Bettino CRAXI - Deputato Maggioranza
VIII Legislatura - Assemblea n. 145 - seduta del 18-04-1980
1980 - Governo II Cossiga - Legislatura n. 8 - Seduta n. 145
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , quattro settimane or sono la crisi politica italiana era precipitata verso il suo punto più basso e pericoloso. il Governo che era stato improvvisato nel luglio scorso, sotto la sferza della necessità, era ormai finito su un binario morto, non potendosi fondare su una coalizione vera e propria tra partiti, privo di una maggioranza organica; con il vantaggio, ma anche lo svantaggio, di essere libero da impegni programmatici concordati, esso viveva ormai alla giornata, nella più assoluta e nella più destabilizzante instabilità. rispetto ai partiti che ne assicuravano la minima sopravvivenza con l' astensione, derivante unicamente da un dovere di responsabilità istituzionale, il Governo aveva superato i termini prestabiliti di una tregua politica, che era stata consentita alla Democrazia Cristiana ed alle sue decisioni congressuali. una tregua breve ma sufficiente a preparare il terreno di una chiarificazione costruttiva se essa fosse stata ben utilizzata dalle forze politiche , così come avevamo ripetutamente auspicato. è avvenuto, invece, il contrario: i pochi tentativi di riaprire un dialogo costruttivo non sono stati fortunati. io stesso ne promossi uno, tentando di indicare una piattaforma di larghi e impegnativi tracciati per una riforma amministrativa, istituzionale, economica e morale, su cui costruire per l' ottava legislatura repubblicana l' ipotesi di una vasta alleanza riformatrice. in luogo di un dialogo paziente e positivo abbiamo avuto il crescere di una sorda e polemica incomunicabilità, la persistente paralisi delle pregiudiziali contrapposte tipiche di chi pone i problemi senza la volontà di risolverli. in luogo di una riflessione sul ruolo, gli obiettivi, le prospettive dell' ottava legislatura della Repubblica, iniziata stentatamente dopo lo scioglimento anticipato delle tre precedenti, avevano ripreso così a ribollire le idee di nuove leggi elettorali , di nuovi scioglimenti, di nuovi fallimenti. dallo stesso campo governativo, in aperta violazione del carattere proprio di una tregua, che richiedeva rispetto e misura, si agitavano propositi confusi, minacce ricorrenti di crisi, polemiche aggressive. ebbene, abbiamo atteso così le decisioni del congresso della Democrazia Cristiana , al quale avevamo rivolto la proposta di costituire un Governo di unità nazionale . in un congresso dedicato interamente, per non dire esclusivamente, alla questione comunista, nessuno — ripeto, nessuno, nemmeno l' onorevole Galloni ha raccolto e rilanciato la nostra proposta. abbiamo, invece, assistito all' esposizione di un ventaglio, per lo più involuto e polivalente, di « no » , di « ma » , di « ni » . sono affiorate indicazioni di metodo e, per bocca dell' onorevole Andreotti, un riferimento politico periferico. ma si trattava sempre di mezze proposte che, messe insieme, non ne facevano mai una intera. in buona sostanza, non emergevano alla fine, prospettive che non fossero la richiesta — caldeggiata anche nella relazione dell' onorevole Zaccagnini — di evitare una crisi di Governo e di lasciare perciò le cose come stavano, ed il rifiuto ad avviare un negoziato programmatico senza pregiudiziali che, se fosse stato possibile, certo ci avrebbe trovati pienamente disponibili e consenzienti. quattro settimane or sono ci trovavamo, perciò, con un Governo in crisi, in una condizione di rapporti politici addirittura peggiorata rispetto a quella che aveva condotto alla fine della precedente legislatura, in un' assenza di prospettive politiche costruttive, con la promessa quindi di una paralisi certa. io non sto a dire troppo a lungo — tanto è evidente quanto tutto questo rappresentasse una clamorosa contraddizione rispetto allo stato del paese, come da più parti continua ad essere denunziato, alla richiesta di una politica di emergenza, ai ripetuti e convergenti appelli ad una ripresa della solidarietà nazionale, dello spirito delle intese, dei confronti, in buona sostanza della collaborazione tra le maggiori forze politiche . da un lato, la denunzia del permanere o dell' aggravarsi, o dei pericoli di aggravamento, dei fenomeni di crisi; dall' altro, una progressiva disarticolazione dei rapporti politici. quattro settimane or sono, il terrorismo conduceva la sua offensiva d' inverno, quasi con un delitto al giorno, nello sfondo di una ripresa inflazionistica e di accresciute tensioni sociali, mentre la situazione internazionale vedeva un rovesciamento radicale di clima e la riapertura di un contenzioso strategico pieno di incognite e di rischi. ebbene, onorevoli colleghi , che altro si doveva aspettare per tentare di dare al paese maggiore sicurezza, un più diretto impegno di