Emma BONINO - Deputato Opposizione
VIII Legislatura - Assemblea n. 483 - seduta del 23-03-1982
Sul caso Cirillo
1982 - Governo I Spadolini - Legislatura n. 8 - Seduta n. 483
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signora presidente, colleghe e colleghi, signor ministro, signori rappresentanti del Governo, le vicende di questi giorni sul « caso Cirillo » hanno posto, almeno a me, due ordini di considerazioni e due ordini di problemi. il primo è un problema di merito relativo a tutta la vicenda, che è stato già illustrato dai colleghi che mi hanno preceduto, e va dal pagamento del riscatto al recupero ed alla consegna dei soldi (con particolare riferimento, signor ministro, a dove sia finita la « linea della fermezza » ), nonché alle dichiarazioni dello stesso Cirillo, che per ora non parla e lascia parlare gli altri, ma un giorno dirà la verità, presentando un po' i segni di un avvertimento mafioso. un secondo aspetto mi ha fatto molto riflettere ed è su questo che mi voglio soffermare, perché credo che sia parte — o debba esserlo — integrante di questo dibattito. è il problema dell' uso della stampa — e dico subito che il mio è un discorso generale, che non si limita solo a questo caso — in campagne magari di linciaggio personale o politico di alcune persone o di un' intera forza politica . e il problema della tutela della persona e del diritto all' identità personale. noi comprendiamo lo sdegno e l' indignazione del ministro Scotti e del collega Patriarca. siamo enormemente felici che il Tg1, ad esempio, abbia sentito subito il dovere professionale di intervistare immediatamente ed a lungo, insieme con il segretario del partito Piccoli e con il capogruppo democristiano Gerardo Bianco , sia Scotti che Patriarca. facciamo notare che forse era altrettanto doveroso dare lo stesso spazio al partito comunista , che aveva il dovere di accettarlo per spiegare le proprie motivazioni o i propri errori all' opinione pubblica . questo non è avvenuto, ma vi devo dire che non sempre la televisione si comporta così e che in questo infortunio giornalistico e politico voi, e solo voi, avete la possibilità, colleghi democristiani, di smentire, di fronte a milioni e milioni di telespettatori. questo non lo avete concesso mai ad altre forze politiche e poi farò anche alcuni esempi; mi compiaccio se si tratta di un nuovo stile per la Rai-TV, ma dubito fortemente che lo sia, e penso molto di più che ciò sia dovuto al partito politico coinvolto in questa vicenda. dicevo che il punto del diritto all' identità personale e politica ci interessa molto e ci fa constatare, purtroppo, che questa attenzione all' identità della persona, che come forza politica stiamo cercando di sollecitare da molto tempo e con vari strumenti (dalla fondazione del centro Calamandrei, a vari convegni, nonché sollecitando la magistratura in campo penale e civile), si sveglia solo oggi, quando sono coinvolte le due maggiori forze politiche del paese. vi è stato invece un silenzio assoluto, a destra cime a sinistra, quando noi denunziavamo, compagni comunisti, le quotidiane diffamazioni de L'Unità . lo dico perché mi auguro che questo incidente voglia far ripensare — noi tutti! — ad un modo diverso di gestione dell' informazione, rispetto ad alcuni casi — ricordo soltanto la campagna per il referendum — per i quali la magistratura ci ha dato ragione dopo che avevamo sporto numerose querele. purtroppo, in questi casi lo sdegno non si è verificato ed è per questo che in realtà rischiate di diventare poco credibili, o comunque partigiani solo della vostra forza politica e non dell' affermazione del diritto alla tutela della persona e all' identità personale. questo, infatti, è il problema che mi interessa ed è il punto che volevo illustrare. tenete anche presente, su questo piano, che la diffamazione o la distorsione dell' identità personale può essere altrettanto grave anche se non si configura in infortuni eclatanti, può essere altrettanto grave anche se segue le strade meno evidenti della piccola distorsione quotidiana o magari della censura e dell' abrogazione, più o meno totale, di una persona o di una forza politica . proprio partendo da questi presupposti, forse diventerà da oggi in poi più chiaro — almeno, me lo auguro — il senso della nostra battaglia sull' informazione che, prima di essere la nostra