Bettino CRAXI - Deputato Maggioranza
VIII Legislatura - Assemblea n. 266 - seduta del 16-01-1981
Sul rilascio del giudice D'Urso da parte delle Brigate rosse
1981 - Governo Forlani - Legislatura n. 8 - Seduta n. 266
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , signor presidente del Consiglio , desidero ringraziarla per ciò che ella ha fatto affrontando circostanze eccezionali e terribili. a nome del mio partito, le esprimo un sincero apprezzamento per aver saputo mantenere in frangenti tanto aspri quella che Giovanni Giolitti avrebbe chiamato « una calma visione delle cose » ....... resistendo, per quanto possibile, in situazioni tanto difficili, alla tentazione degli impulsi emotivi, a pressioni che in taluni casi hanno assunto la forma di una demagogia retorica ed impotente, od anche a talune esplosioni di isterismo, dalle quali abbiamo rischiato di essere sopraffatti. ringrazio lei e il Governo da lei presieduto per aver mantenuto una linea di condotta ispirata ad un principio di fermezza e ad una misura di equilibrio; fermezza nella difesa dello Stato e delle istituzioni, nella lotta contro il fenomeno terroristico, che deve essere sviluppata con crescente efficacia sino alla sua conclusione vittoriosa; equilibrio nella valutazione del perseguimento di tutti i doveri dello Stato, che la Costituzione della Repubblica sancisce solennemente, ivi compreso il dovere di difendere i diritti dei cittadini e, primo fra questi, il diritto alla vita. ciò che ragionevolmente, legalmente, umanamente, il Governo poteva fare, di fronte ad un caso tragico ed angoscioso, lo ha fatto, e in nessun momento gli è mancata la fiducia, l' incoraggiamento e il sostegno dei socialisti. in nessun momento c' è stata da parte del mio partito una minaccia, un ricatto, una condizione posta in modo perentorio, una vincolante ipoteca sulla continuità della nostra collaborazione. nel giorno di Natale noi abbiamo indirizzato al Governo una sollecitazione, che era il frutto di una analisi dei fatti, di esperienze già vissute e di una valutazione di urgenza. si chiedeva al Governo di agire con tempestività nell' accelerare decisioni che discendevano da un quadro di direttive già adottate e già, in parte, attuate. e desidero ringraziarla personalmente, signor presidente del Consiglio , per aver dichiarato nella sua conferenza stampa del 27 dicembre — mentre montava l' onda delle critiche ingiuste, in qualche caso affrettate ed in qualche caso puramente pretestuose — che il partito socialista aveva in qualche circostanza espresso preoccupazioni e si era reso interprete di angosce comuni a tutte le forze politiche ed a tutti i cittadini, confermando in quella stessa occasione che il Governo avrebbe continuato a realizzare gli impegni già assunti per una migliore organizzazione del regime di sicurezza dei detenuti. forse quella sua decisione, forse un pensiero ed un gesto nel giorno di Natale, in cui le famiglie si ritrovano unite, ha contribuito in parte alla restituzione di un padre e di uno sposo alla sua famiglia. in questi giorni ed oggi più che mai, il nostro pensiero è corso e corre alla memoria del generale Galvaligi, assassinato barbaramente, come tanti altri prima di lui solo perché servitore fedele dello Stato, della democrazia e della libertà, legati al dovere della loro coscienza, della loro cultura e della loro disciplina. forse, al di là dell' efficacia di tutto ciò che si è tentato di fare, di dire e di proporre, è stato soprattutto questo sangue innocente versato, che ha frenato la ferocia lucida e calcolatrice dei fanatici assassini che abbiamo di fronte; forse il sacrificio del generale Galvaligi ha aperto la strada alla salvezza del giudice D'Urso . e questo vogliamo pensare rendendo omaggio alla sua memoria. lo Stato ha dato prova di fermezza, di umanità, di dignità. il Governo non ha esitato ad imporre con una azione di forza... presidente, la prego di mettermi in condizione di proseguire. lo Stato ha dato una prova di dignità e di umanità. il Governo non ha esitato ad imporre, con una azione di forza, il rispetto della legge nel carcere di Trani, pur sapendo che la vita di D'Urso era legata ad un filo. non hanno esitato i magistrati a lanciare una sfida determinata, ponendo tutti i membri del partito armato di fronte alle loro responsabilità. non ha esitato il Governo, dando prova di umanità, a percorrere il limitatissimo tratto che gli era consentito, anche se questo poteva apparire o, diventando oggetto di speculazione, poteva essere denunciato come una concessione ai terroristi. ha dato prova di dignità un magistrato della Repubblica prigioniero dei terroristi, con una testimonianza di forza e di serenità ed un ragionamento dignitoso e rispettoso delle opinioni altrui. io non desidero entrare nella polemica sulle decisioni prese dagli organi di stampa, pur riconoscendo che si tratta di una polemica aperta, che offrirà a tutti occasioni di riflessione per orientarsi meglio a comprendere ciò che era giusto fare o non fare, perché alcuni hanno deciso in un senso ed altri in un altro, ed approfondire diverse motivazioni di decisioni così difficili ed impegnative. la stampa è una componente essenziale della nostra civiltà, è un fattore fondamentale della nostra vita democratica , del nostro sistema di libertà. non è grave che essa si sia divisa, nella logica delle libere opinioni, delle libere assunzioni di responsabilità; è, semmai, importante capire come e perché, giacché non tutti hanno detto le medesime cose, non tutti hanno seguito il medesimo itinerario, non tutti hanno avuto la medesima coerenza con comportamenti passati. come altri giornali, il giornale del nostro partito ha accettato di umiliarsi, giacché questo è il termine giusto da usare e non altri infamanti