Giovanni SPADOLINI - Deputato Opposizione
VIII Legislatura - Assemblea n. 552 - seduta del 30-08-1982
1982 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 6
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli Deputati , la crisi di Governo che si è aperta e chiusa nei giorni che vanno dal 7 al 23 agosto, con la costituzione di una compagine ministeriale identica negli uomini ma diversa nel programma e nello spirito, può segnare, se a queste conclusioni seguiranno coerenti ed adeguati comportamenti, un punto di svolta rilevante per il nostro sistema politico . ho parlato fin dall' inizio, con una formula che riecheggiava altri momenti della vita nazionale, di « novità nella continuità » . altri hanno proposto integrazioni o varianti a tale formula, che da parte mia non sono state accettate. la novità vera e fondamentale è che questa crisi di Governo , rapidamente ricomposta grazie alla ferma determinazione del presidente della Repubblica ed al senso di responsabilità prevalente nelle forze politiche , è figlia di quello che potremmo chiamare il « malessere istituzionale » . un malessere di cui cogliemmo i primi segni quando ci fu fatto l' onore di essere scelti per la costituzione del primo Governo ma che lo sviluppo degli ultimi tredici e difficili mesi, con la vicenda emblematica della legge finanziaria ed il complesso dei vari paralizzanti incidenti di percorso, ha acuito ed aggravato fino ad imporre, in un clima di rinnovate convergenze, la ricerca dei rimedi atti a neutralizzarlo. l' occasione immediata — la nota vicenda parlamentare dei franchi tiratori — ripropone già di per sé i temi fondamentali del rapporto fra Parlamento e Governo, che hanno caratterizzato questa e precedenti legislature. ma nelle proposte scaturite dal travaglio della crisi, e che fra breve avrò l' onore di illustrarvi, confluisce l' intera esperienza di un Governo che si è trovato giorno dopo giorno a fare i conti con le condizioni istituzionali effettive della governabilità: in modo simile a quello sperimentato dai suoi predecessori ma in un contesto reso più drammatico dall' aggravarsi delle emergenze nazionali, in un quadro internazionale degradato e con problemi di crisi delle società avanzate che sono ormai comuni all' intero Occidente industrializzato. e confluisce ancora più, un lungo corso di sofferenze e di esperienze della nostra vita pubblica , riflesso intorno alle polemiche sulla « lentocrazia » decisionale, sulla « democrazia bloccata » e da ultimo sulla « governabilità » , che tanto hanno impegnato la critica militante degli scienziati politici e lo sforzo propositivo dei giuristi in un processo di ripensamento e di riflessione cui il mondo politico non è stato certo estraneo e cui, anzi, le forze politiche hanno apportato un contributo peculiare e significativo, anche con recenti importanti convegni e proposte. non da oggi, certo, queste diagnosi civili hanno raggiunto la soglia difficile che separa la progettazione dall' azione, né esse hanno mai lasciato insensibile quella che si continua a chiamare, con termine forse improprio, la classe politica . mi sia consentito solo di ricordare agli inizi degli anni 60, la denuncia di Pietro Nenni contro lo « stato immenso e impotente » , il Nenni chiamato a fianco di Aldo Moro quale vicepresidente del Consiglio , con il compito specifico di coordinare le iniziative per un nuovo ciclo di attuazioni costituzionali, che non si può dire che siano mancate in quel decennio. tutto ciò giunge adesso ad un epilogo che ci impone scelte precise. siamo ad un punto di nuova partenza. su quali basi solo in parte può indicarlo oggi il Governo, proponendo temi di decisione a tutto l' arco delle forze politiche e parlamentari; ma in larga parte spetta precisarlo al Parlamento, tenendo conto dell' alto insegnamento che il presidente della Repubblica ha rinnovato in quanto al metodo e delle indicazioni dei partiti della maggioranza e dell' opposizione quanto ai contenuti. « se il Parlamento » — cito le parole del presidente della Repubblica — « riconosce che a distanza di tanti anni si sono affacciate esigenze nuove, che alcuni istituti possano essere corretti e migliorati, che si impongano procedimenti di decisione più rapidi e meccanismi istituzionali che assicurino maggiore stabilità ed efficienza nei massimi organi dello Stato , esso trova nella stessa Costituzione il modo di soddisfare queste necessità » . nella Costituzione, cioè proprio nello spirito della Carta Costituzionale , che non è calata dal cielo, e neanche è stata il frutto dell' elaborazione di un gruppo di esperti dietro una scrivania, ma ha rappresentato la conquista di tutto il popolo italiano nella lotta per la libertà, della sua storia, delle sue forze politiche . nello spirito della Carta Costituzionale , che ha costituito la sintesi del più alto pensiero politico e civile italiano, come ricordava, nella sua ultima lezione diretta ai milanesi, Piero Calamandrei. ogni aggiornamento di quelle norme presuppone il coinvolgimento di tutti i partiti che la elaborarono, senza escludere l' apporto di nuove forze affacciatesi sulla scena politica italiana , e senza pretendere un impossibile unanimismo, che del resto su vari punti importanti non si realizzò neanche alla Costituente. nella necessaria sintesi fra primo e secondo Risorgimento , la Repubblica democratica nasceva alla Costituente dall' incontro delle grandi correnti ideali della nostra storia (sia laiche, sia cattoliche, sia marxiste), e riassumeva i tentativi e le esperienze di più di un secolo e mezzo di storia italiana, dalla lontana intuizione della « giovine Italia » di Mazzini nel 1831, nell' ambizione di adeguare la nuova sfida della società alle sue moderne dimensioni di massa. « il nuovo ordinamento costituzionale » — e cito un costituente da pochi giorni scomparso, il cui nome è caro a tutto il Parlamento, senza distinzioni di parte, Guido Gonella, che così amava dire illustrando al congresso del suo partito, nell' aprile del 1946, il programma per la nuova Costituzione — « non deve annegarsi nell' autorità liberticida, nella demagogia anarchica, nella prepotenza di un uomo, di un' assemblea, di un partito, di una classe, di una setta. per fondare una tale democrazia » — soggiungeva Gonella — « occorre una linea istituzionale, che non dia quartiere all' arbitrio dei gruppi e dello Stato » e che la garantisca contro ogni pericolo « del terrore reazionario e del terrore rivoluzionario » . nessuno, in quella primavera del 1946, aveva pensato a quegli spettri, e in particolare ai due ultimi, come attuali. anche la parola « partitocrazia » , che nei suoi derivati di « sottogoverno » e di « lottizzazione » era di là da venire. se un timore, almeno in alcuni settori politici, poteva dirsi nell' aria, era quello di un eccesso di forza dell' Esecutivo, non certo di una sua condizione di debolezza. con poche eccezioni. proprio Leo Valiani, un altro dei padri costituenti , ci ricordava in questi giorni come il partito d' azione si fosse battuto per un rafforzamento dell' Esecutivo, mai per un suo indebolimento. un altro timore, abolite le corporazioni annesse allo Stato autoritario, pareva lontano ed irreale: quello del corporativismo. il potere, soprattutto repressivo ed amministrativo, appariva ancora forte, la rinascente società civile ancora debole. la democrazia riformatrice, la Costituente stessa, la Corte costituzionale , la futura e sognata Europa, avrebbero progressivamente spazzato via le « bardature » legate ad un passato che la Costituzione rifiutava, e che non era soltanto il passato dello Stato fascista, ma in larga misura anche dello Stato prefascista. ricordate la polemica di Croce con Parri? così è stato, in parte. dall' accumulo di elementi di potere e di sottopotere, dallo sviluppo delle tecniche di pressione, gli elementi deformanti legati alla pur fisiologica crescita della società italiana dovevano, congiungendosi in viluppi talvolta inestricabili, dar luogo a quello che i politologi occidentali hanno definito il « caso italiano » . ed il caso italiano è giunto al passo difficile e duro di esigere un risoluto intervento istituzionale. non si tratta affatto, come superficialmente da qualche parte si è ipotizzato, di un espediente in grande stile per riuscire a risolvere una crisi di Governo . si tratta di un passaggio obbligato nella storia d' Italia, motivato da difficoltà profonde e preparato da una complessa elaborazione intellettuale. un passaggio rispetto al quale l' ultimo degli errori sarebbe quello di atteggiarsi a scettici, a insabbiatori o a svogliati seguaci. una democrazia che voglia interpretare le nuove ed emergenti esigenze della società civile , che non si appaga più degli schemi di una volta, non può non riprendere a svolgere il filo mai del tutto interrotto della costruzione delle sue istituzioni. sì, perché le trasformazioni della società italiana in questi 35 anni — amava dire il compianto Giorgio Amendola — sono state tali e tante da incidere sul costume e sulla vita nazionale più dei movimenti registrati nei duemila anni precedenti. non c' è oggi, insomma, una politica economica e sociale che non sia anche, e prima di tutto, una politica istituzionale. riflettiamo un momento sulle origini stesse della crisi, così spesso deformate ed incomprese nella polemica contingente. il grave episodio parlamentare relativo al decreto sulle imposte petrolifere... io ho il diritto di giudicarlo grave, così come lei ha il diritto di giudicarlo non grave. ma siccome ora parlo io e il suo gruppo ha chiesto di parlare domani per otto ore, mi lasci parlare! dicevo che quel grave episodio parlamentare è apparso come l' ultima inquietante rivelazione di una situazione di disfunzione istituzionale tale da costituire obiettivamente l' ostacolo più alto a quella che si è ritenuto di chiamare la « governabilità » del nostro Stato. certo, episodi analoghi a quello che ha provocato la crisi sono avvenuti in passato ed altri, fino a che non saranno promossi e realizzati i rimedi opportuni, potranno verificarsi in avvenire. ma era necessario ad un certo punto che le forze democratiche indicassero, tutte quante, al di là della pur naturale distinzione fra maggioranza e opposizione, il male corrosivo del sistema politico italiano; ed era necessario che dalla maggioranza lo si facesse con il grado di accentuazione politica proprio della crisi di Governo , rompendo la serie accademica di seminari tavole rotonde sui problemi dello Stato che si susseguono da anni. su questi temi, in questi sedici giorni, dopo l' iniziativa socialista raccolta dalla Democrazia Cristiana , subito condivisa da socialdemocratici, repubblicani e liberali e posta al centro della ricostituzione del nuovo Governo (e anzi indicata come presupposto per la ricomposizione di un clima di solidarietà politica necessario per preservare la vita della legislatura); su questi temi — dico — si è aperta una profonda « verifica » i cui termini non hanno nulla di misterioso o di codificato. una verifica che ha dato un senso creativo alla crisi, tanto è vero che dalla crisi si è usciti nell' unico modo in cui si poteva uscire, considerate le sue peculiari origini: con una proposta istituzionale. la piattaforma programmatica del Governo precedente è stata profondamente innovata da questa priorità istituzionale, che per la prima volta anima la linea di una coalizione. la stessa grande manovra di politica economica e finanziaria che aveva trovato il Governo tutt' altro che in stato di disarmo o di rinuncia nel momento della vicenda parlamentare, è stata — per così dire — rafforzata da questo rilievo nuovo e pregiudiziale dato alla questione istituzionale, con un aggiustamento di rotta assai suggestivo per chi ricorda come i tentativi di programmazione in Italia si siano storicamente arenati proprio sul terreno accidentato di una « fattibilità » istituzionale ed amministrativa. con tale impostazione si tenta perciò, attraverso la nascita del nuovo Governo, molto più nuovo per tale aspetto essenziale che non per il pigmento di un ministro o due diversi rispetto alla precedente compagine, una mutazione profonda della nostra prassi politica, una mutazione che investe l' intero fronte di questa Assemblea. mai come nel momento in cui il Governo nasce su un nodo istituzionale e si traduce in una serie di proposte istituzionali strettamente connesse al superamento della crisi economico-sociale che si è abbattuta sul paese, anzi momento preliminare per vincerla, il raccordo con l' opposizione assume i caratteri di una essenziale costruttività. il Governo deve e vuole far rivivere in questo raccordo tutte le convergenze culturali e politiche nate e maturate in questi anni — o meglio decenni — di riflessione sulla questione istituzionale. il Governo ricercherà sempre con l' opposizione lo idem sentire de Constitutione , convinto che le possibili riforme istituzionali non sono affari di maggioranza, bensì investono la comunità politica nel suo complesso. e della comunità politica riguardano una dimensione temporale che deve preoccupare l' opposizione: l' avvenire. un sistema in cui i meccanismi di governo sono bloccati per difetti istituzionali, è un sistema senza avvenire, con scarse possibilità di ricambio democratico: esempi di Stati a noi vicinissimi sono lì a spiegare quello che voglio dire. accanto al rapporto con l' opposizione, vi è la dialettica nella maggioranza: forse per la prima volta nella storia della Repubblica, si ricostituisce una maggioranza politica che in questo momento appare senza alternative, su un terreno decisivo quale è il terreno delle istituzioni dello Stato, raggiunto per storie ed ideologie così diverse, così articolate e così spesso contrastanti da parte dei partiti convergenti in questo sforzo. se l' incontro tra cattolici, laici e socialisti da noi realizzato darà i frutti auspicati, questa crisi di mezza estate avrà nel nostro sistema effetti così durevoli che non si limiteranno alla sfera degli equilibri politici, che investiranno lo stesso auspicato rinnovamento dei motivi di intesa e anche di più largo respiro, connaturati ai filoni fondamentali nella nostra rinascita democratica. in realtà, il Governo propone, con la questione del funzionamento istituzionale, una questione nazionale: il punto di partenza è nel rapporto Parlamento-Governo. forse per la prima volta in una misura così esplicita e determinante, entrano a far parte di una piattaforma programmatica non solo iniziative legislative ed amministrative, ma anche — nell' assoluto rispetto della sfera di autonomia del Parlamento e come momento coagulante di una proposta — iniziative di riforma regolamentare che i gruppi della maggioranza si sono riservati di presentare. non si può confondere l' autonomia, garantita e sancita dall' articolo 64 della Costituzione, con un' anacronistica separatezza delle istituzioni parlamentari rispetto al sistema complessivo di Governo; né si può considerare come una violazione delle prerogative parlamentari l' enunciazione....... l' enunciazione del proposito dei gruppi parlamentari della maggioranza di promuovere, nelle forme e nei modi previsti dai regolamenti, iniziative di revisioni procedurali ritenute indispensabili. questo fatto è anzi una prova aggiuntiva dell' ampiezza e profondità della verifica politico-istituzionale che l' apertura della crisi di Governo ha provocato. chi come noi muove dall' idea di una centralità del Parlamento nel sistema costituzionale, giudica infatti naturale e necessario che un progetto di revisione dei meccanismi istituzionali passi anche per una revisione dei Regolamenti parlamentari . in una concezione realistica del nostro sistema, non c' è dubbio alcuno che le istituzioni parlamentari siano istituzioni di Governo e che, viceversa, il Governo — il Governo in Parlamento — sia un' istituzione parlamentare: e qui va quindi capovolta l' illusione ottocentesca, pervicace nonostante le grandi tragedie europee, che la forza dei parlamenti fosse nella debolezza dei governi, e viceversa. il rapporto è continuo e costante: ad un Governo istituzionalmente forte, corrisponde un Parlamento forte: ad un Governo istituzionalmente debole, corrisponde un Parlamento debole. ecco perché certe ripetute lamentazioni unilaterali di supposte prevaricazioni del Governo sul Parlamento denunciano un' irrimediabile arretratezza culturale e politica, non fanno avanzare di un solo passo la soluzione dei nodi che si pongono ormai all' attenzione prioritaria di tutti noi. il problema non è unilaterale, ma bilaterale: fra Parlamento e Governo, c' è e deve esserci una distinzione di ruoli istituzionali, una dialettica di poteri e di contropoteri all' interno della medesima funzione di Governo, ma mai un diritto incrociato di veto a governare. ecco perché il nostro Governo auspica fiducioso una positiva conclusione dell' iniziativa dei gruppi parlamentari della maggioranza preannunciata nella loro specifica sfera, qui più che in ogni altro momento in rapporto con l' opposizione, perché l' autonomia regolamentare delle due assemblee si esplichi nella ricerca di un punto di equilibrio fra Parlamento e Governo, omogeneo al quod plerumque accidit in Europa. sono dunque questi, onorevole presidente ed onorevoli Deputati , i grandi e complessi problemi che abbiamo davanti a noi: ben più importanti di ogni parziale rotazione di nomi. ho spiegato uscendo dal Quirinale, e desidero ripetere qui, che la stessa compagine ministeriale, che ho avuto l' onore di guidare negli ultimi tredici difficili mesi e che aveva concluso la sua esperienza più ardua con la presentazione al Parlamento di una vasta ed impegnativa manovra economico-finanziaria volta a fini di rigore, di risanamento e di giustizia, meritava la mia piena fiducia — una volta recuperato il filo della solidarietà interrotta tra le forze politiche componenti il patto di maggioranza — per la prosecuzione di quella manovra e per il contestuale raggiungimento dei nuovi obiettivi di rafforzamento istituzionale e di migliore definizione dei rapporti tra Parlamento e Governo che sono stati, dai cinque partiti, giudicati indispensabili in vista di assicurare il conseguimento di, quelle essenziali finalità. è nella logica dei governi parlamentari, la cui essenza costituzionale sta nell' intreccio tra il programma e la composizione personale, la possibilità di realizzare con gli stessi ministri programmi diversi in quanto integrati da nuovi e qualificanti obiettivi. lasciamo volentieri ad altri tutte le ironie goliardiche che non sono mancate. noi siamo convinti della realtà del cambiamento sia per l' esperienza stessa che ha maturato, nel precedente Governo, questa compagine ministeriale, sia per i traguardi più alti che essa si pone, nella coscienza di una funzione istituzionale connaturata al Governo stesso. ecco perché rimangono naturalmente intatte le nostre convinzioni sul rapporto tra partiti politici ed istituzioni in Italia, e quindi anche sulla necessità che sia costantemente salvaguardato quell' arco reciproco di autonomia, che non è separazione ma è difesa delle reciproche sfere, così nitidamente segnate dagli articoli 49 e 94 della Costituzione. dire che le istituzioni pubbliche devono avere un' area di autorità e di consenso che vada di gran lunga al di là di quella dei partiti che danno vita alla maggioranza, e che quindi i partiti della maggioranza non devono mai essere considerati dalla massa dei cittadini i « signori » o gli « occupatori » delle istituzioni, è affermare una verità che coincide con il comune senso dello Stato democratico . né alcun partito — della maggioranza o della opposizione — potrebbe ragionevolmente dissentire da questa affermazione. ma la riconferma di una compagine ministeriale è un fattore che va in senso contrario alla « deistituzionalizzazione » del Governo da pare dei partiti e non viceversa. e mi si lasci aggiungere che minuscole o marginali modifiche nella lista di Governo sarebbero state incomprensibili in un disegno complessivo di Governo, tutto incentrato sulla novità programmatica, quella novità programmatica che il Parlamento avrà del resto la possibilità di enucleare e consegnare nell' atto solenne della mozione motivata di fiducia. uno strumento cui, una volta di più, attribuiamo una importanza fondamentale. onorevole presidente , onorevoli Deputati , il primo dei nuovi traguardi che stanno davanti al Governo è nella costante attuazione di uno strettissimo nesso tra politiche istituzionali e politiche economiche . il problema della governabilità, nello specifico senso della difficoltà di prendere ed attuare decisioni che modificano l' assetto sociale degli oneri e dei benefici e la destinazione delle risorse, è, come ben noto, problema di tutte le società avanzate o postindustriali. la particolarità del caso italiano sta nel fatto che il nostro Governo è quello istituzionalmente più debole in Europa, sia per quel che riguarda i tempi delle decisioni legislative, sia per quel che riguarda tempi ed efficacia dell' azione amministrativa . questa debolezza istituzionale — sulla quale sono tornato parecchie volte durante il precedente Governo — è stata riscontrata sempre, quali che siano state le maggioranze di Governo, anche le più vaste, ognuno sa quanto articolate e diverse, che si sono susseguite dal 1970 in poi, quando più evidenti sono apparsi i segni della crisi interna ed internazionale. non è quindi questione di maggioranze o della sola « volontà politica » . e questa la particolarità italiana per cui ogni sia pur modesta decisione di politica economica rischia di essere comunque sbagliata per l' abisso temporale che spesso separa la deliberazione governativa dell' approvazione parlamentare e dall' attuazione amministrativa, e per cui la decisione pubblica sembra muoversi in un universo temporale diverso rispetto ai tempi normali del lavoro, del mercato e della stessa comune dei cittadini. di qui la necessità di affrontare innanzi tutto il problema delle procedure delle decisioni pubbliche, che poi è l' aspetto essenziale del problema della certezza del diritto, sia dal versante parlamentare sia dal versante governativo ed amministrativo. per quanto concerne il versante parlamentare, il Governo conferma di ritenere essenziali le iniziative regolamentari che i gruppi della maggioranza, nella loro assoluta sfera di autonomia e nel costante confronto con l' opposizione, si sono riservati di preannunciare su tre punti precisi. si delinea, in primo luogo, un' attuazione effettiva, collegata alle vigenti norme sulla programmazione dei lavori, alla previsione dell' articolo 72 della Costituzione di procedure abbreviate per provvedimenti legislativi urgenti, in particolare per le iniziative collegate all' attuazione programmatica del Governo, che ho chiamato il sistema delle « corsie preferenziali » . la introduzione di procedure di decisione a tempi garantiti, nel rispetto assoluto della dialettica parlamentare e accogliendo istituti propri a tutte le altre democrazie europee, oltre ad impedire ricorrenti paralisi di attività di Parlamento e Governo, costituirebbe inoltre la definitiva barriera contro il frequente ricorso all' articolo 77 