Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 9 - seduta del 09-08-1976
1976 - Governo III Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 9
  • Comunicazioni del Governo

signor presidente , onorevoli colleghi , signor presidente del Consiglio , rivolgendomi direttamente a lei, onorevole Andreotti, credo corretto avvertirla che, anziché fare riferimento al suo discorso di presentazione alle Camere, mi riferirò alla sua replica al Senato. ritengo corretto da parte mia agire in questo modo, e ritengo corretto avvertirla che mi occuperò esclusivamente del quadro politico , sia perché del programma si occuperanno altri colleghi del mio gruppo, sia perché, grazie alla sua replica al Senato, il discorso tra le parti politiche sul quadro politico , sul quale poggia o dovrebbe poggiare questo Governo, ha assunto l' importanza prioritaria che io credo meritasse. anzi, a questo riguardo, signor presidente del Consiglio , io credo di aver diritto ad invocare la sua riconoscenza, perché i giornali hanno dedicato un' attenzione più larga — e direi anche più simpatica — al suo discorso di replica in Senato che non alla sua piuttosto smorta e anodina presentazione alla Camera e al Senato. da quanto i giornali hanno pubblicato, si rileva che il suo discorso in Senato è stato dedicato al quadro politico anche, e soprattutto, in risposta a quella che è stata definita « la manovra » del partito che io ho qui l' onore di rappresentare. poiché la paternità di quella presunta « manovra » è mia personale, io la ringrazio per l' attenzione che ella ha dedicato a quell' argomento e penso che anche lei dovrebbe essermi grato per averle consentito, finalmente, di parlare di politica e non soltanto di programmi piuttosto generici ed evanescenti. ho parlato io stesso, signor presidente del Consiglio , di « manovra » — tra virgolette, naturalmente — perché questo è il termine che hanno usato tutti i giornali riferendosi al nostro atteggiamento e, più esattamente, riferendosi all' ordine del giorno che la direzione del nostro partito e i gruppi parlamentari della Camera e del Senato hanno, su mia personale proposta, approvato all' unanimità; ordine del giorno che pertanto esprime, con buona pace dei colleghi giornalisti, il pensiero e la volontà unanime del partito in nome del quale ho l' onore di parlare. « manovra » : signor presidente del Consiglio , chiariamo le cose; in fin dei conti , è anche un discorso di rapporti personali, naturalmente sempre sul piano politico. che cosa abbiamo pensato di poter realizzare con quell' ordine del giorno ? forse la caduta del suo Governo? onorevole Andreotti, all' interno del suo partito ci si sono provati in tanti — molto più importanti, molto più autorevoli, molto più bravi del sottoscritto e di tutta la destra nazionale in manovre di questo genere e non ci sono riusciti, né sembra che ci riusciranno. francamente no, signor presidente del Consiglio , non abbiamo l' ambizione di far cadere il suo Governo; sarebbe puerile, tanto più che quel Governo ha una solida maggioranza! per lo meno, non abbiamo l' ambizione di far cadere il suo Governo proprio in apertura: sarebbe poco gentile, poco corretto, poco avveduto. lo voglio vedere alla prova, questo storico Governo delle astensioni premeditate, questo Governo di svolta, come viene definito ormai un po' da tutta la stampa italiana. no, non ci proponevamo di far cadere il suo Governo. ci proponevamo, signor presidente del Consiglio , se posso far mia una sua espressione, di fare, nel nostro piccolo e dal nostro punto di vista , esattamente ciò che lei ha dichiarato di voler fare. ella ha annunciato un programma di Governo per rendere un servizio al paese; allo stesso modo noi annunciamo un nostro atteggiamento, un nostro modo di comportamento per rendere un servizio al paese o — se ella crede — alla nazione italiana, se vogliamo sollevare un poco il tono. noi, signor presidente del Consiglio , non ci siamo proposti un fine strettamente legato a questo dibattito, alle sue premesse ed alle sue conclusioni: ci siamo proposti un fine più vasto, in termini di « manovra » , se posso continuare ad esprimermi così. intendiamo stanarla, farla uscire dal silenzio, allo scoperto; devono essere messe in chiaro le autentiche posizioni di questo Governo, e ci pare che questo sia un discorso serio ed onesto. ella ha riconosciuto — come tutti del resto — che il discorso si trasferisce d' ora in poi dai partiti al Parlamento, nel quale nasce il Governo che ne esprime la volontà; in questo Parlamento si prenderanno le decisioni e si stabiliranno i rapporti fra le varie forze politiche . ebbene, in questo Parlamento ella avrebbe avuto il dovere di parlar chiaro: ma così non ha fatto, perché riteneva di non poterlo fare. noi l' abbiamo cordialmente costretto ad uscire allo scoperto. sicché, se questo fosse stato il mero fine della nostra « manovra » , avrebbero avuto ampiamente torto i giornali che hanno definito fallita la « manovra » del MSI-Destra Nazionale : tale « manovra » , in questo senso, è riuscita perfettamente. ella è uscito allo scoperto, e sono uscite allo scoperto — come mi permetterò di documentare rapidamente — un po' tutte le altre parti politiche che non lo avevano ancora fatto, e che non avevano denunziato le loro