colgo innanzitutto l' occasione per ringraziare gli amici che, come primi firmatari delle interpellanze del mio gruppo, mi danno modo di usufruire di tutto il tempo che sarebbe loro spettato. signor presidente del Consiglio , lei ha comunicato il suo intervento di questa mattina con una premessa indirizzata a fissare forse in maniera un poco perentoria, non voglio dire scortese, le funzioni e le prerogative della Camera dei Deputati non tanto in relazione a questa seduta, quanto a questo tema, che è il tema fondamentale del terrorismo interno e dei suoi collegamenti internazionali. anch' io ho qualche premessa da fare, signor presidente del Consiglio . prima di tutto, lei ha dovuto parlare per primo perché — essendo tutti i gruppi d' accordo — l' abbiamo a ciò costretto attraverso un espediente tecnico e regolamentare: infatti, il Governo ha rifiutato di aprire questa riunione, come a nostro avviso avrebbe dovuto fare, con una comunicazione governativa responsabile. con questo non voglio assolutamente dire che non sia stata responsabile la sua dichiarazione di questa mattina, ma ella a sua volta si è servito di un espediente regolamentare per negare a questo ramo del Parlamento un elementare diritto, cioè quello del voto, o per lo meno quello dell' esame di un documento che ci attendevamo e che ho l' impressione che il paese reale si attendesse in una occasione di questa importanza, dal Governo e soprattutto dalla maggioranza. la verità è (e questa è la seconda osservazione preliminare che mi permetto di fare) che lei non ha potuto presentare o far presentare un documento della maggioranza per la semplice ragione che la maggioranza non esiste o quanto meno non funziona, tanto è vero che lei non ha ritenuto, perché non ha potuto, convocare nei giorni scorsi un vertice dei segretari dei partiti della maggioranza. dunque, signor presidente del Consiglio , è abbastanza strano che lei abbia cominciato con lo spiegarci (e forse qualcuno tra noi non ne aveva assoluto bisogno) quali siano i limiti della funzione parlamentare ed assembleare in questa occasione. invece di spiegare a noi qualche cosa, forse sarebbe stato opportuno che lei avesse ascoltato, non dico dal nostro gruppo, ma da tutto questo ramo del Parlamento una lezione di senso di responsabilità . l' opinione pubblica , signor presidente del Consiglio , e noi stessi non attendevamo — e certo non attendiamo più — da parte sua o di qualche suo collaboratore la rivelazione di qualche segreto militare — ci mancherebbe altro! — ; noi e il paese reale attendevamo da lei, dal Governo e dalla maggioranza, una ferma e chiara assunzione di responsabilità, anche attraverso un voto, sui gravissimi problemi che sono venuti in luce nei giorni o nelle settimane scorse, nonché sulla polemica — non ci nascondiamo dietro un dito — diretta e indiretta che è scoppiata all' interno del suo Governo fra i due ministri che insieme a lei hanno la massima responsabilità a questo riguardo, cioè il signor ministro dell'Interno e il signor ministro della Difesa e fuori, al di sopra del Governo, fra il Capo dello Stato — niente meno — e la Presidenza del Consiglio . c' è anche un' ultima premessa, forse un po' maliziosa, ma credo legittima, che noi dobbiamo fare, perché mentre ai tempi del defunto e compianto onorevole Moro su questi problemi eravamo agli omissis, ora siamo ad una specie di blackout: dopo aver consentito che uscissero in libertà nei giorni scorsi i giornalisti che avevano pubblicato qualcosa che non doveva essere rivelato e che aveva favorito i terroristi, abbiamo cominciato questa importantissima seduta della Camera dei Deputati con un presidente del Consiglio che mette il cartello: « qui non si parla di politica ma di alta strategia, qui si lavora » . ripeto che questo inizio è stato di cattivo gusto, anche se lei lo ha giustificato dicendo: « non vogliamo infliggere » cito le sue parole testuali — « un colpo irrimediabile ai servizi di sicurezza » . ho l' impressione, signor presidente del Consiglio , che un colpo, non irrimediabile — per carità! — ma rimediabilissimo, lei lo abbia inflitto questa mattina al signor presidente della Repubblica . può apparire strano e singolare — e infatti a me appare stranissimo e singolarissimo — che tocchi a me prendere in qualche guisa le difese o le parti di un presidente della Repubblica al quale non credo di aver lesinato — critiche anche piuttosto pesanti proprio in questa sede. si può anche dire cordialmente — siamo in famiglia — che talvolta le critiche sono state troppo pesanti o per lo meno troppo maliziose; però in questo caso mi sembra giusto rilevare che il Governo, i partiti della maggioranza e, più ampiamente, tutti i partiti che continuano a definirsi dell' « arco » , e che convivono sotto l' arco delle illusioni perdute, si sono comportati in maniera sconveniente e scarsamente responsabile nei confronti dell' istituzione del Capo dello Stato in quanto tale. e mi sembra — sempre cordialmente parlando — che nei confronti del Capo dello Stato si siano comportati peggio coloro che lo hanno difeso, o che hanno fatto finta di difenderlo, di color che lo hanno più o meno scopertamente attaccato, perché fra coloro che hanno fatto finta di difenderlo io cito — e chi potrei citare meglio di lui! — il senatore Spadolini, che ha convocato a rapporto un illustre costituzionalista, Paolo Barile, e si è fatto spiegare che il presidente della Repubblica fra i tanti suoi poteri ha quello di esternazione. ora, se esternazione viene dal verbo esternare, abbiamo scoperto, grazie al senatore Spadolini e al costituzionalista Barile, che nel nostro libero paese il presidente della Repubblica è autorizzato perfino a pensare e ad esprimere il proprio pensiero. mi sembra parecchio e lo abbiamo appreso, naturalmente, con molta soddisfazione! lei non ha concesso al presidente della Repubblica neanche questo, perché nel suo discorso di questa mattina — credo di avere annotato esattamente — lei ha detto, a proposito del terrorismo, che c' è una domanda ricorrente nell' opinione pubblica , che adesso è riecheggiata nelle parole del presidente Pertini. quindi il presidente Pertini non ha neppure il potere di pensare e di esternare il proprio autonomo e libero pensiero, ma ha il potere di eco, ha il potere di risposta, e non ha la possibilità di dire quello che pensa chiaramente e responsabilmente su un problema di questa entità. mentre, signor presidente del Consiglio , il presidente della Repubblica , comunque si voglia giudicare quella anche troppo famosa intervista alla televisione francese, non ha fatto né riecheggiato una domanda, ma ha espresso una certezza sulla quale tutti convengono. e, diamone atto — lo dico proprio io, ripeto — , il presidente della Repubblica ha ripetuto cosa che da un anno e più a questa parte (esattamente dal Capodanno del 1980, alla televisione italiana in quel caso, e successivamente in discorsi, in messaggi, nella occasione della inaugurazione di monumenti vari cui egli nel quadro del suo ufficio partecipa) ha detto: « siamo in guerra » . non so se quando all' alba degli anni Ottanta l' onorevole Pertini disse « siamo in guerra » — e quello che sto per dire non suoni offesa perché non è questa la mia intenzione — si sia reso conto, in quel momento, di aver detto casa paradossale e, al tempo stesso , vera. paradossale, perché un presidente della Repubblica , un capo di Stato , di qualunque tipo di Stato, democratico o totalitario, non dovrebbe potersi permettere di annunziare