Giovanni SPADOLINI - Deputato Opposizione
VIII Legislatura - Assemblea n. 527 - seduta del 05-07-1982
1982 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 5
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

onorevole presidente , onorevoli Deputati , torno a riferire in quest' Aula sugli sviluppi degli avvenimenti legati al sequestro di Ciro Cirillo nel pieno e coerente rispetto di quella linea della verità cui il Governo da me presieduto si è sempre attenuto, specie quando si tratta di delicati problemi riguardanti il corretto funzionamento delle istituzioni e il fondamentale rispetto delle leggi e delle norme che regolano la civile convivenza. è una linea cui non verrò mai meno, in ossequio a quei principi di lotta intransigente per la moralizzazione della vita pubblica , mai disgiunta dalla lotta contro il terrorismo, la mafia e la camorra e contro l' intreccio perverso dei tre fenomeni, confermato anche da fatti recenti, cui ho sempre cercato di ispirare la mia azione. nella seduta del 2 aprile scorso, dedicata al caso Cirillo, spiegai i motivi che mi avevano indotto, aderendo subito all' invito della conferenza dei capigruppo , a riferire in Aula le notizie fornite tempestivamente (cioè ventiquattro ore dopo che mi erano giunte sul tavolo) alcuni giorni prima sulla vicenda al comitato parlamentare di controllo per i servizi d' informazione e di sicurezza. e non credo che nessuno possa ritenere che ventiquattro ore, per vagliare informazioni che in parte correggevano quelle che erano derivate da un infortunio giornalistico di un quotidiano di un partito non di Governo, fossero troppe. poiché il complesso di indiscrezioni affiorate da più parti avevano fatto cadere la necessaria sfera di riservatezza che deve circondare — e torno su questo punto fondamentale — il delicato settore dei servizi segreti , quale condizione essenziale della loro stessa efficienza, il Governo aveva aderito poi al mutamento di sede, pur precisandone i limiti e anche denunciandone i pericoli. dopo quella seduta, il Governo ha ripreso a riferire al comitato parlamentare sugli sviluppi degli accertamenti, a mano a mano che essi progredivano. sono intervenuti alle sedute del comitato i direttori dei servizi, il ministro dell'Interno e quello di grazia e Giustizia. lo stesso presidente del Consiglio , dopo la seduta del 24 marzo — svoltasi a distanza solo di qualche giorno dalla pubblicazione del noto documento sull' L'Unità — ha personalmente partecipato ad altre due lunghe sedute, il 5 ed il 27 aprile. il Governo — posso dirlo senza tema di smentite — ha seguito sin dall' origine il metodo di dare immediata comunicazione al Parlamento degli elementi venuti via via alla luce nella sua sfera, senza perdere nemmeno un minuto, anche a costo — come capita a chi segue questo sistema, in tutti i paesi liberi — di dover poi precisare, rettificare, completare qualche dato o qualche particolare. ma l' obiettivo era uno, ed uno solo: consentire ai colleghi parlamentari del comitato, e poi a quelli dell' Assemblea, di disporre sempre dello stesso livello di informazioni. tale procedura, che a me pare assolutamente corretta, non è valsa ad arrestare il flusso di sempre nuove rivelazioni, la diffusione talvolta di vere e proprie menzogne, talaltra di « mezze verità » , delle prime più sottilmente insidiose e pericolose. si è giunti a dare per accertati fatti che accertati non sono; si è accusato il Governo di reticenza (il che è smentito da tutti gli atti che esso ha compiuto) e l' attuale dirigenza dei servizi — perché solo di questa io rispondo — di avere mentito al Governo. si è tentato di accreditare nell' opinione pubblica il sospetto che il Governo taccia per coprire responsabilità che sarebbero emerse, sospetto che io torno qui a respingere. ebbene, come ho già detto al comitato parlamentare , in tre sedute, il Governo non ha avuto e non ha alcuna intenzione di tacere per compiacere chicchessia, così come non ha avuto e non ha alcuna intenzione di trarre dai fatti accertati conclusioni premature o incomplete indulgendo ai metodi della giustizia sommaria . gli attuali dirigenti dei servizi, per quanto li riguarda, non hanno interesse a nascondere e ad occultare nulla: essi sono del tutto estranei alla vicenda, che si è svolta e conclusa ancora prima del loro insediamento nelle rispettive cariche, elemento che dovrebbe servire ad orientare un po' questo dibattito parlamentare e tutti i riflessi che esso ha nella stampa. hanno fornito quindi gli attuali dirigenti dei servizi, i soli di cui io, presidente del Consiglio , risponda... c' è la magistratura cui rispondere. lo chiarirò, ma lei mi lasci