della Costituzione. si delinea, in secondo luogo, l' adeguamento della disciplina delle votazioni alla logica del voto palese che ispira l' articolo 94 della Costituzione: impedendo che decisioni riguardanti la politica generale del Governo e addirittura la sua sopravvivenza possano essere prese magari — come è possibile — con contraddittorie votazioni sullo stesso oggetto, senza che alcuno assuma, anche di fronte al paese, la corrispondente responsabilità politica . si delinea, in terzo luogo, l' adeguamento delle procedure parlamentari di discussione e decisione della legge finanziaria e della legge di bilancio alla logica di rigore propria dell' articolo 81 della Costituzione, secondo l' attuazione datane dalla legge numero 468. il Governo, che si impegna a sanare gli inadempimenti di cui è per parte sua responsabile, specie per quel che riguarda le procedure pluriennali di bilancio, è fiducioso non solo in una puntuale traduzione regolamentare della legge numero 468, ma anche in una predisposizione temporale — attraverso la « sessione di bilancio » da più parti richiesta — tale da rendere assolutamente eccezionale il ricorso all' esercizio provvisorio. l' entrata in vigore al 31 dicembre della legge finanziaria e di bilancio costituirebbe un elemento di incalcolabile portata per la certezza delle relazioni economiche e finanziarie, con la pronta esecuzione delle deleghe e delle altre manovre previste. il Governo confida che l' iniziativa preannunciata dai gruppi parlamentari della maggioranza si muova in stretto accordo con i settori dell' opposizione parlamentare. in ogni caso, il Governo si adeguerà come sempre alle regole fissate sovranamente dalle Camere sotto la responsabilità e la garanzia costituzionale dei loro presidenti, ai quali il Governo rivolge il proprio deferente omaggio, che in questa occasione e in questo contesto non è davvero atto rituale né cerimoniale, ma profondo rispetto del loro altissimo ruolo. per quanto riguarda il versante dell' Esecutivo e dell' amministrazione centrale e locale, il programma istituzionale del Governo è concentrato su punti che, tutti assieme, concorrano a dare coerenza e rapidità al processo politico e amministrativo di decisione pubblica, certezza giuridica e garanzia di fattibilità alla sua attuazione. riforma della Presidenza del Consiglio , organizzazione dei ministeri, riforma della Pubblica Amministrazione , nuovo ordinamento delle autonomie locali: sono momenti di un unico disegno, di cui occorre che Parlamento, Governo e paese colgano la trama complessiva di interdipendenza. siamo dunque impegnati nel disegno di legge per l' ordinamento della Presidenza del Consiglio presentato dal precedente Governo, disegno aperto a tutti i miglioramenti possibili — e a tale fase molto potrà concorrere l' esperienza amministrativa in atto — ma di cui deve conservarsi il fondamentale profilo organizzativo, corrispondente all' esigenza di dare effettività alle norme costituzionali sul coordinamento e sull' indirizzo dell' attività dei ministri. il fulcro del disegno sulla presidenza si identifica in questa garanzia costituzionale di coerenza delle politiche dei vari ministeri, che risiede in corrispondenti reali poteri del presidente del Consiglio , estranei certo ad assurde ipotesi « cancellieristiche » ma anche ad anacronistiche concezioni notarili: nell' intreccio, inseparabile, fra unità e collegialità, già richiamato in questa Aula al momento della formazione del precedente Governo. da questo angolo visuale , non contano dunque né il numero né le attribuzioni dei ministeri: siano questi molti o pochi, con struttura operativa o di indirizzo, quel che costituzionalmente conta, ai fini dell' articolo 95, è che il Governo sia in grado di esprimere una « politica generale » e che ad essa sia strumentale un' organizzazione adeguata dei poteri di indirizzo e di coordinamento del presidente del Consiglio . un' organizzazione tale da impedire — anche e soprattutto in governi di coalizione, che sono ovviamente i più difficili — ogni insana e rovinosa concezione di « amministrazione per feudi » e da garantire al massimo le procedure collegiali culminanti nel Consiglio dei ministri . il partito repubblicano non ha avuto mai i capi delegazione! ogni partito fa quello che vuole. la riflessione sul numero, sulle attribuzioni e sull' organizzazione dei ministeri si impone invece ad altri fini, che sono quelli di adeguamento all' ordinamento regionale, all' ulteriore decentramento di competenze ad organi periferici dello Stato, alla riconversione dei poteri statali di gestione amministrativa in funzioni di programmazione, indirizzo e coordinamento, al criterio della elasticità organizzativa mediante normazioni secondarie. la riforma deve dunque passare per questi punti precisi e tener conto di quel che c' è nella Comunità Europea , di cui dobbiamo reggere il passo anche e soprattutto in campo istituzionale. il discorso eventuale degli accorpamenti deve semmai venire dopo questa riflessione generale sui poteri e sulle strutture. non ho mai creduto — e debbo dirlo, anzi ripeterlo — che la riduzione sulla carta di un ministero o di due risolva o, contribuisca a risolvere, il problema dell' efficienza delle strutture di governo in Italia. in questa generale prospettiva, si inserisce anche il problema, che il precedente Governo ha messo sul tappeto della riforma del sistema delle partecipazioni statali . dovrà essere questa la prossima occasione per un riesame profondo dell' aspetto degli istituti di Governo pubblico dell' economia per giungere a meditate soluzioni, che tengano conto, da un lato, delle esigenze di strumentalità connesse alla esplicazione del potere di indirizzo ministeriale e governativo e, dall' altro, delle esigenze di « strutture indipendenti » da interferenze partitiche. il rapporto ministeri-enti pubblici si pone così come parte stessa ed inscindibile della riorganizzazione generale dell' amministrazione centrale . per quel che riguarda in particolare le partecipazioni statali , il Governo procederà alle nomine negli enti per conferire stabilità alla loro gestione e per mettere la predisposizione dei piani di investimento nel quadro di una politica di risanamento e di ripresa produttiva. ad una organizzazione centrale riordinata secondo tali criteri deve corrispondere il nuovo ordinamento delle autonomie locali, sulla base del disegno di legge presentato dal precedente Governo. deve essere impegno di Parlamento e Governo fare approvare tale progetto entro il 1983 in maniera da consentire che le nuove amministrazioni regionali e locali che saranno elette nella ordinaria tornata dal 1985 siano poste in grado di iniziare la sperimentazione del nuovo ordinamento. non potremo dire infatti di avere cambiato il volto dello Stato senza che la realtà quotidiana dei cittadini non incontri un diverso e più efficiente e razionale tipo di gestione amministrativa. una gestione locale che deve imperniarsi sulla più accentuata responsabilizzazione degli amministratori: sia per l' uso delle risorse sia per il loro reperimento. anche nel rapporto con l' amministrazione periferica dello Stato la concezione deve essere quella moderna di autonomia, che non è separazione e malintesa indipendenza, ma articolazione funzionale di poteri, diversi e responsabili reciprocamente, all' interno di una complessa attività di Governo. al profilo dei poteri e delle responsabilità deve corrispondere la geografia nuova delle strutture di governo locale: il ripensamento della provincia, le forme associative intercomunali, le grandi aree metropolitane . in particolare l' approvazione del nuovo ordinamento del governo locale deve costituire l' occasione per avviare per la prima volta nel nostro paese una organica politica per le grandi aree urbane, al pari di quanto è stato fatto per le aree montane. una politica nazionale per le grandi aree urbane deve poter contare su un momento nazionale di integrazione e coordinamento dei poteri statali incidenti nella vita dei grandi aggregati in ragione della specificità. per quanto riguarda le autonomie regionali , un costante rilievo assumono le questioni degli statuti speciali. ai fini della completa attuazione dello statuto speciale di autonomia della regione Trentino Alto Adige , restano da definire soltanto le norme istitutive del tribunale regionale di giustizia amministrativa e la disciplina dell' uso della lingua nel processo. il Governo è deciso ad esaminarle al più presto per una sollecita conclusione dell' intera vicenda. per le altre regioni a statuto speciale sono in corso di predisposizione schemi normativi per l' adeguamento dei rispettivi ordinamenti. per tutte le regioni in generale l' istituzionalizzazione per via amministrativa della conferenza stato regioni , predisposta dal precedente Governo, precostituisce una valida sede istituzionale di confronto e di verifica per i problemi di comune interesse. ad un disegno complessivo di riorganizzazione delle strutture di governo centrale e locale deve necessariamente corrispondere un discorso generale sul pubblico impiego . è un discorso che comprende un versante istituzionale e, strettamente intrecciato come sempre, un versante economico-finanziario. e perciò materia di confine e quindi esemplare per il discorso politico generale che andiamo facendo. preminente è la legge quadro sul pubblico impiego che il nuovo Governo, in spirito di continuità, vede ed intende come strumento per la definizione del nuovo status dei quadri direttivi dello Stato, degli enti pubblici , delle aziende autonome, delle regioni e degli enti locali . uno status che abbia per obiettivo una nuova politica fondata sul recupero dei valori della piena professionalità e dell' efficienza della Pubblica Amministrazione . e di responsabilizzazione per l' autoregolazione dello sciopero nei pubblici servizi. senza contare il compito di assicurare coerenza e certezza alla contrattazione del settore nel rispetto delle compatibilità fissate dalla legge finanziaria . il progetto di legge sulla dirigenza deve marciare di pari passo con quello per la riforma dei ministeri al fine di commisurare il numero dei dirigenti alle unità amministrative di rilievo dirigenziale, con piena responsabilità della gestione dei singoli settori dell' apparato ministeriale, corredata da un decisivo snellimento delle procedure di contabilità (guai alle consuete generiche lamentazioni contro la burocrazia, che noi difendiamo e di cui rivendichiamo il valore e l' impegno: si tratta di 270.000 unità, e solo 7.000 dirigenti, sugli oltre tre milioni e mezzo di dipendenti complessivi dello Stato e del parastato, com' è accertato dalla più recente statistica). occorre definire una disciplina della dirigenza che collochi i quadri superiori dell' amministrazione pubblica allargata ai livelli raggiunti negli altri paesi europei per numero degli addetti, per ambiti di responsabilità accordata, per trattamento economico riconosciuto e per titolarità di funzioni definite. nel quadro degli adempimenti costituzionali, sarà costante l' attenzione del Governo alle relazioni dello Stato con la Chiesa cattolica e con le altre confessioni religiose : nello svolgimento dei negoziati in corso per la revisione del Concordato....... e in vista di concretare l' intesa raggiunta con la Chiesa valdese . Salvatorelli parlava di « pazienza della storia » . ci vuole anche un po' di pazienza. con gli istituti parlamentari e con quelli di Governo, centrali e locali, l' attenzione delle forze politiche e del paese deve concentrarsi sul funzionamento dei meccanismi di