Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
VIII Legislatura - Assemblea n. 19 - seduta del 09-08-1979
1979 - Governo I Cossiga - Legislatura n. 8 - Seduta n. 19
  • Comunicazioni del Governo

signor presidente , onorevoli colleghi , signor presidente del Consiglio , nel discorso di esordio di questa VIII legislatura chiedo il permesso di poter iniziare come non ho mai avuto occasione di poter fare nelle legislature precedenti in simili occasioni: chiedo il permesso di poter cominciare guardando a questi banchi per qualche momento e non a tutti gli altri, per abbracciare affettuosamente gli uomini che hanno contribuito in maniera determinante a unire e a ripulire questo settore del Parlamento italiano, tanto alla Camera quanto al Senato. non avevo mai iniziato in questo modo, signor presidente del Consiglio , neppure nel 1972, all' inizio della VI legislatura, che ci aveva visto vincere quantitativamente una più risonante battaglia; ma la battaglia che abbiamo vinto questa volta, in termini morali prima ancora che in termini politici, è la più importante per noi fra tutte quelle — e sono molte — che abbiamo combattuto da più di trent' anni in quest' Aula e nel paese. è stata importante — e passo con ciò da questi agli altri banchi — , onorevoli colleghi di tutti i settori, non soltanto per noi, ma per tutto il Parlamento, perché ha affermato una volontà risanatrice del popolo sovrano . parlo del popolo sovrano , al quale ha fatto rispettoso cenno il presidente del Consiglio nella prima parte del suo discorso di questa mattina, uno di quei cenni d' obbligo — mi perdoni — di cui la democrazia parlamentare in tutti i paesi del mondo è maestra. però il popolo sovrano , signor presidente del Consiglio , non è stato il protagonista politico degli sviluppi ultimi di questa crisi; non mi sembra sia stato ricevuto neppure al Quirinale, forse per la porta di servizio. non lo dico per criticare le decisioni, le scelte o gli indirizzi del signor presidente della Repubblica , come tanti hanno fatto, ma per rilevare che nel quadro della crisi del nostro sistema politico il popolo sovrano riesce a determinare le crisi di Governo , o addirittura gli scioglimenti anticipati delle Camere, ma poi viene estromesso, ignorato e gratificato soltanto della « citazioncella » accademica d' obbligo. ma io debbo ricordare a me stesso, e a tutti i settori di questa Camera, che se si è giunti alle elezioni anticipate non sarò presuntuoso fino al punto di dire che ci si è giunti perché le hanno volute la nostra parte politica e la nostra opposizione — , il motivo sta nel fatto che esse sono state volute dal popolo sovrano attraverso la solenne e meritata — è il nostro punto di vista — bastonata elettorale subita dal partito comunista nelle importanti elezioni amministrative del 1978. quella fu l' origine del passaggio del partito comunista all' opposizione, quella fu la fine dell' « ammucchiata » e quella fu la causa determinante dell' anticipo dello scioglimento delle Camere e quindi delle elezioni anticipate . dopo di che il popolo sovrano ha manifestato la sua volontà in maniera — io credo di poter dire — penetrante, importante e significativa, come avrò occasione tra un minuto di dimostrare. però vi siete dimenticati un po' tutti del popolo sovrano ; e sui giornali di regime si è letto che queste elezioni sono state inutili perché non hanno cambiato niente, o addirittura che sono state dannose perché hanno accresciuto la precedente notevole confusione di idee e di atteggiamenti. ma io mi chiedo: inutili queste elezioni? mi giro attorno e cerco un gruppo parlamentare che c' era nella precedente legislatura in questa Camera e nell' altro ramo del Parlamento; non lo vedo più. era importante, era il quarto gruppo nell' ordine, più cospicuo del nostro, ma importante soprattutto perché aveva rappresentato una svolta nei rapporti parlamentari, anche nei rapporti tra Governo e quel gruppo parlamentare . alcuni settori di questa Camera non perdevano occasione per elogiarlo, per riconoscergli patenti democratiche; altri settori di questa Camera se lo coccolavano in segreto. dove è? è sotto le vostre poltrone, colleghi della Democrazia Cristiana che lo avete partorito, che lo avete favorito, che lo avete promosso, che lo avete pagato, che ci avete derubato, d' accordo con le presidenze della Camera e del Senato? lo dico qui, perché l' ho detto allora molto apertamente. dov' è? dove si nasconde? il popolo sovrano lo ha soppresso. c' è voluta la legge Scelba per scioglierlo? per carità! quando si è trattato dei nodi della legge Scelba, questo ramo del Parlamento li ha assolti tutti: non più fascisti, non più colpevoli di ricostituzione del partito fascista , io solo colpevole! non so se ripresenteranno la richiesta di autorizzazione a procedere ; ho l' impressione che non avranno la faccia tosta di farlo. ma non sono stati sciolti dalla legge Scelba, sono stati sciolti perché democratici (o benché democratici) in quel tal modo sconcio e vergognoso. ma la vergogna ricade su di voi, non su di loro, che, poverini, sono sepolti. sono stati sciolti dal popolo sovrano . io penso che, se queste elezioni fossero servite anche soltanto a sciogliere un cospicuo gruppo parlamentare , che rappresentava un cospicuo equivoco, finalmente dopo trent' anni sarebbe stato tolto di mezzo l' equivoco relativo alla possibilità che la destra sia soltanto destra di comodo, destra-taxi, come qualche volta si è detto, ruota di scorta. non avete più ruote di scorta da questa parte, non ne esistono più, non ce ne saranno più, perché il popolo italiano ha deciso di consacrare la funzione della destra, della sola destra esistente, come democraticissima funzione di destra di opposizione e di alternativa: destra di opposizione a questo Governo, come ai precedenti ed ai successivi governi, destra di opposizione contro il regime che indubbiamente si è instaurato in Italia, destra di alternativa al sistema che noi riteniamo in crisi, ma che anche voi, come la stampa e l' opinione pubblica , ritenete in crisi, come fra qualche momento avrò occasione non di dimostrare (perché non ce ne è bisogno), ma di ricordare a me stesso e a tutti voi. le elezioni, per volontà del popolo sovrano , hanno prodotto un primo risultato: la cancellazione per sempre della destra come destra di comodo; il che comporta anche un mutamento di mentalità al vertice e alla base, nel senso che si è finalmente capito, per volontà del popolo sovrano , che la funzione della destra non è quella di fiancheggiare la Democrazia Cristiana , perché la Democrazia Cristiana non ha la funzione, o non ha assolto la funzione di fare da diga contro il comunismo. sicché il voto conferito alla base o al vertice alla Democrazia Cristiana è un voto conferito alla base o al vertice al partito comunista , nei limiti in cui la Democrazia Cristiana continua a favorire l' avvento del comunismo al potere; oppure è un voto conferito alla base o al vertice al partito socialista , nei limiti in cui la Democrazia Cristiana è ulteriormente disposta a prostituirsi alle voglie spesso infami del partito socialista . non esiste più la classica, vetusta divisione di questo Parlamento in due settori, quelli che favoriscono il comunismo e quelli che lottano contro di esso e che, così facendo, hanno l' obbligo morale di fiancheggiare, di regalare voti — o di vendere voti — alla Democrazia Cristiana ed ai suoi alleati. il popolo sovrano ha chiarito tutto questo, e lo ha fatto con tanta forza, con tanta evidenza e con tanto vigore che, come vi sarete accorti, nessuno (lo dico senza