Emma BONINO - Deputato Opposizione
VIII Legislatura - Assemblea n. 21 - seduta del 11-08-1979
1979 - Governo I Cossiga - Legislatura n. 8 - Seduta n. 21
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , colleghi, signor ministro del Tesoro , lei forse ricorderà che qualche tempo fa ci incontrammo nell' Aula della Commissione bilancio, durante la discussione del bilancio dello Stato . in quell' occasione, il gruppo radicale aveva presentato una serie di emendamenti per trasferire stanziamenti dallo stato di previsione del ministero della Difesa a quello del ministero della Giustizia . è diventata infatti un' abitudine, si può dire, da parte del gruppo radicale, quella di proporre ripetutamente questo tipo di trasferimento di somme stanziate. ricordo che, all' epoca, lei che doveva esprimere, a nome del Governo, un parere sugli emendamenti mi disse che si trattava di emendamenti di stimolo, come tali importanti, ma che purtroppo — peccato! — non si poteva far molto né dello stimolo, né degli emendamenti, perché l' accordo raggiunto in materia non consentiva modificazioni di questo tipo; lei comunque, signor ministro, dava atto di questa funzione svolta dal gruppo radicale. ebbene, debbo dire che ieri, incontrando nel « Transatlantico » alcuni colleghi, che mi chiedevano su cosa sarei intervenuta....... su quale tema specifico, intendo dire, ed avendo incontrato anche il presidente Cossiga, ed avendogli fatto notare che egli mi aveva in pratica costretta ad intervenire sul problema dell' energia, in quanto la parte del suo intervento relativa a tale settore non poteva, io credo, non provocare delle reazioni, mi è sembrato di ripetere lo stesso ruolo, quello cioè di portare incessantemente dei temi, dei problemi, e sempre quelli, all' attenzione del Parlamento e del Governo. leggo sui giornali che il nuovo ministro dell' Industria , e quindi dell' energia, l' attivissimo collega Bisaglia, invece di aiutare il presidente Cossiga a scrivere la parte del suo discorso relativa all' energia, ha tenuto ieri una conferenza stampa , nel corso della quale ha fatto sapere all' opinione pubblica cosa intende fare in questo settore. ho usato il termine « attivissimo » soprattutto perché, dopo la costituzione del comitato per l' energia di cui credo anche il collega Forte faccia parte, il ministro Bisaglia ha pensato di promettere all' opinione pubblica di elaborare, entro il 15 settembre, se non erro, un piano per il risparmio energetico e, spero, per un uso più razionale dell' energia. una voce a destra. raccogliendo il sole! è anche così che si perde, poi, la credibilità di fronte al paese. già il fatto di aver indetto una conferenza stampa dicendo che la crisi energetica è grave come una calamità naturale è discutibile, perché la crisi energetica è certamente grave. ma c' è un piccolo particolare: non è una calamità naturale, e non lo è, in particolare, la crisi energetica italiana, la crisi in cui ci troviamo o vi trovate ad operare. ma soprattutto promettere per l' ennesima volta alla opinione pubblica un piano entro il 15 settembre credo sia un po' irresponsabile, perché ritengo che il 15 settembre tutti noi, voi, ed anche il Governo, si possa raccontare all' opinione pubblica soltanto dove si sono trascorse le vacanze. questo e nulla di più. d' altra parte, di impegni presi e mai portati a compimento debbo dire che la nostra storia è piena. per questo volevo dare un consiglio al presidente Cossiga, che entrò come ministro nel gabinetto Andreotti promettendo la riforma della polizia entro un anno (portano evidentemente male, queste promesse!), e che ha ora iniziato la sua carriera di presidente del Consiglio promettendo, se non sbaglio, la riforma del codice di procedura penale anche a più breve scadenza. ebbene, questi continui impegni che il Governo ed anche le forze politiche assumono, e che poi vengono sistematicamente