Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
VIII Legislatura - Assemblea n. 348 - seduta del 10-07-1981
1981 - Governo I Spadolini - Legislatura n. 8 - Seduta n. 348
  • Comunicazioni del Governo

signor presidente , onorevoli colleghi , signor presidente del Consiglio , non comincerò — come hanno fatto in genere coloro che hanno parlato dai banchi dell' opposizione, al Senato e qui, e come maliziosamente ha fatto anche qualcuno che ha parlato dai banchi della maggioranza, — il mio intervento ostentando la mia e la nostra delusione nei confronti della struttura e del programma del Governo da lei presieduto, perché in verità non ci aspettavamo nulla di più e nulla di diverso; non perché siamo preveggenti, o migliori di altri, e neppure perché abbiamo — o io abbia personalmente — delle pregiudiziali nei suoi personali confronti, ma perché io ho la ventura e anche l' onore di essere il segretario del solo partito di opposizione e di alternativa al sistema e al regime. non è facile dirigere un partito su una linea di questo genere, che comporta ogni rinuncia al potere e alla spartizione di esso, a livello nazionale e locale, però dovete riconoscere che al di là dei pochissimi meriti di chi vi parla, si tratta di una scuola che ci consente, e mi consente in questo momento, di non limitarmi a guardare all' emergenza, o alle quattro emergenze di cui ella ha parlato — e di cui naturalmente parlerò anch' io — ma di estendere lo sguardo al di sotto dell' iceberg, non soffermandosi soltanto sulle punte. riconosciamo quindi senza dubbio che le emergenze da lei denunziate esistono, ma ci sembra di poter dire — autonomamente e rispettosamente dal punto di vista personale — che lei non sia assolutamente in grado, perché lei è nel sistema e ne riflette i lati positivi che non riusciamo a vedere — se ci sono — e i lati negativi — che anche lei ammette — , di ergersi al di fuori e al di sopra del sistema, per cui si presenta al giudizio del Parlamento e del paese esattamente come si sono presentati i governi precedenti, che non avrebbero potuto fare nulla di diverso. ella, infatti, si presenta per curare la febbre o per seguirne la purtroppo inevitabile ascesa, senza alcun rimedio, alcuna cura ed alcun suggerimento per quanto concerne la malattia. allora credo che il compito del MSI-Destra Nazionale in questo caso sia diverso da quello degli altri partiti di opposizione, e naturalmente da quello dei partiti della maggioranza. credo che noi (perché paghiamo questa autorità se è una autorità, paghiamo questo privilegio se è un privilegio, paghiamo questo sacrificio se è un sacrificio) abbiamo il diritto ed anche il dovere di fare un po' di anamnesi nei confronti dell' ammalato, cioè di andare a ricercare le vere cause della crisi in cui versa oggi, secondo tutti ed anche secondo lei, l' Italia. pertanto, a lei non rimproveriamo proprio nulla, senatore Spadolini, perché — ripeto — non è riuscito a deluderci. possiamo, semmai bonariamente ripeterle il verso oraziano quo promissa cadunt ex omnia pitagorea . ecco, se lei, per avventura, ha ritenuto di fare un' operazione di metempsicosi, come aveva ritenuto di fare, secondo Orazio, il buon antico Ennio, che pensava che in lui potesse rivivere lo spirito di Omero, si tranquillizzi: nessuna operazione di questo genere poteva avvenire, nessuna operazione di questo genere è avvenuta. si rassicuri: né Cavour né Garibaldi né Mazzini sono disponibili per operazioni di metempsicosi nei suoi confronti e a suo vantaggio, non per colpa sua, ma poverini, nemmeno per colpa loro. se vogliamo puntualizzare un poco questa iniziale critica, attraverso i riferimenti costituzionali che ella ha ritenuto di fare, onorevole Spadolini, l' articolo 92 della Costituzione dove è andato a finire? lei lo ha invocato pubblicamente; lei avrà la bontà di ricordare che se ne è parlato anche nella consultazione che lei ci ha accordato così gentilmente, così cordialmente, senza la spocchia e la presunzione di alcuni suoi predecessori. lei ricorderà che se ne è parlato in quell' occasione e forse ricorderà che io mi permisi, in quella occasione, di darle soltanto un piccolo consiglio malizioso, perché sapevo che non ci sarebbe riuscito. le dissi di costituire, se possibile, un Governo con pochi ministri e con ancor meno sottosegretari. lei sa benissimo di non essere riuscito nell' intento, che l' articolo 92 della Costituzione sembrava spianarle davanti, ed ha anche risposto nel suo discorso al Senato, poi a noi comunicato, dicendo testualmente: « si trattava di realizzare un governo politico e di partiti, non un Governo utopico e proiettato nella terra di nessuno » . vede, senatore Spadolini, la crisi del sistema e l' appartenenza al sistema quali scherzi fanno? senza volere, lei è stato trascinato a dire proprio quello che non voleva dire, perché ha detto di avere costituito un Governo di partiti. l' articolo 92 non ha funzionato, e lei non poteva farlo funzionare, perché questa — e lo dico con estrema correttezza formale e sostanziale; mi creda non è la Repubblica degli italiani, tanto meno è la Repubblica fondata sul lavoro: questa è la Repubblica fondata sui partiti. in una Repubblica dei partiti, dove soltanto i partiti contano (e vedremo come, anzi, lo stiamo vedendo da tanto tempo ), l' articolo 92 è una delle tante piccole menzogne inserite, magari involontariamente, nel testo costituzionale. quindi, lei, presidente Spadolini, non è chiamato — ce ne dispiace — ad innovare qualcosa. non è nemmeno chiamato a fare risorgere antichi ideali risorgimentali. lei è chiamato soltanto ad un compito importante (ma al tempo stesso modesto) per un uomo di cultura come lei (non c' è alcun dubbio), e al tempo stesso scontatissimo. lei è chiamato al compito di portare avanti verso la fine, l' immagine malinconica di una società politica in completo sfacelo. d' altra parte, uno dei grandi spiriti che lei ha evocato nel suo discorso di presentazione o nella replica al Senato, Pietro Nenni, lo aveva detto tanto tempo fa. sono passati tanti anni dal giorno in cui Pietro Nenni, a seguito di una grossa delusione politica, non elettorale, ebbe a definire questo sistema come una « democrazia senza demos » . lei ricorderà questa definizione di Pietro Nenni. è testimone insospettabile. lei adesso è al vertice, come presidente del Consiglio , di codesta « democrazia senza demos » , di codesta Repubblica dei partiti. non vorrei che lei finisse per recitare, oppure ad essere costretto, a recitare la parte di Romolo Augustolo . trentacinque anni fa un illustre esponente della Resistenza fu presidente del Consiglio della Repubblica nata dalla Resistenza. trentacinque anni dopo, il senatore Spadolini... chiedo scusa, onorevole presidente del Consiglio . spero che gli stenografi abbiano la bontà di correggere, perché si è trattato di un lapsus assolutamente involontario: presidente del Consiglio della Repubblica che stava nascendo allora dalla Resistenza torna ad essere, dopo 35 anni, un dico, che non mi sembra — e ne sono veramente felice che abbia taluni titoli di vario genere che appartenevano e continuano ad appartenere, nella memoria di chi se ne ricorda, al personaggio in questione, che non nomino. mi sembra si possa parlare di una sorta di beffa, di scherzo della storia politica italiana , che porta lei, con ben diverse etichette di ogni genere, alla testa della società politica italiana nata dagli errori di allora, dalle tragedie di allora ed anche da talune verità di allora, nata comunque da un equivoco di fondo perché si trattò allora di non innovare ma di ritornare a precedenti che la storia aveva seppellito. si tratta adesso di non innovare perché si sta seppellendo, in termini storici, la pseudodemocrazia, in sostanza la partitocrazia nata 35 anni fa ed oggi infelicemente declinante. a questo punto debbo riprendere rapidamente un argomento che ha trattato molto bene, molto garbatamente, l' onorevole Costamagna. da posizioni molto diverse dalle nostre egli si è domandato — ed ha risposto con garbo — che cosa significa, nel 1981, questa divisione tra un' Italia laica ed un' Italia confessionale (quest' ultima rappresentata dalla Democrazia Cristiana ). ora io debbo, nei confronti del partito della Democrazia Cristiana (e chiedo scusa ai pochi colleghi cortesemente presenti), ripetere quello che ho detto in dichiarazioni alla stampa quando è stato annunziato l' avvento del Governo Spadolini, e cioè che non ci dispiace affatto che a tanti democristiani sia succeduto un laico. ecco, la cura dimagrante che a livello di Governo la Democrazia Cristiana sta subendo, dopo averne subita una anche a livello elettorale, non ci dispiace affatto; credo anzi che farà bene alla Democrazia Cristiana stessa, ai suoi massimi esponenti, toglierà di mezzo un po' di quella arroganza di potere che ha caratterizzato molte volte esperienze più o meno recenti di governi presieduti dalla Democrazia Cristiana e, soprattutto (lo dico pro domo mea , certo anche pro domo mea ), credo che il fatto che una volta tanto non sia presidente del Consiglio un democristiano spigrisca un poco — io spero — anche certo elettorato, abituato pigramente, sull' esempio che viene purtroppo, in questo caso, sempre dall' alto. spero