Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
VIII Legislatura - Assemblea n. 145 - seduta del 18-04-1980
1980 - Governo Scelba - Legislatura n. 2 - Seduta n. 94
  • Comunicazioni del governo

signora presidente, signor presidente del Consiglio , colleghi, ascoltando i discorsi di oggi proviamo un minimo, un' oncia di nostalgia per un futuro che non arriva mai, e se ci ascoltassimo un pochino, dovremmo provare tutti questa nostalgia. nelle grandi democrazie di grande tradizione democratico-parlamentare spesso, per quadri istituzionali e storici diversi, ogni anno la vita politica e la riflessione della cultura politica possono usare lo strumento dei cosiddetti discorsi della corona o dei discorsi dello Stato dell' unione, cioè della analisi puntuale e precisa, nel tempo, dalla situazione istituzionale dello Stato, delle cose e della società. è questo un punto di riferimento in qualche misura al di fuori delle parti, ma che comunque nutre la possibilità delle parti di vedere se, almeno in qualche misura, si possono avere oggetti di attenzione se non proposte di soluzioni comuni. mano a mano che classi dirigenti aumentano il loro potere nella gestione della cosa pubblica e delle lotte ideali e politiche nel nostro paese, gli oggetti stessi e i quadri della politica repubblicana tendono sempre più a scomparire dai nostri punti di riferimento . essi si appiattiscono su quella cultura afascista, ma non antifascista, che è propria della classe dirigente che si esprime attraverso bande autonome e pericolose e attraverso i mass media pubblici, dopo la riforma e la cattiva applicazione di essa. notiamolo, signor presidente del Consiglio ! questo fenomeno è pericoloso e determina, in qualche misura, l' antropologia culturale del nostro tempo. per migliaia di ore puntualmente la qualità dell' informazione del servizio pubblico è quella che è, il fatto di cronaca, il terrorista, il gangster, le madri che piangono, i volti insanguinati, l' odio, la paura, ma non si vedono mai gli altri luoghi della democrazia illustrati nella loro attività. mai una volta che i telegiornali afascisti, veri continuatori dei giornali dello EIAR, apparentemente sterili o sterilizzati nelle loro notizie, abbiano posto in rilievo fatti importanti. li avete mai visti aprire con l' evento accaduto nella mattina alla Corte costituzionale ? forse in occasione della vicenda Lockheed, quando si sono pronunciate le sentenze di assoluzione. mai i giovani, mai coloro che guardano la televisione possono dare valore di notizia a ciò che accade nei luoghi più alti della democrazia repubblicana dei quali non si sa purtroppo nulla. solo gli specialisti possono inserire qualcosa sul significato di quanto accade, dei gesti e delle decisioni politiche della Corte costituzionale . quando mai si apre la nostra televisione parlando, che so io, del Consiglio di Stato ? ma allora aboliamo questi organi; in ogni caso la sua unica giustificazione non può essere di tipo napoleonico o di mera riduzione a cosa di tradizioni pur vive, che non si è trovato modo di rinnovare. Consiglio di Stato , Corte dei conti , ma anche Consiglio superiore della magistratura , Consiglio supremo di difesa, ma anche Parlamento, nella sua dislogicità, nella sua contraddittorietà, nella mobilitazione del fatto democratico che, prima di trovare la sanzione del numero, è contrapposizione libera, di pari dignità, di tesi opposte. dove, quando mai, la nostra informazione è antifascista, nel senso che è dislogica e fondata sul rispetto delle diverse verità e dei diversi errori? mai! e se qualcosa si cerca, per uscire dal disastro cui fatalmente si arriva, in una Repubblica senza principi repubblicani, senza neppure nozione elementare dello stato di diritto , qual è l' illusione? è l' illusione ufficialmente e degnissimamente fascista: l' unità nazionale , giustificata come emergenza di un momento che si protrae; unità perché Annibale, l' Annibale qualsiasi, quello della disoccupazione, quello del terrorismo, quello dell' immoralità, è alle porte. quindi, ecco la sospensione della dialettica democratica, che è fondata su alternanza ed alternativa, su contrapposizioni ideali; si ammainano le bandiere ideali perché la Realpolitik sembra che detti la urgenza, nei momenti di scelte reali, di dimenticare gli ideali, per avere una visione amministrativa della cosa pubblica . questa concezione etica dello Stato, visione amministrativa dei drammi delle istituzioni, mediazione del monopartitismo imperfetto , i partiti « che si riunivano nei tempi — fausti, sembra — dell' unità nazionale , compagno Pochetti, partiti della maggioranza. dal 1976 al 1979, compagno Pochetti! i partiti? c' erano « i partiti » , e quelli che non lo erano! lo so che è pericoloso che tu lo dica, perché vuol dire che se vai al potere, anche in questo paese io andrò in una clinica psichiatrica! lo so benissimo, e non scherzo, perché quando da un comunista è riservato questo trattamento agli avversari — si dà loro dei pazzi — vuol dire che dentro di lui qualcosa, la sua storia, gli dice che la diversità è follia....... e che se non si può prevalere con giustizia, nella Repubblica italiana , lo si fa con la violenza della menzogna e poi con la violenza dei trattamenti psichiatrici! ma stavo anticipando, per merito tuo, cose alle quali arriveremo... compagno Pochetti, vado avanti... signora presidente, sembra che qui vi sia bisogno di due autorizzazioni per parlare: una è la sua, eccelsa come sempre, l' altra, violenta ed inutile, come sempre, è quella di Pochetti. vorrei fare a meno della seconda! signora presidente, non consento neppure a lei di ridurre a spettacolo il nostro lavoro. lo ha fatto già altre volte, la prego, altrimenti debbo dire che lei fa da buttafuori; invece deve fare la presidente e rispettare il nostro modo di lavorare! signora presidente, lei non dice che il mio è un giuoco delle parti! lei non mi offenda, trattando come spettacolo il mio lavoro di deputato! lei ci ha invitato a non rovesciare il gioco delle parti! esprimo il mio vivo rammarico per quelle parole. signora presidente, le chiedo in nome di quale articolo del regolamento si arroga il diritto di farmi un richiamo alla serietà. lei non ha giudizi di serietà politica da dare, né di altro tipo, per cui la prego di ritirare il suo invito a tornare alla serietà, perché non sta a lei... lei mi richiami se violo il regolamento, ma non può interferire con le sue personali opinioni nell' esercizio delle sue funzioni... quando lei parla di spettacolo...... ma non richiamandomi alla serietà, signora presidente; mi faccia dei richiami regolamentari e al terzo mi espella. mi richiami al regolamento , non alla serietà. lei è maestra di regolamento, di serietà non se ne parla. signora presidente, io ho deferenza per i suoi poteri e le sue funzioni, nella misura in cui si richiamano a quello che le permette di essere qui: il regolamento. lei mi faccia cinquantamila richiami al regolamento , io adempirò o incorrerò nelle sanzioni se non adempirò; non mi faccia richiami alla serietà. non l' ho fatto e prenderò la parola sul processo verbale , dopo che lei avrà controllato lo stenografico. mi sento di dire che è profondissimamente sbagliato, ma che gli stenografici faranno fede. mi consenta di dire, signora presidente, che non sono state per il momento le interruzioni dei colleghi che hanno turbato la mia serenità. non dalle interruzioni dei colleghi, signora presidente, perché esse mi sono in genere gradite, anche quando annunciamo sanzioni manicomiali da parte di qualche collega tardo giacobino. normalmente la storia del partito comunista sovietico anche oggi si confonde con quella della psichiatria, come è noto. se l' esame lo facessero i tuoi psichiatri, risulterei pazzo e pericoloso per la patria, collega Pochetti, come il tuo partito fratello continua a ritenere. signora presidente, spero che da parte comunista si sia ricorsi finalmente all' anatema maggiore e che quindi i colleghi comunisti non abbiano bisogno, adesso, di interrompere continuamente. mi succede qualche volta di guardare a destra e allora vedo i compagni comunisti e mi distraggo. lo riannoderemo, con pazienza. dicevo che c' è questo rammarico, ma c' è anche la constatazione che nelle nostre Aule, nella vita di ogni giorno, nella vita delle opposizioni, signor presidente del Consiglio , questo tentativo metodologico di avviare discorsi e confronti politici, a partire da un tentativo di analisi aggiornata dello stato dell' unione o dello stato dello Stato, a partire dallo stato delle istituzioni repubblicane. quindi a partire dai luoghi sacri per l' informazione, questo punto è sicuramente e probabilmente un elemento che manca, e manca gravemente. e manca tanto gravemente da non consentire a noi di renderci conto, fino in fondo, di quanto sia degradata la realtà istituzionale del nostro paese. vi sono manifestazioni concrete, ma quel che a me importava era sottolineare come, mano a mano che il degrado si sviluppa, così come nel territorio del nostro paese, anche nel « territorio » politico repubblicano, il riflesso è un riflesso fascista, oltre al riflesso di accantonare come elemento di salvezza e di crescita di democrazia la dialettica opposizione-maggioranza, per tentare — dinanzi ai vari Annibale che si possono anche fingere o, come i generali dei servizi segreti facevano al tempo della strage di Milano, si possono creare — di costringere alle unità nazionali che poi, sempre, come sotto il fascismo, sono unità nazionali contro qualcuno che, collega Pochetti, è appunto o pazzo o perverso. negli anni 30 i radicali di allora, gli uomini di Giustizia e libertà , i Rosselli, gli Ernesto Rossi , non a caso erano ugualmente trattati da esibizionisti, da vittimisti, da persone sostanzialmente poco equilibrate psichicamente, sia dal regime sia dalla direzione esterna del partito comunista italiano, che accusava Rosselli di essere, appunto, la seconda trincea pericolosa del regime di classe fascista. tutto questo quando la stessa direzione, espellendo Gramsci, espellendo Terracini, espellendo in realtà i compagni comunisti incarcerati nel fascismo e dal fascismo, dettava, nello stesso tempo, linee politiche che erano corrispettive, di compromesso storico , alle rivoluzioni fasciste e naziste, come ben ricordiamo. ed abbiamo linciaggi di altra gente, oltre che di Giustizia e libertà e del partito d' azione : dei compagni anarchici di tradizione libertaria, del compagno Calosso, di compagni socialdemocratici di venatura fortemente libertaria ed anche cristiana — vi davano molto fastidio! — ; v' è stata sempre, appunto, questa violenza contro coloro che già allora resistevano alle politiche di unità nazionale , alle politiche, internazionali e nazionali, della criminalizzazione del mondo socialdemocratico (definito peggiore del socialfascista), di criminalizzazione del partito socialista dopo il 1948, di criminalizzazione e di emarginazione di tutta la vecchia classe dirigente comunista dell' antifascismo, da Sereni a Secchia, da Gullo a Terracini. sicché oggi è indubbio, per esempio, che di Umberto Terracini il paese, e soprattutto i compagni comunisti, non sanno molto di più di quanto il fascismo consentisse allora ai compagni comunisti di sapere di quello che Umberto Terracini pensava, perché L'Unità è preclusa ad Umberto Terracini come lo fu a Fausto Gullo, come a Secchia, come a Sereni, come a tutti coloro che avevano combattuto all' interno, da comunisti italiani, da antifascisti antifascisti e non da antifascisti delegati