Emma BONINO - Deputato Opposizione
VIII Legislatura - Assemblea n. 484 - seduta del 24-03-1982
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 1982)
1982 - Governo I Spadolini - Legislatura n. 8 - Seduta n. 484
  • Attività legislativa

signora presidente, colleghe e colleghi, signor ministro, credo che avremo l' occasione di passare alcuni giorni insieme, magari tra momenti di nervosismo, ma le voglio subito dire, signor ministro, che noi intendiamo iniziare una battaglia politica (naturalmente con risvolti regolamentari) che, per quanto ci riguarda, sarà tra avversari legali. almeno questo posso assicurarglielo. mi lasci cominciare con una osservazione, che vale un po' per tutti i gruppi di questa Camera, il mio compreso: se questa Camera cominciasse a discutere con accanimento e passione delle cose vere così come discute appassionatamente e accanitamente di cose false, forse avremmo già fatto un passo avanti. purtroppo però così non è. non sottovaluto affatto tutta l' importanza della seduta di ieri pomeriggio (con la relativa doverosa presenza di molti colleghi), però non la sopravvaluto neppure. dico solo che la discussione sulla legge finanziaria rappresenta, per quanto mi riguarda e per quanto ho potuto capire della vita politica, un momento fondamentale del dibattito democratico che si deve svolgere tra le varie forze politiche , che proprio in questa occasione e di fronte a questo strumento di politica economica sono tenute — facciano parte della maggioranza o dell' opposizione — a sottoporre all' attenzione della maggioranza e del Governo le proprie priorità politiche e quindi anche economiche. faceva giustamente notare il ministro Andreatta che è compito dell' opposizione proporre una diversa politica di spesa. noi non contestiamo affatto tutto questo e, per quanto ci è stato possibile, proprio a questo abbiamo teso. parleremo comunque dei contenuti un po' più avanti. ci sembra però che un' analoga linea di scelte e di priorità non abbia avuto in modo chiaro il Governo, pur essendo questo un anno in cui (cosa abbastanza rara) il Governo che ha presentato la legge finanziaria è lo stesso che la difende, ciò che tutti sappiamo non essere successo molto spesso nel nostro paese, a dimostrazione del fatto che frequentemente i cambiamenti nella composizione del Governo erano dovuti ad altri problemi piuttosto che a disaccordi sulle scelte di fondo , tanto è vero che al Governo successivo andava quasi sempre benissimo la legge finanziaria presentata da quello precedente che era stato messo in crisi. ora ci troviamo in una situazione che dovrebbe essere quanto mai felice, o comunque assai favorevole: un Governo ha presentato la legge finanziaria e lo stesso Governo la difende. se questo è vero, la storia di questa legge finanziaria non sta proprio a dimostrare la limpidità di queste scelte e la loro difesa strenua e coerente dal momento della presentazione al momento in cui va all' esame dell' Assemblea. e ciò non solo per il fatto che questa legge sembra un po' di gomma, perché presentata di 46 articoli a noi è arrivata di 94, mentre ora è di 63, ma anche perché, da un punto di vista istituzionale e quindi meno banale, ciò che mi ha preoccupato di più, proprio in termini di aderenza costituzionale, è stata l' intera vicenda dei tre famosi decreti legge presentati al Senato e dal presidente del Senato inviati alla Camera per lettera. è stata una novità assoluta! quando ci siamo ritrovati a discutere quei tre famosi decreti, nello stampato della Camera vi era un post scriptum nel quale si diceva che i provvedimenti erano stati trasmessi alla Camera dal presidente del Senato in data... eccetera, eccetera. questo ha certamente rappresentato una innovazione perché fino ad oggi le cose erano andate diversamente: il Governo li presentava in una Camera; se non andavano bene, li ritirava ripresentandoli nell' altra Camera; certamente non era il presidente di uno dei due rami del Parlamento a trasferire i decreti. questo mi ha preoccupato non tanto per l' episodio in sé, quanto per tutta una serie di conseguenze e perché questo è un precedente estremamente pericoloso. vi è stata