Bettino CRAXI - Deputato Maggioranza
VIII Legislatura - Assemblea n. 428 - seduta del 17-12-1981
Sulla politica estera
1981 - Governo I Spadolini - Legislatura n. 8 - Seduta n. 428
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , onorevole ministro, sono certo che il Governo del nostro paese, di fronte all' incalzare degli avvenimenti drammatici accaduti in Polonia saprà mantenere una posizione coerente, una posizione che non può in nessun modo mescolarsi con gli atteggiamenti di prudenza e di tartufismo che sono rapidamente dilagati in governi progressisti e in governi conservatori europei. la questione polacca non è una questione interna della Polonia, è una questione che tocca valori universali e cioè i diritti umani e i diritti dei popoli. ho piacere di non aver sentito in bocca al ministro degli Esteri italiano ciò che ho avuto il dispiacere di sentire in bocca al ministro degli Esteri francese ed ho piacere di aver sentito ieri sera il presidente della Repubblica francese richiamare il Governo al dovere di una posizione chiara. non mescoliamoci con una certa prudenza, che in realtà è reticenza, che è un po' il frutto condizionato di ambienti conservatori, i quali, ubriacati dallo spirito antisindacale, tutto sommato pensano che una lezione fosse necessaria, vedono volentieri usare la maniera forte in Polonia perché la vorrebbero usare nel loro paese e sono sempre intenti a sognare militari in divisa che mettono la gente in riga. auspichiamo, quindi, una posizione del governo italiano che sia di difesa intransigente di principi e di valori, che non sia retorica e quindi con sviluppi pratici nell' ambito di una realistica valutazione della situazione. a noi era sembrato un fatto straordinario, certo una cosa senza precedenti, che in una società comunista, in un regime autoritario, nascesse il fiore di un sindacato libero; ed era, ed è, un fatto straordinario, a conferma che è difficile fermare la marcia della storia e del progresso e che lo spirito di libertà è insopprimibile nei popoli più evoluti e quindi nel popolo polacco , che ha sempre manifestato un forte spirito di indipendenza e una forte aspirazione alla libertà. era un sindacato che rompeva la crosta dell' autoritarismo e incoraggiava a pensare — e incoraggia a pensare giacché non è morto, anche se è in prigione — che determinate trasformazioni sono possibili anche là dove la rigidità e la cristallizzazione burocratica e autoritaria del potere è più saldamente consolidata. avevamo salutato tutti, con grande simpatia — i nostri sindacalisti si erano recati in Polonia — questo evento straordinario, che prometteva non solo trasformazioni ed evoluzioni nella società polacca, ma annunciava la possibilità di un fenomeno contagioso, che poteva favorire e far riflettere altrove circa la necessità di restituire democrazia e libertà a società che sono compresse e chiuse sotto la crosta dell' autoritarismo. è incredibile come nel giro di pochi mesi un sindacato di questo tipo raccolga 10 milioni di iscritti. questa fantastica adesione di massa sta a segnalare che dietro una questione sindacale, dietro una questione che riguardava salari, condizioni di lavoro, condizioni di vita , problemi del mondo del lavoro polacco e della sua difesa migliore, si celavano una questione politica ed una questione nazionale. Solidarnosc è diventata così il veicolo attraverso il quale si esprime un movimento popolare democratico, e in Solidarnosc si racchiude probabilmente la rappresentatività della maggioranza del popolo polacco . si celava una questione politica che riguardava il partito comunista polacco. nei mesi scorsi, un settimanale francese ha organizzato un sondaggio in Polonia, secondo metodi campionari che sono in uso presso gli istituti di sondaggio di opinione, e i risultati di tale sondaggio, compiuto da un istituto molto serio, sono stati che, se si fosse votato in quel momento in Polonia, il partito comunista avrebbe raccolto il 3 per cento dei voti, e gli altri voti si sarebbero orientati verso correnti socialiste e cattoliche. poco o nulla rappresentativo è il potere senza consenso popolare, anche se io penso che il partito comunista polacco avesse ed abbia al suo interno tendenze non disponibili per il ruolo da Quisling che hanno avuto, invece, ad esempio, dirigenti del partito comunista cecoslovacco. del resto, nella storia del comunismo — i comunisti italiani lo sanno bene — lo spirito di indipendenza anche dei comunisti polacchi è stato pagato caro durante lo stalinismo. sta di fatto che, dal punto di vista della questione politica, quando un sindacato raccoglie il consenso di 10 milioni di lavoratori, diventa un perno insostituibile per qualsiasi sistema di governo. la questione nazionale esiste, e del resto non è la sola. la Polonia vive probabilmente nella sensazione angosciosa di essere stata protagonista di una delle più grandi e ingiuste beffe della storia. una guerra mondiale è scoppiata contro il trionfante hitlerismo in Europa per la