Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
VIII Legislatura - Assemblea n. 553 - seduta del 31-08-1982
1982 - Governo II Spadolini - Legislatura n. 8 - Seduta n. 553
  • Comunicazioni del Governo

signor presidente , onorevoli colleghi , onorevole presidente del Consiglio , non avrò il cattivo gusto di lamentarmi inizialmente per la scarsissima presenza dei colleghi in Aula; anzi colgo l' occasione per ringraziare i pochi presenti e in particolare, affettuosamente, i colleghi del mio gruppo che sono qui e non profitterò di tale situazione — ci sono ben altri argomenti — per dimostrare, sulla base del vuoto che si registra in Aula, che anche questo è un aspetto della crisi del sistema. voglio anzi dichiarare che ho chiesto io di poter aprire il dibattito perché intendo, come parlamentare e — se mi si consente — come segretario del mio partito, assumere, non dico il ruolo di protagonista, come partito, di questo dibattito parlamentare , ma rivendicare al MSI-Destra Nazionale , ai suoi gruppi parlamentari e a tutti i suoi uomini, dal vertice alla periferia, il ruolo di opposizione — avrò occasione di dirlo e credo di dimostrarlo — , di sola opposizione esistente in questo momento nei confronti del Governo Spadolini. infatti, essere all' opposizione non significa solo votare contro, ma rappresentare alternative valide e soprattutto non tentare di commerciare sottobanco con il Governo nei confronti del quale poi si vuole giustamente manifestare la non fiducia. onorevole presidente del Consiglio , mi rivolgo a lei direttamente per rilevare, prima di tutto, che il dato caratterizzante di questa crisi ci permette di differenziarla, per i modi con cui si è svolta e con cui — si fa per dire — è stata risolta, da tutte le precedenti quaranta crisi di questo dopoguerra. nei giorni scorsi si è discusso sulla stampa se si tratti della ennesima crisi extraparlamentare o se si tratti di una crisi parlamentare. a nostro avviso — lo dico a nome di tutto il partito — si tratta della prima crisi antiparlamentare di questo dopoguerra, perché è vero che la crisi è nata in Parlamento attraverso — mi si consenta di dire — il modesto episodio dei franchi tiratori che congiunti ai « franchi assenti » hanno determinato un po' di puzzo di petrolio in quest' Aula che ne era già abbastanza satura; ma la crisi è antiparlamentare perché, signor presidente del Consiglio , in questo modo, lei, con il consenso e l' appoggio — mi dispiace dirlo, ma dobbiamo dire la verità — del signor presidente della Repubblica , si è beffato del Parlamento. infatti, dato che, secondo le tesi da voi sempre sostenute ed oggi ribadite, non vi era e non vi è alternativa al pentapartito, dato che la crisi era nata in quest' Aula da un episodio certamente discutibile ma non nuovo di malcostume parlamentare, sia da parte dei franchi tiratori , sia da parte degli assenti della maggioranza, il Governo avrebbe dovuto essere rinviato alle Camere (più esattamente, avrebbe dovuto essere rinviato a questa Camera); lei avrebbe chiesto — forse l' avrebbe ottenuto, o forse non l' avrebbe ottenuto — l' ennesimo voto di fiducia ; perché lei è maestro non soltanto in decreti legge , ma anche in votazioni di fiducia; e il paese non avrebbe perduto quei preziosissimi diciassette giorni che si sono invece perduti. forse qualche equivoco sarebbe stato dissolto, qualche problema sarebbe venuto a galla ; i rapporti tra le forze politiche , i rapporti tra Governo e Parlamento sarebbero stati più o meno onestamente, ma certo più adeguatamente, chiariti, perché coloro (mi riferisco sempre agli uomini e ai partiti della maggioranza) che in questi giorni si sono sfogati in basse manovre, in piccole speculazioni, in litigi, in articoli e dichiarazioni sulla stampa, avrebbero dovuto rendere conto qui del loro operato e dei loro intendimenti. invece, signor presidente del Consiglio , o lei ha usato male la fiducia che il presidente della Repubblica le ha voluto concedere, o il presidente della Repubblica ha usato male la fiducia che le ha voluto concedere; fatto sta che il Parlamento assiste non soltanto — mi si perdoni la durezza — alla presentazione di una minestra riscaldata , ma ad una beffa, ad una burla, ad uno spettacolo veramente indecoroso, al più indecoroso tra gli spettacoli cui si sia assistito nel nostro Parlamento addirittura dall' inizio del dopoguerra. perché, signor presidente del Consiglio ? perché lei ha dichiarato: « questo Governo è identico al precedente quanto agli uomini, è diverso nello spirito e nel programma » . ma, signor presidente , che cosa significa « questo Governo è diverso nello spirito » ? forse che in questi diciassette giorni si è compiuta, per suo sortilegio o per sortilegio del signor presidente della Repubblica , un' operazione di metempsicosi? siete gli stessi, e siete cambiati? siete gli stessi, e non siete più quelli? avete risolto i problemi a livello di seduta spiritica ? signor presidente , mi rivolgo a lei come uomo di cultura, per antiche reminiscenze scolastiche; lei ricorda l' oraziano « quod promissa cadunt et somnia pythagorea » : questa specie di sogno pitagorico che lei ha coltivato, che dice di coltivare, o finge di coltivare, per cui gli stessi uomini — ministri, sottosegretari e, credo, direttori generali, funzionari, intendenti, sovrintendenti — si presentano qui dopo una ventina di giorni; sono gli stessi e sono diversi. o guarda! e sono a tal punto diversi che hanno dimenticato — e lo giurano, perché questo io penso avrà significato il secondo giuramento di codesti signori di non cascarci più — i loro litigi. vogliamo continuare, signor presidente , con le reminiscenze scolastiche? « o gran bontà dei cavalieri antiqui » , o gran bontà dei ministri moderni! « eran nimici , eran di fé diversi » ; sentivano i colpi dolersi nei loro corpi. ma quelli andavano alla ricerca di Angelica, signor presidente ; lei non ha le fattezze di Angelica, mi permetta; andare alla ricerca dello « Spadolini-bis » da parte di uomini che hanno buttato a mare lo « Spadolini numero uno » in relazione ai loro litigi, francamente ci sorprende, ci mortifica, ci avvilisce, non ci induce certo ad esultare; e ciò è ben lungi dal poter consentire ad un presidente del Consiglio di assumere i toni che lei ha assunto ieri, di usare il linguaggio che lei ha usato ieri; di parlare, soprattutto, di « governo forte » . ma vogliamo scherzare? lei ha usato toni — non se ne offenda, lo dico sorridendo e garbatamente — che avrebbero potuto far ricordare non certo a noi, che non abbiamo l' età, ma a chi ha età più avanzata ancora della nostra, una specie di « 3 gennaio » . lei ha pronunziato un discorso che in taluni tratti — Governo forte, Parlamento forte — poteva rispecchiare assunti paradittatoriali. in realtà ci troviamo di fronte non solo ad una minestra riscaldata , ma alla più banale e mortificante vicenda — ripeto — di tutto questo dopoguerra. come può dire, signor presidente , che il suo Governo è nuovo nello spirito, e come può dire che il suo Governo è nuovo nel programma? lei ha dedicato al programma del Governo, e lo riconosco volentieri, il più lungo discorso (credo uno dei più lunghi discorsi), che sia stato pronunziato da un presidente del Consiglio per ottenere la fiducia; e ha dedicato larga parte del suo discorso al tema che indubbiamente era il più atteso dall' opinione parlamentare e forse anche dall' opinione pubblica , ammesso che in questi momenti di ancor caldo estivo l' opinione pubblica si interessi a siffatti problemi: l' argomento della crisi istituzionale, un argomento che noi chiamiamo più esattamente (ma lo ha fatto anche lei in un inciso) « crisi del sistema » . come può, signor presidente del Consiglio , sostenere lei di avere affrontato il problema della crisi del sistema con il discorso di ieri, sul quale io mi permetterò di pronunciare il mio e, credo, il nostro giudizio? debbo correttamente avvertire che non mi occuperò nel mio intervento, che spero di contenere in limiti accettabili per tutti, dei problemi della politica estera né dei problemi socio-economici. mi occuperò dei problemi che concernono la politica interna e, per l' appunto, le istituzioni. lei ieri non ha calcato la mano su un argomento che, invece, in questi diciassette giorni è stato molto discusso, ed anche da lei è stato portato in primissima linea alla televisione; non ha calcato la mano sul tema del famoso articolo 92 della Costituzione, e ha fatto molto bene. cominciamo di qui, anche per dare un' occhiata a quello che è successo in questi giorni, a quello che si è detto in questi giorni da parte di colleghi della maggioranza, i quali — penso, e non sono maligno — non prenderanno la parola nel corso di questo dibattito