Luigi BERLINGUER - Deputato Opposizione
VIII Legislatura - Assemblea n. 131 - seduta del 19-03-1980
Sulle dimissioni del Ministero Cossiga
1980 - Governo I Cossiga - Legislatura n. 8 - Seduta n. 131
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , questo dibattito si svolge in un momento drammatico della nostra vita nazionale, come ci dice ancora l' assassinio (di cui abbiamo avuto notizia qualche ora fa) del terzo magistrato ucciso ferocemente in tre giorni: la ventitreesima vittima del terrorismo, dall' inizio dell' anno! ciò dovrebbe spingere tutti a dare al dibattito politico ben altro tono e andamento di quello che ha avuto in questi mesi, e ben altro rigore di comportamento. invece da settimane s' è proceduto da diverse parti — e si continua a procedere — attraverso manovre ed artifici di corto respiro, di piccolo cabotaggio politico e parlamentare: basta por mente a come s' è svolta la vicenda che ha preceduto le odierne dichiarazioni del presidente del Consiglio . il 28 febbraio i presidenti dei gruppi parlamentari del Psi comunicarono al presidente del Consiglio che il loro partito ritirava l' astensione che ad agosto aveva consentito la formazione del Governo. perché — chiedo io — l' onorevole Cossiga non si è subito presentato alle Camere, secondo quanto avrebbe suggerito la logica politica e costituzionale, per promuovere un chiarimento ed una decisione? non ha voluto, non ha potuto, ha ricevuto pressioni e da chi? sembrerebbe, da quanto hanno riferito molti giornali, che una pressione in tal senso gli sia giunta soprattutto dai dirigenti della Democrazia Cristiana : sarebbe bene che questo punto fosse chiarito, per sapere a chi deve essere attribuita la responsabilità di una situazione che giorno per giorno è diventata sempre più penosa e pesante per le istituzioni e lo stesso Governo. certo, questo dibattito non può che concludersi con le dimissioni del Governo : per quanto riguarda il nostro partito, questa richiesta non è soltanto una conferma della sfiducia che abbiamo espresso verso il Governo fin dalla sua nascita; ma si fonda anche sul giudizio critico che siamo andati esprimendo nei suoi confronti in termini via via più severi, sia sugli indirizzi generali, sia sulla sostanza di molte sue rilevanti decisioni, sia infine sul metodo che ha caratterizzato la sua azione. circa il metodo, basta richiamare, il primo luogo, l' uso assolutamente abnorme dei decreti legge , con il conseguente svilimento della funzione del Parlamento. non si è dunque andati affatto — come ha affermato il presidente del Consiglio in direzione della normalità nella vita delle istituzioni e nel dialogo tra Governo e Parlamento. in secondo luogo, vi è stata una condotta dilatoria, ambigua, non responsabile, nei confronti delle confederazioni sindacali: ciò ha accresciuto il malessere dei lavoratori ed ha acuito le tensioni in settori delicati ed essenziali come quelli delle ferrovie e di altri servizi e del pubblico impiego . in terzo luogo, ancora una volta, anche di fronte a bufere come quella dello scandalo Italcasse, si è ricorsi al criterio, vecchio, ma divenuto ormai insopportabile, della sostituzione dei ministri dimissionari con altri ministri appartenenti alla stessa corrente democristiana. l' onorevole Cossiga può affermare che la composizione del Governo non è avvenuta sulla base dell' indicazione dei partiti, ma, guarda caso , sia nella formazione del Governo, sia nel ricambio dei ministri, il criterio del dosaggio fra le correnti è stato osservato nell' ossequio più rigoroso ad un ben noto manuale. ci sono stati, poi, alcuni comportamenti ed atti che hanno avuto il segno dell' oscillazione e dell' incertezza, con gravi ripercussioni economiche e politiche all' interno e all' estero, come è avvenuto per la vicenda dell' Eni; per non parlare dei continui rinvii del rinnovo delle cariche direttive di numerosi ed importanti istituti di credito e di altri enti pubblici . ma gli errori più seri compiuti da questo Governo riguardano gli indirizzi della politica economica e della politica estera . nel campo economico il Governo, vivendo sostanzialmente alla giornata, ma compiendo anche scelte negative e rinunziando ad ogni visione organica dell' iniziativa e