dunque che una parte dell' elettorato si spigrisca e cominci a capire — e sarebbe tempo — che non è proprio necessario votare per la Democrazia Cristiana per garantire un Governo chiamiamolo democratico, né peggiore, né migliore dei precedenti. d' altra parte, una volta tanto mi dà ragione persino l' onorevole Andreotti, il quale in una recentissima intervista a L'Espresso ha dichiarato testualmente: « la Democrazia Cristiana non è mai stata tanto isolata. non era isolata in questo modo nemmeno ai tempi di Tambroni, quando, per lo meno, aveva l' appoggio dei missini » . e l' onorevole Andreotti non ha aggiunto (avrebbe anche potuto farlo): « appoggio leale e sacrificale dei missini » , perché noi abbiamo avuto l' onore di appoggiare il Governo Tambroni, avevamo avuto l' onore di appoggiare il Governo Segni, avevamo avuto l' onore di appoggiare persino il Governo Zoli, avevamo avuto l' onore di appoggiare il Governo Pella. ebbene, non c' è un italiano, dentro o fuori il Parlamento, il quale dopo tanti anni possa dire: « però aveste la tal contropartita..., però otteneste il tal vantarlo...; però uno di voi diventò presidente di un ente, di una banca, di una loggia massonica ... » . niente di tutto questo. ed allora, colleghi della Democrazia Cristiana , è venuto il momento di dirvi che non avete avuto, da tanti anni a questa parte, neppure l' appoggio del Movimento Sociale Italiano ed era logico che non lo aveste. qualcuno di voi ha inventato la formula, che vorrei tutti dimenticassero, del famose arco costituzionale per escluderci; adesso state sotto l' arco rappresentato, effigiato, da un presidente del Consiglio laico. ma, ciò detto — e credo ne avessimo il diritto, per levarci questo sasso dalle scarpe, un sasso che ci teniamo da tanti anni a questa parte, dal mese di agosto del 1960 — debbo anche rilevare, onestamente, che non è vero che il partito della Democrazia Cristiana abbia rappresentato in questi 35 anni una esigenza, una istanza confessionale. voi, colleghi della Dc, avete rappresentato una esigenza, una istanza confessionale o, sia detto più rispettosamente, cattolica, nelle campagne elettorali e soltanto nelle campagne elettorali . finite queste ultime, siete corsi qui, eletti deputati in nome dell' unito dei cattolici, ed avete puntualmente votato per presidenti comunisti alla testa di questa Assemblea; siete usciti dalle campane elettorali e, a livello locale, vi siete tranquillamente congiunti con laici, con socialisti, talora anche con comunisti. quindi, da parte della Democrazia Cristiana , l' unità dei cattolici ed il confessionalismo sono stati semplicemente oggetto, fonte di speculazione politica, o, più esattamente, di speculazione elettorale. tra una campagna elettorale e l' altra, la Democrazia Cristiana ha fatto proprio, coerentemente (per carità!), fino al precipizio, fino al precipizio in cui sta cadendo, il motto di De Gasperi . De Gasperi (personaggio nei confronti del quale abbiamo tutti il massimo rispetto, nella memoria), il quale definì la Democrazia Cristiana , dopo il grande successo del 1948, « partito di centro in marcia verso sinistra » . e quella cui mi sono riferita è stata la marcia che ha compiuto sin qui la Democrazia Cristiana che, pertanto, non merita di essere considerata né partito confessionale, né partito cattolico . anzi, l' onorevole Costamagna diceva che se l' aggettivo « cristiano » fosse stato una volta abolito ciò avrebbe rispecchiato determinate situazioni. ma, se questo è vero a proposito degli atteggiamenti temuti sempre, in tutto il dopoguerra, dalla Democrazia Cristiana , è anche vero che i cosiddetti « laici » altro non hanno fatto che — se voglio usare una parola un po' dura — fornicare con la Democrazia Cristiana . se vogliamo usare parole meno dure, non hanno fatto altro che spartirsi la torta del potere, dal tempo del CLN in poi, con la Democrazia Cristiana . i principi laici, gli eroi del Risorgimento, Mazzini e Garibaldi... di Garibaldi si sono appropriati i comunisti, di Mazzini talvolta si sono appropriati i repubblicani, ma si è trattato solo della effigie. perché andare a disturbare ancora questi personaggi risorgimentali? lasciamoli in pace! anche perché gli italiani, dopo che la Resistenza è stata definita « secondo Risorgimento » , in verità non capiscono più molto in materia e rischiano di perdere rispetto nei confronti dei grandi personaggi del Risorgimento. dunque, lasciamoli in pace, lasciamo in pace tutti gli altri grandi personaggi del passato e rendiamoci conto, tutti quanti, che i cosiddetti « laici » non hanno rappresentato sin qui nulla di diverso, se non nelle tonalità ed anche in questo dibattito, della grande componente della Democrazia Cristiana . tutto ciò — badate bene — nemmeno in relazione alle questioni proprie dello Stato, dal punto di vista dei rapporti con la Chiesa. uno degli impegni del presidente del Consiglio Spadolini è relativo alla famosa revisione del Concordato. sapete tutti perfettamente bene che il relatore democristiano, colui che tratta, è l' onorevole Gonella e sapete anche tutti, perfettamente bene, che i cedimenti sono stati tali, nel corso dell' intera trattativa (cedimenti non da parte della Chiesa, ma da parte dello Stato), che non si può certamente dire che questo lavoro sia stato portato avanti dai laici insieme alla Democrazia Cristiana . è stato, invece, portato avanti dalla Democrazia Cristiana , con i laici al guinzaglio. ho fatto alla televisione, recentemente, in ordine al Concordato, una citazione provocatoria. la ripeto qui perché si tratta di una citazione testuale. mi sono permesso di ricordare (senatore Spadolini, non le dispiacerà), il discorso che Mussolini pronunziò al Senato, dopo che il Concordato era stato firmato dalle due parti. egli si ribellò alle interpretazioni correnti, secondo le quali la Chiesa aveva piegato lo Stato, respinse la formula cavouriana — che lei ricorda molto meglio di me, senatore Spadolini — « libera Chiesa in libero Stato » ed ebbe a dire: « Chiesa non libera né sovrana in stato libero e sovrano » . questo ebbe a dire un certo Benito Mussolini. non so se avesse ragione o torto, ne parlo in senso tutt' altro che apologetico, soltanto per ricordare che, se i laici che sono al potere da trentacinque anni a questa parte insieme alla Democrazia Cristiana sono riusciti, insieme alla Democrazia Cristiana , a compiere il magnifico capolavoro di condurci ad una revisione del Concordato che annullerà le non molte prerogative che lo Stato libero e sovrano poteva vantare nei confronti della Chiesa, senza con questo tutelare il magistero spirituale della Chiesa, ebbene io consiglierei ai laici di non presentarsi più come tali, come consiglieri ai democristiani di non presentarsi più come cattolici e confessionali, poiché entrambi debbono rendersi conto che sono stati e continuano ad essere gli uomini del sistema, gli uomini del potere, gli uomini del regime, senza alcun titolo di merito nei confronti del Risorgimento, del processo formativo ed evolutivo del nostro paese, comunque e da qualunque parte possa essere considerato. passando ad altro argomento, relativo anch' esso alla fisionomia generale di questo Governo, rilevo che lei, signor presidente del Consiglio , ha respinto ogni qualificazione o etichetta di Governo a termine, di transizione o di tregua. le do atto che non avrebbe potuto esprimersi diversamente poiché sarebbe stato indubbiamente indegno di un presidente del Consiglio ed avrebbe costituito un atteggiamento incostituzionale l' accettare la guida di un Governo per il quale si fosse chiesta la fiducia dei due rami del Parlamento sulla base di una sua qualificazione come governo di tregua, ponte o balneare. ma la realtà qual è, senatore Spadolini? mi sembra che le manovre per il « dopo Spadolini » siano già in corso . non mi riferisco a quanto è stato detto nell' Aula del Senato o in quest' Aula, sebbene le affermazioni dell' onorevole Longo, segretario del partito socialdemocratico , debbano essere tenute in qualche considerazione. mi riferisco, invece, ad esempio, alla conferenza stampa che ieri hanno tenuto i dirigenti romani del partito socialista , nella sede di mondo operaio, in cui è stato affermato (lo si rileva dal comunicato finale) che « l' ipotesi preferenziale per il Governo di Roma » — non si tratta di una bazzecola — « è quella di confermare in Campidoglio la Giunta di sinistra » . lei sa — ne parlano i giornali di stamane — che in Sicilia c' è grande tramestio per la presidenza dell' assemblea e del governo regionale, con tentativi comunisti di accattivarsi il partito socialista , con tentativi ai socialisti di ottenere in Sicilia ciò che non hanno ancora ottenuto in sede nazionale. negli enti locali , nei comuni più importanti, nelle province, nelle regioni e soprattutto in quelle a statuto speciale , è in corso una vera e propria consultazione tra i partiti dell' attuale maggioranza ed il partito comunista , o del partito comunista con quello socialista, o del partito socialista con i democristiani, i repubblicani, i socialdemocratici, qualche voltai liberali: si tratta di consultazioni politiche che il Governo non può ignorare e che incidono sulla credibilità della formula di Governo. ora, lei