Emma BONINO - Deputato Opposizione
VIII Legislatura - Assemblea n. 366 - seduta del 08-09-1981
Sul contributo dello stato al finanziamento dei partiti politici
1981 - Governo I Spadolini - Legislatura n. 8 - Seduta n. 366
  • Attività legislativa

signora presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi e colleghe: mi si consenta di iniziare questo mio intervento sull' articolo 1 del progetto di legge sul finanziamento pubblico, anzi sul raddoppio e l' indicizzazione del finanziamento pubblico ai partiti politici , riallacciandomi ad alcune considerazioni che, su altro tema ben più drammatico ed urgente, faceva pochi minuti fa la presidente di turno alla Camera. mi si consenta anche di esprimere in questa sede tutto il mio stupore perché alla riapertura dei lavori parlamentari, dopo un mese in cui il dibattito politico si è svolto solo in sedi extraparlamentari (è giocoforza!), e quindi solamente sugli organi d' informazione e sui mass-media, io avevo osato sperare che, dalla conferenza dei capigruppo di ieri, cui ha partecipato il presidente del Consiglio Spadolini (e la stampa ha fatto rilevare come ciò fosse una grande novità, rispetto al rapporto a volte difficile fra Governo e Parlamento), potessero uscire altre risoluzioni. mi sembra infatti di assistere qui ad una situazione già verificatasi nel mese di luglio. nel mese di giugno, il Governo Spadolini si è presentato alle Camere all' insegna delle quattro emergenze (che furono così pubblicizzate) e della novità, dopo tanti anni, di un presidente del Consiglio laico; ci ritrovammo poi, nella gestione dei lavori parlamentari, a non scorgere alcuna delle quattro emergenze, che sono rimaste (e rimasero allora, immagino) nella mente di Spadolini. trovammo che la Camera aveva ben altre emergenze: in particolare, le quattro emergenze si risolvevano in due, in alternativa: da una parte, il finanziamento pubblico; dall' altra, se le cose fossero diventate troppo dure, la modifica del regolamento. delle quattro emergenze programmatiche, sventolate da Spadolini, non rimase assolutamente nulla, ma la Camera si imbarcò in questa iniziativa per il raddoppio del finanziamento pubblico dei partiti politici . ora, mi pare che si svolga in quest' Aula per la seconda volta esattamente la stessa scena: per chi abbia seguito il dibattito politico in questi giorni ed in quest' ultimo mese ci si è trovati di fronte ad emergenze politiche dichiarate di altro tipo. da una parte, la lotta all' inflazione, l' incontro coi sindacati, il patto sindacale sì o no ; dall' altra, la drammatica situazione delle carceri (con tutto il movimento che c' è stato in questa estate) e la situazione dei pentiti. ora, il mio stupore è tale perché risulta che il disegno di legge in questione, approvato dal Consiglio dei ministri il 28 agosto (che tutti abbiamo avuto la possibilità di leggere sulla stampa), non solo non è ancora stampato, ma non è stato ancora neanche presentato! a questo punto, mi sembra che assistiamo ad una situazione un po' schizofrenica, in cui le dichiarazioni del Governo sulle urgenze risultano sui giornali, ma quando si tratta di agire nei lavori parlamentari, mancano persino gli strumenti. vero è che l' articolo 81 del regolamento prevede canali d' urgenza per i progetti di legge che il Governo ritenga, appunto, urgenti; ad esempio, è previsto che una volta dichiarata l' urgenza (che il Governo può chiedere alla Camera), la Commissione abbia non quattro, ma due mesi di tempo, per riferire all' Assemblea. il tutto, ovviamente, se il disegno di legge fosse stato presentato e stampato: evidentemente, lo stesso decorso viene rallentato dal fatto che questo strumento non c' è! e quindi evidente che oggi avremmo potuto già assegnare alle Commissioni il disegno di legge sui pentiti per discuterlo fra un paio di mesi. questo vale anche per gli altri argomenti che si sono dibattuti quest' estate e di cui ieri mi pare non vi sia stato sentore, tanto è vero che , emergenza dopo emergenza, necessità dopo necessità, ci ritroviamo in quest' Aula a discutere sul finanziamento pubblico ai partiti. potrei fare lo stesso discorso anche per quanto riguarda i problemi di politica estera o il problema dei missili, che ha impegnato tutte le forze politiche nel dibattito tenutosi nel mese di agosto. a questo riguardo con una compiacenza del partito comunista , che ci lascia stupiti, ci ritroviamo ad accettare la data del 1 ottobre come giorno in cui si dibatteranno questi problemi. la seconda osservazione che volevo fare, rispetto a questa decisione ed alla probabile volontà della maggioranza di continuare la discussione sul finanziamento pubblico ai partiti per l' intera settimana, è di metodo. noi ci eravamo lasciati nel mese di luglio con l' intesa che, stanti le posizioni di partenza del gruppo radicale, quest' ultimo avrebbe fatto pervenire a tutte le forze politiche un « pacchetto » di emendamenti che riteneva fondamentali per il prosieguo del dibattito su questo provvedimento. ciò è stato puntualmente fatto il 25 agosto — data in cui pensavamo fossero rientrati tutti, anche perché ci siamo visti con le altre forze politiche nella seduta congiunta delle Commissioni esteri e difesa tenutasi in occasione del dibattito sugli euromissili — , ma ieri vi è stata la richiesta della maggioranza e del partito comunista di iscrivere all' ordine del giorno della seduta di oggi il progetto di legge sul finanziamento ai partiti senza che nessuna forza politica si fosse preventivamente degnata di dire: « abbiamo ricevuto i vostri emendamenti e non ci interessano » , oppure: « ci interessano e li prendiamo in considerazione » . quindi allo stato attuale, ed essendo noi sempre stati reperibili per tutto il mese di agosto ed in questi giorni, dagli altri gruppi non è pervenuta alcuna segnalazione ed alcuna espressione di volontà almeno di discutere le proposte che facciamo, già del resto espresse al Senato, che qui sintetizzerò di nuovo per essere estremamente chiari. non ci è stato detto nulla, neanche: « non ci interessano » , oppure: « badate, su alcune possiamo trovare un accordo » . normalmente si dà un cenno di risposta, invece in questo caso non si è visto nulla. è evidente allora che, stando così le cose, la posizione del gruppo radicale — tenendo presente che non vi siete mossi nemmeno rispondendo formalmente ad una nostra iniziativa — non muta di una virgola da quella che avevamo assunto alla fine di luglio. badate che, in termini di rapporti parlamentari e di rapporti tra forze politiche , questa che può sembrare da parte vostra una semplice sgarberia — per non dire di peggio — è invece un dato estremamente importante. infatti o si pensa che prima o poi i radicali si comprano con qualcosa, oppure siete decisi ad ottenere un semplice raddoppio del finanziamento