Giovanni SPADOLINI - Deputato Opposizione
VIII Legislatura - Assemblea n. 499 - seduta del 26-04-1982
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato
1982 - Governo II Cossiga - Legislatura n. 8 - Seduta n. 148
  • Attività legislativa

onorevole presidente , onorevoli Deputati , quando, al momento dell' investitura di questo Governo, ebbi l' occasione di tracciare qui, in quest' Aula, una distinzione fra area propria istituzionale del Governo e area politica dei partiti della maggioranza, vi furono, soprattutto da parte di qualche amico, perplessità e riserve. perplessità e riserve che erano ingiustificate, almeno in quanto si richiamassero — come talvolta avvenne — a modelli di governi tecnici , o sganciati dai partiti, o distanziati dai partiti, che non erano certamente nella mente o nelle intenzioni di chi proveniva dalla guida di uno dei più piccoli ma anche dal più antico partito italiano e aveva ricevuto dal presidente della Repubblica il mandato ben preciso ed esplicito, di formare un Governo di partiti e fra partiti. ben consapevole che la storia stessa dell' Italia moderna, e delle libertà italiane, è in primo luogo la storia dei partiti politici , nella loro dinamica, nel loro travaglio, nelle loro contraddizioni, cadute e riprese. nella fedeltà del Governo come espressione di coalizioni politiche e quindi di coalizione di partiti — una regola imposta dallo stesso sistema proporzionale e pluripartitico in vigore da sempre nella Repubblica, inseparabile dal suo pluralismo, presupposto stesso della sua profonda e intensa dialettica — non pensai mai di ignorare o sottovalutare i mille legami, che, per Costituzione formale e materiale, il Governo, in Italia, ha con le forze politiche che lo sorreggono dopo averne determinato, prima ancora, la piattaforma programmatica. credo di avere, nella pratica di questi dieci mesi di Governo, ampiamente smentito questi timori. il rapporto del presidente del Consiglio con i partiti della coalizione, la Democrazia Cristiana , i socialisti, i socialdemocratici, i repubblicani e i liberali — dopo l' investitura a formare il Governo che ricevetti dal presidente della Repubblica e che sottoposi al motivato voto del Parlamento — è stato dei più intensi e continui. abbiamo avuto gli incontri con i segretari dei partiti che erano necessari, ma abbiamo tenuto una rete assai più fitta di consultazioni pressoché settimanali. nessun orgoglioso isolamento del Governo, dunque. e, tuttavia, proprio perché con le carte in regola rispetto ai partiti della coalizione, io oggi riaffermo la necessità di questa distinzione che non ho mai inteso, e l' ho dimostrato, come separazione fra area del Governo ed area dei partiti. posso dire infatti che il periodo che abbiamo vissuto è stato caratterizzato da una finale sintesi nelle misure decisive di Governo: soprattutto rispetto alla gravità e complessità dei problemi che abbiamo avuto davanti e che io chiamai, anche per un colloquio più diretto col paese, anche per un appello al suo costante senso di responsabilità , problemi di emergenza, al fine di sottolineare la straordinarietà e l' eccezionalità degli sforzi necessari per superare le scadenze obbligate che ci si paravano davanti, in un costante, corretto rapporto con l' opposizione. al di là di momenti dialettici, che sono naturali e legati ai ruoli istituzionali dei ministri di spesa, da una parte, e dei ministri finanziari dall' altra, questo Governo non si è diviso su provvedimenti qualificanti, quali in primis la legge finanziaria , che fu elaborata sotto il personale, diretto coordinamento del presidente del Consiglio , in un costante contemperamento di posizioni diverse. perché è giusto che si sappia che non ci sono stati fautori del rigore e fautori del lassismo, come troppe volte si è lasciato credere, con polemiche improvvisate di stampa o con indiscrezioni fatte uscire con scarso senso di responsabilità . né mai, occorre, ricordarlo, sono state sollevate obiezioni sostanziali a quella linea di costante confronto col sindacato che ha rappresentato una delle direttrici irrinunciabili, oggi come ieri, del Governo: fatta di reciproca pazienza, intessuta di reciproco rispetto, alimentata da comuni e spesso angosciose preoccupazioni ma non priva di quei risultati almeno iniziali e tendenziali, che sarebbe follia negare, che solo gli osservatori superficiali e affrettati contestano. sulle quattro emergenze e sulla maniera di affrontarle, i ministri del Governo che ho l' onore di presiedere si sono ritrovati su una linea di aderenza assoluta agli impegni