Giovanni SPADOLINI - Deputato Opposizione
VIII Legislatura - Assemblea n. 489 - seduta del 02-04-1982
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato
1982 - Governo II Cossiga - Legislatura n. 8 - Seduta n. 148
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

onorevole presidente , onorevoli Deputati , il Governo aderisce immediatamente all' invito della conferenza dei capigruppo della Camera di riferire in questa Assemblea su quanto è emerso fino a questo momento sul cosiddetto caso Cirillo. il Governo aderisce cioè all' invito di riportare in questa più ampia sede quello che, con la tempestività e la completezza fino a quel momento possibile, aveva, già del 24 marzo, riferito al comitato parlamentare per il controllo sui servizi di informazione e sicurezza e sul segreto di Stato , al comitato preposto cioè allo specifico compito di controllo sui servizi segreti e i cui lavori sono coperti da segreto, in virtù della legge che l' ha istituito. con grande rispetto verso questa Assemblea e verso la conferenza dei capigruppo , ma con altrettanta franchezza, debbo dire che il Governo ha accettato questo mutamento di sede per le sue comunicazioni soltanto perché la serie di indiscrezioni e notizie pervenute da fonti di diversa natura è tale da aver fatto cadere la naturale ed inderogabile sfera di riservatezza su fatti e comportamenti che il Governo aveva inteso tutelare, anche per non inquinare ulteriori accertamenti. intendiamoci, le indiscrezioni e notizie non hanno reso noti tutti gli elementi che il Governo aveva offerto, con assoluta correttezza, al comitato e che ora si accinge a fornire all' Assemblea nella prospettiva dei sospetti e degli interrogativi drammatici sorti nelle ultime ore. il Governo intende con ciò riaffermare che la sede normale ed esclusiva per il sindacato parlamentare sul comportamento dei servizi di sicurezza è e resta il comitato parlamentare per il controllo sui servizi di informazione e sicurezza e sul segreto di Stato istituito dalla legge numero 801 del 1977. il Governo, finché questa legge rimarrà in vigore , si sentirà vincolato solo dal dovere di risposta al comitato parlamentare sui servizi di informazione e sicurezza, per ciò che è coperto dal segreto di Stato , certamente non per quello che non è coperto da questo segreto. il Governo, come è suo diritto costituzionale , e in nome della legge, si rifiuterà quindi di rispondere in altre sedi non idonee, per l' istituzionale pubblicità delle sedute, a garantire quel diritto al segreto che, in relazione alle attività statali in oggetto e agli uomini che vi sono addetti, deve essere in qualunque caso e in qualunque momento tutelato, e rigorosamente tutelato (a meno di non gettare nel ridicolo la stessa nozione di servizi segreti , fino a vanificarne ogni funzione e ogni ruolo). mi sia consentita una dichiarazione suppletiva. con l' accordo dei cinque partiti che compongono la coalizione, in un clima di rispetto da parte delle opposizioni, il Governo da me presieduto ha proceduto sin dal luglio scorso all' avvicendamento di tutti i vertici dei servizi di sicurezza e di informazione, che risultarono inquinati dalle interferenze e dalle commistioni della Loggia P2 . anche in virtù di quelle scelte, abbiamo ridato fiducia ai servizi segreti ; ne abbiamo riaffermato, e difeso, i fini istituzionali, contro ogni deviazione, contro ogni confusione o commistione con sfere od altri settori della vita pubblica . nella polemica di questi giorni si è talvolta dimenticato il valore di quelle scelte e di quelle distinzioni. il timore che potrebbe conseguire, è di frenare il rinnovato slancio di tali corpi, che debbono operare in una sfera di segretezza, tutelata dal potere politico , su cui grava l' obbligo di assumersi — come io ho sempre fatto in questi mesi — tutte le responsabilità. i grandi successi registrati nella lotta al terrorismo, e culminati nella liberazione del generale Dozier, non sono senza peculiari connessioni con la ricostituzione ed il riordinamento dei servizi di sicurezza , nell' ambito e nel solco di quella ristrutturazione che fu iniziata dal Governo Andreotti e conclusa dai ministeri Cossiga e Forlani, in un lungo iter parlamentare che vide il concorso, operante e anche correttivo, di tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione. voglio essere chiaro fino in fondo. le circostanze assolutamente eccezionali, e anche drammatiche, che si sono accumulate sul caso Cirillo, fanno sì che la decisione governativa di riferire all' Assemblea non possa essere invocata come illegittimo precedente, né