disattesi, costituiscono un modo per perdere qualsiasi credibilità di fronte alla opinione pubblica . può sembrare, a questo punto, persino stravagante, perché scontato, denunciare l' assenza di serie indicazioni di politica energetica nelle dichiarazioni programmatiche del presidente del Consiglio ; e oggi mi sono sentita in dovere di chiedergli chi aveva scritto la parte relativa all' energia, perché altri, tanti anni fa, certo molto più bravi di me, parlavano, a volte, di aria fritta . ecco, quello che sta scritto nelle dichiarazioni programmatiche del Governo è realmente aria fritta . il presidente Cossiga inizia con una acuta osservazione, che credo lo abbia fulminato: « l' energia è diventata oggi costosa e lo diventerà sempre più nel futuro » . capisco che è una intuizione brillantissima, che nessuno aveva ancora avuto, ma devo dire che la mancanza di una qualsiasi politica seria in campo energetico — può essere stravagante, perché scontato, denunciarlo — certo nulla toglie alla gravità del fatto. d' altronde , su una cosa sola ci ha rassicurato il presidente Cossiga: che questo non-governo dell' energia, verificatosi in questi ultimi anni, continuerà ancora a lungo. d' altra parte, al di là dei dati formali, che pure sono importanti, la mancanza di una politica seria dell' energia data da molto tempo nel nostro paese. parlo, almeno, di una politica ufficiale. dico così perché, in verità, da sempre siamo al servizio di un governo ombra : fino a poco tempo fa dei petrolieri, e ora dei nucleari. ricordo che anche il collega Ippolito scrisse una volta su Paese Sera che noi antinucleari eravamo finanziati dai petrolieri. devo dire che ancora sto cercando un petroliere che ci finanzi: mi augurerei di trovarlo. mi andrebbe bene anche uno speculatore edilizio o, se c' è in giro, un grande proprietario terriero : non ne ho trovato neanche uno. eppure, c' è stata tutta una polemica per la quale gli antinucleari erano considerati in questo modo. non mi soffermo a lungo sul fatto, poi, che dalla sinistra gli antinucleari sono visti come piccolo borghesi , individualisti, impazziti completamente. non mi soffermo sulla immagine della candela; ce l' ha propinata persino la Rai-TV, l' organo di informazione di Stato — si veda l' informazione — , che dedicò tutta una trasmissione all' energia, apertasi con questo scenario: da una parte una centrale elettrica, dall' altra una candela. per fortuna non fu aggiunta la clava: quindi c' era un passo in avanti! dicevo che l' essere asserviti ad un governo ombra non è una novità, dacché esso esiste da molto tempo. è quello stesso Governo che, negli anni 60, ha precipitato il nostro paese nel baratro del « tutto petrolio » che abbiamo anche oggi e che ha combattuto, allora, l' opzione nucleare, quando c' era, almeno, la possibilità di conseguire una certa autonomia petrolifera. parlo del « tutto petrolio » , che ha determinato la crescita abnorme di comparti industriali, di tecnologie, di modelli di consumo, fondati sullo spreco sistematico di energie e risorse, che è stato causa fondamentale della disoccupazione e l' arma del nuovo colonialismo che colpisce soprattutto il sud. questi comparti: la chimica, la siderurgia, la metallurgia, l' industria del cemento, sono quelli che oggi assorbono i tre quarti del consumo energetico industriale. e alcuni di questi comparti, come tutti sanno, sono tenuti in vita solo da continue trasfusioni di pubblico denaro. perché si sia scelta la via del « tutto petrolio » credo costituisca una risposta che la commissione inquirente potrà darci tra alcuni anni, o forse mai. d' altra parte, dopo la crisi del 73 la dipendenza dal governo ombra dei petrolieri si è rivelata assoluta. vediamo quello che è successo in Parlamento da allora. malgrado le innumerevoli prese di posizione, le indagini conoscitive , due piani energetici, la delibera del