o, se la prenderanno, glisseranno; ma sono dichiarazioni che abbiamo registrato su tutta la stampa italiana e che ci permettono di guardare un po' addentro ai modi e ai contenuti della soluzione della crisi. quanto ai modi, lei si è riferito ripetutamente all' articolo 92 della Costituzione; qualcun altro le ha ricordato il 94: avete fatto l' accoppiata 92-94, e lei ne ha dedotto imperiosamente — stile « 3 gennaio » — di aver finalmente fatto un Governo sulla base dell' articolo 92 della Costituzione, cioè sulla base di una potestà autonoma che l' articolo 92 della Costituzione le riconosce. ma non si è accorto, signor presidente del Consiglio , di essere caduto nel ridicolo sostenendo tale tesi, nel momento in cui, sulla base della sua autonoma decisione, lei ha riprodotto un Governo che esprimeva quello dell' altra volta, anche secondo le sue ammissioni? questo è un Governo identico al precedente e il precedente è stato costituito in barba all' articolo 92; è stato costituito sulla base dei nomi forniti dai segretari dei vari partiti politici . questa volta quegli stessi nomi, ivi compresi alcuni nomi che si riteneva non potessero convivere nella stessa compagine, vengono da lei ripresentati. si parla di « rose » , e lei trova una battuta che ho letto su qualche giornale per dire che le rose sono appassite; infatti sono talmente appassite che nessuno gliele ha presentate, perché i segretari dei partiti della coalizione — e qui parla un segretario di un partito che vorrebbe godere delle stesse autonomie e delle stesse potestà tiranniche (lo dico naturalmente scherzando, cari colleghi , del MSI-Destra Nazionale ) — hanno sbrigato le loro faccende sulla pelle del Governo, sulla pelle del popolo italiano , sulla pelle degli interessi politici e soprattutto degli interessi sociali ed economici del popolo italiano . perché lei, in barba all' articolo 92, cioè rinunziando in pieno all' esercizio della potestà che l' articolo 92 le offriva, ha concesso ai segretari dei partiti di risolvere piuttosto imperiosamente i loro fatti interni. il segretario del partito liberale non ha avuto motivo di insistere per rimuovere un certo ministro da un certo incarico e per chiedere un secondo ministro; il segretario della Democrazia Cristiana — contro il quale era destinato il « pezzo » che abbiamo letto sul Il Tempo , contro il quale ha reagito l' onorevole Forlani, a nome della sua minoranza e di altre minoranze della Democrazia Cristiana — ha risolto i suoi problemi interni; il segretario del partito socialista ha risolto i suoi problemi interni; il segretario del partito repubblicano non ha problemi interni. alla faccia della Costituzione, delle potestà conferite al signor presidente del Consiglio all' atto della proposizione della nomina dei ministri, ha subito il precedente Governo, che aveva subito dalle gerarchie partitocratiche. dopo di che ci viene a raccontare che questa volta... questa volta? ma vorrei sapere, per esempio, se nel corso di questo dibattito prenderà la parola il capogruppo della Democrazia Cristiana , onorevole Bianco, perché su Il Corriere della Sera della sera in questi giorni ho letto — cito tra virgolette — : « è inammissibile » — afferma l' onorevole Gerardo Bianco — « che siano i segretari dei partiti a decidere sulla struttura del Governo. Spadolini doveva ascoltare anche i capigruppo parlamentari, dato che i governi sono governi parlamentari e non dei partiti » . vedo con piacere l' onorevole Biondi, sempre presente; spero che egli prenda la parola o che qualcuno per lui prenda la parola, perché su Il Giornale nuovo ho letto questa sua dichiarazione (cito tra virgolette): « il paese è davvero stanco di manovre sterili, magari per dare vita ad un Governo elettorale senza dirlo » . non so se prenderà la parola il segretario del partito liberale , onorevole Zanone. ho letto su Il Corriere della Sera — l' abbiamo letta tutti perché ha fatto un po' il giro di tutta la stampa italiana, come era giusto — la seguente dichiarazione dell' onorevole Zanone: « c' è nell' aria la tetraggine di una riconciliazione senza amore. questo Governo arriverà al termine della legislatura, ma non è detto che questa legislatura arrivi fino al fondo del suo percorso » . beh, allora, c' è o non c' è, signor presidente del Consiglio , questa sotterranea intesa o questa tacita intesa estesa a tutte le forze del pentapartito o ad alcune forze del pentapartito? questo Governo è nato già con i giorni contati o con le settimane contate, in vista di una consultazione elettorale di primavera, della quale ha parlato perfino il signor presidente della Repubblica , quando ha affermato, alterando un poco le cifre — ma non è colpa sua, è colpa degli uffici che non funzionano — che nella primavera prossima dieci milioni di elettori saranno consultati per le elezioni amministrative (per altro assai importanti: tre regioni, quattro province, molti comuni di notevole rilievo): si potrebbero allora celebrare le amministrative e le politiche anticipate insieme? e questo il retroscena dei modi con cui si è giunti così rapidamente alla soluzione della crisi? e questo il motivo per il quale l' onorevole Craxi che, per bocca del solito onorevole Martelli, ebbe a dire: « è irrinunziabile per noi » — cito testualmente — « una larga modifica della composizione del Governo » , è questo il motivo per il quale l' onorevole Craxi ha rinunziato a sostenere la irrinunziabilità di un nuovo Governo? è questo il retroscena? signor presidente , lei ha parlato tanto, ma ho l' impressione che le cose vere e serie, sui motivi e sul modo di soluzione della crisi, lei non le abbia dette. lei non ha parlato, e capisco che non abbia parlato, ma spero che qualcuno ne parli durante questo dibattito: io faccio, come vede, signor presidente — mi si conceda — la parte di agente provocatore, lo riconosco. vorrei quindi stimolare i banchi a parlare, a dire in Assemblea quello che è stato detto fuori, quello che è stato scritto. che c' era di vero nelle rivelazioni famose, così duramente smentite dalla Presidenza della Repubblica e dalla Presidenza del Consiglio , dell' onorevole Martelli a proposito di un tentativo di intesa a quattro, senza socialisti e con un voto esterno di astensione da parte dei comunisti? che cosa c' è di vero nelle dichiarazioni che ha fatto l' onorevole Donat-Cattin, e che abbiamo letto l' altro giorno su La Repubblica (cito tra virgolette): « sono stato espressamente consultato e invitato da De Mita a esprimere un parere sulla eventualità di un Governo a quattro, un Governo che fosse in grado di sopravvivere con voti esterni non barattati » ? penso che prenderà la parola il segretario del partito socialdemocratico , il quale in molte occasioni, anche importanti, ci ha fatto, ci sta facendo la concorrenza in fatto di anticomunismo; ogni qualvolta c' è stata un' occasione da sfruttare in tema di anticomunismo, l' onorevole Longo — ed è un merito che io gli voglio riconoscere — l' ha colta al volo e per problemi di impostazione sociale e sindacale, e per problemi soprattutto di politica estera . allora l' onorevole Longo vorrà confermare in Assemblea quello che ha dichiarato a Il Corriere della Sera e a La Repubblica (cito tra virgolette): « sarebbe un errore non dialogare con i comunisti, sarebbe un errore non avere possibilità di contatto e di confronto delle idee » . è disponibile l' onorevole Longo per ripetere qui quello che ha detto a La Repubblica (cito tra virgolette): « forse alcuni socialisti sono rimasti sorpresi della attenzione nuova che abbiamo mostrato verso il partito comunista ? » . io ricordo la formula « strategia dell' attenzione » : ma chi avrebbe detto che passasse dall' onorevole Moro all' onorevole Longo, che si è sempre dimostrato ben lontano, soprattutto alla vigilia di competizioni elettorali, da impostazioni simili. ha continuato Longo su La Repubblica : « è una tesi che ho già svolto prima della crisi di Governo , non possiamo nasconderci » — attenzione, è un tipico frasario moroteo — « gli elementi di novità che vi sono in alcuni atteggiamenti politici del partito comunista a livello di politica interna e di politica internazionale » . servirà questo dibattito, signor presidente del Consiglio , a far venire a galla tutto quello che bolliva in pentola? sì, la pentola della « minestra riscaldata » , un pentolone in cui bollivano tutti questi ingredienti. arriviamo così alla testimonianza più importante e più autorevole, non dirò la più sconvolgente perché non ci meravigliamo di nulla, ma indubbiamente più autorevole ed interessante: verrà l' onorevole Forlani, la Democrazia Cristiana permetterà all' onorevole Forlani di venire in Assemblea a dire quello che è stato pubblicato a sua