ad assassinare comunisti molto più che fascisti, a Praga, a Mosca ed altrove! ed allora dobbiamo riscrivere la storia delle violenze di un certo antifascismo! perché l' antifascismo fascista con il quale avete tentato di demonizzare una parte della nostra Assemblea, riducendola a parte perversa, emblema del fascismo e del nazismo, era gioco di rimozione dalle vostre e nostre storie, tentativo risibile. se una caratteristica, purtroppo, il fascismo, il nazismo, lo stalinismo, il massacro di comunisti, di operai, eccetera, hanno avuto nella storia, questa è stata, appunto, quella di essere sempre stati fatto di potere e non fatto marginale rispetto al potere centrale. è per questo che dicevo al collega Almirante, in televisione: « non mi pare che tu meriti tanto onore e tanta indegnità. tu, il fascismo! » . semmai quella tradizione, aggiornata alla Costituzione repubblicana, è di coloro che hanno operato la ricerca di quel monopartitismo imperfetto che non è certo il preambolo Donat-Cattin ad avere messo in crisi, se non vogliamo dare a dei testi dei valori puramente magici e dedicarsi all' esorcismo! capisco che Caltagirone e tu, Pochetti, siate stati molto addolorati dall' esito del congresso democristiano, da sponde sicuramente diverse, ma è indubbio che molta è stata la delusione. forse Caltagirone no, ma voi vi sbagliavate. non credo, collega Pochetti, che se avessero vinto coloro che erano cari al vostro cuore, e forse magari anche a quello di Magri (questo non lo so), in base alla loro capacità progressista di corrispondere ai grandi incontri storici, magari democratici di classe, alternativi, capitanati da Andreotti, Evangelisti, Zaccagnini ed altri, avrebbero forse potuto corrispondere fino in fondo alle vostre attese e speranze. sta di fatto che una riflessione sui problemi delle realtà istituzionali mi pare che vada compiuta ed è doveroso in questi momenti farla se non vogliamo cadere, come è accaduto questa volta al compagno e amico Magri, nel difetto o nell' eccesso che egli è solito compiere da tempo, cioè di annegare la chiarezza in una suggestiva analisi dei massimi sistemi. questa volta, invece di guardare le cose dal buco della serratura , forse avrebbe fatto meglio a vederle senza voyerismi, aprendo la porta, che, tra l' altro, è già aperta! si dice che sta accadendo con questo Governo il reinserimento organico del partito socialista nell' alleanza storica con la Democrazia Cristiana . lo so che il marxismo ormai non è più di moda. non solo i compagni comunisti, ma anche il compagno Magri ormai lo evocano molto poco. ma, se non sbaglio, un tempo mi era stato insegnato che gli incontri storici e strutturali potessero essere, in qualche misura, tentati o perseguiti attraverso un incontro nelle strutture, non nelle sovrastrutture di una tattica e di una congiuntura politiche presentate come tali, cioè non un governo provvisorio ma corrispondente ad un certo tipo di congiuntura nazionale ed internazionale. vorrei, quindi, che in altra sede il compagno Magri ci spiegasse come dobbiamo temere che nasca con questo Governo la rottura strutturale, effettiva, fondata e oggettiva della sinistra, come d' un tratto il partito comunista ridiventi strutturalmente rivoluzionante, o almeno alternativo, e il partito socialista , d' un tratto diventi strutturalmente, in termini di classe, di strutture storiche, oggettivamente recuperato alla politica interclassista. di questo infatti si tratta! solo che si chiama interclassismo se c' è il partito socialista , ma se ci siete voi si chiama unità nazionale o solidarietà democratica. e questo è uno dei tanti misteri che, evidentemente, non sono stati ancora chiariti qui dentro, ma sono stati chiariti dagli eventi. nessun momento della vita politica italiana negli ultimi 18 anni ha coinciso con una situazione di sfascio degli ideali, delle istituzioni, della società così come questi anni di cosiddetta solidarietà nazionale contro l' Annibale del terrorismo o della disoccupazione alle porte. in quattro anni avete per sei volte peggiorato il codice Rocco ! non vi bastava il codice Rocco ! per sei volte! avete cominciato andando dal compagno De Martino a pregarlo... non ci contare, il coccolone non mi viene, Pochetti. siccome ti preoccupi affettuosamente, io ti dico che non è ancora il momento... lui si stava preoccupando affettuosamente ed io volevo tranquillizzarlo. quando lui è stato effettivamente poco bene in altri momenti burrascosi, erano sinceri i miei auguri ed è sincera ora la sua preoccupazione, ma io gli dico che sto benissimo... non mi basta La Repubblica o Emanuele Rocco . non bastano questi signori per farmi perdere la calma o per farmi stare male, collega Pochetti. dovrete avere ancora molta pazienza. avete cominciato, dicevo, nel 1974, andando dal compagno De Martino a spiegargli che le esigenze istituzionali esigevano l' approvazione della « legge Reale » quando siete stati ben certi che la « legge Reale » sarebbe stata approvata, avete votato contro e ve la siete demagogicamente presa con i socialisti. sono veramente felice della ilarità dei compagni comunisti e penso in effetti, signor presidente del Consiglio , che qui venga fuori un' altra realtà. il preambolo c' entra poco, c' entra un' altra cosa, c' entra che fino all' 8 giugno è interesse vostro quanto loro di fingere tutti, perfino Caltagirone, una polemica furibonda per fare il pieno dei voti antidemocristiani i comunisti e dei voti anticomunisti i democristiani. capisco, quindi, che siate ilari; mentre nei momenti ufficiali del rituale sembrate con Napolitano preoccupati delle sorti della nazione, nella realtà quotidiana mi sembra, appunto, che ci sia molta ilarità; vi fregate le mani: i compagni comunisti di base ci crederanno, ma siccome faremo fuori i socialisti.... ma siccome faremo fuori i socialisti alle elezioni e li metteremo in crisi, subito dopo sapremo costringere la Democrazia Cristiana , preambolo o no, a venire nuovamente a patti per ricominciare nella solidarietà nazionale che così buona prova ha fatto in tema di disoccupazione, di politica della casa, di pensioni, di ordine pubblico , di antiterrorismo, di funzionamento delle istituzioni. signori del Governo, sembra che fra le altre colpe che vi vengono attribuite ve ne sia una seria, una per la quale davvero non fanno finta di essere ilari o di essere arrabbiati. ci è giunto da questo Governo niente po' po' di meno — e Rinascita, Chiaromonte e Napolitano tutti concordi hanno protestato e sottolineato l' iniquità, l' inimmaginabilità di questo passo — il riconoscimento della sensibilità costituzionale del gruppo parlamentare radicale; una sensibilità di lunga data e di indiscussa, drammatica e puntuale manifestazione. e noi diamo atto al Governo di questo riconoscimento leale e puntuale. noi siamo sempre stati semmai attaccabili per un certo estremismo, se c' è stato, nel difendere la lettera e lo spirito dei regolamenti e della Costituzione. se qualche eccesso ci può essere rimproverato è quello di aver voluto sempre ricostituire il valore della legge e del diritto come elemento e alveo necessari al dialogo istituzionale, a preferenza di altri, contro le Costituzioni di fatto, delle quali continuamente ogni giorno di più si aveva bisogno di parlare per distruggere e meglio seppellire le Costituzioni reali, scritte, repubblicane. questo è un punto centrale perché è vero che le nostre istituzioni repubblicane sono in crisi a causa dell' ostruzionismo. è vero e siamo noi a dirlo. è vero, le nostre istituzioni repubblicane sono paralizzate da disegni eversivi che stanno rendendole inagibili da lungo tempo. e naturalmente per assicurare e per mistificare il fenomeno e attribuirlo all' ostruzionismo radicale ci vuole tutta la disonestà di questa borghesia pseudoprogressista, vile come sempre, sempre razza padrona, che si esprime in certi giornali come La Repubblica o Paese Sera , tanto per non fare omissione di nomi: gente sempre vicina al vero potere di classe, che da trent' anni non è entrata negli scandali delle infrastrutture e delle sovrastrutture e che è sempre stata annidata all' interno del vero momento di potere, quello finanziario: la Banca commerciale , la Comit, le massonerie vaticane, radicali e repubblicane, il centro, il cuore del vero potere, quello per il quale, Magri, si può leggere in un modo diverso ciò che è accaduto negli anni 60 e fino al 1975, con il gentiluomo Guido Carli fra i massimi responsabili della terza associazione per delinquere, nell' ambito della quale poi i Rovelli e gli altri sono nati ed hanno potuto svilupparsi secondo una « limpida » ufficiale politica. non solo Baffi e gli altri. di che cosa muore un Parlamento? un Parlamento costretto a confrontarsi con migliaia di leggine indegne... facciamo un' analisi seria, e quindi puntuale, dei guai che dobbiamo affrontare; prendiamo ad esempio i disegni e le proposte di legge che ci sono trasmessi; amico Stegagnini, la legge per la fornitura delle divise agli ufficiali e ai marescialli. « legge » ! centinaia di questi tipi di legge. ma questo non lo faceva neanche la Camera dei fasci e delle corporazioni , con rispetto parlando! però questo risponde alla logica clientelare e corporativa sulla quale tutti vi siete inseriti in questi trenta anni. anzi, a questo punto, chi era più di sinistra inseriva nella citata legge anche le divise dei sergenti e magari dei caporalmaggiori. ed è drammaticamente vero che nel 1959 il 68 per cento delle leggi del Parlamento repubblicano sono state votate assieme da tutti i partiti dell' arco costituzionale , per salire poi nella legislatura successiva al 74 per cento . ecco il classismo: la divisa anche al caporale, e non solo al maresciallo. queste sono leggi che creano la giungla delle categorie interclassiste, perché per vent' anni avete difeso i diritti del direttore generale e dell' ausiliario, dello spazzino e di Agnelli, di tutti pur di trattare lo Stato come una vacca da mungere per motivi demagogici e interclassisti, senza mai dire quali interessi si volevano sacrificare e quali promuovere e difendere, ai quali affidare e confidare il potere, la giungla appunto del disfacimento dello Stato. anche quando la forza delle — cose vi impone di concepire delle riforme (e questo riguarda anche questo Governo), anche quando una volta ogni tre lustri fate qualcosa del genere, come la riforma delle polizie, impiegate otto anni, tutti assieme in Commissione interni a guadagnare tempo: sei mesi di palleggiamento con il ministro dell'Interno Cossiga, altri sei mesi con il secondo Governo Andreotti e via di questo passo mentre andava in disfacimento la situazione della polizia. quando arrivate al termine proponete una riforma che se si toglie l' aspetto della smilitarizzazione (altro problema), non rappresenta certo una riforma organica di tutte le polizie in Italia ma realizza, nella teoria e nella pratica una maggiore confusione. questa è storia. non, Magri, storia di divisioni che si sono perse; non storia di contrapposizione di classe perché le contrapposizioni oggettive si usavano per le migliaia di leggine comuniste e democristiane. non la riforma del codice Rocco nemmeno per la parte che riguardava i reati di associazione sindacale. si tratta di temi che non si sono toccati perché nella cultura giacobina della classe dirigente che il Pci ha avuto imposta dopo la liberazione questo modo di vedere e di operare era omogeneo alle sue idee di Governo, tanto è vero che i primi scossoni alla vita dello Stato non sono stati provocati dai