pubblico senza mettere in pratica nessuna enunciazione di principio, la moralizzazione che pure abbiamo sentito in questi giorni, settimane e mesi, così sbandierate dal Governo e dalla maggioranza. non è tanto una mancanza di riguardo quello che fate, perché avete pienamente diritto di comportarvi così, ma si tratta anche di un indice di disattenzione da parte vostra sui contenuti che vi abbiamo sottoposto in questi anni e che abbiamo codificato con una proposta di legge organica ed in altri emendamenti. stando così le cose, non possiamo in questa fase mutare di una virgola l' atteggiamento che abbiamo assunto: noi riteniamo di dover ripetere che questo provvedimento, così come è, con una totale mancanza di controllo, con il raddoppio puro e semplice, con l' indicizzazione, non è assolutamente accettabile e non può passare senza una lunga battaglia parlamentare e senza una dura opposizione del gruppo parlamentare radicale perché riteniamo che, se è vero che fare politica significa trovare delle mediazioni tutti insieme, è anche vero che il fatto di non aver nemmeno proposto di sedere intorno ad un tavolo per discutere le varie iniziative non rappresenta soltanto una mancanza di riguardo, ma è soprattutto un indice del vostro assoluto disinteresse nei confronti di ogni miglioramento o nei confronti di un maggiore controllo sul denaro pubblico elargito ai partiti. il secondo motivo per cui non possiamo cambiare il nostro atteggiamento su questo provvedimento è dovuto ad una considerazione molto semplice in relazione al tipo di rapporto che dovrebbe esistere nel nostro paese tra la maggioranza e l' opposizione o tra maggioranza e minoranza. è vero che la maggioranza ha il diritto di votare ed in questo modo di far prevalere la propria tesi, ma è altrettanto vero che la minoranza ha il diritto di fare delle proposte e di vedere tali proposte respinte di fronte all' opinione pubblica , vale a dire in un dibattito aperto in cui sia chiaro, non solo qui dentro, ma anche nel paese, quali sono le proposte che la minoranza ha presentato e che sono state respinte, quali sono le indicazioni alternative fornite, quali sono le motivazioni di tali proposte e le ragioni per cui la maggioranza ha ritenuto di respingere quelle stesse proposte. l' informazione su questo argomento è stata quanto meno scandalosa. non è possibile chiedere ad una forza politica di minoranza e di opposizione di suicidarsi politicamente. e inutile che stia a ricordare cose che tutti conoscete. cioè che noi siamo stati i promotori di un referendum per l' abrogazione del finanziamento pubblico e quale fu la percentuale con la quale tale referendum non passò; sappiamo benissimo che all' epoca si trattò di una vittoria politica e di una sconfitta giuridica. l' opinione pubblica ha pertanto sancito il mantenimento di quella legge; tuttavia ora stiamo discutendo un provvedimento che presenta aspetti sostanzialmente diversi: infatti, stiamo parlando del raddoppio del finanziamento pubblico e della sua indicizzazione. si prevede, cioè, un moltiplicarsi del denaro ai partiti anche per gli anni futuri senza che questo provvedimento, una volta approvato, possa più ritornare al vaglio del Parlamento. diverso sarebbe se si trattasse di un puro adeguamento, anche se per noi non accettabile in questi termini; ma qui di ben altro si tratta. dicevo che, se andiamo ad esaminare l' informazione fornita sulla discussione di questo progetto di legge , vediamo che essa è semplicemente vergognosa. prendo a caso, a puro titolo di esempio, in modo che la cosa sia chiara per tutti, un giorno normale, neanche particolarmente « caldo » , della battaglia parlamentare: il 27 luglio 1981. nei radiogiornali e nei telegiornali viene data questa informazione: il GR-1 ed il Tg2, cioè i notiziari « laici » , hanno semplicemente ignorato che la Camera stesse discutendo del problema; siamo persino arrivati al punto che nel corso di una trasmissione diretta da Montecitorio l' ineffabile Rocco, nel pomeriggio di lunedì 27 luglio, in cui era stata avanzata dal gruppo radicale una richiesta di votazione a scrutinio segreto per il non passaggio all' esame degli articoli del progetto di legge che voi tutti ricorderete, perché mancò il numero legale — non pronunziò mai la parola non dico « radicali » , perché per Rocco non esistiamo, ma « finanziamento pubblico » . non si è capito — e vi faccio grazia della lettura della trascrizione, che peraltro ho mandato alla Commissione di vigilanza, ma di questo parlerò più tardi — perché mai fosse riunita la Camera quel giorno, dal momento che questo giornalista, altamente professionista, qualificato, di un Tg2 « laico » , ha fatto una trasmissione diretta nella quale sembrava che Montecitorio stesse discutendo non si sa bene che cosa, visto che egli ha fatto un « pastone » sulle iniziative del Governo! per Rocco il Parlamento non si era neppure riunito! non pongo neanche il problema se egli abbia dato le motivazioni per le quali avevamo chiesto di non passare all' esame degli articoli del progetto di legge in esame e voi le avevate respinte, ma dico semplicemente che egli non ha neanche segnalato che eravamo riuniti e per l' esame di quale provvedimento. il GR-1 ha fatto registrare la stessa, identica, mancanza di informazioni. nel Tg1, in cronaca, sono state date notizie spicciole e sembrava che si trattasse di una vicenda da cronaca nera, mentre dobbiamo dare atto che vi è stato un servizio buono, anche se parziale, del GR-2. questo esempio può essere moltiplicato per tutti i giorni in cui il Parlamento lavora o discute. so bene che mi verrete a dire che questa non è la sede propria e che io dovrei porre la questione nella commissione parlamentare di vigilanza, ma destino malvagio vuole che io faccia parte di tale commissione. vi faccio grazia di come si svolgono i lavori della Commissione di vigilanza, ma tengo solo a dirvi che, non avendo la Commissione un centro di ascolto, non essendosi voluta dotare di esso, nonostante una delibera adottata quasi all' unanimità da questa Camera mesi e mesi fa, tutte le volte che io porto una documentazione, mi si dice che essa è parziale, in quanto fornita dal centro di ascolto radicale. certo, ci mancherebbe pure che avessimo la forza, anche economica, di fare un centro di ascolto che andasse bene per tutte le forze politiche : è già tanto se riusciamo a fare un centro di ascolto per vigilare su alcune cose che ci interessano di più! inoltre, tutte le volte che mi premuro di scrivere che sul finanziamento pubblico dei partiti l' informazione non è tollerabile, la questione viene deferita ad un' inesistente Sottocommissione per gli indirizzi generali alla Rai, che non si riunisce mai, e tutto finisce lì. per questo, al di là del lavoro che continuerò a svolgere nella Commissione