firma sul quotidiano Il Tempo in prima pagina con grande evidenza? rileggiamolo insieme, ne vale la pena perché si tratta di giudizi che convalidano altri antichi giudizi da noi espressi, giusti o sbagliati che fossero. mi sto però convincendo che erano e sono davvero giusti, anche in considerazione delle autorevoli convergenze nella critica che si sono verificate. ha scritto Forlani: « il Governo precedente era semiparalizzato, e da molti mesi non riusciva a muovere un passo per fronteggiare la situazione economica e finanziaria sempre più grave. intelligenza ed anche solo buon senso consigliavano dunque di cogliere l' occasione della crisi per rimuovere le cause più evidenti di debolezza nell' azione dell' Esecutivo per rilanciarne le possibilità di iniziativa. sono prevalsi invece » — attenzione! — « veti incrociati » — alla faccia dell' articolo 92 della Costituzione — « intrighi furbeschi, umori bizzarri » . e lei sa, signor presidente del Consiglio , che a queste tre espressioni potrei aggiungere nomi e cognomi. non lo faccio perché non ho il diritto di interpretare, pur giustamente, il pensiero di un altro parlamentare, che mi auguro lo voglia chiarire in quest' Aula: ne ha il dovere e credo soprattutto il diritto. « sono prevalsi veti incrociati » — ripeto, signor presidente del Consiglio , alla faccia dell' articolo 92 e dell' uso da lei fatto di questo articolo — « intrighi furbeschi, umori bizzarri, ed il risultato rischia ora di essere quello della paralisi completa » — paralisi completa, ripeto — « in attesa di elezioni, che sarebbero per altro assai poco producenti per la solidità dell' alleanza, se preparate in modo così sprovveduto » . quindi, voi siete giudicati poco intelligenti, privi di buon senso , sprovveduti, furbeschi, maliziosi, autori di veti incrociati da parte di un ex presidente del Consiglio , da parte dell' uomo più autorevole — se questo aggettivo può ancora essere usato in Italia — del partito della Democrazia Cristiana , del più grande partito di governo. a questo punto, ci vengono meno addirittura non le forze ma le parole, perché è difficile fare concorrenza nella critica a uomini che si accingono a votare in favore di questa soluzione della crisi: questo è senza dubbio l' aspetto più grave — io credo — della crisi del sistema. mi consenta ora, signor presidente del Consiglio , di passare a quella che io stesso ritengo la parte più importante non del mio discorso — per carità — ma del contenuto o dell' apparente contenuto di questa nuova-vecchia compagine di Governo. mi riferisco al problema delle riforme istituzionali . non sembri una presunzione ad alcuno, — parlo in assoluta modestia, consapevole della pochezza mia e delle difficoltà enormi che deve fronteggiare un uomo che insieme al suo partito voglia intraprendere un discorso serio al riguardo, non solo all' interno del Parlamento ma nel paese — : noi abbiamo, signor presidente del Consiglio — ce lo riconosciate o no — l' indubbio merito di avere per primi responsabilizzato il nostro partito su questi problemi. non ci siamo limitati a dichiarazioni di stampa, non abbiamo fatto scrivere volumi su di noi; addirittura, a proposito della riforma delle istituzioni, abbiamo affrontato da partito seriamente democratico, nel buon senso della parola, quale noi siamo, cioè da partito del consenso, il problema nel nostro ultimo congresso nazionale. abbiamo affrontato il problema della riforma delle istituzioni dedicando ad esso la seduta conclusiva del nostro congresso nazionale, e prendendo in considerazione, per aprire un largo dibattito di fronte al nostro partito e, per lo meno, alla nostra opinione pubblica , al nostro elettorato, il tema — non dispiaccia ad alcuno, e soprattutto al signor presidente della « prima Repubblica » — della « nuova Repubblica » . abbiamo affrontato questo tema in maniera assolutamente responsabile — e a questo riguardo devo a tutti quanti voi un chiarimento molto fermo e, spero, accettabile in larga misura dalle persone per bene e di buona volontà che indubbiamente siedono in Parlamento — e corretta. ci sono, signor presidente del Consiglio , onorevoli colleghi , due soli modi corretti per affrontare il tema delle istituzioni: o la conservazione o il rinnovamento. la conservazione, che vediamo trasparire da note, da dichiarazioni e da articoli di uomini politici presenti anche ora in quest' Aula — e li ringrazio — ha un suo fondamento di correttezza, perché significa assumersi la responsabilità globale del sistema così com' è, per cercare naturalmente di trovare rimedi, ma di carattere occasionale, giorno per giorno, senza mutarne il sostanziale assetto. i conservatori però — e mi permettano i comunisti di chiamarli conservatori, perché conservatori sono da questo punto di vista e in questo senso — devono avere il coraggio di conservarla tutta la Costituzione, e di osservarla tutta. non si può essere conservatori nei confronti dell' assetto costituzionale del nostro Stato, non si può accusare di mire eversive chi vuole rinnovare l' assetto costituzionale del nostro Stato, e non applicare e volere che non si applichino e aver voluto e ottenuto che non si applicassero, alcune tra le norme, non voglio dire migliori, perché non voglio esprimere un giudizio di qualità, ma tra le più importanti della nostra Carta Costituzionale : basti pensare agli articoli 39, 40 e 46 della Costituzione. quindi, noi riconosciamo come legittimi conservatori della Carta Costituzionale coloro che — e non ne incontro neanche uno in quest' Aula al di fuori del nostro settore — hanno concepito come loro diritto, ma prima di tutto come loro dovere, l' attuazione integrale della Costituzione. il recente caso degli operai licenziati e riassunti (scioperanti in questo momento) in una grossa industria del settentrione d' Italia ha dimostrato che coloro che non hanno voluto la regolamentazione per legge delle norme contenute negli articoli 39, 40 e 46 della Costituzione hanno gravato non certo sui loro partiti, sui loro interessi politici, sui sindacati che ai loro partiti fanno capo, ma sui lavoratori e sui datori di lavoro in generale, cioè sul paese reale , il quale ha tutto il diritto di considerare questi dibattiti inutili, perché da essi non sta uscendo per ora alcun risultato positivo. di fronte a questa situazione — ripeto che non conosco neanche un solo conservatore onesto della Costituzione repubblicana — c' è una sola alternativa, signor presidente del Consiglio , ed è quella degli innovatori. innovare non significa che dai 139 articoli della Costituzione vogliamo dar luogo ad altri 139 articoli che devono essere tutti diversi, dalla prima parola all' ultima, semplicemente perché vogliamo una « nuova Repubblica » . innovazione significa sia rinnovare gli istituti fatiscenti, sia creare gli istituti non creati, e crearli sulla base delle esperienze antiche ma soprattutto di quelle recenti; innovazione significa — uso legittimamente la parola che lei ha usato illegittimamente — entrare nello spirito della novità, del discorso con il popolo lavoratore italiano tutto quanto, non distinto in classi ma diviso in categorie produttive, del discorso rivolto a tutto il mondo del lavoro e della produzione, rivolto non agli elettori in quanto tali ma ai cittadini italiani in quanto tali, del discorso dei diritti associato al discorso dei doveri. questo è il discorso che noi reclamiamo si faccia, e che noi, fuori dal potere, fuori da ogni congiura di potere, da ogni sollecitazione di potere, da ogni ambizione di potere, da ogni manovra di potere, abbiamo avuto il coraggio e l' onestà di fare al popolo italiano , perlomeno a quella parte di esso che ci segue, e che — se lo ricordi, signor presidente — è una parte non piccola: ho rivendicato alla televisione il nostro ruolo di quarto partito politico italiano, ed ho rivendicato anche un' altra cosa assai importante, e cioè che noi i nostri problemi interni (che possono pure esserci, che in un certo momento ci sono stati e sono stati estremamente pesanti, gravi e duri) non li risolviamo sulla pelle degli elettori, ma li risolviamo con gli elettori; sono stati gli elettori che ci hanno consentito di risolvere i nostri problemi, non li abbiamo risolti alla maniera di un De Mita , di un Craxi o di un Berlinguer, li abbiamo risolti fronte a fronte con l' opinione pubblica , con l' elettorato. ebbene, è da questa parte che viene il discorso del rinnovamento costituzionale, il discorso di una nuova Repubblica. che c' è di male? il signor presidente della Repubblica se ne offende perché vuole che siano le stesse forze che hanno dato vita alla Costituzione a dar vita eventualmente ad un rinnovamento della Costituzione? va bene , posso anche prendere in parola