programmatici e ritrovati anche quando tali impegni non esistevano, come nel caso del disegno di legge sull' indennità di fine lavoro. le difficoltà che il Governo ha affrontato, e sono state molte, tanto da far scrivere di « corsa permanente ad ostacoli » ad un giornale che per la lunga tradizione redazionale non è incline al colore, come l'Osservatore Romano , sono state difficoltà, per così dire, connesse ai rapporti politici fra i partiti di una coalizione così ampia, che comprende forze dalla storia così diversa, dalle ispirazioni e dalle tradizioni così differenziate: il che ha obbligato il presidente del Consiglio a prodigare ogni sforzo per superare incomprensioni, per comporre divergenze anche gravi, che dal terreno politico finivano per investire l' adempimento degli impegni programmatici, essenziale per la vita della coalizione. nella coscienza, che in noi è viva e persistente, che l' equilibrio politico raggiunto da questa coalizione di partiti non è sostituibile, almeno nella prospettiva di questa legislatura, per un complesso di ragioni interne e di considerazioni internazionali, le une collegate e intrecciate con le altre. e a parte i chiarimenti di natura politica e programmatica insieme, previsti per una fase di confronto fra i partiti rispetto alla quale il Governo rinnova la sua assoluta disponibilità, anche in vista di saldare la strategia dell' emergenza con la strategia del medio periodo. intendiamoci, io non teorizzo paratie stagne . al contrario sono troppo affezionato ad una visione complessiva della storia civile dell' Italia moderna per non capire che certe polemiche non possono, una volta aperto il vaso di Pandora , restare sulla soglia del Consiglio dei ministri . ho già pubblicamente espresso questo principio quando ho ricordato, nel primo comunicato di Palazzo Chigi sulla vicenda che ha coinciso col travaglio dell' ultima settimana, che è certo comunque — rileggo testualmente — che un sentimento di fondamentale rispetto fra tutti i partiti alleati in una stessa coalizione è condizione essenziale di convivenza democratica, in un' ora in cui difficili prove e assolute urgenze gravano sul paese, e al di là di ogni contrapposizione di tesi politiche in sede di partiti. parole che conservano la loro validità, oggi che il caso è chiuso grazie all' opera di persuasione e di saggezza svolta dal presidente della Repubblica , in stretto raccordo con il Governo; opera di decisiva efficacia, per la quale rinnovo il grazie del Governo e mio personale al presidente Pertini. tuttavia, precisato questo, e sperando sempre di non essere frainteso, io insisto. non si potrebbe certo trasferire automaticamente o meccanicamente sui governi ogni divergenza, ogni sospetto, ogni malumore, perfino ogni equivoco che nascano sul terreno dei rapporti fra i partiti della maggioranza: in un' area — lo ripeto — così vasta, così molteplice, solcata da tensioni cui contribuisce anche, e non poco, il profondo travaglio civile, sociale, istituzionale che il paese vive e che esclude ogni monolitismo e ogni semplificazione da qualunque parte si guardi, investendo tutti insieme gli interrogativi delle forze politiche a se stesse e gli interrogativi del paese verso le forze politiche . lo dissi già alla Camera: c' è un confine segnato dalla Costituzione fra il perenne movimento alla ricerca di nuove politiche e di nuovi consensi che è alla base della vita dei partiti, secondo l' articolo 49 della nostra Carta Costituzionale , e quella tendenziale stabilità dei governi, trasfusa nelle norme dell' articolo 94 della Costituzione: la disposizione cui, non a caso, il Parlamento si è rivolto, ritrovando dopo molti anni la prassi della mozione motivata di fiducia. una prassi cui resteremo, in ogni caso, fedeli: con la ovvia ma indubitabile determinazione a riportare comunque ogni possibile crisi nell' alveo del Parlamento. questa zona di rispetto fra partiti e Governo, che è anche rispetto per l' anima profonda della Costituzione, è tanto più necessaria in una coalizione come l' attuale, la più larga di partiti al Governo nella storia repubblicana, da De Gasperi in avanti, se si eccettua il breve periodo dell' unità nazionale , arrestatosi sulle soglie di una maggioranza programmatico-parlamentare mai tradotta in coalizione di Governo. e una complessità dinamica, pur nelle sue contraddizioni, che può essere feconda per il nostro sistema politico e dare luogo a soluzioni durature e di peso per i destini del paese. e una travaglio al quale la stessa opposizione dovrebbe guardare con estrema attenzione, senza