riconoscenza, per carità!, senza un minimo di riconoscenza, ma ne prendo atto perché si trattava di atti dovuti nei nostri confronti) da quando le Camere sono state ricostituite ad oggi ha lontanamente potuto pensare di ripristinare nei nostri confronti tutti i livelli di discriminazioni che esistevano fino a qualche tempo fa. nessuno! ed è una cosa perfettamente normale in un regime democratico. però, nessuno ha più potuto pensare (e nessuno a mio avviso potrà più pensare) di usare nei nostri confronti il linguaggio della discriminazione, anche perché — lo si è visto — è del tutto inutile, anche e soprattutto perché qui non vi è alcuno che sia disposto a farsi rifiutare dei voti. non vi è alcuno che sia disposto a dare i propri voti per sorreggere le politiche e le tematiche sbagliate, controproducenti e dannose — a nostro avviso — alla « nostra patria » — forse ricordandosi una volta tanto del povero onorevole Segni — , come ha voluto chiamarla, concludendo il suo discorso, l' onorevole Cossiga. pertanto, si è chiusa una fase della vita politica e parlamentare del nostro paese che ha riguardato principalmente noi, ma che credo abbia riguardato, nei rapporti politici e parlamentari, tutti i settori di questo Parlamento. grazie al popolo sovrano questa fase si è chiusa in maniera positiva. voglio dire che il popolo sovrano non ha riconosciuto a noi la legittimità democratica: non avevamo alcun bisogno di riconoscimenti a questo riguardo; semmai tali riconoscimenti il popolo italiano ce li diede nel 1948, quando, per la prima volta, entrammo rispettati in quest' Aula. il verdetto del popolo sovrano , invece, ha stabilito qualche cosa di più importante: ha chiarito la nostra funzione ed il nostro ruolo e ci ha attribuito una funzione ed un ruolo permanenti e determinanti nella vita politica del nostro paese, se è vero — come è vero — che l' opposizione ha nella vita democratica di qualunque paese una funzione tanto importante quanto la maggioranza e se è vero — come è vero: mi sarà molto facile dimostrarlo parlando della formula del Governo presieduto dall' onorevole Cossiga — che, malgrado gli escamotages e le diversità di atteggiamenti fra l' uno e l' altro partito e sebbene vi sia, anche al di fuori di noi, una cospicua opposizione, l' unica opposizione in termini non vorrei dire « permanenti » , perché sarebbe sciocco, ma in termini chiari, di alternativa, di assunzione piena di responsabilità, di autonomia completa e di scelta, è la nostra. infatti il partito comunista (questo mi ha veramente stupito) è giunto fino a professare una « opposizione costruttiva » . o mio Dio ! una volta erano i liberali che professavano le « opposizioni costruttive » , sapendo benissimo che l' opposizione non può essere per definizione costruttiva. se io ti aiuto a costruire o a tenere in piedi la tua casa, evidentemente ritengo che essa sia la migliore, cioè quella che deve essere abitata da tutti quanti gli altri; pertanto, io fingo di fare l' opposizione, ma nella sostanza ti aiuto a portare avanti la tua politica. formule di questo genere, ma con maggiore finezza, poiché conosceva meglio la lingua italiana in tutte le sue implicazioni, furono portate avanti dall' onorevole Togliatti, il quale parlava, con maggiore garbo e decoro, di « opposizione di stimolo » . nello stimolo infatti, c' è il concetto dell' iniziativa, ma non vi è quello dell' alternativa; vi è il concetto dell' autonomia, cioè di una forza che è opposizione in quanto le sue scelte sono autonome, pur potendo essere in qualche caso convergenti ad un determinato fine. ora siamo arrivati, forse — ripeto per minore conoscenza della lingua italiana (Togliatti era un manzoniano), ad un partito comunista che proclama alle masse, le quali non so proprio come potranno capire questo linguaggio (soprattutto quelle del Mezzogiorno d' Italia), l' « opposizione costruttiva » . sicché il verdetto del popolo sovrano ha sancito, posso dire senza enfasi (e se permettete, anche con un po' di enfasi, perché siamo profondamente soddisfatti di un risultato che ci siamo costruito, vivaddio, con le nostre mani faticando e soffrendo nel portarlo avanti, giovani ed anziani quanti siamo, a contatto con la base più umile del nostro partito che, specie in alcune parti di Italia, è la base più umile della popolazione nazionale), il ruolo e la funzione insostituibili e permanenti del Movimento Sociale Italiano nella vita del Parlamento e del paese! questo non è stato il solo risultato della competizione elettorale, ma ve ne è un altro. vedo davanti a me il gruppo parlamentare comunista pur sempre cospicuo, fortissimo — per carità! — , ma ridotto nei confronti di quello che era nella scorsa legislatura: dopo sette legislature, è la prima volta che mi godo — consentitemi, colleghi — questo spettacolo! per trent' anni consecutivi, quello comunista è stato il solo partito politico italiano che (dal 1948 al 1976 compreso), di elezione in elezione, è andato avanti. merito suo, demerito altrui? sono vecchie polemiche, ma questa è la realtà politica del nostro paese, che fino a poco tempo fa è stata chiamata la questione comunista. forse perché era una questione di vertice? no, era la verità: la questione di vertice era sorretta da una base crescente. dalle elezioni amministrative del 1978, passando per quelle politiche anticipate del 1979 ed anche, non dimentichiamocelo, per quelle europee (sono qui presenti alcuni di noi anche in veste di deputati europei neoeletti), per la prima volta dopo trent' anni il partito comunista ha perduto sensibilmente quota. non è un fatto politico, non è l' espressione importante e significativa della volontà popolare ? credo di sì! ed allora perché, all' interno della Democrazia Cristiana , subito dopo queste elezioni, specialmente all' interno del gruppo democristiano della Camera, qualcuno ha preso coraggio? come mai si sono verificati certi mutamenti di indirizzo all' interno ed al vertice (sia pure parzialmente ed anche timidamente) della Democrazia Cristiana ? per due motivi. in primo luogo, perché il partito comunista ha cominciato a perdere; in secondo luogo perché, sparita la destra di comodo, la Democrazia Cristiana si è resa conto che, se doveva reperire voti per condurre una certa politica, doveva cominciare a trovarli nel proprio interno e per proprie scelte, senza attendere dietro l' angolo qualcuno che le regalasse il gruzzoletto di voti mal conquistati e ben pagati. penso che questi due risultati siano stati determinati dal popolo sovrano e se ne deve prendere atto; penso che non si possa fare democraticamente politica, nel buon senso del termine, se non si tiene conto dei risultati per cercare di andare incontro alla volontà del popolo sovrano . altrimenti, amici nostri, si è già cominciato a parlare di elezioni anticipate , e perché? forse perché qualche settore di questa Camera è disponibile, speranzoso e le desidera? penso che nessuno qui le desideri; però — sia detto senza iattanza — al Movimento Sociale Italiano l' ipotesi non fa proprio paura. ci potrà dispiacere ricominciare a tener comizi dopo averne fatti tanti; ma tutto ciò non ci fa alcuna paura, in quanto il fatto stesso che da parte dei neoeletti si possa ricominciare a parlare quasi per assurdo di elezioni anticipate dimostra che il popolo sovrano vi fa sentire il suo fiato caldo: il fiato caldo della protesta popolare, specialmente nel Mezzogiorno d' Italia; il fiato caldo della gente che non ne può più ed appartiene a tutti i ceti, dal sottoproletariato fino alla piccola, media ed alta borghesia, ve lo sentite addosso, nonostante