al proprio popolo « siamo in guerra » senza, nel momento stesso, offrigli direttamente o per interposta persona i mezzi e gli strumenti legislativi e tecnici per potersi, per lo meno, difendere. quindi, è paradossale quella affermazione. ma è vera perché, signor presidente del Consiglio , esiste tutta una letteratura al riguardo — e ho visto con piacere che quei libri deve averli letti perché in proposito ha detto anche lei cose esatte — in base alla quale ci siamo accorti e ci stiamo accorgendo che è in corso la terza guerra mondiale e che come lei esattamente ha detto questa mattina — non essendo, per fortuna, né attuali né attuabili le tradizionali guerre con armamento convenzionale, né attuabili, per maggior fortuna, le guerre nucleari , l' unico modo per fare la guerra consiste nell' esportare, nell' allevare, o nel pagare dei mercenari che non abbiano bisogno di essere esportati perché operano nei luoghi ai quali sono stati destinati. quello che lei non ha detto e riconosciuto — anche se la formula da lei usata « guerra per procura, surrogato di guerra » è, debbo dire, intelligente e valida è di non essersi accorto, come tanti fra noi, come quasi tutti, che non è nemmeno vero che si tratti di un nuovo tipo di guerra: si tratta di un antichissimo tipo di guerra collaudato nella più celebre fra le guerre della storia e, cioè, la guerra di Troia. il generale Ulisse — o il presidente della Repubblica , non so che cosa fosse o, comunque, a chi possiamo avvicinarlo — conduceva esattamente questo tipo di guerra. quali erano gli ingredienti? un cavallo dipinto... e, allora, la guerra delle parole! e una parola dipinta su tutto il cavallo: « distensione » . e all' interno del cavallo gli armati, i terroristi più o meno mercenari o atteggiati a patrioti per una guerra di liberazione. Ulisse che vince la guerra delle parole e che riesce ad ingannare e ad incantare! mi permetta, a questo punto di dire che c' era anche lei a quel tempo, onorevole Forlani. mi sembra di vederla davanti alle mura di Troia mentre ragiona e dice: « fermezza! » ... e quindi possiamo abbattere nel nome della fermezza le mura della città! « resistiamo! » ... e, siccome resistiamo, possiamo resistere insieme a quegli altri. resistiamo al partito dei duri, resistiamo al partito dei molli, resistiamo ai falchi, resistiamo alle colombe! c' era anche lì, sulle mura, Cassandra che le diceva di non commettere questo sbaglio, di non aprire, di non arrendersi, di non far finta di essere fermo mentre fermo non era. ma Cassandra, naturalmente, era di destra o, addirittura, si sospetta che fosse fascista; comunque, non aveva partecipato alle precedenti resistenze. e così, andò a finire nel modo che tutti sanno, con una differenza importante a vantaggio loro: allora, almeno, c' era la bella Elena, mentre adesso non credo ci siano belle Elene nella contesa. ma è l' antica lezione dei tempi, signor presidente del Consiglio . forse manchiamo tutti di quel tanto di memoria valida dell' educazione umanistica, che pur ci fu data, perché un tantino di educazione umanistica può servire ad umanizzare anche gli scontri politici e a dare una visione esatta della realtà, che è sempre quella. tornando alla vicenda politica, il presidente Pertini, oltre alla constatazione « siamo in guerra » , ha fatto un' altra constatazione, relativa ai teatri più esposti della guerra. e quali altri paesi avrebbe potuto citare in Europa, se non la Turchia e l' Italia? e perché li ha citati? perché sono paesi di frontiera e, dall' altra parte della frontiera, c' è un sistema che non è il nostro, e ci sono paesi, Stati rispettabilissimi, i quali appartengono ad un altro patto di alleanze economiche, politiche e militari, hanno ordinamenti diversi dai nostri, e non per questo devono essere considerati i nemici contro i quali dover usare il ferro e il fuoco. certo, non sono amici, e bisogna guardare nei loro confronti con giusto, continuato, naturalmente fondato e, se possibile, documentato sospetto o, per lo meno, bisogna guardare verso di loro non nel modo con cui l' onorevole Forlani dei tempi di Omero si rivolse loro per facilitarli nell' opera di varco delle mura, di incendio e di distruzione della fortezza. il presidente Pertini ha parlato come chi sia nella fortezza e non la voglia invasa, calpestata e incendiata da un potenziale nemico. e, ripeto, ha detto cosa che non avrebbe dovuto irritare nessuno, perché è cosa obiettivamente vera e, direi, perfino geograficamente vera e valida. e invece, che cosa è successo? è successo che si è scatenata, all' interno del nostro paese e di questo Parlamento, la reazione del partito comunista e, soltanto dopo la reazione del partito comunista e nell' attesa, signor presidente del Consiglio (oggi mi toccano le avventure più strane: dopo essermi trovato d' accordo con il presidente Pertini, mi trovo d' accordo anche con il senatore Fanfani), di una presa di posizione governativa che tardava a venire, sempre all' insegna della fermezza e della chiarezza, si è scatenata l' offensiva o la controffensiva propagandistica della Russia sovietica , un' offensiva e una controffensiva che sono andate oltre ogni limite; e, terza grande sorpresa che io devo dare a me stesso, siamo noi soli ad accorgercene. siamo noi soli ad accorgerci che oggi nel suo discorso, signor presidente del Consiglio , non c' era una parola (una parola!) di riprovazione, di sdegno, di condanna nei confronti dell' assurda nota sovietica, che è andata molto al di là... io voglio anche immaginare, anzi devo convenire che uno Stato, una grande potenza che si veda colpita nel vivo (perché quella della Russia sovietica è stata la reazione della belva ferita) reagisca con i normali canali con i quali si reagisce diplomaticamente e propagandisticamente. ma la nota sovietica (lei avrà pur fatto il confronto tra le interviste attribuite al presidente della Repubblica italiana e la nota sovietica), a prescindere da tutto il vomiticcio propagandistico che è seguito dopo, non più soltanto contro il presidente Pertini, ma anche in altre direzioni, era talmente insolente che si pensava ne potessero derivare degli strascichi diplomatici. non una parola lei ha dedicato alla difesa, non più del presidente della Repubblica o della Presidenza della Repubblica, ma del governo italiano stesso, dell' Italia repubblicana, del popolo italiano , che non dovrebbe permettere ad altri di trattarlo nel modo con cui, per sua colpa, siamo stati trattati, senza una possibile risposta. si è determinata una spaccatura tra i partiti della maggioranza, una spaccatura tra i ministri che ho ricordato prima (il ministro dell'Interno e il ministro della Difesa ) e stamattina che cosa ha saputo dire, onorevole Forlani? ho appuntato tutte le « frasicelle » che lei ha dedicato al presidente della Repubblica e alla sua stessa maggioranza; ad un certo punto, a proposito dei collegamenti tra terroristi all' interno del nostro paese e terroristi a livello internazionale, ha detto: « purtroppo mancano le informazioni di prima mano » . se ci fosse da divertirsi in questo dibattito, io mi sarei molto divertito: chi dovrebbe darle le informazioni? allora le riconosco la potestà di recepimento! per la verità avevamo capito così. l' abbiamo seguita — come sta vedendo — con estrema e doverosa attenzione e questa frase lei l' ha attribuita — come era giusto — al segretario di Stato americano che l' ha pronunciata, però l' ha recepita. ciò vuol dire che in qualche modo condivide questa strana