Parlamento, non si è fatto nulla fino ad oggi per contenere i consumi petroliferi, per ridurre la dipendenza dalle importazioni, nulla nel campo fondamentale della conservazione dell' energia, o meglio, di un uso più razionale della stessa, né si è fatto assolutamente nulla per lo sviluppo di tecnologie tendenti all' utilizzo di energie « dolci » . si è solo tentato, in realtà, di imporre al paese un' avventura nucleare con i suoi pericoli e con quelli che vorremmo chiamare, per carità di patria, le sue stravaganze tecniche ed economiche e i suoi rischi politici. comprendo che le implicazioni politiche di questa scelta interessano meno la Democrazia Cristiana od altra parte della sinistra, ma per noi sono importanti. ho l' impressione, però, che questa avventura nucleare sia fallita e sia servita solamente a far perdere anni preziosi, durante i quali si sarebbe potuta impostare una nuova politica energetica . oggi il risultato di tutto questo è che il paese si trova esposto anche ai più lievi sussulti del mercato internazionale, trasformato in una sorta di terra di nessuno per le scorrerie delle grandi multinazionali dell' energia ed anche della mafia petrolifera locale. un episodio ancora sotto gli occhi di tutti è rappresentato dagli imboscamenti e dalla penuria programmata di gasolio e di benzina in certi giorni, in certi posti, possibilmente il sabato e la domenica perché il lunedì, ovviamente, aumentava il prezzo di entrambi. il ministro Nicolazzi ha dichiarato, presso la Commissione industria della Camera, che queste manovre avvengono sempre quando operano aspettative di ritocchi tariffari. capisco che questa è una definizione fine, sottile, ma credo che tale operazione si chiami imboscamento o aggiotaggio. d' altra parte, si è troppo ironizzato, a torto, sul ministro Nicolazzi, perché il problema vero è che l' intero Governo è stato inerme, senza prendere alcuna posizione, e credo che sia perlomeno ingeneroso far ricadere l' intera responsabilità di questa inerzia — è una linea di Governo quella di far sempre trovare il paese con l' acqua alla gola, di fronte a certe, come dice Bisaglia, calamità naturali — sul solo ministro dell' Industria . questa è una linea di Governo che viene seguita da molti anni ed anche in campo energetico. le manovre speculative dei petrolieri non possono definirsi impreviste perché già da ora si minaccia di far mancare nuovamente il gasolio per il riscaldamento questo inverno. altro che Nicolazzi! se fosse riuscito a compiere questo enorme disastro da solo sarebbe stato molto bravo! credo, invece, che questo disastro sia stato compiuto da molti e da molto tempo. di più. vi è un altro punto fondamentale in campo energetico, ed è che lo Stato continua ad essere espropriato non solo del potere di decisione, ma anche degli strumenti conoscitivi e pregiudiziali a qualunque decisione. i dati di cui dispongono gli organi dello Stato sono quelli regolarmente forniti dai petrolieri e dall' industria nucleare, nel migliore dei casi dall' Enel, dal Cnel e dall' Eni. le carenze del ministero dell'Industria sono talmente scandalose da configurare una complicità di fondo con i centri del potere economico. ma lo stesso modello energetico italiano, in realtà, resta in gran parte sconosciuto. non si tratta solamente di passività e di complicità; c' è anche, a mio avviso, un fenomeno di invecchiamento culturale irreversibile nella classe politica al Governo; c' è l' incapacità di staccarsi dai vecchi schemi, di politica economica rivelatisi fallimentari. gli economisti ufficiali ignorano il problema energetico, salvo ricordarlo nei momenti tattici; non dico neanche che sappiano qualcosa dei limiti ambientali allo sviluppo, anzi rimasticano, normalmente, dogmi superati e mai dimostrati, per esempio, sul rapporto tra energia e prodotto nazionale lordo , energia e occupazione, energia e benessere. certe