anche una lunghissima discussione nella quale gli esponenti della maggioranza hanno avuto, anche nella conferenza dei capigruppo , posizioni non solo divergenti, ma addirittura diverse a seconda delle varie settimane. nella prima settimana ci si era orientati a discutere prima la legge finanziaria e poi i decreti, creando la situazione stranissima nella quale i decreti già in vigore non sarebbero stati convertiti perché bisognava prima approvare la legge finanziaria . trascorsa una settimana le posizioni sono mutate e si sostenne che, se il Governo si fosse servito del decreto legge e, come se non bastasse, la Camera a norma dell' articolo 96-bis ne avesse riconosciuto l' aderenza all' articolo 77 della Costituzione, se ne desumeva che o questi decreti non dovevano essere lasciati decadere, avendo peraltro deciso che sono straordinariamente necessari ed urgenti, oppure il Governo li doveva abbandonare. ma l' intera vicenda, l' ingarbugliamento del tutto, lei lo conosce meglio di me e vi ha posto e ci pone, per le ragioni che le dirò, in situazioni non semplici. non è stata un' azione dilatoria dell' opposizione che ci ha portato e ci porta ad iniziare il 24 marzo la discussione sulla legge finanziaria , ma tutta una serie di problemi — lei lo ammetterà — anche interni alla maggioranza. a questo si unisca il fatto che, pur essendo la legge finanziaria pronta da alcune settimane, è stato assolutamente impossibile iscriverla all' ordine del giorno dell' Assemblea, non perché qualcuno abbia fatto le barricate, ma per il fatto semplicissimo che erano pendenti altri decreti. io ho il gusto — non so se ne ho anche il senso — del paradosso, e quindi qualche volta provo a ricorrere al paradosso, perché penso di essere meglio capita con una battuta piuttosto che con un lungo discorso. durante la polemica che abbiamo condotto sull' uso e l' abuso dei decreti legge — che vi risparmierò per ovvi motivi — in sede di conferenza dei capigruppo noi venivamo convocati — si fa per dire — per approvare il calendario dei lavori della Camera; ma questo solo formalmente, perché il calendario era fisso, determinato dalla scadenza dei decreti. allora proposi al ministro per i Rapporti con il Parlamento di dire al presidente del Consiglio di fare, oltre ai decreti legge , anche il calendario dei lavori della Camera, perché in tale modo ci avrebbe evitato una « sceneggiata » , di cui dobbiamo semplicemente prendere atto. peraltro, sapete bene che vi è stato un periodo in cui l' Esecutivo — sappiamo tutti quale Governo — determinava e fissava l' ordine del giorno della Camera. credo che nessuno di noi voglia tornare a quel periodo, ma vi dico semplicemente che, continuando in questo modo, essendo già arrivati a 247 decreti legge , non ci saranno molte diverse possibilità, perché evidentemente le nostre discussioni saranno quasi già determinate. venendo al merito di questa legge, dico subito che sono voluta intervenire in questa sede preliminare del dibattito, pur non essendo né un' esperta, né una tecnica, perché non ritengo che questo debba e possa essere un connotato necessario e indispensabile per intervenire sulle grandi scelte politiche del nostro paese. se così fosse, è assolutamente inutile che veniate in Assemblea, e sarebbe molto meglio una riunione di alcuni intimi da qualche altra parte. ho scelto di intervenire in questa fase preliminare, per tentare di dare a lei, signor ministro, affinché abbia tutti gli elementi a disposizione, al Governo e alla maggioranza, il senso della battaglia che il gruppo radicale tenterà di portare avanti sulla legge finanziaria . non le parlerò, ovviamente, dei dettagli, che esamineremo in altra sede, ma del senso generale e politico per cui non condividiamo le scelte che fate e tentiamo di proporvene altre. su questo, evidentemente, si può andare ad uno scontro durissimo, o ad una riflessione comune. io credo e mi auguro che le possibilità siano ancora aperte, anche oggi, mentre ne stiamo parlando. e allora, qual è sostanzialmente il problema che noi poniamo e che vogliamo porre qui checché ne dica il collega Battaglia? probabilmente non è colpa sua, ma il giorno