affermazione, perché, di prima mano, informazioni del genere potrebbe darle, se per caso fosse responsabile o colpevole, il signor Breznev. ma questo mi pare difficile. poi — e continuo a citare tra virgolette, sperando questa volta di non sbagliare — lei ha detto, riferendosi al messaggio del presidente della Repubblica : « di questi problemi si deve parlare senza reticenze, ma senza dimenticare che occorre far riferimento a dati precisi e concreti » . ha anche detto, evidentemente in tono di monito (anche se di monito rispettoso) che « comunicazioni ufficiali hanno conseguenze nei rapporti con gli Stati » . ora, signor presidente del Consiglio , queste sue affermazioni o sono — come in verità mi sembra siano — assolutamente ovvie e banali, ed allora non meritavano di essere inserite nel testo di un discorso così qualificato ed importante, o vogliono rappresentare una presa di distanza, per così dire, dall' intervista del presidente della Repubblica , ed allora, per i motivi che ho esposto prima, sono incongrue, finiscono per essere, nei confronti dell' istituto, persino irrispettose. evidentemente il presidente della Repubblica doveva rendersi conto — e se ne è reso conto — della portata delle sue affermazioni. fra l' altro — qualcuno ha fatto i conti — sette volte in sette diversi messaggi, il presidente della Repubblica , nel giro di un anno, ha detto agli italiani: siamo in guerra. e non sempre, ma almeno cinque volte, a questa affermazione drammatica, il presidente della Repubblica ne ha fatta seguire un' altra, con evidente allusione per carità! — non alla Russia o alla Cina, ma a « nemici esterni » , ad avversari esterni, a ramificazioni esterne, a propaggini esterne nei riguardi del terrorismo all' interno del nostro paese. ed allora, anziché gingillarsi con le formulette e le parolette, tanto per tentare di uscire da una situazione difficile, il problema doveva e deve essere affrontato nella sua realtà, signor presidente del Consiglio , perché il problema c' è, perché è esattamente vero, perché corriamo il rischio — anzi siamo già in pieno pericolo: i Sos, ormai, cominciano ad arrivare da tutte le parti — come nazione italiana, come popolo italiano , come Stato italiano, di vedere compromessa la nostra indipendenza. ecco, io mi sono un po' stupito, nei giorni scorsi, ma mi sono anche — dolendomene — compiaciuto, dal fatto che questa frase, « la necessaria tutela dell' indipendenza della nostra patria » , che qualche mese fa ancora, se pronunciata da me o da uno della mia parte politica , avrebbe determinato le solite accuse di istero-nazionalismo o di retorica patriottarda, l' abbiamo sentita risuonare un po' in tutti i settori del Parlamento italiano, nessuno escluso. qualcuno in buona fede , altri in mala fede: ma voglio immaginare che tutti siano in buona fede , perché è veramente in pericolo l' indipendenza del nostro paese, se a questo termine vogliamo dare un significato che abbia un riferimento concreto (a proposito di riferimenti concreti) al tipo di guerra che si sta combattendo. l' indipendenza di un popolo, oggi, è in discussione non soltanto quando un altro popolo, o un altro governo, o un altro Stato, dichiarano formalmente la guerra e aprono le ostilità; l' indipendenza di un popolo è in gioco, nei tempi moderni, in questo momento e soprattutto in Europa, per quanto riguarda il popolo italiano , quando potenze straniere, organizzazioni straniere, movimenti stranieri, trovano il modo per penetrare all' interno delle frontiere e per condurre all' interno delle stesse quella che viene chiamata, molto eufemisticamente, destabilizzazione ed è, invece, una vera e propria aggressione, perché la gente muore. la gente crepa e coloro che non muoiono fisicamente — per fortuna la stragrande maggioranza — , essendo consapevoli di essere esposti al rischio, insieme ai loro familiari ed ai loro parenti, muoiono spiritualmente. ci troviamo di fronte ad una gioventù intossicata non soltanto dalle droghe che qualcuno vorrebbe propinare ancora più largamente, ma anche da questa incertezza, da questa paura, da questa mancanza di indipendenza nazionale, che si traduce — mediti, presidente Forlani, lei che è, indubbiamente, uomo di cultura — in una carenza di autonomia personale, di libertà personale. non è libero un popolo che viene governato in questo modo ed al quale chi governa non ha la capacità di dire la verità su questi problemi, che sono estremamente gravi e complessi. ed allora, poiché siamo in guerra, superando le « polemichette » tra ministri, le « polemichette » all' interno della maggioranza, sulle quali dovrò per forza ritornare, penso che si debba dapprima individuare il nemico, quindi scegliere il terreno, in terzo luogo stabilire i mezzi di lotta. il nemico. c' è un tipo di nemico nell' individuazione del quale, nella condanna del quale, siamo, almeno in apparenza, tutti d' accordo, ed è il nemico interno, le Brigate Rosse , le formazioni di terroristi più o meno collegate con le Brigate Rosse . e siccome parlo con chiarezza, con onesta chiarezza, debbo dire, signor presidente del Consiglio , che le allusioni o le indicazioni da lei fatte, nella risposta di questa mattina, a proposito di un terrorismo di opposto segno, che usurpa — ci si consenta di dire questo con estrema chiarezza e con piena assunzione di responsabilità — il nome di destra, non destano in noi la minima perplessità, né il minimo risentimento. al contrario, è indispensabile che tutto il terrorismo, e tutti i terroristi, da qualunque parte vengano, di qualunque tipo di simbolo si coprano o si ammantino, qualunque sia il loro riferimento all' interno del nostro paese o al di fuori dello stesso, vengano indiscriminatamente colpiti. a proposito del cosiddetto terrorismo di destra, ho avuto modo in più occasioni, soprattutto davanti alla televisione di Stato, di dichiarare (e se il problema verrà affrontato di nuovo lo rifarò senza dubbio) che sono « i nostri peggiori nemici » . in questi giorni, a questo riguardo, si è prodotto un obiettivo chiarimento nella opinione pubblica , di cui francamente ci sentiamo orgogliosi. ed è accaduto e sta accadendo, signor presidente del Consiglio , in quel di Bologna, comunque venga giudicata la nostra iniziativa. noi non pensiamo assolutamente di trovare adesioni qui dentro, le troviamo fuori e molto più numerose di quanto noi stessi potessimo immaginare, certo più numerose di quanto voi stessi immaginiate. non si tratta di giudicare — e tanto meno di propagandare — in questa sede l' iniziativa che abbiamo ritenuto di assumere; ma il fatto che a Bologna — e lo scrivono giornali non nostri — si sia determinato quel moto popolare di firme, che magari per taluni sarà dovuto all' esigenza di coltivare un' illusione, per altri è un atto di protesta, per altri di rabbia, per altri di tutela della vita propria e dei propri figli, per qualcuno anche di odio e di vendetta nei confronti di chi ha attentato o potrebbe attentare alla vita dei cittadini italiani, è un fatto significativo: e ricordo che il manifesto con cui abbiamo invitato ed invitiamo la gente a firmare reca al centro l' immagine, drammatica e dolente, della stazione di Bologna, devastata da una bomba. chi avrebbe mai potuto dire, a noi stessi ma soprattutto a voi ed al cosiddetto paese, che a sei mesi di distanza da quel tragico 2 agosto, che fu sfruttato in maniera ignobile, anche se politicamente legittima (perché ogni partito può fare la propaganda che vuole, ottenendo poi gli effetti che