intesa e di collaborazione tra le forze politiche e maggiore stabilità? che altro e per quanto tempo ancora — mi domando — si dovrà aspettare per riprendere, con serietà e con gradualità, nelle forme possibili, una convergenza di intenti, foriera di un ampliamento della collaborazione tra tutte le maggiori forze democratiche? nella settima legislatura, noi socialisti, in particolare, ci siamo lasciati travolgere da uno scontro paralizzante tra i due maggiori partiti, mentre avremmo potuto o dovuto, forse, più utilmente tentare di sbarrare la strada ad una ennesima crisi istituzionale. ora, le istituzioni non solo non sopporterebbero il carico di nuove crisi traumatiche, ma neppure il logorio strisciante e pernicioso della instabilità cronica, dell' ingovernabilità permanente e della dissociazione dalle responsabilità. abbiamo prima atteso le decisioni dei maggiori partiti e poi abbiamo assunto le nostre, abbiamo deciso una politica di intervento socialista perché questo era il nostro dovere verso la sofferente vita democratica del nostro paese, verso il mondo del lavoro e verso l' insieme della nazione; abbiamo deciso di intervenire per tentare di arrestare un processo di disfacimento di cui avvertiamo i sintomi, prima che nel paese possano irrobustirsi ondate di qualunquismo e si allarghi il distacco di solidarietà dalla vita collettiva, di cui non mancano i segni, prima che il vuoto, che si stava creando, potesse giungere a determinate situazioni incontrollabili. per questa fondamentale esigenza democratica, partendo dai dati della realtà e dall' analisi dei fatti, abbiamo deciso il nostro diretto intervento ed un' assunzione di responsabilità in una maggioranza di governo di coalizione , in una politica che nasce all' insegna di una ricerca aperta e volenterosa di collaborazione: non abbiamo scartato il meglio, per saltare sul vagone ministeriale, come ha scritto un autorevole giornalista imbevuto di cattivi umori verso i socialisti; abbiamo cercato di fare il meglio, in una situazione costretta e condizionata da ogni parte da pregiudiziali, impossibilità, e anche velleità altrui. ciò che c' è, per le sue caratteristiche più organiche, è meglio di ciò che v' era e meglio della rarefatta e dissolvente atmosfera in cui saremmo rimasti appesi (certo non per molto), se non fosse intervenuta una nostra decisione. l' onorevole Magri ha un bel dire, quando predica per noi e per una sinistra, che invero l' ascolta con sempre minore interesse, che la linea giusta era: o tutti al Governo, o tutti all' opposizione. per andare tutti al Governo, occorre una condizione politica che non si è determinata, e andando tutti all' opposizione, si finisce direttamente a nuove elezioni anticipate ! se il partito comunista avesse mostrato disponibilità ad assumere un atteggiamento comune con noi per un condizionato sostegno ad un diverso Governo, indipendentemente da una sua partecipazione diretta, avremmo potuto decidere anche in modo diverso, evitando una divaricazione tra i due maggiori partiti della sinistra: quella disponibilità non c' è stata e, del resto mi rendo conto che difficilmente avrebbe potuto esservi nelle circostanze che si erano determinate. vale, dunque, ora la nostra decisione, che consente alla ottava legislatura di avanzare, al paese di poter contare su una maggiore stabilità governativa, e sì propone di sviluppare l' offerta di una garanzia, non il principio di un' ulteriore evoluzione. onorevoli colleghi , in questo quadro di valutazioni nasce il Governo, che non è figlio di una rielaborata impostazione strategica, ma è il prodotto di un doveroso realismo politico ; è un Governo che deve svolgere, secondo la nostra opinione — e mi auguro che vi riuscirà — una funzione di garanzia rispetto alle possibilità che il dialogo tra le forze politiche , applicandosi alle concrete urgenze internazionali ed interne, possa tornare ad essere fluido e costruttivo; di garanzia, rispetto alle possibilità di ricostruire una prospettiva ed una collaborazione di solidarietà nazionale, per la quale, e non in modo unilaterale, occorre lavorare per ricrearne il clima e le occasioni favorevoli; di garanzia, verso il movimento sindacale e le forze sociali , che chiedono un interlocutore — che penso avranno — nella pienezza della sua responsabilità e dell' autorità che gli deriva da un più ampio sostegno parlamentare. non, come si è detto e scritto, quindi un Governo-ponte, di transizione o a termine; non vi è alcuna necessità di accendere ipoteche debilitanti quando l' esigenza primaria resta quella della stabilità, della governabilità, dell' attuazione di un programma di urgenza, dell' assorbimento di un ruolo di garanzia. l' incontro e l' accordo tra i socialisti ed i repubblicani e la Democrazia Cristiana avviene, quindi, su un terreno ben definito ed improntato a spirito realistico; esso non