non può dire che le questioni di formula non le interessano. è proprio sulla base di una formula che lei ha potuto costituire il suo Governo, e se ha potuto elaborare un programma, cioè avvenuto nel quadro della formula prescelta. ebbene, quella formula è già ora in crisi a causa di manovre facilmente identificabili. è di oggi o di ieri un' interpellanza presentata da otto deputati comunisti, ché — guarda caso — hanno ripreso un' intervista dell' onorevole Andreotti (sempre lui!), concessa al giornale La Repubblica , nella quale, con quel suo tono tra lo svagato i e l' ingenuo (usare questa espressione nei riguardi dell' onorevole Andreotti costituisce da parte mia una bravura dialettica di cui forse neppure lei, senatore Spadolini, sarebbe capace!), egli si è chiesto: « di chi è questa Sophilau? » . come in una partita di biliardo a carambola, dopo che Andreotti si è posto ingenuamente questa domanda e che La Repubblica l' ha pubblicata, otto deputati comunisti afferrano l' occasione e presentano un' interpellanza in Parlamento. se ne parlerà? quando se ne parlerà, l' onorevole Craxi sarà in Aula, sarà fuori dell' Aula, sarà disponibile per dare spiegazioni che indubbiamente potrebbero essere richieste a lui e al partito socialista ? se non ci sarà l' onorevole Craxi, ci sarà l' onorevole Signorile, riprenderà tra Craxi e Signorile la partita dell' anno scorso che si giocò in Arabia Saudita ma che poi continuò ad essere giocata in Italia, con l' intermediazione del promosso ministro, forse per meriti tangenziali, arabo-petroliferi, senatore Formica? queste sono tutte cose, senatore Spadolini che si svolgono in questo momento nell' ambito dei partiti di Governo e quindi credo di poter dire che lei ha perfettamente ragione nel dichiarare che questo Governo non è di tregua, perché non le stanno dando tregua, che questo Governo non è balneare, perché in questo modo non le lasceranno la possibilità di andare, come sarebbe giusto, a riposare le stanche membra. quindi, il suo non è un governo di tregua, perché non ha tregua, non tanto da parte delle opposizioni quanto da parte degli stessi partiti di maggioranza. lei comunque insiste — la rispetto — nella legittimazione costituzionale del Governo e cita l' articolo 49. vorrei, però, fermarmi un momento su questa sua citazione perché è lei stesso che ci rivolge un invito in questo senso quando afferma di volerne dare e di averne data una interpretazione rigorosa e corretta; ma subito dopo aver citato l' articolo 49 passa all' articolo 94 e alla famosa mozione motivata e articolata. ma, come dicevo, intendo soffermarmi brevemente sull' articolo 49 quale esso è e quale avrebbe dovuto e potuto essere. lei certamente, senatore Spadolini, conosce i lavori preparatori della Carta Costituzionale molto meglio di me. comunque, anche se sono un povero dilettante mi sono letto quei testi tanti anni fa quando iniziai la mia carriera di deputato, per capirci qualche cosa. ad esempio, ricordo che l' articolo 49 secondo un emendamento presentato dal più illustre tra i costituzionalisti democristiani, l' onorevole Mortati — non l' ho mai conosciuto nella mia vita ma avendo letto con attenzione i lavori preparatori della Costituzione debbo dargli atto delle sue straordinarie capacità e delle sue ottime intenzioni — prevedeva, sì, che a determinare la situazione politica del paese fossero i partiti, però previo un controllo permanente sulla loro democraticità interna, cioè un controllo che impedisse quello che invece si è verificato e più precisamente che lo stesso distacco tra paese reale e paese legale , che esiste nei rapporti tra Parlamento e corpo elettorale , si ricreasse all' interno dei partiti tra classe dirigente del partito, base del partito, elettori e opinione pubblica . senatore Spadolini, per contrastare duramente quell' emendamento l' onorevole Togliatti avanzò l' ipotesi di una richiesta di (legittimazione da parte di un partito anarchico. questa mentalità, che non chiamerò sovversiva o eversiva, perché non mi permetto di esprimere giudizi basati su una frase, ma comunque non conforme agli interessi dello Stato italiano in quanto tale, fu alla base della dichiarazione Togliatti contro l' emendamento presentato da Mortati. onorevole Spadolini, il deputato democristiano che si alzò in piedi in quel momento per ritirare a nome di tutta la Democrazia Cristiana l' emendamento-Mortati, fu l' onorevole Moro. credo che questo sia un piccolo tratto di storia italiana che, a noi studiosi di queste cose, a noi che lavoriamo lealmente, che portiamo il nostro contributo di una opposizione che è prima di tutto opposizione al sistema in quanto denunzia sistematica, organica e seria di tutti gli errori e le storture che si sono compiuti dando luogo a questo tipo di democrazia delle poltrone, vuote qui, ma piene quando si tratta di spartirsi le posizioni del potere, ci illumina sulla nascita dell' articolo 49. ma allora non ci venga a dire che ha applicato rigorosamente l' articolo 49 dal momento che è impossibile applicarlo rigorosamente in quanto esso non dice niente e conferisce ai partiti il generico diritto di fare politica. c' era bisogno di un articolo della Costituzione per conferire ai partiti il diritto di far politica? il resto, senatore Spadolini, è stato aggiunto da lei. lei lo ha aggiunto conformemente a quello che avevano aggiunto tutti gli altri perché lei — sempre sulla base dell' articolo 49 — ha tentato di costituzionalizzare la figura, o le figure, dei segretari di partiti. se ci avesse costituzionalizzato tutti, potrei anche dire: « ci sto, mi conviene » . invece no, perché i segretari di partito non hanno uno status diverso, a seconda che siano i segretari dei partiti di maggioranza, i segretari dei partiti (tornerò su questo argomento) di una certa opposizione, o i segretari o il segretario di un partito di un altro tipo di opposizione. a questo punto non mi va bene il fatto che il Governo venga costituito, e che lei dica, in questo modo, « attraverso un patto fiduciario espresso con il voto delle Camere e preceduto dall' incontro tra i segretari dei partiti di Governo » . di Governo, dice la sua citazione. dice « di Governo » . non c' è niente di male. ma voglio subito rassicurarla: io non penso che lei non abbia il diritto dovere di consultare, di riunire, di invitare a cena i segretari dei partiti di maggioranza, o di Governo, per carità! questo fa parte della prassi, delle necessità obbiettive. ma quando lei tenta di costituzionalizzare la figura dei segretari di partito, di Governo o di maggioranza, dicendo (perché questo lei ha detto nel suo discorso: vada, per cortesia, a rileggerselo) che nessuna altra autorità costituzionale può dolersi se nel momento in cui si forma il Governo vengono consultati i segretari di partito, lei conferisce in quel momento ai segretari di partito — preciso: ai segretari dei partiti di maggioranza, o di Governo — uno status giuridico-costituzionale che neppure l' articolo 49 della Costituzione prevede. a questo punto si aggrava il nostro discorso sulla partitocrazia, così come è stata realizzata, che è veramente la radice di tutti i mali. ma lei ha inventato la mozione motivata e articolata, interpretando — esattamente — l' articolo 94 della Costituzione. stia attento, senatore Spadolini: codesta invenzione della mozione motivata e articolata le darà dei dispiaceri. già gliene ha dato uno; quello che le ha dato oggi, non so se a torto o a ragione, il segretario del partito socialdemocratico . ne avrà degli altri. e non è vero che attraverso la novità della mozione motivata e articolata le crisi extraparlamentari non avverranno più: è vero il contrario, senatore Spadolini, perché il segretario del Partito di maggioranza x, il giorno in cui vorrà fare i capricci, non dovrà giustificarsi di fronte all' opinione pubblica , dicendo che la situazione non gli piace o addirittura dicendo (lei capisce a chi alludo): « voglio diventare io, Pierino, il presidente del Consiglio » . no: quel segretario del partito x dirà: « il punto ottavo della linea settima della mozione motivata e articolata non è stato rispettato » , oppure « non sono stati rispettati i tempi » . codesti suoi collaboratori, infatti, lo ha visto, cominciano già a vedere i tempi: attenzione! e poi c' è l' opposizione comunista che vigila sui tempi, perché questo è un possibile aggancio tra l' opposizione comunista, il partito socialista , o altri partiti della maggioranza e del Governo. ho quindi l' impressione, senatore Spadolini — non se ne adonti — che attraverso le sue elucubrazioni costituzionali si sia arrivati a due risultati: il primo è quello della crisi del sistema, del regime, della inefficienza del dettato costituzionale, o delle interpretazioni del dettato costituzionale, interpretazioni che sono ormai diventate prassi, a proposito del problema di fondo , che è quello dei rapporti Governo — Parlamento — cittadini — opinione pubblica — popolo sovrano — elettorato. dall' altra parte, ho l' impressione che lei, senza volerlo, con buone intenzioni, abbia aggravato la situazione costituzionale sua e del suo Governo. debbo aggiungere, secondo quello che lei ha detto, che nel suo discorso ci sono delle ammissioni gravi, a questo