tutto! in quest' Aula, la funzione del Movimento Sociale Italiano è di farvelo sentire non sotto la specie della minaccia, tanto meno del ricatto, e niente affatto sotto l' aspetto volgare e vile della contrattazione, bensì sotto la specie del confronto. considerateci qui in servizio permanente; il presidente del Consiglio legittimamente parla di Governo di servizio e questa è una nuova opposizione di servizio, di servizio per il popolo sovrano , il quale nonostante i vostri tentativi di eludere le scelte popolari, le bocciature popolari, è qui presente, come è presente nel paese, ed è in grado di farvi sentire e vi farà sentire in misura crescente il peso della volontà popolare , della protesta popolare. un terzo risultato sorge dalle elezioni, meno vistoso ma politicamente significativo, e del quale posso parlare in maniera serena ed obiettiva perché non si è determinato a nostro vantaggio, o a nostro diretto vantaggio. ha avuto inizio — mi riferisco ad una vecchia definizione televisiva dell' onorevole Andreotti — la « libera uscita » di voti dalla Democrazia Cristiana verso altre direzioni; ha avuto inizio una disaggregazione di consensi dalla Democrazia Cristiana verso altre direzioni. dicevo che ne posso parlare obiettivamente perché il fenomeno non si è verificato a nostro diretto favore, o forse lo è stato in una percentuale molto modesta; ma si è verificato a favore dei cosiddetti partiti minori di centro: del partito liberale in talune aree elettorali, del partito socialdemocratico in altre, meno a favore del partito repubblicano . evidentemente tutto ciò non si è verificato per una generica delusione, ma per qualcosa di più: disaggregazione di voti da una Democrazia Cristiana ormai ritenuta da quegli elettori troppo a sinistra, verso direzioni ritenute impropriamente, ma in buona fede più a destra. l' elettore che passa dalla Democrazia Cristiana al partito liberale e persino lo elettore che passa dalla Democrazia Cristiana al partito socialdemocratico si disaggregano da una clientela tutta condizionata a sinistra, cercando agganci più a destra. questa è la realtà di base, realtà di base che continuerà a lavorare perché, dopo gli entusiasmi neogiolittiani del partito liberale per il partito socialista e dopo il massiccio ingresso di socialdemocratici in questo Governo, che nella migliore delle ipotesi è un Governo-ponte verso nuove « ammucchiate » , o in direzione dei socialisti, o in direzione dei comunisti o addirittura in direzione di tutta quella sinistra unita che in questi giorni si sta cercando di predisporre; quando — dicevo quei settori di elettorato che intanto si sono disaggregati dalla Democrazia Cristiana perché non condividevano e non condividono gli agganci a sinistra della Democrazia Cristiana si accorgeranno di essere caduti dalla grande padella in piccole braci, penso che continueranno nella disaggregazione e che potranno rafforzare e consolidare l' opposizione da noi rappresentata. comunque, i risultati delle elezioni politiche da me esposti in termini polemici, ma spero corretti e comunque con una certa obiettività, ci sono stati e sono stati molto consistenti, direi più consistenti che in precedenti occasioni. penso che ne dovremmo tutti tenere conto e ritengo che la maggiore responsabilità dei partiti di regime sia consistita nel voltare, più o meno clamorosamente, le spalle alle indicazioni del popolo sovrano ; nel ritenere di potersi comportare, dopo e nonostante le elezioni anticipate — badate, dopo le terze elezioni anticipate in breve volgere di anni — , come se si fosse trattato di una qualsiasi passeggiata comiziale e non di una verifica di consensi che bisognava e bisogna tenere presenti. ma c' è qualcosa di più importante che possiamo dire, e si riferisce alla crisi del sistema. onorevoli colleghi , se avessi parlato nel modo in cui mi accingo a parlare quest' oggi della crisi del sistema nei suoi aspetti più rilevanti, se ne avessi parlato qualche anno fa o anche forse qualche mese fa, le contestazioni sarebbero giunte alle stelle, nei miei e nei nostri confronti. adesso invece ne posso parlare, perché ne parla la stampa di regime, ne parlano i partiti di regime, ne parlano gli uomini di regime in termini — ora vi leggerò rapidissimamente alcune citazioni — che io stesso esiterei ad adottare così drasticamente, in questo stesso momento. dicevo qualche citazione, ne ho scelte due o tre appena: una interessante per il personaggio, un recente candidato alla Presidenza della Repubblica, uno degli uomini che tutto il mondo politico di regime indicava come degnissimo — e lo sarà senza dubbio, lo sarà stato — di poter diventare presidente della Repubblica . mi riferisco al professor Norberto Bobbio, che ha scritto un articolo sulla La Stampa di Torino, giornale che si è specializzato in critiche pesantissime al regime in questi ultimi giorni (chissà perché il clan degli Agnelli faciliti questo tipo di polemiche; è un problema che forse solo il signor presidente del Consiglio può decifrare: ella, infatti, signor presidente hai tecnici e forse, se dedicasse lo studio di qualcuno dei suoi tecnici alle impuntature del clan degli Agnelli, questo conferirebbe una maggiore chiarezza alle vicende politiche, giornalistiche e parlamentari italiane. sto scherzando, naturalmente, signor presidente del Consiglio , per carità!) Norberto Bobbio sulla La Stampa di Torino del 4 agosto, quindi di pochi giorni fa, scrive testualmente (potrai leggere tutto l' articolo, ma mi limito a leggere la frase più significativa): « una delle ragioni per cui la crisi di oggi è più grave di tutte le altre è il dispiegarsi di una faziosità senza precedenti. i partiti si stanno trasformando in fazioni. nella grande letteratura politica di tutti i tempi vi è un tema ricorrente su cui i nostri uomini politici farebbero bene a riflettere: le fazioni sono la rovina delle repubbliche » . io pensavo a questa frase di Norberto Bobbio quando leggevo le indiscrezioni di stampa su quello che è accaduto a proposito della nomina dei sottosegretari. è vero che non era in gioco la Repubblica, per carità!, ma era in gioco il Governo dell' onorevole Cossiga (che, per fortuna sua, della Repubblica e nostra, non coincide con gli interessi stessi e l' essenza di questa vacillante Repubblica); ma credo che Norberto Bobbio prevedesse qualcosa di quello che è successo in quella drammatica seduta del Consiglio dei ministri . « e i partiti si trasformano in fazioni quando lottano unicamente per il loro potere, per sottrarre un po' di potere alle altre fazioni e pur di ottenere lo scopo non esitano a dilaniare lo Stato » . ecco una frase pesante: « dilaniare lo Stato » ; però è la verità, è il punto cui siamo arrivati: siamo non alla crisi genericamente impostata o condotta, siamo a episodi in cui si dilania lo Stato. ma molto di più ha scritto un vecchio giornalista di regime (che mi permetto di definire vecchio perché ha pressappoco la mia età e, avendo pressappoco la mia età, ha vissuto le mie stesse vicende; e siccome ha vissuto le mie stesse vicende, quando me lo son trovato di fronte in televisione, qualche anno fa, e mi ha guardato con quel suo fare malizioso che gli è proprio perché mi era sfuggita la parola « libertà » , mi ha detto: « onorevole Almirante, proprio lei parla di libertà! » . ed io, ricordando il suo passato di giornalista politico, gli risposi alla televisione: « caro dottor Gorresio, io ho cominciato a gustare il pane della libertà quando lei ha cominciato a mangiare il pane dell' antifascismo » . non mi ha risposto più niente). adesso mi sembra sia venuto