cadere in descrizioni gratuite di « marasma » , di « confusione » e di « contraddizioni » (ed ecco perché non ho avuto alcuna difficoltà a raccogliere il suggerimento, proveniente dal capo del maggior partito di opposizione, a concludere con una dichiarazione politica questo dibattito sul bilancio). solo chi ipotizza una storia decantata e pacificata, che non esiste, può affermare che tutto è rissa e che non vi sia qualcosa di nuovo e di vitale che nasca da un così profondo e lacerante dibattito all' interno di un così vasto sistema di partiti, che è anche crocicchio di culture politiche diverse, in cui si riflettono, si intrecciano e, direbbe Croce, si contaminano i grandi filoni del riformismo cattolico, del riformismo socialista, del riformismo laico. ma pretendere di trasferire tutto questo sul Governo della Repubblica — o non far nulla per impedirlo — significa commettere due errori simmetrici allo stesso tempo. da un lato, l' errore di far cadere sull' efficienza e sulla funzionalità del Governo — due obiettivi già di per sé così difficili nell' intreccio dello stato sociale moderno — anche il peso di una impervia ricerca politica che, legittima nelle sue sedi proprie, diventa incomprensibile per i cittadini quando viene a toccare, con la stabilità, anche l' efficacia dell' azione — vorrei dire dell' azione quotidiana — di Governo ed amministrativa, sia pur nei limiti seguiti dalla volontà del Parlamento e delle forze politiche che lo animano. dall' altro, l' errore di imbavagliare o ingessare, in qualche modo, il dibattito interno ai partiti, che deve svolgersi, in quel fondamentale rispetto che ho detto (e che, se vulnerato o violato, porta con sé conseguenze estremamente negative), al fine di alimentare futuri confronti, future emulazioni, future competizioni: perché gli assetti politici non si fermano mai alle posizioni acquisite o prestabilite e non si può imprigionare quella fantasia, che sola, alla lunga, muove la storia stessa, in quanto storia di uomini, storia di volontà umane sempre tese e sempre insondabili. ognuno ha constatato che, contro questo duplice errore, dopo gli episodi così amari degli ultimi tempi, tale impostazione si sia alla fine affermata nelle responsabili decisioni dei partiti, che hanno evitato il peggio, sia pure dopo il massimo richiamo — quello del Quirinale — alla responsabilità, alla moderazione e alla coscienza della posta in gioco , che era poi la vita stessa della legislatura. ed io vedo in questa dimostrazione di responsabilità anche il segno di un metodo politico che si è voluto affermare. onorevole presidente , forse ella ricorderà che in quei discorsi di investitura, e poi ancora più chiaramente quando ella mi fece l' onore di invitarmi alla prima conferenza dei presidenti dei gruppi di questa Camera, e poi ancora quando avemmo l' occasione di un pubblico scambio di opinioni sul problema dei decreti legge , io ho costantemente sottolineato la debolezza istituzionale dei governi italiani per quanto concerne le procedure di decisione. è una debolezza che colpisce chiunque abbia sott' occhio le procedure parlamentari e di governo delle democrazie occidentali. è una debolezza riconosciuta ormai da tutte le forze politiche senza distinzioni. e una debolezza che sussiste, anche all' indomani di quelle riforme regolamentari che ella, signor presidente , ha giustamente promosso, dato che non è stata concessa al Governo, in quell' occasione, la pur ventilata procedura della cosiddetta « corsia d' emergenza » o « corsia preferenziale » . anche qui non voglio essere frainteso. so bene che nessun governo riuscirà mai a governare con semplici mezzi istituzionali; so bene quale sia il valore del consenso in uno Stato pluralistico moderno (e alla ricerca del consenso, anzi del consenso sociale, è volta tutta l' azione di confronto fra il Governo e i sindacati, che ci ha procurato tante critiche e anche tante ironie). so bene quale sia il peso dovuto ad opposizioni forti e combattive, quali esistono in Parlamento. detto tutto questo, so anche bene però che nessuna acrobazia dialettica riuscirà mai a giustificare, all' uomo medio italiano ed europeo, che conosce bene, forse per sua disgrazia, il valore del tempo e della tempestività, la durata di certe procedure di decisione. la governabilità è fatta anche del fattore tempo, e la garanzia permanente della decisione in tempo si raggiunge con strumenti istituzionali, quali che siano le volontà o anche le ragioni politiche di lungaggini, o di ritardi, o di rinvii spesso esiziali. devo ribadire tali punti