revisioni in atto in altri paesi pongono sotto una nuova luce il rapporto di complementarietà e di insostituibilità tra energia e capitale: da noi si ignora assolutamente tutto. la carenza di informazione, per altro, funziona nei due sensi: mancanza di dati e mancanza di strumenti culturali adeguati alla nuova realtà. e, in effetti, dal 1973 ad oggi, in sei anni, non si è neanche cominciato a colmare questa carenza conoscitiva. così gli interventi di politica energetica ed economica, quando ci sono, sono sempre slegati, al di fuori di ogni strategia che non sia l' asservimento totale al fato o al destino o, peggio ancora, alle manovre di cui ho detto. la chimica ne è l' esempio più macroscopico: tutti i problemi attinenti alla ristrutturazione industriale, a parte certi buoni propositi, sono visti settorialmente, al di fuori di ogni linea strategica; ma soprattutto il problema dell' energia non gli è in alcun modo rapportato. il piano triennale — cui ancora continua a richiamarsi anche il presidente Cossiga — ci pare un esempio clamoroso di questa incapacità di direzione governativa. questa carenza di conoscenza in chi ha la responsabilità di Governo, d' altra parte, impone in realtà il sequestro dell' informazione, a danno di tutti i cittadini. in campo energetico vige sempre, infatti, la pratica del segreto: l' Enel ed il CNEN si sono rifiutati recentemente di produrre i documenti richiesti, anche se servivano per una ricerca scientifica sulla sicurezza. ma c' è di più: è agli stessi enti locali che viene negato qualsiasi diritto a conoscere alcunché. basti pensare, per esempio, alla Giunta regionale del Lazio, ed a quella comunale di Montalto di Castro , che da tempo hanno chiesto documenti, informazioni precise, perché si è venuto a creare il terrore, anzi la certezza, che i piani di attuazione delle centrali nucleari , per esempio, non esistono affatto, tanto è vero che le informazioni vengono assolutamente negate perfino alla Giunta regionale , che le chiede. devo anzi dire che quello che è successo a Caorso è anche più ridicolo, o lo sarebbe se non fosse tragico: la regione, cioè, chiede, il blocco della centrale, almeno finché non siano disponibili tutti i dati relativi alla sicurezza, chiede all' Enel i dati sulla gestione interna, chiede il piano di emergenza, e quindi il blocco, come ho detto, finché non avrà ottenuto questi dati; ed il risultato è che Caorso — che ha avuto una gestazione così lunga, così travagliata, questa specie di trappola micidiale, che non si capisce mai perché non funzioni, ma in realtà non funziona — è stata messa in funzione dall' Enel, se la stampa non ci ha informato male, al 50 per cento della sua potenza. e questa vi pare una risposta che si possa dare non dico ad cittadino singolo, ma agli enti locali , alle Giunte, in tema di sicurezza, dopo i fatti di Harrisburg, per esempio? io credo che ci voglia una certa faccia tosta ; ma devo dire che l' Enel, ed anche il suo presidente, ne hanno in abbondanza. mi è capitato, per esempio, di incontrare il presidente dell' Enel in due convegni, uno dell' Enel a Siena, uno a Milano, il 6 luglio, indetto dal centro di ricerca e documentazione della regione Lombardia. noi siamo profondamente convinti che sia importante sapersi contraddire, cambiare opinione, e così via , ma, insomma, non bisogna neanche esagerare. a Siena l' ineffabile presidente Corbellini dichiara che siamo giunti ad un punto drammatico e che ci sarà il blackout in inverno. tutti, terrorizzati, puntualizziamo: « quale inverno? » « non questo » ; e va bene . dieci giorni dopo — come risulta agli atti sempre questo stesso personaggio — non suo fratello o il suo sosia: lui! — al convegno del 6 luglio a Milano dichiara che, certo, ci sarà il blackout, ma giustappunto nel 1986. abbiamo tirato un sospiro di sollievo e siamo andati tutti a casa. a comportarsi in questo modo