Emma BONINO - Deputato Opposizione
VIII Legislatura - Assemblea n. 488 - seduta del 01-04-1982
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 1982)
1982 - Governo I Spadolini - Legislatura n. 8 - Seduta n. 488
  • Attività legislativa

signor presidente , colleghi, colleghe, credo che la replica che ci ha fatto il ministro Andreatta meriti sicuramente una riflessione puntuale ed anche una serie di risposte da parte del gruppo radicale. infatti, il ministro Andreatta ha puntualmente fatto riferimento ad osservazioni svolte non solo dagli altri gruppi ma anche da parte radicale. per quanto mi riguarda l' osservazione e la riflessione sulla replica del ministro, in riferimento agli emendamenti che il gruppo radicale ha presentato in relazione a vari articoli di questa legge finanziaria , mi obbliga immediatamente ad una precisazione per quanto riguarda le affermazioni, che io non metto affatto in discussione, del ministro per quanto attiene la cooperazione con i paesi del terzo mondo . e qui sarò molto breve dato che avremo occasione di riprendere questo argomento in maniera più dettagliata quando affronteremo altri articoli. voglio solamente puntualizzare, signor ministro, che sono assolutamente d' accordo con lei quando ha detto « sarebbe una politica demenziale » — spero che non si riferisse a noi, mi auguro di no — « quella di separare il problema dello sviluppo dal problema dell' emergenza » . il ministro ha assolutamente ragione nel senso che non è da parte del gruppo radicale che viene effettuata questa separazione tra sviluppo ed emergenza; separazione che non abbiamo mai posto. abbiamo detto altro. quindi non discuto le cifre che oggi ha fornito il ministro del Tesoro e che sicuramente non voglio mettere in discussione. posso discutere, ma lo farò in altra sede, la distribuzione delle cifre stesse perché è evidente che la distribuzione su alcuni capitoli piuttosto che su altri implica una politica di certo tipo piuttosto che di un altro. mi aspettavo, però, da parte del ministro del Tesoro non una precisazione, semmai una rassicurazione, che forse però il ministro non mi poteva dare e quindi non ha dato, sulla famosa questione, sulla quale vi sono già state alcune battute in sede di discussione sulle linee generali, del gas algerino. il silenzio del ministro mi sembra un presagio di brutte notizie. il silenzio probabilmente obbligato del ministro del Tesoro mi porta a pensare che le notizie lette sulla stampa siano purtroppo vere. mi rendo conto che forse il ministro non poteva incoraggiarmi, ha dovuto tacere e quindi, ahimè, il nostro problema sarà quello di fare riferimento alle varie interpellanze presentate in materia. non vi è da parte nostra alcuna volontà di separare lo sviluppo dall' emergenza. abbiamo detto altro. abbiamo sostenuto semplicemente che se non vi è un intervento immediato di emergenza, neanche il treno dello sviluppo può mettersi in moto. questo è ciò che abbiamo sostenuto, tant' è vero che lei, signor ministro, sa che, di fronte alla richiesta di uno stanziamento straordinario per l' emergenza, ci siamo sempre battuti per il parallelo aumento dell' aiuto ufficiale allo sviluppo per il raggiungimento del valore del 0,7 per cento del prodotto nazionale lordo , così come stabilito dalla Assemblea dell' Organizzazione delle Nazioni Unite . quindi, questa politica che certo sarebbe demenziale, non si riferisce alle nostre richieste perché anche i vari testi presentati in quest' Aula (risoluzioni, ordini del giorno a volte accettati dal Governo, a volte, con altri atteggiamenti, non accettati) non hanno mai posto questa discriminante. né è stato il gruppo radicale — lo ripeto — a porre il problema dell' aiuto alimentare che, lo ripeto per l' ennesima volta, può essere una componente dell' aiuto dell' emergenza, ma non è il gruppo radicale che chiede il solo aiuto alimentare ed è proprio per questo che siamo contrari al piano Pisani, quello cui lei ha fatto riferimento nella replica, che prevede lo stanziamento di 40 milioni di unità di conto, che di fatto si occupa soltanto dell' aiuto alimentare. le critiche che il Governo fa al piano elaborato dalla comunità economica europea sono esattamente le nostre. sono molto interessata anche a quello che lei ha citato come il fondo da istituire per affrontare questo problema. la questione reale è quella di sapere non solo l' entità del fondo, chi vi partecipa e chi lo gestisce, ma anche, soprattutto, le priorità del fondo stesso. la valutazione può essere positiva o meno, solo quando si conoscano le varie articolazioni e, forse, la riunione operativa prevista per il 28 ed il 29 aprile per quanto riguarda il problema della fame nel mondo a Roma, di cui ho visto il documento di convocazione, può servire a chiarire anche questa ipotesi di istituzione di un fondo, rispetto alla quale non