Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
VIII Legislatura - Assemblea n. 507 - seduta del 18-05-1982
Disciplina del trattamento di fine rapporto e norme in materia pensionistica
1982 - Governo I Spadolini - Legislatura n. 8 - Seduta n. 507
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , poiché è la prima volta che ho l' onore di prendere la parola nel corso di questo dibattito io doverosamente comincio chiedendo scusa al presidente e ai colleghi del mio gruppo perché gli incarichi di segretario del partito mi hanno finora impedito di intervenire. spero di poter intervenire ora, per offrire il mio modesto contributo alla battaglia che il partito che ho l' onore di dirigere, mediante i gruppi della Camera e del Senato, ha condotto e sta conducendo. comunque, voglio dire — i colleghi lo sanno — che i miei interventi non potranno certamente avere il peso, il valore, il significato di competenza che hanno avuto e che avranno quelli dei miei colleghi. il mio intervento però vuole avere — ho il dovere e il diritto di dirlo — il preciso significato di una presa di posizione politica del partito che ho l' onore di rappresentare: una presa di posizione politica non soltanto (non dico non tanto, bensì non soltanto) sul merito della questione, cioè sul disegno di legge che stiamo esaminando, ma anche sui modi di comportamento del Governo e della maggioranza che in questo momento lo sorregge. per entrare in argomento... a proposito, il Governo è assente. signor presidente , la prego di consentirmi di chiedere che sia presente per lo meno un sottosegretario. come vede, presidente, attendo rispettosamente in piedi. stavo dicendo, rivolgendomi alla cortesia e all' attenzione del rappresentante del Governo, con il quale personalmente mi scuso (evidentemente, non è un fatto personale ), che noi non concordiamo prima di tutto sulla definizione — che per la verità abbiamo letto sui giornali e che è stata attribuita ad esponenti della maggioranza — di « voto tecnico » di fiducia richiesto dal signor presidente del Consiglio . noi non riteniamo che un voto di fiducia possa essere definito e considerato come un voto tecnico . comunque, il nostro voto di sfiducia non è un voto tecnico , ma è un voto politico per i seguenti motivi. anzitutto, onorevole rappresentante del Governo, nessuno ci venga a raccontare che il voto di fiducia può essere un voto tecnico . il voto di fiducia è addirittura qualcosa di più di un voto politico : è un voto di rilevanza costituzionale. sappiamo tutti — io l' ho imparato quando ero pivello, in questo Parlamento, tantissimi anni fa, nel corso della prima legislatura — che il presidente del Consiglio può porre la fiducia anche su una virgola, su un emendamento, su un articolo; ma, nel momento in cui pone la fiducia, la questione assume rilevanza non tecnica, non solo politica, ma addirittura costituzionale, perché le conseguenze cui in un Parlamento democratico va incontro un presidente del Consiglio che ponga la questione di fiducia sono senza dubbio conseguenze di rilievo non tecnico, non soltanto politico, ma addirittura costituzionale. lo dico perché una nostra prima osservazione critica sul comportamento del Governo e del presidente del Consiglio , in questa occasione, mi porta a rilevare che si tratta di un comportamento di scarso rispetto nei confronti della Costituzione. definendo « tecnico » un richiesto voto di fiducia , si tenta di sminuire e degradare l' istituto della fiducia. lo dico non a caso, poiché due rilievi sono stati mossi dalla nostra parte (e — lo riconosco — anche da altre parti) in questa e nella precedente legislatura, in ordine anzitutto — questo è senza dubbio il caso più grave — all' abuso nella decretazione d' urgenza , ed in secondo luogo all' eccesso nella richiesta del voto di fiducia . abbiamo anzi avuto l' onore, non troppo tempo fa, di aver contribuito in maniera determinante a far cadere un presidente del Consiglio (mi riferisco all' onorevole Cossiga), il quale rimase vittima del congegno voto di fiducia-voto a scrutinio segreto , con le conseguenze che tutti ricordano, conseguenze che naturalmente auguro anche a questo Governo. debbo aggiungere che il senatore Spadolini ha meno diritti di qualsiasi altro precedente presidente del Consiglio di tentare di qualificare come tecnico il voto di fiducia , poiché fu proprio lui, presentandosi alle Camere per chiedere l' investitura fiduciaria, ad agire in stretta ed apprezzabile osservanza della Costituzione, nella sua lettera e nel suo spirito, con una mozione articolata, a differenza dei precedenti presidenti del Consiglio — che si erano presentati con una generica mozione o addirittura un ordine del giorno — asserendo di non chiedere la fiducia per sé, per il suo Governo e neppure per un generico programma di Governo , ma per tutta una serie di specifici impegni. ora, nel momento in cui il signor presidente del Consiglio ritiene che una questione abbia tanta importanza da dover su di essa chiedere la fiducia, ma al tempo stesso tenta di degradare la fiducia definendola di carattere tecnico, siamo costretti a riesaminare la mozione sulla base della quale l' attuale Governo ottenne a suo tempo la fiducia: ebbene, non ci sembra che la questione di cui oggi si discute abbia fatto parte, allora, del programma di Governo . la drammatizzazione che il presidente del Consiglio ed il Governo hanno tentato di introdurre, nella sostanza, con la richiesta del voto di fiducia e, al tempo stesso la sdrammatizzazione che, nella forma, si vorrebbe determinare anche grazie alla definizione di « fiducia tecnica » , pongono il presidente del Consiglio in una penosa contraddizione con sé medesimo, con i suoi precedenti atteggiamenti, con l' asserito senso di responsabilità , giuridico, tecnico, politico e perfino morale, di questa compagine governativa. obietta il Governo — non è infatti questa la prima volta (lo riconosco) che rilievi del genere vengono mossi da parte nostra — , attraverso gli organi di stampa, che la colpa di questi comportamenti sarebbe da attribuire agli ostruzionisti, cioè a noi. credo di poter osservare, rivolgendomi ai rappresentanti del Governo che mi stanno cortesemente ascoltando, che in altre occasioni l' ostruzionismo di altre parti politiche o anche il nostro ostruzionismo potevano essere considerati, a torto o a ragione, come pretestuosi o improvvisati od occasionali o tardivi; in questo caso, invece, dobbiamo rilevare che l' assoluta tardività, impreparazione, improvvisazione sono — ed è penoso doverlo rilevare — del Governo. ma c' è qualcosa di più. in questo caso, il Governo chiede la fiducia (tecnica o politica, non importa) per un motivo preciso, e cioè perché sa di non avere la fiducia del popolo italiano su questo argomento. se infatti il Governo avesse la consapevolezza, non dico la certezza ma anche la sola fiduciosa speranza, di rappresentare la maggioranza del popolo italiano , non avrebbe posto la fiducia: sarebbe andato incontro al referendum per conseguire una chiara vittoria popolare. i banchi ora sono vuoti, ma pochi momenti fa erano pieni; si è votato con largo numero di presenti e con una schiacciante maggioranza contro le nostre tesi e contro ciò che noi riteniamo giustamente di rappresentare. parlo di schiacciante maggioranza (tornerò poi sull' argomento) perché mi permetterete di considerare il gruppo parlamentare comunista come facente parte della maggioranza anti-referendum: non c' è alcun dubbio su ciò, dal punto di vista sostanziale. i comunisti — poverini! — sono stati costretti a votare contro perché il Governo ha posto la fiducia; se non lo avesse fatto, i comunisti avrebbero continuato a portar e avanti, magari emendandola, questa legge. rappresentanti del Governo e pochi colleghi che ascoltate, voi rappresentate, in questo momento, la stragrande maggioranza degli elettori. e allora perché questo timore, perché questa drammatizzazione, perché la fiducia, perché la volontà di non arrivare al referendum? evidentemente voi temete di risultare in minoranza nel referendum popolare. lo dimostrerò con la citazione di una recentissima