essere da alcuno interpretata come delibera governativa di violare le procedure della legge numero 801: procedure che vincolano il Governo fino a quando il Parlamento, nella sua sovranità, non deciderà di modificare, con una diversa normativa, i moduli di espressione del sindacato parlamentare in questa delicatissima materia. ciò premesso — e dato atto ai colleghi del comitato parlamentare di aver mantenuto per tutti questi giorni il più rigoroso segreto su essenziali elementi in loro possesso, anche quando essi potevano tornare di giovamento a questo o a quello, nella polemica politica che si è innescata sul caso — ripeto all' Assemblea — con le integrazioni nel frattempo acquisite, le notizie già fornite al comitato nella seduta del 24 marzo ultimo scorso. subìto dopo il rapimento dell' assessore Cirillo e l' uccisione degli uomini della sua scorta (delitti avvenuti a Torre del Greco il 27 aprile 1981, secondo la tecnica sperimentata nella tragedia Moro) le forze di polizia ed i servizi segreti dispiegarono un' azione di intensità adeguata alla gravità del crimine. per quanto in particolare riguardai servizi segreti , il Sisde, tenuto conto delle insistenti voci su contatti intervenuti fra Brigate Rosse e criminalità comune, specie nell' ambiente carcerario, rivolse la sua istituzionale azione informativa fin dai primissimi giorni del rapimento anche in direzione della camorra napoletana. nel quadro di tale azione, elementi del servizio, autorizzati dalla direzione generale degli istituti di prevenzione e di pena del ministero di Grazia e Giustizia , presero contatti con il noto Cutolo nel carcere di Ascoli Piceno , fin dal giorno successivo al rapimento, quando cioè il sequestro di Cirillo si poneva esclusivamente come un fatto terroristico e non era ancora emerso il fine di estorsione. i funzionari del Sisde, che avevano preventivamente informato l' autorità giudiziaria , furono accompagnati, secondo le annotazioni informali del direttore del carcere di Ascoli Piceno (un dirigente tenuto a far prestare dagli agenti di custodia da lui dipendenti « ogni possibile cooperazione agli agenti dei servizi » , in base all' articolo 9, ultimo comma, della legge numero 801 del 1977) da tali Giuliano Granata, ex sindaco di Giugliano e segretario di Cirillo, e Vincenzo Casillo, considerato esponente della camorra napoletana. lei non ha neanche la minima idea di che cosa siano i servizi segreti ! si vergogni lei di dire le cose insensate che sta dicendo! lei si deve vergognare! io non mi vergogno di niente! è più facile che siate voi amici di Cutolo! mi sia consentita, a proposito di Casillo, una precisazione: affiliato alla camorra napoletana, non era latitante al tempo dei fatti, come è stato scritto da qualche parte, ma a suo carico fu emesso solo in data successiva (il 17 settembre 1981) ordine di cattura. il Sisde ha riferito che tali contatti, a carattere esclusivamente informativo, non offrirono risultati utili ai fini dell' azione antiterroristica. nel corso di essi — come avevo già riferito al comitato parlamentare — non furono assunti impegni né promesse di ricompense. i contatti del Sisde con Cutolo cessarono il 9 maggio. è escluso che qualsiasi ipotesi di trattativa sia stata formulata o adombrata nel corso di essi. né successivamente il Sisde ha acquisito elementi circa trattative svoltesi tra Brigate Rosse e familiari, amici o colleghi di partito dell' assessore Cirillo per il riscatto dell' ostaggio. nei giorni immediatamente successivi al 9 maggio, i contatti con Cutolo furono ripresi dal Sismi. come ho riferito al comitato parlamentare , di tali contatti non vi è traccia agli atti del servizio. e proprio perché non c' era traccia mi premurai di informare il comitato parlamentare . tuttavia, una dichiarazione spontanea resa, successivamente alle mie comunicazioni, dell' ex direttore del servizio generale Santovito al presidente del comitato parlamentare ha permesso di accertare, concorrendo gli altri elementi su cui riferirò, che gli agenti del Sismi non si mossero a titolo personale ma su direttive verbali del responsabile del servizio. i responsabili del servizio danno le direttive che credono, nell' ambito dei loro poteri! sono poteri discrezionali! se mi ascolta, le spiego anche questo, ma se non mi fate parlare...! e una cosa incredibile interrompere senza prima avere ascoltato: per legge c' è l' obbligo di assistenza fra Sisde e Sismi! lei evidentemente non legge neanche le leggi. ma allora di che cosa volete parlare? lasciatemi continuare! direttive — dicevo — già impartite sulla base di elementi