in cui si farà un corso accelerato di regolamento per parlamentari, bisognerà mandarci d' ufficio il collega Battaglia. lei sa che i lavori di questa Camera sono organizzati secondo il metodo della programmazione e del calendario. noi non abbiamo accettato né il vecchio programma né il nuovo. pur non avendolo noi accettato, in realtà questo programma non è stato portato a termine non in virtù del nostro impegno contro di esso, ma perché non è stato possibile. si era deciso di portare a termine la legge finanziaria entro il 28 febbraio. non è stato possibile, e si è di nuovo inserita la discussione della legge finanziaria nel nuovo programma. all' ultima conferenza dei capigruppo è stato riproposto questo problema, che il Governo (ed anche, sicuramente, il collega Battaglia) conosceva da molto tempo. mi riferisco al problema per cui la legge finanziaria ed il bilancio devono essere approvati entro il 30 aprile. questo problema è conosciuto da circa trent' anni , forse un pochino di più. infatti, si tratta di una norma costituzionale, non di una nuova modifica del regolamento. noi in tutte le sedi, anche nella conferenza dei capigruppo , abbiamo cercato di dire che per noi questa sarebbe stata una battaglia dura. non credo che fosse necessario essere ancora più chiari. all' ultima conferenza dei capigruppo , improvvisamente è sorto il problema di dover votare la legge finanziaria per mandarla al Senato, che deve mandarci il bilancio, che forse a nostra volta dovremo rimandare al Senato. il tutto deve essere completato entro il 30 aprile. evidentemente, iniziando la discussione della legge finanziaria , sarebbe stato necessario stabilire anche il momento in cui l' avremmo terminata. dopo una serie di discussioni, è stato proposto dalla maggioranza della conferenza dei capigruppo e, poi, dalla presidente in Assemblea il termine del 7 aprile per l' approvazione della legge finanziaria . noi non abbiamo accettato questo termine, e lo abbiamo detto in quest' Aula. io non mi nascondo affatto dietro l' alibi, veramente trasparente, che le sedute sarebbero troppe o troppo poche, troppo lunghe o troppo corte. non è affatto questo il problema. io non volevo tre sedute in più o due sedute in meno, così come mi consigliava il collega Battaglia. il collega Battaglia ha detto: « io capirei, collega Bonino, se lei non fosse d' accordo volendo due sedute in più » . no, io non voglio affatto due sedute in più. non è questo il problema. io voglio una risposta affermativa o negativa. quindi, combatteremo lealmente o meno. durerà quanto durerà. ci batteremo su alcuni argomenti specifici e di fondo. ed è evidente che non faremo l' opposizione come a volte viene fatta dal gruppo comunista, al quale ho fatto questo rilievo tante volte; non faremo cioè l' opposizione assicurando che mercoledì sera si andrà a casa. questo tipo di opposizione non è credibile. voglio dire che questo tipo di opposizione fa un po' ridere. se, su una qualsiasi materia, un progetto di legge ci va sostanzialmente bene, anche se lo preferiremmo migliorato, è chiaro che si può stabilire un termine. ma se io onestamente ho fatto una dichiarazione in cui ho detto che questa legge finanziaria , così com' è, vorrei che non passasse, coerentemente con quella posizione non posso oggi assicurare che il 7 aprile potremo prenderci le vacanze di Pasqua. questo non sarebbe credibile. sarebbe credibile se io avessi dichiarato di essere sostanzialmente d' accordo, riservandomi di fare alcune « battagliette » su alcuni specifici temi. avendo detto esattamente l' opposto di questo, non ho ritenuto di dover dire che, ciò nonostante, il 7 aprile sarebbe stato possibile prenotare gli aerei e andare a casa, sapendo che, ponendo dei problemi di merito, per quanto ci riguarda, se si arriverà ad un accordo, la legge finanziaria potrà essere approvata anche molto prima. questo è del tutto evidente, non è affatto ricattatorio. è un problema di battaglia politica estremamente aperta su alcuni temi. è proprio quello che dicevo al collega Battaglia. non si può, per un minimo di serietà, offrire contenuti politici in cui crediamo, sbagliando o meno, in