Emma BONINO - Deputato Opposizione
VIII Legislatura - Assemblea n. 420 - seduta del 09-12-1981
Sul vertice europeo di Londra
1981 - Governo I Spadolini - Legislatura n. 8 - Seduta n. 420
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , colleghe e colleghi, signor ministro, nell' affrontare questo dibattito, mi si consenta una critica di metodo. credo che sarebbe opportuno, almeno per il futuro, che le comunicazioni del Governo sui vertici europei avvenissero prima dell' effettuazione dei vertici stessi. siamo lietissimi che il ministro Colombo ci racconti il modo in cui si sono svolte le cose a Londra. ma, in verità, ne siamo già stati informati anche nei minimi dettagli dalla stampa; e forse sarebbe più interessante se il ministro rendesse le sue comunicazioni al Parlamento, anche per riceverne dati di riflessione, di indirizzo, di orientamento, prima dell' effettuazione dei vertici. lei giustamente criticava quello che evidentemente non è negabile, ma è la fotografia della situazione, e cioè lo scarso interesse con cui questo dibattito viene seguito. non possiamo non darle atto di questo. immagino che anche per lei questo debba essere poco gratificante. ma forse, se questo dibattito avesse avuto luogo prima del vertice di Londra, avrebbe suscitato un interesse maggiore in tutti. voglio dire che, se si fosse trattato di dover discutere insieme per decidere un orientamento, avendo la vaga sensazione che questo servisse a qualcosa, forse si sarebbe partecipato al dibattito con un interesse maggiore. non dico che vi sarebbe stato entusiasmo, ma certamente vi sarebbe stato un interesse maggiore. discutere ex-post su una situazione che si è già verificata, peraltro fallimentare (qui è inutile nasconderci dietro un dito: lei stesso ha ricordato che il vertice di Londra è stato un fallimento, se è vero come è vero , che tutto viene rimandato al Consiglio dei ministri , il quale, a sua volta, lo aveva già rinviato al Consiglio europeo , proprio perché il Consiglio dei ministri non era riuscito a raggiungere un accordo), evidentemente non è particolarmente interessante. comunque, per quanto riguarda la politica europea ed i temi qui richiamati, signor ministro, io affronterò due temi particolari: il primo concerne i problemi istituzionali della Comunità Europea ; il secondo riguarda il problema delle relazioni esterne o della politica estera , se vogliamo dire così, della Comunità Europea . d' altronde , nello stesso atto europeo che ho sotto gli occhi, cioè nel « piano Genscher-Colombo » , al secondo punto si fa ampio riferimento ai problemi istituzionali, ma, a mio avviso, non li affronta radicalmente. mi soffermerei quindi a discutere dei problemi delle tre istituzioni fondamentali, Parlamento europeo , Commissione e Consiglio, tenendo conto dei rapporti tra di esse. per quanto riguarda, anzitutto, il Parlamento europeo , credo che i pochi o i molti deputati che, come me, hanno la sventura di avere il doppio mandato potrebbero riversare qui, come fanno già in sede di Parlamento europeo , una serie di problemi concernenti il funzionamento del Parlamento medesimo, problemi che lo rendono non solo poco efficiente, ma assolutamente inefficace. il Parlamento europeo vive una situazione di strapotere dei gruppi politici rispetto ai singoli deputati. si tratta di uno strapotere non solo politico, ma anche economico (qualcuno mi ha insegnato che la politica è economia, o viceversa) rispetto ai deputati, i quali non hanno da lagnarsene e non dovrebbero lagnarsene, vista la situazione. di fatto, comunque, esiste questa situazione di strapotere dei gruppi o, peggio, dei funzionari dei gruppi rispetto ai singoli deputati. vale la pena di ricordare che nel nuovo Parlamento sono stati eletti deputati e non gruppi. il secondo problema è dato dalla sostanziale subalternità del Parlamento europeo rispetto alle altre istituzioni, un po' per scelta politica, un po' perché noi stessi siamo impreparati rispetto a questa nuova concezione dell' Europa, un po' per mancanza di impegno personale. insomma, per una serie di ragioni di fatto si assiste ad una sostanziale subalternità del Parlamento europeo rispetto alle altre istituzioni persino in materia di bilancio, che è l' unica materia in ordine alla quale il Parlamento europeo ha un potere decisionale. persino in sede di bilancio