riguardo. lei ha testualmente detto che bisogna « seriamente preoccuparsi della condizione istituzionale dell' Esecutivo nel nostro sistema parlamentare, condizione certamente sfavorevole rispetto a quella che gode l' Esecutivo in tutti gli altri regimi parlamentari europei » . dopo di che ha detto: « si tratta di dare un diverso e più funzionale assetto alla presidenza, anche come premessa all' apposito disegno di legge , che intendiamo sollecitamente presentare » . presidente Spadolini, vuole che faccia una previsione, una scommessa? posso permettermi di scommettere un caffè con il presidente del Consiglio ? non ce la farete, per gli stessi motivi che ormai per quasi quarant' anni hanno vanificato le buone intenzioni espresse a questo riguardo impegnativamente da tutti i governi che si sono succeduti. se lei avesse la bontà a rileggere i discorsi di presentazione di tutti i governi della Repubblica, dal 1948 ad oggi, non c' è stato presidente del Consiglio che non abbia assunto doverosamente il serio e solenne impegno di presentare alle Camere, per una rapida approvazione, il disegno di legge sull' ordinamento della Presidenza del Consiglio e dei ministeri. siccome si parla di scandali, le dirò che il più grosso scandalo del dopoguerra è questo, perché da questo scandalo derivano tutti gli altri. il presidente del Consiglio Spadolini, il presidente del Consiglio Andreotti, il presidente del Consiglio Moro, tutti i presidenti del Consiglio che qui si sono succeduti, hanno avuto la possibilità e si sono quindi trovati nella necessità, per le pressioni di potere che hanno subito un po' da tutte le parti, a cominciare dal loro stesso partito, di trattare il Governo della Repubblica come un organetto. non ci si è limitati soltanto ad aumentare o a diminuire, qualche volta lodevolmente, il numero dei ministri e dei sottosegretari; in più di un' occasione sono stati inventati dei dicasteri, sono state inventate delle pseudocompetenze. si è caduti nel ridicolo, inventando dicasteri senza portafoglio con dizioni stravaganti, che poi neppure noi parlamentari riuscivamo a chiarire alla pubblica opinione e all' elettorato. con questo sistema per quasi quarant' anni , presidente Spadolini, il manuale Cencelli ha vinto sulla Costituzione, ha vinto sulla legge, ha vinto sulle buone intenzioni; vincerà — perché ha già vinto: lei è stato costretto a fare questo Governo sulla base del manuale Cencelli — , se si dovesse verificare una crisi di Governo e lei fosse confermato presidente del Consiglio . stia certo che lei perderà un' altra volta la battaglia contro il manuale Cencelli ; e stia certo che lei non riuscirà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi a far varare dal Parlamento una legge che finalmente regoli in maniera determinata e definitiva, salvo modifiche apportate con altre leggi regolarmente approvate, la formazione dei governi, la funzione dai dicasteri e la funzione dei sottosegretari di Stato. bisogna intanto chiarire se sia costituzionale la funzione del sottosegretario di Stato . lei sa che di questo si è parlato per anni da parte di illustri costituzionalisti. ora in quest' Aula, in questo momento vuota, sono spiritualmente presenti 27 ministri e 57 sottosegretari, molti di più di quanti siano ora presenti in Aula e di quanti normalmente sono i deputati, o nell' altro ramo del Parlamento i senatori, che stanzionamento per ascoltare o per parlare. come può lei pensare di battere questo esercizio di ministri e di sottosegretari in carica , con gli eserciti aggiunti degli aspiranti ministri e degli aspiranti sottosegretari? lei ignora quello che sappiamo tutti, cioè che nella Democrazia Cristiana vi sono determinate regole del gioco : dopo due anni come deputato o senatore puoi diventare sottosegretario, dopo non so quanti sottosegretariati puoi diventare ministro. lei non sa qual è il gioco delle « correnti » in tutti i partiti politici ? vi sono condizionamenti, e questa è la vergogna nazionale. non me la prendo con nessuno, ma con il sistema che ha generato queste situazioni. non si atteggi il presidente Spadolini a grande riformatore, perché ha visto come finiscono i grandi riformatori. ha sentito oggi l' intervento dell' onorevole Craxi? quello è il grande riformatore? ne parlerò rapidamente quando passerò alla parte sociale ed economica. ricorda il vangelo socialista, le grandi interviste? tutto serviva alla scalata nel quadro del sistema. ora che la scalata è in corso , i grandi riformatori sono i primi nemici delle riforme, perché sanno benissimo che le riforme istituzionali e le revisioni costituzionali sarebbero deleterie nei confronti del comodo esercizio del potere, quale si svolge in quest' Aula e nell' Aula di Palazzo Madama da tanti anni a questa parte. e badi che questo non riguarda solo il Parlamento ed il Governo nazionale; consideriamo ad esempio le regioni, quelle a statuto ordinario e quelle a statuto speciale . ho letto nei giorni scorsi su un giornale che non ci ama e che non amiamo, La Stampa di Torino, peraltro un grosso giornale, un interessantissimo notiziario sul modo nuovo ed intelligente con cui è stato celebrato il decennale della regione a statuto ordinario Piemonte. bene, su quel giornale, non sospetto quando lo cito io, ho colto una serie di dichiarazioni degli esponenti politici di tutti i gruppi politici della regione, compreso il nostro, in cui si rileva come, costituzionalmente ed istituzionalmente parlando, l' esperimento regionale non dico sia fallito, perché non hanno detto così, ma deve essere radicalmente riveduto perché a livello regionale si manifestano le medesime incrostazioni pigre di potere partitocratico, « correntocratico » « entocratico » , « scandalocratico » del potere nazionale. lei, signor presidente del Consiglio , queste cose le sa perfettamente e da uomo onesto qual è non può non darmene e darcene atto. sa benissimo che riguardano tutti gli enti locali i comuni, dai più grandi ai più piccoli, le province e le regioni a statuto ordinario e a statuto speciale . lei sa che il sistema è marcio e quindi non si può presentare al popolo italiano con l' aspirazione, che sarebbe validissima, di riformatore, a meno che non abbia il coraggio di presentare progetti di riforma come sfida a questo Parlamento. lo faccia, noi desideriamo questo; desideriamo il confronto su queste tesi e queste idee che, a mio parere, sono molto più importanti di « programmucci » governativi dedicati semplicemente all' emergenza. lo abbiamo detto anche al signor presidente della Repubblica quando ci ha invitato a consultazione prima che ci invitasse cortesemente lei. gli abbiamo detto: signor presidente , veda di riunire intorno ad un tavolo gli esponenti di tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento per aprire il discorso sulla necessaria rifondazione della Repubblica. ovviamente, non potevamo avere risposta positiva e non abbiamo avuto risposta né positiva né negativa dal signor presidente della Repubblica , ma verrà il giorno — e noi speriamo che non sia lontano — in cui a questo confronto si dovrà arrivare. il vero confronto non è quello tentato qui questa mattina con grande abilità dall' onorevole Ingrao con delle serenate che da lui non ci aspettavamo, ma che tuttavia dall' arcigno Ingrao abbiamo apprezzato. le cose importanti non sono le serenate di Ingrao al partito socialista , né i tentativi del partito socialista di portare via voti alla Democrazia Cristiana e non al partito comunista per potersi successivamente accordare con il partito comunista contro una Democrazia Cristiana ridimensionata; queste non sono cose importanti, perché invertendo l' ordine dei fattori il prodotto non cambia. si possono fare tutte le alleanze che si vuole, noi esclusi, in quest' Aula le cose continueranno ad andare avanti esattamente nello stesso modo in cui sono andate finora, perché sono anni che ci parlate di emergenza. sono anni che i partiti del potere parlano agli italiani di emergenza. siccome siamo in una fase di emergenza debbono essere sopportati gli aumenti periodici della benzina e quelli dei servizi pubblici ; siccome siamo in una fase di emergenza lo sciopero è legittimo anche quando non è legittimato; siccome siamo in una fase di emergenza dobbiamo sopportare ministri incompetenti ed incapaci; siccome siamo in una fase di emergenza scoppiano gli scandali che fanno comodo al partito comunista e gli altri vengono tenuti sotto silenzio. siamo stanchi e crediamo di interpretare la stanchezza, il disgusto, la protesta degli italiani, che non ne possono più di essere trattati in questo modo, tanto è vero che — lo rilevava anche l' onorevole Ingrao questa mattina ed aveva perfettamente ragione — vi è un inizio pesante e grave, che ci preoccupa e che ci deve preoccupare tutti, di disaffezione del cittadino italiano elettore, non nei confronti delle elezioni in quanto tali e neppure nei confronti dei partiti politici o di taluni partiti politici , ma nei confronti della politica. questo diceva Ingrao. vi stupirà forse che io dica che Ingrao ha ragione, ma vi furono tempi lontani in cui Ingrao dava ragione a me in pieno con i suoi atti, con la sua vita, con la sua milizia e quindi posso permettermi dopo tanti anni di dare