affermazione del ministro Di Giesi in quest' Aula (non si tratta di una intervista giornalistica!). il ministro Di Giesi ha infatti affermato: « il referendum creerebbe le condizioni per l' impennata dell' inflazione, ridurrebbe la capacità di finanziamento degli investimenti e danneggerebbe i lavoratori del Mezzogiorno, i disoccupati, i giovani » . a prescindere dal fatto che — sia detto con ogni rispetto — si tratta di una montagna di sciocchezze, c' è da rilevare un dato sostanziale, rispetto a quanto sto sostenendo. il ministro Di Giesi ha detto: « il referendum creerebbe le condizioni per... » , ma voleva evidentemente dire: « l' esito del referendum creerebbe le condizioni per... » ; ci troviamo quindi di fronte ad un ministro e ad un Governo che, nel momento stesso in cui accusa di ostruzionismo chi vuole che si giunga al referendum, ammette apertamente che se al referendum si giungesse, si esprimerebbe attraverso il referendum la volontà popolare ; non solo si darebbe al popolo lavoratore italiano sulla base di una delle più importanti norme di democrazia diretta della Costituzione la possibilità di esprimersi e di decidere fra pochi giorni, quindi senza ulteriori perdite di tempo, ma si andrebbe sicuramente incontro alla sconfitta del Governo. mentre da parte del popolo lavoratore italiano, così credo di potermi esprimere correttamente, si reclama, attraverso la testimonianza politica ed il senso del dovere di alcune parti che qui sono in minoranza, che una norma iniqua venga soppressa e che si ripristini, possibilmente migliorandolo, uno status precedente, abbiamo un Governo che oppone la forza massiccia di una maggioranza che non è poi — ora ne parlerò — molto compatta, per dire « no » ad una istanza che il Governo stesso ritiene a tal punto fondata e popolare da manifestare la certezza che, se al referendum si arrivasse, la vittoria spetterebbe ai gruppi politici che in quest' Aula, in questo momento, rappresentano quasi il 10 per cento del paese. voi avete in questo momento il 90 per cento del paese — ma voi sapete che su questo argomento — io correttamente continuo a dire « su questo argomento » , definendolo e limitandolo, anche se importante e valido perché incide sulla occupazione e su tanti altri fattori su cui si fonda la nostra società — se non ritenete di rappresentare voi il 10 per cento e noi il 90 per cento , ritenete per certo che noi possiamo rappresentare almeno il 51 per cento . a questo punto mi chiedo se questo Governo agisca nella sua piena legittimità politica e costituzionale; non a caso nei giorni scorsi la segreteria del nostro partito ha preannunziato dei passi — che si faranno, qualunque sia l' esito di questo conflitto parlamentare — presso la Presidenza della Repubblica, perché da parte di questo Governo, sotto il manto di una legalità mentita, incerta e zoppicante, si tenta di impedire l' espressione della volontà popolare attraverso il referendum, che è l' unico istituto di democrazia diretta serio e valido previsto nella nostra Costituzione, anche se non ci appaga, perché la vera democrazia diretta deve consistere nel proporre e non soltanto nel cancellare. una parte del popolo italiano ha esercitato il diritto di chiedere il referendum. si è determinata — non so se ne siano al corrente i due onorevoli rappresentanti del Governo qui presenti — una situazione addirittura ridicola: nelle case, a casa mia ad esempio, i certificati elettorali sono arrivati da 48 ore, la campagna elettorale è già in corso . la Tribuna politica del mio partito avrebbe dovuto andare in onda in televisione la settimana prossima; mi è stato comunicato che il mio intervento è stato rinviato a tempo indeterminato perché è iniziata la campagna elettorale referendaria. non si può neanche sostenere che si vuole evitare il referendum per non buttar via soldi perché le prefetture hanno già ricevuto ordini da parte del signor ministro dell'Interno , perché le schede sono già in stampa o già stampate e si stanno predisponendo i seggi. si sta creando obiettivamente — e non è certo né