il signor presidente della Repubblica . e per due motivi. il primo è che (questa è una rivelazione, se qualcuno se ne fosse dimenticato) alla Assemblea costituente noi c' eravamo! eravamo esiguamente ma validamente rappresentati, perché due deputati dell' Assemblea costituente , un anno prima che quella Assemblea chiudesse il suo ciclo di lavoro (nel 1946-1947: noi siamo nati alla fine del 1946), l' onorevole Russo Perez e l' onorevole Marina, passarono dal gruppo dell' Uomo qualunque al gruppo del Movimento Sociale Italiano . e non soltanto in quel modo noi intervenimmo all' Assemblea costituente (ci furono memorabili interventi dell' onorevole Russo Perez ), ma intervenimmo anche come partito. il nostro glorioso settimanale Rivolta ideale pubblicò una serie di articoli critici — ma critici in maniera costruttiva e positiva — nei confronti della Carta Costituzionale , a firma di Costamagna, un illustre studioso omonimo ma non credo parente del nostro attuale collega. siamo dunque intervenuti nel dibattito istituzionale e costituzionale fin dai tempi in cui siete intervenuti tutti quanti voi. debbo peraltro rilevare — e questo è, sì un appunto positivo nei confronti del suo discorso di ieri, un discorso che non ci è affatto piaciuto, e che sto criticando ferocemente — che lei ha dichiarato che se si dovesse passare ad un processo di revisione costituzionale non potrebbero restarne estranee le nuove forze politiche che si sono affacciate nel frattempo alla vita parlamentare. per la verità, io mi sono affacciato alla vita parlamentare tanti anni fa, nel 1948, e ho fatto parte fin dall' inizio della Commissione affari costituzionali: quindi potrei anche rivendicare un tantino non dico di competenza, ma di assidua cura e di continuo studio di questi problemi, per me e per il mio partito. quindi, un avvertimento cortese, corretto, ma molto fermo da parte nostra: smettetela di considerarci e di definirci al di fuori del gioco della revisione costituzionale, perché siamo l' unica forza politica che sin qui ha preso una posizione chiara e precisa, bella o brutta che sia: ne discuteremo, ne discuteremo, ne discuteremo! perché se si arriverà a parlarne in una Commissione bicamerale, sarà indubbiamente una commissione costituita da senatori e deputati di tutti i gruppi e quindi ci saremo anche noi: vedrete che l' unica forza politica con la quale vi dovrete confrontare (positivamente o negativamente, non ha importanza) su uno studio attento di una nuova Carta Costituzionale è sicuramente la nostra. vorrei anche dimostrarle, signor presidente del Consiglio , e dimostrare ai colleghi che stanno ascoltando che, quando si arriverà — perché ci si arriverà — all' esame del testo costituzionale e delle eventuali varianti, ci si accorgerà che su 139 articoli almeno una quarantina sono in questo momento oggetto di discussione, talora anche di pesante e aggressiva discussione, in ambienti che non sono a noi vicini. non voglio appesantire questo mio discorso, ed elenco gli articoli della Costituzione che in questo momento sono in discussione: vorrei che uno solo fosse ridiscusso nella forma, perché la sostanza in questo caso non ha alcuna importanza, ed è il primo, quello della Repubblica fondata sul lavoro. sono tempi in cui il lavoro affonda, e la Repubblica vi pesa sopra: non ci piace, non mi piace; ma questa è una battuta. signor presidente del Consiglio , all' articolo 7 si parla del Concordato e come si sa ne è in corso la revisione che comporterà anche una modifica costituzionale. l' articolo 13 concerne le restrizioni della libertà personale e il fermo di polizia, involgendo l' intero dibattito tenuto in Parlamento sulla liceità costituzionale o meno di quelle misure. l' articolo 18 si riferisce alle associazioni segrete: abbiamo uno statuto di partito che esclude ogni possibilità di ingresso, da parte di un nostro militante, nella massoneria, mentre invece il signor presidente della Repubblica riceve con grandi onori (ne riparlerò alla fine del mio discorso) il nuovo capo della massoneria, esortandolo un po' comicamente a non far tanti segreti e ad attenersi alle modalità di comportamento dei massoni inglesi, che sarebbero improntate a una grande libertà e apertura. l' articolo 24 concerne la riparazione degli errori giudiziari: sarebbe bello! il 25 riguarda il giudice naturale precostituito per legge, e da cui nessuno può essere distolto: ma l' inquirente, le autorizzazioni a procedere ? riparlerò più avanti della pena di morte , in merito all' articolo 27. l' articolo 31 prevede tra l' altro l' assistenza alle famiglie numerose: l' ONMI era una delle associazioni più rettamente, poderosamente, beneficamente organizzate da parte del fu regime fascista; non esiste più, ma non c' è niente, al suo posto. non parliamo dell' articolo 32, riguardante la sanità. per l' articolo 35, la Repubblica tutela il lavoro italiano anche all' estero: e ce ne siamo accorti quando abbiamo visitato, come stiamo visitando, le nostre collettività all' estero che sono totalmente abbandonate dalla Repubblica italiana . gli articoli 39, 40 e 46 non necessitano che mi soffermi con perdita di tempo: sapete benissimo che sono le questioni più gravi. per l' articolo 48, il voto è un diritto di tutti i cittadini maggiorenni ma (affermano i comunisti, e sembra anche i socialisti) non spetterebbe agli italiani all' estero. voglio vedere se vorrete portare avanti una revisione della Costituzione per cancellare l' articolo 48, che ci impone invece di attribuire il voto a tutti gli italiani. il famoso, equivoco articolo 49 ha fatto nascere la partitocrazia, perché si è concesso giustamente ai partiti politici di concorrere con metodo democratico alla vita della nazione. il migliore costituzionalista democristiano, Maranini, cui credo di dover rendere omaggio in relazione alle mie povere letture sulla Costituente, propose che all' attività esterna dei partiti si aggiungesse un controllo interno di democraticità; insorse Palmiro Togliatti che affermò che — per carità! — anche il partito degli anarchici deve poter trovar posto nella partitocrazia italiana, anzi (la parola partitocrazia non era di moda allora) nel quadro dei partiti politici italiani; il gruppo democristiano rinunziò immediatamente all' emendamento correttivo che il Mortati aveva presentato. nacque così quello che uno studioso come il Maranini chiamava « il tiranno senza volto » , cioè la partitocrazia. l' articolo 55 è forse il più discusso, per la consacrazione del bicameralismo rigido: sul tema tornerò fra poco. l' articolo 56 parla del suffragio universale e diretto, senza menzionare la proporzionale e consente in questo momento (e probabilmente consentirà in seguito) manovre da parte di taluni fra i partiti di potere, per eliminare la proporzionale. il numero di parlamentari (di cui all' articolo 57) pare voglia essere ridotto, da parte di gruppi di maggioranza. per l' articolo 66, si nota che la costituzione della Giunta delle elezioni avviene ad opera di parlamentari, mentre Mortati auspicava giustamente un giudizio di Cassazione: tante porcherie non sarebbero avvenute! per l' articolo 67, non è previsto il « vincolo di mandato » : ma come abbiamo anche quest' oggi dimostrato, i parlamentari senza vincolo di mandato pagano pesanti tassazioni politiche e morali al vincolo di mandato partitico. quanto all' articolo 68, non solo il nostro, ma anche altri gruppi chiedono e chiederanno che le autorizzazioni a procedere siano prese in esame solo per eventuali reati politici, e non comuni. il bicameralismo è previsto dall' articolo 70 anche a livello legislativo, mentre l' articolo 75 regola il referendum che sembra vogliate mettere in discussione, almeno per il numero dei firmatari. l' articolo 77 sui decreti legge : non ne parliamo! non ne parliamo soprattutto al primatista senatore Spadolini. nemmeno Mennea o la Simeoni farebbero dei salti o delle corse, come state facendo voi, verso la decretazione d' urgenza . l' articolo 81: povero articolo 81! una prece. l' articolo 85: se sia rinnovabile o no il mandato presidenziale. dopo il galantuomo Segni, nessuno ha più proposto, io credo, l' autoregolamentazione del mandato presidenziale. l' articolo 88: semestre bianco . che ne dice il presidente Pertini, che sembra fosse contrario? l' articolo 89: la subordinazione del Capo dello Stato ai ministri, perché il Capo dello Stato può controfirmare soltanto se i ministri firmano e non ritirano la loro firma. l' articolo 92, disgraziatissimo, sui poteri del presidente del Consiglio . l' articolo 94, sulla fiducia. si va proponendo in ambienti vostri la sfiducia costruttiva alla tedesca. l' articolo 95: l' ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri . il presidente del Consiglio ha garantito — e non dubitiamo delle sue buone intenzioni — che il dibattito andrà avanti rapidamente; speriamolo e speriamo che il « manuale Cencelli » o faccia parte di un articolo di questa nuova legge, oppure venga finalmente tolto di mezzo. l' articolo 96, sull' inquirente: voi conoscete la nostra posizione negativa. l' articolo 99, che ha finito per diventare comico, quasi quanto l' attuale Governo, perché si tratta del Cnel di cui soltanto l' onorevole Storti conserva il ricordo. l' articolo 104: l' elezione del Consiglio superiore della magistratura , non deferita tutta a magistrati, ma con interferenza dei politici. l' articolo 114: le province, di cui lei ha parlato, onorevole presidente , con uno straordinario affetto, di cui però noi dubitiamo. l' articolo 117: leggi quadro per le regioni. quando mai le vedremo? l' articolo 118: il decentramento da parte delle regioni nei confronti dei comuni e delle province. quando mai lo vedremo? l' articolo 122: legge, elettorale regionale. nessun accenno alla proporzionale. l' articolo 126: le stranissime norme per lo scioglimento dei consigli regionali . affidato a tre cittadini il governo temporaneo del Consiglio regionale : per fortuna il caso non è mai capitato. l' articolo 129: il circondario. unico ente locale ad avere una dignità costituzionale, mentre mancano tutti gli altri enti locali piccoli ed intermedi. l' articolo 135: composizione mista anche della Corte costituzionale , oltre che del Consiglio della magistratura con interventi partitocratici. l' articolo 138: revisione della Costituzione. voglia Iddio! falso al riguardo (anche se dichiarazioni importantissime hanno fatto ritenere che fosse vero) che occorrono i due terzi per modificare una norma della Costituzione. i due terzi occorrono per evitare il referendum, ma un articolo della costituzione può essere riveduto o sostituito attraverso la maggioranza assoluta , senza bisogno dei due terzi . ed infine l' articolo 139: la forma repubblicana dello Stato che nessuno, penso, voglia toccare. questo rapido excursus vi dimostra che il problema vi sta scoppiando sotto i piedi, onorevole presidente del Consiglio . non regge più l' attuale sistema, non regge più l' attuale Costituzione della Repubblica, regge soltanto se trova dei reggicoda come voi, pronti a fare — senza fare — il presidente del Consiglio ; a fare — senza fare — il ministro; a fare — senza fare — il sottosegretario; a fare — senza fare — il parlamentare. spogliandoci tutti noi dei nostri poteri, ma soprattutto dei nostri doveri, il sistema viene tenuto in piedi. ma se si tratta davvero di farlo funzionare, io credo che non si possa sostenere quello che lei ha sostenuto comicamente ieri: Governo forte, Parlamento forte. no, quando lei dice Governo, lei vuole dire maggioranza governativa , che è un' altra cosa. il Governo come istituto, dalle sue dichiarazioni di ieri sulla parte istituzionale, non ha avuto — mi sembra — alcun conforto. e adesso, che cosa accadrà? ho letto sui giornali di questa mattina che del suo discorso di ieri, signor presidente del Consiglio , sono soddisfatti soprattutto i socialisti, l' onorevole Craxi in testa, perché lei ha dedicato larga parte del suo intervento alla parte istituzionale e costituzionale. e allora io mi chiedo che cosa accadrà. perché io non arrivo a dire (potrei anche dirlo) che lei ha fatto uso illegittimo dei suoi poteri, ieri, presentando come parte essenziale di un programma di Governo una generica volontà di rivedere le istituzioni. potrei anche dirle (e qualcuno glielo ha detto, anche comunisti, ma vedremo se l' onorevole Natta tornerà su questo argomento: io penso di sì), anche ammettendo che un presidente del Consiglio possa presentarsi alle Camere con un programma di revisione costituzionale, di farci capire dove è il programma. fino a questo momento tra le forze che reggono il Governo esistono differenze di fondo — e mi è facilissimo documentarlo — proprio a proposito della riforma delle istituzioni. si parte dalle posizioni « avanzate » , anche se si tratta di fumosità, del partito socialista , dei suoi esperti, della propaganda dell' onorevole Craxi e dei suoi amici, per arrivare alle posizioni conservatrici degli attuali istituti che caratterizzano soprattutto gran parte della Democrazia Cristiana , ma anche — purché queste posizioni siano manifestate — il partito liberale , gran parte del partito socialdemocratico e che caratterizzano meno, anche perché ha minor voce in capitolo , il partito repubblicano . sui giornali di questi giorni noi abbiamo letto delle testimonianze che dimostrano il mio assunto e, quindi, la assoluta illegittimità del suo tipo di presentazione di questo Governo, come di un Governo che ha le idee chiare in materia di riforme istituzionali . in primo luogo ci rivolgiamo ai socialisti. io ho perfino dedicato un libro a questo problema: Processo alla Repubblica . è un processo sereno, non di condanne penali, ma di civili contestazioni. ebbene, ho ricordato obiettivamente in questo volume che il discorso sulla revisione istituzionale e costituzionale è stato ufficialmente aperto dopo di noi, dal partito socialista e dall' onorevole Craxi. non vorrei che quest' ultimo avesse dimenticato un famoso editoriale. era il 28 settembre 1979 e Avanti! pubblicò un editoriale intitolato Ottava legislatura , con una proposta clamorosa, cioè di trasformare quella ottava legislatura, appena iniziatasi con le elezioni del giugno 1979, in una legislatura costituente. ebbene, esistono tracce di questa proposta dell' onorevole Craxi? dopo avere scritto quell' importante articolo, cosa ha fatto il partito socialista o l' onorevole Craxi per trasformare questa legislatura, non morente, ma certamente agonizzante, in una legislatura costituente? se lo avesse fatto, se avesse tentato di farlo, se lo avesse voluto fare egli ci avrebbe trovati al suo fianco, non certamente per giungere alle stesse conclusioni di merito, ma senza alcun dubbio per contribuire a fare in modo che questa stessa legislatura si trasformasse in una legislatura costituente e affrontasse il tema della crisi del sistema e delle istituzioni. ma l' onorevole Craxi se ne è dimenticato e siamo arrivati al 1982: a questo punto non è ancora uscito un editoriale di Craxi che riprenda quello del 1979, ma in questo momento l' onorevole Craxi, finalmente proiettato nello stesso senso, si accorge — a legislatura morente — di quello che aveva inventato per far sì che la legislatura neonata non diventasse stantia. cosa ha fatto, dov' era, quali ambienti ha frequentato e di cosa si è occupato l' onorevole Craxi nel frattempo? è molto semplice: egli ha tentato di costituire la base per l' alternativa socialista al Governo, cioè per la sua Presidenza del Consiglio . ed ecco a questo punto il partito socialista innovatore, che prende l' iniziativa per le novità, che ripropone la grande riforma ed i cui uffici si muovono in questo senso, anche perché sanno benissimo che questa legislatura non può trasformarsi in una legislatura costituente, anche perché sanno benissimo che in questo momento da parte dei socialisti si tratta di fare propaganda e non certamente di raggiungere risultati. dopo di che Craxi è tutto felice, perché il presidente del Consiglio lo ha accontentato attraverso tutta una serie di cartelle che non dicono assolutamente nulla, che sono, come vi dimostrerò, « fumisterie » , ma che tuttavia possono dimostrare che il partito socialista l' ha vinta e che la crisi si è risolta nella direzione e nel senso voluto dal partito socialista . perché dico che sono fumisterie? perché ho preso attenta nota, colleghi socialisti, delle proposte di revisione costituzionale che voi avete lanciato o state lanciando nella pubblica opinione . ho preso attenta nota soprattutto di quello che ha scritto, per esempio, di recente il vostro Giuliano Amato. dico soprattutto di quello che ha scritto il vostro Giuliano Amato perché (ne hanno parlato tutti i giornali), se il Governo avesse potuto spostare anche un solo sottosegretario — oltre al sottosegretario che purtroppo ha dovuto sostituire, il non da noi dimenticato onorevole Compagna — , il partito socialista avrebbe puntato al sottosegretariato alla riforma, alla revisione (non so come lo avrebbero chiamato) per il professor Giuliano Amato. e allora, questo Giuliano Amato, socialista, esperto, che avrebbe dovuto essere il « capo in testa » , che cosa ha scritto recentemente su La Stampa di Torino? cito tra virgolette: « i nodi costituzionali sui quali si è depositata una ruggine che è meglio togliere al più presto » (quindi, minestra riscaldata , Governo arrugginito: tutto siete) « sono almeno tre: riforma del