reali posizioni, le loro ambizioni e finalità. fino a quando non si è realizzata la « manovra » del partito che ho l' onore di rappresentare. ma noi avevamo ed abbiamo un secondo e più importante fine da conseguire: ritengo che lo abbiamo almeno inizialmente conseguito e sono qui per dire, a nome dei colleghi del mio gruppo, che lo conseguiremo fino in fondo, tenacemente e puntigliosamente. onorevole presidente del Consiglio , l' ordine del giorno approvato dalla direzione del nostro partito e dai gruppi parlamentari della Camera e del Senato le concedeva la possibilità di avvalersi della nostra astensione e — più esattamente — la possibilità di non cadere sotto l' ipoteca del partito comunista . tale documento deve essere considerato come una nostra posizione permanente, non solo da lei ma anche da tutte le parti politiche, e soprattutto dai colleghi democristiani. esso è il volto della destra nazionale in questo Parlamento, finché questo Governo si reggerà in piedi con questa singolare maggioranza. esso è il nostro vero atteggiamento di fondo. a prescindere dalla « manovra » , così definita, per quanto attiene ai primi passi di questo Governo. ella si troverà, con i colleghi della minoranza destinata a governare, di fronte all' ipoteca comunista con questo nostro permanente condizionamento, con questa nostra permanente ipoteca consistente in una nostra altrettanto permanente disponibilità sia per stanare il presidente del Consiglio ovvero altre parti politiche, sia per mettere i nostri voti a disposizione per un tentativo di risolvere — in termini che noi riteniamo razionalmente validi e positivi — i problemi sul tappeto in un quadro di alleanze alle quali il nostro paese è legato e di cui noi siamo — come lo siete voi — interpreti fin da quando quelle alleanze hanno avuto inizio. questo nostro atteggiamento permanente di ipoteca positiva, di ipoteca nazionale e di condizionamento positivo nazionale anticomunista, onorevole presidente del Consiglio , ella lo troverà dinanzi a sé ogni giorno, in Aula ed in Commissione. è un atteggiamento responsabile — ripeto — in termini assolutamente positivi, e senza contropartite, perché la contropartita è in sé, nei fatti; la contropartita ha un enorme peso agli occhi nostri ed a quelli di coloro che ci hanno dato la fiducia, ed anche agli occhi degli elettori che non hanno avuto fino in fondo il coraggio di votare per noi, pensandola tuttavia al nostro stesso modo. la contropartita è in sé, dicevo; lo si è visto quando il nostro partito, discriminato, ignorato ed emarginato, è salito di colpo proprio in virtù di questa nostra permanente ipoteca positiva, e purtroppo in seguito alla situazione di permanente ipoteca negativa che il partito comunista italiano è riuscito a collocare su questo Governo e sulla cosa pubblica italiana. si è visto l' enorme peso di questa contropartita nella grande e clamorosa attenzione che la stampa di tutti i colori è stata costretta a dedicare ad una « manovra » del nostro partito. cosa ci sarebbe piaciuto? si trattava non dico di un sogno, ma forse di un' ipotesi molto azzardata; comunque, ci sarebbe piaciuto trovare sulla nostra strada (si tratta di una strada, onorevole Andreotti, che percorriamo ormai da trent' anni quasi sempre all' opposizione, ma — come avrò modo di ricordarle più avanti — non sempre all' opposizione, appunto: ci siamo scontrati, ma ci siamo anche incontrati, onorevole presidente del Consiglio , in occasioni determinanti per lei, per l' Italia ed anche per noi); ci sarebbe piaciuto incontrare sulla nostra strada — dicevo — un presidente del Consiglio al quale fosse sembrata positiva la profferta di un partito nazionale che gli avrebbe consentito di dire agli alleati che nasceva senza il condizionamento del voto comunista. noi non le chiedevamo (non avremmo potuto chiederglielo e sarebbe stato ridicolo il farlo) di respingere altri voti; noi non abbiamo chiesto di discriminare alcun altro voto o di respingerlo: abbiamo chiesto soltanto di fare in modo che il voto comunista non risultasse determinante. siamo stati la cartina di tornasole delle sue reali intenzioni, dei suoi reali condizionamenti, dei suoi reali e vergognosi mercanteggiamenti di potere con l' estrema sinistra . abbiamo detto: « vedo! » . siamo stati i soli che hanno pronunciato questa parola nel vergognoso gioco delle parti che stava svolgendosi al coperto. tutto questo ci sarebbe piaciuto, così come sarebbe piaciuto a milioni di italiani che hanno votato per la Democrazia Cristiana ; sarebbe stato nell' interesse del nostro paese, e gli ambasciatori d' Italia — tornerò su questo argomento — non sarebbero costretti, in questo momento, a tentare di chiarire il suo atteggiamento che — purtroppo — è apparso anche eccessivamente chiaro a seguito della nostra azione; e l' Italia oggi non correrebbe — o lo farebbe in minor misura a seguito del contributo positivo e disinteressato offerto dai nostri gruppi parlamentari — i rischi mortali che sta purtroppo correndo. questi rischi non ricadranno certo su di lei, sui colleghi delle altre parti politiche o su di noi, ma sul risparmiatore italiano, sul cittadino italiano, sull' italiano medio. questi, forse, non riuscirà a rendersi conto neppure dei motivi reali per cui un presidente del Consiglio