ignora e non dissimula le diversità e le difficoltà che ne possono derivare. si è avvalso subito di un clima di rispetto reciproco e di lealtà, che è e sarà essenziale per una solidale azione di governo . Pietro Nenni amava dire che la storia dei rapporti tra socialisti e democristiani è destinata ad essere una storia di incontri e di scontri; e così è. per chi ama le formule ed i paralleli storici tra le formule, vorrei sottolineare tre elementi che valgono a stabilire distanze e differenze con le esperienze del passato e che la storia sta già rivalutando e rivaluterà, ma che non sono ripetibili oggi, in presenza dei dati nuovi che si collegano alla complessa evoluzione politica di questi anni. il centrosinistra nacque in un clima di aspra conflittualità a sinistra, dove era in discussione l' ammissibilità stessa di una nostra partecipazione al Governo con la Democrazia Cristiana ; fu visceralmente avversato da gruppi di potere e da correnti aperte o sotterranee; si scontrò con un ritardo massimalistico ancora molto diffuso nel movimento operaio e in tutta la sinistra. l' avvio della collaborazione tra la Democrazia Cristiana ed i socialisti coincise lo stesso giorno della presentazione del Governo in quest' Aula con un gravissimo atto scissionistico: si trattò di una delle pagine più oscure della storia italiana del dopoguerra che meriterà di essere scrutata più a fondo ed interamente, per mettere in luce i tanti effetti della interazione di manovre interne e di manovre internazionali. credo che nessuno oggi sottovaluti i rischi, che non riguardano più solamente noi, di un ritorno a condizioni di aspra conflittualità a sinistra. questa, in ogni caso, non è la nostra volontà e non è la nostra strategia. quindici anni or sono la grande preoccupazione della Democrazia Cristiana era quella di omogeneizzare un sistema di alleanze chiuso ed impermeabile, mentre negli anni più recenti si è spinta a fare e poi a riproporre una maggioranza parlamentare comprendente il partito comunista , anche se ha rifiutato e rifiuta — affermano i suoi dirigenti — nelle condizioni attuali un Governo organico di unità nazionale . il centrosinistra nasceva allora come un' alleanza politica generale imperniata su una collaborazione che si allargò automaticamente dal centro alla periferia, mentre oggi la Democrazia Cristiana prende atto di una linea socialista di non riconoscerne alcun automatismo, di mantenere impegni di collaborazione laddove esistono tradizioni ed esperienze amministrative di sinistra sperimentate e positive e di valutare, invece, liberamente il suo apporto a coalizioni regionali e locali, sulla base degli orientamenti autonomistici e progressisti che potranno essere definiti. un quadro politico aperto, quindi, nel quale si intende ricercare senza preclusioni la collaborazione parziale o generale delle altre forze politiche e, in particolare, per la sua forza e rappresentatività del mondo del lavoro , quella del partito comunista . questo è il senso del richiamo ad una prospettiva di unità nazionale . né potrebbe essere diversamente. per quanto ci riguarda noi partiamo, e non da oggi, dalla convinzione che è necessario ricercare ed assicurare il concorso attivo di tutta la sinistra politica e sindacale del paese ad uno sforzo di risanamento economico e ad un corso di profondo rinnovamento sociale e istituzionale. noi ci sentiamo forti della nostra autonomia di giudizio, di iniziativa e di azione, ma siamo anche onestamente consapevoli dei nostri limiti, e non abbiamo la pretesa di rappresentare più di quello che rappresentiamo. noi conosciamo ed abbiamo conosciuto la natura delle difficoltà e delle resistenze politiche, burocratiche, corporative e conservatrici che hanno sovente imbrigliato e vinto anche i migliori propositi. ed è per questo che non sottovalutiamo l' importanza e la necessità che tutte le forze di progresso ricerchino i termini di azione convergenti, elementi, che le avvicinino e non li disuniscano disperdendone la forza o rendendone velleitaria la condotta. certo non pretendo che tutto questo si traduca in realtà oggi e subito, in un clima molto deteriorato alla vigilia di una competizione elettorale, quando si agitano timori e infatuazioni elettoralistiche, e dopo una fase, tutta negativa, di rapporti tra le forze politiche . ma, se lungo la strada tutto ciò che noi auspichiamo non dovesse avvenire, e non per il divaricarsi oggettivo di impostazioni di politica internazionale o di strategia o scelte di politica interna , ma per errori commessi da noi o da altri, il danno ci sarà, sarà grave e la responsabilità sarà onerosa per chiunque non avesse dimostrato di saperlo e di volerlo evitare. i propositi, onorevoli colleghi , sono chiari e non sono camuffati. lo dico in particolare per chi grida « al lupo! » : chi grida « al lupo! » ha la memoria corta e l' argomento