che pure abbiamo sentito. e tra i socialisti, che conoscono la tradizione e i valori su cui è saldamente impiantato il nostro movimento, non si è levata una sola voce di dissenso, perché tutti abbiamo considerato questa umiliazione come un prezzo pagato non ai terroristi, ma alla speranza, fragile ed incerta, di non dover essere costretti a rivedere il terribile e macabro spettacolo di quella tragica mattina del 9 maggio 1978. abbiamo fatto perciò quello che ritenevamo giusto di fare, e verso chi aveva una posizione anche radicalmente diversa dalla nostra non abbiamo pronunciato una parola che potesse suonare disprezzo, intimidazione o condanna. nei nostri confronti c' è invece chi, tra le forze politiche e nella stampa, è andato ben oltre, senza misura, senza rispetto, senza comprensione. mi rivolgo in questa sede in particolare al partito comunista , sui cui organi di stampa si sono sviluppate polemiche, alcune delle quali sono state condotte in termini assolutamente inaccettabili e che si sono spinte fino al punto di agitare (cito testualmente) « l' ombra del tradimento » . non è servita la riflessione sulle esperienze dolorose ed è rimasto ancor più inascoltato il suggerimento garbato e lucido che Aldo Moro aveva proposto in tragiche circostanze, inserendolo in una delle sue lettere dal carcere: « dicano, se credono, che la loro è una posizione dura e intransigente, e poi la lascino lì come punto di riferimento ; non si cerchi, quindi, di imporla con la polemica e con la violenza della polemica alla coscienza degli altri » . signor presidente , non parlerò neppure delle manovre politiche che tutti hanno visto, non potendo non vedere, questa volta insieme, chi le promuove, chi le fiancheggia, chi le illustra, chi calcola di avvantaggiarsene. per parte nostra, siamo sempre stati pronti e siamo pronti a fronteggiarle, nel Parlamento e nel paese, giacché nessuna di queste mostra di avere la dignità di un apprezzabile disegno politico alternativo. siamo consapevoli che le difficoltà nei campi decisivi sono destinate a crescere. anche sul fronte del terrorismo, dove il sollievo per la liberazione del giudice D'Urso deve lasciare rapidamente il posto alla preoccupazione (che deve essere dominante) di continuare ad allargare l' area della prevenzione e l' efficacia e l' incisività della repressione. ma il problema — come ha ricordato recentemente e giustamente il comandante dell' Arma dei carabinieri , generale Cappuzzo — supera l' ambito repressivo e richiede il perfezionamento di una strategia globale: una strategia che sia affidata solo ad una risposta militare sarebbe illusoria e priva di prospettive durevoli. la realizzazione di una strategia globale investe responsabilità assai vaste dello Stato, ma anche delle forze politiche , della cultura e dell' informazione, delle forze che si organizzano liberamente nella società. da due anni a questa parte, molta strada certo è stata fatta....... ma ci sono molte cose da capire e molte cose da fare, per ridurre all' impotenza e alla resa chi vorrebbe la resa della democrazia e dello Stato; per liquidare il partito armato e smascherare il suo « grande vecchio » (se c' è, come io pensavo e come sono ancora incoraggiato a pensare dai più recenti sviluppi delle indagini), dal quale provengono impulsi e sostegni; per recuperare alla democrazia le fasce di disorientamento giovanile, di emarginazione e di intossicazione politico-ideologica. condizione di tutto questo è che il terreno democratico sia saldamente presidiato e che nessuno sbandamento demagogico, qualunquistico, nessuna sfiducia immotivata, nessuna illusoria idea salvifica e palingenetica prenda piede tra i democratici. onorevoli colleghi , molti di noi — ed io tra questi — abbiamo assistito, allora testimoni quasi impotenti, in un' epoca trascorsa ma purtroppo non interamente superata, alla troppo scarsa consapevolezza di ciò che stava accadendo e del danno che ne derivava alla democrazia; a troppe assenze, complicità e opportunismi di fronte alla seminagione della cultura della violenza rivoluzionaria o pseudo rivoluzionaria. ora, cari colleghi , guardo con spavento alla scarsa consapevolezza, alla complicità, alle assenze, all' opportunismo che accompagnano l' affiorare dei temi e dei segni propri della tradizione e della cultura reazionaria. ce n' è quanto basta per mettere in guardia i democratici sinceri; ce n' è quanto basta per una grande riflessione sul futuro della democrazia, dei suoi valori, delle sue istituzioni, sui nostri doveri e sulle nostre responsabilità, sempre più chiare ed urgenti, di risanamento e di riforma. ce n' è per noi quanto basta, in una situazione delicatissima per l' enormità dei problemi con i quali la comunità nazionale deve fare i conti (aggravati dalle conseguenze della catastrofe dei mesi scorsi, che continuano ad infierire su intere popolazioni), per i sintomi ed i rischi di sbandamento che i più sensibili non possono non avvertire, per giustificare il nostro pieno impegno nel Governo e il nostro sostegno all' azione del governo . signor presidente , lei avrà sentito ribadire molti importanti principi ed enunciare molti valorosi propositi. ha sentito anche molti apprezzamenti, che hanno fatto da contrasto alle reprimende, alle insinuazioni ed alle critiche; ma in questo momento, la cosa che più conta è che la battaglia per salvare la vita di un uomo è stata vinta e chi conosce come lei la religione di Cristo, sa quanto questo risultato sia importante e prezioso! guardiamo però subito al domani: i burocrati della morte ci notificano le loro intenzioni, minacce e nuovi propositi offensivi; noi rinnoviamo la nostra fiducia al Governo, perché affronti la situazione con tutta la forza, l' impegno e la determinazione necessaria.