ha voluto a tutti i costi « impiccare » ad un voto comunista, diventato determinante, un Governo che poteva nascere certo come un Governo delle astensioni o di attese più o meno benevole (o più o meno contrattate), ma comunque con quelle possibilità, di manovra che ella ha voluto o dovuto negare al Governo stesso nel momento in cui noi gliele, offrivamo: noi, infatti, siamo i soli in grado di offrirgliele, sia per motivi di meri calcoli aritmetici, e di rapporti di forza, sia per motivi politici, e cioè perché noi siamo inseriti, sin dalle nostre origini, nell' area di responsabilità occidentale ed atlantica nella quale invece non sono inseriti i comunisti. quindi, la nostra « manovra » è perfettamente riuscita, mentre non è destinato a riuscire il tentativo altrui di presentarci in forme diverse dalla realtà che sto enunciando. mi consentirà, signor presidente del Consiglio — è anche una mia abitudine dialettica — qualche rapida documentazione in merito alla verità di quanto sto dicendo. com' è logico, le testimonianze non le cerco in casa mia, ma in casa altrui, tra i nostri avversari. cito due tra i giornalisti più autorevoli in campo antifascista e addirittura della Resistenza, per quanto riguarda il primo. si tratta di Leo Valiani del Il Corriere della Sera , e di Carlo Casalegno, de La Stampa . sono due tra i più noti giornalisti, sia per essere ad un livello che io riconosco molto nobile e d' altra parte — per essere nostri accaniti e tenaci avversari, sia per essere, soprattutto il primo, più che un esaltatore, un testimone autentico e genuino della Resistenza. la polemica di Valiani a proposito della Resistenza, contro le interpretazioni socialistiche ma un po' eretiche di Renzo De Felice è anche troppo nota. bene, ella, signor presidente , del Consiglio, ha parlato della Resistenza, della Costituzione, del suo spirito, dei venti mesi dell' Assemblea costituente ; e Leo Valiani, venendo allo scoperto, in relazione al nostro atteggiamento e all' ordine del giorno , approvato dalla direzione del nostro partito, scrive sul Il Corriere della Sera , testualmente: « la Democrazia Cristiana non aveva interesse a mettere in rilievo in tutta la sua ampiezza la portata dell' accaduto; le conveniva minimizzarne il significato » . e per ragioni di convenienza che ha taciuto (si tratta di un' interpretazione benevola, espressa da Leo Valiani, che, comunque, faccio mia). il partito comunista sapeva che, se avesse cantato vittoria, da un lato avrebbe corso il pericolo di vedere respinto il suo apporto che, grazie alla cautela dimostrata, è risultato invece decisivo, mentre dall' altro lato avrebbe acceso speranze eccessive tra i suoi seguaci. e aggiunge Valiani (e ne parlerò più avanti): « il problema politico odierno è di non ricadere nei contrasti che 29 anni fa spaccarono l' arco costituzionale durante i 20 mesi » : onorevole presidente del Consiglio , non dopo la conclusione dei 20 mesi. contemporaneamente Casalegno ha scritto su La Stampa : « la svolta rappresentata dal terzo ministero Andreotti non consiste in una interpretazione nuova della Carta Costituzionale , ma nella rinuncia dichiarata all' isolamento del partito comunista e nella caduta della vecchia frontiera tra maggioranza e opposizione di sinistra. nessuna sottigliezza può cancellare il fatto che l' astensione dei comunisti in entrambe le Camere è determinante perché il Governo nasca e sopravviva, e quindi significa sostanzialmente un voto a favore e in qualche modo, condizionante » . onorevole presidente del Consiglio , entrambe queste note sono apparse non a caso il giorno dopo la presentazione e la illustrazione del nostro ordine del giorno . prima la Democrazia Cristiana aveva interesse a minimizzare, il partito comunista aveva interesse ad essere cauto, tutto l' arco cosiddetto costituzionale aveva interesse, per motivi diversi e concorrenti, talora addirittura convergenti e coincidenti, ad agire in pratica all' insaputa del popolo italiano , profittando del controllo di regime sulla stampa, profittando delle ferie, profittando di tutto. in altri tempi era utile la vittoria di Bartali al giro d' Italia; ora non c' è più bisogno di questa vittoria per controllare le reazioni dell' opinione pubblica , perché le controlla una stampa assolutamente infeudata al regime. stava per passare sotto silenzio questa grossa manovra, questo fatto storico, questa svolta di cui sembra vi vergogniate, visto che cercate di contestarla nel momento stesso in cui ne siete promotori. è intervenuto il MSI-Destra Nazionale , ha fatto da detector, e sono scesi in campo i più grossi esponenti giornalistici e politici del regime per chiarire quello che precedentemente non sembrava chiaro. è divertente, a questo riguardo, l' atteggiamento del partito comunista : il quale ha fatto anch' esso la manovra, ma l' ha fatta male, santa pace ! io pensavo, anzi continuo a pensare, che i comunisti siano nelle loro manovre studiosamente perfetti, precisi al millimetro. avete fatto male questa manovra: avete fatto finta di riunire — credo — la direzione del vostro partito per stabilire se astenervi dopo il discorso del presidente del Consiglio Andreotti; dopo di che io vado a scoprire che la redazione di Rinascita aveva terminato di comporre in tipografia, alle