bicameralismo, riforma del sistema elettorale , voto di sfiducia costruttivo » . o guarda! questo partito socialista nelle persone dei suoi esperti, dei suoi capifila per la revisione costituzionale della tematica socio-economica proprio non si occupa per niente! lo interessano le leggi elettorali ... si è accumulata tanta ruggine proporzionale: bisogna toglierla di mezzo. si occupano giustamente di una riforma del bicameralismo e si occupano soprattutto del voto di sfiducia costruttivo, perché quando Craxi sarà diventato presidente del Consiglio occorrerà che non lo si possa disturbare e che si possa dare luogo, se possibile, a quei governi di legislatura che i socialisti non hanno mai voluto. bene, siamo qui. questa è la grande riforma? queste sono le basi popolari di una grande riforma socialista? è in questo modo che i socialisti dimostrano di essere il « sol dell' avvenire » ? è questo, che si vuole da sinistra? calpestare ulteriormente i diritti popolari? lo dico senza alcuna demagogia, ma è la verità, la verità che risulta dalle vostre dichiarazioni. che ci voleva, che ci vorrebbe ad aggiungere una qualsiasi rivendicazione di giustizia sociale o sindacale? ma voi socialisti non potete farlo. e sapete perché non potete farlo? perché è stato Avanti! che ha pubblicato un famoso editoriale (non soltanto quello che ho citato di Craxi, ma anche un altro famoso editoriale), in cui si diceva testualmente che gli articoli 39, 40 e 46 della Costituzione sono ferri vecchi da buttare via. ed io vi dico che codesto socialismo è un ferro vecchio da buttare via! io vi dico che codesto socialismo pasticcione, arrivista, arrampicatore, confusionario, extrasociale se non antisociale, è veramente uno dei più grossi equivoci che ci stiamo trascinando. lei, senatore Spadolini, si è messo proprio in buona compagnia per rinnovare le istituzioni! i nostri più affettuosi complimenti! e perché non crediate che io abbia colto al volo una frase infelice di Giuliano Amato, allora vi cito, colleghi socialisti, le conclusioni del vostro recente convegno di Rimini, nel quale avete fissato, non in tre punti, ma in cinque punti le vostre richieste a livello di revisione delle istituzioni: diversificazione Camera-Senato (e su questo siamo un po' tutti d' accordo); questioni di Governo, cioè il problema del voto a scrutinio segreto (e questa è ignoranza: che c' entra lo scrutinio segreto con la revisione della Costituzione?); delegificazione, e cioè un po' più di corsie di emergenza; coincidenza Governo-legislatura (ecco il capo di governo per tutta la legislatura!); rafforzamento dell' autorità del presidente del Consiglio . ma guarda un po'! e il presidente del vostro gruppo, l' onorevole Labriola, che cosa ha chiesto recentemente sul quotidiano Il Tempo ? ha chiesto due cose: rivedere la struttura bicamerale e introdurre leggi elettorali diverse per la Camera e per il Senato. siamo sempre lì, alle leggi elettorali ed alle velleità di potere. debbo apprezzare, in tanta squallida compagnia, la sincerità del senatore Formica — che per altro, da quando è diventato ministro, al riguardo tace — , il quale ha dichiarato: « siamo arrivati alla saturazione storica del sistema. la crisi investe l' agibilità democratica del sistema. dopo le elezioni » — in quel momento egli pensava ad elezioni immediate! — « un anno di tempo perché una commissione formuli proposte costituzionali » . e veniamo alla commissione. onorevole Bozzi, le parlo con estremo rispetto, perché conosco la sua devozione agli istituti e la serietà dei suoi interventi. debbo dire, però, che l' hanno messa in un brutto pasticcio: debbo rilevare, al riguardo, che questa stessa mia tesi è stata maliziosamente sostenuta dall' onorevole Natta, il quale ha recentemente detto che l' hanno messa in un brutto pasticcio per far fallire il tutto e quindi impartire al partito liberale , che sperava ben altro nella composizione del nuovo Governo, una lezione assai pesante. ma il pasticcio in cui l' hanno messa, onorevole Bozzi, è di merito: lei, infatti, dovrebbe essere — mi scusi — l' esecutore testamentario del Governo per quanto riguarda la revisione della Costituzione o comunque delle istituzioni, sulla scia di quanto ha dichiarato ieri il presidente del Consiglio e degli applausi entusiastici di marca socialista, rivolti a questa parte dell' intervento dello stesso presidente del Consiglio . ma lei, onorevole Bozzi, non appartiene ai novatori, in fatto di revisione degli istituti. non gliene faccio una colpa, anche in considerazione della sua coerenza con le posizioni assunte in passato e con le impostazioni proprie del suo partito. sarebbe bella che il partito liberale assumesse nei confronti delle istituzioni posizioni innovatrici, belle o brutte che siano, quali quelle da noi sostenute. lei, del resto, si è espresso con estrema prudenza, affermando — cito da Il Messaggero — quanto segue: « credo che non si debba dar vita ad una nuova Costituente per una nuova Repubblica. penso piuttosto che si debbano apportare, sulla base di una ormai lunga esperienza, aggiustamenti e revisioni per rendere stabile ed efficace il sistema democratico e soprattutto per rendere valido il momento del potere decisionale, che oggi è apertamente in crisi » . le solite cose: qualche riforma delle leggi elettorali , garantiti comunque i diritti di un partito come quello liberale (che deve stare bene attento a non uccidere con le proprie mani quella proporzionale che gli ha permesso di esistere in Parlamento), qualche ritocchino per dare alla Presidenza del Consiglio funzioni più stabili ed autorevoli. tutto qui. voglio vedere come si troverà, onorevole Bozzi, a presiedere una commissione (se mai avrà vita) in cui gli indemoniati socialisti dovranno dimostrare di essere lì per predisporre la grande riforma voluta dallo « Spadolini-bis » ! quanto ai colleghi comunisti, essi mi consentano un' osservazione: si sono collocati su tesi conservatrici, nel senso della difesa integrale dell' assetto costituzionale, tranne qualche ritocco che però — e su questo noi conveniamo — dovrebbe essere deliberato dal Parlamento, e non da una commissione ad hoc (evidentemente, la commissione avrebbe in questo caso poteri istruttori). al riguardo, sperando di non urtare la suscettibilità del presidente, onorevole Iotti, debbo ricordare che in altri tempi il partito comunista , tramite i suoi più illustri esponenti — e cito appunto l' onorevole Iotti, ma potrei ancor più validamente citare l' onorevole Ingrao — , non era collocato su posizioni conservatrici, dal punto di vista dell' assetto istituzionale e costituzionale. ciò mi fa pensare che la « manovra Martelli » (chiamiamola così), cioè la manovra denunziata da Martelli, sia tuttora in corso e che certe posizioni comuniste mirino ad avvicinarsi il più possibile alle posizioni della Democrazia Cristiana ed a distaccarsi il più possibile da quelle socialiste, allo scopo di creare un' alternativa nel quadro del pentapartito, che diventerebbe quadripartito. queste mie osservazioni sono forse maligne, ma ho l' impressione che qualche elemento di verità in esse vi sia. debbo ora affrontare — lo farò il più rapidamente possibile — due temi di fondo, che spettano a me in questa trattazione: anzitutto il tema del terrorismo. non ho bisogno di dire, onorevole presidente del Consiglio , che il nostro atteggiamento rimane quello di sempre e che non ci vergogniamo affatto di aver raccolto un milione e duecentomila firme a favore della pena di morte nei confronti dei terroristi, così come non ci vergogniamo affatto di esserci sempre schierati a difesa delle istituzioni, ma soprattutto a difesa degli uomini che indossano la divisa, degli uomini che non indossano la divisa, delle vittime ormai innumerevoli della guerra civile che si sta combattendo in Italia. allora, confermando il nostro atteggiamento e deplorando il fatto che questa parte nel suo lunghissimo discorso abbia ricevuto scarsissima attenzione — qualche affermazione generica di forza e di fermezza che lascia il tempo che trova e niente altro — , vorrei rilevare tre ordini di fatti che chiariscono e drammatizzano la situazione. per quanto riguarda i collegamenti internazionali, lei, onorevole presidente del Consiglio , ieri ha parlato per l' ennesima volta di un possibile, probabile, auspicabile riconoscimento da parte italiana dell' Olp, lei ha parlato per l' ennesima volta dell' opportunità o addirittura della necessità di modificare in meglio, di chiarire e di normalizzare i nostri rapporti con la Libia. io la prego, piuttosto la invito, onorevole presidente del Consiglio , a rendersi conto che mai come in questi ultimi tempi sono emersi i collegamenti e le spinte internazionali che derivano dalle