non è il sindaco di Montalto di Castro , il quale, poveraccio, continua a chiedere — giustamente — i dati sulla sicurezza; no, è il presidente dell' Enel! è lo stesso presidente dell' Enel, sempre questo ineffabile Corbellini, che deve essere richiamato alla sua funzione filonucleare, sempre nel corso di questo convegno del 6 luglio, da un nostro collega antinucleare. si chiedeva se insomma queste centrali si sarebbero fatte, oppure no, quante, dove, e così via . l' ineffabile dichiara: « io sarei soddisfatto di avere una centrale nucleare » — suppongo ad uso personale! — « per il 1986 » . lo abbiamo richiamato quindi al suo compito istituzionale filonucleare, perché gli antinucleari eravamo noi e non si capiva più la differenza dei ruoli da questo punto di vista . d' altra parte, devo dire che una centrale nucleare per il 1986 credo se la voglia fare a titolo personale, perché non vedo a cosa altro possa servire se non a portarsela dietro, forse su un carrettino. credo, comunque, che il problema di fondo , quando si tratta di energia, sia che molto spesso si riduce il problema energetico al problema elettrico, mentre invece sappiamo benissimo che non è così, perché il problema dell' energia è in realtà il nodo centrale. non è, come dicono i « bucologi » e gli esperti in buchi, il « buco elettrico » , ma sappiamo tutti che è il « buco termico » , ad esempio, e sappiamo tutti che il problema è non tanto il settore elettrico, ma la dipendenza enorme che ha il nostro paese dal petrolio. qui poi ci troviamo di fronte ad una altra stranezza, cioè che, mentre tutti ci parlano di riduzione dei consumi e della necessità assoluta del nucleare per ridurre la nostra dipendenza dal petrolio (questa era, infatti, la ragione di fondo che spingeva alla scelta nucleare), tutte le previsioni governative da quando io mi ricordo — e me ne occupo da poco, chiedo scusa — danno l' aumento dei consumi petroliferi. ebbene, il Governo (questo, quello precedente o quello che ci sarà dopo, tanto credo che non cambierà molto), che pretende di programmare il settore dei consumi e delle ricerche petrolifere, che si impegna addirittura a rispettare la direttiva Cee relativa alla riduzione del 5 per cento delle importazioni di petrolio, non riesce in realtà nemmeno a far rispettare il piano annuale di approvvigionamento. quindi, qui ci ritroviamo in una situazione in cui possiamo anche fare una serie di buoni auspici, ma la realtà è invece che il Governo scorso, e suppongo anche questo, non è in grado di far rispettare il piano di approvvigionamento annuale. detto questo, credo che, riducendo anche il discorso al solo piano elettrico, la storia dell' esame della situazione dell' energia elettrica anche solo in questo Parlamento, se la volessimo vedere dall' inizio, sia abbastanza divertente. infatti, esisteva l' ex presidente dell' Enel, il quale, oltre a sognare 36 centrali nucleari , comunque ne ha proposte ad un certo punto 20; poi ci fu un' indagine conoscitiva in Parlamento, con una serie di dibattiti e discussioni e infine — come certo tutti ricordate — arrivammo in quest' Aula con la scelta delle centrali nucleari del famoso 4 più 4. stando alla matematica normale, credevamo che il totale delle centrali dovesse essere di 8; andando invece a leggere il piano nucleare abbiamo scoperto che 4 più 4 fa 12, nel senso che 4 centrali erano di 2 mila megawatt, e secondo altri 4 più 4 fa addirittura 16, perché ritenevano che tutte e 8 le centrali dovessero essere da 2 mila megawatt. secondo questa strana impostazione aritmetica, non quella classica ma quella della maggioranza oceanica dell' epoca, il dubbio interpretativo da sciogliere era questo: 4 più 4 è uguale a 12 oppure è uguale a 16? a nessuno è invece mai venuto in mente che 4 più 4 voleva dire 8. comunque, a parte queste stranezze, sta di fatto che siamo andati avanti con un piano che aveva