ore 8 di mercoledì mattina — giorno nel cui pomeriggio il presidente del Consiglio ha presentato il suo Governo alle Camere — il numero nel quale sarebbe apparso l' articolo del senatore Chiaromonte, in cui si affermava che l' astensione comunista era determinante per consentire al Governo Andreotti di ottenere la fiducia del Parlamento. santa pace ! noi siamo dei pivelli nei vostri confronti ma, se manovra è stata la nostra, la abbiamo fatta con maggior garbo e con migliore stile. abbiamo discusso sul serio, non abbiamo fatto finta di discutere e, anche se avessimo fatto finta di discutere per raggiungere il solito « unanimismo » (che mi viene qualche volta, magari a ragione, rimproverato), non saremmo stati così poco garbati nei confronti dello stesso presidente del Consiglio da chiudere la redazione, de Il Secolo d'Italia , in anticipo di 24 ore, con un articolo che annunciasse, come cosa già fatta, quelle decisioni che dovevano invece apparire come scaturenti dalle dichiarazioni del presidente del Consiglio . anche il partito comunista , pertanto, si è mostrato allo scoperto. quanto alla Democrazia Cristiana , intesa come partito, mi dovete consentire, onorevoli colleghi , una piccola osservazione che si riferisce al vostro quotidiano. Il Popolo del 6 agosto ha scritto testualmente, sempre in risposta alla nostra manovra: « ovviamente, se la questione si formula in termini computistici, si può agevolmente stabilire che il numero delle astensioni di un partito come quello comunista è determinante: ma la politica è cosa diversa dalla ragioneria » . sicché il vostro partito, che rappresenta la Costituzione nella maniera più autorevole (soprattutto ora che l' onorevole Andreotti è presidente del Consiglio ), ignora o finge di ignorare che la maggioranza e il computo delle maggioranze, delle astensioni e dei voti contrari sono disciplinati da uno degli articoli della Costituzione che in questo momento assume una certa importanza. non voglio ora dar luogo a dispute costituzionali, come si è fatto da parte di qualche organo di stampa. infatti, ritengo costituzionalmente validissimo un Governo che ottenga il numero necessario dei voti a favore anche se esso è determinato dalle astensioni. ma non ci si venga a, dire che questa è materia « ragionieristica » e che le astensioni dei comunisti sono determinanti per il loro numero. inoltre, il dire questo significa arrecare un' offesa mortale ai colleghi del partito comunista : è vero che essi costituiscono una « massa » , ma si tratta di una massa che ha una certa consistenza ed una certa importanza politica. io stesso ho molta stima di alcuni colleghi comunisti e ritengo che parecchi abbiano una loro personalità: non meritano certo di sentirsi dire da parte della Democrazia Cristiana , nel momento in cui il presidente del Consiglio si avvale dei loro voti, che sono considerati solamente come « palline rosse » sul pallottoliere della crisi. non sono solo palline rosse, onorevoli colleghi . anche il presidente della Camera è comunista e non è certamente un numero. l' onorevole Ingrao si è sempre distinto per capacità, per intelligenza, per bravura e per prestigio: non credo proprio che possa essere considerato un numero. allo stesso modo, non devono essere considerati numeri gli illustri colleghi divenuti presidenti di Commissioni parlamentari, né i comunisti che interverranno in questo dibattito. il partito comunista non è fatto di numeri. questa de Il Popolo è una versione non solo addomesticata, ma prostituente a livello intellettuale, concettuale e politico. scusatemi questo appunto forse, dovuto alla mia deformazione professionale, perché anch' io sono giornalista. il partito che si è più scoperto in relazione alla nostra « manovra » — e non ce ne siamo stupiti — è stato il partito socialista . ho letto sui giornali, addirittura, di un passo ufficiale compiuto dal presidente del gruppo senatoriale socialista presso il presidente del gruppo democristiano per ottenere a tutti i costi una pronta dichiarazione da parte del presidente del Consiglio . soprattutto Avanti! è intervenuto come fosse un elefante in un negozio di cristalli. Avanti! ! non è stato molto cauto, pur esprimendo la voce di un partito che dice di non far parte della maggioranza, di non aver ancora assunto una posizione di svolta e di essere disposto all' astensione per vigilare, scrutare, studiare per senso di responsabilità e non per imporre in questo momento la sua volontà. Avanti! ! infatti ha chiesto formalmente al presidente del Consiglio di non rispondere alla « richiesta insolente » del MSI-Destra Nazionale . è vero che questo è il Governo della « non sfiducia » , delle astensioni, del « non faccio, non vedo, non so, non dico » ma è un po' pesante che a questo Governo venga intimato, da parte di un partito di antica democrazia, come quello socialista, di non rispondere nemmeno all' unica opposizione che si sta manifestando. ho l' impressione che il partito socialista abbia un po' esagerato; noi non possiamo che ringraziarlo, poiché ha contribuito, in maniera determinante, a fare in modo che la nostra « manovra » — se così posso ancora chiamarla — avesse un determinante valore di chiarimento. mi sembra, quindi, che noi siamo riusciti largamente nei nostri intenti e