organizzazioni terroristiche. infatti, in occasione di uno dei tanti recenti fatti di sangue che si sono verificati in Sicilia, di stampo mafioso, si è rilevato che i mafiosi hanno lo stesso armamento — di provenienza o, per lo meno, di fabbricazione sovietica — usato dalle Brigate Rosse . ma c' è di più. infatti, l' interessantissimo e drammatico reportage di Claire Sterling sull' attentato al Papa, di cui non si parla più, riporta a quelle stesse origini e matrici non solo per la distribuzione e la diffusione delle armi, ma anche per l' organizzazione e l' esecuzione dei più feroci attentati e delitti. d' altra parte, onorevole presidente del Consiglio , il suo ministro dell'Interno ed il suo ministro della Difesa , entrambi brillantemente riconfermati, in questi ultimi giorni hanno confessato e chiarito che se le Brigate Rosse , la camorra e la mafia nella loro nuova strategia tentano — purtroppo riuscendovi — l' aggressione alle caserme per catturare armi, lo fanno perché la situazione internazionale nel Medio Oriente e nell' Africa settentrionale ha reso più difficili o addirittura impossibili i rifornimenti di armi che arrivavano puntualmente da quelle direzioni. quindi, non pensi neppure, onorevole presidente del Consiglio — a questo proposito la fermezza, la fierezza, la forza di opinione e di organizzazione sono nostre — , di volersi avviare sull' ignobile « scivolarello » dei riconoscimenti dell' Olp, dei riconoscimenti, dei ringraziamenti e dell' ospitalità al bandito Gheddafi, perché — ripeto — mai come in questo momento è documentato e documentabile, anche a livello internazionale, quello che accade a proposito dei rifornimenti di armi ai terroristi nostrani. inoltre — questo è il secondo punto — è venuta in luce, ormai innegabile ed incontestabile, la saldatura, anche tecnica, fra terrorismo, mafia e camorra e quindi l' installazione brigantesca del terrorismo nel centrosud, con i risultati che abbiamo sotto gli occhi. infine, c' è l' attacco alle forze armate — questo è il terzo elemento — , una vera e propria dichiarazione di guerra che serve ai terroristi per raccogliere armi, per destabilizzare la situazione nel paese, per dare luogo ad una specie di vera e propria guerra civile . ora, onorevole presidente del Consiglio , e non si tratta di una battuta, le chiedo che cosa si intende fare a questo riguardo e cosa si intende dire. tutti ricordiamo che in due occasioni solenni, alla televisione, il signor presidente della Repubblica ebbe a dire agli italiani: « siamo in guerra » . io potrei citare qui, ma non voglio farvi perdere tempo, le dichiarazioni, che sono apparse su tutti i giornali, di poveri soldatini italiani, senza armi, male armati, male preparati, ma soprattutto mal disposti, per ragioni psicologiche ed umane che dobbiamo capire. in particolare, in una di queste dichiarazioni un soldatino domandava: « siamo in pace, perché mi si vuol fare la guerra? perché debbo rischiare la mia vita fisica, se tutti proclamano che siamo in pace, che il nostro esercito, nazionalmente ed internazionalmente, è soltanto e deve essere un esercito di pace? se non mi si danno i caricatori, o, se anche mi si danno, non mi si insegna ad inserirli nell' arma, o, se anche mi si insegna ad inserirli nell' arma, non mi si insegna a sparare? » . se questa è la condizione delle nostre forze armate , diciamolo pure, perché mandare al macello questa gente? se invece il concorso delle forze armate , e prima di tutto delle forze dell'ordine e dei carabinieri, è necessario per garantire la sicurezza del cittadino italiano, ebbene, perché non prendere provvedimenti che diano modo alle forze armate di agire a difesa della sicurezza del cittadino italiano? se sono ben informato, signor presidente del Consiglio (è una cosa che non mi piace affatto, anche umanamente parlando; ma sono ben informato, perché ne hanno parlato tutti i giornali), lei è ospite di una caserma dei carabinieri per motivi di sicurezza. mi si dice che anche altri suoi colleghi, alcuni ministri, sono ospiti di caserme non so se dei carabinieri, della polizia o della Guardia di Finanza , per motivi di sicurezza. signor presidente , non vi vergognate di pensare alla sicurezza vostra e di non pensare alla sicurezza dei soldatini che vi stanno accanto nelle caserme? ma non è questa una questione morale molto più importante e più grave, perché trasuda sangue? non è retorica, la mia. troppe volte, signor presidente del Consiglio , abbiamo assistito, partecipato ai funerali; troppe volte il signor presidente della Repubblica ha mandato i soliti telegrammi di condoglianze alle famiglie, e lei pure; troppe volte abbiamo visto riprodursi sui teleschermi la tragedia di quel povero vecchio di Salerno che avete visto tutti. ne parlo, ripeto, senza retorica, perché io non ho niente da chiedere, perché io in caserma non ci vado, perché scorte non ne voglio, perché noi tentiamo di compiere il nostro dovere come possiamo. ma non vi vergognate? ma che razza di Governo è questo, che razza di classe dirigente è questa, che razza di sensibilità è la vostra, che razza di italianità è la vostra, che razza di cultura, strafottente e stravagante, è la vostra? io debbo levare questo atto di accusa , a nome di tutti coloro che sono caduti in questa lunga guerra civile , dei ragazzi di parte nostra, dei ragazzi di parte altrui. noi non vogliamo che i ragazzi si uccidano fra loro, noi non vogliamo che destra e sinistra in Italia significhi doversi scambiare fucilate o rivoltellate. noi abbiamo avuto 23 ragazzi martiri; taluni sono morti, purtroppo in conflitti occasionali con la polizia, e noi li riveriamo e li rispettiamo, nel momento stesso in cui ci guardiamo bene dall' accedere alle propagande sconsiderate contro le forze dell'ordine , contro le forze di polizia . ma è questa autorità morale che mi consente, che ci consente di dirvi che vi dovete vergognare del modo in cui vi state comportando. sto aspettando di sapere che cosa potranno dichiarare il ministro dell'Interno ed il ministro della Difesa alle Commissioni parlamentari. mi auguro che le loro dichiarazioni siano esplicite, siano chiare; mi auguro che le Commissioni si riuniscano anche ogni giorno, pur di individuare provvedimenti che debbono essere adottati. ma quando si legge, da parte dell' onorevole Piccoli, presidente della Democrazia Cristiana : « basta con la retorica: dobbiamo esigere, anche se ci costerà critiche e lacerazioni, che le inefficienze vengano sanate, che si restituisca prestigio e capacità di reazione a tutti quei corpi che sono preposti alla tutela dello Stato democratico » ; quando si legge (l' ho letto su Il Giornale nuovo) che l' onorevole Gerardo Bianco dice: « è probabile che nei prossimi giorni i deputati democristiani si riuniscano in Assemblea, come è stato chiesto dal deputato Speranza, per discutere la possibilità di un riesame globale in Parlamento della politica della difesa, dopo i recenti episodi terroristici » ; quando si legge che il presidente del Senato , onorevole Fanfani, in una dichiarazione al Il Corriere della Sera di questi giorni, dice: « i ministri Rognoni e Lagorio dovranno spiegarci che cosa sta accadendo, che cosa è accaduto, ma soprattutto — questo è il problema di fondo — perché è accaduto » . ebbene, non siamo nelle condizioni di chiedere le dimissioni dei ministri dell' Interno e della Difesa immediatamente dopo il giuramento e prima ancora del voto di fiducia ; ma io non so che cosa ci stiano a fare, e non so come abbiano il coraggio di guardare in volto le famiglie degli assassinati, come abbiamo il coraggio di guardare in volto i ragazzi in divisa, come abbiano il coraggio di dire: « io sono il ministro dell'Interno , io sono il ministro della Difesa » ; essi sono difesi dalle loro poderose scorte personali, ma assolutamente incapaci, neghittosi e non vogliosi di difendere sul serio la vita del popolo italiano e le stesse istituzioni, di cui si riempiono così volentieri la bocca. ultimo argomento, signor presidente del Consiglio — se l' è voluto, signor presidente ! — , è quello dell' emergenza morale. lei, quando presentò, tredici mesi fa, il suo precedente Governo, parlò di quattro emergenze, le quali, grazie all' opera assidua del precedente Governo, sono diventate croniche. le malattie dallo stato acuto sono passate allo stato cronico, grazie all' opera meravigliosa del precedente Governo, pur avendo soprassalti di crisi acute, come dimostrano, per quel che riguarda l' emergenza morale, le questioni che sono sorte e che si sono aggravate in questi ultimi tempi. allora, come stanno le cose a proposito dell' emergenza morale? io non sono uno specialista in materia e mi limiterò a ricordare qualche dato, a fare qualche