solo questo impegno riguardo al problema nucleare; di tutto il resto, cioè di ciò che riguarda il risparmio energetico , le nuove fonti di energia (geotermiche, idroelettriche, solari, eccetera) ed altri problemi di fondamentale importanza, conteneva solo l' elenco. inoltre, dobbiamo notare adesso, a distanza di due anni, che questo piano energetico è completamente fallito, nel senso che non è stato mai applicato in nessuna delle sue parti; eppure, stranamente, nel fallimento generale del piano, rimane in piedi, per esempio, la struttura tecnica, scientifica ed industriale creata in previsione del grande exploit nucleare. faccio alcuni esempi. non abbiamo nucleare per ora e credo che non ne avremo, ma rimane in piedi l' industria termoelettrica, meccanica e nucleare, che è largamente sovradimensionata a qualunque esigenza interna, e che io credo sarà costretta a cercare di piazzare nel terzo mondo le trappole che non riusciremo a piazzare qui da qualche parte, e che per altro ci ha venduto qualcun altro. rimane in piedi il nostro contributo — diciamo così — all' Eurodif, il quale ci darà, quando funzionerà, tanto uranio arricchito da non sapere dove metterlo e che ci costringerà — sono dichiarazioni ufficiali fatte in Commissione industria — a diventare i mercanti di uranio arricchito. l' altro giorno Aliverti mi diceva che è un buon prodotto per l' esportazione. il nostro è un paese che ancora non ha imparato ad esportare i pomodori, ma sembra che sull' uranio arricchito diventeremo assolutamente più bravi. rimane poi in piedi l' impegno del Superphoenix cioè i reattori veloci: una scelta, quella del plutonio, che questo Parlamento e quello precedente non hanno mai compiuto. anzi, siamo sempre stati sul piano, del nucleare controllato e moderato. mai e poi mai è stata fatta, ufficialmente, la scelta del plutonio: perché poi ufficiosamente è evidente, altrimenti il nucleare non avrebbe senso. ho sentito ieri il collega Piccoli accennare al problema dell' energia. egli sosteneva che, mentre tutto il mondo si appresta e si è attrezzato al grande balzo nucleare, noi stiamo ancora qui con la clava, e faceva di quello energetico un problema anche psicologico. certo, altri Stati si sono attrezzati, ma se guardiamo i dati, risulta evidente che è in atto una moratoria nucleare in tutti i paesi, eccetto la Francia. gli USA sono passati dalle 41 ordinazioni del 1973 alle due ordinazioni del 1978. la perdita dichiarata della General Electric è stata di 600 milioni di dollari per la vendita dei primi tredici reattori; quella della Westinghouse di 500 milioni di dollari e non parliamo delle altre industrie. c' è una moratoria nucleare — ripeto in atto in tutti i paesi, eccetto la Francia. evidentemente c' è anche da noi, ma forse esiste — e non dobbiamo nascondercelo — un ripensamento generale sul problema energetico. da tutta questa crisi mi sembra che emergono due dati. da una parte il tracollo e il collasso del settore nucleare, dall' altra la fattibilità di strategie energetiche dolci. questi — ripeto — i due elementi che vengono dal dibattito non solo italiano, che è particolarmente povero e carente. tutte le volte che c' è crisi di greggio da voi viene sempre fuori il solito politologo di turno che scrive sul giornale di turno che bisogna andare a piedi una domenica sì e una no; cosa che ha già fatto ridere alcuni paesi nonché, ad un certo punto, anche i polli. l' unica cosa di cui non manchiamo, anche per il prossimo semestre, è la benzina (anzi, per dichiarazioni del Governo ne abbiamo 300 mila tonnellate in più), ma c' è sempre il politologo di turno che ripete che dobbiamo andare a piedi una domenica sì e una domenica no, a seconda delle targhe, oppure, magari, visto che siamo alternativi, che possiamo innovare e regolarci secondo il colore delle auto. dicevo che i due dati che scaturiscono dal dibattito non solo