chiave , mentre ci affacciamo all' ultima settimana utile per compiere un atto dovuto: l' approvazione, a norma dell' articolo 81 della Costituzione, del bilancio dello Stato , allo scadere dell' ultimo termine di esercizio provvisorio. ma li direi anche se non avessimo questa occasione e questa scadenza, per sottolineare tutta la centralità del discorso istituzionale, giustamente riaffermata in recenti importanti assemblee di partito ai fini della governabilità. discorso istituzionale che, come tutti sanno, non ha certo solo un versante parlamentare, ma anche un versante governativo. su quest' ultimo svetta, per la sua importanza cruciale sia per l' assetto costituzionale di Governo sia per l' assetto amministrativo, il problema della legge sulla Presidenza del Consiglio , come problema di strumenti volti ad assicurare il mantenimento dell' unità di indirizzo politico e amministrativo fra i membri del Governo, che fu uno dei temi fondamentali della mia dichiarazione per la fiducia. dopo un periodo di sperimentazione amministrativa che ci ha permesso di collaudare certe soluzioni, approveremo nel prossimo Consiglio dei ministri il relativo disegno di legge che sarà subito presentato alla Camera. pur essenziale, è solo un pezzo del grande mosaico che è l' istituzione « governo » negli Stati moderni. subito dopo, infatti, si dovrà andare avanti con la legge, ugualmente d' attuazione costituzionale, circa il « numero, le attribuzioni e l' organizzazione dei ministeri » . ma se è vero che la governabilità è un concetto unico, anche la sola legge sulla presidenza può dare risultati positivi su molti versamenti: come quello, subito maliziosamente colto da qualche giornale, della norma contenuta nello schema — una norma pacifica per altri ordinamenti — che fa obbligo ai ministri di informare preventivamente il presidente del Consiglio di pubbliche dichiarazioni che impegnino comunque la politica generale del Governo... onorevoli Deputati , il Governo affronta le più imperiose scadenze connesse al completamento del suo programma o alle variazioni concordate fra i partiti — cioè il varo della legge di bilancio, il recupero parlamentare delle norme stralciate dalla finanziaria, l' approvazione in questo ramo del Parlamento, dopo il « sì » del Senato, del disegno di legge sulla indennità di fine lavoro concordato fra i cinque partiti e non senza l' apporto delle opposizioni — con tale precisa consapevolezza sulla linea costituzionale da seguire: sia nei rapporti con i partiti della maggioranza sia nella strada, da costruire insieme con i partiti d' opposizione, della completa attuazione costituzionale. prima di analizzare i tempi programmatici di ordine economico e finanziario, intimamente connessi alla conclusione di questo dibattito e alla sua tematica, mi è parso necessario precisare quelle che chiamerei le precondizioni istituzionali per la realizzazione del concetto di governabilità; quelle senza le quali qualsiasi programma economico e finanziario è destinato a non raggiungere neppure la soglia della fattibilità. al termine di questo dibattito sul bilancio, vorrei ricordare l' ispirazione originaria, e mai smentita, della politica economica del Governo, nel suo costante rispetto verso il Parlamento, nella sua sostanziale unità di indirizzo, mai scossa dai pur tradizionali litigi che dividono le scuole economiche. vorrei quindi risalire alla mozione motivata di fiducia contenente le indicazioni precise e vincolanti cui ci siamo attenuti nel presentare la legge di finanza e il bilancio dello Stato , unitamente al piano triennale. tale mozione impegnava l' Esecutivo su due fronti fra loro intimamente collegati, il fronte della definizione di un tasso di inflazione contrattato con le parti sociali e il fronte del riequilibrio dei conti dello Stato mediante una riduzione della dinamica della spesa corrente , con particolare riguardo ai settori della sanità, della previdenza e dei trasferimenti agli enti locali , esplicitamente indicati nella mozione motivata di fiducia e come tali approvati dal Parlamento; in vista — si diceva in quella mozione — di favorire il rilancio degli investimenti e la difesa dell' occupazione. quale senso ha accusare il Governo — come pure si è fatto in questa Aula — di aver fatto quello che si era impegnato a fare: cioè, rileggo la mozione motivata, attuare « interventi riequilibratori » in quei settori, sanità e previdenza, interventi volti a contenere il disavanzo pubblico? né uso improprio, onorevole Napolitano, né « termini iniqui » . la contraddizione è il sale della