di vigilanza, credo che la sede propria per porre questo tipo di problema, questo tipo di riflessione sia invece proprio questa, di fronte alle forze politiche presenti in questo Parlamento, e non più, non solo e non tanto nel ghetto della commissione parlamentare di vigilanza. quest' ultima, poi, peraltro, mi racconta che i due telegiornali sono autonomi, perché hanno un direttore, eccetera, eccetera, e tutto finisce lì. ora, noi siamo di fronte ad una situazione in cui sul finanziamento pubblico, sul suo raddoppio (problema su cui si è svolta una battaglia nel paese, che abbiamo perso, che avete vinto, come volete), non vi è stato un dibattito e non ci è stato consentito di spiegare al paese la nostra opposizione; e questo è indecente, ed è — scusate — indecente da parte vostra che ci chiediate o che ci accusiate di bloccare il Parlamento, quando il dibattito politico di fronte all' opinione pubblica su questo argomento non c' è stato. analogamente, non c' è stato nessun dibattito sulla questione estremamente importante degli euromissili, che è stata confinata — grazie anche alla compiacenza del gruppo comunista, che l' ha accettato — in un dibattito in Commissione senza un voto finale , come tutti sappiamo. se vogliamo stabilire e seguire, tutti insieme, le regole del gioco , per cui nei contenuti la maggioranza ha il diritto di governare e la minoranza ha il diritto di veder respinte le proprie proposte, bisogna che insieme ripristiniamo, evidentemente, una situazione che dia luogo al dibattito, all' informazione dell' opinione pubblica . so bene che ricomincerà tra poco il ciclo di Tribuna politica , ma non è questo il problema. so che all' interno di Tribuna politica anche noi abbiamo il nostro « ghettino » , come voi avete il vostro « ghettino » . ma il problema non è quello, e ci mancherebbe altro! non possiamo certo essere espulsi da Tribuna politica : questo è evidente. parlo dell' informazione generale, in una società che dispone di questo mezzo di trasmissione con l' opinione pubblica . voi vi renderete ben conto che il mezzo di trasmissione con l' opinione pubblica non è certamente il mio non brillante intervento di oggi in questa sede, ma — se mi consentite — sarà giustappunto l' ineffabile Rocco che sicuramente questa sera dirà che il Parlamento non si è riunito, o che si è riunito per fare un giretto. non so che cosa inventerà questa sera, ma magari saremo di nuovo al punto in cui eravamo il 27 luglio scorso. e questa situazione, a meno che noi non siamo dei masochisti e dei suicidi politici, evidentemente non è per noi accettabile. ma vi dico di più: vi dico che, in questa situazione (forse non ve ne siete accorti), il grande dibattito sul monocameralismo o bicameralismo è già stato risolto dai nostri mezzi di informazione. badate: nei nostri mezzi di informazione il Senato non esiste più. il problema è già stato risolto: esiste soltanto ormai (e deformata, come vi dicevo) l' attività della Camera. e allora, dicevo (e non voglio dilungarmi su questo): badate, se non avremo la possibilità di dire all' opinione pubblica su quali proposte ci avete battuto, di dire perché ci siamo così duramente impegnati, di dire che cosa vi proponevamo in alternativa e quali sono state le motivazioni di merito da parte vostra, saremo costretti ad usare l' unica altra arma che ci resta, cioè tenervi inchiodati qui, nella speranza (nella speranza, dico bene) che di tanto in tanto nei pastoni politici dei giornali escano due o tre righe e che l' opinione pubblica sia informata non in seguito a ciò che noi riterremmo più corretto, cioè da un dibattito aperto, da un dibattito faccia a faccia , ma almeno sia informata che qualcosa di grave — almeno è questa la nostra opinione — sta avvenendo, tanto è vero che i radicali costringono il Parlamento a « perdere tempo » su questo provvedimento, perché in qualche modo dovremo pur raggiungere l' opinione pubblica . e, se non la raggiungiamo direttamente, abbiamo solo questo strumento, cioè tenervi incatenati qui per vedere: a) se modificate il testo (ovvero se ci date delle risposte sulle proposte che abbiamo fatto); b) se si avvertirà l' opinione pubblica che qualcosa di grave sta avvenendo e ciò attraverso l' accusa che ci rivolgerete di un ennesimo ostruzionismo. probabilmente qualcuno si chiederà perché lo facciamo e capirà così che magari stiamo discutendo del raddoppio del finanziamento pubblico dei partiti. in altra sede — ahimè nel chiuso della commissione parlamentare per l' indirizzo e la vigilanza sulla Rai-TV — porrò domani o dopodomani, come ho già fatto nel passato, tutta una serie di altri problemi di cui vi faccio grazia, perché non attengono direttamente ai lavori parlamentari, anche se riguardano sempre l' informazione. diventa ormai centrale, invece, questo problema: se non vogliamo lavarci la coscienza sul fatto che è giusto che l' informazione passi attraverso i « francobolli » , normalmente letti dallo speaker dei vari telegiornali. anzi solo il Tg1 fa i « francobolli » , perché il Tg2 affida l' informazione parlamentare agli editoriali, diciamo poco precisi, del collega Rocco. parlavo dei « francobolli » con fotografia, in cui ogni partito, a seconda della sua importanza, ha diritto ad un tempo variabile dai 21 secondi ai 2 minuti, però con fotografia. dicevo che noi vi abbiamo mandato le nostre proposte che — almeno così ci era sembrato — erano molto desiderate dalle altre forze politiche alla fine di luglio, tanto è vero che la grande maggioranza dei partiti si era detta disponibile non solo ad esaminarle con attenzione ma a lavorarvi sopra per vedere se era possibile trovare un terreno comune di incontro nonché una linea comune. abbiamo mandato queste proposte il 25 agosto e fino ad oggi dobbiamo constatare che evidentemente non interessano a nessuno. ma qui, come dato di metodo, volevo chiarire quali erano queste proposte, quanto meno in linea generale dato che i testi li avete avuti. noi partiamo da una filosofia del finanziamento dell' attività politica dei cittadini che evidentemente non è quella espressa in questa legge dalla maggioranza. qual era il punto? era quello di tentare di trovare terreni comuni. cosa abbiamo detto, allora? la legge ratificata dalla volontà popolare , anche se non ci piace, rimane così come è. ma sulla parte che raddoppia il finanziamento pubblico — almeno su questa — vediamo se è possibile inserire alcuni criteri che rendano questa legge più accettabile, che la rendano anche più trasparente, sicuri così di interpretare le esigenze delle forze politiche di maggioranza che hanno sempre definito questa legge, diversamente da noi, come moralizzatrice della vita politica. non voglio soffermarmi su questo aspetto su cui l' ironia sarebbe fin troppo facile, ma che questa legge abbia contribuito