cambio di partenze. questo non possiamo farlo e ritengo sia legittimo e rispettabile non farlo. allora, arrivando nel merito su alcuni punti, vorrei dirle che riteniamo che l' aumento del 35 per cento delle spese militari... sì, sì! le sarà anzi fornita una relazione di minoranza dettagliatissima — di alcune centinaia di cartelle — proprio sul bilancio della difesa. siamo a conoscenza della riduzione che ha avuto luogo al Senato, seguiamo questo dibattito, ma siamo dell' opinione che questo tipo di linea politica non possa essere condiviso. legittimo! e voi altrettanto legittimamente, dite che queste sono le vostre scelte all' interno di un' alleanza NATO. conosco benissimo il problema, che voi ponete, degli stipendi dei militari (ce ne sono anche altri, che spiegheremo), ma questa è la linea di tendenza . tuttavia, se apro qualche giornale e trovo il presidente della Repubblica che, in Giappone o negli USA, ripete per la centomillesima volta la sua felicissima frase di anni fa ( « svuotare gli arsenali e riempire i granai » ), ho l' impressione che siamo a livello di barzelletta. mi dispiace per lui, perché ci crede, ma questa è la realtà. se poi lo ripeterà anche a Reagan in questo viaggio negli USA, la cosa diventa ancora più « particolare » , perché sicuramente gli USA hanno riempito i granai, per riempire subito dopo, come ben sappiamo, quelli russi. a questo punto mi pare che, per scelte precise, gli USA abbiano riempito innanzitutto i propri granai e poi, per 20 milioni di tonnellate , quelli russi. forse bisognerebbe suggerire al presidente della Repubblica di articolare un po' meglio il famoso slogan — felicissimo — di alcuni anni fa, altrimenti, con tutto il rispetto, la cosa comincia a diventare un po' ridicola. in cambio di questo aumento delle spese militari abbiamo invece proposto una serie di altri investimenti, cui accennerò per sommi capi soffermandomi in particolare, su uno di essi, anche perché è presente il sottosegretario Tarabini, al quale già ho detto alcune cose. abbiamo anzitutto posto il problema di investimenti seri in materia di assetto idrogeologico del territorio (e lo approfondiremo in sede di esame degli emendamenti, anche se la situazione del nostro paese è nota), poi quello delle pensioni, con particolare riferimento alla trimestralizzazione della scala mobile . in proposito bisogna assolutamente che qualcuno si decida: i riferisco a qualcuno della maggioranza e, in particolare, al partito socialdemocratico che, a mio avviso, deve arrivare ad una scelta, perché così non è, almeno per noi, dignitoso agire. non è pensabile che si vedano a Roma e in tutta Italia grandi manifesti socialdemocratici sulla trimestralizzazione della scala mobile e che poi accadano fatti come quello verificatosi in Commissione bilancio, dove l' emendamento sulla trimestralizzazione è stato respinto con l' astensione determinante del rappresentante socialdemocratico. un simile atteggiamento può essere ammesso, se dichiarato: si può dire che non si è d' accordo per vari motivi, ma non si può fare il « gioco delle tre carte » , agendo in piazza in un certo modo (vedremo se il congresso socialdemocratico deciderà qualcosa, nei prossimi giorni), e comportandosi in un altro modo nelle sedi decisionali! accanto al problema delle pensioni c' è quello della sanità (su cui si è soffermato, ma per altri versi, il collega Forte poco fa: ne riparleremo in sede di emendamenti), quello della protezione civile (anche con riferimento al nuovo disegno di legge del Governo) e, in posizione di priorità assoluta, per quel che ci riguarda, quello della politica estera , con particolare riguardo ad un tema che ci è molto caro: quello della lotta contro la fame nel mondo . consentitemi di fare in proposito alcune brevi puntualizzazioni. avendo iniziato questa battaglia alcuni anni fa, non siamo così masochisti da non riconoscere alcuni successi, ottenuti non da soli ma con l' aggregazione di altre forze politiche , in questo campo. sappiamo bene come gli stanziamenti per l' aiuto pubblico allo sviluppo siano aumentati, passando a 1.500 miliardi, per quest' anno, e a duemila miliardi per l' anno