merita), a sei mesi di distanza dai giorni immediatamente successivi a quel 2 agosto, allorché il sindaco comunista di Bologna tenne un comizio di speculazione propagandistica su quei poveri morti, allorché — ecco, ora mi ripago un po' dei precedenti elogi! — il signor presidente della Repubblica accorse su quel palco, con la mano protesa come per una specie di giuramento di Pontida, mentre venivano sotto i suoi occhi svillaneggiati tutti o quasi tutti gli uomini di Governo, chi avrebbe mai potuto dire — dicevo — che Bologna sarebbe diventata, non per effetto della nostra propaganda, ma per un riconoscimento fraterno, il centro di un' iniziativa in cui si riconosce la gente che è lontana dal potere e dal « palazzo » , che vuole vivere e vuole comunque che questa Italia sia governata e rappresentata, vuole che questa Italia non muoia sotto i colpi del nemico interno ed esterno? queste sono le nostre posizioni morali e politiche, illustrate con estrema chiarezza, in questa che per noi è un' occasione di colloquio, pur se polemico. su questo primo punto siamo dunque — voglio sperare — tutti d' accordo: il nemico terrorista di casa, comunque si atteggi e venga rappresentato, è il nemico contro il quale si deve prioritariamente e tutti insieme combattere. c' è però una seconda affermazione sulla quale siamo tutti d' accordo, su cui è d' accordo lei stesso, che ho ascoltato, specie a tale riguardo, con estrema attenzione: che, cioè, le organizzazioni terroristiche italiane, e soprattutto (lo dico io perché lo ha detto lei) le Brigate Rosse , che tra le organizzazioni terroristiche italiane (ma mi pento di aver usato questo termine; meglio sarebbe dire: albergate provvisoriamente nel nostro povero paese) rappresentano indubbiamente il nucleo più autorevole, meglio organizzato e collegato, hanno dei collegamenti (lei lo ha ripetuto più volte) con organizzazioni terroristiche straniere, collegamenti provati e documentati: tanto che su questo argomento il Parlamento è autorizzato a discutere, può prendere atto di assicurazioni precise e concrete, non essendoci bisogno di omissis, di blackout, e poiché sono state acquisite delle prove (ed altre aggiungendosene ed accumulandosi) sul fatto che le organizzazioni terroristiche di casa nostra sono collegate con movimenti terroristici stranieri. lei si ferma qui. noi, invece, non ci fermiamo: partendo da questo dato io non dico, come qualcuno faziosamente potrebbe affermare da parte nostra, che occorre occuparsi solo delle organizzazioni terroristiche straniere di sinistra, come non credo che altri possano sostenere che occorre occuparsi solo delle organizzazioni terroristiche straniere di destra (se ve ne sono). io dico: occupiamoci delle organizzazioni terroristiche esistenti nel mondo, che è vasto, verificando in quali casi sia stata provata e documentata, se non l' alleanza, quanto meno la convergenza (che in taluni casi diventa vera e propria alleanza) tra organizzazioni terroristiche operanti in casa nostra e organizzazioni terroristiche operanti all' estero. quelle che vivono all' estero, signor presidente del Consiglio , io non le divido in organizzazioni terroristiche straniere di destra e organizzazioni terroristiche straniere di sinistra; io le divido in organizzazioni terroristiche di paesi totalitarie organizzazioni terroristiche che vivono in paesi democratici. ritengo che nessuno possa immaginare di imputare al Governo e alla Repubblica italiana , chiunque ne sia a capo, una complicità diretta, immediata e permanente con il terrorismo per la semplice ragione che viviamo in un paese con liberi ordinamenti. ma è molto difficile, signor presidente del Consiglio , sostenere che dei collegamenti tra le Brigate Rosse e comunque tra le organizzazioni terroristiche di casa nostra e organizzazioni terroristiche che hanno la loro sede, la loro provenienza, la loro marca di fabbrica in paesi con regimi totalitari, non debbano rispondere quei paesi, quei governi che danno loro ospitalità. quindi ove per avventura siano provati — e lei ha detto che sono provati collegamenti tra le Brigate Rosse e formazioni palestinesi, allora, signor presidente del Consiglio , si ha l' obbligo di parlare più chiaramente. chi sono questi palestinesi? sono i singoli cittadini palestinesi o ex abitanti della Palestina che, desiderando tornare nel loro paese hanno dato vita all' Olp? formalmente — ci vogliono degli ingenui di tre cotte — si può dire che si tratta di cittadini riuniti in queste organizzazioni; ma in sostanza, signor presidente del Consiglio , lei sa benissimo che si tratta di organizzazioni, di movimenti strettamente collegati con Stati e con potenze stranieri; e quindi, avanti con i nomi. è noto che il tiranno libico Gheddafi è responsabile di ciò che avviene, non soltanto in Libia, ma in tutta l' Africa settentrionale — adesso tende a calare addirittura verso il Sudan — così come è nota la sua corresponsabilità nelle organizzazioni terroristiche che lei definisce genericamente palestinesi. infatti, ha avuto paura questa mattina — noi la censuriamo per questo atto che non voglio definire di viltà perché desideriamo mantenere il colloquio in termini corretti — o comunque non è stato di coraggio, nel fare il nome del personaggio più chiacchierato a questo riguardo su tutta la scena mondiale. non ha avuto il coraggio di soffermarsi per qualche istante sulle responsabilità dirette e indirette dell' Olp e di Arafat, non ha avuto il coraggio, anche se la citazione molto generica c' è stata, di parlare dello Yemen del sud e, quando ha parlato della situazione grave determinatasi in larga parte del continente africano, non ha avuto il coraggio di collegare certi movimenti e certi atti di terrorismo. a questo proposito vorrei ricordare il recente atto di terrorismo verificatosi a Nairobi sul quale il quotidiano del partito socialista Avanti! , nei giorni scorsi, ha fatto nomi e cognomi parlando dell' Olp. signor presidente del Consiglio , immagino che lei, oltre ai libri, legga anche giornali e non soltanto quelli italiani — ne ha parlato tutta la stampa mondiale e non è possibile che lei venga in questa Aula con dei non possumus , con gli omissis, con i blackout, non facendo i nomi che è necessario pronunciare. allora, esaminiamo questi problemi con maggior attenzione cominciando dal caso-Gheddafi, dal quale desidero iniziare, signor presidente del Consiglio , perché si mormora — ed è più che un mormorio di una prossima o addirittura imminente visita del tirannello Gheddafi nel nostro paese. sappiamo tutti, perché lo hanno scritto tutti i giornali, che questo invito da lei non è stato formulato ora, ma nel periodo in cui era presidente del Consiglio l' onorevole Andreotti, il quale invitò anche a nome del Capo dello Stato — consenziente quest' ultimo — Gheddafi a visitare ufficialmente l' Italia. può darsi — io dovrei dire « non potrebbe darsi » — perché i precedenti cui adesso mi riferirò sono di portata storica, che ci toccano, che ci colpiscono, che ci hanno colpito gravissimamente; ma voglio ammettere, per assurdo, per benevolenza, così, per passarci sopra, che due anni fa, quando l' invito fu ufficialmente rivolto, tanto l' onorevole Andreotti quanto il presidente Pertini si fossero dimenticati di certi precedenti. lei, però, non li ignora; e il MSI-Destra Nazionale assolve alla sua funzione nazionale, morale e politica, quando la diffida — ecco, la diffida, signor presidente del Consiglio — dal portare avanti un invito indecoroso e vile