dell' intervento dei poteri pubblici, ha sostanzialmente favorito l' aggravarsi dell' inflazione, senza nemmeno tentare un impegno per mettere le attività economiche e produttive sui binari di un rinnovato e duraturo sviluppo. tipico è il caso dei ritardi e delle incongruenze che si sono manifestati nella definizione e nell' attuazione di un piano nel campo dell' energia, certamente non sostituibile con continui e disorganici aumenti dei prezzi dei prodotti petroliferi. nel complesso, non poco hanno pesato le frequenti contraddizioni e divergenze fra i ministri responsabili della politica economica . ciò non ci ha impedito di apprezzare l' impegno di qualche membro del Governo, come il professor Reviglio riguardo alla lotta contro l' evasione fiscale . nella politica estera è mancata ogni iniziativa che portasse l' Italia a contribuire attivamente ad una politica di distensione, di riduzione degli armamenti e di cooperazione. noi facciamo, anzi, carico al Governo Cossiga di aver assunto posizioni, come sul caso dei missili, che hanno inferto un colpo alle possibilità di un dialogo sul disarmo. noi abbiamo deplorato e consideriamo con preoccupazione l' intervento sovietico in Afghanistan, ma di fronte ad esso il Governo si è in sostanza allineato, salvo qualche cautela di linguaggio, alla politica seguita dagli USA. nessuno ci dica che non era possibile, nell' ambito delle alleanze di cui fa parte l' Italia, assumere iniziative e fare proposte più adeguate agli interessi dell' Europa e del nostro paese, come hanno fatto e fanno i governi di altri paesi, tanto nei rapporti con l' est europeo quanto verso il mondo arabo , altrimenti il richiamo alla funzione specifica dell' Europa rimane puramente retorica. anche su una questione decisiva per l' assetto pacifico del Medio Oriente , qual è la questione palestinese , l' Italia, che pure avrebbe maggiori possibilità di ascolto e che meno di altri può essere sospettata di velleità neocolonialiste, rischia di arrivare ultima anche se, nelle dichiarazioni fatte stamane dal presidente del Consiglio , vi sono state affermazioni, sull' autodeterminazione e sul ruolo dell' Organizzazione per la liberazione della Palestina , di cui prendiamo atto positivamente. il Governo Cossiga avrebbe dovuto favorire il dialogo positivo tra le forze democratiche nella prospettiva di una ripresa, da molti considerata necessaria, della politica di solidarietà democratica e nazionale su basi più solide e garantiste che nel passato. questo obiettivo è stato mancato. è chiaro che le responsabilità non ricadono solo e tanto sul Governo, quanto su determinati partiti, e in primo luogo sulla Democrazia Cristiana . consideriamo perciò gravi le conclusioni cui sono giunti il congresso ed il Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana . la ribadita preclusione verso una collaborazione di governo con il partito comunista si pone come ostacolo, almeno nell' immediato, all' unica soluzione politica corrispondente alle necessità di risollevamento e di sviluppo del paese . pur critici nei confronti di molte affermazioni e alla relazione di apertura dell' onorevole Zaccagnini a quel congresso, noi considerammo che essa consentiva la apertura di una trattativa con noi senza pregiudiziali ideologiche. ma i sostenitori di questa linea sono stati posti in minoranza. questo è un fatto che non riguarda solo la vita interna della Democrazia Cristiana , ma che ha conseguenze negative sull' intera vita del paese e che apre gravi incognite sugli sviluppi dei rapporti politici e sulla soluzione della crisi di Governo che sta per aprirsi. è persino evidente, in alcuni settori del partito democristiano , la tentazione irresponsabile di puntare sulle elezioni anticipate o di servirsene come ricatto. perché la maggioranza della Democrazia Cristiana ha dato quella conclusione al congresso? i motivi reali di tale sua decisione non sono quelli della pretesa non sufficiente maturità democratica o incerta autonomia internazionale del nostro partito. questi sono solo pretesti o alibi, e tali ormai risultano a tutti di fronte al fondamentale contributo da noi dato alla difesa della democrazia dall' attacco terroristico, e di fronte alle nostre proposte ed iniziative di