siamo pregiudizialmente contrari, salvo conoscerne i particolari. detto questo come brevissima replica su questi punti — non è questa la sede per farlo — vorrei ora passare all' esame dell' articolo 2 e della annessa tabella. scorrendo questa tabella, al riguardo il gruppo radicale ha presentato una serie di emendamenti, di cui il rappresentante del Governo avrà certamente preso visione, e tenendo anche conto degli emendamenti non ammessi in questa sede in base alla motivazione espressa dalla Presidenza e che quindi andranno in coda, mi vorrei soffermare su alcuni nostri emendamenti presentati alla tabella A 8, che si riferisce alla Cassa per il Mezzogiorno . a pagina 93 dello stampato del disegno di legge numero 3043-A troviamo il riferimento alla legge numero 853 del 1971 (che richiama il capitolo del Tesoro numero 7735), che riguarda il finanziamento della Cassa per il Mezzogiorno , e vediamo che lo stanziamento previsto per gli anni dal 1982 al 1985 è di 255 miliardi presupponendo appunto come anno terminale del funzionamento della Cassa il 1985. non è la sola voce che si riferisce alla Cassa per il Mezzogiorno , ma a proposito di questo capitolo vorrei richiamare alcune date, oltre che alcuni dati, che mi sembra possano illustrare da sole il nostro emendamento soppressivo della cifra di 255 miliardi prevista per gli anni 1983, 1984 e 1985. tutti sapevano che, in base alla legge istitutiva, il 30 dicembre 1980 avrebbe cessato di esistere la Cassa per il Mezzogiorno . ciò evidentemente non era noto al Governo, perché si è giunti a proposte di proroga avanzate non con un disegno di legge , che si sarebbe potuto benissimo presentare vista la scadenza nota per lo meno da dieci anni, ma con un decreto legge . non sussisteva in questo caso, come abbiamo fatto notare in Assemblea in molte occasioni, il presupposto della straordinaria necessità ed urgenza, a meno che tale presupposto non possa trovare giustificazione anche in una dimenticanza — magari degli uffici — del Governo. quindi, nel febbraio 1981 siamo arrivati ad una prima proposta di proroga della Cassa per il Mezzogiorno che ne fissava la scadenza al 31 dicembre 1981. ci fu all' epoca della discussione di questo decreto legge un accordo fra le forze politiche , in base al quale le opposizioni ritirarono i loro emendamenti, che fissò la proroga al 30 settembre 1981. non voglio qui discutere (entrerò poi nel merito) se la data di scadenza stabilita fosse attendibile; se cioè fosse pensabile arrivare ad una nuova disciplina organica che potesse entrare in vigore entro quella data. ma il decreto legge fu comunque convertito in legge e poi, arrivati vicino alla scadenza del 30 settembre 1981, fu del tutto evidente che nessuna nuova disciplina organica sarebbe potuta entrare in vigore entro tale data. così, tanto per essere originali, fu emanato il 29 settembre 1981, un nuovo decreto legge però non fu mai convertito in legge. così, il 26 novembre 1981, ecco un nuovo decreto legge , che aveva lo stesso contenuto del precedente e che quindi prorogava la Cassa per il Mezzogiorno fino al giugno 1982. tutta questa legislazione « a singhiozzo » ha provocato una serie di guasti anche istituzionali. visto che con l' articolo 4 del decreto legge del 26 novembre 1981 si arrivava addirittura a sanare (per decreto legge ) gli effetti prodotti dal decreto legge precedente, quello non convertito. come già altri colleghi hanno denunciato in quest' Aula, si è così determinata tutta una serie di violazioni del dettato costituzionale, perché non solo non vi è stato alcun rispetto delle norme contenute nell' articolo 77 della Costituzione, ma addirittura si è proceduto a sanare gli effetti di un decreto legge non convertito con un altro decreto legge , nonostante sia tassativamente previsto che questo possa avvenire soltanto con legge ordinaria . in definitiva, l' unica legislazione vigente al momento attuale è quella che prevede la chiusura della Cassa per il Mezzogiorno alla data del 30 giugno 1982, data in cui dovrebbe entrare in vigore una nuova normativa organica che tenga conto non solo della mutata realtà del Mezzogiorno ma anche dell' esperienza storica della Cassa, un' esperienza che non siamo i soli a denunciare come fallimentare e come inseritasi negativamente nella realtà del sud. nessuno di noi mette in dubbio la necessità o l' importanza di un intervento straordinario nel Mezzogiorno, nonostante i fallimenti delle iniziative adottate negli anni scorsi. ma credo sia stato più volte dimostrato come con strumenti del tipo della Cassa per il Mezzogiorno o degli organismi ad essa collegati si sono ottenuti effetti certamente diversi (se non addirittura opposti) rispetto agli obiettivi di riequilibrio economico del paese che ci si riprometteva di realizzare. allora, la domanda che rivolgiamo (e anche la ragione del nostro