assistiamo a questo strano spettacolo di assoluta subalternità. d' altra parte, assistiamo anche ad una deliberata riduzione degli unici spazi esterni a disposizione del Parlamento europeo e, in definitiva, dell' intera Comunità, tanto è vero che i cosiddetti dibattiti di attualità vengono confinati in uno spazio di sole due ore, il giovedì sera, in nome di una presunta efficienza parlamentare che è ben poco efficace anche nelle questioni di merito. vi è inoltre uno strano monopartitismo imperfetto , dovuto da un lato alla sostanziale omogeneità delle burocrazie dei gruppi dominanti nell' attuale organizzazione, dall' altro ad una totale lottizzazione secondo il metodo d' Hondt, applicato peraltro non molto rigidamente. si cerca di risolvere tutto distribuendo un rapporto a te e uno a me a seconda dell' importanza dei gruppi e in base ad una filosofia per la quale, per quanto riguarda il Parlamento europeo , è meglio farsi vedere cauti affinché il Consiglio gli attribuisca più potere. questa realtà sembra la filosofia dominante, che a mio avviso ha imbavagliato di per sé le potenzialità politiche di questo Parlamento europeo e che, sempre a mio avviso, rischia di imbavagliare l' iniziativa generosa del collega Spinelli, (alla quale peraltro ho dato e do il mio contributo), tanto è vero che di tale importante iniziativa cosiddetta mozione « del coccodrillo » , che ha stabilito una nuova commissione istituzionale proprio per studiare i rapporti e i trattati, la mozione Gerardo Bianco non fa parola. infatti quando parla dell' « ampliamento dei trattati stessi anche tenendo conto di numerose indicazioni venute in questi anni dalle assemblee europee e in particolare dalle relazioni presentate a suo tempo da Pierre Werner e da Leo Tindemans » , non fa affatto cenno a questa nuova commissione istituzionale stabilita dal Parlamento europeo con la mozione firmata da molti rappresentanti di tutti i gruppi e approvata a grande maggioranza. tale mozione appunto, rispetto a Werner e Tindemans, introduce un' ottica completamente diversa, cioè non un rapporto interstatuale o preferenziale fra i governi degli stati membri bensì un potenziamento delle assemblee parlamentari, in particolare del Parlamento europeo , in un' ottica chiaramente finalizzata. una ulteriore ragione — certamente non l' ultima — di questo esautoramento, che lo stesso Parlamento europeo vuole, peraltro è a mio avviso da ricercarsi nella farraginosità di luoghi di lavoro. è impensabile che a ventitre anni di distanza o più dei trattati si continui ad avere luoghi fisici di incontro e di dibattito così dispersi tra Bruxelles, Lussemburgo e Strasburgo. so benissimo che è una questione politica, in merito alla quale il braccio di ferro interno al Parlamento europeo tra le varie componenti, in senso verticale (in altri termini, deputati, funzionari, e via dicendo) non è minore a quello che esiste tra i paesi membri . in questa situazione del Parlamento europeo noi assistiamo, d' altra parte, ad una totale subalternità del potere politico degli stati membri , dovuta in parte allo staff esistente e in parte naturalmente al mutato clima internazionale, che non consente gli entusiasmi passati. è evidente che se l' unica integrazione che interessa e che pare riuscire è quella politica, non c' è certo bisogno di passare tramite gli eurocrati di Bruxelles, in una situazione in cui la commissione ci pare completamente esautorata. e evidente che in questa situazione il Consiglio fa la parte del leone e, stando così le cose, mi sembra impossibile che si possa procedere diversamente. a mio avviso, realizzatasi l' intuizione di Monnet che all' integrazione economica deve seguire in qualche modo quella politica, il Consiglio in questa situazione si comporta da buona Assemblea internazionale di Stati sovrani nei quali ciascuno cerca di portare a casa il meglio per il suo paese, ad eccezione forse dell' Italia, non si sa se per eccessivo europeismo o, francamente, per incapacità (preferiremmo la prima ipotesi, ma alcune iniziative o alcuni atteggiamenti non ci fanno bene sperare). d' altra parte, è evidente che, se negli anni 50 vi erano economie complementari, che un processo di integrazione avrebbe mutualmente avvantaggiato, oggi siamo in presenza di economie sostanzialmente omogenee, per cui non si vede la ragione per la quale