garanzia, la cui delicata natura giuridico-costituzionale è tale che ogni smagliatura nel loro assetto, non riparata a tempo, può provocare gravissime deviazioni dalla normale logica della Costituzione. Salvi gli aspetti di revisione costituzionale, nel programma del nuovo Governo sono perciò presenti le iniziative legislative volte a correggere, in assoluto rispetto dei principi costituzionali e della giurisprudenza della Corte, le anomale situazioni di comune evidenza. talora riscontrabili: nell' utilizzazione del referendum popolare; in taluni aspetti — non funzionali — dell' attività della Corte dei conti e Consiglio di Stato ; nel tipo di « giustizia politica » ancora in atto secondo le procedure della commissione inquirente. in tale quadro, il Governo continuerà a dedicare massima attenzione ai problemi della giustizia, in una prospettiva nella quale devono essere compresenti: sia le questioni di efficienza dell' apparato; sia le questioni attinenti alle garanzie di autonomia dell' ordine giudiziario; sia le questioni, già oggetto di apposito disegno di legge del precedente ministero, relative alla responsabilità disciplinare dei giudici per atti compiuti in deliberata violazione di diritti; sia per porre rimedio alla perdurante carenza dell' ordinamento giudiziario . si è fatta sempre più ampia e autorevole nella cultura istituzionale e nelle forze politiche la richiesta di taluni correttivi che tocchino i rami alti della Costituzione, in una visione di più profondi mutamenti strutturali, e tali da richiedere lo speciale procedimento di revisione costituzionale. il Governo si permette di fare propria in questa prospettiva la posizione espressa, sia pure in una sede non politica e in tempi anteriori alla crisi di Governo , dal presidente della Repubblica , massimo garante costituzionale del nostro Stato, cui si rivolge il nostro pensiero deferente, allorché ha auspicato, nella coscienza di una profonda maturazione democratica comune, di fronte ad esigenze di miglioramento o adattamento a nuove necessità, « la ricerca di una larga convergenza e la rigorosa osservanza delle procedure di revisione costituzionale che la stessa Costituzione prescrive » . in coerenza con questa impostazione, il Governo confida che le Camere, attraverso l' alta opera dei loro presidenti, riscontrino le condizioni per la costituzione nel loro ambito di una commissione parlamentare volta all' approfondimento dei problemi di revisione istituzionale, con compiti istruttori e di proposta rispetto ai normali organi della decisione legislativa costituzionale. la Presidenza del Consiglio è pronta ad assicurare un particolare punto di collegamento fra tale collegio parlamentare e un comitato di elaborazione tecnicoscientifica destinato a compiti di supporto e di ricerca e nel quale dovranno trovare rappresentanza tutte le principali correnti di pensiero delle cultura istituzionale del paese. onorevole presidente , onorevoli colleghi , in questo panorama di questioni istituzionali aperte, la grande manovra di risanamento economico e finanziario progettata e presentata dal precedente Governo non è qualcosa di avulso o di giustapposto ma si salda, in un collegamento profondo ed essenziale, alla coscienza dello stesso valore strutturale di dati economici e di dati istituzionali, che noi giudichiamo inseparabili. l' emergenza economica non è finita, nonostante le fatue evasioni di chi da mesi batteva sui tasti dell' ottimismo, mai condiviso dal Governo. si potrebbe dire che, per motivi soprattutto internazionali, si è ulteriormente aggravata. l' obiettivo fondamentale del nuovo Governo è quello di contenere il deficit della finanza pubblica e di ricondurlo entro limiti di sicurezza, compatibili con la necessaria ripresa degli investimenti produttivi e con la necessaria salvaguardia dell' occupazione. lotta all' inflazione e lotta alla disoccupazione sono sempre state congiunte nell' azione e nella concezione delle forze politiche componenti il patto di maggioranza, Democrazia Cristiana , partito socialista , partito socialista democratico , partito repubblicano , partito liberale . non è mai stata ipotizzata una politica deflazionistica o puramente monetaristica; non è stata mai ipotizzata una politica espansiva che prescindesse dalla difesa della moneta, sul piano internazionale e interno. l' abbassamento del tasso di inflazione è stato giudicato, sia dalle forze politiche sia dalle forze sociali , condizione essenziale per il rilancio degli investimenti e per la salvaguardia reale e non retorica, dell' occupazione. ecco perché il Governo, consapevole delle difficoltà della vita produttiva e preoccupato del permanere di una condizione negativa dell' occupazione, si considera impegnato a promuovere tutte le azioni di politica economica volte ad introdurre nel sistema fattori di stimolo ed iniziative adeguate per la mobilitazione delle risorse pubbliche e private nella lotta congiunta contro inflazione e recessione, per la difesa e per l' allargamento della base occupazionale. non ci sono sintomi di miglioramento sul piano internazionale. anzi. la ripresa economica nei grandi paesi industriali stenta ad avviarsi malgrado, ormai, tre anni di recessione e di stagnazione. è stata frustrata la speranza coltivata in molti paesi di risolvere taluni problemi, almeno nel breve periodo, attraverso il recupero del commercio mondiale e quindi delle esportazioni. emergono gravi problemi di insolvibilità che coinvolgono, nei paesi industrializzati , singole imprese o gruppi di imprese, nei paesi del terzo mondo e in quelli cosiddetti socialisti lo stesso Stato, ormai esposto verso il sistema creditizio internazionale in forme e in misure insostenibili. le necessarie riconversioni che battono alle porte, il peso degli interessi che dovranno essere versati, la sfiducia che serpeggia nel mondo degli affari costituiscono tutti elementi sufficienti ad indicare quanto difficile sarà la ripresa internazionale e quanto poco sia possibile fare affidamento sui fattori internazionali per risolvere i nostri problemi. favorevoli da sempre alla più ampia misura possibile di solidarismo nelle relazioni economiche internazionali, noi ci adopereremo con forza perché non prevalga una miope ed angusta visione nazionale, tale da prolungare la crisi che ci coinvolge tutti, nell' illusione di rispondere separatamente ed in modo frammentario alle singole esigenze di ciascun paese. è nostro impegno spingere i paesi industrializzati verso strategie tali da ridurre le tensioni sui mercati dei cambi e da consentire una flessione del costo del denaro volta a ridare fiato alle economie più deboli e alleggerire il peso dell' indebitamento internazionale. tali impegni non riducono, anzi esaltano, la necessità di operare con assoluta coerenza e fermezza all' interno del nostro paese. l' insegnamento che l' attuale crisi internazionale ci offre è doppio: è fallito tanto il tentativo di chi ha tutto puntato sulla riduzione dell' inflazione come sola condizione per favorire il rilancio, quanto quello di chi ha voluto sottrarsi ai condizionamenti esterni mirando a politiche nazionali di esclusivo sostegno alla domanda. oggi assistiamo a rapide conversioni di rotta, mentre si va affermando la consapevolezza che il controllo della inflazione e il riassorbimento della disoccupazione debbono essere perseguiti congiuntamente: attraverso sistemi diversi ma congruenti. la nostra strategia contro la crisi economica deve essere quindi confermata, ma con nuove urgenze, con ritmi che la gravità dei problemi deve rendere necessariamente più incalzanti. la bilancia dei pagamenti correnti è in forte disavanzo, malgrado la debolezza della domanda interna . il deficit commerciale del primo semestre dell' anno si è ridotto appena di mille miliardi rispetto ad un anno fa mentre è cresciuto lo squilibrio energetico a causa del continuo apprezzamento della moneta statunitense e mentre rimane alto, troppo alto, il deficit alimentare. aumenta il peso del servizio del debito estero, tanto da erodere l' attivo stagionale del turismo. nel 1980 quasi tutti i paesi industrializzati avevano registrato un disavanzo della bilancia dei pagamenti a causa del rialzo del prezzo del petrolio. nel 1981 sono stati soprattutto i paesi europei , esclusa l' Inghilterra, a soffrire gli squilibri a causa dell' apprezzamento del dollaro. nel 1982 saranno Italia e Francia ad accusare i maggiori squilibri nei conti con l' estero, mentre altri paesi avranno avviato comunque un aggiustamento. l' inflazione resta nel nostro paese al livello più elevato fra i paesi industrializzati . nell' ambito della comunità economica europea solo la Grecia ci batte. purtroppo tale record negativo ci ha contraddistinto nel 1981. il rientro operato nell' autunno inverno scorsi ha ridotto i differenziali con le altre economie, ma si delineano in questo momento nuove pressioni che devono essere fronteggiate con estrema decisione. già in luglio il costo della vita era cresciuto dell' 1,5 per cento a causa della lievitazione anomala dei prezzi dei prodotti alimentari . la tendenza è continuata in agosto, come indicano gli aumenti registrati in alcune città italiane. il Governo non aveva mancato di predisporre strumenti legislativi in materia fin dal decreto del 4 agosto. altri strumenti amministrativi sono stato messi in opera. la situazione sarà fronteggiata con ulteriori rimedi, al di fuori di ogni allarmismo, come già nell' autunno scorso, sia pure senza ricorrere a calmieri o a blocchi illusori e artificiosi, anche con l' attivo concorso dei sindaci e delle altre autorità locali. né possiamo oggi beneficiare come lo scorso anno del velo costituito dalle tariffe pubbliche e dai prezzi amministrati. è un manovra cui siamo ricorsi nel passato, ma che oggi non è più prolungabile, per gli effetti negativi che produce sul disavanzo pubblico, sugli investimenti e di riflesso sulla stessa occupazione. il Governo non ha mai abbassato la guardia nei confronti dell' inflazione. all' obiettivo di mantenere la crescita dei prezzi entro il 16 per cento nel 1982 e di ricondurli al 13 per cento e al 10 per cento nei prossimi due anni è dedicata gran parte della manovra di politica economica ; ma tale obiettivo non sarà conseguito in contrasto con l' altro, volto a ridare slancio agli investimenti. si impone quindi un deciso spostamento di risorse dai consumi agli investimenti. a tale scopo tende l' orientamento a rivedere caso per caso, con la necessaria gradualità, tariffe e prezzi amministrati, sia pure in tempi non necessariamente brevi, al fine di evitare che gli squilibri di gestione degli enti produttori si traducano in un allargamento del disavanzo pubblico e in un finanziamento ai consumi della collettività, con riflessi negativi tanto sull' inflazione quanto sullo sviluppo. discende da queste premesse la necessità per nuovo Governo di riaffermare la centralità della manovra di largo respiro contenuta nel progetto di legge finanziaria e nei decreti ad esso collegati che furono depositati alla Camera prima dell' apertura formale della crisi... li ho presentati personalmente. ma cosa c' entra il Governo?... sia per quanto riguarda il contenuto del progetto volto alla limitazione delle spese attraverso il rigoroso filtro sufficiente a mantenere l' ammontare complessivo del fabbisogno pubblico entro il limite globale fissato, sia per quanto riguarda i criteri direttivi delle deleghe previste nei settori della previdenza, della sanità e della finanza locale . una manovra destinata a coprire l' arco di diciassette mesi. il significato complessivo