soprattutto a dimostrare una cosa alla quale tengo moltissimo da tanto tempo : cioè, signor presidente del Consiglio , a dimostrare la totale infondatezza della solita tesi dello stato di necessità. per colpa di alcuni esponenti della Democrazia Cristiana , in precedenza, il titolo di « ante marcia » spetta senza alcun dubbio all' onorevole Moro e a molti altri. in questo momento tale titolo spetta all' onorevole Andreotti. il nostro paese è prigioniero — posso citare la data che ai colleghi della Democrazia Cristiana può interessare: 1962, congresso democristiano di Napoli — della logica aberrante degli stati di necessità. sulla base di uno stato di necessità, l' onorevole Aldo Moro riuscì allora a chiudere la Democrazia Cristiana nel cul-de-sac del centrosinistra, o — più esattamente — di una politica di apertura a sinistra fino al partito socialista , che avrebbe dovuto allargare l' area della democrazia ed isolare il partito comunista . sulla base dello stato di necessità del centrosinistra e dell' apertura a sinistra o, più esattamente sulla base dello stato di necessità di una apertura a sinistra configurata nella formula rigida del centrosinistra, la situazione politica del nostro paese e la stessa situazione interna della Democrazia Cristiana , di congresso in congresso, si sono irrigidite, chiuse, anemizzate; sicché il fallimento ormai definitivo di quella formula (se ne sono già svolti i funerali di « terza classe » !) ha significato il fallimento di tutto. la chiusura era stata tale e la logica della chiusura aveva operato in maniera tale che, quando la formula è stata considerata ufficialmente e definitivamente deceduta, tutti i ponti erano stati bruciati dietro le spalle, non era rimasto altro. vi era da sperare che, una volta fallita la formula del centrosinistra e dimostrata la dannosità della tesi degli stati di necessità per la stessa Democrazia Cristiana , quel partito non si cacciasse in un' altra avventura dello stesso genere, ma ancora più grave; perché questa volta lo stato di necessità non riguarda più, come in precedenza, il necessario apporto del partito socialista : oggi riguarda il necessario apporto del partito comunista . e vi era da sperare che la formula degli stati di necessità cadesse definitivamente, perché, onorevoli colleghi , vi è stato di mezzo il 20 giugno. ma, così come i 20 mesi — e ne parlerò un poco più avanti — dell' Assemblea costituente devono essere visti nel loro significato completo e complesso, anche il verdetto del 20 giugno deve essere visto nel suo significato completo e complesso. è verissimo: chi negherebbe che il 20 giugno ha portato innanzi in maniera formidabile, certo preoccupante per un avversario, certo esaltante per un sostenitore, le posizioni, le tesi, le fortune, le pressioni, i condizionamenti del partito comunista italiano? ma è anche vero, onorevoli colleghi della Democrazia Cristiana , è anche vero, onorevole Andreotti, che voi avete preso 14 milioni di voti, evitando con una certa souplesse il paventato sorpasso da parte del partito comunista ; e avete preso 14 milioni di voti in funzione di chiusura al comunismo, quanto mai solenne, quanto mai esplicita. è esattamente vero che avete parlato (non lo dico in tono di critica: per carità, io sono un anticomunista!) durante questa campagna elettorale un linguaggio non molto diverso ma anzi in certi casi identico al linguaggio « di crociata » , che usaste per il 18 aprile 1948. voi vi siete rivolti all' elettorato italiano nazionale, cattolico e anticomunista, pressappoco negli stessi termini (date le circostanze, e mutando taluni riferimenti di fondo) con i quali De Gasperi si rivolgeva il 18 aprile 1948 all' elettorato italiano, nazionale, cattolico e anticomunista. per la prima volta, nella storia elettorale di questi ultimi anni, voi vi siete rivolti in guisa diretta (lo avete fatto tutti e avete fatto benissimo, dal vostro punto di vista ) — parlo dei vertici della Democrazia Cristiana — vi siete rivolti — dicevo non più soltanto all' elettorato di centro, ma in maniera specifica, puntuale ed insistente, soprattutto nelle ultime settimane, negli ultimi giorni della campagna elettorale , all' onesto elettorato di destra. prima avete tentato, dal vertice, di dividere i nostri elettori in reazionari ed in emotivi, rivolgendovi con molto garbo agli emotivi e dicendo di voler scartare i voti dei reazionari (infatti tra voi reazionari non se ne sono mai visti!); poi l' onorevole Aldo Moro si è dimenticato della distinzione, d' altra parte ridicola (discriminazioni simili non si fanno alla base, soprattutto quando non si ha il diritto di farle al vertice e non se ne dà l' esempio dal vertice). comunque, avete rinunziato al ridicolo tentativo di discriminare il nostro elettorato e vi siete rivolti — ufficialmente, direi e comunque dalle più alte tribune elettorali — all' onesto elettorato di destra, perché desse alla Democrazia Cristiana la possibilità di battere il comunismo, perché il « compromesso storico » fosse respinto anche dall' elettorato (dal momento che così avevano detto di fare coloro che sono ai vertici della Democrazia Cristiana ), perché l' Italia non corresse pericoli, perché la nostra adesione alla società occidentale atlantica non corresse pericoli, perché