di questo genere; perché si tratta di un brigante, il quale ha cacciato via gli italiani, che avevano fatto fiorire il deserto, e li ha derubati. gli italiani sono stati cacciati via senza che fossero garantite loro nemmeno le marchette di previdenza; sono stati cacciati via, e sono venuti in Italia; e lei lo sa bene, perché abbiamo dovuto varare alcune leggi. ci sono ancora oggi — forse lei questo non lo sa — , per lo meno a Roma e a Napoli, alle Fraschette, vicino a Roma, e alla Canzianella a Napoli Fuorigrotta, dovrei dire i « campi profughi » ; debbo purtroppo dire che sono specie di piccoli campi di concentramento , in cui vivacchiano questi poveri figli d' Italia, che non hanno certamente fatto del male. sa con quale retribuzione? si informi, per cortesia: hanno come sussidio diecimila lire mensili; se usufruiscono della cucina del loro accantonamento, non hanno neanche le diecimila lire mensili. a Napoli, alla Canzianella, aspettano le diecimila lire mensili dallo scorso mese di giugno. così l' Italia tratta i suo poveri figli. ma il tiranno Gheddafi non si è limitato a cacciare via i vivi, ha cacciato via i morti: ha voluto espellere dalla Libia le salme degli italiani, perché gli italiani l' avevano tiranneggiata, incivilendola. non parlo dei soldati. potrei parlare anche dei soldati, perché io c' ero; ma parlo dei lavoratori, dei contadini. si ricorda? lei è molto più giovane; comunque, ricorderà che lo sbarco dei ventimila non fu uno sbarco militare, e nemmeno coloniale, perché non era comunque uno sfruttamento ma incivilimento. a questi italiani fu conferita anche la cittadinanza, lo ricorderete tutti. ebbene, come dicevo, sono stati cacciati via i vivi e i morti. ma c' è il petrolio! e siccome c' è il petrolio, ed il petrolio è il dio dei nostri tempi, allora si verifica l' episodio scandaloso di cui i suoi amici e colleghi socialisti non parlano tanto volentieri; ma quello che è accaduto è un grosso scandalo. l' onorevole Craxi fa la battaglia di Malta, e l' onorevole Manca fa la battaglia di Tripoli, mentre Tripoli è contro Malta. ma quando i giornalisti interrogano l' onorevole Manca, e gli chiedono: « dato tutto quello che c' è in pentola, a proposito dei rapporti tra Italia e Libia, lei ritiene che questi rapporti, economici, commerciali, debbano essere ingigantiti? » , naturalmente l' onorevole Manca, ministro del Commercio con l' Estero , dice di sì; si reca, come si è recato, a Tripoli, stringe accordi... c' è il petrolio. attenzione, signor presidente del Consiglio , con il petrolio, perché un ministro se n' è andato, a causa del petrolio, cioè il ministro Bisaglia; e in questi giorni sui giornali, a proposito del petrolio — yemenita, saudita, libico, non sappiamo bene — , si parla molto: Cogis, petrolio... avete mai sentito nominare Dino Gentili, colleghi del partito socialista ? credo di sì, credo di ricordare che quando muovemmo antichi e inutili scandali a proposito del comportamento... sì, in un' occasione a proposito del comportamento dello stesso Nenni, ma in quel caso a proposito del comportamento di un certo onorevole Giacomo Mancini, che penso sia tuttora iscritto al partito socialista , e se ne parlò molto. se ne parlò per uno scandalo di zuccheri. adesso Dino Gentili ricompare, come presidente o direttore generale di certa Cogis, e c' è un affare di petrolio che non funziona. ma il petrolio è sacro; e allora il partito socialista , uno e trino , attraverso l' onorevole Lombardi, l' onorevole Achilli, parla il linguaggio di Gheddafi e dell' Olp. l' onorevole Achilli, infatti, è vicepresidente — lo sa, presidente Forlani? — di un' associazione internazionale pro-Olp; e quindi, attraverso Achilli, attraverso Lombardi, attraverso il linguaggio pro-Olp, e anche attraverso il linguaggio pro-Gheddafi, arriva tanto petrolio. intanto l' onorevole Martinelli, che credo interverrà successivamente in questo dibattito, è corso a Washington, e Piccoli gli è corso appresso: non c' è petrolio, ma il dollaro è arrivato « quota mille » ; chissà quali possibilità si possono aprire. e poi Reagan è francamente simpatico, Haig parla così chiaro, parla più chiaro di Pertini; poi dispongono di mezzi e strumenti che altri non hanno. martinelli, tornando dagli USA, ha detto — lo ricordo a memoria, perché mi ha colpito enormemente una frase di quel genere pronunziata dall' enfant gâté del socialismo italiano — che negli USA il partito italiano che ha i massimi riconoscimenti è il partito socialista . hanno quindi tutte le investiture, però c' è l' ala sinistra con l' investitura Olp, con l' investitura Gheddafi, con i vecchie mai smentiti legami con il partito comunista . una volta, signor presidente del Consiglio , si diceva « spaghetti in salsa cilena » ; ora si potrebbe dire « brodetto marchigiano, con qualche peperoncino che gli dia un po' di sapore » , o « crostini alla Haig » . si può andare avanti così, scherzando con gli omissis, con gli affari, con gli scandali, con le dimissioni di qualche ministro che poi si sostituisce? tutta questa allegria, signor presidente del Consiglio , deve veramente passare, e ci dobbiamo ricordare quel che significa la presenza del bandito Gheddafi, il quale — e su questo argomento chiudo, perché non merita che se ne parli ancora — si sta comprando mezza Sicilia. più esattamente, si è comprato mezza isola di Pantelleria; una volta Pantelleria la perdemmo perché mancava l' acqua, ora rischiamo di perderla perché è arrivato il petrolio invece dell' acqua; si è comprato una raffineria a Milazzo, acquistata naturalmente tramite dei prestanome. vi sono poi alberghi acquistati a Pantelleria, aziende agricole acquistate a Caltanissetta, la moschea a Catania, in un quadro di splendore. Gheddafi è l' uomo che, intervenendo anche sprezzantemente negli affari sociali di casa nostra, ha concesso — essendo egli un grosso azionista della FIAT di Agnelli — al settimanale Epoca un' intervista, subito dopo il discorso di Berlinguer a Torino, in cui ha dichiarato di essere d' accordo, che bisognava occupare la FIAT. ed intanto lui occupa la FIAT con i suoi quattrini. abbiamo sentito dire che si accinge a rilevare una grossa quota azionaria nel complesso Montedison (ho paura che sia un cattivo affare per lui, ma speriamo che faccia non soltanto buoni, ma anche cattivi affari); e, nonostante tutto ciò, il governo italiano , e forse la Presidenza della Repubblica, pensano di poterlo invitare in Italia. ora, onorevole presidente del Consiglio , lei ha detto che non possiamo abbassare le saracinesche, però non possiamo nemmeno aprire le porte. io mi limito a citare quello che nei giorni scorsi, il 13 gennaio, Il Giornale nuovo di Montanelli ha pubblicato a tutta pagina: « arriva Gheddafi, dimentichiamo tutto: in fondo ha il petrolio. l' Italia, dopo ogni schiaffo, porge evangelicamente l' altra guancia » . e questo articolo si conclude così: « l' unico rischio della visita è quello di vedere le sue ventimila vittime italiane schierate lungo il suo percorso, a guardia di disonore » . ma il disonore non sarebbe suo, sarebbe vostro se per caso tentaste di farlo venire in Italia. vorrei chiarire rapidamente anche il caso Olp, visto che, senza avere il coraggio di parlare chiaro, lei ha illuso anche questa volta a prove, a documenti circa eventuali corresponsabilità. lei ha citato il caso di Pescara, dimenticandosi però che Daniele Pifano trovato con il lanciamissili dell' Olp era e continua, credo, ad essere ad honorem il capo del collettivo di via