informativi riguardanti collegamenti tra i nuclei camorristi di Napoli e il gruppo del terrorista Senzani; elementi dei quali il Sismi era venuto nel frattempo in possesso, in quanto la « pista Senzani » era da molti mesi inseguita e ricercata. tale circostanza è confermata dal fatto che il funzionario del Sismi Musumeci chiese l' autorizzazione per accedere al carcere di Ascoli Piceno alla direzione generale degli istituti di pena e, nella sede del ministero di Grazia e Giustizia , ebbe in tale occasione un chiarimento sugli scopi della visita nel carcere con un qualificato rappresentante del Sisde, che prese atto dell' iniziativa in base alla prospettiva di soluzione a breve termine del sequestro Cirillo mediante la scoperta del covo ed il recupero dell' ostaggio; e quindi, in quella fase, al di fuori di ogni trattativa. così inquadrata, e sempre in attesa dei necessari approfondimenti, l' azione del Sismi assume connotazioni diverse da quelle che, in mancanza degli elementi poi acquisiti, prima presentava o poteva presentare, e che aveva fatto apparire come un' anomalia l' intervento del Sismi che, in un primo tempo, sembrava non deciso dal vertice e non collegato al Sisde. benché proiettato (vede che arrivo al punto onorevole Melega?) verso la difesa contro la minaccia esterna alla sicurezza dello Stato, e ad essa prevalentemente dedicato, il Sismi è tenuto per legge a prestare « collaborazione ed assistenza » all' altro servizio, e viceversa. di fronte ad un mortale pericolo come la minaccia terroristica, ferma la prevalente ma non esclusiva competenza del Sisde, è comprensibile e legittimo lo sforzo d' avvalersi a pieno dell' autonoma rete informativa del Sismi. questo ritenne di dover utilizzare nei propri contatti con Cutolo sia l' anzidetto Granata, vicino al Cirillo, sia il Casillo, vicino a Cutolo, sia un certo Titta, collaboratore occasionale esterno del Sismi, usato soltanto in quella circostanza, probabilmente per i suoi rapporti con legale di Cutolo, avvocato Cangemi. l' agente del Sismi che si recò al carcere, contrariamente ad una prima dichiarazione poi rettificata dal direttore del penitenziario (dichiarazione che avevo riferita al comitato parlamentare , sia pur sapendo che di tutto era investita l' autorità giudiziaria , quindi nei limiti in cui potevo riferirla), fu persona diversa dal Musumeci. le visite, nel numero probabile di quattro, ebbero luogo in date imprecisate posteriori al 10 maggio e non successive alla seconda metà di giugno. ricordo che Cirillo fu liberato a Napoli il 24 luglio. onorevoli colleghi , nella loro completezza sono questi i dati di cui il Governo fino a questo momento dispone e che il Governo ha sempre e immediatamente messo a disposizione dell' autorità giudiziaria . nessuno di questi dati consente di per sé le illazioni che sono state fatte circa una deviazione dell' attività dei servizi dai loro fini istituzionali informativi, in una direzione contraria alle consolidate direttive di tutti i governi che si sono succeduti, circa il rifiuto di ogni trattativa con i terroristi. rimangono aperti tutti gli interrogativi sui canali, sulle persone, sui modi coi quali il riscatto fu concordato ed effettivamente pagato alle Brigate Rosse , in un patteggiamento che il Governo e la coscienza civile del paese respingono! stia calmo, onorevole Tessari. benché i fatti cui ho accennato si siano svolti al di fuori dell' arco temporale delle responsabilità del Governo che ho l' onore di presiedere, non sento alcuna esitazione nel respingere fino a prova contraria dubbi, insinuazioni od accuse volte a colpire i funzionari dei servizi segreti , esecutori di ordini ricevuti, così come nessuna esitazione avrebbe il Governo a perseguire duramente i responsabili di inammissibili azioni devianti di favoreggiamento obiettivo del terrorismo....... quale che sia la loro attuale condizione nel caso che tali responsabilità emergessero suffragate da concreti elementi di prova. per quanto riguarda l' orrendo assassinio del professor Semerari, che si presta a tutte le interpretazioni ed a tutte le connessioni, posso fornire all' Assemblea solo le scarne informazioni che mi giungono dal ministero dell'Interno . alle 11,30 del 10 aprile 1982, nel comune di Ottaviano, nella provincia di Napoli, è stato rinvenuto il cadavere del professor Aldo Semerari, all' interno di una FIAT 128 rubata il 22 marzo precedente. il corpo della vittima giaceva nel cofano posteriore della autovettura, mentre la testa era deposta in una bacinella nella parte anteriore dell' abitacolo, accanto al posto di guida. e