parlare per favore. dicevo che hanno fornito al Governo... che cosa vuole...?! lei conosce il sistema dei servizi segreti ? allora perché parla?... che in gran parte distruggono i documenti del passato. che cosa vuole? c' è la magistratura per questo. cominciate infatti a indagare sui servizi segreti precedenti. hanno fornito al Governo... signor presidente , chiedo il diritto di poter parlare senza interruzioni; è una campagna faziosa che io respingo. hanno fornito al Governo i dirigenti attuali dei servizi, gli unici dei quali io risponda, in piena correttezza ed in piena lealtà tutti gli elementi raccolti, pur non avendo vissuto l' esperienza dei fatti: e naturalmente resta la possibilità di non poter accertare tutto quello che è avvenuto in passato: rispetto ai sistemi in uso nei servizi segreti di tutto il mondo che non sempre — e si capisce il perché — conservano documentazione delle attività svolte. un punto è certo. il Governo non ha mutato opinione sulla necessità di una rigorosa tutela della riservatezza nel settore dei servizi di sicurezza . salvo il caso di gravi deviazioni istituzionali, i servizi sanno di poter contare su tale riserbo. a parole, tutti ne convengono, tutti riconoscono che l' esistenza dei servizi non avrebbe alcuna giustificazione se essi non potessero compiere quelle operazioni definite « non convenzionali » che talvolta comportano spiacevoli contatti con ambienti eversivi e della malavita. ma quando poi tali contatti direi « istituzionali » vengono alla luce, anche per dichiarazioni che il Governo ritiene, caso per caso, di dover fare nella sua discrezionalità, è assurdo vedere in tali contatti connivenze fra chi lavora per lo Stato e chi si presta a collaborare, per proprio privato tornaconto. in tale modo si diffondono sospetto e sfiducia sull' azione di organismi statali che non possono sempre scegliere gli strumenti di cui avvalersi, ferme le linee di fondo della legalità costituzionale. fatte queste premesse, che a me sembrano doverose e limpide, veniamo, dunque, ancora al caso Cirillo. in mancanza di qualsiasi documentazione in materia conservata agli atti dai servizi di sicurezza , le notizie acquisite in proposito dal Governo attingono a tre fonti principali: primo, alle dichiarazioni rese dai funzionari del Sismi e del Sisde, ancora presenti in servizio, che ebbero parte nell' operazione. secondo: ai dati forniti dalla direzione generale degli istituti di prevenzione e di pena e dalla direzione del carcere di Ascoli Piceno . terzo: ai risultati di una ispezione disposta dal ministero di Grazia e Giustizia presso gli istituti di Ascoli Piceno e di Palmi. come comunicai a questa Camera nella seduta del 2 aprile scorso, la prima iniziativa di prendere contatto con Cutolo nel carcere di Ascoli fu del Sisde e risale al 28 aprile 1981, cioè al giorno successivo a quello del rapimento dell' assessore Cirillo. il fine di estorsione del sequestro era ben lungi, a quel tempo, dall' essere emerso. sarebbe quindi del tutto temerario collegare tale iniziativa, come ho avuto modo di chiarire nei contatti con il comitato parlamentare , a qualsiasi scopo di trattativa. il progettato contatto aveva, nelle intenzioni di chi lo promosse, come noi lo abbiamo potuto ricostruire, una funzione esclusivamente informativa. considerati i rapporti intercorrenti, soprattutto nell' ambiente carcerario, fra terroristi ed elementi della malavita, era legittimo ritenere che, attraverso questi ultimi, potessero ricercarsi utili informazioni in vista di giungere al covo di Senzani ed al luogo in cui era sequestrato l' assessore Cirillo. Cutolo, con la sua purtroppo così vasta organizzazione criminale nel napoletano, era apparso il soggetto più idoneo a reperire le informazioni necessarie. i funzionari del Sisde furono autorizzati dalla direzione generale degli istituti di prevenzione e di pena. ebbero cura di informare del passo che stavano per compiere la magistratura inquirente. ritennero di farsi accompagnare nelle visite a Cutolo, da Giuliano Granata, segretario di Cirillo, e da Vincenzo Casillo, noto...... noto camorrista napoletano, a quel tempo, contrariamente a quanto riferito dalla stampa, non ricercato dalla polizia. l' intermediazione di Casillo era ritenuta necessaria per ottenere la collaborazione di Cutolo, che si sarebbe — così si pensava — altrimenti sottratto a qualsiasi contatto, come ben sa chiunque abbia anche una elementare conoscenza dei costumi della camorra. la presenza di Granata fu ritenuta opportuna perché, dati i suoi stretti rapporti con l' assessore, sarebbe stato in grado di fornire utili elementi — o così si riteneva — relativi alle sue sfere