socialisti e non sempre dai democristiani o dalla parte peggiore di essi ma da voi; voi siete stati coloro i quali, dopo la « legge Reale » , avete saputo imporre anche alla Presidenza della Camera alcune procedure che resteranno scritte nella storia del nostro Parlamento. attivatori di democrazia? ma siete degli ostruzionisti! in trent' anni , non avete una sola volta chiesto un referendum. non bisogna eccedere, d' accordo, ma in realtà voi avete voluto fare ostruzione alla articolazione non giacobina dello Stato con l' organizzazione dei referendum abrogativi . cosicché, né la Democrazia Cristiana di Mastella, né la nuova Democrazia Cristiana o la nuova democrazia comunista hanno mai — loro che dicono che bisogna salvaguardare l' istituto del referendum dagli eccessi — fatto ricorso all' iniziativa popolare. solo delle richieste di referendum popolare ma delle leggi di iniziativa popolare, timidine timidine (come certe cose dell' UDI), sulla droga e su altre cose, che vanno poi nella direzione opposta a quella indicata da Giovanni Berlinguer e a quella da voi sempre seguita a livello parlamentare. questa è la realtà: il monopartitismo imperfetto come politica perfettamente interclassista, prolificatrice di leggi e di giungla di categorie, che impone poi la necessità di una mediazione, tipicamente fascista, del momento della sacralità del potere, affidata alle burocrazie dei partiti. questo disegno non ha più retto, nel momento in cui avete dovuto fare ufficialmente l' unità nazionale , che è nell' ordine delle cose da vent' anni , con il monopolio degli uni sull' opposizione e il monopolio degli altri sul Governo. a quel punto tutto è franato, perché né i cristiani, né i cattolici (e magari clericali), né gli operai, né i comunisti, quando hanno visto la realtà ufficiale, con quella programmazione della logica di difesa del regime, hanno più marciato. sono cominciati i dissensi all' interno del sindacato, all' interno delle fabbriche, all' interno dei vostri partiti. e allora avete dovuto raddoppiare in violenza, avete dovuto ricominciare a criminalizzare le opposizioni esterne, come del resto non avete mai rinunciato a criminalizzare quelle interne di sinistra, non quelle di destra, come è nella buona tradizione stalinista. la verità è che il ventesimo congresso del partito comunista sovietico vi ha risolto molte cose. dovete però arrivare ancora a fare il ventesimo congresso del vostro partito, perché è troppo buon gioco dire: « siamo andati avanti perché c' è stato là il ventesimo congresso e noi non lo abbiamo censurato qua » . da Salerno in poi, non avete fatto nulla rispetto alla democrazia in Italia, rispetto alla alternativa di sinistra, all' unità delle forze socialiste (ma unità democratica di classe, socialista, internazionalista). dinnanzi a questo non avete fatto nemmeno un' oncia di autocritica, se non di tipo episodico, come ancora nel 1959 fece il compagno Togliatti su Paese Sera , rispondendo a quel tipo di impostazione che noi anticipavamo allora e che oggi bene è stata illustrata dal compagno Craxi: programma comune delle sinistre. questa, nel marzo 1959, era la posizione della sinistra radicale, quella con la quale ci qualificammo, ospitati allora da Paese Sera . e fu allora che cominciò lo scontro con il partito radicale e con una certa parte socialista. e già allora noi dicevamo, io, Franca Roccella ed altri: unità e alternativa della sinistra, ma su un programma comune, su un metodo di programma comune che discrimini. forse la prossima volta Lucio Magri, così suggestivo quando spiega le cose, si accorgerà di quale sia il nesso (non solo per noi radicali, ma oggettivamente per tutti) fra politica di schieramento e politica di contenuti. oggi sembrava non averlo ancora colto, ma è vero che in genere ci arriva con ritardo di decenni, di lustri o anche di un quarto di secolo: ma quando ci arriva, è indubbio che il compagno Magri meglio di noi riesce a spiegare in modo suggestivo e sistematico un certo fenomeno o una certa situazione. non disperiamo quindi che in futuro possa riconoscere anche quanta possibilità di rottura vi sia, rispetto alla situazione di destabilizzazione e di disordine stabilito, nell' odierno comportamento del partito radicale e del gruppo parlamentare radicale. si duole, il compagno Magri, così come si dolgono i compagni comunisti, dell' ostruzionismo radicale, dicendo che le istituzioni sono in crisi per questo e che noi in questo modo daremmo prova di scarso senso di rispetto per le istituzioni. ma scusatemi, per mettervi d' accordo tra voi avete fatto attendere per tre legislature una legge; per votare nella Commissione interni sulla riforma di Pubblica Sicurezza nel clima della complicità di unità nazionale , il povero compagno Flamigni ogni volta doveva dire: « la volta prossima » ; e per tre o quattro anni non votavamo, perché c' era l' amico Zolla che non era d' accordo. questo è stato ostruzionismo di legislature intere, sul quale avete fondato la vostra complicità nazionale, la vostra incongruenza democratica, sicché si fasciavano tutte le istituzioni putride e imputridite dopo trenta anni. sono dati che hanno oggettivi riscontri negli Atti parlamentari e negli atti dei vostri partiti. ci avete insegnato voi che al disastro delle strutture corrisponde il disastro della sovrastruttura politica. ebbene, come fate a parlare con il tono dottorale con il quale parlate normalmente, non solo su Rinascita, ma anche qui dentro rispetto alle altre forze politiche , quando nel 1960, applauditi da tutta l' industria culturale italiana e di mezza Europa (non dalla cultura), avete scoperto che il modulo stalinista era franato e avete scoperto la via nazionale al socialismo, balbettio da analfabeti già da cinquant' anni ? dopo che questa era franata come tutto il resto, siete arrivati alla politica di compromesso storico , proprio nel 1974 per impedire il referendum sul divorzio, perché altrimenti Fanfani avrebbe vinto e nel mese di luglio non si sarebbe varata l' unificazione sindacale, che era all' ordine del giorno per quel mese. i sindacati, compresa la Uil, a marzo dissero obbedienti di no al referendum sul divorzio, perché era un' operazione di rottura della possibile unità sindacale. ebbene... senti, che voi siate abituati a vivere solo rifacendovi in un modo un po' zdanoviano la storia, è noto. ma per fortuna qui siamo ancora in regime di pluralismo editoriale, per lo meno per quel che riguarda le enciclopedie, se non per i giornali. quindi non puoi contare su una sola versione storica da cambiare ad ogni congresso del partito, Mario Pochetti. vi è accanimento nei confronti dei radicali; saremmo sospetti di mettere in crisi le istituzioni perché facciamo ogni tanto qualche giorno di ostruzionismo, giudicabile da tutto il paese. quando noi facciamo un' ora di ostruzionismo è la fine. naturalmente anche i commessi, poverini, sono in causa nella loro esistenza, vanno a dormire più tardi. non so se la politica del personale sia fatta da comunisti o da reazionari, ma è fatta in modo tale che giustamente i commessi e il personale si dolgono quando vi sono delle ore di lavoro in più. quindi non appena facciamo un' ora o due di ostruzionismo parlamentare, secondo i canoni costituzionali e parlamentari, a norma di regolamento, accettando subito che si lavori in sedute continue, in sedute fiume e notturne, accettando ogni sorta di linciaggio, accettando che i mass-media dell' università nazionale non riferiscano che cosa diciamo cosa vogliamo e cosa non vogliamo con l' ostruzionismo, siamo noi a mandare in crisi le istituzioni. potrei dire che si tratta di un eccesso di indegnità e di onore, se fosse vero che la piccola armata Brancaleone — un po' meno piccola della altra volta — da sola può mettere in discussione la vita delle istituzioni. su questo mi pare che vi facciate poco onore; se in 960 non siete capaci, con l' unità nazionale , di salvare le istituzioni repubblicane da venti anni, se bastiamo noi per destabilizzarla, è davvero una Repubblica di cartapesta. la verità è un' altra: la pratica ostruzionistica è stata la vostra, comune, tutti d' accordo nello spartirsi la torta delle leggine, dei privilegi di categoria, nell' edificare uno Stato di questo tipo. e allora, a queste condizioni, il Parlamento può legiferare! per la riforma del diritto di famiglia ci sono voluti 8 anni, 7 per la riforma della polizia, mentre siete rapidissimi per le riforme costituzionali attuate di fatto, ed ogni volta scoprendone una. ebbene, vogliamo corrispondere al giusto riconoscimento che è venuto da parte del presidente del Consiglio ricordando che proponiamo formalmente (mi auguro che vogliano annotarlo il Governo e i partiti della maggioranza) il patto costituzionale aperto a tutte le forze parlamentari, metodologicamente induttivo, che deve partire innanzitutto (e questa è la nostra proposta) dall' attuazione dell' articolo 81 del regolamento della Camera dei Deputati e dell' articolo 44 di quello del Senato. cioè, dobbiamo restituire il Parlamento repubblicano a quell' economia che si individua nettissimamente in quegli articoli che vogliono che la fase referente sia conclusa in 60 giorni in sede urgente o in 120 giorni, perché è diritto e dovere di un Governo di essere forte, poiché solo in quel caso è forte anche il Parlamento. ciò che è necessario, quindi, è tagliare tutte le false leggi: bisogna delegiferare e delegificare perché le leggi tornino di nuovo, ad avere dignità. il Governo ha il diritto ed il dovere di non fare decreti ma non deve avere alibi nel farli, perché il Parlamento — se il Governo propone disegni di legge di urgenza — ha il dovere di approvarli o bocciarli: questa è la via fisiologica in uno Stato parlamentare repubblicano. ma tutto questo ad una condizione: che lo stesso diritto si riconosca alle opposizioni, cioè che anche queste ultime vedano rispettato il loro sacrosanto diritto di vedere bocciate, magari in 30 giorni, ma bocciate inesorabilmente con la ghigliottina del « no » le loro iniziative legislative . così si disegnano non solo i governi-ombra, ma anche i programmi alternativi, consentendo il libero corso delle iniziative delle maggioranze e dei governi! basta rispettare l' articolo 81 del regolamento contro l' ostruzionismo di voi tutti! lo avete calpestato! dal 1976 siamo stati solo noi a richiamare moltissime volte l' articolo 81, tentando di richiamare anche l' Assemblea al suo dovere, appunto per evitare questa situazione di ricatto continuo e di mediazione extracostituzionale da parte dei partiti che, nella camera di compensazione dei loro accordi e dei loro interessi, avocano a sé di volta in volta, il diritto di scegliere nel mucchio degli strumentini legislativi indecorosi quelli che sono maturi per la spartizione dei pani e la moltiplicazione dei pesci, con la benedizione della nostra Presidenza. senza dimenticare, poi, quell' altro sconcio delle assegnazioni in sede legislativa di testi che non avrebbero il diritto di essere legge e che altrimenti dovrebbero essere discussi in Assemblea. forse non parlo di cose concrete, colleghi? noi riteniamo di sì, perché esiste il problema della realizzazione della prima Repubblica . è un problema concreto e possibile! allora dobbiamo dire con lealtà che il centrosinistra, contro il quale noi (io, Roccella ed altri) provocammo nel 1962 lo spacco del partito radicale tra coloro che erano pro il centrosinistra e coloro che ad esso erano contro, in termine di attuazione costituzionale, in termini di tentativo nel medio e