ad una moralizzazione dei partiti è tutto da verificare, perché non mi pare che dal 1975, anno di entrata in vigore di questa legge, ad oggi, siano scomparsi i fondi neri o le illegali fonti di finanziamento. ma non è questo il punto. sul raddoppio noi diciamo: vediamo alcuni punti. innanzitutto (ed in materia aspettiamo una risposta), siamo d' accordo o no che, come avviene per tutte le altre attività finanziarie dello Stato, a finanziamenti pubblici corrispondano controlli pubblici? controlli pubblici e non la finzione di oggi, ipocrita, con un controllo pubblico che non esiste poiché, per evitare lo stesso, si danno i soldi del finanziamento pubblico tramite il gruppo parlamentare , che li devolve poi — tranne quel 5 per cento destinato al funzionamento del gruppo medesimo — al partito. con questo escamotage, che è ipocrita per non dire di peggio, si evita — come ho detto — il controllo pubblico su finanziamenti pubblici. ritorno sul quesito. siamo d' accordo o no che perpetuare tale stato di cose non è moralmente accettabile. che non è possibile pretendere l' erogazione di 90, — 100 miliardi l' anno, indicizzati, dallo Stato senza un rigoroso controllo pubblico, così come avviene — o come dovrebbe avvenire — su tutte le altre forme di erogazione di pubblico denaro? siamo d' accordo o no che l' erogazione in questione deve essere svincolata dal passaggio relativo al gruppo parlamentare ? siamo d' accordo, quindi, che il partito politico che riceve tali finanziamenti — esattamente come ogni altra persona fisica o giuridica che si trovi in questa situazione — è sottoposto a controlli pubblici e che, in conseguenza, i bilanci debbono essere fatti in modo molto più dettagliato? non sto a ripetere quanto, al riguardo, molto meglio di me hanno scritto sui giornali, in questi giorni, Minervini ed altri colleghi; posizioni che hanno trovato una loro forma parlamentare in appositi emendamenti. se questo non è e se la vostra risposta sui punti di cui sopra è negativa, come pensate si possa proseguire in certe direzioni? badate che io vorrei sentire le ragioni del vostro no a queste richieste, che non ho finora ascoltato. e motivazioni fornite apertamente, in un pubblico dibattito. perché i partiti politici non dovrebbero essere soggetti a pubblico controllo, con bilanci compilati diversamente... bilanci in cui, tanto per non essere ridicoli, non esista un' unica voce, definita « cartoleria e spese elettorali » . se mi consentite, tutto questo diventa davvero un po' ridicolo. il secondo quesito riguarda l' indicizzazione, più o meno congelata, certo ristretta. ma vi pare normale, in questo momento (noi diciamo sempre, ma in particolare in questo momento), in cui si discute della scala mobile , in cui la si vuole togliere ad altre categorie di cittadini, che i partiti politici si autovotino l' indicizzazione dei propri finanziamenti? ritengo che anche al riguardo potremo aprire, serenamente, una discussione. è vero che abbiamo affermato che se restano i 45 miliardi, con l' inflazione esistente e che con il passare degli anni questi soldi non vorranno dire più nulla. già oggi — come ben sapete — per molti partiti vogliono dire assai poco, rispetto al bilancio complessivo degli stessi. ma altro sarebbe stato se aveste chiesto un semplice adeguamento. in realtà la pretesa dell' indicizzazione implica, di fatto, che del problema il Parlamento non parli più, proprio perché l' indicizzazione scatterà automaticamente. vi sembra una cosa normale e logica, in questo momento di emergenza economica (e non sto a ripetere dati che voi, come forze di maggioranza, conoscete benissimo)? vi sembra una cosa apertamente sostenibile? queste non sono solo posizioni o richieste radicali. ma certo se trovassimo un' intesa su questi due punti avremmo fatto un notevole passo avanti. in realtà, però, il punto in cui la filosofia di questa legge, che finanzia le attività ordinarie del partito e la struttura burocratica del partito, in quanto tale, si scontra con la nostra filosofia, che tende a realizzare il finanziamento pubblico delle attività politiche dei cittadini, costituisce il terzo aspetto di riflessione oggetto dei nostri emendamenti, che parte da una concezione diversa del partito, come dato di aggregazione di cittadini su singole e specifiche battaglie. se la legge vigente tende a finanziare le burocrazie di partito, vogliamo trovare, almeno con riferimento alla quota relativa all' aumento dello stanziamento, la possibilità di finanziare le attività politiche dirette dei cittadini? al riguardo abbiamo avanzato varie proposte, relative alla contribuzione all' attività dei cittadini in campo referendario, ad esempio, oppure sul piano delle proposte di legge di iniziativa popolare. è chiaro che tutto ciò deve avvenire sulla base di un certo numero di firme, raccolte secondo modalità prestabilite. non pensiamo affatto all' ipotesi di finanziare i primi dieci cittadini che depositino una richiesta di referendum: non siamo così pazzi! noi abbiamo proposto che, a partire da un certo numero (se non erro centomila) di firme, raccolte e registrate, vi sia un contributo, che può essere anche costituito dal diritto di usufruire di un servizio pubblico , soprattutto sul piano dell' informazione (ad esempio la possibilità che il comitato promotore abbia la possibilità di spiegare, tramite i mass-media ed in particolare tramite la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, le motivazioni dell' iniziativa assunta). allo stesso modo, vi abbiamo chiesto di assicurare servizi, in particolare di informazione, a partire da un certo numero di firme raccolte, per le proposte di legge di iniziativa popolare. ritenete che questa attività di iniziativa politica dei cittadini debba essere riconosciuta? badate che l' attività politica non si deve esprimere, nel paese, solo attraverso i partiti politici . è la nostra Costituzione che prevede forme di attività politica diretta. i referendum costituiscono un' iniziativa prevista dalla Costituzione. possiamo discutere, come abbiamo fatto in questi anni, tra la nostra visione dei referendum come attività ordinaria o la vostra, tra la concezione del referendum come dato di stimolo al Parlamento, o come iniziativa diretta dei cittadini, che non vogliono stimolare nessuno (e se il Parlamento si autostimola, tanto meglio). allora domando: questa attività politica, sancita dalla nostra Costituzione, ha dignità almeno pari a quella esplicata dal partito politico in quanto tale, oppure no? non parlo di una valutazione soggettiva: questo referendum è buono politicamente, questo mi piace, quell' altro non mi piace, questo è importante, quello non è importante. io mi riferisco all' attività di centomila cittadini, alla quale mi sembra debba essere riconosciuta una dignità pari a