stato anche rinvenuto un foglio di carta, sulla quale era riportata la scritta: « nucleo anticamorra LF » . dalle condizioni del cadavere è apparso evidente che la morte dovesse farsi risalire ad almeno due giorni prima. il professor Semerari era giunto a Napoli alle ore 16 circa del 25 marzo ed aveva preso alloggio presso l' albergo « Royal » . nella tarda mattinata del 26 si era allontanato dall' albergo per visitare un paziente in un manicomio giudiziario, nel quale, però, non risulta si sia recato. da tale momento non aveva più dato notizie di sé, determinando uno stato di preoccupazione nella segretaria Elisa Barlesi, alla quale in serata perveniva la seguente telefonata da parte di uno sconosciuto: « ha detto il professore di non preoccuparvi, lui rimane a cena e rientrerà tra un paio di ore » . durante la notte, tuttavia, la segretaria riteneva opportuno informare dell' assenza del professore i suoi familiari. si portava allora a Napoli il figlio del professore, Wolfango, che, trascorsa in inutile attesa parte della giornata successiva, si recava nel tardo pomeriggio presso il nucleo operativo dell' Arma dei carabinieri per denunziare la scomparsa del genitore. avviate le prime indagini, si accertava che, nel pomeriggio dello stesso giorno del suo arrivo a Napoli, il professor Semerari aveva visitato in una località sconosciuta il latitante Umberto Ammaturo, appartenente al clan rivale di Cutolo « la nuova famiglia » , e aveva riscosso, quale compenso, un assegno di due milioni, che è stato rinvenuto indosso al cadavere dello stesso professore. nella giornata del 29 marzo si registrava un fatto che poteva rappresentare un elemento fuorviante delle indagini in corso . in quel giorno, infatti, spedita dall' ufficio postale di Roma Appio il giorno 27 alle ore 22, perveniva alla redazione romana de L'Unità un manoscritto — giudicato autentico dagli esperti — su carta intestata del professor Semerari, con il quale quest' ultimo sosteneva di essere stato l' autore delle informazioni contenute nel noto documento pubblicato su L'Unità del 18 marzo 1982. in tale manoscritto, il criminologo precisava altresì di essere il perito di Raffaele Cutolo, e di avere potuto apprendere dallo stesso una ricostruzione degli eventi relativi al sequestro e alla liberazione del Cirillo. tenuto conto del macabro rituale che ha caratterizzato l' assassinio del professor Semerari, del luogo scelto per l' abbandono del suo cadavere (il comune di Ottaviano è quello di nascita e di residenza del Cutolo) nonché delle prime risultanze delle indagini, appare verosimile che l' episodio criminoso si inquadri nella lotta spietata che è in atto fra i gruppi della criminalità organizzata in Campania. gruppi contro i quali lo Stato democratico è deciso a battersi con tutte le energie di cui dispone, anche per le indubbie connessioni fra camorra e terrorismo (non meno che fra mafia e terrorismo, su cui tornerò). il convincimento è avvalorato dalla circostanza che il professor Semerari, notoriamente legato al Cutolo (che lo aveva prescelto come specialista di fiducia), durante il suo ultimo soggiorno a Napoli ha visitato — come già detto prima — il latitante Umberto Ammaturo. il rapporto di fiducia fra il Cutolo e il professor Semerari si deduce anche dal fatto che il criminologo — in qualità di consulente di parte — ha redatto in passato una perizia psichiatrica, le cui risultanze avrebbero potuto — se condivise dall' autorità giudiziaria — migliorare la posizione processuale del Cutolo. né si può trascurare la recente intervista del professor Semerari al settimanale Gente, nella quale ha usato espressioni che possono essere qualificate lusinghiere nei confronti del boss napoletano, raffrontando perfino il Cutolo — ormai gli aggettivi e i sostantivi si sprecano — ai grandi protagonisti della storia. circa il manoscritto a firma del Semerari, pervenuto alla redazione de L'Unità , si può ipotizzare, per la forma in cui è stato redatto, e per gli errori contenuti nel testo, che gli si sia stato estorto con la violenza. ecco perché le indagini, pur considerando le eventualità di nessi fra l' episodio del sequestro del criminologo e la vicenda che ha per protagonista la giornalista Marina Maresca, sono state sviluppate verso gli ambienti camorristici campani. sulle risultanze fin qui emerse, è ovvio il doveroso riserbo al fine di non intralciare il compito, il difficile compito della magistratura. circa la censura che gli onorevoli Bozzi, Biondi e Sterpa rivolgono nella loro interrogazione riguardo alla mancata conferma ai familiari del professor