nel breve tempo, fu illusorio perché non toccava la natura profonda del potere e delle classi del nostro paese. Brodolini, non solo, ma tutto aveva una dignità; rappresentavano — se volete — velleità nobili e antiche, mentre quel che si è inaugurato con il 1976, con i governi Andreotti, con le vostre unità nazionali, con le vostre spartizioni, con il vostro terrorismo ideologico e la criminalizzazione di tutto quello che non era all' interno....... si è tradotto nello sfascio dell' unità nazionale , di vent' anni di democrazia ed anche del centrosinistra. non poteva che finire così! bene o male un perimetro di opposizione parziale c' era che poteva esprimere e dare illusioni se non speranze alle opposizioni sociali, alle alterità sociali, alle marginalità conseguente al regime democristiano, a trent' anni di regime. non saremmo democratici, e democratici politici e parlamentari, se non ritenessimo che un qualsiasi partito — il migliore, ma non è certamente questo il caso — il migliore dei partiti, dopo trent' anni ininterrotti di potere, deve per se stesso , oltre che per la democrazia, andare all' opposizione, spinto dalle servitù del potere, dagli errori: appunto, da quello che rappresenta, anche, in qualche misura, l' esercizio del potere in una società sconvolta ancora da disuguaglianze, da diversità culturali e sociali nelle quali, quindi, la mediazione partitica di un certo tipo di partiti non può che essere anche mediazione clientelare e, perciò, anche mediazione mafiosa. e non penso tanto alle mafie che conosciamo quanto alle mediazioni mafiose delle mafie borghesi, radicaloidi, repubblicane, laiche, massoniche o vaticane, delle quali parlavo allora, le più pericolose perché le più nascoste, ma, in realtà, le più potenti, quelle meno suscettibili di essere messe in crisi dall' evolversi riformistico o rivoluzionistico di questa o di quella corrente delle sinistre. allora, formuliamo poche proposte; proposte a tutto il Parlamento, non proposte per cogestire, compagno Magri. qui non c' è da cogestire niente: qui c' è un Governo e c' è, di nome, un' opposizione per quel che riguarda il partito comunista . c' è poi la nostra opposizione che sarà, come sempre, chiarissima e feroce, per tutto ciò che riguarda quanto, in questo Governo, vive e sopravvive dell' unità nazionale e dell' infausta politica vostra comune, che ancora è tanta. la politica concordataria, nella quale, da Almirante a voi, siete stati tutti uniti: revisione del Concordato, non abrogazione, uniti tutti! Tullio Vecchietti, se ci fosse... complimenti, compagno Craxi, per quel richiamo alla nascita e alla scissione del PSIUP. bisogna andare a rileggere le nostre storie di fronte ai tentativi ricattatori di questi giorni. è giusto, proprio perché dobbiamo salvare l' alta dignità di alcuni dei compagni che vollero, per motivi unicamente ideali, quella scissione, ma che forse non avrebbero potuto compierla se avessero avuto con loro solo la nobiltà di quei rifiuti. c' è da rileggere, contro i moralismi e a favore della moralità, molte cose. magari, la storia di oggi della Sipra o anche della gestione di tutta la parte fascista dell' organizzazione del nostro Stato. siete assieme sul Concordato, siete assieme sulla politica militare , siete assieme sulla politica NATO, con zelo anzi; per cercare di scalzare i compagni socialisti, magari per far capire anche in questo che, forse, come gendarmi valete meglio voi di quanto non possano valere loro. il viaggio a Pechino avrebbe avuto un senso dieci anni fa; quando Maria Antonietta Macciocchi ed altri volevano compierlo; oggi, immagino che possa essere fatto con la benedizione del dipartimento di Stato oltre che di altri, per cui l' ottima dimostrazione che la stessa cosa, effettuata a dieci anni di distanza, può avere esattamente un altro significato del tutto opposto: adesso ci sono le burocrazie che seguono, mentre allora, forse, vi sarebbero stati dei problemi molto grossi. non so se lì nasceranno spazi per tangenti di commercio estero, non so per chi nasceranno; certo, bisogna stare attenti a tutti questi problemi perché l' evolversi della situazione ci costringe ad essere sempre più chiari. ma, come dicevo, vi è questa nostra proposta a tutta la Camera. noi ostruzionisti? che si realizzi questo patto costituzionale di attivazione dell' articolo 81 del regolamento; troviamo le formule; noi come opposizione dura ci impegniamo a far sì che, per quel che ci riguarda, il Governo abbia il diritto di vedere accolte o bocciate, in meno dei sessanta giorni necessari, le sue iniziative. dobbiamo ridare centralità al Parlamento: ecco, a tal fine, un accorgimento tecnico-costituzionale che noi offriamo all' attenzione di tutti. e vigileremo nelle Commissioni affinché questa fandonia infame dell' ostruzionismo radicale sia smentita. avete voi edificato le vostre unità sull' ostruzionismo antiparlamentare concordato in sede — Mastella — dei vostri partiti, anche prima del compromesso storico , anche negli anni 60, 63, 65, 68, quando, per esempio, gli scioperi si facevano di più nell' industria privata e meno in quella di Stato: tutta questa storia va riletta in un modo diverso. allora dobbiamo riconoscere — perché no, compagno Magri? — che in termini di decreti questo presidente del Consiglio , questo Cossiga secondo, ha detto delle cose più interessanti di quelle dette dai titolari dei governi precedenti. perché non dovrei riconoscerlo? ci sono tante cose che ci dividono radicalmente da questo Governo e che ci fanno suoi oppositori, che non abbiamo bisogno di pretesti. ne avete bisogno voi per nascondere che siete d' accordo sulla politica militare , sulla politica estera in termini di struttura, sulla revisione del Concordato, su una concezione corporativa dello Stato, che siete insomma d' accordo su un numero infinito di cose: tutte quelle su cui siete stati d' accordo dal 1976 al 1979 e che non avete smentito! avete semplicemente detto, infatti, ad un certo punto, che per continuare quei programmi ci volevano anche degli amministratori comunisti. questo mi sembra anche logico, ma semplicemente logico; ed il punto di rottura è stato proprio questo. quando voi ci dite — ed è questo l' importante signor ministro — che non si tratta solo più di un problema di posti, ma anche di un problema di politica, allora vediamo di che cosa si tratta. in termini di politica militare qual è la differenza tra il Pci e i governi di centrosinistra, fra Pecchioli — Dio ce ne guardi! — e Lelio Lagorio? in termini di politica energetica — anche questo è importante: prima era seduto al banco del Governo Gianni De Michelis ; è vero che con questi compagni socialisti non sappiamo a volte, anzi molto spesso, quello che succede; comunque sappiamo che Gianni De Michelis aveva delle intonazioni meno nucleari di altri qual è la differenza? e sappiamo che il problema della scelta energetica è fondamentale; senza di essa è inutile discutere di programmi decennali o quinquennali, perché prima bisogna iscrivere all' attivo questa o quella fonte energetica, questo o quell' intervento. torno a chiedere: qual è su questo problema la posizione del partito comunista ? certo, quello che voi fate è sempre fatto meglio degli altri, in un modo più serio, più rigoroso, più sicuro, più pulito e più onesto, però volete anche voi una centrale nucleare all' anno dopo... scusami, Lucio, ma se mi seguissi fino alla fine, io sto semplicemente dicendo... signora presidente, ricordo che prima delle elezioni dell' anno scorso proprio il compagno Pochetti una volta mi interruppe e mi disse che ormai ero cotto; dopo di che abbiamo quintuplicato i deputati! perciò Pochetti promette bene: ogni volta che dice che sono cotto, dimostra il grado di cottura delle sue capacità di previsione politica; ma comunque andiamo avanti! dicevo — e forse il compagno Magri potrebbe compiere lo sforzo di seguire il ragionamento che facciamo, così poi da spiegare bene le cose con cinque e non con dieci anni di ritardo — che è rilevante per i problemi di contenuto anche la questione della politica energetica , della scelta pro o contro il nucleare. dicevo che siete più seri, più onesti, però voi fate la scelta del nucleare. Laura Conti lo sa bene, ma noi che siamo nel Parlamento europeo , dove certe cose si possono dire un po' defilate, abbiamo potuto constatare che alla punta dello schieramento pro nucleare, anche al di là dei conservatori inglesi, c' è stato il professor Felice Ippolito e gli altri compagni del Pci, sempre pronti, anche per quel che riguarda il plutonio, a votare e a sollecitare delle scelte europee in quella direzione. e devo dire che queste scelte, di struttura, sono per me ancora una misura della sinistra. mi faccio delle illusioni, certo, perché so benissimo che c' è anche un « solare » di destra; so benissimo che esistono industrie cosiddette alternative, che in realtà possono essere usate ugualmente per una politica di classe e di discriminazione, violenta ed autoritaria. ma so anche che quella nucleare e del plutonio è una politica che uccide in nuce ogni possibilità di democratizzazione dell' economia, ogni possibilità non solo di autogestione, ma anche di democratizzazione della struttura e della produzione economica. ebbene, perché di questo non si parla molto? perché, in realtà su questo l' unità nazionale , l' unità nel vuoto culturale nazionale c' è, il dato trainante ed oggettivo è quello; altra cosa è che poi non si riesca a realizzare perché il partito comunista come la Democrazia Cristiana e gli altri partiti vogliono il « nucleare » ma sempre nel comune vicino, tranne eccezioni, mentre nel proprio lasciano libero il sindaco di dire di no, sicché, naturalmente, andiamo avanti in questa politica di sfascio delle vostre connivenze, per cui non c' è né il nucleare né il non nucleare: ed è questa la politica alternativa a quella di Craxi e Cossiga. non mi pare che ci sia politica alternativa, non la vedo programmaticamente parlando. in termini di ordine pubblico qual è l' alternativa agli accenni che ci sono stati fatti dal presidente del Consiglio ? la lettura su quel che significa o meno la grazia, la lettura su alcuni fatti può essere diversa — e infatti tra noi diversa è la lettura che ne ha fatto il compagno Boato o che ne hanno fatto i compagni del PDUP per quanto ho sentito — ma c' è uno sforzo di riflessione, ma ci si annuncia finalmente l' accoglimento della visione per la quale la crisi della giustizia è innanzitutto crisi della struttura della giustizia, che non riesce a processare in tre mesi il brigatista rosso , forse perché non deve in tre mesi processare, magari, un Caltagirone qualsiasi. ebbene, negli anni della unità nazionale qual è stata, invece, la risposta alla crisi della giustizia data dal partito comunista ? la caterva dei decreti. e quando Magri ripete qui una fandonia — gli chiedo scusa — per quel che riguarda i decreti sui quali il Governo pose la fiducia, su invito pubblico del compagno Di Giulio , quando Magri sostiene che si doveva fare una politica di emendamenti e non di contrapposizione formale, gli prometto che torneremo su questo suggerimento della politica degli emendamenti e non della contrapposizione, ma gli rispondo subito che il suo riferimento è falso perché noi offrimmo la forza contrattuale del nostro cosiddetto ostruzionismo a tutti i compagni della sinistra; dicemmo che i vostri tre emendamenti non ci bastavano ma che avremmo potuto votarli assieme, votando assieme contro la legge nel caso che quei tre emendamenti non fossero