Polonia. un popolo si è battuto su tutti i fronti, con un coraggio incredibile, per concorrere alla vittoria degli alleati e per ridare al proprio paese l' indipendenza. milioni di morti si sono avuti su tutti i fronti compreso quello italiano, per ritrovarsi il maresciallo Rokossovskij a capo dell' esercito polacco, all' indomani della vittoria militare. che questa storia pesi sulla vita della Polonia non c' è dubbio. non c' è dubbio che pesi nella coscienza di un popolo la sensazione di essere tornati ad essere una provincia dell' impero, in un' epoca in cui gli imperi sono destinati a sgretolarsi, compresi quelli che si sono formati dopo la seconda guerra mondiale e che, alla lunga, faranno la fine di tutti gli imperi, e si sgretoleranno, lasciando il passo a realtà diverse, perché anche l' impero che si è formato sugli stati dell' est e, in particolare, sulla nazione polacca marcia nel senso contrario a quello della storia. nel corso di questi mesi, da quando si è aperto il problema di un adattamento del regime alla nuova realtà, nella ricerca necessaria ed indispensabile per impedire crisi e rotture di un equilibrio diverso, tanto più che sullo sfondo mordeva una crisi economica di proporzioni gravi (ponendosi quindi il problema di una trasformazione), la linea di contenimento, di adattamento, di concessioni che giustamente era stata invocata è stata fortemente contrastata dall' Unione Sovietica , la quale ha incalzato settimanalmente con pressioni e minacce i dirigenti del partito comunista polacco, già privi di rappresentatività e di autorevolezza nei confronti delle masse popolari , già alle prese con una crisi economica di quelle dimensioni. l' Unione Sovietica ha parlato ai dirigenti polacchi come lo zar avrebbe parlato al governatore di una provincia dell' impero, dettando direttive, impartendo ordini e facendo trapelare sullo sfondo la minaccia che, se le cose non fossero andate a posto, sarebbe scattato il meccanismo della sovranità militare, cioè a dire la possibilità di un intervento militare delle forze del Patto di Varsavia . per la verità ho sempre creduto e continuo a credere che, su questo terreno, l' Unione Sovietica si armi di grande prudenza e che difficilmente si avventurerà in territorio polacco impiegando truppe regolari. l' Unione Sovietica sa troppo bene che difficilmente i polacchi non reagirebbero, però in questo momento sta usando una tecnica più sofisticata. penso che abbiate letto l' insieme delle misure che sono state adottate: sembrano uscite da un manuale del dispotismo moderno e delle tecniche poliziesche per chiudere un paese in una maglia di controllo. non sappiamo, allo stato delle cose , quali saranno gli sviluppi della situazione; si hanno notizie incerte ed imprecise. tutto è ancora possibile: che la situazione precipiti verso un dramma pauroso che comporterà spargimento di sangue, o che graduatamente questa possa avviarsi verso la normalità. noi, nel contesto europeo, dobbiamo fare ciò che si può fare. innanzitutto l' indignazione deve essere alta e forte e la mobilitazione non deve essere fiacca e di rito. i pericoli della decisione di procedere ad un' operazione di questo tipo sono sotto gli occhi di tutti: l' operazione militare poliziesca può riuscire nelle prime ore, può decapitare un movimento sindacale o un movimento politico . pare che gli arresti siano migliaia ma, passato il primo momento, se effettivamente dietro Solidarnosc c' è la forza popolare, può iniziare una sorda e dura resistenza, che apre un grande problema. e sul piano internazionale? non c' è dubbio che un aggravamento della situazione polacca o, addirittura, la prospettiva che la pressione sovietica, che oggi si manifesta ad un grado medio, dovesse inasprirsi, riaprirebbe problemi di intossicazione dell' atmosfera internazionale. abbiamo faticato e si fatica tanto a riportare su binari più ragionevoli e di dialogo la situazione internazionale: tutto si riaccenderebbe, nel senso della diffidenza, della ostilità e dell' antagonismo. diciamo, quindi, le cose come sono, semplicemente, non debbo dire io che la verità è rivoluzionaria. le cose vanno chiamate per quelle che sono. una reazione antipopolare e antisindacale è reazionaria; una dittatura militare è una dittatura; un ruolo che segue — per dirla con le parole del compagno Ingrao — una logica imperiale, da secoli si chiama imperialismo. noi abbiamo da chiedere poche cose essenziali. non intendiamo confonderci con un coro generico di pietismo, di condanna o di riprovazione. l' esperienza della storia insegna che tutto questo serve a pochissimo e neppure a scaricare la coscienza. chiamiamo innanzitutto le vittime di questa repressione con il loro nome ed indirizziamo la solidarietà al sindacato Solidarnosc, in primo luogo ed al popolo polacco . debbono essere chiamate in causa le responsabilità dell' Unione Sovietica rispetto all' aggravamento di questa crisi. bisogna richiedere con forza, protestando in tutte le sedi, la liberazione dei