantaggiosa dai punti di vista della pace, della sicurezza e dell' economia, con un respiro più ampio che non i prossimi mesi o le elezioni ad aprile. poiché questo è un dialogo che le due superpotenze non vogliono avere, se non in modo subalterno al dialogo est ovest , quale campo migliore per un' iniziativa europea e, all' interno della compagine europea, per un' iniziativa italiana all' interno della Comunità dei dieci? conosco le resistenze della Gran Bretagna — chiamiamole resistenze — e quelle della stessa Repubblica federale di Germania nonostante (e forse proprio per sua causa) il rapporto Brandt; ma tutto questo non può esimerci per le ragioni che dicevo prima ed anche (scusatemi, ma non sono brava nella politica che chiamate realista) perché abbiamo stanziato 4.500 miliardi in tre anni. è mai possibile che vengano completamente sperperati? tratterò diffusamente questo dato, perché sento la responsabilità (se potessi, lo rifarei) di chiedere l' aumento degli stanziamenti per l' aiuto pubblico allo sviluppo: li abbiamo chiesti e voluti, abbiamo anche detto che erano insufficienti e bisognava raggiungere lo 0,7 per cento , eccetera. ma, se guardiamo cos' è avvenuto dei 1.500 miliardi di quest' anno, ci viene da piangere, non solo perché è mancato l' obiettivo prefisso, di salvare vite umane e fare della gente viva la protagonista del proprio sviluppo, convinti come siamo che sui cadaveri non si costruisce nulla, e tanto meno lo sviluppo. ci sentiamo responsabili d' aver fatto questa campagna per lo stanziamento di questi fondi: tralascio cosa è stato dei 200 miliardi di raddoppio degli anni scorsi. è una constatazione di fatto che, da quando il presidente del Consiglio (in veste, credo, di ministro degli Esteri ) ne parlava anni fa a Milano dando le cifre della cooperazione italiana, nel 1966, siamo andati ben indietro; quando abbiamo iniziato la nostra battaglia, nel 1979, non eravamo ai 500 milioni di dollari del 1964 giustamente citati dal presidente Fanfani: eravamo a 200 milioni di dollari , e questo non solo per farne gravare la responsabilità interamente alle forze dell' attuale maggioranza, tant' è che eravamo nel periodo d' unità nazionale e qualcosa vorrà ben dire! tutti i partiti erano nella maggioranza, nel Governo, e mai come in quell' epoca dal 1976 al 1979 il problema dello aiuto pubblico allo sviluppo è stato diseredato da tutti, tant' è che si trattava di 200 milioni di dollari ! che non si possa fare una politica con 200 milioni di dollari mi sembra abbastanza scontato, nel senso che uno fa veramente la figura del pezzente, in qualunque consesso internazionale si presenti; ma che non si riesca a svolgere una politica, un' iniziativa politica nel senso che diciamo noi od in quello che dite voi, con 4.500 miliardi in tre anni, è cosa veramente inaccettabile! voi ci avete detto di fare attenzione. quando abbiamo iniziato questa battaglia, abbiamo anche detto che lo sviluppo prospettato da Brandt andrebbe molto bene: ma di fatto è un treno fermo che non riesce a partire; per farlo partire è necessaria una mobilitazione di opinione pubblica che riesca a cambiare la volontà politica dei governanti. il problema è quello di salvare delle vite umane , ma voi ci avete risposto che la strada non è quella! avete rifiutato questa indicazione ed avete scelto il canale normale dell' aiuto pubblico allo sviluppo. ma secondo noi questo non riuscirà! e peggio di così finora non poteva andare! altro problema. io non sono riuscita a sapere che fine abbiano fatto i 1500 miliardi. infatti, esiste l' abitudine di non rispondere alle interrogazioni ed interpellanze; da parte mia ho chiesto alla Corte dei conti un documento (che mi verrà consegnato a giorni), e al segretario Tarabini di farmi sapere a che punto stavano i famosi 1500 miliardi. la situazione disastrosa è la seguente: di quella cifra, al 1° ottobre scorso, non sono stati spesi 525 miliardi. in particolare — e qui il problema diventa di nuovo politico — , questi 1500 miliardi non sono al ministero degli Esteri , ma una parte è stanziato al capitolo numero 4574 del ministero degli Esteri , mentre la maggior parte (cioè più di 800 miliardi) è stanziato in