passati la legge fosse venuta al voto conclusivo con quelle tre norme sulle quali il Pci ci invitava a fare una grossa battaglia di opposizione. il Pci — ed è questa la fandonia che vai del PDUP continuate a ripetere, e mi sorprende perché non vedo che bisogno ci sia di fandonie, mentre continuate a dimenticare questa seconda parte — invece disse che avrebbe comunque votato la legge, persino con la fiducia, sia che gli emendamenti fossero approvati sia che non lo fossero. e a questo punto, se mi consente, voglio capire perché avremmo dovuto rinunciare alla nostra opposizione. come? garantendo che il provvedimento, comunque, sarebbe passato così com' era? sollecitando la fiducia? finitela con i vostri giochetti. al Senato l' avevate votato di corsa e integralmente; quel decreto rispondeva alle vostre tradizioni culturali. noi ora ci troviamo di fronte ad una situazione che certo non amiamo signor ministro, perché fin quando dovremo scegliere tra il « nucleare » nell' unità nazionale , il « nucleare » gestito domani da Pecchioli o da Ippolito in un Governo interclassista di unità nazionale o il « nucleare » , o il « non nucleare » , fatto dal compagno Gianni De Michelis , certamente la scelta di per sé non è entusiasmante e non è nemmeno persuasiva. questa sceneggiata di una opposizione che ha gli stessi contenuti della politica di Governo è ciò contro cui ci opponiamo. non possiamo continuare a legittimare questa presa in giro dell' opinione pubblica ; i programmi sono identici ed io non credo al carisma storico per cui i rappresentanti burocratici di una classe di per sé sono portatori della capacità di risolvere i problemi di quella classe secondo giustizia e libertà e secondo democrazia. questo non è scritto in nessun posto; mi pare un tema un po' romantico e privo, soprattutto, oggi di attendibilità ideologiche. allora questo è il nostro dramma: un partito comunista ancorato nei contenuti alla politica di unità nazionale ; da una parte un Governo che si presenta con alcune velleità riformistiche, non riformatrici, e dall' altra nessuna contestazione in questa direzione, ma semplicemente gli avvertimenti di tipo mafioso, gli sgarri come quello dell' altro giorno. noi l' avremmo certamente votato quell' emendamento relativo ai 700 miliardi. ma il vostro messaggio era questo: dovete capire che senza noi comunisti gli imbrogli non si fanno, senza di noi i sindacati non li fregate, senza di noi non si governa dall' alto il paese, senza di noi le sceneggiate con le forze sociali non si fanno. e per questo poi che la borghesia ladra, ipocrita e vile di cui parlavo prima, quella che si esprime in aree come quelle di La Repubblica , la mafia finanziaria di classe, è poi ferocemente legata a questa politica di segno, come dire, berlingueriano; a questo punto il problema non è più di nomi. dicevo prima compromesso storico , adesso eurocomunismo, ogni stagione porta una trovata che sembra gigantesca e che poi in autunno si raccoglie insieme alle foglie morte. ci vuole tutta la complicità, la connivenza e, la disonestà intellettuale di un certo tipo di stampa per segnalare come un grande evento l' incontro di Berlinguer e di Mitterrand a Strasburgo che rappresentano due fallimenti sul viale del tramonto. la melanconia è l' unica chiave di lettura possibile, l' eurocomunismo dell' uno e l' alternativa con Marchais dell' altro. quale politica estera si regge su queste cose? veniamo ora al problema della cogestione radicale, dell' asse Cossiga-Pannella, veniamo alle letture anche del compagno Magri, veniamo alle letture di quell' elegante compagno Cafiero che oggi, mi si dice, fosse alquanto imbarazzato nel cercare un « k » , oltre quello di Cossiga, che si potesse attribuire all' area libertaria radicale. è stato detto con proprietà « Kafiero » , ma si poteva anche dire Katanga. non deve andare a cercare molto lontano se vuol trovare il « k » : o « Kossiga » o Katanga, li ha nella sua storia vicina, nei suoi metodi; katanghese ieri, ideologico oggi. veniamo ora al nocciolo di questo scandalo. d' un tratto sembra che Craxi e gli altri siano tutti scomparsi, da due giorni la grande novità, il grande scandalo è l' accordo, per giunta notturno, di noi radicali con il Governo e con la maggioranza, con la parte non mastelliana della Democrazia Cristiana , quella non legata alla politica di unità delle forze popolari, quella che non vuole incorrere, con Clemente Mastella, nel rischio reazionario di incontri radicali-democristiani in chiave antipopolare ed anticomunista. vi sono dei democristiani fatti anche così — sono tradizioni del cardinale Ruffo — che scambiano sempre il sottoproletario e in nome dei vari sanfedismi sono sempre contro le « rivoluzioni francesi » anche se scoppiano in ritardo. non ti preoccupare, con questo bel nome che hai credo che avrai un avvenire assicurato fino a quando lo stato di diritto non prevarrà sugli incontri populisti. intanto tieniti l' editoria, tieniti calda la rapineria editoriale e vedi di metterti d' accordo con loro perché forse così, come con la Sipra, si possono fare delle cose positive tra unità popolari. si chiede il compagno Magri, e qui è la sua buona fede , come mai i radicali, sino a ieri sempre in posizione di rottura... questi radicali, magari dozzinali e ingenui ma pur sempre in contrapposizione, antidemocristiani, che hanno detto sempre di no, questi radicali anch' essi...! dice Magri: se fosse un problema di debolezza personale di questo o di quello, non avrebbe alcuna importanza. in questo è indubbio che la cultura di Magri ha più classe, è più altoborghese, è più seria di quella dei gazzettieri che hanno bisogno sempre, da piccoli borghesi, di rifarsi, nel riferire la scelta politica dell' altro, a storiellina sozza. la classe de Il Manifesto e la classe del PDUP non l' abbiamo mai messa in dubbio: si tratta della classe di una ottima borghesia, che ha classe, e quindi ha anche classe progressista e seria; ed infatti ideologicamente è ferratissima. Il Manifesto è un giornale di alta classe, la cui lettura è piacevole. mentre negli altri giornali, che pretendono di avere stile, si chiamino pure La Repubblica , la piccola classe vile, il piccolissimo frustrato mezzoborghese che non riesce ad esserlo, ha bisogno non, come Magri, di vedere il disegno politico, ma di conteggiare le mediocri porcherie... buona sera, signor presidente . i radicali quindi, secondo Magri, avrebbero rinunziato alla politica di rottura. ma io potrei chiedervi conto di ciò, anche a voi, compagni, perché forse, se mi deste risposte soddisfacenti, mi sentirei politicamente meglio! a parte le cose che ho detto che riguardano l' istituzione, lo Stato dell' unione, voglio chiedere: e quegli altri grandi disegni storici? l' incontro (vero, Lucio?) con Ingrao, l' incontro delle masse, cattoliche, comuniste, socialiste? ma tu mi ispiri, ideologicamente mi ispiri! anche perché sono belle, queste cose, per chi ci sta ascoltando! confesso che Mario Pochetti, per lo meno quando si limita ad interrompermi, mi ispira molto meno. va bene . ma io forse te lo continuerò a dire. signor presidente , credo che le incursioni sceniche di tipo rasceliano ci possono rallegrare, qualche volta. grazie, compagno D'Alema ! è un problema di statura, D'Alema : se io sono grande, tu, sicuramente, non sei molto piccolo! comunque, da quando non sei più, grazie all' unione nazionale, presidente di una commissione, francamente non hai altro da fare che interrompere. signor presidente , volevo cercare appunto di dire qualcosa di molto serio. si tratta del discorso che si stava facendo. non citerò più chi lo ha fatto se questo imbarazza il pudore altoborghese di qualcuno. dirò che è stato detto, poc' anzi , che i radicali almeno questo avevano: ingenua, magari, ma comunque una politica della rottura, dell' alternativa, provocatoria; si poteva essere d' accordo o meno, ma almeno questa forma di limpidità, di sfrontatezza, i radicali l' avevano. adesso sembra che non sia più così. perché? qui dobbiamo intenderci. cosa hanno detto i radicali, cosa hanno fatto? ieri, al Senato, i radicali hanno votato in un certo modo. c' è una dichiarazione di Spadaccia: « il nostro "no" a questo Governo è doppio » . ma non è doppio nel senso della doppiezza che è tipica dei compagni comunisti, ha aggiunto Gianfranco Spadaccia, ma nel senso che è basato su due motivi. uno riguarda il programma del Governo e la sua formula, contro cui, come radicali, siamo sempre stati e ribadiamo di essere. l' altro riguarda il no che voi dite all' unica rottura della politica tradizionale che oggi sia immaginabile e che è quella che passa, guarda caso , ancora una volta, compagni non solo del PDUP, attraverso alcune proposizioni radicali, o radico-socialiste, anche in omaggio al presidente di turno. quando con il divorzio otteniamo qualche cosa, ci si obietta: cosa sono queste storie? si tratta di coperture per il centrosinistra! la lotta di classe deve essere quell' altra... l' incontro storico, Ingrao, i comunisti e i cattolici, l' unità sindacale...! per dieci anni. poi l' aborto, quest' altra mina vagante contro l' incontro storico, e poi i referendum, il finanziamento pubblico, la Lockheed. tutte queste, al di là delle infingardagini snobistiche, hanno avuto poi il peso che hanno avuto. oggi, se volete, c' è un altro triste coniglio che è uscito dalle maniche radicali, dopo il divorzio, così snobbato dai piccoli, anche se più o meno catanghesi, e alti, ideologi della sinistra. è quello relativo, se ci consentite, a qualcosa che ha sempre riguardato le masse cattoliche e, guarda caso , anche i valori cristiani e lo schieramento internazionale di classe. è un problema certamente ormai blasfemo agli occhi degli aggiornati, che sono à la page , che queste enormità non dicono più, che appunto sanno che oggi si deve essere marxiani e marxologi, ma marxisti no, non fa più bene, bisogna superare e aggiornarsi. il problema di cui si potrebbe parlare, invece, con una definizione tralasciata, vecchia di ottanta anni, è quello del pauperismo o della pauperizzazione assoluta. io non sono d' accordo con l' ideologo che poc' anzi parlava, il quale questa volta, invece di illustrarci in modo suggestivo la fine del capitalismo per la terza volta (l' ha fatto nel 1958, l' ha fatto nel 1968, l' ha fatto nel 1974), invece di spiegarci nuovamente in modo suggestivo la fine dell' imperialismo, con tutti i suoi meccanismi, oggi ci ha confermato di nuovo che l' imperialismo non saprebbe gestire le sue contraddizioni, che mai come oggi il capitalismo non sa gestire le sue contraddizioni, quando esso invece riesce ad associare alla sua politica di pauperismo assoluto, di sterminio di quaranta milioni di persone, il comunismo internazionale, riuscendo ad associarsi culturalmente tutto l' arco politico d' Occidente. 