gli stranieri non togliessero, sia pure ricattandoci (e ne parleremo dopo), i loro necessari, indispensabili aiuti al nostro paese. siete riusciti a muovere e a commuovere milioni di elettori; ci avete sottratto (e non può farmi piacere, lo dico senza rancore, da italiano a italiano: fossero stati consegnati in buone mani, quei voti, non mi dispiacerebbe!) un notevole numero di elettori indubbiamente nazionali, cattolici e anticomunisti. in questo siete stati aiutati dalla stampa di regime e, in particolare, da un giornale sul quale avrò l' onore, tra qualche minuto, di dire qualche cosa (perché è intervenuto molto pesantemente anche in quest' ultima vicenda). a questo punto, di tutto potete parlare, tranne che degli stati di necessità nei confronti della sinistra. questo, infatti, è il primo Governo dopo le elezioni e non è pensabile che, in un paese democratico, si voltino le spalle agli elettori con tanta rapidità. ero convinto — e non vi dispiaccia se l' ho detto anche nelle piazze e alla televisione — che avreste fatto il solito gioco postelettorale; che qualche mese dopo, un anno dopo o un anno e mezzo dopo, come accadde nel 1972, avreste voltato le spalle all' elettorato e avreste trovato i modi, i pretesti, i temi con i quali giustificare una voltata di spade. ma che in 15 giorni riusciste, questa volta, a compiere il miracolo del più grosso sovvertimento che si possa fare a danno dell' elettore, a danno dei suoi interessi e contro la buona fede di colui che vi si è affidato, questo neppure io, che sono diventato malizioso a forza di stare in vostra compagnia, onorevole Andreotti, potevo immaginarlo; non potevo immaginare un simile voltafaccia! non è possibile consentire — lo dico al presidente del Consiglio nel modo più garbato, ma anche nella maniera più ferma a questo Governo e a questo presidente del Consiglio il linguaggio dello stato di necessità. non può dire: « sono stato costretto » colui che è stato liberato, poche settimane fa, dalla volontà del suo popolo, dalla benevolenza e, magari, anche dall' ingenuità dei suoi stessi elettori. non può dire: « sono legato » chi è stato sciolto dai vincoli e chi aveva chiesto di essere sciolto dai vincoli. non può dire: « mi avete messo in prigione » a quegli elettori che hanno aperto la prigione con una chiave democristiana (ed io speravo che la potessero aprire con una chiave di destra)! io mi vergognerei, se non usassi il linguaggio che sto usando, se, nel clima che si è determinato, mostrassi di aver paura del comunismo: io che rappresento un partito a entità minima nei confronti della vostra presenza in Parlamento e del vostro potere fuori del Parlamento. noi non abbiamo le possibilità di difesa, anche personale, che voi avete; non possiamo difendere i nostri modesti — ed anche umani — interessi, le nostre stesse famiglie, dal pericolo comunista come potete fare voi contrattando, vendendo o smerciando. mi vergognerei proprio per questo, se il mio linguaggio fosse mutato dopo il 20 giugno! credo, anzi, che noi meritiamo la stima dei nostri stessi avversari, perché usiamo, dopo le elezioni, il linguaggio — potete considerarlo duro e aspro — che abbiamo usato per tentare di raccogliere voti. dove sono i vostri uomini che hanno usato un linguaggio forse ancor più poderoso del nostro per preservare l' Italia dal pericolo comunista? dove sono i famosi uomini della destra della Democrazia Cristiana , i « preferenziati » , i « beneficiati » ? dove sono coloro che , città per città, soprattutto nei grandi centri di opinione, hanno detto: « il voto a noi perché noi saremo in grado, elettori anticomunisti, di difendervi » ? dov' è la difesa a livello interno, a livello di politica estera ? dove sono codesti personaggi che la volontà dell' elettorato avrebbe creato? cosa dicono, non qui in Parlamento ove — per carità! — c' è la disciplina di gruppo, ma nelle sedi competenti del vostro partito? questi uomini come si esprimono dove fanno il loro dovere nei confronti di milioni di elettori che hanno creduto in loro? questi sono interrogativi inquietanti e non fanno parte di una manovra, onorevoli colleghi : questo è l' onesto linguaggio di un partito politico che paga duramente, che non è affatto stanco di pagare, che sa di dover continuare a pagare, ma che vorrebbe che qualcuno avesse il coraggio di usare lo stesso linguaggio che ha usato durante la campagna elettorale . sicché non vi fate illusioni circa il nostro atteggiamento, signor presidente del Consiglio : noi non siamo disponibili per renderle la vita facile, siamo qui per renderle la vita il più difficile possibile, fino a quando lei continuerà ad accettare — abbia contrattato o meno, poi ne parleremo — l' ipoteca comunista. siamo qui per fare il nostro dovere. sicché ripeto quel che ho detto: il vero volto del nostro partito, la sua anima — se posso così esprimermi, se ne ho il diritto, ma credo di averlo perché ne sento la sofferenza profonda — è nell' anima della destra nazionale, signor presidente del Consiglio , non è nei « commentini » dei giornali che, anche se sono di grande importanza, si comportano come La squilla di Sgurgola di sotto (e chiedo perdono ai cittadini di Sgurgola di sotto , se esiste). no, non siamo i duri, i molli, i manovrieri; no, siamo degli italiani i