di relazioni. lo sentirà più avanti. secondo quanto riferito dai funzionari del Sisde, gli incontri con Cutolo furono due. fra il primo ed il secondo i funzionari si recarono una terza volta al carcere senza accompagnatori e senza incontrare il capo-camorra, esclusivamente in vista di attingere notizie, tramite proprie fonti informative nell' ambiente carcerario, sui contatti che nel frattempo Cutolo aveva avuto modo di sviluppare. vi è qualche incertezza, non significativa, sulle date degli incontri, dovuta al fatto che esse sono state ricostruite a memoria, ma appare difficilmente confutabile che i contatti del Sisde cessarono entro la prima decade di maggio. essi non portarono frutto, nonostante una iniziale dichiarata disponibilità di Cutolo. in sostanza, Cutolo rifiutò di collaborare. i funzionari del Sisde escludono nella maniera più assoluta che nell' incontro con il detenuto siano state avviate trattative per il rilascio dell' assessore dietro pagamento di un riscatto e che siano state promesse ricompense di sorta. tale affermazione è giudicata da noi verosimile. di riscatto, secondo testimonianze rese dagli stessi brigatisti che hanno partecipato in vario modo al sequestro si sarebbe parlato molto più tardi — mi riferisco adesso alle confidenze dei brigatisti — soltanto una ventina di giorni prima della liberazione dell' ostaggio. dopo l' iniziativa del Sisde, si ebbe quella del Sismi che, in mancanza di qualsiasi riferimento agli atti del servizio, sembrò in un primo momento una iniziativa personale del generale Musumeci, sulla quale io stesso ed il Governo non abbiamo mancato di formulare le nostre riserve, tanto è vero che fu questa la prima indicazione che detti quando mi recai la prima volta al comitato parlamentare , perché era la prima che era emersa, attraverso una confidenza giunta e non un documento che non c' era. ma ho già avuto modo di riferire a questa Camera come il generale Santovito (ex comandante del Sismi, da me sostituito) si rivolse non a me, ma direttamente al presidente del comitato parlamentare , onorevole Pennacchini, per precisare che non di una iniziativa personale si era trattato, bensì di una operazione effettuata sulla base di sue direttive. l' intervento del Sismi era apparso singolare anche perché la natura del caso sembrava estranea o comunque lontana dalle competenze istituzionali del servizio. ad un più attento esame — come ebbi modo di dire in comitato — era apparso tuttavia comprensibile che, in presenza di un grave episodio di terrorismo (quale nelle sue origini rimane sicuramente il sequestro dell' assessore Cirillo), anche il Sismi utilizzasse la propria autonoma rete informativa in vista di contribuire alla scoperta dei responsabili. secondo quanto prescrive, del resto, l' articolo 7, ultimo comma, della legge numero 801 del 1977, il quale stabilisce che i servizi devono prestarsi reciproca collaborazione ed assistenza. senza dire (cosa che io ho ricordato al comitato parlamentare ) che era ancora in vigore una direttiva del 1979 secondo la quale, fin quando il Sisde — servizio di nuova istituzione, che, come voi sapete, ha avuto difficoltà ad organizzarsi — non avesse raggiunto la piena operatività, il Sismi (che ereditava strutture precedenti, e lunghe) ne avrebbe dovuto integrare l' azione. per il compimento dell' operazione fu chiesta, anche dal Sismi, l' autorizzazione della direzione generale degli istituti di prevenzione e di pena, che fu concessa dopo un incontro presso la stessa direzione generale fra esponenti del Sismi e del Sisde. al momento in cui riferii alla Camera non era ancora noto al Governo il nome del funzionario del Sismi che aveva condotto l' operazione. successivamente individuato — e diverso da questo che appariva nei resoconti dei giornali — , il funzionario in questione ha reso sull' argomento due dichiarazioni scritte, dalle quali risulta quanto segue. primo: che egli aveva avuto l' ordine di incontrarsi con Cutolo dal suo diretto superiore, generale Musumeci, sulla base di informazioni acquisite dal servizio, secondo le quali il covo di Senzani si trovava sicuramente nella zona di Napoli, e la camorra era in grado di procurarsi notizie utili alla individuazione del covo. si contava sul fatto che la camorra avesse interesse a vedere presto risolto il sequestro, perché si sarebbero così determinate le condizioni per l' allentamento del forte presidio delle forze di polizia nella zona, che era causa di una notevole stasi delle attività camorristiche, con particolare riguardo al contrabbando di sigarette. secondo. che, per rendere possibile l' incontro con Cutolo, fu ricercato un canale, individuato, poi, in