italiano ma internazionale sono il tracollo del nucleare e la fattibilità di strategie energetiche dolci. gli USA si apprestano a gestire questo tracollo e infatti sono impegnati a fondo sul problema della conservazione dell' energia, dell' uso più razionale della energia e su quello delle fonti rinnovabili. da noi si ignora tutto e, come sempre con dieci anni di ritardo, stiamo ancora a rincorrere il nucleare, vendendo magari nel frattempo i brevetti solari che produciamo. di tutto questo dibattito nell' esposizione di Cossiga non c' è alcuna traccia, neanche per sbaglio. per quanto riguarda il risparmio energetico , per il fatto che si tratta di un problema psicologico, Cossiga dichiara: il Governo rivolge un appello a tutti i cittadini. bene, ma per far che cosa? per spegnere le luci prima di uscire di casa? per andare a piedi? dopo l' osservazione acuta che l' energia è diventata costosa e che lo diventerà sempre di più, Cossiga afferma in pratica due cose: la necessità del nucleare — e va bene — e la modifica dell' attuale sistema di controllo dei prezzi. che cosa è? è un avvio alla liberalizzazione dei prezzi? che significa? forse se l' attuale neoministro Bisaglia l' avesse aiutata un po' di più a scrivere questa parte, magari per farla conoscere al Parlamento prima che alla stampa, vi sarebbe stato un contributo notevole, voglio dire come indicazione. certo, anche i deputati leggono i giornali, ma fino a prova contraria noi pensavamo che questo fosse il posto del dibattito istituzionale e anche dell' informazione ufficiale. ci siamo sbagliati, è vero, ma rimaniamo in questa utopia. devo dire che il ministro Bisaglia, invece di far leggere a Cossiga una serie di dichiarazioni encomiabili, ma che sappiamo benissimo assolutamente inutili, e ridursi a fare un dibattito tipo conferenza stampa , in cui ha comunicato all' opinione pubblica di aver formato un comitato per l' energia, se lo faceva magari sapere anche a noi non era sbagliato, come procedura. evidentemente si preferiscono altri canali. Cossiga, portandosi dietro l' esperienza di ministro dell'Interno (e capisco che non è facile cambiare), ad un certo punto chiede alle forze politiche la stessa solidarietà degli anni scorsi sull' ordine pubblico per la scelta energetica; cioè chiede alle forze politiche , sul campo energetico, la stessa solidarietà che seppero dimostrare negli anni scorsi in tema di ordine pubblico . devo dire che, se i risultati della grande solidarietà sull' ordine pubblico sono quelli che sono, mi auguro che sulla scelta energetica si vada magari ad un dibattito o ad un confronto molto serrato e che non si ripeta il « grande abbraccio » nel campo energetico; perché i risultati che abbiamo avuto dal « grande abbraccio » in tema di ordine pubblico mi sembrano per lo meno poco confortanti. per quanto riguarda la conferenza sui problemi dell' energia, va benissimo, siamo d' accordo; ma non cambierà nulla perché la questione non è quella delle dichiarazioni ufficiali, ma della funzione che hanno nella scelta energetica le autonomie locali. quale ruolo possono avere i cittadini, se non quello di aspettare e di subire? l' impegno di Cossiga, se ancora rimanessero dubbi, è contenuto in queste tre righe: « il Governo si impegna a sviluppare il massimo sforzo per la rapida rimozione degli ostacoli che oggi impediscono la costruzione delle centrali termoelettriche ad olio combustibile , a carbone, nucleare, nonché idroelettriche » . noi pensavamo che fossero prioritari gli impegni per il risparmio energetico , per la riduzione dei consumi, per l' uso più razionale dell' energia. in effetti, l' unico impegno che c' è è quello di far rimuovere gli ostacoli che impediscono la costruzione di centrali termoelettriche ad olio combustibile ; anche se l' unico problema rimane quello di trovare l' olio combustibile : il che diventa già difficile. mi