680 mila miliardi sono destinati alle armi, contro 20 mila miliardi destinati all' alimento: quaranta milioni di morti per fame. è lo schema engelsiano, vecchio di più di cento anni, lo schema abbandonato, dozzinale, di uno sviluppo capitalistico che crea pauperismo assoluto. in seguito non fu più vero, era tutto logicamente da provare. poi è venuto Keynes, abbiamo scoperto le logiche. oggi il dato è invece così evidente ed eclatante davanti a noi: ci reggiamo sulle nostre miserie. McNamara lo ricorda, è lui, la Banca mondiale , a dircelo e a raccontarcelo: ci reggiamo, ma provvisoriamente, sui trenta milioni di morti ammazzati, sterminati dalla fame, in questa lotta di classe . la vecchia scelta stalinista di uccidere le borghesie nazionali e militari per assicurare nel terzo mondo lo schieramento antimperialista si risolve appunto in un tutto imperialista e in scontri fra regimi di realtà nazionali che non sono nemmeno tali se non per portato culturale colonialistico, sicché fra poco magari avremo 295 Stati all' Onu, tanto il mito nazionale, grazie al capitalismo ma grazie anche allo stalinismo, nel creare borghesie nazionali militari. Stati indipendenti nazionali sempre più parcellizzati e atomizzati, è lo schema di governo e di confronto ideale sia delle multinazionali (due multinazionali che controllano da sole il sessanta per cento del commercio dei cereali nel mondo) sia della politica feroce, fascista della Russia sovietica , del mondo cosiddetto comunista, che manda al seguito dei mercenari, dei mercenari cubani, solo qualche agronomo e qualche medico... allora, eleganti compagni delle sinistre-bene, abbiamo il fronte dello sviluppo, il fronte delle grandi teorie dello sviluppo. lo sappiamo bene, dobbiamo stare attenti, l' aiuto alimentare può distorcere la stessa vita e la stessa economia del terzo mondo . su queste cose ci sono decine di libri interessantissimi a livello internazionale, per spiegare le molteplici vie attraverso le quali passa appunto questa politica neocolonialista feroce. ma abbiamo un altro dato. credo che anche negli anni 30 non fosse elegante parlare del patto Stalin-Ribbentrop, né di Buchenwald. non erano eleganti Salvemini, non erano eleganti i socialisti di Giustizia e libertà ; erano eleganti quelli della terza Internazionale , dal lungo disegno, che non credevano nei moralismi, che sapevano sacrificare un compagno o due, o una Spagna o mezza, per costruire il nuovo ordine della società. questa cultura è ancora la nostra, la vostra: in nome di progetti di uomini assassinare masse, in nome di progetti di società lasciare assassinare e sterminare valori e coloro che ne sono i portatori, la gente, le donne e gli uomini; e non a caso proprio lì, dove l' unità storica, nei valori, fra il cattolico, il comunista ed il socialista, può vivere! ma quella, l' unità di base nei valori, è pericolosa, perché manda all' aria il potere dei chierici delle ideologie di divisione! si vuole l' unità di cattolici, comunisti e socialisti, Mastella e C., la si vuole attraverso il potere di De Mita , attraverso il vostro incedere di potere; cioè, la si deve fare in nome e sulle spalle del cattolico e dei comunisti e degli operai; ma la si deve fare al vertice! mai sui valori, sicché essa possa essere unità di partecipazione e di sconfitta e di emarginazione dei privilegi assassini! mai! e questa adesso diventa pericolosa — la unità intendo dire — magari attraverso un Papa che fa il suo mestiere, che ha la sua cultura. e la sua cultura è quella che ha qualificato a Torino. scusatemi, ma se personalmente mi fossi aspettato di avere da un Papa la cultura — che so io? — non dico di Voltaire, non dico nemmeno di Giovanni Berlinguer (quella forse potrebbe anche averla), ma una cultura laica, una cultura libertaria e socialista, sarei un imbecille e farei offesa al Papa e alla mia intelligenza. che un Papa, in un momento di sincerità o di antichità, vada a Torino e parli contro il materialismo ateo ed il liberalismo individualista... ma via! ci sono gesuiti celebratissimi, ai quali si perdonavano, trent' anni fa, proprio nelle file comuniste, queste bestemmie! c' era il padre Henri Delubac, che aveva scritto « il dramma dell' umanesimo ateo » . tutto ciò è arrivato, evidentemente, fino a questo Papa. perché dobbiamo rimproverare al Papa qualcosa cui viene riconosciuta dignità culturale, se è padre Delubac o altri padri domenicani che l' affermano? perché dobbiamo rimproverargli, quasi, qualcosa che lo mette al di fuori del concerto civile, se lui, appunto, ha questi echi, piuttosto che quelli torbidi del tardo Maritain, che erano propri di Paolo VI ? ma perché? cosa vogliamo? il problema è un altro, che abbiamo, oggi, concretamente, un pontefice del nostro socialismo, Sandro Pertini, che ridice, ripete, rilamenta, ci ricorda, si ricorda, ripiange « vuotate gli arsenali, riempite i granai » , ed abbiamo la teoria dei pontefici che ci dicono, dalla Populorum progressio , ma anche prima « il nuovo nome della pace è lo sviluppo, è la lotta alla fame » . è la definizione della Populorum progressio , che io capisco benissimo, per esigenze di potere, oggi, sia per Mastella che per voi, debba interpretarsi come una sorta di progresso dei pioppi... e non già di progresso dei popoli, perché questo è adesso totalmente censurato! non se ne parla più! non c' è più il compromesso storico , dunque non è più attuale! via, niente Populorum progressio ! e in essa si parla persino, al capitolo 46, della Agenzia per la fame che dovrebbe essere costituita; tutte quelle cose del secondo decennio, che sono fallite. e stiamo per iniziare il terzo decennio! ed allora abbiamo i dati di classe, abbiamo i dati alternativi. i compagni socialisti stanno con Cossiga, come possono stare, compagni comunisti, come voi, con il proletariato? ma figuratevi! fosse Andreotti, fosse Caltagirone! invece è Cossiga. come fanno? sto facendo un discorso di opposizione alla politica di sfascio nazionale che rappresentate, nello stesso tempo, voi e quelli che stanno al Governo! ma voi più di loro! Pochetti, non verrà mai, te lo prometto, il tempo in cui stabilirai tu, di che cosa possa parlare io! l' autobus l' hai già perso qualche decennio fa! cerco il microfono, non le tue orecchie, Di Giulio . tu sentivi tutte le mattine alle 9 senza microfono Evangelisti. sei abituato a parlare nelle orecchie con Evangelisti tutte le mattine. stavo cercando di arrivare nel vivo della polemica, sollecitata oggi da Napolitano nel suo discorso. Napolitano chiamava strumentale l' azione dei radicali in tema di fame e di sterminio, così come avvenne nel gennaio scorso e ogni volta che noi radicali abbiamo cercato di richiamare (la concretezza dei provvedimenti in nostro potere, nonché la realtà di classe, lo sterminio in corso nel mondo, la realtà fotografica, precisa, minuziosa delle Buchenwald del terzo o quarto mondo . ogni volta che abbiamo in questi dieci mesi portato le statistiche, le notizie, ci siamo trovati dinanzi al cinismo di una classe burocratica e parassitaria, di coloro che conoscono i morti solo se sono segnati all' anagrafe. in nome del nuovo ordine economico si possono benissimo rischiare le carestie e i morti così come negli anni 30 anche negli anni 70, si possono accettare le carestie, le deportazioni del Volga-Don, sempre in nome naturalmente della creazione della nuova società. quindi, chi ancora non è commosso e non del tutto turbato da quel ricordo, oggi si trova ad avere di fronte 30 o 40 milioni di morti assassinati, sterminati per fame, cosa che è facilissima contenere, secondo le affermazioni di tutti. ma si dice: il problema è demagogico. una volta si sarebbe detto che bisogna prima fare la rivoluzione, fare arrivare « Baffone » , oggi si dice che il problema è posto in termini demagogici, che bisogna studiarlo meglio, bisogna aiutare lo sviluppo. ma noi diciamo di no. a questo punto bisogna intendersi se vogliamo minimamente e intellettualmente essere onesti reciprocamente. noi diciamo: non c' è contestazione nel fatto che vi sono quest' anno 40 milioni di morti o in agonia per fame. non parliamo di sviluppo, ma di un dato. è possibile circoscrivere un dato, un' informazione? se ci dicessero che ci saranno 40 morti la settimana prossima a Cassino, allora ci sentiremmo mobilitati tutti quanti per impedire che ciò avvenga. ebbene, la notizia sulla quale concordiamo è che decine di milioni di persone sono sterminate dalla fame. vi è il collega Greggi che guarda le statistiche e dice che secondo lui non possono essere 30 o 40 milioni, ma saranno 16 o 17. comunque si tratta sempre di decine di milioni di morti. su questo vi è unanimità. è in corso uno sterminio. si sapeva nelle cancellerie occidentali della situazione di Buchenwald, e lo sapevano quando il segretario generale del Quai d' Orsay era Saint-John Perse , quando le cancellerie occidentali erano rette da uomini di cultura e di politica che hanno lasciato una qualche traccia nella storia della nostra umanità. eppure si riteneva tecnicamente impossibile impedire che andassero in fumo quei milioni di gente diversa, tecnicamente in attesa di vincere la guerra o di trovare altre cose. noi abbiamo questo dato. io voglio sapere dove va a finire l' internazionalismo socialista, i sentimenti cristiani, gli imperativi cristiani, le parole del Papa, ma anche dove va a finire l' analisi di classe, dove va a finire il senso del capitalismo, dell' imperialismo che noi dovremo superare proprio perché sempre di più il capitalismo parla nel mondo finalmente o tragicamente con la stessa eloquenza con la quale parlava nella Londra di Dickens; sicché oggi qualsiasi burocrate internazionale può scrivere i suoi libri di Dickens; non c' è più bisogno di Dickens, basta un piccolo burocrate di una qualsiasi organizzazione internazionale per raccontarci per tutto il mondo quello che allora ai raccontò Dickens circa il proletariato di allora o un certo tipo di vita nella Londra del capitalismo e in una certa fase della rivoluzione industriale. pensiamo a tutti i discorsi sulla pace. perché noi a sinistra, noi socialisti eravamo per la pace? si lottava tradizionalmente per la pace, vi erano i grandi scontri fra le varie impostazioni pacifiste o meno; Jean Jaurès in Francia, qui da noi i drammi continui sul popolo in armi o meno, la ricerca, il tormento dall' inizio del secolo per capire appunto come si poteva riuscire a realizzare una dimensione ed una costruzione di strutture di pace per non arrivare poi puntualmente alle tragedie delle guerre scoppiate, con la tragedia poi della scelta che i socialisti dovevano compiere: quella di Mussolini o quella di Turati nel 1913 e nel 1914. saremmo contro la guerra anche se morissero solo i generali, ma è noto che non è così, oltre tutto perché non ci sono decine di migliaia di generali. abbiamo sempre sostenuto che le guerre sono perse da tutti, da qualsiasi parte si stia; sono perse dal popolo e sono vinte dagli altri. ora abbiamo questa guerra alimentare in corso . a Timor la guerra è alimentare. la lettura dei fatti dell' Estremo Oriente è anch' essa possibile chiaramente in chiave nord sud . i motivi per cui le truppe vietnamite continuano ad occupare la Cambogia in un certo modo sono anche legati alle situazioni alimentari di quella zona. ebbene, a questo punto noi affermiamo che forse si può realizzare, Ingrao permettendo, anzi ce lo venga a spiegare, quel grande incontro nazionale di cattolici, socialisti, comunisti, degli umili con gli sfruttati per la pace; forse si può realizzare, Mastella, anche a Benevento, ad Avellino e non solo nel sottogoverno e nel sottopotere. lo si può realizzare, appunto, affermando che se siamo in guerra, possiamo consentire al nostro Governo di emettere dei bollettini di guerra. noi affermiamo da più di un anno che è possibile che dal nostro stato maggiore politico ed istituzionale ogni mese siano emessi dei bollettini di guerra, nei quali si affermi: questo mese abbiamo strappato al nemico, all' assassinio, 500 mila, 300 mila, o 700 mila persone. è letteralmente possibile con cinque miliardi di dollari , con 5 mila miliardi di lire , ottenere la sopravvivenza, fino all' anno prossimo , di diversi milioni di umili e di agonizzanti. è matematicamente