debole. si è molto polemizzato e poco riflettuto a proposito del cosiddetto pentapartito. i colleghi mi consentano di ricordare che la formula nacque su mia proposta, in qualità di presidente incaricato , nel luglio scorso, e si dissolse in due settimane nel modo che tutti ricordano. la proposta politica di allora fu da me sempre inquadrata in una prospettiva che non rinnegava la politica di solidarietà nazionale; al contrario, ne auspicava la ripresa ed esplicitamente si indirizzava verso la ricerca di un rapporto positivo a sinistra. ebbene, allora il partito comunista , senza che nessuno degli interessati si mettesse a gridare « al lupo! » , assunse un atteggiamento di grande cautela, se non di benevola attesa; non aprì un fuoco di sbarramento, anzi si spinse a formulare la promessa di una convocazione del suo comitato centrale per esaminare la nuova situazione e l' eventualità anche di un riesame della sua linea di condotta, ispirata allora, come ancora oggi, alla dottrina del: « o Governo o opposizione » . premessa che non ripete oggi in un quadro che è caratterizzato da ulteriori irrigidimenti, anche di fronte ad una forte presenza socialista nel Governo. la verità è che la formula del pentapartito lungo la strada è stata sovraccaricata di significati diversi ed impropri rispetto alle caratteristiche originarie ed alla volontà politica di chi l' aveva proposta come una possibile soluzione di Governo. io capisco che il mancato invito a far parte di una coalizione di Governo determini la legittima reazione del Psdi e del Pli che ne individuano la ragione politica in una discriminazione pregiudiziale ed ingiusta. tuttavia, rifletto sul fatto che gli elementi costitutivi di un equilibrio politico corrispondono alla logica determinata dalle circostanze e dalle tendenze che liberamente esprimono i partiti, i quali hanno rilevato distanze sulle quali, più che una polemica di risentimenti e di corto respiro, può valere una verifica dei fatti. io non mi permetto di interferire nelle decisioni autonomamente prese dal partito socialdemocratico e dal partito liberale , né desidero assumere nei loro confronti quel tono da « grande fratello » che deprechiamo quando viene usato nei nostri confronti, ma desidero osservare che da ogni atto che serva ad evitare « l' intossicazione » dei rapporti tra le forze politiche e democratiche, da ogni convergenza che obiettivamente risponda ad esigenze ed interessi generali non può che derivare un rafforzamento dell' area della responsabilità democratica ed avviarsi un processo di chiarificazione politica di cui non sottovaluto né l' utilità, né la importanza. il clima « basso » , da « colpi irregolari » , sul quale tornerò più avanti, non diminuisce il senso di soddisfazione che c' è e che è presente nel paese per il fatto che la situazione politica di Governo tende ad uscire finalmente dalla sfera del precario e del provvisorio, dove ha stagnato per troppo tempo. c' è attesa per le iniziative e per il lavoro del nuovo Governo che non usa toni miracolistici e non annuncia programmi faraonici e palingenetici. noi siamo interessati a che esso si applichi con concretezza all' attuazione delle linee che debbono comporre un programma di urgenza; siamo interessati a vedere risaltare un ruolo attivo dell' Italia nella travagliata ed inquietante situazione internazionale, certi di vederla schierata con fermezza di atteggiamenti nel campo della pace, della difesa dei diritti dei popoli, dei diritti umani , della lotta alla diseguaglianza nel mondo. certo restano ferme le decisioni che abbiamo concorso — in modo determinante — ad assumere in materia di ammodernamento dei sistemi missilistici sul teatro europeo; ma deve essere mantenuto vivo e rinnovato con nuove iniziative l' invito ad un negoziato, tra l' Alleanza Atlantica e il Patto di Varsavia , che andrebbe iniziato in tempo utile. nella politica di controllo e di riduzione degli armamenti convenzionali, nella politica di equilibrio strategico bilanciato, derivante dagli accordi già raggiunti, tutto oggi appare congelato, mentre affiora il rischio di una radicale inversione di tendenza che, ove si affermasse, riaprirebbe la porta a processi incontrollati di corsa al riarmo. troppe tensioni si sono accumulate e, tutte insieme, rischiano di portare il mondo verso confronti di proporzioni tragiche. i punti caldi si sono moltiplicati nel Medio Oriente , nel sud est asiatico, in Africa, nel Mediterraneo: se si vuole rovesciare la tendenza, da qualche parte occorre pure che si cominci a gettare acqua sul fuoco. ed è per questo che noi non siamo affatto entusiasti della svolta dura che il governo americano ha impresso dopo diversi mesi alla sua condotta verso l' Iran. l' odiosa, intollerabile sopraffazione, costituita dalla prigionia imposta a cittadini americani da gruppi fanatici che sfuggono al controllo