un capitolo del ministero del Tesoro , il numero 9005. nonostante ci siano stati ordini del giorno accettati dal Governo ed una mozione nella quale si chiedeva al Governo stesso di riunire tutte le voci dell' aiuto allo sviluppo in un unico capitolo o su vari capitoli della stessa sezione del ministero degli Esteri , non è stato fatto nulla. infatti, nonostante un preciso ordine del giorno , anche i 2 mila miliardi del bilancio per il 1983 sono sparsi tra i ministeri degli Esteri e del Tesoro, senza una organica visione del tutto. dunque di fatto ci troviamo in una situazione in cui la parte del leone viene giocata dal ministro del Tesoro che, per decreto, stabilisce gli stanziamenti da attribuire a tutte le organizzazioni internazionali , senza che il Parlamento abbia la possibilità di far sentire la sua voce su queste scelte. ciò avviene contravvenendo alla legge numero 7, che prevede espressamente che « per gli anni successivi al 1980, le occorrenze finanziarie di cui al precedente articolo saranno determinate annualmente con la legge di approvazione del bilancio di previsione dello Stato » . ciò significa che è il Parlamento che deve decidere, su proposta del Governo, a quali organizzazioni internazionali debbano essere destinati i finanziamenti ed in che quantità. invece no: tutto si trova in questo fondo globale del ministero del Tesoro che li divide con decreti ministeriali. infatti il ministro Andreatta li ha divisi, ma non li ha spesi. l' UNDP, per esempio, non ha ancora ricevuto una lira di questi fondi. la Fao, la Croce rossa internazionale , l' Unicef non hanno ricevuto nulla. ho qui l' elenco e sono rimasta meravigliata perché non riesco a capire, trattandosi di una pura transazione, quali ostacoli possano sorgere. certo, ma qui si tratta addirittura non di paesi, con i quali potrebbero sorgere difficoltà diplomatiche, ma di organizzazioni internazionali , una delle quali ha sede a Roma, la Fao. i rappresentanti di queste organizzazioni hanno atteso dal governo italiano chiarimenti per capire come mai quei fondi non arrivassero. e questo è ciò che chiedo anch' io e che ho chiesto al ministro Andreatta con scarso successo. io immagino che li abbia usati per altro. mi scusi, avrò fantasia, ma ho anche un po' di malizia. se quei soldi infatti sono depositati in banca ed arriva un rappresentante della Croce rossa che dice che alla sua organizzazione deve essere dato un miliardo, che è già stato impegnato in bilancio e stanziato, perché non gli si dà subito il miliardo che gli spetta? ma sino al 1° ottobre nulla è stato dato alla Croce rossa . allora qualche problema dovrà pur esservi. forse il ministro Andreatta era impegnato, a ragione, in tante altre cose e noi infatti avevamo proposto che questi fondi fossero gestiti dal ministero degli Esteri . le dirò anzi che fu approvato un ordine del giorno , accettato dal ministro Andreatta — tant' è che alla fine una persona finisce con il sentirsi presa in giro persino in Parlamento — , presentato non dai radicali, ma dalla maggioranza, in cui si chiedeva che l' erogazione di tutti i fondi dell' aiuto pubblico allo sviluppo fosse coordinata, in una unica voce o in più voci facilmente leggibili del ministero degli Esteri . il ministro Andreatta ha accettato questo ordine del giorno , ma lo stesso ministro ci ha poi presentato il bilancio per il 1983 che è identico nella sua impostazione a quello per il 1982. quindi, visto che il Governo ha accettato un ordine del giorno presentato in Parlamento, ma poi non lo ha rispettato, secondo lei, senatore Fanfani, cosa bisogna fare? pensavo, essendo una persona poco seria, di piazzarmi nell' ufficio del ministro Andreatta e di non andarmene più finché non avessi ottenuto qualche spiegazione, ma Andreatta se ne è andato via prima ed io non ho potuto realizzare questa mia idea; ma posso farlo con il suo successore. ma allora ce lo dicano, che questi stanziamenti sono solo sulla carta! diverso sarebbe infatti se si rendesse noto che i soldi stanziati esistono solo sulla carta. lei, signor presidente del Consiglio , avrebbe dovuto invece ascoltare le dichiarazioni del presidente Spadolini in occasione delle risposte alle