certo. ti ringrazio. poi, certo ci troveremo di fronte i problemi del dopo, ma avremo guadagnato giocando con l' altro volano dello sviluppo, forse la possibilità di far arrivare questi agonizzanti fino all' arrivo degli aiuti strutturali allo sviluppo. questo è il nostro disegno. McNamara e i grandi tecnici anche capitalistici ci dicono che d' altra parte l' unica possibilità di uscire strutturalmente dalla crisi che attraversiamo è quella, appunto, di un massiccio trasferimento di capitali e di ricchezza nel terzo e nel quarto mondo ; senza di che non possiamo riuscire ad avere la struttura riequilibrante e non abbiamo quindi la possibilità di avere dinanzi a noi una situazione che ci faccia ben sperare. quando in questo Parlamento sentiamo spesso dai colleghi del MSI-Destra Nazionale fino ai compagni comunisti, dire che la crisi del nostro tempo è anche crisi morale, avvertiamo di non amare molto queste incursioni della morale; fra i politici la moralità politica ha le sue leggi; noi da un anno e mezzo stiamo dicendo che per noi radicali l' imperativo prioritario, il segno del mutamento oggettivo, irreversibile, di una contraddizione nuova, esplosiva (mettiamola in questi termini), passa oggettivamente attraverso questo investimento contro lo sterminio, nella possibilità di questo o quel Governo di salvare milioni di morti. ho ben udito, e lo ringrazio (vorrei ricordarlo al Governo), il segretario del partito socialista dire testualmente che le rivendicazioni radicali sono fondate. le nostre rivendicazioni non sono di « sensibilità » , nel caso di fare le solite dichiarazioni di intenzione; no, noi vogliamo un gesto preciso, equipollente ad un assegno, che si stacca e si trasferisce, di quella mole. ci si dice che forse invece dello 0,4 possiamo arrivare fra tre anni allo 0,7; noi rovesciamo la logica, vogliamo l' 1,4 o l' 1,1, con equipollenti presentazioni, subito; se volete scrivere pure lo 0,3 tra tre anni, lotteremo nel frattempo. il nostro non è intervento per aiuti allo sviluppo , bensì intervento contro lo sterminio, per acquisire al mondo dei vivi quattro o cinque milioni di persone, con quello che comporta; è quindi evidente che nella logica della legge finanziaria noi rovesciamo il ragionamento, subito « quasi tutto, poi vedremo » . questa è comunque la prova di una rottura, e questo sarebbe per i maîtres à penser di una parte della sinistra italiana che abbiamo il privilegio di avere con noi, un pretesto, una corsa in avanti dei compagni radicali, una cosa ambigua: se questi 5 mila miliardi vengono è un pretesto, se 4 milioni di morti ci sono o meno è un pretesto. è l' eleganza tutta cinica, è l' altro volto del fascino discreto dell' alta borghesia di Lucio Magri. questo è cinismo dinanzi ai grandi fatti storici; quattro milioni di morti è un fatto plebeo, non entra nei conti raffinati della nuova contabilità statale o di classe; mai visti, si sono sempre fatti, non si sono mai salvati. è per questo che noi andremo fino in fondo con rigore in questa politica, sostenendo che siamo contro questo Governo per i motivi per i quali voi non siete contro. voi vorreste essere ministri con loro per fare la revisione del Concordato, per fare le politiche giacobine di ordine pubblico , ministri con loro per far fuori i referendum, per fare le scelte nucleari militari e civili sulla testa della gente. questo vorreste fare. può darsi che lo sapreste fare, in modo più autoritario, meglio, forse dello stesso ministro Rognoni al quale voteremo contro. il ministro Rognoni credo che non possa rimproverare a questa parte, così insultata della Camera da quando egli è ministro degli Interni , mancanza di senso dello Stato nelle polemiche, per esempio, sulla politica di Governo relativa a problemi pur tragici su cose che non condividiamo. non potremo mai votare per un Governo, signor ministro, che lasci l' onere di difendere lo Stato contro la morte, contro la strage all' opposizione invece di farlo in prima persona. signor ministro, che io non sappia come sono andate le cose a Genova non è gravissimo, ma io credo che non lo sappia nemmeno lei, come sono andate quella notte le cose a Genova. forse lo saprai tu, Almirante. non so se lo dici per lealtà ma certo sei coerente con te stesso. tu dici: ci sono stati dei morti, non me ne frega se erano necessari o no, l' importante è che non siano stati i carabinieri. vedo che perdi la calma di nuovo. vedo che ormai anche tu riservi l' insulto di « cialtrone » a noi e non ad altri. ti capisco, Almirante! tu hai bisogno di chi sa parlare con te, hai bisogno di chi ti insulta. dammi pure del cialtrone. va bene , Almirante: fra noi il conto è democratico, per quello che mi riguarda. la vedrà bene chi la vedrà dopo. con noi avrai poco da scherzare Almirante, con noi hai finito di scherzare. noi i regali che questi ti hanno fatto non te li faremo. te ne accorgerai! tu hai detto « è andata benissimo perché non erano carabinieri » vedo che perdi la calma di nuovo, Almirante. tu chi sei? Ciccio Franco ? chi sei? signor presidente , chi è quello? chi sei tu? chi sei tu, un capopopolo? non ho l' onore di conoscerti. signor ministro, dopo queste interruzioni, che testimoniano del senso dello Stato di quella parte (non perché nessuno di noi abbia mai dubitato di quale tipo di senso dello Stato si tratti)... sto dicendo che nessuno di noi dubita quale tipo di senso dello Stato voi abbiate! punto e basta . però mi interrompeva molto anche l' altra sera. era meno elegante del solito. dicevo, signor ministro, che a me pare di aver sentito o letto che autorità di Pubblica Sicurezza e magistrati non hanno avuto per sette giorni accesso alla verità dei fatti, non hanno potuto accostarsi ad essa, perché manu militari (ed è certamente una mano autorevole, ma sempre militare) non si è consentito di operare a coloro ai quali la Costituzione e la legge delegano il compito di certi accertamenti e l' avvio dei procedimenti. se così è, signor ministro, se si è operato al di fuori (non dico contro, per il momento mi limito a dire « al di fuori » ) della legge. vuol dire che lo stato di diritto è stato tenuto in scacco. coloro i quali credono alla legge del taglione e quindi dicono che bisogna sparare, à la guerre comme à la guerre , giustamente ricordano che avete tenuto tra le leggi del nostro Stato quelle del 1931 che consentirebbero di ritenere legale la pena di morte . giuridicamente è una tesi che solo voi potete sostenere. posso andare avanti? io dico semplicemente che l' interpretazione che viene da questa parte a proposito di queste leggi ingiustamente chiamate fasciste (perché la società e lo Stato italiani sono stati inchiodati alle leggi Rocco otto anni per volontà del partito nazionale fascista e trentacinque anni ormai per volontà del partito comunista italiano, della Democrazia Cristiana e degli altri partiti)....... li porta a dire (così come cominciano a dire alcuni giuristi di sinistra) che è possibile appunto attraverso quelle leggi arrivare a sostenere che possiamo oggi, malgrado la Costituzione, applicare la pena di morte . l' onorevole Almirante, che ha ottenuto dal Parlamento italiano da 40 anni che delle leggi che dovevano essere cassate rimanessero come leggi repubblicane, se la prende con noi. se la prenda con gli altri. dividetevi voi nelle vostre interpretazioni. noi vogliamo la abrogazione di quelle leggi, proprio perché non consentiamo che gravi sul nostro Stato il rischio di interpretazioni dottrinariamente lecite del diritto esistente, che possano portare a sostenere lecitamente quanto da quella parte politica viene sostenuto. avere tenuto e tenere inchiodato il nostro Stato a quelle leggi militari, promulgate nel 1931 da sua maestà Vittorio Emanuele III , o dal presidente del Consiglio e capo del governo Benito Mussolini, è un' imprudenza, oltre che una aberrazione, così come lo è il mantenere tali leggi nei programmi dell' unità nazionale . devo dire che non riesco a capire che cosa si possa rimproverare al nuovo Governo, se non di aver cominciato ad accennare ad un discorso doveroso che non è ancora quello delle amnistie, ma è quello del recupero di una nozione precisa, cioè che secondo la nostra Costituzione il significato della pena è connesso innanzitutto non con la punizione, ma con la prevenzione sociale. chi tratta il problema del terrorismo deve tenere ben presente questo punto. nel momento in cui certe pericolosità sociali vengono meno, i socialmente pericolosi devono sapere che, senza diventare delatori, devono poter contare su una certa interpretazione del diritto e delle pene, che non è solo quella di Cesare Beccaria, ma è quella che la Resistenza antifascista, la Repubblica italiana di Piero Calamandrei, non di Franco evidentemente, hanno sempre ritenuto dovesse essere fondamento dell' ordinamento giuridico . la nostra posizione è chiara. noi riteniamo che, essendo questo Governo ancora in gran parte condizionato dai programmi e dai contenuti infausti dei governi di cosidetta unità nazionale , che hanno trovato la loro unità sul peggio della cultura e delle leggi del nostro Stato, che hanno rappresentato lo sfascio di quel tanto che ancora si era salvato, che in termini di scontro di forze sociali ha portato a venti anni di arretramento e in termini di politica internazionale ha portato tutta la sinistra italiana a divenire marginale e subalterna della vecchia politica della sudditanza atlantica, senza alcun profitto e senza alcuna originalità, dinanzi a questo programma noi radicali confermiamo che voteremo « no » . ma confermiamo ancora che speriamo di poterlo non fare; fino all' ultimo momento confermiamo per quello che ci riguarda che se (cosa imprevedibile da parte di un Governo che non è di sinistra, di un Governo che non è di classe, di un Governo che non è ancorato alle grandi tradizioni di Lucio Magri, del proletariato e via dicendo) venisse assunta per la prima volta in Europa e nel mondo la scelta di salvare dalle Buchenwald del neonazismo, che storicamente rappresentiamo e viviamo, come Daladier e Chamberlain (non erano solo coevi, ma corresponsabili), se da questo Governo, grazie alla sua componente socialista ed alla sua ispirazione cristiana (se fosse conseguente), venisse il gesto che noi chiediamo che si compia, nei modi nei quali chiediamo che si compia, che sono già stati dichiarati e resi noti, se questo dovesse accadere, anche un minuto prima della fiducia, ma con tutti i crismi del fatto acquisito ed irreversibile, senza margini di interpretazioni, se tutto questo dovesse accadere penso che il gruppo radicale riterrebbe — e comunque per quanto mi riguarda lo riterrei felicissimamente mio dovere e mio diritto — di proclamare alta la mia astensione in segno di riconoscimento per i miei avversari che riescono a partire da formule nelle quali io non ho fiducia per poi proporre e garantire un evento straordinario. c' è certamente qualcuno che ride, collega Dell'Unto , dei 5 mila miliardi: ma debbo dire che il riso che qui abbonda non è lo stesso riso che manca per 5 mila miliardi altrove. ti assicuro che è un fatto di antropologia culturale. io sono assolutamente disposto ad affermare che sono un animale molto diverso da te! vivo e guardo al socialismo in modo diverso, ma resta il fatto che non è necessario essere socialisti allo stesso modo....... o socialisti dello stesso partito per ritrovarsi d' accordo o no su questi problemi! chiedo scusa a tutti per la lunghezza del mio intervento, ma mi rendo conto che esiste questo dato di cultura per il quale è concepibile