di tale manovra risiede nella volontà ferma del Governo di intervenire sulle cause strutturali di sprechi e di abusi di istituti di legislazione sociale nonché di trasferimenti crescenti di risorse dello Stato, ricostituendo da un lato tetti, controlli e vincoli alle prestazioni sociali, e dall' altro la responsabilità fiscale dei comuni in determinate materie, a cominciare dall' imposta comunale immobiliare. per quanto riguarda in particolare la previdenza sociale e i suoi crescenti deficit, che rischiano di sfuggire a ogni controllo, c' è l' esigenza di operare il raccordo fra il decreto legge sui tagli alla spesa; la norma di delega contenuta nella legge finanziaria 1983 e la legge di riforma delle pensioni in discussione alla Camera dei Deputati . l' obiettivo è uno solo, ma essenziale: il graduale riequilibrio finanziario delle gestioni, senza il quale tutto appare in pericolo. per la sanità il Governo si riserva di verificare la compatibilità del piano sanitario in discussione al Senato...... con gli indirizzi della legge finanziaria per il 1983, in una prospettiva che tenga conto del riordinamento strutturale ed organizzativo delle unità sanitarie locali; la riconsiderazione dei livelli assistenziali, nonché delle prestazioni da erogare in forma diretta; la riforma degli studi della facoltà di medicina. il Governo intende recuperare, con immediate iniziative legislative proceduralmente adeguate, la sostanza delle proposte contenute nel decreto numero 430 volto al migliore assetto tributario del settore petrolifero e alla riduzione di consistenti aree di evasione fiscale . si tratta di un momento essenziale della manovra di rigore e di equità che è stata annullata in Parlamento dal voto dei « franchi tiratori » e che deve essere prontamente reintegrato. la mancata conversione in legge dei decreti fiscali già pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale annullerebbe gli effetti positivi degli stessi connessi al maggiore gettito fiscale e ai conseguenti miglioramenti rispetto alle più recenti previsioni, del deficit pubblico e della bilancia dei pagamenti . d' altro canto non sarebbero cancellati gli effetti sui prezzi, determinati dalla traslazione in avanti dell' aumento delle imposte indirette . c' è infatti un' asimmetria nel comportamento dei prezzi, per cui essi si rivelano rigidi verso il basso e quindi non suscettibili di diminuzioni per l' annullamento delle misure fiscali. il Governo accelererà l' introduzione di tutte le misure per combattere l' evasione fiscale (in particolare con il sostegno in Parlamento per la definizione del testo legislativo sui registratori di cassa) e per potenziare l' azione dell' amministrazione finanziaria . insieme a tali misure, il Governo presenterà tempestivamente un disegno di legge volto a modificare razionalmente la curva delle aliquote Irpef per ridurre l' incisività del fiscal drag , nella linea di perequazione seguita negli ultimi anni. il risultato di un' azione fiscale più rigorosa, combinandosi con gli altri strumenti di politica economica , non sarà solo quello di contenere i consumi non necessari e gravosi per la bilancia dei pagamenti , ma dovrà essere anche quello di modificare la composizione della domanda a vantaggio degli investimenti e delle esportazioni. il Governo solleciterà la massima razionalizzazione, ai fini di economicità e di trasparenza, del sistema bancario e, più in generale, dell' intermediazione finanziaria, per ottenere una riduzione della differenza fra tassi attivi e tassi passivi e quindi una diminuzione del costo effettivo del denaro, indipendentemente dai vincoli della politica monetaria del Governo. il Governo dovrà agire, e con immediatezza, su tutti i fronti. le condizioni della nostra economia non consentono dilazioni. il beneficio di strutture di governo immutate...... si farà particolarmente sentire in questa fase di attuazione di una manovra che era stata concordata, nella seconda metà di luglio e dopo il voto di fiducia al Senato, in uno spirito di ritrovata ed operante solidarietà. la riduzione del tasso di sconto decisa dal Governo, nonostante un andamento dei prezzi che sembra avere ripreso forza, anticipa e favorisce il contenimento del disavanzo pubblico e si propone di contrastare le tendenze recessive dell' economia, compensando almeno in parte gli effetti di caduta della domanda, indotti dalla manovra fiscale. sia ben chiaro: la riduzione del tasso di sconto non implica nessun allentamento del controllo della liquidità. il provvedimento si propone piuttosto di sostenere le imprese che vedranno diminuito il costo dei prestiti e migliorati i loro conti economici, scongiurando così l' aggravarsi delle difficoltà e nuove paventate cadute dell' occupazione. gli investimenti, specie quelli delle imprese minori, ne verranno stimolati. l' essenziale è comunque il successo del contenimento del disavanzo pubblico, il solo che può consentire maggiori disponibilità di credito per l' economia e la riduzione dei tassi d'interesse . la stabilità del cambio resta, per il Governo, presupposto di un' efficace e vittoriosa lotta all' inflazione. i sacrifici imposti alla collettività, in una linea di rigore che è irrinunciabile, debbono trovare una contropartita nel piano di rilancio degli investimenti. la legge finanziaria per il 1983, coerentemente con la linea tracciata dal piano a medio termine , contiene un fondo investimenti ed occupazione di 6.500 miliardi di lire : una cifra superiore all' analogo fondo per il 1982. per evitare che la lentezza delle procedure costituisca di fatto un ostacolo all' avvio dei programmi di investimento, sono stati disposti rilevanti snellimenti procedurali, cioè saranno autorizzate particolari iniziative anche in deroga alle norme vigenti. in questo quadro il Governo intende rendere pienamente operante l' innovazione istituzionale prevista dal piano a medio termine e regolata nella legge finanziaria 1983, cioè il nucleo per la valutazione degli investimenti pubblici, come strumento per una razionale gestione delle spese in conto capitale di tutto il settore pubblico , a sostegno dei processi di sviluppo economico e di ripresa dell' occupazione. si deve restituire vitalità al sistema produttivo , stimolando ed incentivando l' iniziativa imprenditoriale a fronteggiare efficacemente le accresciute esigenze di mutamenti tecnologici, di ristrutturazione degli apparati produttivi, di sempre maggiore inserimento nell' economia internazionale. in tale ottica il Governo deve impegnarsi per la pronta approvazione parlamentare del progetto cosiddetto Visentini-bis e di quello sui fondi comuni di investimento, anche nel quadro di una più attenta considerazione dei problemi del mercato finanziario e della Borsa, di cui il Governo intende farsi carico. esistono priorità che richiedono la concentrazione di importanti sforzi di investimento, specie nel Mezzogiorno in cui il settore pubblico (sia amministrazione sia partecipazioni statali ) è chiamato a svolgere un ruolo di primo piano in tre settori fondamentali: a) consolidamento delle grandi reti e strutture dei servizi collettivi (metanodotti, energia, trasporti, con il contestuale piano di ammodernamento e la riforma dell' azienda ferroviaria, telematica); b) formazione di strutture di servizi informativi, tecnologici, commerciali, destinate in prevalenza alle imprese minori e alle cooperative; c) grandi infrastrutture sul territorio ed edilizia, la cui capacità trainante, e in larga misura indipendente dalla componente estera, resta fattore insostituibile della ripresa economica . per l' edilizia abitativa, in particolare, è in via di attuazione e di completamento l' ampia manovra già predisposta dal precedente Governo, e massimo è l' impegno per la revisione dell' equo canone e per il riscatto delle case popolari . la politica industriale del nuovo Governo, sia per quanto riguarda il settore privato, sia per quello delle partecipazioni statali , deve essere assolutamente rigorosa nello stabilire un giusto rapporto fra gli interventi per il superamento dei punti di crisi industriali e quelli destinati alle attività di avanguardia e di avvenire del nostro sistema produttivo , contro ogni deteriore logica assistenzialistica. energia e ricerca: ecco due punti chiave . l' efficacia della linea di politica economica seguita sugli investimenti produttivi è legata al costo ed al reperimento delle fonti di energia nonché al potenziamento della ricerca industriale. a tale fine è necessario l' impegno per la più pronta realizzazione del piano energetico nazionale, al quale deve essere data massima priorità, e del piano per la ricerca recentemente approvato dal Cipe. la riconversione dei nostri apparati produttivi, per adattarli alle emergenti tendenze del mercato internazionale, la ricerca di nuove e più affidabili fonti energetiche , l' informazione e le telecomunicazioni, ecco altrettanti settori ove l' innovazione tecnologica è destinata a svolgere un ruolo stimolante e prioritario, nel quadro di un generale potenziamento della ricerca scientifica . criteri non meno rigorosi devono essere definiti nella nuova legge per l' intervento nel Mezzogiorno sia per quanto riguarda l' ammontare delle risorse complessive disponibili sia per quanto riguarda la differenziazione delle aree di intervento, con possibilità di sperimentazione di meccanismi diversificati. il Mezzogiorno ha un tasso di disoccupazione , specie giovanile e femminile, assai più elevato rispetto alla media nazionale; il che richiede — nel breve periodo — azioni programmatiche che ne rovescino le tendenze interne e correggano gli effetti di un' azione non selettiva di contenimento della spesa. l' impegno del Governo riguardo alle zone terremotate è volto a realizzare un complessivo progetto di ricostruzione e di sviluppo, utilizzando le risorse aggiuntive previste dalla legge numero 219, nel quadro degli obiettivi generali della politica meridionalistica. la politica agricola del Governo dovrà puntare al potenziamento delle strutture agrarie, con precisa consapevolezza della grave incidenza del deficit alimentare sulla bilancia dei pagamenti , e con l' utilizzazione di risorse sul fondo investimento ed occupazione sia per il 1982 sia per il 1983; e sempre nella precisa coscienza dei nodi irrisolti della politica agricola comunitaria. urgenti decisioni si impongono in ordine alla revisione e rifinanziamento della legge del quadrifoglio, che scade alla fine del 1982, volta a garantire la migliore realizzazione del « piano agricolo nazionale » secondo un' organica politica di programmazione. mentre è vivissima la richiesta di una conferenza nazionale dell' agricoltura. saranno ricercate misure per modernizzare il mercato nel quadro di una politica dell' alimentazione a difesa del consumatore. nella stessa ottica di programmazione saranno coordinati gli interventi della politica agraria con quelli della politica sociale e regionale, in modo da contribuire più efficacemente allo sviluppo dell' occupazione e del reddito. nessun governo ha più del nostro, per la continuità che lo lega a quello precedente, le carte in regola nell' intera materia delle relazioni industriali. ma ascoltate, di che cosa sorridete se non sapete di che cosa parlo? e il caso di un riso che mi pare, dato il tema, un po' superfluo. la linea del confronto con le parti sociali è stata da noi costantemente rivendicata e tenacemente serbata. e talvolta il rinvio è più utile di decisioni sbagliate e frettolose. non c' è alternativa, in una società industriale diversificata e complessa come la nostra, alla