interpellanze, alle interrogazioni e quelle rese a livello internazionale, quando garantiva che quei soldi c' erano realmente. per la parte spesa, rilevo che il ministero degli Esteri si è sbrigato a spendere tutto ciò che ha avuto: ai 75 miliardi iscritti in bilancio Andreatta ne ha aggiunti altri 242, per un totale di 317 miliardi che sono stati tutti spesi in aiuti bilaterali. dal punto di vista formale è perfetto; ma lei pensa, signor presidente del Consiglio , che sia possibile sapere come siano stati spesi questi soldi, quali paesi ne abbiano beneficiato, quali progetti siano stati eseguiti e quali siano state le priorità? è possibile sapere se si è finanziata la costruzione di una centrale nucleare nel Bangladesh oppure qualcosa d' altro? a fronte di tutte le interpellanze e interrogazioni presentate, anche a risposta scritta, non abbiamo avuto alcun chiarimento; ma torneremo su questo problema, perché, evidentemente, signor presidente , prima di approvare uno stanziamento di duemila miliardi per il 1983 sarebbe bene capire che cosa ne sia stato dello stanziamento per il 1982. a questo scopo mi auguro che lei ora, come presidente del Consiglio , sia disponibile, come lo era in qualità del presidente del Senato , all' indagine conoscitiva , che noi pensiamo di riproporre al Senato, sull' utilizzazione della spesa, anche perché il verificare come sono state utilizzate queste somme dia al Governo ed alle forze politiche , la possibilità di capire un po' meglio il modo in cui andare avanti. evidentemente, non sono soltanto io ad avere fantasia. deve essere un dono di natura che al ministero degli Esteri usa molto. vede, continuavo a rileggere queste cifre, gli stanziamenti, i vari capitoli, eccetera. oltre ad avere scoperto che alla Organizzazione delle Nazioni Unite non è stato dato nulla, ho anche rilevato, leggendo i giornali, che è stato finanziato un piano dell' Unicef per i prossimi 5 anni per salvare dalla morte un milione di bambini. sono andata a guardare subito sul bilancio del 1981. dove diavolo sarà? non l' ho trovato! allora, ho pensato di andare a guardare subito il bilancio del 1982, ma non c' è neanche lì. evidentemente c' è un errore: sarà da qualche parte, dove io non sono riuscita a trovarlo. non sto dicendo che non ci sia, sto dicendo soltanto che la disorganizzazione contabile di questa materia rende poi difficile qualunque possibilità di controllo. si è deciso — e l' ho sentito — un finanziamento per i paesi del Sahel per i prossimi 5 o 6 anni. se ho capito bene, si tratta di un finanziamento di 500 miliardi. ne sono assolutamente felice. ma guardi, signor presidente del Consiglio , non lo trovo. non lo trovo nel bilancio dell' 81, e pazienza, nel senso che nel bilancio per il 1981 il fondo per il Sahel è di 100 milioni, e non è stata data una lira. che stranezza! allora, pensavo di trovarlo nel bilancio per il 1982. non sono un' esperta, signor presidente del Consiglio , ma torno a dirle che abbiamo guardato il bilancio da tutti i lati e questo finanziamento non c' è. ma guardi che il finanziamento dell' Unicef è esattamente di maggio! non voglio fare illazioni di nessun tipo... a me sembra che sia una cosa abbastanza rapida! dicevo questo perché credo che, da parte sua, per l' interposta persona del ministro Colombo ed anche per l' interposta persona del ministro del Tesoro , mettere un po' d' ordine, così come richiesto dal Parlamento, in tutta questa materia, credo sia un dato fondamentale, per coerenza con la linea che il Governo ha scelto, che non è la nostra, ma che ci trova oggi in una situazione difficile. devo dire, anche per concludere su questa parte, che forse non è il caso di usare l' aiuto pubblico allo sviluppo per pagare proprio tutto, tutto quello che non sia Roma. voglio dire che il fatto che Malta riceva 14 miliardi di aiuto pubblico allo sviluppo è un po' strano, e non soltanto perché il ministro Colombo, quando ci fu l' accordo con Malta, venne in quest' Aula e garantì a noi, che eravamo particolarmente maliziosi, che quell' accordo non sarebbe stato finanziato con i fondi per l' aiuto pubblico allo sviluppo. questa fu la dichiarazione di Colombo, mentre troviamo che l' accordo