sinanco del governo iraniano, che si è trovato costretto a prevenire di non poter garantire l' incolumità degli ostaggi, certo determina la nostra più stretta solidarietà con il popolo e con il governo degli USA. ma se il problema del momento era e rimane principalmente quello della liberazione degli ostaggi, ci si consenta di dubitare dell' efficacia della politica delle sanzioni, che provoca ed esalta il nazionalismo iraniano, unisce i moderati ai fanatici e li spinge assurdamente ad accettare la condizione del tanto peggio, tanto meglio. men che meno servirebbero le misure militari, di cui pure si è parlato, che aprirebbero nella regione un varco alla internazionalizzazione di un conflitto. tuttavia è evidente che la situazione non potrà durare così a lungo; una così patente violazione dei diritti umani e delle regole più elementari del diritto internazionale deve essere sanata. i governi europei nei prossimi giorni mi auguro decideranno di intensificare la loro pressione sul governo di Teheran, senza giungere ad un inutile e definitivo taglio di ponti, che allontanerebbe ogni soluzione positiva; mentre si chiede agli USA, che avevano seguito una condotta sin qui ispirata a fermezza, ma anche a prudenza, di attendere le decisioni del nuovo parlamento nazionale iraniano prima di imboccare strade senza ritorno. onorevoli colleghi , la questione afgana è sempre all' ordine del giorno . una sopraffazione imperialistica non poteva non suscitare le reazioni che ha suscitato, ovunque nel mondo. la questione è aperta, anche se ogni mediazione, ogni richiesta equilibrata di neutralità e di garanzia non è stata presa in considerazione, e tutto rimane affidato in quel paese alla legge della forza. probabilmente vi è a Mosca anche chi ragiona come ragionava Stalin, che negli anni 30, non senza un certo disprezzo, amava dire che « alla fine l' Europa inghiottirà tutto » . tuttavia, né la normalizzazione militare ha raggiunto in Afghanistan il suo scopo, né la comunità internazionale può accettare il fatto compiuto. in questo momento e nelle prossime settimane, sino al 24 maggio, si è aperta e si farà più serrata la polemica sulle Olimpiadi che si dovrebbero tenere a Mosca. vi sono punti di vista contrastanti e nell' opinione politica e nell' opinione internazionale e nel mondo sportivo, dove larghi settori considerano il boicottaggio delle Olimpiadi come un intervento improprio in una sfera con caratteristiche specifiche di autonomia. ma le Olimpiadi sono per definizione una manifestazione universale. se esse perdessero questa loro caratteristica essenziale per assenze significative di ogni continente, dagli USA al Giappone, dalla Cina alla Germania federale , dalla maggioranza dei paesi arabi ai paesi africani, all' Australia, alla Nuova Zelanda , si trasformerebbero in qualche cosa di diverso. sono contrario, e noi siamo contrari, ad interrompere i nostri rapporti sportivi per una causa politica, bilaterali ed intereuropei, con l' Unione Sovietica ; ma non vedo come potremmo ignorare lo snaturamento delle Olimpiadi e le conseguenze che ne deriverebbero circa il loro significato. lo spiega per parte sua l' agenzia sovietica Tass quando invita a smontare, cito testualmente, « il bluff politico destinato a smascherare il complotto imperialista contro la rivoluzione afgana » , aggiungendo che « gli sportivi dei paesi della NATO potranno liberarsi a Mosca del ricatto politico inopportuno e delle pressioni alle quali sono sottomessi da lungo tempo nei loro paesi » ; e così l' elemento politico che vogliamo fare uscire dalla porta rientra dalla finestra. nel Mediterraneo si va accumulando un materiale esplosivo che non promette niente di buono per il futuro. una intensificazione della pacifica presenza italiana nelle relazioni mediterranee va considerata come un caposaldo di un programma di urgenza nella politica internazionale . così come va mantenuta e sviluppata, con criteri selettivi, la nostra presenza nelle relazioni intereuropee e il nostro attivo interesse nella cooperazione tra l' est e l' ovest dell' Europa, partendo dal consolidamento sempre più necessario dei nostri rapporti con l' amica e vicina Jugoslavia. fuori da una nostra sfera di influenza diretta, rimane sempre più acuto e senza soluzione il problema arabo-israeliano e la questione palestinese . è un altro punto caldo che richiede all' Europa, dove si riaccende la volontà di esercitare un ruolo di influenza e di iniziativa, la forte riaffermazione della necessità di una soluzione giusta ed equilibrata che non è sorta e non sorgerà senza un riconoscimento incontestabile del diritto dello Stato di Israele alla esistenza e alla sicurezza e del diritto del popolo palestinese alla autodeterminazione e ad uno Stato. deve prendere posto in un programma di urgenza una decisa svolta della nostra politica nel campo della cooperazione