politica internazionale in Europa ed in campo mondiale. la verità è che quella Democrazia Cristiana , che si è espressa nel cosiddetto « preambolo » , non vuole mutare la sostanza della sua tradizionale politica, né cedere una briciola del proprio potere, nonostante ciò sia divenuta ormai una necessità per la democrazia e per un nuovo sviluppo del paese . il fatto è che la questione comunista significa entrare in un rapporto con un partito che è profondamente diverso dagli altri per il modo di concepire il potere ed il suo esercizio ed anche per la sua intransigente moralità politica. è chiaro che con una Democrazia Cristiana che nella sua maggioranza si muove sulla base di un simile orientamento politico ed ha una tale concezione del proprio ruolo, non è possibile che il partito comunista italiano stabilisca un rapporto di collaborazione e di intesa. non vogliamo tacere, onorevoli colleghi , il fatto che anche l' atteggiamento di altri partiti ha avuto un peso nel determinare una conclusione così negativa del congresso e del Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana . mi riferisco alle posizioni, anzi alla vera e propria campagna condotta dal partito socialdemocratico contro un Governo con la partecipazione del partito comunista . ma bisogna anche dire che la positiva decisione del comitato centrale socialista, che affermò che un Governo di emergenza con la partecipazione di entrambi i partiti del movimento operaio era l' obiettivo che andava perseguito senza subordinate, è stata indebolita da una serie di dichiarazioni che contraddicevano la nettezza di quella affermazione e che hanno dato ad una parte della Democrazia Cristiana la speranza che si perfezionassero altre soluzioni fondate sulla esclusione del partito comunista dal Governo. si sa a chi alludo quando parlo di queste dichiarazioni! in conseguenza delle conclusioni del congresso della Democrazia Cristiana , il paese viene a trovarsi ancora più stretto nella contraddizione che da tempo è aperta. da un lato, vi è una realtà sempre più drammatica nella vita economica e sociale, nella convivenza civile, nel funzionamento dello Stato; una realtà che esigerebbe, ancor più di ieri, una direzione capace di raccogliere tutte le energie sane e vitali della nazione, che sono ancora enormi, e di guidarle in uno sforzo unitario di risanamento e di riscossa. è ormai ravvisabile nello schieramento delle forze sociali e politiche l' esistenza di una maggioranza (come risulta dalle posizioni nostre, del partito socialista italiano, di una parte rilevante ed autorevole della stessa Democrazia Cristiana e credo anche del partito repubblicano ) che sente e condivide la necessità di una politica e di un Governo di solidarietà nazionale. dall' altro lato, vi è l' ostinato rifiuto degli attuali dirigenti della Democrazia Cristiana che si pone come ostacolo a questa soluzione ed accresce la instabilità del paese, alimentando incertezza, malessere e sfiducia. non sappiamo quali altre soluzioni verranno proposte da quei partiti, a cominciare dalla Democrazia Cristiana , che presumono di poter governare senza di noi. quello che a noi pare certo è che nessuna delle ipotesi che vengono formulate sarà all' altezza della gravità e drammaticità dei problemi aperti in ogni campo della vita nazionale: da quelli tragici ed assillanti dell' ordine democratico e della protezione della vita dei cittadini (ripeto che, fino ad oggi, settantanovesimo giorno del 1980, sono già 23 i caduti sotto i colpi dell' aggressione terroristica: da Piersanti Mattarella , assassinato a Palermo il 6 gennaio, al professore e magistrato Guido Galli , ucciso a Milano poche ore fa) o quelli della lotta contro l' inflazione e contro il rischio, che si avvicina, di una caduta delle attività economiche e quindi dell' occupazione; da quelli che ormai determinano un turbamento ed un allarme senza precedenti nella coscienza degli italiani, della moralizzazione della vita politica e del risanamento e dell' efficienza delle pubbliche amministrazioni, a quelli dell' intervento dell' Italia per contribuire a superare la fase critica ed i pericoli che incombono sul nostro paese e sul mondo. governare oggi l' Italia significa affrontare questi problemi ed