con Malta è finanziato proprio con questi fondi. ma avrei qualche riserva, per esempio, a considerare il comitato internazionale per le emigrazioni europee nell' ambito dell' aiuto pubblico allo sviluppo. avrei qualche riserva a considerare nell' ambito dell' aiuto pubblico allo sviluppo, ad esempio, le scuole per gli italiani all' estero negli USA. credo che anche su questa materia bisognerebbe capire una serie di problemi. sono cifre anche ridotte, signor presidente del Consiglio : il ministero dei Trasporti , ad esempio, ha avuto tre milioni per l' istituto sulla assistenza aerea del nord Atlantico; mi consenta di dirle che questo c' entra poco con l' aiuto pubblico allo sviluppo! il ministero delle Poste si è visto assegnare sette milioni per l' unione postale di Berna (di che si tratta? di francobolli esotici?), nonché 36 milioni per l' unione internazionale postale. il ministero della Difesa si è visto assegnare 80 milioni per l' assistenza al volo; quello dell' industria 90 milioni per l' organizzazione che tutela la proprietà intellettuale. sono cifre ridotte, signor presidente del Consiglio , è vero, ma vogliamo tentare di non fare il gioco « delle tre carte » , e vogliamo finanziare con i fondi dell' aiuto pubblico allo sviluppo proprio tutto quello che è al di fuori dei confini della patria? da questo punto di vista noi continueremo a chiedere chiarezza e lucidità, anche se politicamente mi interessa di più constatare che la strada che avete scelto — quella tradizionale del puro incremento dell' aiuto pubblico allo sviluppo — ha portato in realtà allo stanziamento di 4.500 miliardi in tre anni: miliardi inutili, o forse utili diplomaticamente, se la priorità, come è stato stabilito non so da quante risoluzioni, mozioni, ordini del giorno di questo e dell' altro ramo del Parlamento, è quella della lotta alla fame, intesa come inizio di uno sviluppo vero. questi sono stati veramente soldi sprecati... non parlo poi (perché non voglio seguire illazioni) di possibili deviazioni di questi fondi in vari sensi. appunto questa Commissione di indagine, che auspichiamo e che ci faremo carico di attivare, servirà a fare chiarezza anche da questo punto di vista . proprio constatando il fallimento di questa strada e malgrado le buone volontà soggettive che magari esistono, vi ribadiamo con forza che, se non altro per esclusione, dovete farci più credito circa la proposta politica che facciamo: quella cioè di un intervento immediato, straordinario, urgente, in una zona ben precisa e delimitata, con la priorità assoluta della sopravvivenza delle persone in pericolo di morte, al di là dei falsi alibi (che cosa succederà dopo?, come facciamo?, eccetera). questa è l' unica strada perseguibile. e badate che su questo tema, malgrado la piccola forza che abbiamo, abbiamo cercato di sensibilizzare sull' operato del Governo l' opinione pubblica , sia a livello nazionale che a livello internazionale. certo, voi potreste fare molto di più, ma noi, per quanto ci riguarda, abbiamo tentato di fare il massimo possibile. finora avete detto: non è così, bisogna fare in un altro modo. ebbene, voglio soltanto dirvi che quest' altro modo è fallito e che, se non altro per esclusione, dovreste riflettere ulteriormente sulla metodologia che vi proponiamo. proprio per questo, signor presidente del Consiglio , una espressione che lei ha usato contiene dei dati di novità. lei ha detto: « a scala mondiale, la nostra azione deve partecipare allo sforzo che, con migliori metodi e più incisivi giusti interventi, tutti i paesi industrializzati devono svolgere in opportuno concerto con gli stessi paesi bisognosi di aiuto allo sviluppo armonico di essi e, preliminarmente, alla sopravvivenza delle popolazioni al limite della fame. il concorso italiano dovrà consistere in soccorsi urgenti per combattere la fame e in metodici interventi non dispersi per l' orbe terracqueo, ma secondo programmi organici concentrati in aree appropriatamente scelte » . io colgo la novità in questa parte del suo discorso. mi permetto di dirle alcune cose. proprio partendo da questa novità di dizione, il Governo può fare maggiore attenzione alla famosa legge contro lo sterminio