Marco PANNELLA - Deputato Maggioranza
VII Legislatura - Assemblea n. 95 - seduta del 22-02-1977
1977 - Governo Scelba - Legislatura n. 2 - Seduta n. 94
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

sono gravissimamente insodisfatto, innanzitutto, della violenza che lei, signor ministro dell'Interno , dall' inizio della legislatura non manca di compiere contro il corretto funzionamento delle istituzioni in relazione alle competenze — ed alle attribuzioni del legislativo e dell' Esecutivo. è vera e propria violenza, signor ministro; che lei si decida a venire a rispondere in questa Camera alle tante interrogazioni che immediatamente moltissimi colleghi, dopo i fatti di Roma, avevano presentato, dopo che — impossessatosi, come al solito, degli strumenti di comunicazione di massa — lei ha riservato, senza mostrare alcun rispetto per il corretto funzionamento delle istituzioni, la primizia delle sue analisi (che poi sono veri appelli da sceriffo del Far West ) ai « cittadini democratici » . dopo di ciò, lei viene qui con tutto lo stile di un gentleman inglese a recitarci un compitino, come fa ogni volta; lasciandoci per ultimi, noi parlamentari, mentre riduce la radiotelevisione (che ben vuole essere ridotta a questo) ad uno strumento di propaganda del Governo; e — spesso — nemmeno del Governo, ma delle sue personali sensibilità; dei suoi momenti di fatica. stiamo attenti a non parlare, come si fa da questi banchi, di « stupefacenti » slogans o persone, perché devo dire, signor ministro, che molto spesso, quando lei per giorni interi parlava alla RAI-TV di « indiani metropolitani » , di « fricchettoni » , e così via , mi sono chiesto se, in ipotesi, facendo una foto col flash al suo volto e pubblicandola su un' altra pagina di cronaca nera, non avremmo potuto dire che, anziché essere drogato di fatica, com' era, perfino lei lo fosse di altro. la prima cosa di cui dobbiamo dolerci, quindi, è questo atto di violenza alle istituzioni e di mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento. se ogni tanto, signor ministro, lei sente l' urgenza di comunicare nei confronti del paese, ella ha il dovere e la possibilità di usare gli strumenti che la Costituzione le assegna, non altri: ella può in qualsiasi momento venire a comunicare al Parlamento qualcosa di grave: saremo lieti e grati di poter ascoltare qui i suoi eventuali appelli alla ragione, i suoi appelli ad un intervento pronto contro la violenza, piuttosto che alla Rai-TV quelli all' esasperazione. per quanto riguarda le violenze specifiche dell' università di Roma, sono pronto ad offrire qui, una volta di più, una provocazione calibrata; ad offrire, per il breve periodo, una occasione di linciaggio nei confronti degli « indiani » che anche noi siamo, dei « fricchettoni » radicali e degli altri dei quali ella parlava con una punta di razzismo. avrei deprecato, e deprecherei infatti, quel ministro radicale che, nell' esercizio delle sue funzioni, parlasse di alcune componenti a lei vicine come dei « bacchettoni » o con altri termini di questo genere, invece che definirle credenti o clericali. a Roma sicuramente, da una parte e dall' altra, esistevano inquinamenti di violenza, di disperazione e sopraffazione, ma il liquidare venti o trentamila studenti, liquidare quello che lei stesso riconduce, secondo le sue parole, alle « angosciose condizioni » dello studente e dei giovani di oggi, riducendo ogni questione a fatti deteriori o di irresponsabilità, di folclore cattivo o di violenza prevaricatrice, è cosa che mi induce a riflettere: ebbene, io, non violento , so benissimo che, di fronte alle situazioni drammatiche in cui le nostre istituzioni statuali stanno cadendo, finisco con il riconoscermi maggiormente nella parte di chi esercita non l' inerzia, non il quieta non movere , non quegli atteggiamenti politici della sinistra o della destra di quest' Aula, per i quali ci si alza a dire che siamo tutti responsabili, nel momento in cui queste violenze accadono. siete voi, invece, che da anni le legittimate, tutti! solo quando queste violenze avvengono, venite poi a recitare il mea culpa dicendo: « certo, lo Stato... » lo Stato, si dice, non si muove a sufficienza; il Parlamento non ha