storia. l' azione governativa si è mossa con la massima determinazione nelle direzioni indicate, sono già contento che non siano iniqui, perché contraddittori è molto meno che iniqui innanzi tutto mediante un ampio confronto... sono contento, prendo atto. l' azione governativa — dicevo — si è mossa con la massima determinazione nelle direzioni indicate; innanzi tutto mediante un ampio confronto con le parti sociali , confronto che ha dato luogo alla definizione — e alla conseguente accettazione di massima, attraverso un lungo travaglio del movimento sindacale che abbiamo sempre rispettato e nel quale non abbiamo interferito — di un tasso programmato di inflazione del 16 per cento entro cui ricondurre sia la dinamica delle tariffe e dei prezzi amministrati, sia, previo un comportamento adeguato delle parti, la dinamica dei costi e dei prezzi. tasso che già vale a regolare la vertenza in corso per il pubblico impiego , in base ai protocolli scambiati tra Governo e sindacati nel dicembre 1981. nella legge di finanza — voglio ricordare anche questo di fronte al giusto rilievo che è stato mosso dall' onorevole Napolitano e da altri rispetto all' eccessivo numero degli articoli delle leggi finanziarie, tema di riflessione e di meditazione per il futuro, (il testo del Governo comprendeva 46 articoli, diventati 94 nel testo giunto alla Camera attraverso iniziative, quasi tutte parlamentari) — non potevano essere contenuti provvedimenti di riforma organici relativi ai settori della sanità e della previdenza, per ragioni evidenti. no, questo non è possibile perché se noi avevamo detto che dovevamo operare degli interventi riequilibratori nel quadro della legge finanziaria — questo dice la mozione — nella sanità, nella previdenza e nei trasferimenti, ci impegnavamo a farlo con quello strumento. si potrà dire che i nostri mezzi non siano stati adeguati, che i nostri strumenti non siano stati efficaci; questo è un altro discorso. ma io faccio la questione costituzionale, di perfetta lealtà verso il Parlamento. avevamo detto che avremmo inserito queste norme, e devo aggiungere che c' è un quarto settore rispetto al quale ci siamo arrestati, quello della pubblica istruzione , — c' è qui il ministro — malgrado fosse indicato nel documento del luglio 1981. non difendo quello che si è fatto, ma l' ispirazione che ci ha animato, anche se certamente errori possono essere stati commessi. tuttavia in presenza di spese per consumi pubblici, il cui tasso di accrescimento è ormai fuori controllo, in modo tale da dar luogo ad un ampliamento insostenibile del fabbisogno di parte corrente e ad un completo irrigidimento del bilancio dello Stato , l' attuazione delle indicazioni contenute in quella mozione non poteva non implicare provvedimenti relativi ai settori indicati. in forme analoghe si è presentata la situazione nei confronti dei trasferimenti agli enti locali , regioni e comuni, per i quali sono in studio forme strutturali di imposizione autonoma, e che sono stati regolati da un decreto legge che fu convenuto anche con l' opposizione. dove stanno allora gli « incredibili pasticci » , di cui si è parlato in quest' Aula? il Governo ha sempre avuto presente, con estrema chiarezza, la necessità di legare l' azione di politica economica per il 1982 con un disegno di più ampio respiro , ma ha anche avuto la piena consapevolezza delle grandi difficoltà del momento e della condizione in cui si trovava ad operare, condizioni acuite dalle crescenti tensioni dell' economia internazionale a cominciare dai riflessi della politica americana dei tassi d'interesse sul nostro sistema economico . si trattava di affrontare le congiunte necessità di combattere e ridurre l' inflazione e di difendere l' occupazione, predisponendo le condizioni per una ripresa non effimera e non immediatamente soffocata dal vincolo della bilancia dei pagamenti . al momento delle scelte di politica economica che hanno caratterizzato il Governo, e cioè nei mesi di giugno e luglio del 1981, il tasso medio di inflazione superava il 21 per cento mentre l' andamento della produzione industriale nei primi due trimestri si aggirava nell' ordine del 4 per cento . una grave situazione cioè nella quale all' elevato ed insostenibile tasso di inflazione — ricordo che al primo vertice europeo di Lussemburgo, alla fine di giugno, battevamo perfino la Grecia che ora si è largamente rifatta su di noi — si accompagnava, male ricorrente nella nostra economia, una pressione notevole sul settore produttivo. allo stesso tempo i conti dello Stato apparivano in preoccupante