venturo. riteniamo però che non sia sufficiente, per avviare un meccanismo che renda l' aspetto nord sud prioritario nella politica estera del nostro paese, in luogo di quello est ovest , perseguire la sola strada dell' aiuto a medio e lungo termine. questa strada, che teoricamente è molto corretta, come risulta dal « rapporto Brandt » e da qualunque altro testo al riguardo si voglia leggere, ha un piccolo ma fondamentale neo: il fatto cioè che il treno dello sviluppo è in realtà fermo ad una certa stazione e non si — riesce a rimetterlo in moto. ciò non solo e non tanto perché altri paesi hanno ridotto gli stanziamenti per l' aiuto pubblico allo sviluppo, ma perché non esiste una linea politica coordinata di intervento e di aiuto pubblico allo sviluppo dei paesi del terzo mondo . pongo qui due quesiti, l' uno più grave, l' altro meno grave, ma egualmente sintomatico. ho letto su L'Espresso (ed ho presentato un' interpellanza al riguardo) che il gasdotto algerino verrebbe finanziato con i fondi dell' aiuto pubblico allo sviluppo. non oso immaginare cosa avverrà per il gasdotto siberiano , quando mai si realizzerà, dopo i tre mesi di fondamentale riflessione! ma voglio sottolineare che stiamo parlando di fondi stanziati per l' aiuto pubblico allo sviluppo del terzo mondo . le assicuro, signor ministro, che, se qualcuno intende finanziare il gasdotto algerino con i soldi stanziati da questo Parlamento per l' aiuto pubblico allo sviluppo del terzo e del quarto mondo , forse è opportuno riflettere un attimo sull' intero investimento! ha perfettamente ragione, signor ministro: sarebbe meno grave per il gasdotto! lei ha fatto una puntualizzazione che comunque mi preoccupa molto di più, perché non avevo preso in considerazione l' altro aspetto della situazione! l' altro aspetto meno grave, ma altrettanto sintomatico, è rappresentato dall' aiuto alimentare al terzo mondo , e a questo proposito desidero ricordare che non abbiamo mai parlato di una campagna alimentare per il terzo mondo , ma di piani integrati di emergenza in zone specifiche, scelte partendo da criteri diversi da quelli del reddito procapite che di solito viene scelto. infatti, abbiamo proposto di partire da un criterio diverso, cioè dal tasso di mortalità , di studiarne le cause per arrivare allo studio assemblato dei programmi esistenti, e quindi ad un piano di emergenza integrato che tenesse conto dei bisogni elementari, che comprendono certamente anche il cibo e gli alimenti, ma che devono puntare sull' aspetto sanitario, educazionale, infrastrutturale, dei trasporti, eccetera. tutto ciò lo abbiamo ripetuto moltissime volte nella speranza che sia chiaro, perché poi, tutte le volte che si parla di questi problemi, si sente dire che è inutile distribuire il grano o il latte in polvere . magari questa sarà un' idea peregrina nata in qualcuno, ma non è certamente la nostra, perché noi non abbiamo mai inteso parlare di pura distribuzione di alimenti, perché siamo sicuramente un po' irrequieti, ma riconoscete almeno che non siamo stupidi. abbiamo letto i rapporti esistenti a livello internazionale anche in lingua inglese e qualche cosa, con difficoltà, anche noi abbiamo capito. infatti, abbiamo capito che tutto questo intervento a medio e a lungo termine deve avere un impulso immediato relativo al problema dell' emergenza, perché, se invece oggi si accetta, in nome di un progetto di sviluppo per l' anno tremila — se mai arriverà — , che continui la morte per fame, si commette un errore in termini di metodo, di impostazione, oltre che umano, che non ci consentirà di avere un approccio coerente e una linea difendibile rispetto a questo problema. non ritengo opportuno ricordare riferimenti storici che conoscete meglio di me, ma sacrificare l' uomo al progetto rappresenta una linea di condotta e un' ideologia che non ci appartiene — spero che non appartenga neanche a voi — e che non è accettabile né dal punto di vista umano, né sul piano politico. è necessario quindi affiancare all' intervento a medio e a lungo termine , per quanto riguarda le zone scelte, un' operazione di aiuto alla sopravvivenza che abbia il carattere di