dovrebbero aiutarsi l' un l' altra. il risultato qual è? è che non esiste l' antinomia di scuola tra Consiglio contro Commissione più Parlamento. in realtà le maggioranze partitiche e nazionali giocano in misura sostanzialmente uniforme in tutte e tre le istituzioni ed è logico che sia il Consiglio, cioè il detentore del potere più diretto, a godere a questo punto della supremazia. né si capirebbe bene perché dovrebbe succedere il contrario. d' altra parte i governi almeno cambiano, l' eurocrazia quale è oggi, la palude del Parlamento europeo , è statica, non cambia di certo. in quest' ottica a me pare che in piano Genscher-Colombo non faccia che prendere atto e cercare di ratificare l' esistente, cioè una sorta di Costituzione materiale che si è sovrapposta a quella formale del 1957: ancora più poteri a questo non previsto Consiglio europeo , una sempre più marcata integrazione politica, includendovi la sicurezza, quindi di fatto la difesa, a scapito dell' integrazione economica, che d' altra parte sarebbe più giusto definire quella della non regressione; in realtà, cioè, la politica del come barcamenarsi per non snaturare del tutto lo spirito della Comunità. vorrei che si facesse una riflessione anche su questa nuova istituzione che sta prendendo ormai piede, cioè il Consiglio europeo . in realtà noi assistiamo ad un rimbalzamento, ad un gioco a rimpiattino tra il Consiglio dei ministri , il quale, se non riesce a mettersi d' accordo demanda la questione al Consiglio europeo , il quale ancora, come è avvenuto non solo a Londra ma anche negli altri vertici, se non è d' accordo rinvia la questione al Consiglio dei ministri , in una situazione di confusione tale in cui non si capisce più bene quale sia l' organo, quello previsto dai trattati, vale a dire il Consiglio dei ministri , o quello non previsto dai trattati, cioè il Consiglio europeo , effettivamente decisionale rispetto ai problemi che si pongono. ritengo che questa nuova formulazione invece dell' esaltazione dell' Assemblea del Parlamento europeo sia in realtà l' opposto di quello che bisognerebbe fare. infatti, il Parlamento europeo dovrebbe essere l' organo centrale della Comunità nel senso di renderlo foro di dibattiti su grandi temi politici ed economici ed ora nell' ambito dei trattati cercare di fare rendere al massimo il ruolo che gli è attribuito. inoltre bisognerebbe assicurare una reale rappresentatività che non vada a scapito della proporzionalità con una legge elettorale unica e non uniforme, anche se in realtà nessuno si appresta a promuovere questo studio tanto che anche per le prossime elezioni non avremo una legge elettorale unica. andrebbe anche potenziato il ruolo dei deputati riducendo il bilancio dei gruppi al minimo necessario per il funzionamento amministrativo e destinando le somme attualmente stanziate ai singoli deputati sul modello americano del piccolo staff su cui si potrebbero esercitare ulteriori e maggiori controlli, che comunque auspichiamo, perché riteniamo che sempre di più vada esaltata la funzione e la figura del deputato singolo e non quella dei gruppi politici . si potrebbe, all' interno del Parlamento, rendere le Commissioni organi legiferanti snellendo così il lavoro d' Aula sull' insieme dei rapporti, dei pareri, eccetera, ferma restando la possibilità di ricorso all' Assemblea e in ogni caso operare per partecipare sempre più attivamente al processo di elaborazione delle proposte in seno alla Commissione invece di esaminarle semplicemente a posteriori con la naturale superficialità che questo comporta. desidero tornare, sia pure brevemente, sul problema relativo alla sede per dire che si potrebbe pensare, ad esempio, ad un distretto europeo dove possano operare le istituzioni che potrebbe anche essere svincolato dalla coincidenza con la capitale di uno stato membro ; non necessariamente deve trattarsi di una sola città ma anzi, ad esempio, si potrebbe pensare ad una piccola regione sulla direttrice Strasburgo-Lussemburgo. infatti forse non si sa ma è frustrante la mancanza di un posto dove lavorare dal momento che le assemblee plenarie si tengono a Strasburgo in un edificio preso a prestito dal Consiglio d' Europa una volta la settimana, le commissioni si riuniscono a Bruxelles e i gruppi politici si riuniscono ovunque in Europa rendendo in questo modo il