quella dell' attività esplicata dai partiti costituiti. su questo punto ci dobbiamo confrontare. se la nostra Costituzione questo prevede per il referendum, allora si pone anche qui il problema — così com' è stato posto in questo articolo 1 — del rimborso per le spese elettorali per il Parlamento europeo , per le regionali, per le provinciali, per le consultazioni referendarie. si tratta di risolvere il problema di fondo , perché sui vari accorgimenti ci si può intendere. forse, poiché voi non avete mai raccolto firme per il referendum, vi sembra che centomila firme — autenticate — si raccolgano facilmente. questa cifra vi sembra troppo bassa? vi sembra forse che, prima di riconoscere un' importanza politica ai cittadini che si muovono autonomamente, con o contro i partiti, non importa, le firme autenticate debbano essere duecentomila? mila? su questo punto si può trattare, evidentemente. vi sembra che il comitato promotore abbia diritto di spiegare perché richiede un referendum quando ha ormai raccolto tutte le 500 mila firme, oppure — come noi crediamo — anche nella fase precedente? tutto dipende dal riconoscimento di un principio di fondo: riconoscere l' attività di democrazia diretta dei cittadini come attività politica, di dignità uguale a quella dell' attività svolta tramite delega a partiti politici . possono esistere differenze tra noi, rispetto alla nostra strategia referendaria, e voi, che considerate questo come un fatto straordinario; tuttavia ritengo che, come dato di metodo, anche su questo punto sia corretto aspettarci ormai da voi una risposta. vogliamo sapere se intendete respingere la nostra impostazione perché non è così, ovvero se siano soltanto necessari degli aggiustamenti di tiro. ecco quindi il terzo punto, su cui siamo ansiosi di avere una risposta da parte vostra, di sentire delle considerazioni su questo che noi consideriamo un utilizzo diverso di una parte del finanziamento pubblico. rimarrebbe quindi la parte ordinaria, già sancita dal referendum, per l' attività di partito; noi tentiamo di vedere se, nella parte del raddoppio, sia possibile prevedere, oltre al finanziamento degli organici dei partiti, anche una sorta di finanziamento in servizi (parlavo infatti di possibilità di informazione) per i cittadini che autonomamente, senza passare per la delega al Parlamento, intendano esprimere una iniziativa politica. e passo al punto successivo. noi abbiamo sempre detto che ci pareva giusto finanziare non tanto la vita ordinaria del partito — e quindi le sue sedi, i suoi organici, i suoi funzionari, eccetera, ma soprattutto i servizi che possono essere resi ai cittadini per conoscere e per influire sulle determinazioni politiche e dei partiti e del Parlamento. poiché per deliberare occorre conoscere, abbiamo proposto che una parte di questo raddoppio del finanziamento pubblico vada agli organi di informazione dei vari partiti, siano essi impianti radiofonici su scala nazionale, siano essi giornali. questo è un dato fondamentale per conoscere e quindi influire sulle attività politiche del proprio partito e del Parlamento, con una clausola specifica però: che i giornali di partito, eventualmente finanziati da questo provvedimento, non ricevano finanziamenti anche dalla legge sull' editoria, nonché, come capita ormai a molti giornali, finanziamenti dalla Sipra. è evidente a questo punto che se intendiamo pensare ad un finanziamento dell' attività degli organi di informazione del partito, non possiamo fare poi il gioco delle tre carte , prevedendo tale finanziamento come aggiuntivo a quello che deriva dalla legge sull' editoria. faccio presente che noi ponemmo il problema degli organi di informazione dei partiti quando si discusse la legge sull' editoria, e ci fu risposto che questa nostra proposta andava esaminata nell' ambito della legge del finanziamento pubblico dei partiti. signor presidente , poiché tutta una serie di emendamenti aggiuntivi ed integrativi di quest' articolo, che sto cercando di illustrare, si riferiscono a rimborsi delle spese per i referendum, ritengo di essere in argomento. non solo, ma altri subemendamenti che noi intendiamo presentare a questo emendamento riguardano i rimborsi anche agli organi di informazione. abbiamo presentato questi emendamenti proprio perché riteniamo che le attività istituzionali di un partito politico siano certamente le elezioni e la campagna elettorale , e noi siamo stati sempre favorevoli ai rimborsi delle spese elettorali, ma con alcuni accorgimenti. anche qui vi presentiamo una formulazione un po' più dettagliata di che cosa sia un rimborso elettorale; nell' ottica che al denaro pubblico corrisponde controllo pubblico, per cui la stessa scrittura del bilancio non può essere « cartoleria e spese elettorali » . perché in tal caso non sarebbe così facile il controllo pubblico, ammesso che lo si voglia e non sia impedito, com' è oggi, dalla finzione del gruppo parlamentare . per tali motivi, quindi, abbiamo presentato una formulazione diversa di come deve essere compilato il rimborso delle spese elettorali. detto questo, noi riconosciamo che tra le attività di partito che è giusto in un qualche modo finanziare, purché dettagliatamente descritte e provate, vi è appunto l' attività elettorale, perché i fautori del finanziamento statale ai partiti prendono normalmente le mosse nella loro battaglia dalle funzioni pubbliche che caratterizzano le attività dei partiti stessi e comunque da quelle che sono le più appariscenti e che sono le attività di mobilitazione elettorale, di canalizzazione del consenso e di educazione politica. ora voi evidentemente consentirete che da questo punto di vista la funzione dei partiti è fondamentale e assume, per l' appunto, caratteristiche di un servizio essenziale in termini elettorali. ma l' unica attività che è essenziale, da una battaglia elettorale all' altra, è appunto quella che viene chiamata di canalizzazione del consenso o di educazione politica e che si esplica tramite un canale fondamentale che è quello dell' informazione. ed è per questo che noi diciamo appunto « informazione di partito » comprendendo, a livello tecnologico, quelli che sono i nuovi canali di informazione. anni fa se avessimo parlato di « canali di informazione del partito » avremmo dovuto intendere probabilmente i volantini; poi abbiamo detto, e ci sono stati, i giornali; ci sono oggi le radio e le TV private come organi di partito e, non dimentichiamoci che un servizio fondamentale può essere reso, peraltro senza spesa, ma con beneficio, credo, di informazione sull' attività di tutti i partiti, dalla TV di Stato. e lì proprio arrivo non come partito radicale e, quindi, partito di opposizione, ma come tutti i piccoli partiti. voi vi rendete conto che forse ognuno di noi, ognuno dei partiti risparmierebbe