sulle nostre posizioni — e di questo sono lietissimo: è una acquisizione importante — ed è andato al di là delle nostre stesse tesi in tema di crisi del regime. in un articolo pubblicato in questi giorni sulla La Stampa di Torino — non so se l' abbiate letto perché è molto pesante per noi parlamentari o piuttosto per voi parlamentari dei partiti di regime — , Gorresio ha scritto: « il sistema politico italiano, tutto basato sui partiti, in realtà assomiglia molto al regime sovietico; la sola differenza è forse che in Russia la supremazia del partito sul Governo è costituzionalmente riconosciuta, in Italia no, ma noi siamo abituati a disattendere le leggi » . poi aggiunge: « a Roma, come a Mosca, contano poco il Parlamento e il Soviet supremo ; da noi comandano le segreterie e il Presidium » ; e poi ancora: non siamo ancora al crollo, ma, di certo è già in corso una erosione del sistema partitico » . scritte e firmate da Vittorio Gorresio, queste frasi fanno impressione: l' Italia paragonata, nel male e non nel bene (non so se il bene sarebbe ravvisabile), alla Russia sovietica ; questo Parlamento che non conta niente, come il Parlamento sovietico: è il Presidium che conta. quale sia il Presidium in Italia è un po' difficile individuarlo, chi ci presidia io non lo so: se il signor presidente della Repubblica , o i signori presidenti delle Camere, o i signori presidenti del Consiglio ; è difficile stabilirlo. comunque questa crisi di sistema a tal punto è acuita nel giudizio della stampa e degli uomini politici del partito di regime, da far assomigliare il Parlamento italiano ad una cosa inutile, quali sono i parlamenti al di là della cortina di ferro . se tutto questo lo avessi detto io, molti di voi sarebbero stati indotti ad una forse giusta reazione; invece non è così e pertanto ne prendiamo atto. e allora che cosa si può dire per chiudere su questo secondo argomento? si può e si deve dire quello che ho letto (non so dove, ma da molte parti) proprio durante la recente campagna elettorale : e cioè che gli italiani a tutti i livelli, a cominciare dai parlamentari, debbono riconoscere che la prima Repubblica italiana del dopoguerra è fallita ed è quindi finita. il guaio è che non c' è la sostituzione pronta; è fallita la prima Repubblica , ma non è nata la seconda. e il periodo che abbiamo cominciato a vivere da qualche mese a questa parte è il periodo interlocutorio fra il fallimento della prima Repubblica e la nascita della seconda, se vogliamo essere ottimisti; potrebbe però anche essere il periodo interlocutorio tra il fallimento della prima Repubblica ed il crollo di tutte le istituzioni, il prolungarsi drammatico nel tempo, a tutti i livelli ed in tutti i sensi, di quel vuoto di potere che grava sull' Italia dal gennaio di quest' anno, e che il Governo dell' onorevole Cossiga non ha certo colmato né è destinato a colmare; semmai è destinato a farlo sentire, per i motivi che dirò e che tutti conoscono, in misura ancora più accentuata. ecco quindi il ruolo che intendiamo svolgere, come ruolo di denunzia di una situazione che tutti quanti voi, credo, giudicate press' a poco come la giudico io e come la giudicano giornalisti e uomini politici vostri amici, o espressi dai vostri stessi partiti, senza che per altro vi sia il coraggio di affrontare il problema in positivo, e non soltanto in negativo. io mi sono perfino stancato di dire, secondo verità, che il sistema è in crisi; ci siamo tutti stancati, di dire, secondo verità, che l' Italia si trova in un vuoto di potere pauroso e pericoloso quanto i vuoti d' aria che, ad un certo punto, afferrano l' aereo e rischiano di sbatterlo al suolo. nessuno di noi desidera essere travolto da questo gorgo, da questo vuoto spaventoso; però mi sembra che, lungi dall' affrontare questi problemi in positivo con volontà di ricostruire, con volontà di riparare, con volontà e capacità di aderire alle richieste, alle esigenze, ai dettami morali, alle scelte del cosiddetto popolo sovrano , sia venuto fuori il Governo Cossiga. onorevole presidente del Consiglio , noi abbiamo ascoltato con grande attenzione e con il dovuto rispetto d' esposizione programmatica di stamane. se avessimo potuto fare astrazione dal contesto politico che circonda e qualifica il suo Governo, onorevole Cossiga; se, chiudendo gli occhi, avessimo potuto immaginare attorno a lei una compagine governativa dotata, ai sensi dell'articolo 92 della Costituzione, degli effettivi poteri; se, ascoltando le sue parole, avessimo potuto sinceramente credere non alla volontà ma alla capacità, o piuttosto alla possibilità da parte sua di realizzare anche una sola fra le moltissime cose che ci ha detto, il nostro giudizio sarebbe di opposizione, sarebbe negativo, sarebbe di contestazione; però sarei costretto, sarei tenuto, sarei seriamente impegnato a dimostrare, punto programmatico per punto programmatico. i motivi tecnico-politici della nostra opposizione. ma, onorevole Cossiga, il suo discorso di stamane è stato preceduto da dichiarazioni pubbliche ufficiali del partito socialista (che sembra scelga un' astensione di appoggio), del partito repubblicano (che probabilmente voterà a favore o, alla peggio, si asterrà), del partito socialdemocratico (che ha accettato di far parte del Governo e che, ovviamente, voterà a favore) e del partito liberale : dichiarazioni tutte che, oltre a quelle della Democrazia Cristiana , attraverso il suo organo ufficiale, hanno smontato pezzo per pezzo il suo discorso, onorevole Cossiga, prima ancora che ella lo pronunziasse. e mi spiego. lei non ha detto « governo di tregua » . è stato indubbiamente abile nel non dirlo, poiché sapeva benissimo che, se avesse pronunziato una qualsiasi tra le formule ricorrenti in questi giorni, ufficiosamente o addirittura ufficialmente (certe cose non le ha dette qui, ma fino a ieri fuori di qui le ha dette), si sarebbe messo in una determinata situazione. dunque, lei non ha parlato di governo di tregua o di Governo a termine: non ha usato nessuna di tali formule, sapendo perfettamente che il famoso articolo 92 dalla Costituzione le vietava di presentare in Parlamento il suo Governo come un governo di tregua, a termine, non nel pieno possesso delle sue attribuzioni costituzionali. ma che questo sia un governo di tregua, che questo sia un Governo a termine, ancor più a termine di altri che lo hanno preceduto, mi pare non vi siano dubbi: non perché i termini saranno più brevi (potranno anche essere più lunghi); ma ho parlato di Governo più a termine di altri, perché non era mai accaduto finora che un Governo a termine si presentasse come tale non nei confronti di problemi obiettivi, ma addirittura del congresso di un partito! questo, mi si permetta di dirlo con tutto il riguardo, è vergognoso! è il livello più basso al quale sia giunta la partitocrazia italiana, il Parlamento italiano, il governo italiano , il sistema italiano. è indecoroso! certe cose si possono anche fare, qualche volta si debbono fare, ma non si dicono sfrontatamente. la Democrazia Cristiana non ha il diritto, in nome del suo 38 per cento — se avesse avuto il 50 per cento , il 70 per cento dei voti, non lo avrebbe ancora avuto! — , di dire: « state buoni, bambini di tutte le parti, di Governo, di non-governo, di quasi governo, di opposizione: aspettate perché io debbo tenere il mio congresso e fare le mie scelte, a seconda delle quali saprete quale sarà il vostro destino politico » . questo è assurdo, è inconcepibile! mi dispiace per coloro che piegano la schiena, per brama di potere, per cupidigia di servilismo. ma, insomma, il grido « cupidigia di servilismo » , che fu elevato con ben altra statura e capacità da uomini che purtroppo ci siamo dimenticati, nei confronti di determinati atteggiamenti della classe dirigente e politica di allora verso i padroni di fuori, dobbiamo ripeterlo, almeno noi, nei confronti dei padroncini di dentro, dei padrini di dentro! non può, la Democrazia Cristiana , dire: « aspettate il congresso » : il tutto con l' onorevole Piccoli che garantisce: « entro l' anno lo terremo » ; con altri che dicono: « beh, in gennaio... » ; con altri ancora che ricordano che poi ci sono le elezioni amministrative e regionali e che dunque affermano: « vedremo un po'... » . voi i congressi potete farli e non farli, in qualunque stagione dell' anno! per carità, in qualsiasi momento potete prendere le vostre decisioni e potete far dipendere, successivamente, dalle stesse le sorti dei governi; ma non potete mettere in piedi, al Governo, un pover' uomo, dicendogli: « però arrivi fino al congresso, e poi vedremo se... » . questo, infatti, non lo condiziona soltanto nel tempo, ma anche nello spazio, nelle scelte, sinanche nelle scelte dei sottosegretari. onorevole presidente , noi dicevamo a noi stessi: l' onorevole Cossiga è così intelligente e così esperto che, se è vero che ci infligge un Governo a termine, ci offrirà almeno qualche salvaguardia. farà un discorso breve, non un discorso lungo, non i libri dei sogni di presidenti presuntuosi, abituati e autorizzati a guardare nel lontano avvenire astrale. farà un discorso breve, dirà poche cose essenziali, illustrerà un programma di due o tre punti, pochi ministri e pochissimi sottosegretari. addirittura, qualcuno di noi follemente pensava: Cossiga abolisce i sottosegretari. sarebbe stata una cosa di una enorme popolarità, di una popolarità estrema, abolire i sottosegretari! un gesto rivoluzionario (le sole rivoluzioni che voi potete fare sono queste): ti levo la torta...! penso che l' elettorato democristiano sarebbe stato il più felice fra tutti. avreste guadagnato voti! e invece no, ce ne infligge qualcuno di più. ed è costretto, poverino, è costretto! dal partito democristiano ? ma neanche per sogno, dalle correnti, dagli equilibri di correnti. equilibri che vi sono in tutti i partiti, ma che altri partiti cercano di nascondere. cercano di nascondere le vergogne! certo, siamo in tempo di nudisti, ma questa nudità correntizia — brutte nudità, tra l' altro, brutte nudità! — non era mai stata esposta così sfacciatamente, soprattutto quando, come nel nostro caso, non ve n' era bisogno. ci chiediamo perché l' onorevole Cossiga, al quale è stato imposto di fare un governo di tregua, un governo temporaneo, un Governo che non può pensare di dar luogo a programmi a lunga scadenza , a libri dei sogni, sia stato poi costretto ad accumulare sul suo capo, sul suo Governo, i difetti dei governi a termine e quelli dei governi non a termine. perché il popolo italiano debba pagare questo doppio prezzo, francamente è molto difficile capire. allo stesso modo, onorevole Cossiga, è molto difficile poter prestare fede — gliel' ho già detto — alle sue asserzioni sul carattere costituzionalmente autonomo del suo Governo, e così via . vi sono infatti le dichiarazioni recentissime dei suoi partners; e ne citerò qualcuna proprio perché, avendo la fortuna di parlare per primo, voglio fare in qualche modo il provocatore, nella speranza che coloro che cito, che i partiti dei quali parlo, facendo riferimento ai loro documenti, confermino o smentiscano. desideriamo vederci chiaro; uno dei compiti fondamentali dell' opposizione è proprio quello di tentare di veder chiaro e di aiutare altri a vedere chiaro. ecco, dunque, un articolo sulla solita La Stampa di Torino, firmato da Giovanni Spadolini. Giovanni Spadolini dovrebbe votare a favore del Governo, o alla peggio astenersi; ciò nonostante, l' 8 agosto così scrive: « il Governo Cossiga non è un Governo di emergenza, non è un Governo di emanazione presidenziale, non è un governo di coalizione formale tra i partiti, non è neanche un monocolore classico; è qualcosa di tutte queste formule, senza potersi riconoscere in nessuno, ma sancisce il massimo punto di abdicazione del potere dei partiti, a cominciare dal partito del presidente del Consiglio , la Democrazia Cristiana » . e aggiunge: « le convergenze parallele , inventate dal genio semantico di Moro, diventano una formula trasparente di fronte al caso limite del monocolore che ricorre all' apporto di altri partiti senza che essi si riconoscano come tali nel Governo, e neanche riconoscano al presidente del Consiglio il diritto di avvalersi dell' articolo 92, pure invocato dall' onorevole Cossiga » . quali sono quegli « altri partiti » ? noi sappiamo benissimo che il senatore Spadolini se la prende, da qualche giorno a questa parte, soprattutto con gli amici socialdemocratici. è allora polemica senza fondamento, quella del senatore Spadolini, o c' è un fondamento di realtà? diamo la parola ai socialdemocratici. il loro giornale, l' Umanità, l' 8 agosto scorso, sotto il titolo: « questo Governo » , scrive testualmente: « la nostra posizione nei riguardi del Governo Cossiga è chiarissima: fiducia con valore essenzialmente tecnico. non ci si può chiedere una posizione diversa per ovvie ragioni » . signor presidente del Consiglio , forse siamo noi un po' colpevoli per questa faccenda dei tecnici, perché ripetute volte, nelle scorse settimane, abbiamo invocato un Governo di tecnici o un Governo con tecnici; e ci siamo — lo dico onestamente — compiaciuti per il fatto che ella, non certamente per aderire ad una nostra richiesta, ma per venir incontro ad una esigenza, credo, dell' opinione pubblica , abbia ritenuto di inserire alcuni tecnici nel suo Governo. ma qui i casi sono due: o si inserisce la tecnica al vertice del Governo e dello Stato, perché la politica serva la tecnica e la tecnica a sua volta serva gli interessi del popolo lavoratore italiano; ed allora penso che siamo tutti d' accordo: si tratterà di scegliere bene o meno bene, tenendo conto che esistono gli infortuni sul lavoro, per cui capita di scegliere un tecnico e nello stesso giorno apprendere dai giornali che contro quel tecnico è stata concessa l' autorizzazione a procedere perché egli sarebbe stato « tecnicamente infelice » nell' indirizzare verso determinati settori speculativi i quattrini del popolo italiano (possono capitare infortuni di questo genere, ma se i tecnici vengono inseriti per la finalità che si è detta non c' è nulla da obiettare). ma se un partito politico infila nel Governo quattro ministri, tra i quali uno si è manifestato come un tecnico sopraffino in merito al problema tecnico più importante del momento, che è quello dell' energia, ed in ragione delle benemerenze acquisite in così breve tempo presso tutto il popolo italiano in trasferta feriale è stato trasferito ad un ministero il cui titolare dovrebbe avere rilevanti doti tecniche, cioè nientemeno che il ministero dei Lavori Pubblici di manciniana memoria; se un partito, dicevo, come quello socialdemocratico infila quattro ministri, politici e non mi pare troppo tecnici, nel nuovo Governo e poi dice che il suo voto a favore di quel Governo è un voto essenzialmente tecnico, cosa bisogna dedurne? per chi votano costoro? neanche per i loro ministri! non si vota tecnicamente per l' onorevole Nicolazzi: questo sia detto con buona pace del simpaticissimo onorevole Nicolazzi. gli si farebbe offesa se gli si dicesse: « ti voto per motivi tecnici » . egli, anzi, chiederebbe se c' è una autorizzazione a procedere anche per lui. egli