accrescimento e fonte quindi di ulteriori, devastanti spinte inflazionistiche. ci siamo mossi lungo più linee di azione tutte tese al raggiungimento di più obiettivi: il contenimento dell' inflazione, il riequilibrio dei conti dello Stato, il potenziamento degli investimenti pubblici, la difesa dell' occupazione. il 1981 si è chiuso con un tasso di inflazione del 18,7 per cento ulteriormente diminuito al 16,7 per cento nei primi tre mesi del 1982, mentre al momento, è in atto un andamento industriale che mostra segni di ripresa. il risultato della riduzione progressiva del tasso di inflazione non può non essere collegato alla politica di contenimento di prezzi amministrati e tariffe operata dal Governo contro difficoltà e resistenze di ogni genere, non meno che all' atteggiamento tenuto dai sindacati nel 1981 e nei primi mesi del 1982; atteggiamento connesso al confronto con il Governo nel quale sono state discusse le politiche atte a favorire comportamenti compatibili con il raggiungimento del tasso di inflazione programmato. l' approvazione del bilancio, dopo quella, fresca di pochi giorni, della legge finanziaria , consentirà al Governo di proseguire nella sua azione, articolandola e snodandola per quanto riguarda gli impegni sugli investimenti pubblici, e sull' uso del fondo per gli investimenti e l' occupazione. occorre a tal riguardo osservare come gli strumenti sottoposti al giudizio del Parlamento rappresentino solo un primo passo verso l' obiettivo di risanamento dei conti dello Stato. troppi impegni sono stati presi nel passato. troppe leggi esistono che comportano automatiche dilatazioni di spesa, troppo elevato e troppo facilmente liquidabile è il debito pubblico perché si possa pensare di procedere rapidamente al risanamento del settore. tuttavia, le leggi presentate dal Governo rappresentano un significativo progresso in tale direzione, progresso che è stato emblematicamente indicato nelle cifre di fabbisogno poste come obiettivi (e alla nostra battaglia si sono rivelati sensibili strati sempre più ampi di pubblica opinione ). nel procedere lungo questa strada, è necessario prendere atto delle tremende difficoltà esistenti, difficoltà che non solo hanno gravato sul Governo, ma che si sono rivelate con la forza delle cose, nel corso stesso del dibattito parlamentare sulle leggi in questione. il numero degli emendamenti e gli effetti degli stessi non sono andati nella direzione di un' azione di maggiore contenimento né della spesa, né del fabbisogno. al contrario. ulteriori difficoltà sono intercorse e, prima fra tutte, il problema dell' indennità di fine lavoro; problema che ha indotto il Governo a redigere e presentare con estrema urgenza un nuovo provvedimento di legge concordato nell' ambito dei cinque partiti, ma aperto al confronto con l' opposizione capace di regolare adeguatamente la materia, in vista di contenere i possibili effetti, in caso di consultazione referendaria, negativi sull' intera area del costo del lavoro e dei rinnovi contrattuali. occorre dunque andare avanti ed andare avanti lungo la direzione a suo tempo indicata. l' approvazione della legge finanziaria e del bilancio, nel loro insieme, costituisce la condizione per il proseguimento e il rafforzamento della politica delineata nella mozione di fiducia ed attuata dal Governo: pur dopo il troppo lungo tempo trascorso e le modifiche subite nel corso dell' iter parlamentare . l' impostazione contenuta nel piano triennale, e finalizzata ad una adeguata utilizzazione degli investimenti pubblici, ai fini della crescita e del risanamento economico, rappresenta la necessaria ed indispensabile continuazione dello sforzo sin qui sostenuto; non a caso, infatti, proprio sui temi degli investimenti e dell' occupazione abbiamo deciso di riprendere il confronto con le parti sociali , per le prossime settimane, anzi a partire da questa settimana. il cammino verso il risanamento economico del paese è lungo e difficile. un primo e fondamentale passo è stato compiuto: altri, altrettanto difficili e ancora più impegnativi, attendono Governo, forze politiche , parti sociali , nella coscienza di limiti e di compatibilità, che non sono valicabili. solo la vittoria sull' inflazione ci consentirà di garantire la stabile ripresa degli investimenti, e quindi la salvaguardia reale e non retorica dell' occupazione. i ritardi accumulati nell' approvazione della legge finanziaria , non hanno certo contribuito ad alleviare le difficoltà dell' Esecutivo. si sono risentiti gli effetti di taluni programmi di aumento di spesa e di