per fame, che giace in Commissione esteri da tanto tempo e che non si vuole portare in Aula. cosa chiediamo sostanzialmente in questa legge? interventi urgenti in grado di effettuare, allo stesso livello di urgenza, non solo un' azione in campo alimentare e sanitario, ma anche azioni infrastrutturali: dalle strade, ai depositi, al dopo raccolto, e così via . abbiamo fatto l' esempio del terremoto: se una zona è scossa dal terremoto, con la stessa urgenza si pone in essere sia l' azione di salvare materialmente le persone, sia quella di ricostruire le case. vi abbiamo detto che intere aree del terzo mondo sono in queste condizioni: serve un intervento straordinario , con finalità precise, dal momento che la scelta della zona non è di per sé sufficiente. so bene che una scelta di zona è stata compiuta per ben altri interessi. mi riferisco alla Somalia, scelta non certo nell' ottica che ho detto. dunque, quando si vogliono scegliere delle zone, lo si fa. non ci si può rispondere, come per lunghi anni è stato risposto che è un problema di ordine generale e non di singole zone, quando poi, in materia, ad esempio, di armi, le zone si scelgono, e come. allora, si può effettuare una scelta di zone per intervenire sulla fame nel mondo . come, per quanto concerne il terremoto, avevamo detto che la decisione dell' Alto commissario era stata giusta, poiché i poteri straordinari ed i controlli solo a posteriori davano garanzia di intervento efficace e non burocratico, così vi abbiamo proposto un Alto commissario per la fame, su una zona specifica. dov' è lo scandalo? perché non si potrebbe fare? credo che manchi, semplicemente, la volontà politica. mi auguro che una riflessione ulteriore possa venirci già in sede di replica, anche su problemi di definizione. vi è, ad esempio, il problema di definire quando, come, con quali obiettivi, si deve intervenire, chi interviene e su quali zone. è, in realtà, il terreno di incontro che vi proponiamo. ci potremo scontrare su tutto il resto, ma riteniamo che, per il lavoro svolto, per le ragioni che ho qui, magari un po' confusamente, illustrato, per gli obiettivi di scelta più strategica, che vada al di là della congiuntura di gennaio o febbraio o delle elezioni di marzo, una risposta possa venirci su quanto abbiamo sottolineato. signor presidente del Consiglio , le dico subito che, certo non per sgarbo, non sarò presente in sede di replica, perché impegnata al Parlamento europeo . seguirò con molta attenzione, e lo faranno tutti i miei colleghi, che condividono questa convinzione e queste scelte, queste iniziative e queste lotte, quanto verrà detto. attendiamo con molta speranza e, per quanto mi riguarda anche con fiducia, in sede di replica, precisazioni, impegni, proposte di metodo e di iniziativa. certo, non è solo un problema economico. quante proposte abbiamo fatto di cosiddette riforme senza spese! abbiamo chiesto una settimana di informazione pubblica, per sensibilizzare la gente su tale problema. vi è certo bisogno del consenso dei cittadini per una operazione di questo tipo. ne siamo convinti! ma siamo altrettanto convinti che l' informazione può essere fondamentale, proprio come dato di formazione della volontà popolare , del consenso di cui avete bisogno. la proposta è stata respinta. abbiamo chiesto alcune giornate nelle scuole. per quanto ci riguarda e per quel che potevamo, abbiamo abbrunato il simbolo del partito. ma ci sono altre idee che possono venire e che non sono né folcloristiche, né demagogiche, né superficiali. sono convinta che operazioni di questo tipo hanno assolutamente bisogno del consenso popolare, della sensibilità della gente, del coinvolgimento di quest' ultimo. ed allora, la prima cosa per coinvolgere la gente è quella di informarla, utilizzando tutti i canali disponibili, di come stanno effettivamente le cose. questa possibilità esiste. mi auguro quindi che, al di là delle differenze che pure vi saranno (e di cui parleranno altri colleghi, soffermandosi sul nucleare o su altre questioni), sia chiaro (ed io ho voluto limitare appunto il mio intervento in questi termini perché ciò fosse evidente) che per tutti noi questo è il possibile terreno di incontro.