chiederebbe se lo si paragona a Tanassi, dato che i tecnici della socialdemocrazia sono questi. non mi pare decoroso. onorevole Cossiga, non dico questo per difendere lei. è stato lei ad accettare perché costretto — accordi di questo genere. comunque, come fa a parlarmi dell' articolo 92 della Costituzione? c' è un partito che non solo appoggia il Governo, ma che entra anche nella sua compagine, il quale arriva a dire che voterà a favore soltanto per motivi tecnici. ma dice qualcosa di peggio: « è fin troppo logico che, non avendo concordato un programma e dovendosi assistere al suo costituirsi in itinere , su ogni provvedimento ci pronunceremo, sia per approvarlo, sia per integrarlo e correggerlo » . qui abbiamo un Governo « carro di Tespi » . abbiamo un Governo con il programma in movimento, non sociale italiano. domani ce ne sarà un altro; se si farà un passetto avanti, indietro, a destra, a sinistra, il partito socialdemocratico sarà lì per approvare, non approvare, correggere. sicché l' articolo 92 della Costituzione, le sacre leggi, tutto questo viene irriso e mistificato apertamente da uno dei partiti di Governo. poi c' è la Democrazia Cristiana . la Democrazia Cristiana , nei giorni scorsi, attraverso articoli sul suo giornale ufficiale, Il Popolo , aveva assunto il tradizionale atteggiamento del « governo amico » . per la verità, una volta tolto di mezzo Moro, non usano più questa espressione. non la usano, poi, perché, onorevole Cossiga, usarla con lei, che qualche cosa della scuola dell' onorevole Segni deve pure ricordare a se stesso , significava il preannuncio, cortese e ovattato, del solito siluro. allora, non usano più queste espressioni. anzi, su Il Popolo , si legge un bell' articolo in sostegno del suo Governo, onorevole Cossiga. però, la Democrazia Cristiana , il partito che ha, in questo Governo, il maggior numero di ministri e di sottosegretari che abbia mai avuto, così scrive: « noi continuiamo a credere che sarà necessario operare in questa direzione, per dare all' Italia una guida il più possibile stabile ed autorevole. e nulla vieta, ovviamente, di pensare — noi ce lo auguriamo calorosamente — che sia proprio questo Governo a realizzare gradatamente l' indispensabile passaggio ad una formula non di provvisorietà, ma di stabilità democratica » . allora, la sua, onorevole Cossiga, è una formula di provvisorietà democratica. che cosa voglia dire provvisorietà democratica, Dio solo lo sa: ma l' aggettivo democratico lo aggiungete a qualunque sostantivo, tanto per dargli una certa credibilità: pertanto, passi. comunque, secondo la Democrazia Cristiana questo è un Governo di provvisorietà democratica: addio articolo 92 della Costituzione! l' altro governo dovrà dare all' Italia, secondo la Democrazia Cristiana , una guida stabile ed autorevole. quindi, questo Governo, secondo la Democrazia Cristiana , non rappresenta una guida stabile, né autorevole. l' autorevole potevate cancellarlo: è anche scortesia definire poco autorevole un presidente del Consiglio democristiano come l' onorevole Cossiga, in un momento tanto difficile. soprattutto, secondo la Democrazia Cristiana , questo Governo dovrebbe realizzare gradatamente l' indispensabile passaggio ad un' altra formula. allora, che cos' è: un Governo entreneur, o allumeur, come si legge davanti alle boîtes de nuit a Parigi? è un Governo che deve propiziare l' arrivo di un altro governo? io ricordo il Governo di un altro personaggio politico che noi non abbiamo dimenticato (lei probabilmente sì): l' onorevole Tambroni. egli si presentò qui, tanti anni fa, quando la Democrazia Cristiana stava facendo venire meno il suo appoggio, e disse: « io rimango presidente del Consiglio per assecondare — usò questo termine — una formula di Governo più stabile e durevole » ; dopo qualche giorno lo avevano già « pugnalato » ed era scomparso come presidente del Consiglio . non mi sembra, quindi, molto augurale il linguaggio della Democrazia Cristiana nei confronti di questo Governo. ma ci sono i liberali. c' è l' onorevole Zanone il quale, non volendo più scomodare Benedetto Croce — personaggio divenuto incomodo perché vi è Carlo Mare dall' altra parte con la barba un pochino tagliata, il quale viene considerato come un lontano parente, come un quasi amico, come un possibile alleato, e chi è sotto la sua insegna continua a vivere tanto che il partito liberale ha abbandonato il suo vecchio personaggio — prende come insegna Giolitti. quante cose avremmo da dire, rispolverando le nostre vecchie letture, circa il giolittismo! potremmo ricordare, per esempio, che se non ci fosse stato Giolitti, un certo cavaliere Benito Mussolini non avrebbe trovato il prefetto, il 28 ottobre del 1922, alla stazione per condurlo da sua maestà . il giolittismo, nell' ultima fase che non è la meno importante della vita e dell' opera di quest' uomo, fu questo: Giolitti diede gli ordini ai prefetti perché favorissero e non ostacolassero l' ascesa di Mussolini. questo fu il giolittismo, e non creda che l' onorevole Zanone voglia alludere a quel tipo di giolittismo quando parla di neogiolittismo. allora, Giolitti definito « ministro della malavita » piace ai liberali? non credo! giolittismo come trasformismo? trasformismo in quale direzione quando un partito liberare, per misteriosi motivi, si accosta preferenzialmente al partito socialista e quest' ultimo dice: « appoggiamo il Governo se vi entrano i liberali, non lo appoggiamo se vi entrano i repubblicani » ? queste scelte rispondono al giolittismo? bene! allora rispondono al giolittismo come lo sto definendo io, cioè ad un fenomeno trasformistico abietto, di voltafaccia nei confronti dei propri elettori, con qualche contropartita più o meno evidente. a questo punto siamo al peggiore trasformismo inserito in una situazione di crisi del sistema dello Stato, dell' identità dei partiti politici , ed è grave che il partito liberale — che fin qui aveva cercato di custodire la propria identità, se l' aveva perduta quando si era buttato nell' « ammucchiata del ni » , che aveva tentato di riconquistarla quando aveva tentato di votare contro l' « ammucchiata del si » — diventi neogiolittiano nel senso deteriore del termine. è anche doloroso e preoccupante il voltafaccia del partito socialista in ordine a certe interpretazioni della socialità. La Stampa di Torino — giornale che sto seguendo con molta attenzione in quanto ci vedo dietro qualche disegno politico di cui si sta parlando in questi giorni (Agnelli, Carli, le banche che si impadroniscono dell' economia italiana , manovre internazionali) — prospetta in modo curioso e significativo — e vorrei che, se ci fosse qualche collega socialista, mi desse atto di questa citazione e ci pensasse un poco — i rapporti tra socialisti e liberali, questi tristi amori tra socialisti e liberali, e scrive: « non pensiamo che la simpatia — siamo alla simpatia, che bello! finora non si era mai parlato di rapporti di simpatia — tra i due partiti sia il risultato di un garofano che copre la falce ed il martello o della contrapposizione di Proudhon a Marx; forse le ideologie segnano il passo dinanzi ad una realtà che continua ad essere di emergenza. i partiti constatano che il benessere dell' uomo medio, la sicurezza del posto di lavoro derivano da un incremento della produzione più che da una ridistribuzione del reddito e tutti si propongono, per l' immediato, l' espansione economica che è la base comune che lega le forze politiche , cioè la base comune che lega i socialisti ai liberali » . allora la redistribuzione del reddito secondo giustizia, la