ragione al vecchio camerata Pietro Ingrao, che non si può dispiacere di un elogio che semmai gli arriva troppo in ritardo; però, presidente Spadolini, scherzi a parte, questa è la situazione. a proposito dei problemi istituzionali, mi permetta di chiederle due chiarimenti. in materia di regioni, ed in particolare di quelle a statuto speciale , lei afferma che bisognerà rivedere — se ho ben capito e se ho mal capito, faccio ammenda — le funzioni e le prerogative dei commissari di Governo. cosa ha voluto dire, signor presidente del Consiglio ? che bisogna rendere più penetrante l' influenza del Governo sulle regioni a statuto speciale e a statuto ordinario ? ha inteso dire che bisogna stabilire un coordinamento legislativo, attraverso il commissario di Governo, fra la legislazione statale e la legislazione regionale? se per caso questo ha voluto dire, mi permetto di suggerirle di prestare attenzione al primo comma dell' articolo 117 della Costituzione, che impone al Parlamento nazionale — e quindi al Governo, come potere di iniziativa — l' esecuzione di un compito nei confronti del quale siamo inadempienti: siamo ancora in attesa delle leggi quadro , signor presidente del Consiglio . non voglio fare della facile ironia dicendo « questo Governo affronterà e risolverà anche questo problema » , ma se per caso questo Governo dovesse pensare di affrontare lodevolmente il problema dei rapporti giuridici, legislativi e costituzionali tra Stato e regioni, questo Governo viene da me umilmente pregato di stare attento al primo comma dell' articolo 117 della Costituzione, perché a nostro avviso, se ci si mettesse su quella strada, il problema del coordinamento legislativo tra Stato e regioni potrebbe essere risolto. tentare di risolverlo attraverso maggiori poteri al commissario di Governo sarebbe estremamente pericoloso ed addirittura controproducente. vorremmo poi un' altra piccola spiegazione, a proposito del suo intendimento di applicare l' articolo 72 della Costituzione per la procedura abbreviata, dei progetti di legge che è però prevista in maniera assolutamente imprecisa e con un rinvio ai regolamenti delle Camere. se si deve arrivare ad una revisione dei regolamenti delle Camere per impedire le perdite di tempo che si sono verificate, senza ricorrere alla decretazione d' urgenza , noi siamo disponibili a discutere a questo punto. se invece si dovesse camuffare sotto altre vesti la continuazione della decretazione d' urgenza , noi allora daremmo molta noia. lo dico con tutta lealtà e a nome di tutto il gruppo: non siamo disponibili, per quello che ci riguarda e per quello che riusciremo a fare (ma, quando affrontiamo certe battaglie, siamo abbastanza bravini!), a consentire al Governo di procedere, come hanno fatto gli altri governi, spavaldamente sulla strada della decretazione d' urgenza . vorrei poi, signor presidente , stimolarla a darci un chiarimento a proposito dell' opposizione. non voglio far perdere tempo e neppure voglio parlare troppo a lungo, ma ho appuntato su un foglietto tutte le volte che lei, nel suo discorso programmatico ha pronunziato la parola « opposizione » . si tratta di sette volte: sei su sette possono anche andarmi bene, perché lei ha detto « la opposizione » senza specificare e voglio ritenere che in questo modo lei abbia voluto riferirsi a tutte le forze politiche che in questo momento sono e si dichiarano lealmente all' opposizione, non sono cioè disponibili a votare la sua mozione articolata. però, nel settimo caso, lei ha parlato dei « gruppi di maggioranza in corretto rapporto con l' opposizione democratica » . non mi dica che io ho la coda di paglia o che mi autoaccuso che si possa pensare che la nostra opposizione non sia democratica. siccome però la stessa aggettivazione è usata da precedenti presidenti del Consiglio democristiani, i quali si sono permessi di tentare delle discriminazioni, nominali ed anche sostanziali e politiche, nei confronti di questa opposizione; e siccome io non penso che lei si trovi in un siffatto atteggiamento né concettuale né politico né spirituale (perché ho troppo rispetto per la sua asserita imparzialità), io le chiedo un chiarimento. e se per caso ho ragione, considero cancellata quella parolina, oppure la considero estesa a tutte le opposizioni, imparzialmente, come è dovere per qualunque presidente del Consiglio . e passiamo ora, signor presidente alle quattro emergenze. mi sembra indizio di estrema gravità, quanto alla cattiva salute del sistema e del regime, il fatto che ella, signor presidente , indicando in ordine di precedenza le quattro emergenze, abbia cominciato con quella morale così ammettendo che l' Italia è sconvolta, prima che da una crisi dell' ordine, prima che da una crisi sociale, prima che da una crisi politica , prima che da una crisi derivante da certi non chiariti rapporti internazionali, da una crisi morale. lei proclama, sancisce che la crisi di fondo in cui versa il nostro paese è morale. signor presidente , siamo d' accordo con lei però vogliamo permetterci di parlare un poco più chiaro di come abbiano fatto altri. non ci si venga a raccontare che la crisi morale italiana è scoppiata o è stata denunciata o scoperta nel momento in cui è esploso il caso P2; ben inteso, non voglio assolutamente sorvolare su questo caso: voglio assumermi le nostre (e particolarmente le mie) responsabilità; ho assunto atteggiamenti, credo, di estrema chiarezza anche durante la campagna elettorale e subito dopo. ritengo che i procedimenti penali in corso , nei confronti dei protagonisti di avventure vergognose debbano procedere spietatamente in tutte le direzioni, senza risparmiare alcuno. ma il problema non è quello della P2, bensì quello di tutta la massoneria, se lo vogliamo affrontare, se avete il coraggio di affrontarlo; non è il problema della massoneria in quanto associazione segreta. e il problema della massoneria in quanto associazione che impone ai propri adepti una particolare iniziazione corredata da un giuramento di particolare e speciale fedeltà alla istituzione ed ai soci dell' istituzione stessa. non rendiamoci ridicoli, signor presidente del Consiglio (permettetemi di dirlo); non rendiamoci ridicoli andando a tentare di capire se quella o quell' altra associazione fosse segreta o sia stata segreta! ho l' impressione che Alessandro Manzoni abbia detto cose definitive a proposito dell' incapacità ed impossibilità per un qualsiasi italiano (parlava a nome di italiani, penso, un po' migliori e meno corrotti di noi) di mantenere il segreto: non c' è alcuno tra noi che sia capace di non confidane il proprio gelosissimo segreto alla propria moglie, alla propria amante, al proprio padre, al proprio figlio, al proprio amico. e storia di tutti i giorni; sono esperienze che abbiamo sotto gli occhi. le rivelazioni di ieri sera, che oggi campeggiano sui giornali, non sono rivelazioni. sapevano già che nulla era segreto, in tante occasioni abbiamo visto manifesti murali della massoneria; si è parlato del congresso tenuto dalla massoneria ed in quell' occasione si è parlato, se ben ricordo, dei litigi fra il Salvini da un lato ed il Gelli dall' altro. non rendiamoci ridicoli, dunque, a meno che questa non sia una ricetta di complicità; a meno che attraverso questo giro e questo pretesto, si voglia poi arrivare all' assoluzione generale, perché si sarà scoperto che tutti erano in buona fede ritenendo, secondo verità, che la loro associazione non era segreta e che i loro nomi sarebbero stati prima o poi dati all' autorità giudiziaria o addirittura, come sta avvenendo, in pasto alla pubblica opinione ! il problema della massoneria è un altro ed il signor presidente del Consiglio lo sa perfettamente: è il problema che determinò la legge fascista del 1925 per lo scioglimento della massoneria. legge fascista, lei dirà: sì, ma è legge fascista anche il testo unico delle leggi di Pubblica Sicurezza (che ho tra le mani) del 1931. l' articolo 212 viva benissimo, se ho letto esattamente quanto è pubblicato su tutti i giornali di qualche giorno fa; va bene al Consiglio di Stato ; va bene ai tre saggi: bisogna applicarlo. è un articolo durissimo, fra l' altro, in maniera tipica risalente a quella determinata concezione. dice: « senza pregiudizi delle sanzioni di cui all' articolo 209, i funzionari, gli impiegati e gli agenti civili e militari di ogni ordine e grado dello Stato, ed i funzionari, impiegati ed agenti delle provincie e dei comuni o di istituti sottoposti per legge alla tutela dello Stato, de le province e dei comuni, che appartengano anche in qualità di semplice socio ad associazioni, enti od istituti costituiti nello Stato o fuori, ed operanti anche solo in parte in modo clandestino od occulto, i cui soci sono comunque vincolati dal segreto, sono destituiti e rimossi dal grado e dall' impiego, o comunque licenziati » . poi seguita, in maniera ancora più dura. fascista la legge del 1925: benissimo; fascista il testo unico del 1931: benissimo, o malissimo. voi non potete fare due parti in commedia e dire: non prendiamo in considerazione il problema della massoneria perché questa sarebbe una posizione fascista o illiberale, però prendiamo in considerazione articoli di legge per colpire dei poveri diavoli che