quali ritengono di fare il loro dovere, non so se in modo giusto o in modo sbagliato; e comunque ne siamo convinti. siamo degli anticomunisti fervidi, facciamo parte di quella grande massa massa, ma non numeri — di italiani nazionali, cattolici e anticomunisti i quali hanno portato avanti sin qui il nostro paese. non intendiamo prestarci a manovre come quelle che ella sta candidamente compiendo; e Dio l' aiuti nella sua fatica se per avventura ella si propone di liberarsi, dopo averla apparentemente accettata, dell' ipoteca comunista. bene, ogni qualvolta noi avremo la sensazione che ella se ne possa liberare, i nostri voti saranno a disposizione, soprattutto per quanto attiene ai grandi impegni internazionali del nostro paese e anche per quanto attiene ai grandi impegni che abbiamo tutti con il popolo lavoratore italiano, sotto il profilo di una retta interpretazione degli interessi economici e sociali da difendere. anche in ordine ai problemi del cosiddetto « ordine democratico » o « ordine pubblico » , come lo si voglia chiamare, saremo molto attenti, vigili e disponibili, senza ubbìe, senza fanatismi da parte nostra, con un senso della realtà che sapremo dimostrare in ogni occasione. se poi il Governo, come purtroppo appare da queste prime mosse, si è infeudato, si è legato al partito comunista e noi avremo l' onore di essere la sola opposizione, bene, faremo la « opposizione » , la faremo in Parlamento, la faremo nel paese con la massima decisione e al tempo stesso con la massima correttezza e, onorevole Andreotti, non creda di poterci emarginare con il ritorno a vecchi discorsi, che a me dispiace ella abbia fatto e che al suo posto non credo avrei avuto il cattivo gusto di fare per i motivi che mi permetterò di dirle. ora, onorevole Andreotti, le debbo dare qualche risposta che non è personale bensì politica, ma che, come dicevo poco fa, è anche in parte personale, perché io non dimentico di essere entrato in Parlamento per la prima volta nel 1948, non dimentico la sua figura allora di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio , non dimentico — ed ella che ha buona memoria e annota tutto certamente lo avrà annotato che per due volte in quei primi mesi, nel primo anno di vita parlamentare, io che ero già segretario di questo partito — poi per molti anni non lo sono stato e in seguito vicende dolorose mi hanno riportato alla testa, del partito — , io che mero un pivello (mentre ella, invece, era già molto esperto) per, due volte chiesi i suoi buoni uffici per poter avere colloqui con l' allora presidente del Consiglio De Gasperi , che molto democraticamente e molto rapidamente mi ricevette, senza discriminazioni e senza paure; non aveva paura di farsi vedere a colloquio con l' allora modestissimo segretario del neonato Movimento Sociale Italiano ; i colloqui avvenivano qui nella stanza della Presidenza del Consiglio . naturalmente mi sentivo una pulce, per carità, e quel che dicevo lo dicevo in nome di un partito che aveva raccolto il suo primo mezzo milione di voti (eravamo appena cinque qui dentro), però mi trovavo — e mi dispiace che ella abbia dimenticato l' insegnamento umano di quel maestro — di fronte ad un uomo che, essendo intemerato e non essendo possibile dubitare del suo passato e delle sue intenzioni, riceveva il segretario del Movimento Sociale Italiano , e che avrebbe certamente ricevuto (e avrà ricevuto chissà quante volte) il segretario del partito comunista , senza quelle ridicole preclusioni che avete messo in piedi soltanto per trovarvi un alibi alle vostre paure, soltanto per cedere, anche dal punto di vista del tratto umano, a condizionamenti, onorevole presidente del Consiglio , che non fanno onore a chi li esercita, ma meno onore ancora fanno a chi li subisce, mi permetta di dirlo. il mio discorso personale è finito qui, non ci tornerò sopra. desidero invece, perché ne ho il dovere, rispondere, a, quanto ella ha detto in Senato ai senatori del nostro gruppo e, in sostanza, al nostro partito, proprio in replica, alla cosiddetta nostra « manovra » . cito testualmente. lei ha detto: « il richiamo da me fatto all' Assemblea costituente ha non solo un valore sentimentale, ma il preciso significato di escludere ogni movimento che comunque si rifaccia al fascismo dal compartecipare al processo di evoluzione democratica dell' Italia » . signor presidente del Consiglio , il richiamo da lei fatto all' Assemblea costituente e ai venti mesi dell' Assemblea costituente richiede qualche commento. ella ha, ricordato, come data di inizio di quei venti mesi, il giugno 1946, e credo che come data finale si possa considerare il 1° gennaio 1948, giorno della entrata in vigore della Carta Costituzionale . è stato già osservato da taluno sui giornali, ma desidero ricordarlo anch' io, che quei venti mesi si divisero nettamente in due metà. infatti, vi divideste; l' « arco costituzionale » , che allora era poi il CLN, si spaccò, si infranse, andò ad infrangersi (riconosciamolo) contro la logica della storia. si infranse allora l' alleanza tra le potenze occidentali e la Russia sovietica . non si infranse contro il muro dello stalinismo, bensì contro il muro della logica storica che aveva messo insieme gli occidentali e i sovietici soprattutto nella lotta contro il