lotta per l' occupazione, la lotta contro la disoccupazione, la lotta contro gli squilibri sociali, l' identificazione della crisi nei suoi dati sociali, da cui i dati economici derivano, tutto questo non è più patrimonio (non solitario) del partito socialista e di tutti i partiti che si richiamano comunque, nel nome o nei fatti, alla socialità; no, tutto questo viene gettato nella spazzatura, perché c' è la simpatia tra socialisti e liberali; e attraverso questa simpatia si comincia ad appoggiare dal di fuori un Governo, che poi probabilmente dovrebbe essere integrato con la ripartecipazione socialista nel momento in cui la Democrazia Cristiana con il suo congresso ed il partito socialista con i suoi equilibri-squilibri interni potranno dare il via. a questo punto, onorevole Cossiga, la gente maligna; la gente chiede: « perché il "sì" socialista a Cossiga ed il "no" a Pandolfi? perché? » : e la gente risponde: « caso Moro. caso Moro » . la gente risponde così, la gente, che è maligna: io mi limito a portare qui la voce della base, dell' uomo della strada. la gente maligna pensa, o può pensare, è autorizzata a pensare dal volgere così rapido, inatteso e clamoroso di taluni eventi, che il presidente Cossiga possa essere garantista nei confronti del partito socialista a proposito di quello che si sta scoprendo, o si potrebbe scoprire, sulle vicende dolorose relative al caso Moro. voi dite che la mia è una insinuazione pesante: certo, è molto pesante; però io gradirei che nel quadro delle inchieste si sapesse cosa ha chiesto la magistratura italiana, nei giorni scorsi, ai massimi esponenti del partito socialista italiano; vorrei sapere, a proposito dell' interrogatorio sul famoso caso Piperno, se la magistratura abbia esperito tutte le indagini possibili; se gli interrogatori all' onorevole Craxi, all' onorevole Signorile e ad altri siano terminati, o se siano in corso ; e se tutto questo non abbia inciso su questa soluzione repentina della crisi, se tutto questo non possa incidere ulteriormente sul corso della vita politica italiana . mi duole affrontare problemi che concernono le persone, ma non è colpa nostra: io credo che gli italiani siano stanchi di veder associare continuamente, da molti anni a questa parte, fin da quando si trattava delle autostrade, il nome di qualche grosso personaggio socialista a inchieste che non arrivano mai a conclusione; inchieste che, se arrivassero a conclusione, molto probabilmente segnerebbero il trionfo dell' innocente, per carità, ma che non arrivano mai a conclusione; inchieste lungo le cui giravolte si determinano incontri, o scontri, a livello governativo. quindi la gente mormora, ed io vorrei sapere se possiamo avere qualche chiarimento al riguardo. la gente chiede come mai il partito comunista nei confronti dell' onorevole Cossiga annuncia una opposizione molto morbida, una opposizione « costruttiva » . la gente maligna risponde che è perché Cossiga potrebbe essere l' uomo capace di rimettere in piedi il compromesso tra la Democrazia Cristiana ed il partito comunista ; ed il largo squarcio positivo, encomiastico, che il presidente del Consiglio ha dedicato questa mattina al partito comunista — che gli vota contro — non può non indurre a « pensierini » di questo genere, che non sono maligni, ma che chiedono una qualche risposta. e la gente chiede come mai il « sì » ai liberali, in questo momento, e il « no » ai repubblicani; chiede come mai la segreteria della Democrazia Cristiana , che ha torto il viso da precedenti tentativi di Governo, anche autorevoli, appoggi questo. forse la presenza dell' onorevole Andreatta nel Governo è una garanzia politica, tecnica, economica, antiscandalistica per la segreteria della Democrazia Cristiana , garanzia che altrimenti non vi sarebbe stata? anche a queste domande della gente della strada l' opposizione da noi rappresentata chiede disinteressatamente che si possa dare una risposta. signor presidente del Consiglio , non ho quindi bisogno di chiarire ulteriormente i motivi della nostra opposizione al suo Governo. le ripeto — non per sua tranquillità, ma per nostra tranquillità — che la polemica contro il suo Governo e la sua Presidenza del Consiglio è meramente occasionale, nel quadro di una ben più vasta, articolata ed approfondita polemica nei confronti dei modi in cui, voltando le spalle al popolo elettore, si è tentato di risolvere la crisi senza risolverla, ma anzi aggravandola. sicché se adesso parlerò, come farò, molto brevemente dei problemi che ci stanno più a cuore, lo farò soltanto per completare un discorso che, essendo pronunziato dal segretario di questo partito, deve essere il più possibile panoramico; ma lascerò volentieri la cura di questi e di altri problemi ai colleghi del mio gruppo, che da questa sera interverranno nella discussione, sia per riprendere i temi generali, sia per trattare più specificatamente i temi particolari per i quali io non posso onestamente professare alcuna specifica competenza. c' è un tema sul quale voglio dire due parole, signor presidente del Consiglio . lei lo immagina, è il tema della sicurezza dello Stato e del cittadino nello Stato (lei dice: « dell' ordine democratico » , ma le parole non hanno importanza). lei ha detto: « non vogliamo leggi eccezionali » . io dico in questo ramo del Parlamento — nella speranza di essere ascoltato finalmente attraverso un chiarimento che su questi problemi deve determinarsi fra tutte le forze politiche , nessuna esclusa, perché si tratta di un chiarimento di responsabilità — che noi non chiediamo leggi eccezionali, ma vogliamo che le leggi vigenti, a cominciare da taluni articoli della Costituzione della Repubblica, siano applicate severamente, duramente, intransigentemente, immediatamente. mi riferisco per l' ennesima volta — ed è un problema da lei disatteso, onorevole presidente del Consiglio , dai suoi predecessori disatteso, dai partiti politici di regime di solito disatteso — all' articolo 18 della Costituzione che è una norma precettiva che attende esecuzione immediata. esistono, pullulano alla luce del sole scopertamente, sfacciatamente, organizzazioni paramilitari in ogni parte d' Italia. hanno le loro sedi, hanno i loro giornali, le loro rappresentanze, hanno le loro manifestazioni pubbliche. siamo arrivati al punto che essendo stato costituito in tutta Italia, dopo l' arresto del professor Toni Negri , il « comitato 7 aprile » — data storica, trattandosi del giorno in cui il professor Toni Negri è stato tratto in arresto — da allora i « comitati 7 aprile » sono fioriti a Roma e in ogni altra parte d' Italia. a Roma hanno addirittura indetto un pubblico corteo con comizio che il questore di Roma — il peggior questore che esista in Italia, lo ripeto per l' ennesima volta, peggiore ai danni di tutti voi e non soltanto nostro, e forse meno a nostro danno che di tutti quanti voi — , che tanto spesso nega il permesso per manifestazioni pubbliche al partito che mi onoro di rappresentare, ha autorizzato, ed i manifestanti hanno sfilato per Roma con armi proprie ed improprie ostentate alla faccia della forza pubblica che era costretta alla umiliante e mortificante funzione di scorta degli assassini e dei propagandisti dell' assassinio. i dimostranti hanno fatto il loro corteo, hanno tenuto il loro comizio, protagonisti di quella squallida manifestazione alcuni arnesi da galera, i cani del « collettivo di via dei Volsci » (che credo conosciate tutti almeno di nome per le vicende cui sono legate quelle persone): e se non ci fosse stata e non ci fosse la nostra protesta nessuno se ne sarebbe