ricerca del consenso. e la ricerca del consenso si dispiega attraverso tutti i necessari accorgimenti, senza rifuggire dall' arte della mediazione che Kelsen giudicava la più alta. non è questo tempo di pregiudiziali. ecco perché dobbiamo sottolineare con forza che l' intera manovra di risanamento economico-finanziario del Governo è condizionata, nei suoi effetti finali sul sistema, dalla conclusione delle trattative per il rinnovo dei contratti e il costo del lavoro . ogni impegno dovrà essere perciò dispiegato dal Governo per sbloccare l' attuale situazione nel quadro del contenimento della dinamica dell' inflazione entro i tetti prefissati (16 per cento nel 1982, 13 per cento nel 1983, 10 per cento nel 1984), validi anche per la dinamica salariale e il costo del lavoro . affinché il rispetto dei tetti salariali, dopo l' accoglimento dei parametri governativi da parte delle grandi organizzazioni sindacali , che evidentemente non li hanno creduti i numeri del lotto se li hanno accolti, non chiuda gli spazi riservabili alla autonoma contrattazione delle parti sociali — autonoma contrattazione che il potere pubblico non ha mai tentato di violare — , è necessario uno sforzo comune per guadagnare produttività attraverso maggiori investimenti e razionalizzazione organizzativa. non solo: ma occorre portare il confronto fra le parti sociali a soluzioni ragionevoli e meditate, che si collochino nel quadro globale delle compatibilità. sempre per favorire l' accordo fra le parti sociali , oltre il completamento della manovra di neutralizzazione del fiscal drag nella seconda metà del 1982, il Governo intende procedere nel 1983 ad una revisione della curva delle aliquote Irpef. il Governo si propone di svolgere un ruolo attivo nel creare le condizioni per l' avvio di una trattativa sul rinnovo dei contratti che sia contestuale al negoziato sul costo del lavoro , ivi compresa la scala mobile , sia pure su tavoli separati e nel rispetto del libero confronto fra le parti entro la loro sfera: secondo lo spirito e la lettera del protocollo del 28 giugno 1981. e sempre nella coscienza, ben chiara nel Governo, della necessaria funzione di rappresentanza degli interessi generali che compete costituzionalmente ai sindacati dei lavoratori e degli imprenditori. il problema della scala mobile non può lasciare indifferente il Governo, né mai lo ha lasciato indifferente. siamo interessati come Governo ad una soluzione, sia pure raggiunta nel costante rispetto dell' autonomia negoziale delle parti, sotto quattro titoli. come responsabile dell' economia nazionale. come datore di lavoro , il più grande datore di lavoro esistente, nell' ampio settore del pubblico impiego . come mediatore di controversie quando venga richiesto dalle parti. come erogatore delle prestazioni di sicurezza sociale , tutte indicizzate in vario modo. sempre senza interferire nelle sfere che non gli competono, l' Esecutivo non mancherà — se le circostanze lo consigliano — di formulare criteri generali cui le parti potranno attenersi. emergono al riguardo tre esigenze: primo: evitare che con la indicizzazione si compromettano i risultati della lotta all' inflazione, una lotta in cui le forze del lavoro sono impegnate strenuamente da almeno quattordici mesi. secondo: lasciare ragionevoli ambiti alla contrattazione in vista di una maggiore considerazione della professionalità, terreno sul quale in ogni caso il Governo ribadisce la propria ferma intenzione di sollecitare l' approvazione delle modifiche dell' articolo 2095 del codice civile , relativo al riconoscimento giuridico dei quadri intermedi . terzo: restituire allo Stato piena sovranità fiscale. per parte sua, come datore di lavoro , per le diverse categorie del pubblico impiego lo Stato si impegna a portare avanti con la necessaria franchezza e coerenza le trattative già in corso in modo che esse divengano punto di riferimento anche per i settori privati. in tal senso obiettivo immediato dell' Esecutivo è la conclusione della contrattazione nel pubblico impiego per il triennio 1982-1984, sulle basi degli orientamenti e dei parametri indicati nei protocolli del 15 e 18 dicembre 1981 tra Governo e sindacati e nel documento siglato il 22 aprile 1982 con le organizzazioni sindacali , documento che definisce per la prima volta una precisa « cornice finanziaria » . l' aumento dei trattamenti economici di attività e di quiescenza dei dipendenti e dei pensionati dello Stato, assunti a qualsiasi titolo, compresi i miglioramenti relativi al rinnovo dei contratti, non dovrà superare negli anni 1982, 1983 e 1984, rispettivamente il tasso del 16, 13 e 10 per cento . la spesa del personale in attività di servizio da assoggettarsi ai limiti predetti è costituita, per ciascun comparto del pubblico impiego , dallo stipendio, dalla indennità integrativa speciale e dalla tredicesima mensilità, con esclusione di ogni altro emolumento a qualsiasi titolo dovuto. per quanto riguarda il mercato del lavoro dobbiamo affrontare una serie di problemi relativi a strozzature, disfunzioni e anacronismi dei meccanismi di funzionamento: problemi la cui persistenza non manca di esercitare influssi negativi sui livelli occupazionali e sullo svolgimento fisiologico dei processi di mobilità. a tale proposito il Governo, oltre a sollecitare l' approvazione definitiva del disegno di legge concernente la disciplina legislativa di tali materie, attualmente in discussione al Senato, potrà previa consultazione delle forze sociali , considerare l' opportunità di anticiparne con decreto legge la parte relativa alla mobilità e alla cassa integrazione guadagni . accanto a tali iniziative, ne saranno assunte altre volte a definire misure di sostegno dell' occupazione in alcune aree meridionali, da attuare anche mediante la sperimentazione di strumenti di intervento pubblico tali da operare nel rigoroso rispetto delle compatibilità finanziarie. è nostra intenzione sollecitare la discussione di alcuni provvedimenti già approntati, come quello sul lavoro a tempo parziale , ovvero lo studio e la predisposizione di altre modifiche della legislazione sui rapporti di lavoro. sotto questo profilo, e con la coscienza di tutti noi acutissima della gravità del problema, dovranno essere studiati e attuati gli strumenti atti a creare le condizioni di un graduale riassorbimento della disoccupazione giovanile, che è spesso anche disoccupazione intellettuale, evitando di ricadere nelle illusioni smentite da esperienze recenti. si dovrà quindi agire sui terreni concreti della formazione professionale , adeguandola al mutare delle esigenze culturali, tecniche e produttive, e delle opportunità offerte da settori come l' artigianato, attraverso la revisione della normativa sull' apprendistato, o la cooperazione, intesa come forma di produzione associata che stimoli l' imprenditorialità e la responsabilizzazione nel lavoro dei giovani stessi. viviamo in un' epoca di profonde trasformazioni, di rapide, talvolta imprevedibili e insondabili, evoluzioni degli scenari internazionali. l' era delle grandi certezze, delle sicure garanzie è conclusa. il vecchio ordine mondiale, fondato su saldi equilibri geopolitici, costituisce appena un ricordo del passato. ma il nuovo ordine stenta ad apparire: ne intravediamo soltanto i contorni, fra tensioni e inquietudini crescenti che impongono a tutti noi, cittadini del mondo industrializzato più chiare responsabilità, più decise iniziative. ecco perché siamo coscienti che la situazione dei rapporti internazionali ci impone una duplice responsabilità. primo: si tratta di garantire tutte le condizioni in vista di assicurare la sicurezza delle nostre nazioni. per noi e per le nuove generazioni. raggiungeremo tale obiettivo solo se sapremo rinsaldare e rafforzare i vincoli di amicizia e di autentica partnership fra il nostro paese e le nazioni alleate: cioè le nazioni dell' Occidente democratico, cui ci legano una storia e una cultura comuni. solo una più salda coesione potrà darci la forza di riprendere con rinnovata convinzione il dialogo est ovest , in nome di quei principi di distensione e di dialogo che non hanno reale alternativa, se si vogliono preservare le prospettive di pace nel mondo. secondo: sentiamo il dovere di affidare la sicurezza non solo all' equilibrio fra est e ovest, ma anche allo sviluppo tenace e costante di una politica che punti a favorire lo sviluppo nelle aree del terzo mondo , fino a ieri marginali ed oggi al centro di pericolosi conflitti e di forti spinte destabilizzanti: conflitti che sfuggono in parte alla capacità di controllo e di vigilanza delle grandi potenze, accendendo sempre nuovi e pericolosi focolai di rischio. è lecito porsi un interrogativo di fondo: dispone la comunità internazionale delle necessarie capacità di controllo, in vista di prevenire, per quanto possibile e di limitare le cause di conflitto? l' Italia ha offerto e intende continuare ad offrire il proprio contributo ad una politica di pace e di stabilizzazione. una politica che nella ricerca di un più saldo equilibrio, all' interno dell' alleanza occidentale, sappia porsi come sicuro punto di riferimento nelle relazioni internazionali. per tale obiettivo abbiamo operato e continueremo ad operare, in una linea di continuità con le grandi direttrici della nostra politica estera , ma senza mai dimenticare gli elementi di novità che emergono dalla scena internazionale, dove i problemi dello sviluppo si intrecciano sempre di più con quelli della sicurezza fino a condizionarli. si tratta di un' iniziativa che il governo italiano ha sviluppato, nell' arco di oltre un anno, nei grandi vertici di Ottawa e di Versailles, non meno che in occasione del vertice atlantico di Bonn e dei consigli europei. voglio soffermarmi sull' ultimo appuntamento dei paesi più industrializzati, quello di Versailles. appariva già chiaro — eravamo ai primi di giugno — il rischio di un deterioramento dei rapporti fra Europa e USA sul nodo dei rapporti commerciali con i paesi dell'est , primo tra tutti l' Unione Sovietica , e in particolare sul problema dei crediti agevolati a tali paesi. ebbene, proprio a Versailles, l' Italia ha offerto un contributo peculiare e determinante in vista di evitare più gravi ripercussioni della fase di tensione che si apriva nei rapporti fra le due sponde dell' Atlantico. un punto è certo. ci opporremo con fermezza alla logica della guerra commerciale , che non avrebbe vincitori ma solo vinti. ci proponiamo, invece, per quanto riguarda i rapporti commerciali con l' Unione Sovietica , di sviluppare il coordinamento con i partners comunitari secondo la linea emersa a Versailles, e ribadita nei successivi incontri in sede Cee. ecco perché all' ultimo Consiglio europeo di Bruxelles convenimmo che « il mantenimento del sistema aperto del commercio mondiale può essere seriamente compromesso da decisioni unilaterali e retroattive sul commercio internazionale, da tentativi di esercitare una competenza giuridica extraterritoriale e da misure tali da impedire l' adempimento dei contratti commerciali stipulati. e proprio nei giorni scorsi la Comunità si è rivolta formalmente al governo americano per prospettare gli effetti negativi delle misure recentemente adottate e per sollecitare soluzioni comuni a questi problemi » . la regola deve essere quella di una reale ed efficace consultazione tra le due sponde dell' Atlantico, nel quadro di un più stretto coordinamento, di una profonda armonizzazione degli interessi di ciascuno non meno che dei benefici e dei sacrifici inerenti all' esercizio solidale e della responsabilità collettiva