Adalberto Titta, amico di un legale di Cutolo e collaboratore occasionale esterno del servizio. terzo. che il funzionario del Sismi, insieme con il Titta, ebbe con Cutolo tre contatti in tutto, il primo intorno al 10 maggio, il secondo dopo tre o quattro giorni e il terzo dopo ancora una settimana. quarto. che, diversamente da quanto riferito dall' ambiente carcerario, e da quanto io stesso confermai (per le informazioni incomplete che avevo) nella seduta del 31 marzo, egli era stato accompagnato nelle visite dal solo Titta. e da nessun altro. non aveva mai conosciuto Casillo, anche se, nel corso della seconda visita al carcere, questi gli era stato indicato dal Titta quale uomo di fiducia di Cutolo mentre sostava all' esterno con altre persone. quinto. che i colloqui con Cutolo furono di breve durata e non portarono ad alcuna positiva conclusione, essendo apparso evidente, sin dal primo momento, che il noto capo-camorra non aveva alcuna volontà di collaborare. se non fosse stato per le sollecitazioni del Titta, il funzionario (qui parlo della documentazione scritta che egli ci ha lasciato), dopo la prima volta, non sarebbe più ritornato al carcere. sesto. che mai, nel corso delle visite, erano state fatte a Cutolo offerte di denaro o di altre utilità, in cambio del suo eventuale aiuto. settimo. che l' operazione fu definitivamente abbandonata dopo che il generale Santovito ed il generale Musumeci, fra la fine di maggio e la fine di giugno, avevano lasciato il servizio, per le note vicende, che tutti ricordano, in coincidenza con lo scoppio della questione della Loggia P2 . dai riferimenti avuti dagli organi dell' amministrazione carceraria e dalle ispezioni disposte dal ministro di grazia e Giustizia emergono talune divergenze rispetto alle dichiarazioni rese dai funzionari del Sismi e del Sisde. per quanto riguarda il Sisde (a parte qualche discordanza sulla data delle visite, che non pare rilevante), l' ispettore ministeriale è d' avviso che ad uno dei colloqui possa aver partecipato, oltre a Granata e a Casillo, anche il noto camorrista Corrado Iacolare. e in effetti esistono tracce dell' accesso al carcere di Iacolare. ma come siete...! io sto cercando di ricostruire quello che so, non quello che non so! e infatti la esercito, la sto esercitando! io ho il dovere di dire al Parlamento tutto quello che so..... e non quello che non so per ragioni di parte, perché oggi colpiscono uno domani colpirebbero un altro! dicevo che in effetti esistono tracce dell' accesso al carcere di Iacolare. mai funzionari del Sisde escludono che egli vi si sia recato in loro compagnia ed abbia presenziato ai loro incontri con Cutolo. non si vede perché avrebbero dovuto negare la circostanza, se fosse stata vera, dal momento che sin dal principio non hanno avuto esitazioni ad ammettere la presenza ai colloqui di Casillo, che dal punto di vista della camorra era certo personaggio più importante di Iacolare. lo stesso ispettore ministeriale, per quanto si riferisce al Sismi, opina, sulla base di ciò che è emerso presso il carcere di Ascoli Piceno , che i colloqui con Cutolo si sarebbero protratti per tutto il mese di giugno, senza escludere, « come ipotesi estrema » , un colloquio nel mese di luglio. a tali colloqui avrebbero partecipato anche Granata e Casillo. ma l' ufficiale interessato smentisce in modo assoluto — e lo ha fatto anche dinanzi alla magistratura inquirente — , continuando sempre a sostenere che i colloqui furono tre, che vi partecipò il solo Titta e che si esaurirono prima della fine di maggio. ora arrivo anche al carcere. va notato che i risultati dell' ispezione, lungi dall' essere tassativi, sono quanto mai incerti e problematici. più che altro, l' ispettore formula ipotesi: di più, del resto, non avrebbe potuto fare, perché il suo compito era limitato ad accertamenti nell' ambito della amministrazione carceraria. egli non ha sentito né i detenuti né i funzionari dei servizi di sicurezza , anche per non intralciare l' opera dell' autorità giudiziaria . inoltre, l' ipotesi di una visita dei funzionari del Sismi nel mese di luglio è legata ad un riconoscimento fotografico del rappresentante del servizio che quasi sicuramente si dimostrerà errato, perché riguarda una persona diversa da quella che realmente si è recata ad Ascoli Piceno per conto del Sismi e che ha ammesso tale visita senza alcuna titubanza. quanto al protrarsi degli incontri nel mese di giugno, risultano annotati in tale mese nel registro degli ingressi (e poi cancellati) solo i nomi di Granata e di Casillo. sembra arbitrario dedurne che ad essi si accompagnarono i funzionari del Sismi, tanto più che lo stesso