con i paesi in via di sviluppo e del nostro contributo alla lotta alla fame nel mondo . per troppo tempo, onorevole presidente , siamo stati indecentemente in coda, con scarso impegno, con mezzi risibili, con disattenzione cronica. i segni di un cambiamento di rotta vanno sviluppati secondo la linea di uno sforzo crescente che recuperi, con il terreno perduto, anche il senso del dovere di solidarietà umana e cristiana che è certamente diffuso alla base del paese, ma che non ha trovato la via concreta per attuarsi, e ciò ricorrendo anche a nuovi e specifici sacrifici da richiedere ai cittadini. le statistiche mondiali sono impressionanti. i problemi della lotta alla fame, alla mortalità infantile , a tutte le forme di degradazione connesse con la miserabile condizione del quarto mondo più povero, diventano nel nostro secolo la grande linea discriminante dei valori di uguaglianza e di progresso. tutte le forze politiche del nostro Parlamento ne sono certamente consapevoli. una sollecitazione particolare e giusta viene dal partito radicale ; la sua richiesta di una decisione straordinaria dell' Italia, che segni l' ingresso autorevole del nostro paese nella lotta alla fame nel mondo , è fondata sulla straordinarietà della situazione che vede, tra l' altro, ammassate in vari continenti, esposte in questo momento al pericolo di genocidio intere popolazioni, da quelle della Cambogia a quelle dell' Ogaden somalo. il Governo può e deve offrire una risposta di serietà e di impegno che ugualmente corrisponda allo spirito di tragica urgenza con cui problemi di questa natura si pongono. paesi nuovi, di vicini e lontani continenti, guardano con grande interesse all' Italia, alle sue capacità ed alle sue possibilità di cooperazione e di collaborazione su molti piani; ci guarda anche la Cina — la Repubblica popolare cinese un popolo immenso, povero ed attivissimo, del quale proprio in questi giorni il segretario del partito comunista italiano Berlinguer potrà cogliere la volontà pacifica ed i sentimenti di costruttiva amicizia verso il nostro paese. onorevoli colleghi , gli attentati e le incursioni aggressive di questi giorni, cui si è aggiunta l' attività terroristica di destra, mostrano che il partito armato è ancora in condizione di colpire. ciò significa che molto lavoro resta da compiere dopo la controffensiva di queste settimane, che ha certamente inferto colpi irreparabili al movimento terroristico ed alle sue colonne armate. tutto ciò che è avvenuto ed avviene ci ha confermato nella convinzione che abbiamo sempre nutrita: che il fenomeno poteva e può essere definitivamente debellato. è stata di fondamentale importanza e continua ad esserlo la stretta solidarietà delle forze democratiche; sono serviti anche gli incarichi speciali contro i quali sono state condotte polemiche fuori posto, così come servono e sono urgenti tutte le misure legislative ed amministrative per far progredire un' opera di riforma, di riorganizzazione efficiente, di potenziamento dei mezzi e di qualificazione degli uomini, di cui hanno bisogno le forze dell'ordine e gli apparati speciali di sicurezza, così come un impegno straordinario deve essere profuso — come ci si appresta a fare — a sostegno del potenziamento e del rinnovamento delle strutture della giustizia. sono in lenta emersione i mondi clandestini, per tanti aspetti ancora misteriosi, che compongono il terrorismo nostrano. la luce comincia ad entrare nel tunnel in cui è stata organizzata ed attuata la impressionante catena di crimini di questi anni. anche attorno al caso Moro il cerchio si sta stringendo, e la verità invocata sin dal tragico marzo-maggio di due anni fa, sta venendo a galla . le confessioni, gli arresti e le scoperte più recenti rivelano una dimensione del fenomeno più ampia del previsto. ci sono ramificazioni molto estese, radici che affondano nella emarginazione sociale e penetrano in fasce marginali ma attive dello stesso movimento sindacale ; vi sono mondi diversi nel partito armato e nel movimento pseudorivoluzionario, non sappiamo se e come comunicanti fra loro; vi sono rapporti e collegamenti con la delinquenza comune. resta aperta la ricerca del livello superiore, quello che gli esperti, che ne hanno avvertito l' esistenza, chiamano in gergo il « grande vecchio » . resta aperta l' individuazione degli ambienti internazionali che hanno assicurato protezioni, addestramenti, ed approvvigionamenti di armi. capitolo questo sul quale abbiamo riscontrato singolari prudenze e reticenze, come se non fosse stato evidente fin dall' inizio che i pesci nuotavano anche in acque internazionali e che i missili a guida elettronica non si possono acquistare in un negozio di armi di Zurigo. ora che il terrorismo subisce delle sconfitte, si tratta di andare fino in fondo, per raggiungere tutti i colpevoli dei crimini commessi, e i responsabili