merito né colpa nostra — una situazione di tensione elettorale, di tipo elettorale. mancano pochi giorni ed il Governo continua a tenere gli occhi chiusi di fronte a questa realtà popolare, che è qualcosa di più di una realtà politica, una realtà costituzionale. non credo — lo dico con tutto il rispetto — che buffonate di questo genere siano consentite. non credo che il signor presidente della Repubblica possa permettere un precedente di questo genere. è stato richiesto il referendum e voi sapete che non lo abbiamo richiesto noi; da tempo abbiamo presentato proposte di iniziativa popolare e nostre proposte di legge ; la richiesta di referendum non è nostra, quindi non difendo una nostra creatura, difendo un diritto di un gruppo politico che ha raccolto le firme, le ha presentate, sono state riconosciute valide. si tratta di un problema sociale di grande importanza, che riguarda molti milioni di lavoratori italiani. il ministero dell'Interno dà le disposizioni, fa stampare i moduli, il cittadino riceve a casa l' invito a recarsi a votare il tal giorno nella tale sezione, i partiti politici , se vogliono, possono fare propaganda; per ore intere trasmissioni televisive — ed è un bene — sono dedicate alla propaganda; a questo punto chi deciderà? una maggioranza che non ha il coraggio neanche di rappresentare se stessa ? oppure deciderà la Corte di cassazione in questo clima di costrizione, di pressione di ricatto da parte del Governo? la Corte di cassazione avrà il coraggio di sentenziare in modo diverso dal Governo, dal partito comunista , dai sindacati della triplice, i quali si augurano di tutto cuore che al referendum non si arrivi? credo che queste nostre osservazioni siano più che legittime. entrando brevemente nel merito politico del provvedimento cerchiamo di scoprire la verità. perché il Governo, perché la maggioranza, appoggiati dal partito comunista , vogliono che al referendum non si arrivi e vogliono tenere in piedi, pur modificandola, non dico migliorandola, la legge del 1977? onorevoli colleghi , rappresentanti del Governo, perché la legge numero 91 del 1977 pur nella sua pochezza ha rappresentato un momento nella vita politica, sociale e sindacale del nostro paese; un momento che ha trovato, da qualche tempo, i suoi nostalgici al vertice della Democrazia Cristiana . un momento a cui proprio ora si vorrebbe tornare. il momento della « solidarietà nazionale » . mi riferisco — i giornali ne stanno parlando — al momento, al tempo, ma anche alla occasione politica che permise ad una maggioranza di dar vita ad una legge di questo genere. 1977: Governo Andreotti, « solidarietà nazionale » , appoggio del partito comunista , appoggio della triplice sindacale: alla faccia di chi? contro chi? sulla pelle di chi, sulle spalle di chi? guarda caso , non sulle spalle dei padroni, dei ricchi, degli evasori fiscali, ma sulle spalle — se i dati che leggo sul giornale sono esatti — di circa 14 milioni di lavoratori dipendenti italiani. in termini politici questa legge non può che essere addebitata alla maggioranza di solidarietà nazionale, ma in termini tecnici e sociali — e ve lo dimostrerò con qualche rapida citazione — questa legge ha rappresentato un indubbio arretramento per milioni di lavoratori. lo si sarà fatto con le migliori intenzioni del mondo, ma le migliori intenzioni del primo, e speriamo unico, Governo di « solidarietà nazionale » , si sono riversate sul capo di milioni di lavoratori dipendenti , togliendo loro quei diritti quesiti che, secondo le norme del diritto non scritto ed anche di quello scritto, non dovrebbero mai essere contestati. in termini politici ci spieghiamo — naturalmente condanniamo — l' atteggiamento dell' attuale Governo e dell' attuale maggioranza e soprattutto ci spieghiamo l' atteggiamento di due partiti convergenti, la Democrazia Cristiana e il partito comunista . la Democrazia Cristiana assume queste posizioni nel quadro dell' attuale maggioranza perché i suoi due cavalli di razza concordano nello spostare verso generiche formule di « solidarietà nazionale » l' asse governativo. questo è apparso su tutti i giornali, questa è l' interpretazione corrente, accettata e non contrastata, dell' esito del congresso della Democrazia Cristiana . io ne parlo con molto riguardo perché non ho l' abitudine di inserirmi nei fatti interni degli altri partiti: padronissima la Democrazia Cristiana di tentare di marciare verso una rinnovata e ritemprata formula di « solidarietà nazionale » , padronissimo il partito comunista di tentare di muoversi, sia pure con qualche cautela, nella stessa direzione. però, quando si rileva che il prezzo di queste operazioni politiche, comunque giudicabili, dovrebbe essere pagato dai lavoratori dipendenti , come già nel 1977, non si può che esprimere un giudizio di severa condanna nei confronti del Governo e, in particolare, nei confronti della Democrazia Cristiana . e non ci si può stupire dell' atteggiamento del partito repubblicano che, se sono bene informato, in seno al Comitato dei nove, attraverso il suo rappresentante, si è mostrato il più deciso avversario del gruppo del Movimento Sociale Italiano che sta sostenendo questa battaglia; nulla di strano perché leggiamo i giornali e leggiamo che proprio in questi giorni il partito repubblicano è disponibile ad entrare nella Giunta capitolina con il partito comunista . se questa è la direzione politica nella quale vi muovete, tanti auguri, buon pro vi faccia, ma non possiamo non denunziare e contrastare con forza questo stato di cose . quello che più mi interessa in questo momento, e che rapidamente esaminerò, è il comportamento del partito comunista . ci sono due dichiarazioni dell' onorevole Napolitano: una prima della cura ed una dopo la cura. mettiamole a confronto. dichiarazione prima della cura, cioè dichiarazione resa dall' onorevole Napolitano prima che l' onorevole Spadolini facesse chiedere dal ministro del Lavoro Di Giesi , ieri notte, votazioni di fiducia a grappolo; cioè, atteggiamento numero uno del partito comunista il quale, in quel momento, tentava di dissociare la sua posizione da quella del Governo, pur fiancheggiandola. leggo quanto dichiarato dall' onorevole Napolitano: « contro la legge approvata dalla Commissione lavoro della Camera e contro la possibilità di un suo ulteriore miglioramento in Aula è schierato oggi il Movimento Sociale Italiano ed è schierata, fuori dal Parlamento, la Confindustria. si ritiene evidentemente che ciò possa contribuire alla creazione di un clima di scontro frontale con il movimento dei lavoratori e possa egregiamente servire ad una campagna di destra sui temi della politica economica e sociale » . onorevoli colleghi , lo scontro frontale ha cominciato a determinarsi ma, guarda caso , non si è determinato lo scontro frontale tra il movimento dei lavoratori e il Movimento Sociale Italiano . si è verificato proprio a Napoli (dove avrò occasione di recarmi domani per un comizio) lo scontro frontale tra i lavoratori, o più esattamente tra quei lavoratori che a Napoli sono tanto numerosi e si chiamano disoccupati organizzati, e il solito dottor Lama, il quale è andato in quella città ieri pomeriggio in occasione di uno sciopero di protesta, uno dei soliti organizzati dalla triplice sindacale, e non è stato contestato dal Movimento Sociale Italiano , non è stato contestato da destra anche perché il Movimento Sociale Italiano parlerà domani nella stessa piazza, certo con ben altri e più convincenti argomenti. il dottor Lama è stato contestato dai « disoccupati organizzati » , i quali evidentemente non sono troppo convinti che la politica condotta in questo momento dal partito comunista , in particolare per l' Italia meridionale, sia adatta a trarre i lavoratori dai guai. e allora, qualche domanda al partito comunista , anche se in questo momento la rappresentanza comunista in quest' Aula è estremamente ridotta. prima di tutto, vorrei sapere come l' onorevole Napolitano nella sua prima dichiarazione (poi citerò la seconda) abbia potuto affermare che il Movimento Sociale Italiano si sia schierato con la Confindustria o, più