ispettore ministeriale non esclude che Granata e Casillo possano aver avuto con Cutolo incontri individuali. la versione del funzionario del Sismi, pertanto, non sembra contraddetta dai risultati dell' ispezione: essa appare invece avvalorata dal fatto che, fra la fine di maggio e i primi di giugno, i dirigenti che avevano disposto l' operazione lasciarono il servizio (come si è ricordato). sembra difficile credere che il funzionario abbia potuto proseguire tale operazione di propria iniziativa. quello che appare certo, in ogni caso, dalla relazione ministeriale, è che si sono verificate gravi irregolarità nella tenuta del registro d' ingresso del carcere di Ascoli Piceno ; esso presenta abrasioni e cancellazioni di nomi, con sovrapposizione grossolana di altri nominativi. dallo stesso registro si deduce inoltre l' accesso al carcere di Iacolare, Granata e Casillo, gli ultimi due anche in epoca posteriore al periodo in cui avvennero le loro visite in compagnia degli agenti del Sisde. sembra lecito desumere che siano stati fatti entrare nell' istituto individualmente, senza averne titolo: su questi fatti, suscettibili di valutazione penale, sta svolgendo indagini la magistratura — cui il Governo ha sempre, in questa materia, offerto tutto l' aiuto — che ha già emesso talune comunicazioni giudiziarie. non siamo riusciti a stabilire, almeno fino a questo momento, alcuna correlazione fra le attività informative svolte dai servizi utilizzando elementi della malavita e le attività attraverso le quali, con modalità ancora da individuare, si giunse a trattare con le Brigate Rosse per la liberazione dell' assessore, dietro pagamento di un riscatto. per quanto riguarda i richiami a Luigi Rotondi, il Governo deve confermare che lo stesso non ha mai fatto parte dei servizi segreti ; non ha quindi elementi per escludere che possa essere stato al corrente, fin dal gennaio scorso, delle abrasioni e cancellazioni riscontrate nei registri, per le quali rinnova la sua deplorazione ed il suo invito alla magistratura a fare totale chiarezza! al riguardo, preciso che il Governo non ha dati di riscontro, circa una notizia di stampa riguardante un' agenda sequestrata alla giornalista Marina Maresca, non avendone avuto alcuna informazione da parte degli organi inquirenti. un' altra ispezione il ministero di Grazia e Giustizia ha disposto per accertare i motivi e le modalità del trasferimento ad Ascoli Piceno , durante il periodo del sequestro Cirillo, di alcuni detenuti comuni politicizzati e, precisamente, Emanuele Attimonelli, Sante Notarnicola e Luigi Bosso. secondo notizie di stampa, tali detenuti sarebbero stati trasferiti perché potessero fungere da tramite fra Cutolo ed i capi storici delle Brigate Rosse rinchiusi nel carcere di Palmi, al fine di agevolare le trattative per il rilascio dell' assessore. secondo la relazione dell' ispettore, Attimonelli (detenuto differenziato appartenente ai NAP), rinchiuso nel carcere di Palmi, era stato citato a comparire il 28 aprile 1981 davanti alla II sezione della Corte d'appello di Torino; il 7 maggio 1981 davanti alla I sezione della stessa Corte d'appello ed il 13 maggio 1981 davanti alla pretura di Teramo, per rispondere del delitto di autocalunnia. in relazione a tali citazioni, il competente ufficio del ministero di Grazia e Giustizia , con fonogramma del 16 aprile 1981 (anteriore cioè di parecchi giorni allo stesso sequestro Cirillo), dispose che l' Attimonelli fosse tradotto prima a Torino e successivamente ad Ascoli Piceno , essendo il carcere di Teramo (quello dove doveva andare per l' autocalunnia) privo di una sezione per detenuti differenziati. il movimento per Torino fu attuato il 23 aprile, quello per Ascoli l' 8 maggio; la direzione di quest' ultimo carcere chiese ai carabinieri la traduzione alla pretura di Teramo per il giorno dell' udienza, ma il detenuto rifiutò di presenziarvi, per cui il 14 maggio fu restituito al carcere di Palmi. per quanto riguarda Sante Notarnicola , detenuto comune differenziato politicizzatosi in carcere, anch' egli ristretto nella casa circondariale di Palmi, l' ispettore ha accertato che egli, con istanza del 23 aprile 1981 (anch' essa quindi anteriore al sequestro Cirillo), aveva chiesto d' essere temporaneamente trasferito a Bologna per poter incontrare i propri familiari che in quella città risiedevano. con fonogramma del 28 aprile, la direzione del carcere di Palmi espresse parere favorevole al trasferimento in un istituto dell' Emilia Romagna ; ma con fonogramma del giorno successivo, il competente ufficio del ministero dispose il trasferimento temporaneo per 20 giorni ad Ascoli Piceno . in realtà, la