del grande disegno di destabilizzazione che è stata e viene perseguito contro l' Italia e contro le istituzioni democratiche. noi manterremo il forte e solidale sostegno che abbiamo assicurato alle forze impegnate nella lotta antiterroristica, a tutte le forze dell'ordine , ai magistrati, che coraggiosamente non hanno abbandonato il fronte di lotta e di rischio, nel ricordo di chi ha pagato con la vita la sua coerenza e il suo amore per la giustizia: i magistrati riformisti e garantisti, i cui nomi rimarranno nella storia di una civiltà obbligata a difendersi dalla barbarie. incoraggiamo il Governo a proporre al Parlamento, via via che la situazione lo consiglierà, nuove misure che possano favorire ancor di più il ravvedimento di chi si è reso colpevole, facendo della clemenza dello Stato un' arma per avanzare sulla via della verità e della giustizia, così come insegna l' esperienza di altri Stati, e per giungere più rapidamente a riportare la normalità e la sicurezza nella nostra vita collettiva. aspettiamo dall' azione del governo la organizzazione di interventi urgenti in tutti i campi in cui emergono i punti più scottanti di crisi. ciò riguarda i punti di crisi di diversi settori-chiave dell' industria ed il potenziamento delle strutture agricole, la necessità di porre ordine, efficienza ed accelerazione di procedure e di decisioni nel complesso degli investimenti destinati al Mezzogiorno, nella prioritaria lotta contro la disoccupazione; riguarda la esigenza, fortemente sentita, di ridare alle partecipazioni statali un ruolo propulsivo ed un riordinamento di funzioni e di gestioni; la necessità di portare a soluzioni soddisfacenti ed accettabili per il mondo del lavoro questioni sociali di fondamentale rilievo, a cominciare da quella delle pensioni, e di dare prioritario rilievo alla politica della casa, dove è cresciuto un vasto fabbisogno insoddisfatto, fonte di gravissimo disagio sociale e familiare. un programma di urgenza non è in contraddizione, ma al contrario deve essere di stimolo, alla ricostruzione degli strumenti e del quadro di un' ordinata programmazione. dal campo della politica fiscale e del risanamento della finanza dello Stato a quello energetico e della ricerca, alla necessità della pianificazione sanitaria, del trasporto pubblico e delle telecomunicazioni, all' organizzazione più flessibile e più razionale del mercato del lavoro , agli obiettivi di una poliennale azione di riforma della Pubblica Amministrazione , alle necessità di riforma delle strutture educative elette e culturali, per arrivare ad un' organica sistemazione dei programmi di intervento e di sostegno nell' economia e nella politica delle istituzioni: tutto riconduce alla fondamentale esigenza di definire prospettive di azione di medio termine, su cui avviare un più impegnativo dialogo con le forze politiche , con il movimento sindacale , con le forze sociali interessate allo sviluppo ordinato, alla lotta per una maggiore uguaglianza, ad un rinnovamento profondo delle strutture pubbliche e della vita pubblica del nostro paese nel suo insieme. senza un intervento pubblico programmato, senza un ritorno alla programmazione, non si predispongono intese adeguate verso le incognite che l' avvenire ci prepara; non si costruisce quella che i futurologi chiamano già la società postindustriale. tutti gli scenari formulati per gli anni 80 prevedono lo sviluppo di un terziario pubblico assai complesso e sofisticato. noi non potremo ancora a lungo, senza scontare dolorose conseguenze, reggere uno Stato che da un lato produce in perdita, e dall' altro non riesce ad assicurare le case per abitare, i servizi collettivi più elementari, quali le poste o la sanità, e possiamo aggiungere persino l' acqua; uno Stato, come soleva dire Nenni, forte con i deboli e con gli indifesi e sempre più debole con le corporazioni e con i potenti. onorevoli colleghi , noi approviamo le proposte che il Governo avanza per l' adozione di più strette norme di controllo sul funzionamento della vita pubblica , dei partiti come del personale politico; e mi soffermo un attimo per una riflessione di stretta attualità. da una residenza sulla Costa Azzurra è arrivata una ventata di moralizzazione. è durata poco, si è infranta contro un muro di smentite e di querele, e quindi ora va indirizzata nella sua sede naturale, e cioè un tribunale della Repubblica. voglio solo dire al senatore Cesare Merzagora che, se al termine della sua vita pubblica e di amministratore potrà dire di essersi comportato con la correttezza e l' onestà di cui ha sin qui dato prova il senatore Rino Formica, dovrà ritenersi allora molto soddisfatto. c' è un' esigenza di moralizzazione, ma lo scandalismo uccide la moralità pubblica: tutto rischia di diventare allora una lotta senza quartiere, una intossicazione continua che va al di là di ogni misura e non