esattamente, che fuori dal Parlamento, la Confindustria si sia schierata con il Movimento Sociale Italiano . questa è veramente una novità che potrebbe confortarmi, perché io non disprezzo né la Confindustria né alcun' altra organizzazione. sta di fatto però che la Confindustria — cioè quelli che voi chiamate i padroni, e che noi chiamiamo correttamente gli imprenditori — non ha manifestato alcun interesse; né vedo come un uomo responsabile, serio ed intelligente quale l' onorevole Napolitano abbia detto una baggianata di questo genere; non si può far politica con affermazioni così leggere e irresponsabili. ma poi l' onorevole Napolitano ci ha ripensato ed abbiamo letto sui giornali: « la posizione del partito comunista è stata illustrata in una conferenza stampa , nel corso della quale l' onorevole Napolitano ha sostenuto che il braccio di ferro maggioranza-opposizione ha privato il dibattito della possibilità di introdurre nella legge miglioramenti, senza eccessivi allungamenti dei tempi » . ebbene, noi vorremmo sapere quanti emendamenti ha presentato il gruppo comunista. noi ne abbiamo presentati — e voglio darne atto ai miei colleghi di gruppo, che ringrazio per il grosso lavoro svolto — un migliaio, di cui alcune centinaia di sostanza; non tutti apprezzabili e non tutti condivisibili, d' accordo, però se il Governo non avesse posto la fiducia a grappolo, si sarebbe potuto discuterne. impedire di discutere a chi ha presentato gli strumenti per poter discutere; attribuire la responsabilità del mancato esame degli emendamenti, del mancato tentativo di migliorare la legge, ammesso e non concesso che essa possa essere migliorata, a chi lavorato giorno e notte per studiare il problema, per fare proposte; mettere sullo stesso piano il Governo che pone dei catenacci e la nostra opposizione che fa il suo dovere per esprimere volontà, interessi, passioni, sentimenti che voi stessi ritenete avrebbero la vittoria se il referendum si svolgesse tra pochi giorni; mettere sullo stesso piano — scusate il paragone un po' eccessivo — il carcerato e il carceriere, supera veramente i limiti della credibilità. ma aggiunge il giornale: « in ogni caso il partito comunista insisterà nel proporre modifiche, il cui mancato accoglimento potrà avere conseguenze sul cammino della legge quando dovrà tornare al Senato » . allora, alla Camera, il partito comunista , anche prima del voto di fiducia a grappoli, si è ben guardato dal tentare seriamente di modificare la legge. e debbo dire qualcosa di più: sarebbe bastato che il partito comunista avesse annunziato non dico di associarsi al nostro « ostruzionismo » , ma avesse dato vita ad un inizio di battaglia con la presentazione di una serie di emendamenti di sostanza e avesse fatto sapere, con il peso dell' autorità o con l' autorità del peso, al signor presidente del Consiglio , al quale sembra non dispiaccia in prospettiva un' intesa politica con il partito comunista : attenzione! tutti i ponti sono rotti se non accettate che questa legge venga migliorata con sostanziali emendamenti di parte comunista — non credo che ieri sera il ministro del Lavoro avrebbe avuto, non dico il coraggio, perché non è un fatto personale , ma la possibilità di venire in quest' Aula sfidandoci tutti, noi che non siamo d' accordo su questa legge, e annunciando voti di fiducia a grappolo che allungano la discussione. perché se non vi fossero stati tanti voti di fiducia , ma il presidente del Consiglio avesse posto la questione di fiducia al termine di ogni dibattito si sarebbe discusso per illustrare gli emendamenti con tempo limitato rispetto a quello, maggiore, di cui in questo momento fruiamo; quindi, il partito comunista , notissimo attraverso i suoi esponenti e soprattutto attraverso il sempre brillante onorevole Napolitano per essere un partito che non parla senza pensarci, per essere un partito che concretamente si muove, che fa le sue battaglie in Parlamento e in piazza con obiettivi precisi, dimostra di non conoscere neanche i regolamenti della Camera, di non saper e come si sta svolgendo