alla fine potrebbero essere in tutto o in parte innocenti. e questo un comportamento non suo, signor presidente del Consiglio , bensì delle autorità che finora si sono occupate di questi problemi. o esiste — e noi crediamo che esista — il problema della massoneria, in quanto è incompatibile il giuramento a qualsiasi organizzazione segreta con il giuramento di fedeltà, che allo Stato prestano implicitamente o esplicitamente i funzionari di ogni ordine e, grado, specialmente i militari — questa è una impostazione corretta e non si deve applicare la retroattività alla legge penale — o è evidente il vostro gioco. voi tutti vi siete lasciati avvolgere dal polverone comunista e andreottiano; svanito il polverone e giunti alla fine delle elezioni continuate ancora, chi più e chi meno, a far finta di credere che questo sia uno scandalo, tanto siete sicuri che fra qualche settimana non si parlerà più della P2. a noi non interessa assolutamente niente di tutto ciò, però vi avvertiamo che non è possibile considerare lecito e giusto un atteggiamento di questo genere. tutto ciò premesso non dovete dirci che lo scandalo è la massoneria e che vi siete accorti ora dell' emergenza morale. onorevole Spadolini, non farebbe onore, ad un presidente del Consiglio serio e preparato come lei, sostenere una tesi di questo genere; lo scandalo è la partitocrazia di potere con tutte le conseguenze che comporta. lei sa bene ciò che del resto so anch' io, e che nessuno dice in Parlamento, e cioè che non vi è comune italiano in cui la lottizzazione del potere non si manifesta in spartizione di torte tra i partiti che detengono localmente il potere, non vi è appalto che venga dato senza tangente, in tutte le parti d' Italia. non è soltanto un dramma meridionale o siciliano, come si dice ingenerosamente; dal Piemonte alla Sicilia, in ogni regione, provincia e comune d' Italia il sistema opera così e non perché siano tutti furfanti gli amministratori — sono quasi tutte persone per bene — ma la pratica è quella. non vi è infatti fornitore di opere pubbliche o di servizi il quale non sia abituato ad essere avvicinato dai rappresentanti dei partiti a livello locale per concordare ed offrire. e molto difficile — ce ne rendiamo conto tutti quanti — resistere a lusinghe ed offerte di questo genere quando si tratta di fatti assolutamente normali. non dicano i comunisti che governano in altro modo perché, a prescindere dal fatto che nella regione in cui avrebbero dovuto dare esempi — lo diceva prima anche l' onorevole Costamagna, però sbagliando — di amministrazione corretta, ed esattamente nella città di Parma, è scoppiato uno scandalo edilizio sulla pelle degli amministratori comunisti e socialisti, questi sono fatti che accadono ogni giorno ed in ogni parte d' Italia. questo è stato un grosso scandalo al quale si può porre rimedio soltanto ponendo fine al regime della partitocrazia, non abolendo i partiti, per carità, non fraintendetemi, non incidendo assolutamente sul pluralismo, che è necessario garantire, non diminuendo neanche di un' oncia le libertà di cui deve godere il popolo italiano , al contrario, facendo sì che, coloro i quali si sono abituati ad essere sudditi del potere, ridiventino cittadini ed esprimano la sovranità del popolo potendo eleggere in maniera diretta gli amministratori locali e non soltanto il presidente della Repubblica , secondo le proposte che ci permettiamo di portare avanti e sulle quali chiediamo un confronto con tutte le altre forze politiche . se esiste — come purtroppo esiste l' emergenza morale, senatore Spadolini, tale emergenza investe tutto il regime, tutto il potere, senza eccezione, e noi non ci rassegnamo — mentre vediamo intorno a noi tanti onestissimi galantuomini, non ho infatti pensato siano disonesti gli appartenenti ad altri partiti — a non proporre queste riforme. vorremmo che, quando si creano, in altri gruppi politici , specialmente della Democrazia Cristiana , dei moti di rivolta politica, come si stanno verificando ora a proposito di problemi pur gravi, ma molto meno gravi di questi che stanno a monte dei problemi politici meno gravi, il colloquio si estendesse, vorremmo partecipare a questi colloqui ed a questi veri e propri consulti al capezzale di un' Italia malata, di un sistema in crisi. tenete presente che se la crisi procede ci investe tutti, non si salva nessuno tra di noi, né come singola persona né come esponente politico a meno che non si tratti (e voi capite la mia allusione) di partiti che stanno aspettando il momento per marciare davvero su quel poco che resterebbe delle patrie libertà. e vengo all' altra emergenza; quella dell' ordine e del terrorismo. signor presidente del Consiglio , a questo proposito sono rimasto male. la parte più deludente del suo discorso programmatico è questa; non perché ella non abbia inserito in questa parte del suo discorso programmatico manifestazioni di volontà e di buone intenzioni circa il giungere a stroncare il terrorismo, ma ben altro ci attendevamo e ci attendiamo da questo Governo. ci attendevamo l' indicazione dei nuovi mezzi di lotta perché anche lei ammette — e non potrebbe non ammetterlo — che purtroppo sono andate a vuoto le illusioni di chi, fino a qualche settimana fa, andava sostenendo in comunicati ufficiali o ufficiosi che attraverso le intelligenti operazioni pro pentiti le peggiori bande di brigatisti erano state sgominate e che la vittoria era in vista. signor presidente del Consiglio , lei è stato costretto a ricordare nel suo discorso programmatico il 16 marzo 1978. ci sono cose che abbiamo il dovere di ricordare proprio a lei, primo presidente del Consiglio del partito di Ugo La Malfa . in quella occasione ho parlato anch' io, come era mio dovere e diritto, ma il mio discorso non aveva la minima autorità nei confronti di quello pronunciato da quel banco, là in cima (indicando i banchi del centro) da Ugo La Malfa . lei ricorda quel discorso, vero? ricorderà soprattutto una frase: « quando una democrazia viene sfidata con atti di guerra, essa risponde con atti di guerra! » questa è la frase pronunciata da Ugo La Malfa e non fu pronunciata in contrasto con voi, ma in piena adesione alla ispirazione ed al coraggio che abbiamo sempre attribuito ai massimi esponenti del partito repubblicano . tanto è vero che nello stesso discorso La Malfa ebbe a precisare che non parlava così perché travolto dalla amicizia per Aldo Moro o perché in un momento di nervoso, ma perché ci aveva ben pensato. ebbene, sono passati tre anni ed ora si è riprodotto il caso Moro. non credo si debba avere neppure il cattivo gusto di dire che si è riprodotto in miniatura perché quel povero Taliercio politicamente non era nulla in confronto all' onorevole Moro. credo che lo stesso onorevole Moro, dall' aldilà, ci giudicherebbe molto severamente se pensassimo che hanno ammazzato un quidam. ci sono altre tre persone in ostaggio. le Brigate Rosse hanno annunziato la morte imminente di uno di essi: speriamo si tratti di comunicazioni false o provocatorie, ma quello che c' è di singolare e di insopportabile nella situazione è che colui che detiene in ostaggio altri tre cittadini italiani, dopo averne ammazzato un quarto e dopo averne fatti ammazzare tanti altri (ricordiamoci il generale Galvaligi nel dicembre dell' anno scorso ) è a sua volta ostaggio dello Stato italiano. non sto dicendo brutalmente (poiché mi rendo conto di non poterlo dire) che se è in ostaggio egli stesso e, nonostante ciò, sta uccidendo altri ostaggi, egli deve venire mandato a morte immediatamente; non dico questo, tuttavia signor presidente del Consiglio , ho il diritto di dirlo ai sensi del testo unico di Pubblica Sicurezza . l' articolo 212 (che a voi va bene ) di questo testo, che non dovrebbe andar bene ma che è vigente e che quando vi fa comodo utilizzate — perché così vuole Berlinguer o Andreotti — , è molto vicino agli articoli 214, 215, 216 e 217. vuole che le legga l' articolo 217, che è vigente, signor presidente del Consiglio ? eccolo: « qualora sia necessario affidare all' autorità militare la tutela dell' ordine pubblico , il ministro dell'Interno , con l' assenso del presidente del Consiglio dei ministri , o prefetti per delegazione, possono dichiarare con decreto lo stato di guerra » . una nota in calce dice: stato di guerra « interno » ; ciò significa che questo articolo, in questo testo, non solo è perfettamente vigente, e quindi cogente, ma addirittura è stato costituzionalmente interpretato nel modo giusto, collegandolo all' articolo 87 della Costituzione, il quale affida al presidente della Repubblica il compito, sentite le Camere, di pronunciare lo stato di guerra , anche interno. in una situazione di questo genere, signor presidente del Consiglio , voi avete soltanto due strade: abrogare questi articoli e sostituirli con altri, o non sostituirli affatto, dichiarare forfait e dire che avete lasciato in vigore queste leggi per pura pigrizia, per irresponsabilità, che avete convissuto per tanti anni con articoli e leggi fasciste che ritenete contrari agli interessi dello Stato italiano, oppure dovete applicarli. signor presidente , quando un qualsiasi funzionario dello Stato omette atti di ufficio, previsti dalla legge, la Costituzione prevede