accorto. venir meno all' applicazione ripida dell' articolo 18 della Costituzione è un reato contro la Repubblica è un reato contro lo Stato, è un reato contro tutti i cittadini dello Stato. penso che sia giusto e lecito affrontare con urgenza onesto problema. quando mi riferisco alla Costituzione — lei mi è maestro signor presidente del Consiglio , di diritto costituzionale — mi riferisco anche al commesso degli articoli 27 e 87 della Costituzione stessa. l' articolo 27 recita: « non è ammessa la pena di morte » , ma aggiunge: « se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra » . l' articolo 87 fa obbligo al signor presidente della Repubblica di convocare e presiedere il Consiglio supremo di difesa. occorre che il signor presidente della Repubblica lo faccia. non deve accadere più che il Consiglio dei ministri si riunisca — tra l' altro si è riunito durante la campagna elettorale — per stabilire che l' esercito può essere chiamato ad intervenire contro i brigatisti rossi , ma non i reparti speciali, bensì le reclute. se il Consiglio dei ministri ritiene, durante una campagna elettorale , che la situazione dell' ordine, o piuttosto del disordine, sia grave a tal punto che si possono mobilitare le reclute per difendere lo Stato e il cittadino contro l' assalto eversivo, evidentemente il Consiglio dei ministri ritiene che vi sia uno stato di guerra ; se però il Consiglio dei ministri ritiene che vi sia uno stato di guerra , non la debbono pagare i « soldatini » come al solito, ma si devono esporre i signori comandanti a tutti i livelli e si deve allora dar luogo all' attuazione della Costituzione in senso pieno, riconoscendo che la pena di morte è applicabile sulla base dei codici militari di guerra. altrimenti non si possono mobilitare i soldati. tertium non datur : o si rinuncia a mobilitare i soldati e si riconosce che la situazione è perfettamente controllabile (e si pagano però le conseguenze se poi non si riesce a controllarla) o, se la situazione non è controllabile e si ritiene necessario l' intervento dell' esercito e il Consiglio dei ministri lo decide, allora si deve applicare la pena di morte mediante fucilazione alla schiena, come stabiliscono le leggi vigenti, quando ad esse si faccia costituzionalmente richiamo. io vi ho ricordato — non dimostrato, perché ne sapete tutti più di me — che esistono le leggi, così come esiste il testo unico delle leggi di Pubblica Sicurezza . ci si obietta che risale al 1931. ma che colpa ne ha, non il MSI-Destra Nazionale , ma il cittadino italiano se dal 1945-46 al 1979 il democratico Parlamento e tutti i democratici governi non hanno ritenuto, potuto, saputo, inteso modificare una legge che è vigente e che, essendo vigente e non essendo applicata, giova due volte ai criminali: la prima volta, perché essendo vigente consente alla stampa ed ai partiti loro amici di presentare lo Stato italiano come uno Stato reazionario e quasi totalitario; la seconda volta perché se ne ridono in quanto sanno benissimo che la legge nelle sue norme cogenti non viene applicata? questa è una situazione ignobile dalla quale bisogna uscire, signor presidente del Consiglio , per lo meno dicendoci che abbiamo torto, spiegandocene il perché e presentandoci un' alternativa. signor presidente del Consiglio , lei ha ricordato un momento grave della sua vita — io rispetto dichiarazioni di questo genere — e lei sa a che cosa alludo: il giorno di via Fani . ebbene, quel giorno ci siamo riuniti qui, abbiamo parlato ed io ho fatto delle proposte, forse sbagliate, ma nessuno mi ha dimostrato che erano sbagliate e soprattutto nessuno ha contrapposto a quelle che ho avanzato altre proposte. eppure è passato del tempo, altro sangue è stato versato; nessuno però ha avanzato altre proposte. è vero che vi è un vuoto di potere , che il Governo è a termine e tutto quello che volete, ma che vi sia un vuoto di potere anche per un istante, quando quell' istante può costare e costa la vita ad un cittadino italiano, questo no! diventate complici dei sovversivi, di qualunque provenienza essi siano; diventate complici della violenza, ne diventate strumento e ne diventate il braccio. e se è grave quello che sto dicendo, se è un atto di accusa , molto più grave è quello che sta succedendo in Italia da troppo tempo a questa parte. non mi permetto di accennare ai temi socio-economici, perché essi saranno affrontati da altri colleghi successivamente. vi dico solamente: non illudetevi di poter affrontare la situazione socio-economica e soprattutto la situazione sociale nei soliti termini della emergenza, e neppure per il breve o medio termine o per il famoso « secondo tempo » di cui si parla da parecchi anni. i problemi sociali, infatti, sono quanto e più dei problemi dell' ordine pubblico legati alla crisi del sistema. l' Italia sopporta da molti anni a questa parte i congiunti difetti di crisi del sistema marxistico e di quello capitalistico o neocapitalistico; l' Italia, centro storico di tutte le invasioni ed anche, per fortuna, di tutti gli apporti culturali, soffre da trenta anni a questa parte per la collocazione proprio al centro del nostro paese dei due nemici della società moderna, che sono il marxismo da una parte e il capitalismo o neocapitalismo dall' altra, perché sono entrambi frutto di una concezione materialistica della vita e della società. pertanto, per lo meno voi democristiani che dovreste respingerli e che almeno a parole e in teoria credo respingiate questi due nemici, non vi sognate di poter risolvere i problemi socio-economici del nostro paese senza aver affrontato coraggiosamente, attraverso una revisione del sistema, la tematica sociale. fra un anno cesserà dalle sue funzioni la Cassa per il Mezzogiorno : non potete pensare di poter risolvere e neanche di poter attenuare il problema degli squilibri fra nord e sud attraverso altre iniezioni di centinaia e migliaia di miliardi in organismi che hanno dimostrato la loro inefficienza o addirittura la loro impossibilità ed incapacità di agire secondo il fine che, senza dubbio, onestamente avete voluto proporvi. ho davanti agli occhi — soprattutto da qualche mese a questa parte, essendomi presentato anche lì per la campagna elettorale — la situazione di Napoli; l' onorevole Romualdi ed io ne abbiamo parlato in sede europea nella scorsa sessione di Strasburgo perché il problema del Mezzogiorno d' Italia, il problema di Napoli in particolare, è un problema europeo, non è più un problema di dimensioni nazionali, non è risolvibile in tale ambito. affrontate questi discorsi, affrontiamoli. non vi offriamo collaborazione: vi offriamo confronto, cioè qualche cosa di più. ed offriamo un confronto disinteressato da parte di gente che non ha nulla da chiedervi, che non aspira assolutamente a posizioni di potere, ma che ha l' orgoglio di rappresentare (parlo anche per quanto riguarda la mia persona) centinaia e centinaia di migliaia di elettori delle zone depresse dell' Italia meridionale e anche dell' Italia settentrionale, i quali sono stufi di subire il « giochetto » delle emergenze, delle contingenze, delle congiunture da parte di uomini i quali dovrebbero assurgere a concezioni sociali molto più serie, più chiare e più elevate. ecco, signor presidente , onorevoli colleghi , signor presidente del Consiglio , io ho concluso la mia modesta fatica che è stata intesa soprattutto a rappresentare la destra nazionale italiana per quello che vale, per quello che vuole, per quello che fa, per quello che chiede e per quello che è certa, nel tempo, di poter conseguire a vantaggio del popolo lavoratore italiano.