intervento integrato capace di costituire il motore di un treno dello sviluppo altrimenti fermo, e che non saremmo in grado di muovere. questo è quello che siamo andati sostenendo, e per questo abbiamo sempre chiesto, parallelamente all' incremento dell' aiuto pubblico allo sviluppo, lo stanziamento di una somma straordinaria per un intervento straordinario . infatti, a questo eravamo giunti con la mozione votata da tutti in questa Camera il 30 luglio 1981 e che terminava in questo modo: « ... la ricerca di ulteriori 3 mila miliardi sul mercato finanziario per salvare il maggiore numero di persone possibile... » . a questo impegno vi vogliamo richiamare, perché il Governo, al limite, dica che ha deciso altrimenti, assumendosene la responsabilità. questa evidentemente è una scelta che noi combatteremmo perché non siamo d' accordo, ma è una soluzione che avete a vostra disposizione, giacché una risposta a questo punto il Governo deve pur darla, e non perché la chiedono i radicali, ma perché lo chiede la coerenza con quanto deciso da questo Parlamento, con quanto sostenuto dal presidente Spadolini in millenovecentonovanta occasioni e avanti di questo passo. non si tratta quindi solo di una richiesta nostra, ma di una richiesta di credibilità al Governo. è necessario che ciò diventi un impegno a questo livello di importanza e di gravità. ricordo gli episodi di questi ultimi giorni, pur minimi, ma sintomatici; anche su questi aspettiamo delle risposte. sono questioni che magari sono sorte da una serie di articoli di stampa, e che quindi richiedono di essere chiarite, e vanno dalla famosa nave ferma ad Ancona, con il riso più o meno avariato, alle navi scomparse, e così via . sono piccoli episodi, ripeto, ma indicano evidentemente tutta una serie di fatti ben più gravi, come per esempio la sottovalutazione da parte del Governo — a quanto sembra — di un argomento di questo tipo. non possiamo che deprecare questa mania di tenere il piede... in quattro staffe, per cui (e mi riferisco soprattutto al ministro degli Esteri ) quando si è all' estero, improvvisamente, l' Italia fa tutto e il contrario di tutto . certo, siamo molto ben visti, perché diamo più soldi (e la cosa non è proprio sconvolgente, ma è abbastanza normale, specie nel campo delle organizzazioni internazionali ); però, quando poi si tratta di arrivare a scelte politiche, le cose cambiano. quello che noi vi chiediamo, in sostanza, è questo: pensate di poter dare una risposta positiva, o no, all' esigenza di una vera e propria operazione di sopravvivenza immediata per il 1982? questo è il quesito fondamentale che vi poniamo; vi chiediamo una decisione politica, di espressione di volontà politica, di attribuzione di priorità a questo tema. non solo di fronte a noi, ma di fronte al paese, di fronte ad ampi schieramenti politici, credo abbiate la responsabilità di accettare, o di dire chiaramente che questa non è la vostra strada, che la vostra strada, per motivi di vario genere, è in realtà quella dello sviluppo a medio e lungo termine, assistendo, più o meno impotenti, all' olocausto in atto. questo olocausto si aggrava; e concludo qui. vi dico semplicemente che nel 1979 — l' anno del bambino morto! — i bambini morti per fame, denunciati dall' Unicef, erano 17 milioni. nel nuovo rapporto Fao, che riguarda il 1981, il numero è arrivato a 20 milioni. vi dico quindi, semplicemente, che questa è una spirale che tende ad aggravarsi sempre di più, e rispetto alla quale, a mio avviso, non è politicamente né umanamente decente e dignitoso rifiutarsi di intervenire. questo, ripeto, è il quesito di fondo che vi poniamo, perché è la scelta politica che ci interessa. quando esiste la volontà politica si trovano anche gli strumenti tecnici; ma non è vero che lo strumento tecnico possa supplire ad una mancanza di volontà politica. questo è il problema su cui vi chiediamo una risposta, e che marcherà l' intera battaglia che noi faremo sulla legge finanziaria , avendovi espresso chiaramente la nostra diversa impostazione, le diverse esigenze, le diverse richieste. credo che questo sia il compito ed il senso di fondo di un dibattito democratico.