e molto se invece di buttare i soldi raggiungendo ventimila persone così come avviene con l' Umanità o La Voce Repubblicana , stabilissimo (e fanno benissimo a farlo... dico semplicemente che oggi c' è anche un altro sistema). noi abbiamo proposto infatti che a giorni alterni tutti i partiti abbiano uno spazio televisivo, anche nella tarda serata, dopo i telegiornali, quindi alle 23,30, perché ci sembra che con molto minore costo per i contribuenti si possa raggiungere un maggiore risultato, e certamente si raggiungono più persone che se noi facessimo un quotidiano del partito radicale che con enormi sforzi potremo forse vendere a ventimila persone, peraltro in perdita e, quindi, andando a finire come tutti i giornali a chiedere poi finanziamenti attraverso i meccanismi previsti dalla legge sull' editoria o, peggio ancora alla Sipra. dicevo quindi che in relazione ai rimborsi elettorali, anche se vi facciamo una proposta di migliore descrizione delle spese elettorali — e siamo d' accordo probabilmente con il collega Minervini, cioè che queste spese debbano essere certificate — credo che sia importante questo servizio. non a caso non ci siamo opposti agli articoli 2 e 3 che per l' appunto si riferivano ai rimborsi delle spese per le elezioni regionali comprese quelle delle regioni a statuto speciale . per quanto riguarda il Parlamento europeo dovrei esporre una considerazione che non deriva dalla mia esperienza, peraltro fugace, di parlamentare europeo, ma anzi è precedente a questa esperienza e risale al 1979, quando fummo presenti per la prima volta in una campagna elettorale per elezioni europee . ricordate che in quel periodo il compagno Craxi voleva che quelle elezioni fossero assolutamente abbinate con quelle nazionali. nessuno si è accorto che si è eletto un Parlamento europeo , ma se anche, per caso, qualche sventurato si è accorto di aver votato per la formazione di un Parlamento europeo , poi, poveretto, non ha saputo più nulla di questo Parlamento e che cosa esso faccia, perché a prescindere dal particolare che fa molto poco, sta di fatto che anche quel poco non è molto degno di informazione. quello che mi colpì allora, ma questa è una prassi che continua, fu la disparità di trattamento. noi non eravamo membri del Parlamento europeo precedente, eletto per delega anche da questo Parlamento, niente di male, succede, non ci si dispera di questo. ci siamo disperati, invece, nel momento in cui abbiamo scoperto che i gruppi già presenti nel Parlamento europeo avevano ricevuto — così come hanno continuato e continuano a ricevere — finanziamenti previsti nelle voci numero 3705 e 3706 del bilancio del Parlamento europeo sotto il titolo di « attività politiche supplementari e attività di informazione » ; e per la verità si tratta di cifre anche consistenti. ad esempio, nel bilancio dell' anno scorso si trattava di 5.372.400 unità di conto, circa sei miliardi e mezzo, divise tra i gruppi già presenti; questo per quanto riguarda le voci « attività politiche supplementari e attività di informazione » e la numero 3705, « partecipazione alle spese di segretariato dei gruppi politici del Parlamento europeo » ; ovviamente questi fondi sono stati utilizzati dai gruppi presentando documenti, libri, documentazioni, eccetera, per la propria campagna elettorale . giustissimo o no? siamo d' accordo che nelle battaglie politiche, in democrazia, si parte tutti, dal più grande al più piccolo, dallo stesso punto e vince chi ottiene il maggior consenso, ma in questo caso si è iniziato da punti di partenza diversi, per cui alcuni sono stati facilitati ed altri no; una situazione, quindi, di discriminazione ai danni dei nuovi gruppi. certo, potreste dirci di non lamentarci, giacché ora siamo presenti anche noi nel Parlamento europeo e anche noi prendiamo questi soldi, per cui il problema riguarderebbe democrazia proletaria o non so chi, se si presenterà la prossima volta, ma non credo che questo problema possa essere liquidato così sbrigativamente. ricordo che allora parlammo, forse con cattivo gusto, anzi senz' altro con cattivo gusto, di « eurofurto » per denunziare quella situazione in cui, a parte le enormi difficoltà a livello nazionale , ci trovavamo a dover « combattere » altri gruppi politici non in condizioni di parità di trattamento. con il cattivo gusto che sempre ci contraddistingue ponemmo in essere una manifestazione addirittura nell' atrio del Parlamento europeo , determinando lo scompiglio generale, perché una cosa del genere ovviamente non sta bene. questo nel 1979. eravamo un po' sparuti, per la verità, tutti con i manifesti sotto il cappotto. siamo arrivati lì e li abbiamo tirati fuori: non si era mai verificata una cosa del genere, una tale mancanza di stile... ma noi avevamo seguito anche altre strade, quelle che « hanno stile » , andando a parlare con i rappresentanti di tutti i gruppi politici ed anche l' allora presidente del Parlamento europeo , l' attuale ministro degli Esteri Colombo: capisco che forse allora non aveva poteri per incidere su una materia del genere, comunque ci disse che avevamo ragione ma che quella era la realtà. in quella circostanza, noi proponemmo una soluzione molto semplice: non essendo state ancora elargite le somme, i fondi stanziati dal Parlamento europeo sotto quelle due voci di bilancio avrebbero potuto essere bloccati fino ad elezioni avvenute e poi distribuiti sotto la forma di rimborso spese elettorali (certamente in modo proporzionale, per carità!) a tutte le forze politiche che avessero ottenuto almeno un seggio. sarebbe stata una giusta soluzione per evitare certe discriminazioni, che poi sono notevoli, cioè per evitare che chi è già presente in un certo posto abbia non solo rimborsi per spese elettorali già sostenute ma anche rimborsi preventivi per campagne elettorali che ancora si debbano svolgere. potete bene immaginare che non abbiamo ottenuto quello che chiedevamo, ma comunque questo problema per noi rimane aperto e noi lo abbiamo già riproposto in sede di Parlamento europeo , così come intendiamo riproporlo qui: se rimborso elettorale ha da esservi (e noi siamo d' accordo che vi sia, anche se con una modifica quanto all' indicazione delle spese rimborsabili), che sia dato non in maniera preventiva rispetto allo svolgersi della consultazione, perché questo non farebbe che accrescere la disparità già esistente fra le varie forze politiche che concorrono ad una certa battaglia elettorale. credo dunque che correzioni siano possibili, anche in questo senso, alla generica dizione di questo articolo, dizione probabilmente dovuta alla fretta con cui è stato formulato. e noi avanziamo proposte in questo senso, proposte che, a scanso di equivoci successivi, devono essere attentamente vagliate. ad esempio, noi presenteremo emendamenti che