sembra che la linea sia quella di sempre, cioè della crescita dei consumi. giustamente, dopo tali premesse, il presidente del Consiglio finisce dicendo: « noi non sappiamo che cosa ci riserva l' avvenire » . ha ragione, ha perfettamente ragione, e se tanto mi dà tanto veramente non si sa che cosa si riserva al paese: forse ci si può rimettere al destino o al fato, nella speranza che almeno lui non sia democristiano e che, quindi, ci dia una mano a risolvere questa situazione. vorrei finire, se lei crede, dando alcuni brevissimi contributi per quanto riguarda il gruppo radicale su questo tema, sottolineando i dieci punti che noi riteniamo momenti indispensabili per cercare di sbrogliare questa matassa. il primo punto è quello della riduzione dello spreco energetico e la conservazione dell' energia (invece del 15 settembre, sarebbe stato più realistico dire il 15 ottobre; ma sarà comunque il 15 novembre, nella speranza che non sia il 15 febbraio). mi auguro che il piano della conservazione dell' energia sia sottoposto al Parlamento in qualche sede di dibattito, perché su questo le varie forze politiche esprimano impegni e posizioni. secondo: l' eliminazione del segreto nell' informazione di tutto il settore nucleare. terzo: la riforma di tutte le istituzioni dell' energia. ciò riguarda non solo l' Enel, al quale ho accennato prima, ma anche il CNEN che a nostro avviso deve avere una competenza limitata al solo controllo e alla sicurezza, perché non è pensabile che uno stesso organismo sia il controllore dell' energia nucleare , il promotore dell' energia solare e il tutore dell' energia termoelettrica e geotermica. credo che i suoi compiti vadano perciò separati e se poi riuscisse anche a mettere in piedi un Consiglio d'amministrazione legale e non si trascinasse dietro da anni quello scaduto non sarebbe male. in questo settore peraltro una conoscenza e un dibattito sul piano triennale potrebbe costituire un passo avanti nella soluzione del problema. quarto: l' intervento degli enti locali nella fase della localizzazione, ma anche nella gestione dei problemi della sicurezza; a questo proposito riproporremo la riforma della legge numero 393 facendo pressioni sia per via parlamentare, sia per via extraparlamentare. quinto: lo storno dei capitali da tutto il ramo nucleare al soft, « dolce » , che ci sembra quello più fattibile. sesto: il blocco della partecipazione al Superphoenix e ai reattori veloci che nessuno in questo Parlamento, neanche il Governo ufficialmente, ha mai scelto. settimo: la revisione del piano elettrico nucleare. ottavo: un programma di transizione a breve finalizzato allo scenario « dolce » per superare la crisi congiunturale dell' energia. nono: la finalizzazione energetica degli interventi per la ristrutturazione industriale. decimo: la conferenza sulla sicurezza. di tutti questi punti da me indicati non credo sia particolarmente difficile poter almeno cominciare subito a realizzarne qualcuno, ma ritengo che si proporrà alla ripresa dei lavori parlamentari indispensabile ed urgente un dibattito sull' energia, perché è evidente che né Bisaglia né Cossiga si possono più basare sul piano energetico nucleare varato da due anni, perché molte cose da allora sono cambiate. credo che il trascinare sempre i tempi per poi trovarsi di fronte ai fatti compiuti sia un' ottima linea di Governo, o dei governi, ma una pessima linea per il paese. il collega Rodotà ha terminato ieri il suo intervento notando, con fiducia, facce nuove e persone stimabili al Governo. devo dire, per quanto riguarda il problema da me esposto, che il ministro non è una faccia nuova e non posso quindi neanche esprimere la fiducia che egli possa imporre un andamento migliore e nuovo al ministero dell'Industria . il ministro Bisaglia, infatti, lo conosciamo bene, e non solo noi, da molto tempo, e le assicuro che non ci dà molte speranze...