dei Volsci ; il comunista Daniele Pifano autore o mandante di numerosi delitti proprio qui in Roma quando era il capo di quel collettivo. ricordo sempre — lo ricordiamo tutti e non lo dimentichiamo, ma su queste cose tornerò brevemente in seguito — che un nostro ragazzo di 17 anni fu assassinato su mandato del collettivo di via dei Volsci e personalmente di Daniele Pifano legato all' Olp. non vi sono solo legami sul piano tecnico al alto livello , anche questi di bassissimo conio costituiscono dei legami. assassinare un giovanetto inerme, perché? perché l' Olp, il collettivo di via dei Volsci ed organizzazioni di questo genere sono unite per operazioni di questo genere. ebbene, signor presidente del Consiglio , la informo, perché questa informazione le potrebbe anche essere sfuggita — ho qui il documento — che la III Commissione permanente della Camera dei Deputati ha approvato una risoluzione nella cui parte conclusiva testualmente si afferma: « impegna il Governo ad adoperarsi, di intesa con gli altri paesi comunitari, per avviare le azioni necessarie al fine di giungere al più presto possibile ad una ripresa dei negoziati per una pace globale e giusta nella regione, sulla base della partecipazione paritaria di tutte le parti interessate al conflitto, compresa l' Olp; ad intraprendere gli opportuni contatti ed iniziative per intensificare i rapporti politici e culturali — che cultura con l' Olp! — invitarne in Italia i massimi dirigenti e procedere al riconoscimento della Organizzazione per la liberazione della Palestina come legittimo rappresentante del popolo palestinese » . conosce le firme signor presidente del Consiglio ? l' onorevole Spataro del partito comunista , l' onorevole Lombardi del partito socialista , l' onorevole Ajello del partito radicale , l' onorevole Bottarelli del partito comunista , l' onorevole Antonio Rubbi del partito comunista , responsabile della sezione esteri di quel partito dal 1979, l' onorevole Bonalumi vicepresidente della Commissione esteri della Camera, l' onorevole Salvi — si salvi chi può — democristiano, che tutti conoscete perfettamente. quanti tipi di politica porta avanti questa maggioranza? l' altro giorno in una intervista ad un settimanale italiano, che si chiama per l' appunto il Settimanale, Reagan ha affermato che i componenti e i dirigenti dell' Olp sono dei criminali; li ha trattati come tali, avendo a sua volta, credo, qualche documento di prova. non lo avrà fatto certo per ragioni di antipatia. il partito socialista però ha il suo Achilli collocato in una associazione internazionale pro Olp; poi vi è la magnifica ammucchiata di democristiani, comunisti e socialisti. fate finta di litigare; questa mattina i comunisti erano agitatissimi contro il presidente del Consiglio , ma la verità è che si va da una sceneggiata ad una ammucchiata, da una ammucchiata ad un' altra sceneggiata e noi qui a far da testimoni a codesta gara delle bassezze volgari di una maggioranza che non è tale e di una opposizione di sinistra che cerca di cogliere l' occasione di tutte le disgrazie dell' Italia per poter giungere al potere, d' accordo sotto banco con larga parte del partito socialista italiano, magari con larga parte del partito socialdemocratico italiano e magari anche con larga parte del partito repubblicano italiano che molte volte si dimentica degli insegnamenti che ebbe dal povero La Malfa . a proposito dell' Olp, signor presidente del Consiglio , se per avventura avesse vaghezza di trovare qualche documento ancora non trovato, mi permetto di ricordarle — lo faccio con qualche vergogna da parte mia — le dichiarazioni di un brigatista pentito. questa faccenda dei brigatisti pentiti mi piace molto poco perché al brigatista pentito si associa poi il magistrato pentito, poi il giornalista pentito e poi il politico pentito; si pentono tutti dei guai che ci hanno combinato e delle lacrime che ci fanno ancora versare. siccome il suo Governo — non voglio dire il Governo con atti governativi, ma il Governo negli uomini che lo rappresentano e soprattutto con alcuni ministri, il ministro della Giustizia in quanto tale, quello dell' Interno, in quanto tale — ha dato grande importanza alle dichiarazioni rese dai brigatisti pentiti e particolarmente a quelle rese da Peci; e siccome in relazione alle rivelazioni del brigatista pentito Peci si sono presi, o non presi, provvedimenti giudiziari di alta e talora di sconvolgente importanza, come mai fra tutte le dichiarazioni prese sul serio del brigatista pentito Peci ce ne è una di cui vi siete dimenticati tutti, che non prendete sul serio, perché riguarda l' Olp? ed allora leggiamola un pochino: confessione di Peci, pubblicata sull' Espresso, non smentita fino a questo momento; dice: « per quanto riguarda i palestinesi, le Brigate Rosse hanno rapporti con l' Olp. con l' Olp il discorso politico » — continua il Peci — « è andato un po' più avanti, anche perché ai palestinesi interessa la destabilizzazione in Italia e soprattutto perché loro hanno sempre aiutato tutti i movimenti rivoluzionari perché gli conviene in vista di eventuali alleanze » . « preciso » continua il brigatista pentito « che parlando di palestinesi e di Olp intendevo proprio riferirmi alla Organizzazione per la liberazione della Palestina e ad Arafat » . infine Peci racconta con molti dettagli come una partita di armi arrivò alle Brigate Rosse da parte dell' Olp nel luglio del 1979, provenienza Libano; e fa addirittura i nomi dei compagni assassini che lo hanno aiutato in questa operazione; cita le marche di fabbrica delle varie armi. è una operazione compiuta, documentata, certa. basta questo o non basta per collocare l' Olp tra i nemici del popolo italiano , della patria italiana, della terra italiana e quindi voglio pensare del governo italiano , di tutta la maggioranza, del presidente della Repubblica , di tutta la classe dirigente politica o volete qualche cosa di più? basta l' aver documentato con testimonianze, che voi ritenete attendibili, che questi sono nemici del popolo italiano , che vengono in Italia per sparare e per uccidere? non basta nemmeno questo? ed allora l' Olp a chi fa capo? non fa capo forse, non è alleata forse con paesi totalitari di marca comunista, i quali operano in tutto il continente africano e nel Mediterraneo? queste sono quel tipo di responsabilità alle quali noi vi richiamiamo e che non vi potete dimenticare! potrei prolungare il discorso a proposito di forze associate a quelle palestinesi, mi limito a ricordare — l' ho già fatto due minuti fa — lo Yemen del sud, i campi dello Yemen del sud dove sono stati addestrati, si dice attraverso documenti, terroristi spagnoli, per esempio. ed a questo punto, signor presidente del Consiglio , rapidamente affrontiamo il caso cecoslovacco. l' onorevole Berlinguer si offende molto; e c' è una querela: Sciascia — Berlinguer. e perché offendersi? avete dimenticato tutti il nome dell' ex senatore Moranino? i socialdemocratici hanno dimenticato come fu concessa la grazia all' ex senatore Moranino? ricorda il senatore Saragat, ricorda il partito socialdemocratico che per avere i voti del gruppo parlamentare , dei gruppi parlamentari comunisti vi fu una contrattazione basata allora sulla grazia? ricordate dov' era l' ex senatore Moranino quando gli arrivò la notizia della grazia? era in Cecoslovacchia. era forse nella villa che l' onorevole Longo e il direttore del suo giornale stanno indicando? io non lo so. certo era in una residenza a Praga e non si occupava