prevedono il caso di contemporaneità tra più consultazioni, cioè il caso che si sarebbe potuto verificare quando, a suo tempo, Craxi insisteva perché si svolgessero contestualmente le elezioni per il Parlamento nazionale e per quello europeo. e un caso che possiamo prevedere e regolare fin d' ora, senza aspettare di trovarci in difficoltà o di fronte ad equivoci nel caso in cui si verificasse una circostanza del genere. senza praticare la solita politica del rinvio, che non porta mai nulla di buono, potremmo fin d' ora decidere se in tali circostanze si debba o meno andare al cumulo dei rimborsi elettorali. ecco una nostra proposta concreta, su cui si può fin d' ora lavorare e che non ci sembra certo campata per aria. un altro caso da esaminare è quello in cui, in occasione di una consultazione elettorale (per il Parlamento europeo o anche per quello nazionale), partecipi un numero molto basso di cittadini, non perché si tratti di un' elezione parziale, ma per il fenomeno delle schede bianche e delle astensioni. anche in questo caso, non credo si possa liquidare come forma di assenteismo o di qualunquismo politico il problema delle schede bianche o nulle, o di chi non vota. appartengo ad un partito politico che ha ritenuto e ritiene che il voto non sia un obbligo e che non è detto che la manifestazione di una volontà politica avvenga sempre e solamente con il ricorso alle urne. vi sono segnali politici, volontà politiche che si possono esprimere anche astenendosi dal voto, o votando scheda bianca . e un problema da considerare, se non vogliamo liquidarlo superficialmente come qualunquista: è un fenomeno divenuto rilevante nel nostro paese. in realtà, il partito della scheda bianca o delle astensioni è quasi il quarto partito del nostro paese! da questo punto di vista , avendo ormai votato gli articoli 2 e 3 del progetto di legge in esame, una serie di accorgimenti può essere considerata ritenendo tali articoli come aggiuntivi a questo articolo 1, per decifrare e rendere per quanto possibile chiara l' articolazione del rimborso elettorale. nella relazione del senatore Bonifacio mi ha particolarmente colpito un punto, che è centrale relativamente all' intero discorso, per quanto riguarda i radicali. vi si dice testualmente che i radicali in fondo riconoscono il finanziamento pubblico ai partiti, quando riconoscono il principio del rimborso elettorale: certo, tanto è vero che esiste il rimborso elettorale per le elezioni regionali , alle quali non abbiamo partecipato e quindi non beneficeremo di tale rimborso! ma, se mi consentite, questo non è il finanziamento pubblico ordinario ai partiti, perché è il finanziamento di un momento dell' attività dei partiti, nel quale entra in gioco il giudizio degli elettori: questo è il momento in cui emerge davvero una funzione pubblica di rilevanza costituzionale dei partiti, cioè la formazione delle liste e le consultazioni popolari. ma — continua il senatore Bonifacio, testualmente — i radicali negano il partito come organizzazione permanente, e le esigenze di un' organizzazione del partito... e io credo, infatti, che sia questo il punto centrale, perché è la storia di ogni repubblica e di ogni paese. un partito nasce, si trasforma, cresce, incontra delle crisi dalle quali può riprendersi per rinnovarsi, ma può non rinnovarsi e perire. questa è la nostra visione del partito, a differenza di quanto sostiene il senatore Bonifacio. questo è il punto che ci contraddistingue. non riteniamo affatto che i partiti (non dico quali, quelli che sono oggi in termini qualitativi, ma in termini di esistenza quantitativa) debbano avere come destino ineluttabile quello di durare per sempre: crediamo che il partito sia un' associazione di cittadini su singole battaglie (o singoli ideali, chiamateli come volete), ma non per questo esso deve avere una struttura tale che gli consenta di vivere per sempre! un partito (a nostro avviso, a differenza di quanto dice Bonifacio) non è una cosa che esiste per sempre una volta costituita: esiste invece nelle iniziative politiche. è indubbio che nella formazione delle liste, nelle elezioni popolari, nella formazione della volontà politica, questo è ovviamente un momento — siamo d' accordo — di rilevanza costituzionale. i partiti possono anche morire ed è giusto che muoiano: lo abbiamo visto nella nostra storia. quindi il problema non è questo, a nostro avviso. abbiamo avuto l' esempio del PSIUP. in realtà, quello che vediamo riaffiorare dietro questa concezione del finanziamento pubblico, è lo Stato etico , il partito etico che ha una sua struttura finanziata, qualunque cosa accada. noi riteniamo invece che occorra finanziare i momenti cruciali delle attività politiche che coinvolgono tutti i cittadini, i servizi ed i risultati di queste elezioni, l' informazione dell' attività politica dei cittadini: non la struttura in quanto tale. veniamo ora ad un problema che mi interessa sottolineare perché si collega a quanto dicevo all' inizio e cioè al denaro ed al controllo pubblico. preso atto che siamo d' accordo a che la funzione elettorale sia sovvenzionata, riteniamo che l' articolo 1 necessiti di una ristesura più accurata al fine di consentire che il controllo pubblico sia più facile e perseguibile. riteniamo quindi opportuno sostituire tale articolo (la nuova formulazione dell' articolo da noi proposta fa parte di quegli emendamenti che abbiamo inviato a tutte le forze politiche ) al fine di meglio specificare quali sono i servizi che dovrebbero essere messi a disposizione durante la campagna elettorale . parliamo in questo caso del Parlamento europeo , ma ciò non toglie che le stesse norme valgano anche per il Parlamento nazionale e per quelli regionali. noi riteniamo che, per il contributo per la partecipazione alla elezione dei rappresentanti italiani al Parlamento europeo , lo Stato fornisca ai partiti, alle associazioni ed ai movimenti, che abbiano presentato liste in tutte e cinque le circoscrizioni del collegio unico nazionale, con la sottoscrizione aggiuntiva di non meno di 10 mila elettori (a questo riguardo si può ritenere che 10 mila firme non siano sufficienti, per presentare alle elezioni un nuovo movimento, e che invece 30 mila siano più eque) per ciascuna circoscrizione elettorale — si può anche valutare l' opportunità di considerare un unico collegio nazionale invece delle cinque circoscrizioni, ma questi sono dettagli sui quali si potrà facilmente trovare un accordo — i seguenti servizi e dotazioni. in primo luogo, l' assegnazione di una sede in ogni capoluogo di provincia. questa necessità sorge dal fatto che, a nostro avviso, devono essere messi a disposizione più servizi che denaro nelle mani del segretario del partito. in secondo luogo, la franchigia delle spese postali in partenza dalle sedi dei