fatto abbastanza. io non concordo nemmeno con i miei compagni violenti nell' assumere come capro espiatorio il ministro Malfatti, che non c' entra o c' entra ben poco! io ritengo che questa gente si muovesse giustamente e contro qualcosa che l' onorevole Preti depreca quando accade a suo figlio, in modo eccezionale, mentre ogni giorno accade a tanti, sistematicamente, per violenza delle istituzioni. nel nostro paese solo una piccola percentuale di studenti può sostenere esami: solo una piccola percentuale può frequentare le lezioni; per vostra colpa solo il 15 o il 17 per cento degli iscritti all' università di Roma può frequentare un istituto concepito dal fascismo per circa trentamila studenti (ed oggi vi possono studiare solo 25 mila studenti circa). voi non consentite, non consentite mai quello che l' onorevole Preti si duole non essere consentito, per un solo giorno, a suo figlio! ciò a causa di questa o quella disperata reazione? da non violento , io sono più vicino al « violento » in errore. signor presidente , affermo e ripeto che mi sento più vicino oggi alla violenza scoperta e quindi facilmente condannabile e superabile di alcuni che all' inerzia e alla vostra politica ufficiale. non mi riferisco alla violenza di « via dei Volsci » ; ma ad altri compagni. e la confronto con la violenza sorniona e molto spesso incosciente e inconsapevole, ma molto più grave, rappresentata dalla cosiddetta vostra « lentocrazia » , che è violenza continuata, decennale contro la Costituzione ed i diritti fondamentali del cittadino. non ho nulla da eccepire sul comportamento della forza pubblica (in quei giorni, anche se sono in attesa di risposta, signor ministro, per sapere qualcosa sul comportamento della « sua » forza pubblica e sui metodi da « commissario Santillo » (il Santillo di allora...) per quel che riguarda gli incidenti di piazza Indipendenza : essa va inserita all' interno di questa situazione della quale lei oggi ci parla. certo, le incursioni del FUAN nella facoltà di giurisprudenza avranno suscitato commozione a sinistra, ma certo hanno commosso molto di più e turbato quei fatti, sui quali non solo noi ma il giornale La Repubblica ed i giornali italiani attendono una sua risposta altrettanto minuziosa e già tardiva. per una volta — se crede — glielo concediamo: vada di fronte al video, in fretta, come ella ama fare, per fornire le risposte attese e per spiegarci come era mai possibile che in piazza Indipendenza , come 8 o 10 anni fa, vi fosse gente che sparava credendo che l' altro non fosse un poliziotto ma un appartenente a « Lotta Continua » , perché avevate infestato la zona. troppa gente armata, che non si poteva riconoscere come polizia! sulla vicenda, di per sé, del giorno in cui Lama ha parlato, non mi interesso più molto. non darò a Lama la solidarietà che gli ha dato qui Costamagna; osserverò solamente che Di Vittorio , forse, non avrebbe avuto bisogno di servizi d' ordine; ma questo non ha qui importanza. è marginale, mentre quello che è importante è scarnificare fino all' essenziale i fatti per individuare qual è la fonte delle violenze di questi giorni. questa fonte è nel violento impedimento istituzionale contro il diritto allo studio e al lavoro dei più, del quale ho già parlato. signor presidente , credo di essere il primo oggi a concludere senza un suo richiamo, dicendo al ministro dell'Interno che in questo momento non mi interessa tanto, da parlamentare radicale, il pur grave momento al quale abbiamo ricondotto la nostra attenzione sui fatti dell' università di Roma, quanto ancor più e solamente il fatto che il Parlamento è da lui trattato sistematicamente in un modo che, a mio avviso, è offensivo per il Parlamento stesso. chiedo scusa al presidente: è una mia opinione di parlamentare, e non di parlamentare radicale. questa è violenza, e fonte di violenza. a questi meccanismi dobbiamo tenere più ferma attenzione che non ai disperati e più evidenti tipi di violenza che sono una risposta inadeguata, ed in questo sbagliata, alla vostra violenza, alla vostra sordità, all' inadeguatezza della stessa sinistra perbene, oltre che all' inadeguatezza più naturale e logica del resto della maggioranza di questo nostro Parlamento.