sezione differenziata più vicina a Bologna è quella di Fossombrone, dove sarebbe stato pertanto naturale trasferire il detenuto; ma l' ispettore ha accertato che in quel periodo a Fossombrone si era avuta una rivolta di detenuti ed erano in corso lavori di ripristino. il trasferimento ad Ascoli fu attuato il 5 maggio; il detenuto ebbe alcuni colloqui con i propri parenti ed avendo poi rinunziato a proseguirli, fu restituito a Palmi il 14 maggio, insieme con l' Attimonelli. per quanto riguarda Luigi Bosso, anch' egli detenuto comune differenziato, politicizzatosi in carcere, avendo aderito ai NAP, l' ispettore ha accertato che all' origine era rinchiuso nella sezione differenziata di Cuneo, dalla quale fu trasferito, con fonogramma del 4 febbraio 1981 a quella di Pianosa e, con fonogramma del successivo 10 marzo, a quella di Nuoro. i trasferimenti erano motivati da ragioni di giustizia. le stesse ragioni resero necessaria una ulteriore traduzione a Cuneo perché potesse presenziare ad un' udienza in Corte d' assise in quella città, fissata per il 4 maggio. quest' ultima traduzione fu disposta il 24 di aprile; nelle more, peraltro, perveniva alla direzione generale degli istituti di prevenzione e di pena una richiesta del Sisde intesa a provocare un trasferimento da Nuoro a Palmi, con transito per Ascoli Piceno . in adesione a questa richiesta, la direzione generale dispose il trasferimento ad Ascoli con fonogramma del 6 maggio e quello da Ascoli a Palmi con fonogramma dell' 8 maggio. il primo movimento fu materialmente effettuato il 9 maggio, il secondo l' 11 maggio. a spiegazione della richiesta di trasferimento, il Sisde ha fornito due motivazioni. la prima è che il servizio aveva avuto sentore di una situazione di pericolo in cui il Bosso sarebbe venuto a trovarsi nel carcere di Nuoro (segnalazioni di questo genere sono assai frequenti e sono dovute agli aspri contrasti che in molti istituti di pena esistono tra gruppi di detenuti e che spesso sono stati causa di ferimenti ed uccisioni efferate); la seconda è che — tramite qualificate fonti informative di cui il servizio disponeva negli istituti di Ascoli e di Palmi — sperava di acquisire, attraverso i contatti che il Bosso avrebbe potuto sviluppare nelle due carceri elementi sugli sviluppi del caso Cirillo. l' ispettore ministeriale, pure avendo riscontrato la regolarità dei trasferimenti e la fondatezza dei motivi che li avevano determinati, non ha mancato di rilevare la coincidenza che, nel periodo tra il 9 e l' 11 maggio, tutti e tre questi detenuti politicizzati, poi confluiti a Palmi, abbiano sostato nel carcere di Ascoli Piceno , che tutti possono avere avuto contatti con Cutolo e tra loro sia durante le ore giornaliere di passeggio, sia durante i pasti. e quindi possibile che, negli incontri eventualmente intervenuti, si sia parlato del caso Cirillo, anche se si tratta solo di illazioni che, per quanto ragionevoli, non hanno potuto essere ancora provate. le motivazioni e le date dei trasferimenti di Attimonelli e di Notarnicola appaiono tali da non giustificare, allo stato degli atti, l' ipotesi che essi fossero preordinati ad una trattativa per il rilascio dell' assessore. lo stesso si può dire per il trasferimento di Bosso: la motivazione è egualmente ragionevole e corrisponde a criteri ed a un certo tipo di modus operandi consueti ai servizi, anche se può aver dato obiettivamente adito ai sospetti avanzati dalla stampa e da talune forze politiche . l' ispettore ministeriale ha compiuto accertamenti anche nel carcere di Palmi, in relazione ad una segnalazione, pervenuta il 29 aprile ultimo scorso dalla direzione di quella casa di pena, secondo la quale due personaggi avevano avuto in quel carcere due incontri: il primo in data 24 maggio 1981 con Luigi Bosso ed il secondo il 2 giugno successivo con lo stesso Bosso e con Sante Notarnicola . i due incontri, secondo il direttore, erano stati autorizzati da una telefonata di un funzionario della direzione generale degli istituti di prevenzione e di pena. i due personaggi, sebbene indicati come appartenenti ai servizi di sicurezza , erano stati registrati all' ingresso con i nomi di Corrado Iacolare e Vincenzo Casillo. anche questa volta gli accertamenti dell' ispettore sono stati limitati all' esame dei registri ed all' audizione del personale dell' amministrazione carceraria. per non intralciare le inchieste in corso da parte dell' autorità giudiziaria di Ascoli, Napoli e Roma, l' ispettore non ritenne di dover sentire né i detenuti né i funzionari dei servizi di sicurezza . l' ispettore ha riscontrato anche nel registro ingressi del carcere di Palmi, così come in quello