che incombe sui paesi alleati. una questione che presenta aspetti di interesse nazionale e al tempo stesso di rilevanza esterna riguarda gli approvvigionamenti di gas naturale, al quale il piano energetico nazionale assegna un ruolo di crescente rilievo nel quadro dell' obiettivo della diversificazione, sia delle fonti di energia sia della loro provenienza geopolitica. uno dei principi di base recepiti nel Piano postula l' esigenza di preordinare e realizzare una pluralità dei contratti, come unico, concreto rimedio per ridurre il rischio globale insito nella dipendenza energetica. di qui, e nel precipuo scopo di precostituire le premesse per assicurare la continuità e la sicurezza ai nostri rifornimenti energetici, la ricerca di soluzioni soddisfacenti alle trattative in corso . il Governo auspica, quindi, una sollecita conclusione del negoziato per le forniture all' Italia di gas algerino sulla base del reciproco vantaggio e tenuto conto sia delle obiettive condizioni di mercato sia dell' economicità complessiva della operazione, che consentirebbe di avviare l' esercizio del gasdotto da tempo ultimato. per quanto riguarda l' acquisto di ulteriore gas sovietico, occorrerà un' attenta e completa verifica, che il Governo conta di ultimare entro le prossime settimane. se lei stesse ad ascoltare, probabilmente dopo potrebbe meglio replicare, visto che non è possibile che lei già conosca questo testo, che ho tenuto chiuso fino alle sei e mezzo. tale verifica dovrà accertare la rispondenza del relativo contratto ai principi fondamentali del piano energetico nazionale, in particolare circa la continuità e la sicurezza dei rifornimenti. cerchiamo di fare un dialogo sulle cose: così diventa un dialogo sulle pregiudiziali! con eguale attenzione e completezza, il Governo procederà alla verifica di tutti gli elementi per una decisione articolata in merito a taluni aspetti connessi con la programmata partecipazione di imprese italiane alla realizzazione del gasdotto siberiano . in particolare, il tema dei crediti agevolati sarà affrontato in conformità con la intesa raggiunta al vertice di Versailles che, come è noto, ha sancito l' impegno di prudenza commerciale estesa anche ai crediti. vorrei ricordare il testo letterale dell' intesa di Versailles: « abbiamo convenuto di trattare con cautela le relazioni finanziarie con l' Unione Sovietica e con gli altri paesi dell' Europa orientale , in modo tale da assicurare che esse siano condotte su una solida base economica, inclusa la necessità di una cautela commerciale volta a limitare anche i crediti all' esportazione. e la formula fu proposta da Mitterrand, cioè non certo da un uomo di destra. io aggiunsi solo « anche » . furono gli USA a combatterla: Mitterrand propose la formula e l' Italia lo sostenne. è inutile gridare, urlare: questa è la sostanza. tale impegno si è successivamente concretato nella decisione adottata in sede Ocse, di includere l' Unione Sovietica nella categoria delle nazioni per le quali sono previste le condizioni creditizie più onerose e i tassi d'interesse più elevati. è stato convenuto, di concerto con i partners comunitari e con gli altri membri dell' Ocse, anche alla luce delle attuali gravi difficoltà occupazionali dei nostri paesi, di mantenere per i contratti già giuridicamente perfezionati — e quindi operanti — le condizioni prevalenti all' epoca del perfezionamento dei contratti stessi. per tutti gli altri contratti dovranno invece essere rigorosamente applicate le nuove condizioni. un' opera difficile ci attende, necessariamente destinata ad investire diversi settori di collaborazione, in primo luogo quello economico e commerciale, non meno che il quadro globale dei rapporti fra Europa e USA. una più stretta solidarietà fra Europa e USA non è solo nel nostro comune interesse, ma è anche un fattore fondamentale per il rafforzamento della stabilità e della pace internazionale. il Governo continuerà a tener fede agli impegni assunti dal nostro paese con l' adesione alla duplice decisione presa in sede NATO nel dicembre 1979, relativa alle forze nucleari di teatro e ai relativi adempimenti, se i negoziati con la controparte non condurranno a concreti risultati in tempi brevi. con lo stesso vigore ed in maniera coerente continueremo a favorire e ad accelerare il negoziato sul controllo e la riduzione degli armamenti in generale e delle forze nucleari intermedie in particolare, con l' obiettivo finale di raggiungere quell' « opzione zero » , su cui si fondano le speranze di pace dei popoli europei . tale politica delinea con chiarezza lo sviluppo di un' Europa come soggetto politico attivo, al di là di un' immagine prevalentemente mercantile, un' Europa in grado di svolgere nel mondo un ruolo essenziale e insostituibile di stabilità e di progresso. i venticinque anni che ci separano dalla firma del trattato di Roma hanno appannato o attenuato qualche speranza. nona caso l' idea di Europa si misura quotidianamente con difficoltà enormi. i tempi dell' integrazione economica non sono né rapidi né facili. le prospettive del rafforzamento politico-istituzionale presentano aspetti complessi, contraddittori, divaricanti. ma noi siamo convinti che non ci sarà tramonto dell' idea di Europa finché saranno tenuti fermi i principi di ragione, di libertà e di tolleranza. tuttavia continuiamo a ritenere che sia necessario non smarrire il senso della essenziale contestualità fra le iniziative volte al rafforzamento politico e quelle dirette alla integrazione economica. dobbiamo inoltre mantenere l' opportuna iniziativa di stimolo volta all' attuazione di quelle riforme che rafforzino la Comunità in funzione delle nuove esigenze, senza trascurare la ristrutturazione delle politiche comuni anche in vista dell' allargamento alla Spagna e al Portogallo. ecco perché la nostra azione deve comprendere un più forte impegno a favorire il migliore funzionamento delle istituzioni, nell' assoluto e convinto rispetto delle prerogative riconosciute dai trattati al Parlamento democraticamente eletto e della sua legittima e giustificata aspirazione ad esercitare sulle attività comunitarie un' influenza maggiore che nel passato. Europa soggetto politico, attivo dunque. premessa di quel rilancio del processo di distensione nella sicurezza che presuppone il rispetto, da parte di tutti, dei fondamentali diritti umani riassunti nell' atto finale di Helsinki cui l' Italia si è sempre mantenuta fedele: all' est come all' ovest. ecco perché rimane ferma la nostra condanna dei comportamenti inaccettabili di cui si è resa responsabile l' Unione Sovietica , in Afghanistan come in Polonia. siamo seriamente preoccupati in queste ore delle notizie che giungono dalla Polonia: le nuove gravi tensioni che si registrano nel paese e che lasciano drammaticamente intravedere l' adozione di nuove e più dure misure repressive da parte del regime militare al potere, confermano la validità della strategia globale dell' Occidente nei confronti di quella nazione. né questa può cambiare finché il governo militare non darà prova di una effettiva volontà, di cui non vediamo i segni, di ripristinare un dialogo autentico con la Chiesa e Solidarnosc. su un punto non nutriamo alcun dubbio. il ruolo di pace e di stabilizzazione che l' Italia si è assegnata dovrà svolgersi soprattutto nell' area del Mediterraneo, una delle più « calde » dell' equilibrio mondiale. si tratta, in primo luogo, di favorire la composizione di quelle controversie che più da vicino interessano il nostro paese. penso al Medio Oriente , una regione travagliata da lacerazioni che affondano le radici nella storia, e penso in particolar modo all' amica nazione libanese, sconvolta negli ultimi mesi dalla sanguinosa invasione israeliana. il Governo continuerà a fare quanto è in suo potere per contribuire ad aiutare la popolazione civile libanese con l' invio di aiuti umanitari e alimentari e con la partecipazione ai programmi di ricostruzione della nazione. il Governo inoltre si adopererà perché, ultimata l' operazione di sgombero dei fedayn da Beirut, si avvii il ritiro totale di tutte le forze straniere dal Libano, nel rispetto della decisione del Consiglio di sicurezza , e il governo libanese possa ristabilire la completa sovranità su tutto il territorio nazionale . la recente decisione italiana di partecipare con un contingente militare alla Forza multinazionale di interposizione e di pace per Beirut costituisce il segno tangibile del costante impegno a favore della linea del dialogo e del negoziato, linea che sola può condurre alla creazione di un clima di maggiore fiducia tra arabi e israeliani. allo stesso modo, in conformità con i voti espressi dal Parlamento italiano, il Governo assumerà, anche di concerto con gli altri paesi della comunità europea, ogni opportuna iniziativa per rendere possibile una soluzione negoziale e pacifica della crisi medio orientale . un negoziato che conduca al riconoscimento del diritto di Israele alla propria esistenza entro confini sicuri e garantiti, nel rispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite , e che, in linea con il documento recentemente concordato in sede di Comunità Europea e nella prospettiva del riconoscimento ufficiale italiano dell' Olp in rappresentanza del popolo palestinese , favorisca il reciproco, inequivoco e simultaneo riconoscimento fra Olp e Stato di Israele . nella nostra azione volta a favorire condizioni di pace e di sicurezza nel mondo non trascuriamo di perseguire una politica di buoni rapporti con i paesi di ogni area geografica, anche quelle più lontane. penso, ad esempio, all' interesse che suscita in noi una nazione di antichissima civiltà come la Repubblica popolare di Cina ed al ruolo che essa è chiamata a svolgere negli equilibri mondiali. ma naturalmente assumono un ancor maggiore rilievo gli sviluppi politici in zone a noi ancora più vicine. ogni attenzione continuerà ad essere dedicata dal Governo all' approfondimento dei rapporti politici ed economici con i paesi confinanti, la Jugoslavia, la Svizzera e l' Austria. a me del Liechtenstein non interessa proprio niente. non ci sono mai stato e non ne so niente, caro amico. il Liechtenstein deve far parte di una malattia mentale! nell' area del Mediterraneo il Governo intende continuare ad adoperarsi in vista di rimuovere ogni ostacolo ad un più stabile assetto nella regione e moltiplicare i rapporti di collaborazione tra i numerosi paesi che si affacciano in questo mare....... a cominciare dal chiarimento già avviato dei rapporti con la Libia. con analogo impegno intensificheremo i già buoni rapporti con gli altri paesi rivieraschi del Mediterraneo, tra cui la Tunisia, l' Algeria, il Marocco e l' Egitto, sviluppando ulteriormente la collaborazione in tutti i settori. continueremo a svolgere la nostra costante attenzione ai paesi africani ed in particolare al Corno d' Africa , nell' obbiettivo di favorire soluzioni negoziali e pacifiche, ispirate ai principi della Carta delle Nazioni Unite , senza mai dimenticare i nostri impegni con la Somalia. per quanto riguarda la lotta contro la fame nel mondo , il governo italiano ribadisce gli impegni precisi che ha assunto nel luglio del 1981: continuare il suo sforzo nonostante le accresciute difficoltà della finanza pubblica ; ricercare tutti gli strumenti, legislativi ed amministrativi, volti a favorire l' utilizzazione effettiva delle risorse che il Governo ha coerentemente stanziato e che risultano indicate nei bilanci dello Stato. sul piano dei principi, riteniamo che la società internazionale debba operare perché si affermi una