riduzione delle entrate decise in anni precedenti. l' eredità del 1981 ci lascia un gonfiamento del fabbisogno pubblico, rispetto a quello previsto e un impulso espansivo sulla domanda interna i cui effetti complessi hanno cominciato a manifestarsi in questi mesi. tali tendenze sono state rafforzate dagli andamenti più recenti della spesa pubblica . l' evoluzione dell' economia italiana rivela crescenti segni di un maggior tono della domanda interna , che sembrano anticipare prospettive di ripresa che a livello internazionale, sono previste nel secondo semestre dell' anno. ciò è tuttavia positivo solo per certi aspetti in quanto tale dinamica aggrava i problemi di gestione dell' economia, rendendo il vincolo esterno più stringente, come entità e come tempi di reazione. la maggior domanda interna tende infatti, a trasmettere impulsi alla bilancia dei pagamenti , sotto forma di maggiori importazioni. le difficoltà sono accresciute dagli andamenti dei mercati dei cambi, che accentuano le incertezze degli operatori e li inducono a coprirsi, sia estinguendo anticipatamente i loro debiti in valuta, sia ricostituendo rapidamente le scorte. i provvedimenti di riduzione dei termini di regolazione valutaria, adottati la settimana scorsa, trovano appunto la loro spiegazione nella volontà di scoraggiare manovre effettuate e destabilizzanti. la nostra economia rischia di ripercorrere un sentiero incoerente con gli andamenti internazionali. non avendo ancora risolto i problemi di aggiustamento strutturale interno, né riguadagnato le necessarie condizioni di competitività, appare impossibile mantenere ritmi di crescita superiori a quelli degli altri paesi, sulla spinta di una domanda interna alimentata dalla spesa pubblica . il vincolo esterno torna subito in evidenza come rilevano i conti con l' estero dei primi mesi, e diviene sempre più soffocante, in quanto pone restrizioni anche per ritmi di crescita limitati. da qui la necessità e l' urgenza di interventi strutturali, accanto alle misure di solo carattere congiunturale. affinché il miglioramento produttivo degli ultimi mesi possa tradursi in una vera e propria ripresa occorre che siano stabilite migliori condizioni di equilibrio. occorre, in particolare garantire che il saldo degli scambi con l' estero si mantenga entro limiti tollerabili. risulta quindi sempre importante controllare l' andamento della finanza pubblica al fine di garantire quella maggiore « tranquillità » , sul fronte della bilancia dei pagamenti , si da consentire la messa in opera di un programma organico di riassorbimento della disoccupazione. ogni ampliamento della spesa pubblica corrente implica un utilizzo del risparmio che è in conflitto con gli obiettivi prioritari di contenimento del deficit della bilancia dei pagamenti , di rientro dall' inflazione, di sostegno degli investimenti e dell' occupazione. il finanziamento non inflazionistico di disavanzi crescenti incontra limiti nella propensione del pubblico all' assorbimento dei titoli, e pone difficoltà sempre maggiori alla politica di consolidamento del debito pubblico : genera, inoltre, una crescita destabilizzante della spesa per interessi. l' unica direzione lungo la quale procedere è, quindi, quella di contenere l' ammontare del risparmio distrutto dai disavanzi pubblici, preservando le fonti di finanziamento degli investimenti produttivi. non è una via di uscita quella di forzare la formazione del risparmio finanziario con elevati tassi d'interesse : essa peggiora, insieme, la situazione della finanza pubblica e quella dei conti aziendali e spegne lo slancio imprenditoriale, che invece dà segni promettenti di ripresa, nonostante difficoltà e strozzature non poche. e nonostante anche il Governo, naturalmente! è antico il detto: « piove, governo ladro! » ; è un antico principio dell' anarchismo italiano: torniamoci pure. nelle circostanze attuali, non vi è spazio per un allentamento della politica monetaria in relazione alla necessità di difendere il valore esterno della lira da attacchi speculativi e in vista di favorire una giusta cadenza dei ritmi di crescita della nostra economia rispetto all' evoluzione internazionale. ma tanto più dobbiamo essere consapevoli di un punto. ogni allentamento del controllo del fabbisogno del settore pubblico implica necessariamente, nell' immediato o con qualche ritardo, un aumento delle difficoltà del settore produttivo, se esso viene compensato con un inasprimento — che non vogliamo — della stretta creditizia; oppure implica una concessione alla inflazione e al deficit della bilancia