parlamentare un pendolare continuo. evidentemente non faccio una questione di carattere economico ma di efficienza e di efficacia del lavoro del singolo parlamentare. in realtà questo problema, che è presente da così lungo tempo, come tutti sanno è di natura politica dal momento che la Francia e il Lussemburgo non vogliono cedere e il Belgio in questo momento tende ad ampliarsi sempre di più; comunque, ritengo che una soluzione politica deve essere assolutamente trovata altrimenti sarà evidente che allo stesso Parlamento europeo in questo modo si forniscono degli alibi per non espletare le mansioni che gli derivano dai trattati internazionali. il secondo punto che volevo affrontare è quello che riguarda le relazioni esterne e ricorderò — si tratta di una vicenda che ritengo tra le più gravi per quanto si riferisce alla Comunità Europea — l' atteggiamento assunto dalla Comunità Europea in occasione del colpo di stato verificatosi in Turchia. evidentemente si è dovuta interrompere la delegazione interparlamentare tra il Parlamento europeo e quello turco, soprattutto perché non esisteva più il Parlamento e molti colleghi turchi sono finiti in carcere, ma la cosa più grave è che la Comunità Europea ha continuato la sua collaborazione economica e finanziaria con gli autori del colpo di stato . in verità siamo stati gli unici a sostenere la necessità di interrompere i rapporti economici e finanziari anche perché questo sarebbe stato l' unico contributo e aiuto che avremmo potuto dare per tentare di ripristinare una situazione democratica al più presto possibile. comunque, si disse allora, anche da sinistra — la cosa ci stupì moltissimo — che la questione non si poneva trattandosi — di generali buoni, della NATO, in contrapposizione a chissà quali generali cattivi. evidentemente il nostro problema non è quello di distinguere tra generali buoni e generali cattivi ma quello di definire l' atteggiamento da assumere rispetto a regimi dittatoriali , anche se allora si parlò di situazione transitoria; in verità, recenti dichiarazioni di Reagan circa un appoggio totale ai generali turchi non fanno sperare bene se la memoria non mi tradisce ricordo che la Banca europea il 9, novembre ha deciso l' assegnazione di un altro contributo finanziario. so bene che il Consiglio ha detto che bloccherà il quarto protocollo finanziario, ma sta di fatto che con un escamotage più o meno evidente si prosegue negli aiuti alla Turchia in quanto appendice al terzo protocollo e credo che la mancanza di fermezza politica in relazione a questo avvenimento di politica estera abbia costituito una delle pagine più brutte della nostra Comunità Europea . infatti, non basta rilasciare dichiarazioni di vario tipo ma credo che l' unico atteggiamento serio da assumere sia quello di non collaborare con i dittatori e con gli autori del colpo di stato . mentre per un verso siamo assolutamente favorevoli alla adesione immediata della Spagna e del Portogallo alla Comunità — pur con negoziati di altro tipo e sappiamo benissimo quali sono le motivazioni, non tanto economiche quanto politiche che spingono la Spagna verso questo passo — credo che la Spagna debba sentirsi meno sicura — dopo l' esempio della Turchia — perché è evidente, signor ministro, che se agiremo in Spagna così come abbiamo agito in Turchia non solo non aiuteremo la difesa delle istituzioni democratiche nei paesi aderenti alla Comunità a vario titolo, ma diventeremo complici, di fatto, degli autori di questi golpes. non credo sia possibile distinguere tra colpi di Stato buoni e colpi di Stato cattivi ma è necessario che la Comunità e il Consiglio dei ministri assumano una posizione chiara rispetto a questi tentativi militari e proprio in questo senso credo che se l' Europa avesse assunto un diverso atteggiamento rispetto alla Turchia, proprio in questi giorni potremmo offrire una certa affidabilità alla Spagna circa il suo ingresso nella Comunità. purtroppo non possiamo offrire questa credibilità perché se qualche avvenimento, del tipo di quello verificatosi in Turchia, dovesse realizzarsi in Spagna credo che la Comunità continuerebbe la sua collaborazione economica e finanziaria. sempre in riferimento alle relazioni estere riteniamo che la Carta di Helsinki deve essere l' elemento portante della politica europea in questo settore, così come non deve