emendamento soppressivo) è questa: quali sono le intenzioni reali? se la Cassa per il Mezzogiorno deve veramente chiudere i battenti il 30 giugno 1982 (spero si tratti dell' ultima proroga, a meno che non si pensi già all' emanazione di un nuovo decreto legge ), si possono capire solo le cifre stanziate in bilancio per l' anno 1982. nonostante ciò, noi non chiediamo la soppressione delle cifre previste per gli anni successivi, proprio perché si deve comunque andare ad un riordino complessivo della materia che tenga conto della mutata realtà del Mezzogiorno e soprattutto del problema delle autonomie locali, nonché dei problemi emersi dal fallimento di iniziative come quelle adottate dal sistema delle partecipazioni statali nel Mezzogiorno. pertanto, le varie voci riportate nella tabella A dell' articolo 2 e che prevedono per la Cassa per il Mezzogiorno finanziamenti pluriennali (addirittura fino al 1985 per quanto riguarda la tabella A-8 e la legge del 1971) devono a nostro avviso essere soppresse, perché pensiamo si debba provvedere ad un riassetto organico dell' intera materia. voglio fare alcune aggiunte in ordine alla Cassa per il Mezzogiorno : non soltanto da parte nostra, sono state sollevate critiche e suggerimenti intesi ad ottenere una discussione globale di tutti gli aspetti del Mezzogiorno, non solo economici ma anche istituzionali; di fatto, si è creato un rapporto fra le istituzioni economiche, che hanno pesantemente interferito, e le autonomie locali, nell' ambito di una situazione sempre più ingarbugliata. per ora, si è proceduto con proroghe, convertite in legge o meno; si impone un riesame generale della situazione, ma non è con le proroghe, che secondo questa tabella A dovrebbero intervenire almeno fino al 1985 per quanto riguarda la Cassa per il Mezzogiorno , che si risolve il problema; ritengo anzi che questo sia uno strumento deleterio per quanto riguarda il complesso della tematica. solo una legge, che contenga i correttivi dei fenomeni degenerativi che hanno portato al reale fallimento della politica per il Mezzogiorno, potrà giovare a risolvere i problemi sollevati. giace in Commissione una proposta di riorganizzazione, ma non sembra che vi sia la volontà di farla giungere velocemente in Assemblea affinché questa possa discuterne; la situazione non esclude che entro il 30 giugno si dovrà esaminare un ulteriore provvedimento di proroga e ciò dimostra come, malgrado le critiche ed i suggerimenti, il Governo preferisca continuare con le proroghe, magari attuate mediante l' emanazione di decreti legge invece che con la presentazione di disegni di legge ; si sa che il 30 giugno verrà a scadenza la Cassa per il Mezzogiorno , e si continua a non tener conto della circolare diramata in tema di decreti legge dal presidente del Consiglio Spadolini, e ciò dimostra quanto essa in realtà fosse velleitaria. l' emendamento presentato alla tabella A, alla voce legge numero 853 del 1971, dovrebbe servire a segnalare la ricordata scadenza istituzionale ed a suggerire al Governo, qualora abbia l' intenzione di procedere ad una proroga del termine di scadenza del funzionamento della Cassa per il Mezzogiorno , il ricorso ad uno strumento più idoneo di quanto non sia la decretazione d' urgenza , la quale in questo caso non sarebbe tale. risulterebbe più utile una legge ordinaria che ponesse il Parlamento in grado di affrontare il problema senza l' incombere della scadenza dei 60 giorni, che pone il Parlamento stesso in una situazione non certo tra le più agevoli. abbiamo già avuto tre proroghe realizzate con il ricorso al decreto legge ; vi è una volontà diretta a stimolare il Governo, in sede di Commissione, per la sistemazione della materia in modo nuovo ed organico? se ci sarà una nuova proroga per la Cassa, dichiariamo fin da ora che esistono tutti gli elementi conoscitivi perché si faccia ricorso allo strumento della legge ordinaria e non alla decretazione d' urgenza la quale, a questo punto, non avrebbe alcuna ragione o fondamento di legittimità costituzionale . in questa situazione del Mezzogiorno, mentre dovrebbero essere sempre più esaltate nelle loro responsabilità, le autonomie locali vengono invece sempre più deresponsabilizzate: il quadro istituzionale, di per sé, è sempre più imputridito ed ammorbato, e i fenomeni degenerativi non sono più controllabili. per questi motivi presentiamo l' emendamento alla tabella A con questa riflessione anche di ordine normativo : se occorrerà giungere ad una nuova proroga, noi chiediamo che essa venga concessa mediante la presentazione di un disegno di legge , al fine di consentire a tutti di partecipare ad un dibattito che coinvolga non solamente la proroga in senso stretto, ma le varie necessità reali nate in questa zona del paese ed i cambiamenti della realtà che si sono verificati in questi ultimi anni.