appunto di stretta attualità. una prima citazione. abbiamo letto sul Il Corriere della Sera del 10 agosto, subito prima della crisi di Governo , sotto il grande titolo « crisi economica e questione morale » , un articolo di Cesare Merzagora. dal testo dell' articolo rilevo: « il giorno 8 settembre 1972, con una mia lettera al supremo reggitore dell' Istituto di emissione, che riassume anche il controllo qualitativo e quantitativo del credito, ho scritto due pagine come portatore di quanto a Milano era risaputo, e per chiedere un' ispezione al Banco Ambrosiano , per evitare che un petardo puzzolente scoppi in Parlamento. non solo, sei anni dopo, ed esattamente l' 8 marzo 1978, rimandavo copia della stessa lettera allo stesso Istituto, reclamando una gestione commissariale a quella vecchia banca, una volta stimatissima, contro la quale non potevo per ragioni troppo ovvie indirizzare io stesso un' interpellanza parlamentare » . una seconda citazione. si legge su La Stampa del 26 agosto scorso questa dichiarazione di Angelo Rizzoli, che è recentissima: « c' è solo da prendere atto di un' evidenza ormai palmare. la sistemazione del gruppo Rizzoli non è solo un problema di cifre e di bilanci, come, per esempio, sostiene Carlo De Benedetti : è anche un problema politico. bisogna riuscire a conciliare gli assetti aziendali con il gradimento delle forze politiche , l' indipendenza del prodotto giornale e l' assenso dei partiti nel loro complesso » . lei sa, signor presidente , cosa vuol dire « partiti nel loro complesso » , secondo il gergo comune in Italia? partiti dell' « arco » , dal liberale fino al comunista, nessuno escluso! domanda del giornalista: « ma non sono due cose inconciliabili? » risposta di Angelo Rizzoli: « no, è questione di trovare gli opportuni meccanismi. del resto, è una necessità. non si ricorda che, quando stavo trattando la cessione con il gruppo guidato da Visentini-De Benedetti , i partiti bloccarono tutto? senza di loro o contro di loro non si fa nulla: devono diventare interlocutori della trattativa » . allora, dopo questo squarcio di luce da parte di Rizzoli, vediamo un po' a quali partiti alludeva. c' entra per caso la Democrazia Cristiana , colleghi? L'Europeo del 12 luglio 1982 pubblica una foto dell' onorevole De Mita a braccetto di uno sconosciuto, mentre esce dal congresso democristiano. l' agenzia Repubblica del 15 luglio riproduce la stessa fotografia e avverte che l' uomo a braccetto di De Mita è Flavio Carboni. L'Europeo si guarda bene dall' accogliere la precisazione; pubblica nel numero del 27 luglio scorso la stessa foto, ma senza De Mita , e precisando nella didascalia che si tratta del latitante Flavio Carboni. può capitare a tutti di andare a braccetto di un latitante, per carità! tuttavia, non si tratta solo di questo, perché L'Espresso del 1° agosto 1982 riferisce: « Carboni: ho conosciuto De Mita due anni fa, all' epoca della sua nomina a vicesegretario della Dc » . in merito a notizie sulla partecipazione di De Mita a cene organizzate da Carboni, il capo-ufficio stampa di De Mita smentisce, ma sul Il Corriere della Sera del 30 luglio 1982 si leggeva: « Corona » — e voi sapete chi è — « ha anche raccontato ai commissari della P2 della cena in casa Carboni, presente il segretario della Dc De Mita , l' editore Caracciolo, monsignor Ilari e l' uomo politico Rojch, presidente della Giunta regionale sarda. alla cena » — ha detto Corona — « mi invitò Carboni, dicendomi che De Mita voleva conoscermi. De Mita in quell' occasione espose a grandi linee il discorso che avrebbe pronunziato all' indomani nel congresso Dc » . a voi deputati democristiani non lo ha raccontato. procediamo — e sarò brevissimo, non abbiate paura — , e ricordiamo che l' elicottero con il quale Corona, capo della massoneria, si recò a La Maddalena per rendere omaggio all' onorevole Pertini ed all' onorevole Spadolini in occasione delle celebrazioni garibaldine è risultato di proprietà di Flavio Carboni. e certamente un caso, ma ci sono tanti elicotteri a disposizione e vanno a cercare proprio quelli? ed allora ci ricordiamo di una solenne udienza concessa il 26 maggio 1982 dal presidente della Repubblica al capo della massoneria, al repubblicano Armando Corona, appena eletto. il solo quotidiano che dà la notizia con rilievo è La Repubblica , che scrive: « Pertini ha raccomandato a Corona di adoperarsi affinché i massoni italiani possano sempre più imboccare la via degli ampi orizzonti » — i che bello! in elicottero gli orizzonti sono ampi! — « liberi da qualsiasi forma di segreto, sulla scia dell' esempio anglosassone » . è veramente un tratto di finezza, di humour, direi, anglosassone! dalle registrazioni eseguite da Flavio Carboni, registrazioni ora all' ascolto dei commissari della P2, risulta invece che la sistemazione del Il Corriere della Sera fin dal gennaio 1982 dipendeva interamente da Armando Corona, il quale dunque operava sulla linea di Gelli. infatti, Carboni, nelle registrazioni, dice a Calvi: « intanto Corona precisi il suo pensiero e le sue istruzioni, chiarisca la sua posizione, perché è lui che si deve vedere con Spadolini » . il mercoledì successivo Corona e Spadolini si incontrano: sono presenti altre due persone, una delle quali è Aristide Gunnella — ben noto, Gunnella! ve lo ricordate, repubblicani? ricordate un vostro agitato congresso... una voce al centro. ma che cosa stai dicendo! non è facile smentire! comunque, questi sono fatti. Aristide Gunnella, l' amico di Giuseppe Di Cristina , il boss mafioso della droga che quando è stato ucciso aveva in tasca assegni per tre miliardi di lire ; dalla registrazione in possesso della Commissione P2 si apprende che Carboni dice: « Carlo non può uscire dal discorso Il Corriere della Sera » . si tratta di Carlo Caracciolo, editore, con Scalfari, della Repubblica e dell' Espresso. Carboni dice ancora — lo cito tra virgolette perché adesso si arrabbieranno i comunisti, ma lo ha detto Carboni — : « e se vi dico che lunedì vedo Berlinguer..., la fortuna di Flavio Carboni si chiama l' accoppiata Corona-Caracciolo, ed è strettamente legata alle vicende dell' acquisto, da parte dell' editoriale L'Espresso , del quotidiano La Nuova Sardegna » . infine, sul nostro Il Secolo d'Italia di oggi, a cura dell' onorevole Tremaglia, qui presente, si leggono brevissimamente alcune notizie che riguardano questo complesso di faccende. primo: sistemazione del Banco Ambrosiano . come? ad una banca privata si è sostituito un pool, dove, in netto predominio, vi sono banche amministrate da uomini di nomina politica. così è nato il Nuovo Ambrosiano : presidente è un democristiano di sinistra, vicepresidente è un socialista. nella sua replica ci dica qualche cosa sulla lottizzazione del potere, onorevole presidente del Consiglio . e un argomento serio, il più serio di tutti; è uno degli argomenti di fondo, se si vuole uscire dalla crisi del sistema! ma vi fa comodo starci, perché vi ingrassate! secondo: i grandi debitori del vecchio Banco Ambrosiano tratteranno d' ora in poi con il Nuovo Ambrosiano ; e fra questi avremo i partiti dell' arco costituzionale : il partito socialista per circa 21 miliardi, concessi da Calvi attraverso il Banco Financiero di Montevideo; il partito comunista , che deve restituire parte del fido iniziale di 20 miliardi, più quanto accreditato (pare 17 miliardi) per Paese Sera ; la Democrazia Cristiana per molto più di 10 miliardi, sia per le spese sostenute per Il Gazzettino sia attraverso la propria finanziaria Affidavit per prestiti concessi dalla Rizzoli; il partito socialdemocratico per un suo rapporto — poverino! — di appena mezzo miliardo di lire. terzo: il vantaggio di questo giro di miliardi consiste nel fatto che i partiti non vengono più disturbati per l' immediata restituzione dei miliardi; cosa che sarebbe avvenuta se fossero rimasti coinvolti nella situazione di insolvenza del vecchio Banco Ambrosiano . quarto ed ultimo: la lottizzazione si perfeziona con la notizia della richiesta perentoria invece che i nuovi amministratori dell' Ambrosiano hanno avanzato non ai partiti, ma alla Rizzoli-Corriere della sera , di riavere — questo è riportato su tutti i giornali — venti miliardi entro il termine del 10 settembre, anche se nel caso vi erano, come dichiarò Calvi alla Commissione P2, garanzie per disporre definitivamente del Il Corriere della Sera . di quest' ultima vicenda apprendiamo dalla stampa che è stato informato il presidente del Consiglio . signor presidente , ho concluso e credo di avere ampiamente motivato, a nome del gruppo cui ho l' onore di appartenere e del partito che ho l' onore di dirigere, non soltanto un voto di sfiducia , ma un voto di condanna popolare e nazionale da parte nostra.