di terrorismo e nemmeno di spionaggio, ma si preoccupava di organizzare la propaganda comunista sovietica attraverso una radio cecoslovacca e sovietica, di interesse sovietico, di cui egli era il dirigente. e come mai si trovava a Praga e non in Italia? perché in Italia aveva compiuto imprese che non posso definire che di terrorismo, perché non le posso definire partigiane. era partigiano ma assassinò cinque partigiani e le mogli di due di loro. fu condannato all' ergastolo. il partito comunista che sapeva tutte queste cose gli diede il passaporto di servizio . andò in Cecoslovacchia sotto falso nome, raccomandato presso il governo cecoslovacco che l' utilizzò per organizzare una rete di propaganda antitaliana — non antidestra, « antimissina » , no, antitaliana! — diretta soprattutto ai lavoratori italiani in Germania che — sono stato purtroppo testimone io stesso insieme a Mirko Tremaglia — ascoltavano spesso — non volentieri magari, ma ascoltavano spesso — le trasmissioni di radio Praga in lingua italiana organizzate dall' ex ergastolano, ex assassino di partigiani, e in questo senso più terrorista dei terroristi, Moranino. come mai la Cecoslovacchia fece quel « rischioso piacere » allora al partito comunista italiano? evidentemente perché c' erano legami di questo genere. e allora, onorevoli colleghi del partito socialdemocratico , quello che voi dite oggi è perfettamente vero, ma è vero in quanto era vero quello che noi dicevamo ieri e che voi contestavate: è vero nella continuità dell' azione e della presenza dello Stato e del regime cecoslovacco, e non solo di esso, ma degli Stati e dei regimi legati al Patto di Varsavia . sembra che qualche resipiscenza, qualche non colpevolezza o qualche non complicità ci siano da parte del Capo dello Stato romeno, ma l' onorevole Forlani ci dice che non si ha la prova che Ceausescu abbia fatto un passo presso Praga per indurre Praga a non insistere nel mandare i terroristi in Italia o nell' aiutare i terroristi italiani. onorevole Forlani, le dobbiamo suggerire come si fa? mammà non glielo ha spiegato come si fa a sapere, o a cercare di sapere, per poter affermare o per poter smentire? io mi sarei aspettato, ed anche gli altri interpellanti ed interroganti si sarebbero aspettati, che lei oggi dicesse che è falso, o comunque che non è vero; lei dice: « non lo sappiamo » . queste sono cose che si devono sapere! fanno parte dei segreti? lei avrebbe potuto dire che potrà rendere le rivelazioni a questo riguardo all' apposito comitato sulla base del famoso articolo 11 della legge sul segreto di Stato ; ma quando lei dice « non lo sappiamo » , non nega, non afferma e il dubbio, anzi sostanzialmente la certezza, direi, rimane. allora della Cecoslovacchia occorre occuparsi, anche perché sta per arrivare o è arrivato oggi un personaggio di cui si parla tanto, che penso sarà intervistato nei giorni prossimi in Italia da stampa, radio e televisione, il generale Sejna. qui non si tratta di andare a cercare le prove perché ecce homo !, arriva egli stesso, quegli che ha ricoperto incarichi importanti — si dice — in quella organizzazione di Governo negli anni scorsi; penso che la sua testimonianza potrà e dovrà essere ascoltata. vuole occuparsi, per favore, signor presidente del Consiglio , un tantino anche della Bulgaria? non glielo chiedo io, glielo chiede il deputato Falco Accame, il quale in una intervista recente (che ho trascritto testualmente) afferma: « abbiamo venduto — noi italiani — una partita di armi leggere alla Bulgaria; poi queste armi sono state trovate in mano a terroristi in Turchia. come è potuto avvenire questo fatto » ? uh, chissà? onorevole Accame, come sarà avvenuto questo fatto? sarà stato uno scippo: un bandito di passaggio ha scippato ad un altro bandito di passaggio le armi da noi graziosamente fornite alla Bulgaria, che ne ha tanto bisogno per difendersi dai suoi vicini; sono passate a terroristi in Turchia, cioè in quel paese di cui l' Unione Sovietica vuole — come ha detto o ha fatto capire il nostro presidente della Repubblica — probabilmente la destabilizzazione! e allora, signor presidente del Consiglio , a questo punto lei forse si aspetta, o i colleghi che cortesemente ascoltano si aspettano, da me chissà quali drastiche domande; io le dico con tutta franchezza che sono lieto che l' onorevole Mammì abbia dichiarato nei giorni scorsi (se i giornali hanno riportato con correttezza, come spero, questa notizia) che dobbiamo essere pronti anche a rompere i rapporti diplomatici e commerciali con quei paesi che in qualche modo alimentino, finanzino o allenino terroristi che poi vengono in casa nostra, o concedano rifugio a terroristi che da casa nostra si rifugiano in casa loro. io non arrivo neppure a chiedere, a nome del nostro partito, misure drastiche ed immediate di questo genere. noi chiediamo qualcosa di molto più serio, di più corretto e di più positivo. certo, i limiti non devono essere superati; e il caso Gheddafi è un caso limite. Gheddafi per motivi di decoro non può venire in Italia e non è possibile che l' Italia intrattenga con lui rapporti amichevoli fino a quando non siano stati chiariti i problemi che devono essere chiariti. ma anche nei confronti di Gheddafi, che — se io sono bene informato — non ha un' ambasciata in Roma, ma ha un incaricato d' affari, che molto spesso — lei lo sa perché lo hanno pubblicato tutti i giornali documentatamente — è incaricato di uno sporco affare, cioè procedere a far uccidere in Italia cittadini libici (in Italia e in Inghilterra è accaduto in maniera clamorosa) nemici del suo regime, quindi profughi, sulla base del famoso diritto delle genti , dei diritti dell' uomo : bella roba davvero! comunque, non chiediamo neppure che questo straccione che rappresenta il bandito Gheddafi venga cacciato via dall' Italia o che a Roma non vi sia più una loro rappresentanza: chiediamo che il governo italiano non si limiti a dire « ancora più atlantici di prima » e si renda invece conto che questi problemi possono essere risolti non nel modo indicato questa mattina dal presidente del Consiglio , ma esattamente alla rovescia. lei ha detto stamane: estirpiamo il terrorismo in casa nostra e così potremo riuscire ad estirparne le radici all' esterno. signor presidente del Consiglio , avendo il terrorismo le radici all' esterno e all' interno di casa nostra le sue propaggini. parlando qualcuno del « grande vecchio » , altri delle « menti direttive » , altri ancora dicendo che le ispirazioni, gli ordini, i mezzi, gli strumenti, i denari, le armi vengono dall' estero, lei deve rendersi conto che il procedimento da adottare è esattamente l' opposto: recidere i legami con l' estero e così rendere possibile di estirpare, anche rapidamente, il comunismo... — scusate, non volevo dirlo — ... il terrorismo all' interno del nostro paese. bisogna dunque capovolgere quelle posizioni, perché questo è un problema di politica internazionale , signor presidente del Consiglio . noi siamo lietissimi che alla conferenza di Madrid, alla inutile, dormiente, stanca, fallita prima di nascere conferenza di Madrid ci sia una proposta di deliberazione che il governo italiano , d' accordo credo con quello spagnolo, vuole far firmare a tutti i sottoscrittori dell' inutile, fallito e strafallito accordo di Helsinki, nel nome dei diritti dell' uomo , in cui tutti crediamo ma che nessuno rispetta. però ci vuole prima di tutto una iniziativa europea, signor presidente del Consiglio . io non chiederò certamente mai