il risarcimento per i cittadini colpiti, mentre le leggi ordinarie prevedono la punizione penale di chi non adempia ad atti di ufficio. e voi che fate? dobbiamo piangere? oppure — magnifica idea! — si deve proseguire nella legislazione « pro terroristi » ? a questo riguardo lei ha citato il disegno di legge numero 2551, presentato il 21 aprile 1981 dal Governo. se leggo la firma vedo che è stato presentato dal ministro di grazia e Giustizia Sarti; ma allora questa è la continuità nella novità, o è la continuità nell' errore? signor presidente del Consiglio , perché l' onorevole Sarti — nei confronti del quale personalmente non ho alcun pregiudiziose ne è dovuto andare dal ministero di Grazia e Giustizia ? soltanto per la P2? no, l' onorevole Sarti si è distinto negativamente di fronte all' opinione pubblica italiana per le trattative che ha condotto come ministro, impudentemente, con carcerati cosiddetti politici e rivoltosi. egli è stato mandato via perché senza consultare — credo — i suoi colleghi di allora ha proposto un' amnistia in Commissione giustizia, qui alla Camera. immediatamente, per fortuna, gli fu dato torto da tutti gli ambienti politici di Governo e di potere responsabili... voi chi? questa ammissione... dicevo, signor presidente del Consiglio , che su questo argomento lei poteva avere il buon gusto di considerare ritirato il disegno di legge , facendone presentare — se voleva — uno identico con un' altra firma. le è sfuggito tutto ciò? è una disattenzione, è un' imposizione democristiana, è una sottile trovata socialista per far fare alla Democrazia Cristiana , sulla pelle del popolo italiano , un' altra brutta figura sui problemi dell' ordine? quanto al contenuto, signor presidente del Consiglio , a che cosa porterebbe un disegno di legge di questo genere, se esso — Dio non voglia — fosse approvato in quel testo? a due conseguenze, entrambe nefaste. in primo luogo per i capi delle Brigate Rosse o di altre formazioni terroristiche (e quando parlo di formazioni terroristiche, signor presidente — ne tengano conto tutti — , io non ne parlo faziosamente, non mi riferisco alla sinistra soltanto; intendo formazioni terroristiche di qualunque genere, di qualunque provenienza, con qualsivoglia padrino, tanto per intenderci), se un disegno di legge di tal genere passasse, sarebbero enormemente facilitati i loro compiti di vertice, perché sarebbe semplicissimo, direi necessaria per loro la saldatura con il banditismo della Sardegna, con la camorra di Napoli e di altre parti dell' Italia meridionale, con la mafia di Sicilia o di Calabria, perché? perché, nel momento in cui, per legge, si riconosce uno status al brigatismo politico, io vorrei sapere quale formazione banditesca non dichiarerebbe, se scoperta nelle persone dei suoi capi o dei suoi gregari, di essere delinquenza politica, che agisce contro lo Stato imperialista, che ha sequestrato il tale, ucciso quell' altro, minacciato quell' altro ancora, ne ha sterminato le famiglie, perché erano reazionarie e fasciste al servizio dell' imperialismo americano. sono forse meno deliranti gli attuali manifesti delle Brigate Rosse o di altre formazioni terroristiche di quel genere? ma c' è di peggio. una seconda conseguenza deriverebbe: l' arruolamento di tutta la delinquenza comune nelle schiere di base delle Brigate Rosse o di altre formazioni terroristiche. e perché mai il brigatista che uccide deve avere uno status speciale, e il camorrista che uccide non deve averlo? perché mai il delinquente abituale ed anche il delinquente occasionale, il drogato, l' alcolizzato, che commettono delitti, non dovrebbero reclamare uno status speciale, qualora si pentissero, naturalmente? e chi non si pentirebbe? chi non utilizzerebbe immediatamente, chi non sfrutterebbe subito una legge di questo genere? e allora, questo disegno di legge rappresenta, non voglio dire nelle intenzioni del legislatore governativo, ma senza dubbio nelle obiettive conseguenze, il lasciapassare di base alle Brigate Rosse e la saldatura di vertice tra le Brigate Rosse e tutte le altre organizzazioni delinquenziali di ogni parte d' Italia. signor presidente del Consiglio , è pesante irresponsabilità comportarsi in questo modo! non è pensabile che si legiferi in questo modo, anche perché il periodo sperimentale lo avete avuto, i pentiti li avete scoperti, avete trattato con loro. e avete fatto bene. ma se, invece di pentiti, li chiamaste confidenti, come si chiamano in tutte le parti del mondo, dato che tutte le polizie del mondo si sono sempre servite — e fanno bene a servirsi, debbono servirsi — di confidenti, li pagano, li tutelano, li fanno espatriare, li snobbano? in Italia, veramente, qualche volta sono stati usati in modo diverso, sono stati abbandonati a se stessi . comunque, se il problema è di custodire i confidenti, di pagare i confidenti, signor presidente , aumenti di qualche altra lira il prezzo della benzina! gli italiani saranno ben lieti di pagare a proprie spese un servizio di tutela di confidenti, di cui non vogliamo sapere neanche i nomi ed i cognomi, perché è materia sporca, perché non si mescola la giustizia con il brigantaggio, perché non si mescola la giustizia con l' omertà, non si mescola la giustizia con lo spionaggio vile e sordido. ci si serve di queste cose. abbiamo tutti in casa gli arnesi per mettere la spazzatura: mettiamoli nella spazzatura! una spazzatura tutelata, per carità! metteteci un nastrino attorno, ma non si continui in questo spaventoso equivoco, che costa a tutti quanti noi, che costa allo Stato italiano, che costa alle nostre famiglie, che costa soprattutto ai servitori dello Stato, siano essi in borghese, siano essi in divisa. onorevole Spadolini, stia attento ad un altro grave fatto, il più grave di tutti, che si sta verificando, in particolare, a Napoli e nell' Italia meridionale. stia attento, senatore Spadolini, a seguire le mosse delle Brigate Rosse nel napoletano, e non soltanto delle Brigate Rosse . senatore Spadolini, ho già avuto occasione di dire, non qui, quello che risponde assolutamente al vero: dopo il sisma del 23 novembre non sono piovute le Brigate Rosse a Napoli; sono piovuti autonomi più o meno misteriosi da varie parti d' Italia e anche dall' Italia centro-settentrionale. si sono collocati a Napoli, hanno trovato i loro centri di azione ed hanno inserito nel tormento di quella città gli slogan che lei conosce (ormai li abbiamo imparati a memoria): « lavorare meno, lavorare tutti » . sono arrivate poi le Brigate Rosse , con gli stessi motti, con le stesse etichette, tentando per la prima volta una saldatura, non con altre organizzazione delinquenziali di vertice o di base, ma con il popolo lavoratore italiano, in quel caso con il popolo non lavoratore — non per sua colpa — di Napoli e di tante parti del Mezzogiorno. attenzione, senatore Spadolini, perché se si verificasse, insieme a tante altre, la disgrazia maggiore, e cioè che il partito armato diventasse, nella coscienza di tanti italiani, soprattutto dei più umili, come un vero e proprio partito politico , il quale, per giunta, dichiarerebbe di volere le cose che tanti umili italiani vogliono, ma di volerle, però, con metodi diversi, abominevoli, che tuttavia potrebbero essere giustificati agli occhi di certe popolazioni colpite dall' incuria dei dirigenti, dalla corruttela dell' ambiente, dalle calamità naturali, attenzione dicevo, perché verrebbe a determinarsi non quella situazione di instabilità che a voi fa giustamente paura — la instabilità di vertice — bensì una instabilità di base estremamente preoccupante. siccome lei ha accanto un uomo che le è devoto e che conosce i problemi di Napoli e del Mezzogiorno — parlo dell' onorevole Compagna — si faccia dire prima che sian troppo tardi, se quello che il Movimento Sociale afferma è esatto. e se è esatto, cercate di prevenire, perché reprimere non sarebbe possibile. quanto all' emergenza sociale ed economica, debbo dichiarare, contraddicendomi un po', che mi sono stupito, perché mi attendevo da lei, come presentatore di questo Governo che vede nel partito socialista il partner più prestigioso a causa dei recenti successi, che l' emergenza socio-economica fosse interpretata prima di tutto e soprattutto come emergenza sociale e pensavo che si rendesse conto che i problemi economici dell' emergenza economica derivano dall' emergenza sociale. invece è tutto il contrario. avete sollevato un enorme scalpore a proposito delle Borse e stamane ho ascoltato con interesse un discorso molto borsista, per non dire un poco borsaiolo, dell' onorevole Craxi, il quale parlava della falcidia del risparmio. io non me ne intendo, senatore Spadolini, accetto lezioni da chiunque, ma cerco di capire: è stato colpito il risparmio o è stata colpita la speculazione sul risparmio? sono andati bruciati — mi si è detto — novemila miliardi. novemila miliardi di onesti risparmi? ma chi lo può credere? fosse vero! eh, no!, quando si realizzano operazioni di aggiotaggio, queste possono aver luogo al ribasso, al rialzo; non si sa mai come va a finire e chi c' è dietro. abbiamo quasi tutti — ma Craxi non lo dice — la fondata impressione che dietro ci siano alcune banche, tanto è vero che i rimedi che si dice che il Governo