partiti, nella misura stabilita dal regolamento di attuazione della presente legge. questa è una norma che in seguito potrà essere vagliata, come ben sapete, infatti, le spese postali rappresentano, per i partiti che usano questo canale, un esborso assai rilevante. non intendo riferirmi alle campagne dei singoli candidati, poiché su questo aspetto particolare parleranno altri colleghi. noi proponiamo che lo Stato assuma anche la franchigia delle spese telefoniche in partenza dalle sedi dei partiti. in che misura ciò dovrà avvenire lo vedremo in sede di stesura del regolamento di attuazione di questa norma. ebbene, che cosa consideriamo come servizi? per noi sono servizi le varie sedi in ogni capoluogo di provincia, la franchigia delle spese postali per la distribuzione del materiale di propaganda, la franchigia delle spese telefoniche, la carta per la stampa di giornali, di manifesti o di altre pubblicazioni elettorali. proponiamo altresì che la stampa di questo materiale venga effettuata in tipografie convenzionate nelle misure stabilite dal regolamento di attuazione delle presenti norme. noi indichiamo i servizi che dovrebbero essere forniti per partiti, associazioni o movimenti, salvo poi stabilire il tetto entro il quale ogni partito deve mantenersi nelle spese per la propria campagna elettorale . credo si tratti di una proposta già avanzata dal collega Minervini, che ritengo debba essere presa in considerazione. tra i vari servizi dovranno rientrare pertanto la stampa del materiale di propaganda, la fruizione per un certo numero di ore di appositi spazi del servizio pubblico radiotelevisivo secondo le modalità stabilite dalla commissione parlamentare (alla quale questo Parlamento deve dare delle indicazioni precise), l' affissione dei manifesti, che rappresenta una delle spese più rilevanti, negli spazi comunali appositi, la pubblicazione o trasmissione di messaggi pubblicitari attraverso quotidiani, settimanali o emittenti radiotelevisive private. per questo scopo saranno stipulate apposite convenzioni. ma questi sono dati di dettaglio che potremo successivamente definire, ammesso che si possa raggiungere un accordo sul principio generale dei servizi da fornire ai partiti, associazioni o movimenti. potremo anche stabilire che le spese a carico dello Stato per l' attuazione di tutte queste norme non possa superare una certa quota, che noi avremmo indicato in 1015 miliardi, ritenendo che al resto debba provvedere il partito. comunque penso che su questa cifra si potrà facilmente trovare un accordo. in caso di contemporaneità di varie elezioni, per esempio del Parlamento europeo con quelle nazionali, la spesa (che noi — ripeto — avremmo limitato a 10-15 miliardi) potrebbe essere ridotta piuttosto che allargata. queste sono le proposte sulle quali possiamo confrontarci: innanzitutto sulla legge nel suo complesso, cioè sui punti inderogabili che ho già indicato e sui quali — se non ci saranno reazioni da parte vostra — noi non muteremo la nostra posizione. relativamente a questo articolo credo che si debba fare un lavoro molto attento, non perché esso riguardi il Parlamento europeo (pur non tralasciando il problema di chi è già presente ed ha dei denari già stabiliti per la campagna elettorale , problema che vi ho segnalato prima), ma perché c' è bisogno di una specificazione di tutta una serie di questioni che non possiamo più discutere, ovviamente, per gli articoli 2 e 3, che sono stati già approvati, ma che devono essere discussi nell' ambito di questo articolo 1 e che valgono anche per gli altri rimborsi elettorali per le elezioni previste dagli articoli 2 e 3, che non abbiamo discusso, ma velocemente approvato alla fine di luglio. credo che questo lavoro di ridefinizione e di migliore precisazione del rimborso elettorale sia importante, perché va visto anche nell' ottica di un maggiore controllo sulle spese elettorali; a questo proposito non voglio dilungarmi sulla aspra polemica relativa alla sproporzione — per non dire di peggio — delle spese elettorali di singoli candidati all' interno di partiti; forse anche qui — noi non abbiamo avuto la fantasia sufficiente — altri potrebbero suggerirci alcune norme in grado di porre un freno a questo fenomeno che raggiunge livelli spropositati. concludendo, signora presidente, pur essendo d' accordo sul principio, dico che, se è vero quanto abbiamo detto all' inizio sulla moralizzazione e sulla necessità di maggiori controlli, allora dobbiamo precisare che cosa si intenda per rimborso elettorale. in questo senso abbiamo avanzato alcune proposte che riguardano non solo il rimborso delle spese elettorali a seconda dei risultati raggiunti — anche qui abbiamo alcuni emendamenti per specificare in quali termini il rimborso debba avvenire — , ma anche, e soprattutto, la richiesta di servizi che facilitino l' attività elettorale. è vero, infatti, che probabilmente i grandi partiti di massa non hanno bisogno di un ufficio per ogni capoluogo di provincia, perché avranno senza dubbio già le sedi dei loro partiti; ma il problema sta nel voler prestare attenzione ad associazioni o movimenti nuovi che si presentano nella campagna elettorale e che, una volta raccolte le firme necessarie, debbono essere messi nella possibilità di concorrere a pari diritto e su identici punti di partenza rispetto ai grandi partiti. noi, ad esempio, non abbiamo mai accettato, anche se lo abbiamo dovuto subire, che le tribune politiche fossero proporzionate al peso dei partiti, perché, se la democrazia ha una regola di base, è quella che si parte tutti, almeno nei servizi e nell' informazione, dalle stesse basi di partenza, per far sì che vinca chi raggiunge il maggiore consenso elettorale. tutto questo è vero ed è sostenibile se tutti sono stati messi nella condizione di partire dallo stesso livello, perché voi non potrete certo sostenere che chi dispone di un' ora di trasmissione televisiva non sia favorito rispetto a chi, pur avendo raccolto le firme necessarie per la presentazione delle liste, non ha per motivi numerici uno spazio televisivo superiore ai cinque minuti. non mi vorrete dire che si tratti di un identico punto di partenza : così non vince il migliore, ma chi ha più strumenti! ritengo quindi che, almeno per i servizi, tutti debbano essere messi nella stessa condizione, per poter concorrere democraticamente, usando, quindi, per tutti la stessa regola del gioco. e l' unica occasione, credo, che ci rimane per farlo all' interno di questa legge (ed anche da questo, evidentemente, riusciremo a vedere quale sia la volontà politica rispetto all' attenzione su questi punti che noi abbiamo sottolineato), a mio avviso, è su questo articolo, perché poi non parleremo più di rimborso elettorale. ed è in questa sede che, a mio avviso, vanno definite tutte queste questioni.