avviarli a soluzione nel senso della severità, della pulizia, dell' ordine e del rinnovamento. si crede di poter soddisfare questa necessità nazionale e, soprattutto, di resuscitare una fiducia ed una tensione civile e morale nel nostro popolo senza avere il consenso e far leva fino in fondo sull' impegno di masse fondamentali di lavoratori e di cittadini, come quelle che si raccolgono attorno al nostro partito? noi riteniamo che soltanto calcoli ristretti ed anguste convenienze di parte possano negare tale necessità. da parte nostra, continueremo con tenacia a proporre un Governo di piena solidarietà democratica e a batterci per esso, convinti che questa sola è la via per uscire dalla stretta della crisi e garantire una fase nuova di sviluppo democratico e di trasformazione sociale, convinti anche che questa sia una via realisticamente praticabile, purché non la si inizi a percorrere troppo tardi. è evidente che ogni altra soluzione vedrà il nostro partito alla opposizione. quale opposizione e per quali fini? abbiamo già dato prova, ma torniamo a ribadire che la nostra opposizione terrà sempre conto degli interessi di fondo della nazione, delle sue esigenze di pace, di sicurezza democratica, di progresso economico, di giustizia sociale , di bonifica morale, e sarà sempre rivolta a risolvere positivamente i problemi dei lavoratori e del popolo italiano . adotteremo, come partito di opposizione, la stessa linea, lo stesso programma, gli stessi obiettivi che avremmo come partito di governo. è chiaro anche che tutta la nostra azione tenderà a far maturare il più rapidamente possibile le condizioni per una svolta nella direzione politica e per la costituzione di un Governo di unità democratica. siamo consapevoli che ciò richiederà, da parte nostra, un grande impegno, per far avanzare nelle masse popolari una più profonda coscienza unitaria, per modificare i rapporti di forza nella società e tra i partiti, in modo che in tutti i partiti democratici si affermino le tendenze, le posizioni più aperte, più unitarie e progressive, e siano così isolati e battuti, innanzitutto nella Democrazia Cristiana , i gruppi più chiusi e faziosi. in questa battaglia noi riteniamo essenziale lo sviluppo dei rapporti di collaborazione con il partito socialista , nel movimento di massa, nel Governo delle regioni e degli enti locali , la ricerca di iniziative politiche unitarie e il confronto sul ruolo della sinistra e sulle prospettive di avanzata democratica verso il socialismo in Italia ed in Europa. non sta a noi, in questo momento, pronunziarci sulle possibili formule di Governo; ciò non significa che rimarremo estranei alle vicende della crisi, né che saremo indifferenti di fronte alle sue soluzioni. non siamo, infatti, dell' opinione né, del resto, lo siamo mai stati in nessuna delle diverse fasi politiche che il nostro paese ha già vissuto — che tutti i governi siano uguali. manterremo al centro dell' attenzione del paese, con la proposta e con la lotta, anche durante la crisi, le grandi questioni di indirizzo della politica nazionale e quelle che quotidianamente assillano i lavoratori, la parte più disagiata della popolazione, e i ceti produttivi. per il nostro giudizio e la nostra condotta di opposizione conteranno la composizione, la struttura ed il programma del Governo che si costituirà; ma essenziali saranno soprattutto i fatti concreti della azione di governo e la direzione di marcia che esso prenderà. credo che questa sia, onorevoli colleghi , nella sua semplicità e limpidezza, la nostra posizione, la nostra prospettiva, la nostra sfida. in essa non vi è alcun irrigidimento per rivalsa né alcun proposito di chiusura alle altrui proposte: ogni persona ragionevole comprende che la nostra collocazione parlamentare è dettata dagli orientamenti che oggi sono prevalenti in altri partiti. ma questo dato di fatto non ci impedirà di dispiegare, con il massimo rigore e con la massima ampiezza, i nostri legami con le più larghe masse dei lavoratori e con il nostro popolo, di sviluppare il dialogo ed i rapporti con tutte le altre forze di sinistra, con i movimenti democratici del mondo cattolico e con tutte le correnti progressiste che si manifestano nella società e nella cultura italiana.