dei pagamenti , se viene finanziato con la creazione di nuova base monetaria. il peso del debito pubblico , la dimensione dei disavanzi e le difficoltà interne ed internazionali non consentono facili ottimismi circa rapide conquiste degli equilibri della finanza pubblica ed allentamenti del vincolo esterno. i tempi per rimediare ai nostri squilibri sono ora più stretti e non consentono dilazioni. la gradualità nell' aggiustamento degli squilibri di fondo del nostro sistema è stata finora consentita dal ricorso all' indebitamento estero. nel 1980 il disavanzo della bilancia dei pagamenti è risultato in gran parte finanziato dall' indebitamento del sistema bancario verso l' estero. nel 1981 il finanziamento del deficit corrente è stato sostanzialmente coperto da un massiccio afflusso di prestiti esteri a medio termine verso imprese private ed enti pubblici , nonché dalla concessione di crediti commerciali all' importazione in relazione all' operare del deposito infruttifero sui pagamenti in valuta. concludendo, quattro obiettivi devono guidare l' azione dell' Esecutivo, se vogliamo disperdere le minacce che gravano sul nostro sistema di società industriale avanzata. ve li ripeto nell' ordine in cui li individuai nel discorso di apertura della Fiera di Milano . il primo è il conseguimento di una maggiore capacità competitiva delle nostre imprese sui mercati mondiali. non possiamo sperare in una ripresa che sia soltanto trainata dalla domanda interna . dobbiamo conquistare i mercati internazionali producendo prodotti di tecnologia avanzata e non accontentarci di usare la tecnologia avanzata per produrre prodotti tradizionali. il Governo farà, da parte sua, ogni sforzo per superare le difficoltà frapposte alla nostra espansione sui mercati che si erano aperti da qualche anno con grandi prospettive: i mercati dell' Opec, del terzo mondo non petrolifero, dei paesi socialisti. speriamo di poter riprendere i rapporti economici anche con l' Argentina; stiamo facendo ogni tentativo in questo senso! ma il Governo farà di tutto per risvegliare, nelle opportune sedi comunitarie, quello spirito pragmatico europeo, che solo può consentire una politica di espansione coordinata della Comunità, dinanzi alla sfida dei grandi esportatori mondiali. il secondo caposaldo, quello che con grande pazienza e con una politica articolata il Governo è andato perseguendo in questi mesi di incontri con le forze sociali , è la riduzione del costo del lavoro nella progressione programmata del 16 per cento nel 1982, del 13 nel 1983, del 10 nel 1984. non possiamo più permetterci una distribuzione del reddito che non si in linea con gli altri paesi: lo sfondamento dei « tetti » programmati significa recessione e disoccupazione. dobbiamo, invece, porci il compito storico di uscire dalla spirale, degli anni 70, di riportare il paese alla ripresa di produttività e di competitività, in termini di inflazione contenuta nei livelli europei. il terzo caposaldo è la riduzione del deficit pubblico corrente a livelli sempre più prossimi a quelli esistenti negli altri paesi industriali. la conclusione dell' iter della legge finanziaria non ha comportato rotture dei vincoli che ci eravamo preposti, tuttavia ulteriori sforzi sono necessari. non è tradizione che replichi! neanche al Senato ha replicato! comunque, onorevole Barca, quando replica il presidente del Consiglio ... sono d' accordo con Pajetta! in particolare, occorrerà concludere l' iter di approvazione delle parti della legge finanziaria che sono state stralciate dal testo finale, così come sarà necessario predisporre un programma di interventi per affrontare in modo strutturale e definitivo le cause di lievitazione della spesa corrente . il quarto caposaldo è quello del controllo della situazione monetaria, con i suoi riflessi in campo valutario. i dati della bilancia commerciale consentono diverse letture: noi non abbiamo scelto e non vogliamo scegliere una lettura tranquillizzante, lo abbiamo detto al paese. sono dati che indicano una forte crescita delle importazioni rispetto alle esportazioni. l' indebolimento del franco francese ed il rafforzamento del dollaro hanno inferto forti contraccolpi alla nostra bilancia dei pagamenti . tuttavia — ripeto — il destino della nostra economia è nelle nostre mani; non vi è nulla che non siamo in grado di controllare, non vi è nulla che dobbiamo subire. l' ho detto al paese e lo ripeto in Parlamento. non è il momento di abbassare la guardia nella lotta all' inflazione e alla disoccupazione. noi faremo fino in fondo il nostro dovere.