esistere una discrasia tra il settore politico e quello economico. non si può, signor ministro, continuare a criticare gli ss20 concludendo poi accordi economici con la Russia; del resto assistiamo sulla scena mondiale a questo braccio di ferro , a questo scontro ideologico — ma poi ideologico non è — tra USA e Unione Sovietica , gli uni con gli ss20, gli altri con i Pershing ed i Cruise, quando poi, se si va a vedere, scontro ideologico questo non è, se è vero come è vero , che gli USA hanno appena concluso un accordo per inviare 17 milioni di tonnellate di cereali all' Unione Sovietica , perché questa, evidentemente, possa far fronte meglio al suo « braccio di ferro » in Afghanistan o in Polonia. quindi, dobbiamo essere chiari: se scontro politico c' è, non può essere solo un falso scontro militare, con accordi sottobanco; così come la Comunità Europea non può fare questa politica di finzioni. non si può urlare contro gli ss20, e poi concludere accordi economici con l' Unione Sovietica di vario genere, vendendo ad essa burro o cereali, magari a liquidazione. questo dimostra che non si tratta affatto di uno scontro ideologico tra est ed ovest, né tra comunismo e capitalismo; dimostra che quel che è in ballo è semplicemente la supremazia economica, e che ai democratici USA (si fa per dire!) non interessa nulla né dell' Afghanistan, né della Polonia, se è vero come è vero , che hanno appena concluso questo accordo per inviare 17 milioni di tonnellate di cereali all' Unione Sovietica , perché possa far fronte meglio alle sue crisi di produzione interna, visti i problemi esistenti con l' Afghanistan e la Polonia. occorre quindi, a nostro avviso, una nuova definizione di rapporti. noi siamo contro il neutralismo e contro il pacifismo, ma siamo per la pace e per il disarmo, se si traducono anche in atti di responsabile destabilizzazione dei regimi dittatoriali . ed è per questo che la « Carta di Helsinki » , a nostro avviso, deve essere l' elemento portante della politica europea in questo settore; cosa che non è, perché la « Carta di Helsinki » , che viene ricordata sempre — e, ovviamente, attuata mai — , nell' unica politica estera che stiamo o state facendo (e che è ancora quella dell' asse est ovest ) di tutto si sente parlare, meno che della realizzazione di questa « carta » . lei ha ribadito anche nella sua relazione, signor ministro (perché solo a questo ha accennato), che il problema di politica estera si incentra sui rapporti est ovest . tutti ci rallegriamo della ripresa dei negoziati a Ginevra — credo che sia inutile continuare a dirlo: ognuno può farsi, evidentemente, maggiori o minori illusioni — , ma noi insistiamo con l' altra nostra tesi. noi insistiamo a dirle che l' asse portante della politica italiana , nonché della politica comunitaria , deve essere l' asse nord sud . non ci siamo ancora capiti, in questo senso; io non le ripeterò, ovviamente, l' intervento svolto non più di tre o quattro giorni fa. ritengo, però, sintomatico e significativo che nella sua esposizione questo tema non sia stato neanche vagamente accennato; forse per senso del pudore. io stavo già a Londra; ma ho sentito (non ne faccio un addebito a lei: mi rivolgo in questo momento al presidente Spadolini) che il presidente Spadolini — coraggiosissimo! — prima di partire per Londra, suppongo all' aeroporto, ha dichiarato che avrebbe posto al vertice europeo di Londra il problema della risoluzione del Parlamento europeo e della sua attuazione; ha affermato di aver ricevuto, in questo senso, una lettera dal presidente della Repubblica , Sandro Pertini. le do atto, onorevole ministro, di non aver fatto questa dichiarazione (altrimenti sarei anche più dura, trovandomi faccia a faccia con lei). ma il presidente Spadolini, come è noto, non solo non ha chiesto che fosse posto all' ordine del giorno del vertice di Londra il problema della risoluzione del Parlamento europeo , ma si è limitato, anche più ipocritamente, a mandare una lettera a Lord Carrington (il quale non poteva fare altro che dichiarare alla stampa di averla ricevuta, e quindi di prenderne atto). nella serata voi avete parlato di temi di politica estera , tant' è vero che si è discusso di nuovo del Sinai, della Polonia, e di non so cos' altro; ma questa iniziativa del governo italiano non c' è stata. e questo lo dobbiamo dire.