questa discussione. dove sono i vostri capi, deputati del partito comunista ?! di che cosa si occupano? e i sindacalisti della triplice che razza di figura stanno facendo, fuori da tutto e da tutti, fuori dagli interessi concreti del nostro paese, in un momento così serio e così grave. ma, al Senato ce la faranno vedere i comunisti! speriamo! in quella sede, al Senato, ha detto infatti Napolitano, i senatori comunisti « ripercorreranno la via della proposta di emendamenti » . « ripercorreranno » ? che cosa è? la strada del ritorno? che cosa significa? siccome alla Camera noi comunisti non abbiamo fatto niente, siccome alla Camera noi comunisti non abbiamo trovato neanche la forza, la capacità, il coraggio di protestare nei confronti del sopruso tentato o compiuto dal Governo, siccome non abbiamo avuto la capacità di presentare un emendamento di sostanza e di difenderlo, al Senato...! e perché, al Senato non ci sono forse i senatori « missini » , i quali nel primo round hanno già dimostrato di essere capacissimi di portare avanti la battaglia, come stanno facendo in questo momento i deputati? al Senato che cosa c' è? un regolamento diverso da quello della Camera? ma guarda! il partito e i gruppi parlamentari comunisti sono ridotti al punto da doversi ritagliare al Senato qualche spiraglietto di più, per guadagnare qualche giorno di più. e se al Senato — speriamo che così avvenga — si guadagnerà qualche giorno di più e verranno superati certi termini, che cosa succederà? succederà che il referendum avrà luogo? allora i comunisti ci hanno ripensato? allora i comunisti ritengono che il referendum debba avere luogo? allora il partito comunista è pronto a sconfessare i sindacati della triplice, che in questi giorni si sono espressi in modo contrario? allora è bugia tutto quello che è stato detto da parte comunista sin qui? allora è bugia quello che ho letto poco fa e cioè che se al referendum si arrivasse, le condizioni dei lavoratori obiettivamente potrebbero peggiorare? credo che tutto questo abbia grossa importanza. rilevo nella prima delle due dichiarazioni dell' onorevole Napolitano una sola verità, una grossa verità, è vero cioè quello che ha detto: « si ritiene evidentemente che ciò possa egregiamente servire ad una campagna di destra sui temi della politica economica e sociale » . vorrei — mi dispiace che non ci sia nessuno ad ascoltare, ma le nostre coscienze ascoltano ed è importante — che ci si rendesse conto che le serie campagne economiche e sociali, e la mia non è una presunzione; (essere presuntuoso a quest' ora di notte sarebbe veramente da imbecille), vorrei soltanto che si riflettesse con serenità che le campagne economiche e sociali in Italia o sono condotte dalla destra o non lo sono da alcuno, perché in Italia, più che altrove, assistiamo all' emblematico fallimento dei tentativi, dei conati — ormai li possiamo definire così e vi spiegherò subito il perché — di ordine marxista e dei conati di ordine liberalcapitalista. perché parlo di « conati marxisti » ? non è presunzione, ripeto, la mia, ma riprendo un' affermazione di data non lontana, pronunziata dallo stesso onorevole Berlinguer, il quale ha dichiarato, qualche mese fa, che il marxismo ha esaurito la sua spinta vitale, cioè non è più in grado di partorire la verità socio-economica, cioè la strada, la via. non siamo più noi soltanto, abbiamo dei concorrenti addirittura inquietanti che parlano di terza strada o di terza via . ne parlano un po' tutti, sarà consentito anche a noi di parlarne, per rilevare che se si parla di terza via vuol dire che la prima via, quella marxista, la seconda via, quella liberalcapitalista, si sono dimostrate senza uscite. e quel che sta capitando in occasione di questo tentato referendum, che non si sa se si farà o non si farà, quello che sta capitando non soltanto nel Mezzogiorno d' Italia, ma in tutt' Italia, lo scadimento delle organizzazioni sindacali in quanto tali, a prescindere dalla capacità degli uomini, la crisi profonda in cui il mondo del lavoro e della produzione in Italia