di Ascoli Piceno , abrasioni, cancellazioni e sovrascritture, che potrebbero nascondere l' ingresso di persone non autorizzate. ritiene, sia pure solo come ipotesi, che Casillo ed Iacolare abbiano avuto almeno due contatti a Palmi, uno col Bosso e l' altro col Bosso e col Notarnicola. non esclude che questi colloqui siano stati autorizzati da un funzionario della direzione generale degli istituti di prevenzione e di pena anche se è portato a ritenere che, in effetti, l' autorizzazione non vi sia stata. vengo sollecitato, infine, ad esprimere una opinione sulle presunte confidenze del boss mafioso ai carabinieri. la mia opinione è quella di chi, credendo nello stato di diritto , rimette le valutazioni alla magistratura. resta piena la condanna per taluni comportamenti amministrativi rivelatisi quanto meno lassisti e per cui dovranno essere accertate, sulla scorta dei fatti provati dal magistrato, le responsabilità individuali. onorevole presidente , onorevole deputati, nella seduta del 2 aprile scorso, avevo detto che, sulla base delle informazioni allora in possesso del Governo, restavano aperti tutti gli interrogativi sui canali, sulle persone, sui modi attraverso i quali fu concordato ed effettivamente pagato alle Brigate Rosse il riscatto per la liberazione dell' assessore Cirillo, in un patteggiamento — dissi allora e ripeto oggi — respinto dal Governo e dalla coscienza civile del paese. oggi, con il collocamento di nuove tessere, il mosaico sta prendendo forma; ci sono diversi ulteriori elementi che inducono al sospetto — e più che al sospetto — che il riscatto sia stato concordato e pagato con l' intermediazione di personaggi della malavita. ma gli interrogativi sui responsabili, su chi ha permesso che la trattativa fosse avviata e portata a compimento, questi interrogativi ancora non possono essere sciolti. gli elementi di conoscenza, affiorati per gradi, si prestano certamente a dubbi, illazioni ed ipotesi; ma per raggiungere le necessarie certezze occorrono controlli incrociati, perizie, confronti fra testi, che possono essere compiuti, con le necessarie, irrinunciabili garanzie di obiettività, solo dalla magistratura, che dispone di ogni potere d' inchiesta e che è da tempo all' opera in più sedi giudiziarie. qualsiasi processo parallelo sarebbe dannoso per l' accertamento della verità. per quanto riguarda i servizi di sicurezza , le dichiarazioni rese dai funzionari, ancora presenti in servizio, che presero parte all' operazione, non sono contraddette, nella sostanza, dagli elementi successivamente emersi. i funzionari competenti hanno continuato a dichiarare ai magistrati inquirenti che i servizi segreti sono estranei a qualsiasi trattativa, anche nell' ipotesi in cui trattative si siano effettivamente svolte con il concorso proprio di quei personaggi che erano stati, con tutt' altra finalità, introdotti da principio in compagnia di funzionari del Sisde nel carcere di Ascoli Piceno . non a caso tali funzionari sono stati sentiti dalla magistratura come testimoni, ma non come imputati o anche solo indiziati di reato. in tale situazione, e fino al sopraggiungere di elementi probanti in contrario, il Governo ha il dovere di continuare a respingere nei riguardi dei servizi segreti insinuazioni ed accuse, pronto tuttavia, come fin dall' inizio ha dichiarato, a perseguire duramente chiunque si fosse reso responsabile di inammissibili azioni devianti, di favoreggiamento obiettivo del terrorismo. occorre ricordare che la vicenda Cirillo si è svolta fuori dall' arco temporale delle responsabilità di questo Governo e dell' attuale gestione dei servizi, che un' aspra polemica ha tentato di coinvolgere. completamente destituite di fondamento sono le ipotesi, formulate da taluni organi di stampa, secondo le quali i servizi attuali sarebbero stati reticenti o avrebbero addirittura mentito al Governo. al contrario, la gestione di oggi, completamente rinnovata nei vertici successivamente all' epoca dello svolgimento dei fatti (e perciò ad essi affatto estranea), ha fornito, con tempestività e correttezza, pur in mancanza di elementi documentali diretti, tutte le notizie che ha potuto acquisire, anche con diretti interrogatori di membri dei servizi stessi. per quanto ci riguarda, faremo fino in fondo il nostro dovere. e se l' esito delle indagini giudiziarie, in corso nelle varie sedi, dovesse portare a riscontrare responsabilità di soggetti che tuttora appartengono agli organismi di informazione e di sicurezza, il Governo — lo ripeto chiaramente — non mancherà di perseguirli con la stessa fermezza con cui, fino a prova in contrario, ne ha difeso l' operato. né bastano dubbi ed