che si rompano i rapporti con la Francia, però il comportamento della Francia nei confronti del terrorismo nel nostro paese è stato ignobile, come lei sa, signor presidente del Consiglio . al suo posto, non userei certamente un' espressione così dura, ma la realtà è questa: se il caso Piperno-Pace, uno dei casi più gravi di sfida alla giustizia del nostro paese, ha potuto svolgersi, nelle settimane scorse, sotto gli occhi e il naso di tutti gli italiani, è stato perché la magistratura francese si è decisa a concedere l' estradizione per un determinato, gravissimo reato, ma non ha voluto concederla per altri e altrettanto gravi reati. e lei sa che questo non è un caso isolato, ma che è un modo di comportamento che si ripete da tempo, nei confronti di delinquenti che — lo ripeto — non ci interessa se siano di destra o di sinistra, di organizzazioni terroristiche francesi collegate con quelle italiane od altro: Action directe e credo che sia un' organizzazione di sinistra, ma se fosse di destra il mio ragionamento sarebbe il medesimo. occorre un accordo di ferro tra i paesi della comunità europea e, più ampiamente, tra i paesi dell' Europa libera, affinché il terrorismo sia stroncato e ogni paese consideri proprio interesse quello che è interesse degli altri. e siccome noi italiani siamo, insieme agli spagnoli e ai turchi, i più bersagliati, quelli maggiormente in pericolo, coloro che danno il maggior contributo di vite umane , di sofferenze, di preoccupazioni, di inquietudine (perché questo è — inutile negarlo! — il problema fondamentale, che appassiona, spaventa e preoccupa tutti noi), credo si debba partire da un' intesa europea, di cui il governo italiano , fuori dalle solite retoriche formule delle conferenze tipo Madrid, deve e può prendere l' iniziativa. e poi (finalmente, viva la faccia!), il presidente degli USA e il suo segretario di Stato (e vi parla un uomo che non è « in livrea » nei confronti degli americani, che non si è precipitato e non ha nessuna intenzione di precipitarsi negli USA) hanno impostato il problema nel modo giusto: non ripresa della guerra fredda nei confronti della Russia sovietica , ma discorso globale. a che vale portare avanti i discorsi sulla distensione, se non si porta avanti il discorso sulla sicurezza? e la sicurezza è indivisibile, signor presidente del Consiglio : è una vecchia definizione, un vecchio motto. la sicurezza, o è tale per tutti i paesi che concorrono a formare l' umanità civile o non esiste. è inutile perder tempo a discutere sulla limitazione di certi tipi di armamenti, quando la guerra è in corso . deve cessare la terza guerra mondiale ! vogliamo sicurezza, come italiani, come europei, come occidentali, come uomini civili! e se a questo si potesse giungere con il corso responsabile del governo italiano (di qualsivoglia governo), signor presidente del Consiglio , noi riterremmo di aver contribuito ad un' opera santa e di civiltà. ma questa è la strada da compiere: garantire la sicurezza all' interno delle nostre frontiere, per averla garantita al di là di queste, senza compromessi, senza tenerezze né di sinistra né di destra, senza pregiudizi, senza preconcetti, per difendere la vita del nostro popolo e dei nostri popoli. questa è la strada, signor presidente del Consiglio , che si deve percorrere. tutto il resto è ipocrisia ed arriva ad essere abiezione. e a questo punto tralascio tutto quello che avrei potuto e voluto dire sulle mosse dei socialisti, dei socialdemocratici e dei democristiani degli scorsi giorni. visto che l' onorevole Longo è cortesemente presente, mi farebbe piacere — lo dico così, scherzando — se potesse precisarmi o far precisare da qualcuno nella seduta di oggi se dal Viminale « spira ancora un venticello maleodorante di intrighi e reticenze » , se gira ancora, se è ancora maleodorante, se ci sono gli intrighi e le reticenze. la calunnia è un venticello, in un senso e nell' altro. spira il venticello? chi è il Figaro, Figaro qua, Figaro là, Fanfani qua, Fanfani là... vorremmo che a questo proposito ci fosse data qualche spiegazione. ho già detto, signor presidente del Consiglio , come pensiamo che si debba combattere questa battaglia e non ci dica, come ha detto nelle conclusioni del suo discorso: « bisogna continuare in un lavoro serio di ricerca » . non c' è peggior sordo di chi non vuol sentire, non c' è peggior ricercatore di chi non vuol trovare. lei forse ha letto la rubrica deliziosa che leggo ogni mattino su Il Giornale di Montanelli « controcorrente » ; avrà forse letto stimane la storiella del marito cornuto, che voleva avere certezza documentata circa le proprie corna e naturalmente non la ebbe e si appagò dell' Istituto delle ricerche. non credo che il Governo si debba comportare come un istituto delle ricerche, anche perché troppi innocenti hanno già pagato. lei ha anche detto, onorevole Forlani: « nessun altro paese europeo ha adottato sin qui misure straordinarie » . bene, signor presidente del Consiglio , l' Italia è in una situazione straordinaria e, se lei ha voluto fare riferimento — come era lecito e possibile — alle misure straordinarie che noi stiamo chiedendo, tenga conto, per cortesia, che le misure che stiamo chiedendo all' interno (per l' estero ho già chiesto e spero di essermi fatto intendere) altro non sono che l' applicazione rigida — non dico ferma, perché è un aggettivo che lei ha dequalificato della Costituzione della Repubblica italiana e delle leggi vigenti. riteniamo che con il combinato disposto , come direbbe un avvocato, dell' applicazione delle leggi vigenti all' interno del paese e di quel piano per la sicurezza europea occidentale e mondiale, si possa e si debba uscire da questi guai. concludendo lei ha detto allusivamente: « con questo o con un altro governo » , alludendo forse alla frase, peraltro abbastanza irrispettosa, anche se divertentissima del suo ministro, onorevole Lagorio, che le ha detto graziosamente, alla toscana (mi è piaciuto molto): « onorevole Forlani, tu sei l' ultimo petalo » . onorevole « ultimo petalo » (anch' io posso chiamarla così), non si tratta, ahimè, di una rosa senza spine, ma si tratta di una rosa con tante spine e con pochi petali. tra le spine, signor presidente del Consiglio , ci metta il MSI-Destra Nazionale , che non si stancherà di combattere con la massima durezza e con la massima energia possibile per fare in termini civili piazza pulita di questo lerciume di imbrogli, che, purtroppo, è alla base degli equivoci e dei mali che dividono il paese reale , che soffre, dal paese legale , che ho l' impressione si stia occupando soltanto di poltrone sulle quali ottimamente rimanere. e non mi dica che in questo modo noi ci occupiamo con scarso interesse di quella che potrebbe essere una crisi di Governo senza fondo e senza soluzione perché, signor presidente del Consiglio , (lo ha dimostrato il tipo del suo intervento di quest' oggi e lo dimostra il comportamento della sua maggioranza, se anche oggi si può parlare di maggioranza), lei al massimo è il presidente del Consiglio di un Governo per l' ordinaria disamministrazione. allora, chi lotta perché si giunga ad una crisi governativa non arreca alcun danno, non provoca alcuna incertezza, non determina alcuna instabilità e non crea alcun travaglio, anzi, al contrario, dà agli italiani quei pochi giorni di soddisfazione in cui essi navigano da un Governo all' altro, avendo dimenticato il precedente e a avendo avuto la fortuna di non conoscere abbastanza bene il successore.