sindacalisti arrestati e di tutti coloro che , in questo momento, sono vittime della repressione; chiedere il ritorno alla normalità, almeno la normalità precedente a questo golpe, che non era la normalità della libertà ma quella di una situazione in evoluzione che consentiva spazi di libertà. sulla questione degli aiuti debbo essere preciso. certo, ad un popolo il quale rischia di passare il Natale facendo la coda di fronte a vetrine vuote, se noi siamo in condizioni di inviare qualche cosa, diventa difficile non farlo. ma vorrei rivolgere al Governo un consiglio: di accertarsi dove vadano i viveri. non vorrei che andassero alle truppe, così come è già capitato in Vietnam. quanto, invece, ad una politica di cooperazione, di aiuti finanziari e di collaborazione economica, questa resta vincolata alla necessità di un ritorno alla normalità. non avrebbe il minimo senso politico, il minimo senso morale che noi aiutassimo il generale Jaruzelski ad aggiustare i cocci. siamo un paese che aveva dato ed era intenzionato a dare aiuti alla Polonia. confermiamo la nostra amicizia nei confronti della Polonia, ma facciamo sapere con precisione che desideriamo un ritorno alla normalità; che questa non è una interferenza nella vita interna di un altro paese, libero, giacché nessuno glielo può impedire, il generale Jaruzelski di usare la mano forte con i sindacalisti, liberi noi di negare gli aiuti finanziari. sull' altro versante abbiamo assistito ad un ennesimo atto di irresponsabilità politica, che segna l' indirizzo pericoloso della politica del governo israeliano , contrario alla pace, contrario ad una soluzione negoziale che è la sola che può consentire una pace stabile e duratura. l' annessione delle alture del Golan è un atto di sopraffazione che non possiamo fare altro che condannare, convinti come siamo che le soluzioni, anche nella più intricata delle crisi mondiali, come quella del Medio Oriente , esistono, purché si abbia la volontà di perseguirle. ed è ciò che il governo israeliano non fa, favorendo d' altro canto l' emergere di posizioni estreme, fanatiche, radicali che, tutte insieme, prescindono da un fattore indispensabile per aprire una prospettiva di pace, che è innanzitutto costituito dal riconoscimento reciproco, che lo Stato d' Israele esiste, ha diritto di esistere, di avere frontiere garantite e sicure, di essere riconosciuto dagli altri Stati della regione, e che l' Organizzazione per la liberazione della Palestina rappresenta in questo momento il popolo palestinese , giacché questo è il giudizio dell' intero mondo arabo , ed è un giudizio che si allarga nella comunità internazionale . il riconoscimento reciproco è la condizione perché si possa poi iniziare a ragionare attorno ad un negoziato che dia pace, stabilità e sicurezza alla regione, secondo i grandi principi, ivi compreso quello dell' autodeterminazione e dei diritti del popolo palestinese . il Governo ha fatto bene a confermare la sua disapprovazione e la sua condanna per questo atto, e voglio solo aggiungere, a proposito della forza del Sinai, che la nostra disponibilità per un' operazione di pace, cioè per garantire che gli accordi di pace intervenuti tra Egitto ed Israele non siano turbati per un certo periodo (una garanzia internazionale, quindi), si regge sul presupposto che la richiesta sia sostenuta dagli Stati interessati. se la richiesta dovesse configurarsi, puramente e semplicemente, come una richiesta degli USA che deve essere imposta in qualche modo ad uno degli Stati interessati, che ha poca o scarsa volontà di apprezzare il significato di questa forza di pace , inevitabilmente si dovrebbe indebolire la nostra disponibilità. noi siamo disponibili per concorrere ad una operazione di pace, nell' interesse dei due Stati alla cui frontiera andrebbe la forza di pace , e su richiesta ed esplicita accettazione dei due Stati interessati. diversamente, in un contesto confuso, faremmo un' operazione confusa: su questo punto deve fermarsi la nostra riflessione. torno per un attimo alla questione polacca, solo per dire che il nostro dovere è di suscitare un forte movimento di solidarietà; ed il nostro dovere è di riflettere a fondo sui problemi che riguardano, in generale, la sinistra ed un socialismo che — noi non ci stanchiamo mai di ripeterlo, e non siamo i soli, fortunatamente — non può essere, senza formule ambigue, se non espressione di libertà e di democrazia e che non può mai divorziare, in nessun caso, dal diritto dei popoli alla loro indipendenza. al di là di questo confine c' è altro: ci sono abusi dell' idea socialista o degenerazioni profonde. tutto questo ci deve indurre ad una grande riflessione, dopo esperienze che hanno caratterizzato, nel corso degli ultimi trent' anni , ormai, la storia europea: siamo di fronte ad un' ennesima vicenda, che apre un problema di fondo , che incalzerà, io credo, la ricerca, una riflessione, una revisione che è da tempo matura e che va compiuta fino in fondo, fino alle estreme conseguenze.