reale solidarietà fra le nazioni e siamo convinti che non si possa mai edificare tale reale solidarietà, se al tempo stesso non si favorirà l' emergere di un nuovo ordine economico. tale linea politica è rivolta principalmente ai paesi più poveri del continente asiatico, all' Africa a sud del Sahara con particolare riguardo ai paesi del Sahel, dove più drammatica è la sottoalimentazione, ed all' America Latina , dove la Comunità Europea intende rilanciare, su iniziativa italiana, una nuova strategia di cooperazione. un nuovo e più positivo indirizzo si è concretato con la nuova proposta di legge precedentemente approvata dalla Commissione affari esteri della Camera dei Deputati . le somme indicate dal Governo per il finanziamento delle iniziative specifiche previste dalla proposta di legge , equivalente, per i primi due anni, ad 800 miliardi di lire , intendevano affiancarsi ad una prospettiva di tributi locali rimessi all' autonomia dei comuni, non meno che ad un complesso di apporti della società civile , esplicitamente previsti nello stesso testo legislativo. il Governo considera il fenomeno della fame nel mondo il punto più drammatico della spirale perversa del sottosviluppo. ecco perché continua ad affrontarlo come obiettivo di importanza centrale della propria politica di cooperazione allo sviluppo. l' azione governativa è impostata su tre direttrici principali: l' elaborazione di una politica degli interventi volta ad individuare obiettivi prioritari, scongiurando ogni frammentarismo; una più consistente mobilitazione delle risorse, sia a livello nazionale , sia attraverso una più ampia cooperazione internazionale, da destinare a tali concreti obiettivi. ed è per questo che ha accolto positivamente, nel loro valore altamente umanitario, gli appelli dei premi Nobel , dei sindaci italiani, di tutte le forze politiche nazionali. per il conseguimento di questi obiettivi e coerentemente con l' iniziativa assunta al vertice di Ottawa, il Governo si è fatto promotore della conferenza internazionale che avrà luogo in autunno a Roma e che dovrà costituire l' occasione propizia per un più coordinato ed incisivo intervento internazionale. un adeguamento degli strumenti e uno snellimento delle procedure interne, nell' ambito della struttura decisionale del dipartimento per la cooperazione allo sviluppo degli affari esteri , perché gli impegni si traducono in concrete e puntuali erogazioni di risorse, il che richiede un grosso sforzo sul piano della operatività, capace di correggere lacune e inadempienze più volte riconosciute. come linea programmatica, il Governo conferma l' obiettivo di destinare lo 0,7 per cento del prodotto nazionale lordo all' aiuto pubblico allo sviluppo, così da assolvere agli impegni assunti in sede Onu e in particolare alle risoluzioni che ha fissato la strategia dell' Onu per il terzo decennio di sviluppo. il Governo si impegna inoltre, compatibilmente con le condizioni economiche generali del paese, ad anticipare il raggiungimento di tale traguardo, già fissato per il 1990, alla metà degli anni 80. onorevole presidente , onorevoli Deputati , la trama del discorso con il quale il Governo si presenta davanti a voi è tessuta dei temi fondamentali della economia e delle istituzioni. fatti amministrativi e di Governo ben importanti ed altri sono stati messi in penombra, com' è naturale che sia quando fortemente innovativa è la tesi principale da illustrare. ma quei fatti, per i quali i ministri all' opera hanno predisposto impegnate relazioni di sintesi, non sono certo trascurati: di essi si nutrirà la vita quotidiana del Governo, nel fecondo rapporto con le Commissioni parlamentari, veri laboratori di politica legislativa e amministrativa nel nostro Stato. al di là dei fondamentali consensi sui processi decisionali dello Stato e degli altri fatti amministrativi, il Governo avverte la necessità di delineare un orizzonte di valori entro cui iscrivere la propria azione. essi sono i valori della cultura da riconsegnare ai giovani in una scuola moderna e giustamente severa, radice salda di professionalità, interessata a capire quel che succede nel mondo e nella storia (e non a caso dalla scuola elementare allo sviluppo dell' università, passando per la riforma della secondaria superiore è in atto un coordinato processo di revisione legislativa). né penso solo alla scuola; penso anche ai beni culturali , alle istituzioni culturali capaci di trascinare l' anima dei giovani verso ideali di vita e modelli di condotta collettiva, che li sottraggano al solipsismo ondivago delle mode senza senso e senza sfondo, all' autodistruzione per droga e per disperazione. essi sono i valori morali, commisurati a quella emergenza morale che non è certo terminata con lo scioglimento della Loggia P2 . prima ancora che con la lotta giudiziaria ai grandi truffatori finanziari, ai concussori, ai profittatori, agli evasori, quei valori, inseparabili da ogni retto ordinamento democratico, si difendono con un sistema di interventi normativi capaci di dare trasparenza alle istituzioni finanziarie, al maneggio del pubblico denaro, alle situazioni fiscali ed anche con una concezione che premi il merito nel lavoro, in ogni campo, e che rovesci la tendenza, così rovinosamente sostenuta da talune forze per fortuna non prevalenti nel mondo sindacale e del lavoro, per l' appiattimento e per la mera progressione dell' anzianità. la posta in gioco non è solo la trasparenza della vita pubblica , né solo una nuova base del costume politico e amministrativo, che pure noi vorremmo incontaminato. la posta in gioco è l' autonomia stessa della vita pubblica , il ristabilimento pieno della sovranità finanziaria, economica, fiscale dello Stato. quanto è venuto e sta venendo in luce nella vicenda che ha condotto al dissesto nel Banco Ambrosiano rappresenta una lezione che la democrazia non può ignorare oggi, né dimenticare domani. non c' è sovranità statale là dove possono svilupparsi forme diffuse di violenza privata. è beffardamente smentita la sovranità popolare là dove si annidano occulte e degradanti concentrazioni di potere. essi sono i valori patriottici: quelli difesi dalla schiacciante maggioranza dei cittadini con il loro lavoro e quelli difesi dalle forze armate , dal nostro esercito di popolo in un ruolo di pace in Italia e all' estero, nell' interesse della nazione italiana e nel quadro del suo sistema di alleanze, ruolo che ideologie qualunquiste e prive di vera cultura politica possono sottovalutare. quelle forze armate oggetto da mesi di attacchi terroristici sanguinosi e specifici, la cui gravità potrà essere solo neutralizzata dalla risposta ferma che lo Stato saprà e dovrà dare, una volta individuate le norme da correggere, le regole da integrare, i comportamenti da adeguare; forze armate che oggi perciò si pongono istituzione fra le altre istituzioni democratiche, come segno esemplare di tutti i principi che ci richiamano al monito antico sulla salute della Repubblica come suprema legge. essi sono infine e soprattutto i valori della democrazia da difendere senza colpevoli indulgenze, sia quando si tratti di garantire la sfera istituzionale di responsabilità decisionali, sia quando si tratti di salvare tutti insieme lo Stato e le leggi contro la prepotenza criminale di bande terroristiche e di delinquenza organizzata, contro le quali la lotta non potrà mai avere sosta e dovrà sempre sopravanzare le tecniche dei delitti. nessuno potrà negare che il Governo precedente abbia affrontato con determinazione, e senza complessi, l' emergenza terroristica. dei successi che è stato dato cogliere....... dei progressi che è stato possibile registrare, dobbiamo essere riconoscenti allo sforzo di collaborazione di molti, nella società e nelle istituzioni. ma fra tutti i servitori dello Stato, fra quei « servi dello Stato » al novero dei quali ci onoriamo di appartenere, l' elogio più alto e commosso va oggi alle forze dell'ordine , Pubblica Sicurezza , carabinieri, Guardia di Finanza , agenti di custodia, che hanno pagato così elevato e amaro tributo di sangue alla lotta contro l' eversione terroristica e la criminalità organizzata e che ogni giorno, silenziosamente, espongono la loro vita per la sicurezza della Repubblica. nessuno indulge a impossibili ottimismi; né mai noi lo facemmo, neanche nei giorni della liberazione del generale Dozier. c' è il vecchio terrorismo del partito armato da distruggere, non dandogli tregua pur dopo i successi ottenuti; c' è un nuovo terrorismo che scaturisce dall' intreccio sempre più stretto con la mafia e la camorra e che si innesta, con effetti destabilizzanti, sulla crisi acuta di intere regioni del Mezzogiorno che sembra confondersi con la crisi stessa di talune strutture sociali. la tecnica delle Brigate Rosse si mescola con le vendette e le rese dei conti delle organizzazioni delinquenziali, in un crescendo che minaccia le basi della nostra convivenza sociale e che esige un' azione globale, capace di recidere i vincoli fra tali gruppi e i centri di sostegno o di omertà, dovunque dissimulati. il nuovo Governo continuerà l' opera del precedente dando mezzi, fiducia e sostegno alle forze dell'ordine non meno che ai rinnovati servizi di sicurezza , continuando a difendere la professionalità e l' onore contro ricorrenti inaccettabili speculazioni. il Governo perseguirà nuove tecniche di coordinamento contro il crimine organizzato....... superando ogni residua strettoia burocratica nella consapevolezza che ogni chiusura di competenze in questa lotta è un aiuto alla generalizzazione dell' organizzazione delittuosa. il Governo ha presente, nella sua centralità, il problema delle carceri e non sottovaluta la persistente pericolosità del vecchio disegno terroristico, del connubio fra delinquenza politica e delinquenza comune, che passa per ingovernabilità degli istituti di pena. lavoriamo sui tempi lunghi della razionalizzazione delle strutture, ma reagiremo, con la durezza consentita dalla legge, senza esitazioni, ad ogni tentativo di eversione dell' ordine carcerario. noi vediamo oggi più chiaro che mai il concatenamento fra le varie emergenze, per fronteggiare le quali abbiamo posto mano ad un programma di rinsaldamento degli apparati statali e di più serrata efficienza dell' ordinamento istituzionale. gli strumenti del governare, del legiferare e del controllare devono essere condotti ad una nuova e più alta soglia, se vogliamo sperare di fronteggiare vittoriosamente i pericoli del presente, e di dominare con autorità democratica i complessi fenomeni dell' indecifrabile futuro. un futuro che è già in qualche modo parte della storia attuale, ma del quale riusciamo solo imperfettamente a scorgere i segnali. ci sforzeremo, quindi, nella fedeltà alla Costituzione, nel culto della democrazia come ragione, di cogliere tutti i segni del nuovo che avanza, in mezzo ad ondate limacciose e a fermenti contraddittori. non ci faremo intimidire dai vecchie nuovi terroristi, dai superstiti delle Brigate Rosse o dai nuovi adepti della mafia e della camorra. cercheremo di fare fino in fondo e semplicemente, nel difficile governo che ci attende, il nostro dovere. memori delle parole con cui, in quest' Aula, il 16 marzo 1978, a poche ore dal rapimento di Aldo Moro e dell' assassinio della sua scorta, Ugo La Malfa chiese a questa Assemblea di assicurare, con le leggi e con adeguate iniziative di Governo, la protezione cui la nazione ha diritto. « facciamo il nostro dovere — fu detto allora e noi ripetiamo oggi — con fermezza e con determinazione » . se il Parlamento vorrà onorarci con la sua fiducia.