arresta certo la decadenza delle istituzioni: nessun rispetto per le persone, per la legge, per la stessa Costituzione della Repubblica. abbiamo assistito a episodi sconcertanti, protagonisti certi magistrati e certi giornalisti, dove ogni senso di giustizia e di obiettività si perdeva in un' atmosfera di ricatti, di ritorsioni, di strumentalità politica volgare e brutale. si conduca, e con forza, una battaglia vera di moralizzazione contro le zone cancerose della nostra società, contro gli intrecci sporchi e criminosi tra mafia e politica, contro i gruppi d' assalto del danaro pubblico e i loro protettori, contro le lobbies potenti che hanno rubato e forse anche ucciso e fatto uccidere, contro il contrabbando, il traffico di droga, le sofisticazioni e le evasioni, tutti fenomeni che non si espanderebbero senza complicità pubbliche minori o maggiori: contro la corruttela che si annida negli apparati pubblici. c' è un' esigenza di severità e di responsabilità, ed anche di coraggio, di cui deve dar prova la classe politica , e in primo luogo quella di Governo; e chiunque di noi sbagli, che paghi, ma che non siano travolte regole elementari di rispetto e di convivenza, norme di garanzia e di giustizia, le sole che possono irrobustire la nostra democrazia malata. mi auguro che l' azione del governo mantenga un carattere di concretezza nell' analisi della situazione generale del paese e nella scelta degli obiettivi e delle priorità. è molto importante che si cominci a perforare questo involucro. divenuto ormai quasi ideologico, in cui si racchiude l' immagine di una società in crisi generalizzata, fonte questa, di molti equivoci e di una enorme sfiducia. colpisce, per esempio, lo stridente rapporto tra analisi e previsioni per i dati consuntivi dell' anno trascorso. nella società italiana , invece, ci sono i segni e i frutti di una grande vitalità, sovente disordinata, sovente non interamente sfruttata in tutte le sue potenzialità, ma che segnala un fondo di resistenza ancora abbastanza solido. è l' Italia che lavora, l' Italia che resiste, come dicono i versi di una bella canzone; è la capacità, è l' iniziativa di larghi settori dell' imprenditoria privata, è l' alta professionalità della classe operaia , sono i servizi coscienziosi resi allo Stato da tanta parte del pubblico impiego , uomini di cultura, tecnici, amministrativi. la crisi è stata arginata da difese che in molti casi hanno retto egregiamente, consentendo financo un significativo ciclo espansivo. ma, ancora una volta, non si sono ridotte radicate disuguaglianze sociali, non si sono stanate le aree di povertà che persistono e tendono ad allargarsi. alle vecchie povertà se ne aggiungono di nuove, derivanti dal degrado sociale, dall' emarginazione, dalla coabitazione, dall' insufficienza dei servizi collettivi, mentre nelle grandi aree metropolitane affiorano già quelle che i sociologhi chiamano « le povertà postmaterialistiche » . dunque, prima di ogni altra cosa, i problemi dei disoccupati dei poveri per reddito e per condizione sociale, degli emarginati, delle donne che non hanno visto allargarsi il ventaglio delle possibilità e delle opportunità di lavoro e di affermazione. più delle forme, e dei tanti esercizi di bizantinismo che attorno ad esse si snocciolano, varranno gli atti, le scelte, le assunzioni di responsabilità, la direzione di marcia . penso che ogni tentativo pregiudiziale di radicalizzazione della lotta politica rappresenti un errore, e mi auguro che il Governo e la maggioranza che lo sorregge si comporteranno, come affermano di voler fare, in modo tale da non provocarlo. da parte nostra siamo entrati a far parte di una coalizione di Governo con la Democrazia Cristiana e con il partito repubblicano con la volontà di assicurare un impegno solidale nell' ambito degli accordi che sono stati sottoscritti e di quelli che potranno essere fissati, nella convinzione che da parte di tutti sia chiaro il ruolo che affidiamo ad un nuovo Governo, sia precisa la coscienza della grande responsabilità che insieme ci siamo assunti, di riprendere un' esperienza di collaborazione. in altri difficili momenti della vita nazionale si è reso indispensabile l' intervento diretto del partito socialista , si sono resi indispensabili una difficile assunzione di responsabilità ed un impulso chiarificatore e modificatore. abbiamo preso le nostre decisioni con convinzione e con larga adesione del partito, pensando di assolvere in questo momento ad un dovere verso la vita democratica , e mantenendo fede ad un impegno che riguardava la vita e le condizioni di stabilità e di governabilità che avevamo solennemente assunto di fronte agli elettori. onorevole presidente , il Governo potrà contare sul nostro sostegno e sulla nostra lealtà; ogni causa buona e giusta potrà contare sul nostro spirito di lotta e sulla nostra fede democratica.