ipotesi per invocare responsabilità e sanzioni: anche perché documenti e dichiarazioni di parte brigatista, recentemente acquisiti, mentre continuano ad attestare inquietanti contatti con la camorra, non fanno mai riferimento alla presunta attività dei servizi. se non si vuol fare giustizia sommaria , non degna di un paese civile, occorrono, dunque, per affermare responsabilità e pronunciare condanne, prove rigorose, da ricercare nei modi e con le forme previsti dall' ordinamento. e desidero rispondere ai colleghi che la linea della fermezza rimane, in modo assoluto, nei riguardi del terrorismo, la linea del Governo attuale: un Governo cui è difficile non accreditare un atteggiamento coerente e risoluto, senza debolezze e cedimenti verso il terrorismo in tutte le sue forme. onorevole presidente , onorevoli Deputati , un anno fa, di questi tempi, presentando alle Camere il Governo nato dall' alleanza dei cinque partiti, sottolineavo come l' emergenza morale fosse saldamente al primo posto negli impegni programmatici dell' Esecutivo. erano i giorni in cui gravi e inquietanti episodi, gettando ombre sulla Repubblica, avevano creato un senso di profondo turbamento in tutte le coscienze democratiche. saliva dal paese un' ansia di moralità e di pulizia cui sentivamo di dover far fronte, come classe politica , senza alcuna esitazione, senza alcuna incertezza. il fervore e la tensione morale di quelle settimane e di quei mesi condussero ad una prima vittoria contro i centri di potere occulto e corruttore inquinanti la vita pubblica e si tradussero in un clima di riavviata fiducia tra governati e governanti. con coraggio, con determinazione, pur in mezzo a molte difficoltà, l' Esecutivo affrontò allora la lotta contro quella che fu chiamata l' emergenza morale. con la stessa fermezza, con lo stesso coraggio, l' ha continuata nel corso di questi mesi travagliati, fra i più difficili nella storia della Repubblica. non ci siamo arresi, onorevole Natta, all' emergenza morale, così come non ci siamo arresi all' emergenza del terrorismo, che abbiamo combattuto in tutte le sue forme, e all' emergenza dell' economia: consapevoli, oggi come ieri, delle profonde connessioni che uniscono i diversi fattori di incertezza e di crisi. abbiamo la serena coscienza di aver adempiuto al nostro dovere. coscienti che tocca a noi rispondere all' esigenza di giustizia e di verità che sale dal paese. sappiamo, certo, che l' emergenza morale è lungi dall' essere vinta. essa è tuttora al primo posto nelle nostre preoccupazioni e nel nostro impegno. costituisce, in una certa misura, la premessa, una specie di precondizione in vista di affrontare e di avviare a soluzione gli altri grandi temi della vita nazionale. riaffermo in questa sede tale impegno di fondo, nel momento in cui le tragiche vicende collegate al caso Calvi — che in altre sedi ho dipinto allucinante — ripropongono gravi interrogativi, suscitano nuove inquietudini, già riflesse, del resto, in questa Assemblea attraverso la corretta risposta che il Governo ha dato a tutte le interrogazioni in materia. ma voglio anche riaffermare, al termine di questo intervento dedicato al caso Cirillo, quanto dissi alla Camera il 2 aprile, concludendo la precedente relazione dedicata allo stesso tema. sottolineai allora l' importanza di una guerra congiunta e implacabile a terrorismo, a mafia e camorra. una guerra — dissi: l' onorevole Natta l' ha ricordato — combattuta senza quartiere, analoga a quella che lo Stato democratico ha dichiarato al terrorismo. perché si tratta dei frutti della stessa pianta. non crediamo a leggi eccezionali — dissi allora e confermo oggi — ma useremo gli strumenti legislativi adeguati, come quello presentato in Parlamento, che estende la legislazione antimafia alla camorra. non tollereremo e non abbiamo tollerato « santuari » di traffici e di basi. e lasciatemi esprimere ancora una volta, onorevoli Deputati , una parola di commossa solidarietà alla polizia, ai carabinieri, alla Guardia di Finanza , agli agenti carcerari, a tutte le forze dell'ordine impegnate nella lotta all' assalto terroristico, tanto spesso intrecciato con la delinquenza comune e con la delinquenza organizzata. le forze dell'ordine debbono sapere che il paese, l' opinione pubblica , le forze politiche democratiche sono senza riserve al loro fianco. gioiscono dei loro successi, soffrono le loro amarezze. chi ha tanto contribuito alla difesa delle istituzioni repubblicane, pagando un altissimo tributo di sangue, merita, con il nostro rispetto e la nostra gratitudine, il rispetto e la gratitudine di tutti gli italiani fedeli agli ideali di libertà e di civile convivenza.