vuole adottare tentano di far risalire a talune banche, a qualche consorzio di banche, le responsabilità del risanamento che, attraverso gli accordi con la Consob, si dovrebbe realizzare nei prossimi giorni, o nelle prossime settimane. ebbene, sono un po' volgare, signor presidente , ma mi puzzano queste cose, perché si pensa di privatizzare questa o quella grande industria affidandola alle banche. e il vecchio progetto di Carli, il quale, peraltro, non è tanto popolare in questo momento, dal momento che potrebbe essere implicato in qualche scandaluccio; comunque i suoi progetti camminano. ed allora le banche potrebbero intervenire in talune asserite privatizzazioni. si parla di accordi ad alto livello fra grandi industrie apparentemente private, ma sostanzialmente molto, molto statalizzate e ci sono banche al seguito di questa operazione. forse volete trasferire il potere politico nelle mani del potere bancario per poi nazionalizzare le banche in prosieguo e fare qualcosa di simile a ciò che, con maggiore chiarezza ed onestà (bisogna riconoscerlo), sta facendo il presidente socialista Mitterrand? cosa significano codeste operazioni liberal-capitaliste-socialiste-marxiste? significano, signor presidente , una cosa sola: che l' Italia è priva di un qualsiasi modello sociale, perché socialmente l' Italia è terra di conquista di ideologie importate, che fingono di combattersi e che sostanzialmente collaborano. in Italia c' è tanta lotta di classe , ma c' è tanto privilegio di casta e, guarda caso , nei momenti gravi, come questo, il privilegio di casta va a braccetto con la lotta di classe . il modello marxista, del quale Craxi non parla più (però non parla più nemmeno del « vangelo socialista » di cui parlava due anni fa), continua a camminare lungo le strade del potere, a braccetto con gli Agnelli e soci, esponenti del modello liberalcapitalista. tutto, tutto vive e convive in Italia sul terreno socio-economico, soprattutto sul terreno sociale, tranne che un modello nostro, moderno, avanzato. e siccome non mi piace accusare senza portare il nostro contributo positivo, signor presidente , le consiglierei (se posso permettermelo) di seguire con attenzione le vicende europee. non è vero che nel Parlamento europeo si faccia soltanto aria fritta ... nel Parlamento europeo , anche, in questi ultimi giorni, i problemi istituzionali della Comunità Europea ed i problemi della crisi sociale che, insieme alla crisi economica , colpisce l' intera Europa, e non soltanto l' Italia (anche se colpisce l' Italia ai livelli maggiori), vengono affrontati in un certo modo ed il modello che noi, Movimento Sociale Italiano , nella nostra umiltà, perseguiamo da tanti anni, che si chiama modello partecipativo, in termini sociali, e modello di programmazione autonoma, in termini economici, si sta affermando. e non sta affermandosi solo in alcuni paesi. sta camminando, in guise diverse — ed è bene che sia così, per la diversità e complementarietà delle esperienze, dei portati sociali, economici, civili dei popoli d' Europa — , ma sta camminando. come lei ci insegna, in taluni paesi, vedi Germania occidentale , si è già arrivati da diversi anni a questa parte a determinate leggi approvate dal Parlamento (tra l' altro, votate dai socialdemocratici, dai liberali e dal partito di Strauss); in altri paesi, come in Inghilterra, da parte del tanto odiato e detestato — qui dentro — partito conservatore si tenta faticosamente e difficilmente la strada del patto sociale . si ha il coraggio, però, di parlarne: non c' è, evidentemente, un Lama che vieti agli inglesi di prendere in considerazione una possibilità di patto sociale . voglio dire che la tesi prevalente in tutto il mondo libero, Europa in testa, è che tanto il modello marxista quanto il modello liberalcapitalista siano frusti e non più perseguibili e che si debba dare aria, spazio ed ali ad un nuovo modello sociale, che tenga conto delle rispettive esigenze di quello che si chiama molto male il padronato — direi meglio, delle esigenze dei datori di lavoro — e del popolo lavoratore. tutto questo per combattere, al tempo stesso e insieme, la inflazione e la disoccupazione. in Italia, nulla di ciò. nel suo programma, nulla di tutto questo, nessuna proposta organica che si riferisca ad un modello sociale, ad un sistema sociale. signor presidente , lei ha mostrato di conoscere a perfezione la Costituzione per quanto riguarda le prerogative del Governo e sue personali, o dei ministri. ma anche lei considera gli articoli 39, 40 e 46 della Costituzione — come disse il partito socialista anni fa — « ferri vecchi » da buttare via? e se per caso fossero davvero ferri vecchi da buttare via, pensa si possano buttare via i soli articoli qualificatamente sociali della Costituzione della Repubblica italiana senza sostituirli, senza modificarli? è mai possibile che il Governo si rifiuti di prendere in considerazione questo problema, che è problema di fondo , colleghi, dal vostro punto di vista ? non vi chiedo di uscire dal vostro sistema, non vi chiede. di violare la Costituzione. vi chiedo di applicarla e applicarla può significare farne derivare subito le leggi di attuazione; può significare anche modificare, dopo ampia discussione, quegli articoli. ma lei non può permettersi di dire, come ha detto durante il suo discorso, e nella parte sociale, che il Governo non aprirà trattative con organizzazioni sindacali che non abbiano proceduto ad una autoregolamentazione del diritto di sciopero, concretamente rispettate. e come fanno le organizzazioni a darsi una autoregolamentazione che sia praticamente rispettata, se la legge non la sancisce e non induce al rispetto? e evidente che soltanto una norma cogente può determinare la cosiddetta autoregolamentazione o la regolamentazione o qualunque altra cosa che si deve poter realizzare, nel momento in cui la crisi economica risulta largamente determinata dalla crisi sociale. in Italia si produce poco — questa è la verità — ed i ritmi non sono più competitivi. questo non tanto perché c' è l' assenteismo, c' è la cassa integrazione guadagni , talune aziende non sono state rinnovate, c' è la concorrenza giapponese o americana, ma soprattutto perché manca una direttiva di politica sociale e di politica economica . si pensa di sviluppare il discorso socio-economico senza offrire al paese gli strumenti della programmazione economica, ciò che è folle ed irresponsabile e non può che esporci al rischio di giungere ad una situazione — Iddio non voglia ! — ancora peggiore. poche parole, prima di concludere, sull' emergenza internazionale. c' è un dato che lealmente, dopo tante critiche, debbo dire, e che noi abbiamo apprezzato. nel suo discorso compare più volte la parola « sicurezza » , non compare mai la parola « distensione » noi pensiamo che la distensione sia stata sepolta dal comportamento di una delle due parti in lizza, per cui oggi l' unico concetto accettabile è quello di sicurezza, sia pure una sicurezza per la pace, nella pace, con la volontà di discutere tutti i problemi con tutte le parti in causa. ne discende che l' intesa tra l' Europa e gli USA deve essere globale, riguardando i tempi della sicurezza armata ma anche quelli economici e sociali. se gli USA dovessero continuare nella pratica che stanno mettendo in atto, con le manovre monetarie sul dollaro, con le pratiche di dumping contro la nostra industria tessile, con la chiusura del mercato nei confronti della nostra industria calzaturiera, verrebbero meno anche i principi e le garanzie della sicurezza. noi italiani dobbiamo fare il nostro dovere, e nessuna opposizione neutralistica o paraneutralistica è lontanamente concepibile, ma come europei abbiamo il diritto di partecipare in termini di parità a trattative ed accordi che non possono riguardare soltanto i missili o le armi in genere e gli strumenti della difesa, ma debbono concernere anche la situazione — che è grave — dei rapporti economici e sociali. lo dico, signor presidente del Consiglio , come deputato europeo. come tale debbo esprimerle il mio rammarico per il fatto che, quando ci rechiamo a Strasburgo, pur esistendo come singole individualità, non assistiamo mai neppure al tentativo di fare in modo che la delegazione italiana assuma una posizione univoca, su problemi sui quali pure potremmo essere tutti d' accordo, trattandosi della sicurezza e del futuro della nostra patria, in ordine ai quali vogliamo pensare che gli altri gruppi siano interessati quanto il nostro. e malinconico essere additati, a Strasburgo, come ottantuno ottime individualità, senza che vi sia il benché minimo tentativo di dirigere l' orchestra. questo ci danneggia e ci mette in condizioni di pesante inferiorità nei riguardi di tutte le altre nazionalità. signor presidente del Consiglio , nell' annunziare il voto contrario del MSI-Destra Nazionale sulla mozione articolata di fiducia, noi riaffermiamo il nostro ruolo di opposizione di alternativa, il nostro ruolo di partito di popolo, contro i sostenitori delle « grandi riforme » che fanno riferimento soltanto alle poltrone, contro gli immobilismi che fanno marcire l' Italia, rivendicando la positiva funzione della destra moderna, certamente laica, nel senso buono, certamente sociale.