che, se c' è un terremoto in una delle nostre regioni, venga richiesta l' una tantum di 1000 miliardi, per ridere invece davanti alla notifica certa, burocratica, che in un certo posto, moriranno 2 mila, 20 mila o 4 milioni di persone. si ride dei 5 mila miliardi richiesti per questa destinazione; si ride dinnanzi all' evento certo, non al cataclisma x, dinnanzi alla comunicazione che quelle persone sono già iscritte all' anagrafe della morte! sono vive, ma morte, in 40 milioni! l' unità nazionale vota subito i 1000 miliardi di una tantum per il Friuli, ma l' idea che per 30 milioni di persone di pelle nera o 30 milioni di ebrei bisogna spendere 5.000 miliardi (il 10 per cento del fabbisogno o del nostro deficit: cose di questo genere !) è impensabile! di Rovelli che si è messo in tasca quello che si è messo in tasca, degli stanziamenti per il Mezzogiorno e, grazie a questo regime, delle forniture al 20, al 30 o al 40 per cento che sono finite nelle tasche di coloro che invece dovevano tradurle in ricchezza o in occupazione nessuno ride! ma si ride dei 5000 miliardi sui quali noi insistiamo, anche con le tassazioni che colpiranno i poveri! su questo poi faranno della demagogia Almirante e Dell'Unto , o altri compagni. poi andremo a vedere se è vero che chi soffre di fame in un basso napoletano protesterà se si toglieranno a lui 10 mila lire per coloro che muoiono di fame altrove, oppure se quello capirà! invece, in nome del morto di fame nel basso napoletano, lo speculatore, che sarà eletto (o fu eletto) nelle liste di Lauro si farà i miliardi, dirà no a quei 5000 miliardi come altri che ne ridono. noi proponiamo misure di Governo: il divorzio, misure di Governo dei problemi storici della famiglia nel nostro paese, una certa soluzione del problema dell' aborto rispetto ad altre, proposte contro la vostra ideologia comune della distensione che, dicevamo — ed oggi è provato — porta alla stessa politica della Società delle Nazioni , alla stessa epoca di Monaco; ad essa, appunto, noi abbiamo sempre contrapposto la via esattamente opposta dei gesti unilaterali e progressivi di disarmo, non la via del disarmo generale e controllato, che rappresenta l' ideologia che ci ha portato agli anni 40 e ci sta riportando alle situazioni di oggi, mentre il Governo serio delle ipotesi che abbiamo dinanzi a noi, nella nostra vita, si realizza solo nella direzione opposta: niente distensione, niente dialogo con gli Hitler e i Mussolini di oggi, niente illusioni alla Daladier, niente Olimpiadi. niente di tutto questo, non si collabora con chi è violento. era quella la via, l' illusione, che Chamberlain e Daladier conobbero, non questa in difesa della pace. gesti concreti, unilaterali di disarmo: questo, sì, scoraggia e può scoraggiare anche gli incitamenti e i dati oggettivi allo scontro, che possono nascere all' interno dei vari blocchi. non siamo dei pacifisti che preparano, invece che la pace, la guerra, e perché il loro è disarmo anche intellettuale e civile, ed è evasione. ci conoscete abbastanza, non salo in Parlamento, ma anche nelle strade, ovunque. da parte nostra non vi è il rischio nemmeno della risposta violenta neppure per legittima difesa , però tutti sanno, signor ministro, che noi, per esempio, di Giorgiana Masi non siamo dimentichi; e che, con noi, gli atti di violenza si pagano fino alla estrema tariffa della verità, non quella della vendetta, che non ci interessa, o della strage dei carabinieri di Peteano. su tutta questa teoria di fatti vogliamo veder chiaro, così come sulle cose su cui vuol veder chiaro il compagno Bettino Craxi. e io le dico che 5 mila miliardi sono una somma immediatamente reperibile, che può essere di unità nazionale e — non credo di sbagliare — in senso vero e proprio. perché vi è gente, qui, che siede all' estrema destra o all' estrema sinistra che, in realtà, deve fare i conti con la cultura popolare e sottoproletaria italiana: in questo ambito, molto più che nelle false sofisticatezze della cultura borghese, si può capire che, se non si difende la vita a 10.000 chilometri di distanza, non la si difende nemmeno nel proprio cuore, nella propria famiglia, nel proprio basso. signor ministro dell'Interno , io le auguro che quest' arma sia acquisita a lei, dal suo Governo, dalla sua maggioranza, prima di domenica perché lei può avere un solo alleato, se la sua lotta è davvero quella contro la violenza e il terrorismo, signor ministro dell'Interno . perché se davvero potessimo, come classe dirigente di questo paese, uniti per la prima volta — non mi sono sentito mai unito né costituito in classe dirigente compiere gesti che documentino che davvero, per noi, la vita è sacra e deve essere tale; se fosse davvero poi lecito dire ai figli o ai padri, a quelli dell' eroina o a quelli della P38, al figlio che si suicida o al figlio che uccide, che la vita è sacra, allora lei avrebbe vinto la sua battaglia, se la sua battaglia è questa. testimoniamo, signor ministro, la stessa logica che ci ha indotto a chiedere il referendum per; l' abolizione del porto d' armi. è su questa via che noi proponiamo di andare avanti, mettendo anche tasse sulla fabbricazione delle armi, perché si cessi questa stupida vanagloria di dire che la nostra industria delle armi è arrivata ormai ad essere quinta nel mondo da dodicesima, quando tutto questo in termini di occupazione è risibile e la conversione è facile; si investe lì solo perché la rapina e l' illegalità, a partire dalle industrie d' armi e dalle esportazioni clandestine e non, è appunto uno dei luoghi del lucro più facili nel nostro Stato, è uno dei luoghi in cui il lucro anche della morte e dell' assassinio si accumula presso coloro che vogliono destabilizzare il mondo e la nostra società. questo noi proponiamo che accada prima di domenica; e se accadesse sappiamo che dobbiamo aspettarci dei linciaggi fino all' 8 giugno, o anche altro, secondo le miserabili tradizioni del linciaggio contro i propri compagni, o secondo il linciaggio dei giornali della borghesia; e si tratterebbe di linciaggi fatti giorno per giorno contro la verità, perché questa farebbe paura. si andrà a raccontare, infatti, da costoro che gli siamo diventati nemici perché non abbiamo trovato sgabelli intorno ai tavoli del Governo, ma solo altrove, che noi abbiamo ottenuto una mercede, perché sempre in termini di mercede si è discusso in questi trent' anni . ebbene, per quel che ci riguarda, vogliamo questa mercede, vogliamo cinque mila miliardi per l' astensione, vogliamo che questa somma sia trasmessa subito alla Commissione europea e subito consegnata al Consiglio mondiale per l' alimentazione. vogliamo un trasferimento di crediti, perché abbiamo paura della gestione diretta, degli ostracismi e delle carità pietose. subito! però il non violento e chi non mente, nell' immediato è sempre più debole; per cui ce la farete a linciarci per qualche giorno su questa storia, ma non ce la farete per qualche mese! vi ricordate? ci avete battuto sulla « legge Reale » raccontando nelle televisioni la sporca fandonia che se la « legge Reale » fosse stata abrogata — voi compagni del Pci! — Curcio, Concutelli e Vallanzasca sarebbero stati liberati! nelle televisioni e dappertutto, per vincere con la menzogna e ingannare i compagni comunisti! ebbene, siete riuscite forse ad avere un 5 per cento in più, ma sono due anni che ricordiamo quell' esempio e state attenti: continuate a linciarci e le vostre menzogne vi inseguiranno e vi costeranno care! combatteteci, se credete, in base alla verità e non in base alle violenze contro la verità! andremo avanti ed allora vedremo; e d' un tratto avremo dal Papa — che come è logico per un Papa continua ad anatemizzare il materialismo ateo, il liberalismo individualistico e via dicendo: è un suo diritto, anche come capo religioso un segno di plauso a questo gesto, perché è un gesto — certo, per una volta, senza integrismi — di cristiana speranza, oltre che di cristiano investimento nella vita, nella libertà e nella responsabilità delle genti. sarebbe certo anche il primo atto internazionalista, un atto di classe, un atto dovuto a coloro che per essere di pelle nera o gialla sono condannati al nostro neonazismo. credo che il popolo italiano capirebbe, anzi il popolo italiano capisce e sa: ed allora su questo l' astensione. non fatevi illusioni se ci presenteremo o no l' 8 giugno: queste battaglie ci fanno forti e tranquilli, su questo sappiamo che possiamo andare avanti e continuare a crescere e far crescere queste cose; su questo non c' è nessun rischio per quel che ci riguarda: la gente ci capirà. questo ci aiuterà, questo comincerà ad essere uno degli elementi di un programma senza il quale non c' è una alternativa di sinistra; sarà questo un metodo: i diritti civili , adesso i diritti economici, passeremo poi al « nucleare » , alla questione ed ai progetti anche di tipo economico, battaglia dopo battaglia, e allora forse ci accorgeremo che la sinistra e la destra non sono quelle che ci appaiono, ci accorgeremo che altre compagnie e amicizie si creeranno in questo fronte dell' alternativa e del progresso rispetto a quello, pur degno, di coloro che credono nella conservazione, cosa, per altro, sempre possibile. ci asterremo e poi — ho concluso signor presidente , signor ministro — ci sarà anche da sorridere, perché per coloro che tentano di presentarci ancora una volta alla gogna della menzogna per un giorno, per coloro che pensano di poter dire che siamo passati al Governo e che c' è l' asse Cossiga-Pannella verrà la domenica, verranno i lunedì, i martedì i mercoledì, verranno al nodo i decreti che avete chiesto a Cossiga e che Cossiga ha dato, che bisognerà votare e sui quali dovrete tradire voi stessi e Cossiga o altrimenti votarli; ricomincerà la solita storia e la gente giudicherà chi è altro da questo regime, chi è alternativo, chi è preoccupato dell' unità della sinistra, se i moralisti di oggi o non, per avventura, noi, che in questo caso certo anche consapevolmente cerchiamo di impedire il linciaggio dei compagni socialisti, così come cerchiamo di salvare da un ridicolo e risibile schematismo anche coloro che nella Democrazia Cristiana oggi hanno fatto questa scelta, perché, appunto, non crediamo affatto che la realtà del paese possa essere circoscritta nell' errore della politica socialista di oggi, nella diversa visione di Fanfani o di Rognoni o di non so chi altro. nel tempo, nella durata, vedremo chi sarà di opposizione e di alternativa e chi continuerà ad essere, come siete stati compagni comunisti da trent' anni , gente che purtroppo ha creduto realismo politico le dimissioni ideali e le reali politiche di ogni giorno riducendosi a dover amministrare per il regime, molto spesso con la menzogna e la violenza, le speranze alternative di classi socialiste, comuniste, radicali che avrebbero potuto essere comuni e che oggi, me ne rendo conto proprio dinanzi a questo problema dello sterminio per fame, sono ancora drammaticamente contrapposte. chiedo scusa per la lunghezza del mio intervento e ringrazio moltissimo tutti i colleghi per la pazienza con la quale hanno voluto tollerare questo discorso lungo e confuso, probabilmente, ma nel quale mi auguro che una cosa sia chiara. mi auguro di avere torto, mi auguro che da questo Governo, da questa formula, da questi uomini venga a noi stessi e al mondo quel gesto di speranza e di salvezza che purtroppo, tragicamente, noi della sinistra non siamo riusciti ad acquisire: è la storia della nostra generazione, la storia politica di oggi. grazie.