versa, la mancanza di orientamenti e di direttive, il comico e purtroppo anche drammatico contrasto quotidiano tra i vostri ministri economici, ciascuno dei quali va in una direzione, tra i ministri che si scontrano assai frequentemente, senza che il presidente del Consiglio riesca a realizzare il famoso « concerto » , la solenne, severa, ammonitrice enciclica del Papa polacco, il quale ha spiegato ai lavoratori e agli imprenditori di tutto il mondo quale sia la terza via , la Laborem exercens , con quell' inno... la ringrazio molto per la sua cortesia. entro cinque minuti concluderò. ci mancherebbe altro. dicevo che l' enciclica pontificia Laborem exercens ha invitato tutti noi a meditare su questi problemi. quando abbiamo rinvenuto in quell' enciclica la luce della spiritualità del lavoro protagonista della vita dello Stato e della nazione, del lavoro soggetto dell' economia, o quando in quell' enciclica abbiamo trovato la condanna, dura, tagliente, definitiva, anche se umanamente espressa e più che umanamente articolata, abbiamo trovato la condanna del materialismo, sia nella specie marxista sia nella specie liberalcapitalista, onorevoli colleghi , ci siamo sollevati al di sopra del quotidiano litigare e contendere fra noi, ma al tempo stesso abbiamo avuto la possibilità di fronte a noi stessi, al mondo che ci guarda, all' Italia del lavoro e della produzione, alle zone più sofferenti, di sollevare un poco il tono del discorso, sicché ci avvilisce profondamente trovarci di fronte ad una maggioranza sconnessa e ad un partito comunista di questa fatta. quanto al partito socialista , voi tutti sapete, tutti quanti sappiamo quello che è accaduto nel recente contrasto proprio su questi temi tra il presidente del gruppo socialista, onorevole Labriola, e il segretario del partito, onorevole Craxi. siamo al ridicolo, non c' è alcun dubbio. non si era mai caduti tanto in basso. debbo ricordare, concludendo, che in data non tanto lontana, il 15 ottobre 1981, veniva presentata dai comunisti una proposta di legge , firmata, fra gli altri, dall' onorevole Pochetti, che credo sia una dei maggiori responsabili del gruppo parlamentare alla Camera. nella relazione introduttiva a quella proposta di legge , si dice testualmente: « sono oltre due anni che è in atto nel paese un dibattito assai vivo e articolato sugli effetti e sulle conseguenze prodotte sulla indennità di anzianità dalla legge numero 91 del 1977 che stabilì il congelamento della indicizzazione sulle liquidazioni » . più sinteticamente di così è impossibile esprimere il senso vero della legge che noi stiamo combattendo, e che voi vorreste tenere in piedi, sia pure « migliorandola » . « gli effetti negativi prodotti dal forte tasso di inflazione che si è avuto in questi cinque anni, anche sull' indennità di anzianità, hanno originato un profondo malcontento fra i lavoratori dipendenti . di questo profondo malcontento abbiamo avuto una testimonianza diretta nel corso di una consultazione popolare , promossa dal Pci nella primavera del 1981, dalla quale è emersa con chiarezza la necessità di pervenire al più presto possibile ad una modifica sostanziale della legge » . ora, il Governo nega di voler modificare sostanzialmente la legge attraverso i suoi comportamenti. il partito comunista dice che alla Camera non se ne è accorto, e al Senato vedrà. la maggioranza è divisa. la maggioranza sa di andare incontro ad una sconfitta se al referendum si arriverà. noi vogliamo che si vada al referendum non tanto per sconfiggere la maggioranza di Governo, quanto perché i lavoratori dipendenti possano uscire dalla condizione di malcontento prodotta dalle iniquità del Governo della « solidarietà nazionale » . penso che la nostra posizione si a chiara, legittima per non dire coraggiosa; sia la tradizionale posizione del Movimento Sociale Italiano , e ringrazio Iddio per poter interpretare in questo momento, a nome, spero, di tutti i miei colleghi, una posizione a favore del lavoro e della produzione, per un Italia che non vuole morire a causa dei vostri imbrogli.