battaglia di partito e partigiana, è la battaglia del diritto di milioni di persone di essere informati anche quando qualcuno sbaglia. venendo ad un altro punto, signora presidente, ma augurandomi sinceramente che questo provochi una riflessione comune da parte di tutti e chiedendo al Governo una riflessione su questo punto in particolare, voglio aggiungere che le critiche generalizzate al cosiddetto scandalismo, e cioè a chi denunzia lo scandalo, sono state, a mio avviso, giustamente seppellite dall' opinione pubblica e dalle forze democratiche, che in questo atteggiamento hanno sempre denunziato, in realtà, la volontà prevalente di coprire lo scandalo. e devo dire con tristezza che oggi, in molti episodi che hanno preceduto questo ma che sono riportati sulla stampa in questi giorni, su altri argomenti ma altrettanto importanti, a mio avviso è proprio il partito socialista o l' « azienda » socialista che sembra usare gli stessi metodi della Dc, per cercare di rimuovere non lo scandalismo, signora presidente, ma le accuse sugli innumerevoli episodi di corruzione, attraverso una campagna che è di vero e proprio linciaggio o di censura nei confronti di chi denunzia lo scandalo. noi non vorremmo che, anche in questa occasione, si approfittasse dell' incidente per rilanciare questa campagna contro coloro che denunziano gli scandali di oggi, perché sarebbe un tentativo molto maldestro. e consentitemi, colleghi comunisti, che per molto tempo, certamente più nella scorsa legislatura che in questa, per giorni e giorni ci avete definito « radicalfascisti » , o peggio ancora (ne fanno fede le querele, in cui peraltro ci è stata data ragione)... e mi dispiace, mi dispiace molto. non ce l' ho con te personalmente, ma l' ho letto sull' L'Unità . così abbiamo vinto i processi sorti dopo che avevamo sporto le nostre querele. ormai sono atti della magistratura, non sono più neanche atti nostri. l' organo di stampa era sempre L'Unità . ma volevo dirvi che, quando siamo stati messi sul banco degli imputati, da destra come da sinistra, una volta perché mandanti morali dell' assassinio di Giorgiana Masi , una volta perché « trattavamo » con i brigatisti sul « caso D'Urso » , io non ho sentito da parte vostra alcuna solidarietà, alcuno sdegno, né ci avete concesso alcuna possibilità di rispondere davanti all' opinione pubblica (parlo della vostra Rai-TV), per difenderci da queste accuse. concludo (consentitemelo), non per solidarietà femminile o femminista, che non sento in questo momento, dicendo che mi pare che questo episodio non abbia insegnato molto, se è vero che io leggo, sfortunatamente su un giornale molto quotato, La Repubblica , ricostruzioni sulla vita privata di Marina Maresca, degna veramente di Eva Express, ma che non è il caso assolutamente di fare, perché lo scandalismo non è morto a questo punto. evidentemente, è una pratica che continua. non vi dico se provo o non provo pena per questa ragazza. non la conosco, quindi non lo so. ma vi dico che forse può avere sbagliato. forse sì, forse no. con lei ha sbagliato certamente il direttore del giornale. certo. ma con quale diritto si vanno a ripescare e rendere pubbliche « amicizie particolari » ? ma con quale diritto? non si ha nessun rispetto per la dignità umana di una persona che, se ha sbagliato, certamente pagherà, come pochi nel nostro paese pagano, ma che da questo punto di vista ci vede solidale con lei perché queste speculazioni, a mio avviso, vanno assolutamente respinte. il caso di Marina Maresca — e concludo — è uguale a quello di decine di cittadini che, magari perché accusati da un « pentito » , trovano il loro nome stampato a sette colonne sui giornali. quando poi c' è la smentita (penso ai telefonisti-talpe dei ministeri), quando vengono rilasciati perché non sussistono indizi a loro carico, la notizia viene stampata a pagina 23, subito dopo la pubblicità dei cosmetici o poco prima dei programmi televisivi. queste sono le osservazioni che volevo partecipare a voi tutti, nella speranza che da oggi si possa imparare un metodo diverso: quello delle libertà reali, quello, forse non rivoluzionario ma certamente rivoluzionante, secondo il quale la base della democrazia o è il conoscere per deliberare, o è semplicemente un gioco tra parti o bande politiche che non ci interessa e che combatteremo, almeno per quello che possiamo.