Semerari, da parte degli organi di polizia, della notizia del ritrovamento del cadavere del loro congiunto, occorre precisare che un funzionario della squadra mobile romana è stato telefonicamente premurato dal figlio del criminologo a confermare la morte del proprio genitore. al quale compito il funzionario stesso ha potuto provvedere, dopo un brevissimo intervallo dalla richiesta, avendo dovuto acquisire elementi di assoluta certezza dalla questura di Napoli. collateralmente al rinvenimento del cadavere del professor Semerari, nella stessa mattinata del 10 aprile è stato trovato il corpo senza vita della sua assistente, dottoressa Fiorella Maria Carrara, presso la sua abitazione romana, in via Damiano Chiesa 45. il ritrovamento è avvenuto intorno alle ore 10, quando la portiera dello stabile si è recata nell' appartamento della Carrara, di cui aveva le chiavi, per accudire, come di consueto, a faccende domestiche. dalle indagini immediatamente avviate dalla squadra mobile della questura di Roma, è apparso subito evidente, anche attraverso i primi riscontri medico legali , che la dottoressa Carrara si è suicidata, esplodendosi nella bocca un colpo di pistola, il cui proiettile è stato rinvenuto nella cavità cranica. gli esiti degli accertamenti e la prova del guanto di paraffina, comunque, non sono ancora noti. allo stato attuale delle indagini non è possibile formulare certezze circa la connessione fra i due episodi, che può apparire verosimile per la loro concomitanza e per i rapporti di stretta collaborazione fra il professore e la sua assistente. debbo precisare infine che i responsabili del Sisde e del Sismi, da me direttamente interpellati, escludono che i loro servizi abbiano intrattenuto rapporti di qualsiasi natura con il professor Semerari. onorevole presidente , onorevoli Deputati , il viluppo delle vicende esposte — ed esposte con assoluta franchezza — che si intreccia al filo infame delle falsificazioni (ultima e più ridicola: quella riguardante la Presidenza del Consiglio , che dobbiamo alla cortesia dei colleghi di democrazia proletaria ) è tale che dobbiamo seriamente riflettere... il viluppo delle vicende esposte è tale da far seriamente riflettere sul degrado di certe fasce della nostra società; fasce prepotenti ed eversive nelle quali la legge della violenza è l' unica riconosciuta: ammantata ora di violenza politica, ora di violenza sociale. noi, con i mezzi dello Stato, non cogliamo ancora sino in fondo la realtà di certi legami e di certi fatti che pure intuiamo. tuttavia di una cosa siamo consapevoli: dobbiamo far presto, dobbiamo agire con tutto l' inflessibile rigore della legge. noi non ci arrenderemo alla mafia e alla camorra, come non ci siamo arresi al terrorismo. sappiamo che le torbide zone di pescaggio di questi fenomeni, in una complicata e squilibrata società come la nostra, di fronte a zone crescenti di emarginazione e di smottamento sociale, sono vaste e profonde. la lotta sarà dura, e può consentire qualunque successo lungo la strada, una strada accidentata ed impervia. ma l' importante è che lo Stato conduca una lotta senza quartiere contro la mafia e contro la camorra, così come l' ha combattuta e la combatte, a prezzo di tanti sacrifici di sangue, contro il terrorismo. moltiplicheremo le sedi di coordinamento e di operazione, come già abbiamo fatto, unitamente ai ministri dell' Interno e di grazia e Giustizia, dopo la riunione di Palazzo Chigi del 15 gennaio. non crediamo a leggi eccezionali, ma useremo gli strumenti legislativi adeguati, come quello presentato in Parlamento da più di un mese, che estende la legislazione antimafia alla camorra (non mancarono, per la verità, allora riserve e perplessità: la gravità del male camorra dissipa ogni dubbio). non tollereremo « santuari » di traffici e di basi. ci serviremo, come ci apprestiamo a fare in Consiglio dei ministri , di uomini giusti ai posti giusti. la polizia, i carabinieri, la Guardia di Finanza devono sapere che tutte le forze politiche sono al loro fianco, che possono usare con piena tranquillità di tutto il rigore che impone la lotta contro l' assalto terroristico, tanto spesso intrecciato con la delinquenza comune e con la delinquenza organizzata. in omaggio a quella concezione severa ed equa della democrazia che ci anima e ci consuma: una democrazia risanata da tutti i mali secolari del nostro paese, i mali che manifestano ancora — come camorra e mafia — i loro effetti devastatori su una nazione percorsa da un fremito di rinnovamento e da un' ansia di giustizia e di verità che tocca a noi interpretare.