nazionalsocialismo. spentosi il nemico che si doveva spegnere allora, l' alleanza riassunse i suoi caratteri, non di diversità o di eterogeneità, ma di contrasto di fondo. si trattava di un contrasto tra due civiltà. certo, quando Stalin incarnava l' una forma di civiltà (chiamiamola così rispettosamente), il contrasto presentava aspetti anche esterni, di superficie, di vetrina, più pesanti, drammatici addirittura; ma se oggi al posto del signor Breznev vi fosse il signor Stalin, credo che quel povero operaio comunista sarebbe stato assassinato dalla polizia comunista esattamente come è stato assassinato sotto il signor Breznev, perché rientra nella logica della « civiltà comunistica » che vi sia un muro, che vi sia la corrente elettrica lungo quel muro anche in tempo di pace, che vi siano delle guardie che sparano, sia pure in perfetta buona fede , servendo — o ritenendo di servire — così il loro tipo di civiltà. allora vi siete spaccati e non vi siete ritrovati più come civiltà. il contrasto permane. si parla, ed è bene che se ne parli, di distensione; è soprattutto bene che la pace mondiale sia preservata. ma nel momento stesso in cui ella, signor presidente del Consiglio , dichiara, come ha dichiarato in questa occasione, che la pace mondiale è stata salvata dall' Alleanza Atlantica , il venir meno all' interno del nostro paese ai fondamentali dettami che l' Alleanza Atlantica impone, significa accrescere i pericoli di turbamento della pace: non dico i pericoli di guerra, ma i pericoli di turbamento della pace. sicché, voi trascorreste una parte di quei venti mesi a braccetto; un « braccetto » relativo. qualche cosa abbiamo letto anche noi, tra gli studi che sono stati condotti, e, anche se eravamo giovani, abbiamo seguito, le cronache e i giornali. abbiamo inoltre letto i libri di critica storica più aggiornati. non si dica che avete trascorso molto piacevolmente insieme la prima parte di quei venti mesi, e questo vale soprattutto per gli ex « azionisti » . si verificarono, in quel periodo, episodi nei quali vi furono anche vittime umane, vittime democristiane della « ferocia » , si disse allora, comunista. poi vi fu la spaccatura. essa ebbe luogo (lo dico in forma garbata, rispettosa e tutt' altro che offensiva, onorevole Andreotti) perché qualcuno, da Washington, mandò a chiamare l' allora presidente del Consiglio italiano e lo richiamò alla logica della situazione, esattamente come ora altri richiamano, meno autorevolmente e meno fermamente (ma non mancheranno di farlo più fermamente, perché la logica dei fatti ve li costringerà) lei o un altro presidente del Consiglio al, rispetto della logica storica, della logica civile. al suo ritorno l' onorevole De Gasperi (lei, onorevole Andreotti, era allora sottosegretario, alla Presidenza del Consiglio , se non erro) congedò comunisti e socialisti, un poco sgarbatamente, un poco duramente. lo fece, seppe farlo, volle farlo, assunse il merito civile e storico di averlo fatto. poco tempo dopo, in occasione delle elezioni del 18 aprile 1948, condusse, la campagna elettorale soprattutto su, questo tema. ebbe la maggioranza assoluta alla Camera ed al Senato; ebbe addirittura la possibilità di governare da solo: altro che astensioni! volle tuttavia chiamare al Governo i partiti democratici: mal gliene incolse, nel corso dei tempi. ma successivamente, quando ebbe bisogno di solidarietà autentiche a livello internazionale, quando l' Italia si trovò in difficoltà nei confronti dei suoi alleati, quando De Gasperi fu abbandonato, da coloro che aveva beneficiato e voluto con sé al Governo, vi furono allora due occasioni solenni — la prima dello stesso De Gasperi , la seconda di colui che gli successe, nell' agosto del 1953 — in cui la salvezza fu trovata a destra, proprio per motivi di solidarietà internazionale, di solidarietà civile internazionale! io ero in quest' Aula e c' era anche lei, onorevole Andreotti, il 28 luglio 1953, quando Alcide De Gasperi , « pugnalato » da tanti dei suoi, stessi amici, in circostanze non oscure, si rivolse alla destra. sì, si rivolgeva soprattutto — direi direttamente e quasi unicamente — agli amici monarchici, non ancora uniti con noi in un solo partito; ma avevamo combattuto insieme, con gli amici monarchici, le battaglie amministrative del 1951 e del 1952, ed avevamo con essi concordato tesi di propaganda elettorale pressappoco identiche o molto simili: la lotta dura che da destra facemmo contro da « legge truffa » , così definita dalla estrema sinistra con la quale oggi vi mettete di accordo. ma l' appello di De Gasperi era indirizzato a tutto il settore della destra o, quanto meno, le barriere storiche in quel momento erano state superate da una ansia di salvezza nazionale che induceva il presidente del Consiglio , antifascista, « resistenziale » , direi anzi che costringeva, nobilmente, l' onorevole De Gasperi a rivolgersi ai soli settori dai quali poteva venirgli una parola di incoraggiamento. ed ancora, più avanti, quando il Governo Pella fu inventato dall' allora presidente della Repubblica — un presidente della Repubblica che non si limitava, a fare il notaio della crisi, ma riteneva di doversi assumere le sue responsabilità, nazionali e storiche — , fummo accanto a quel presidente del Consiglio . i risultati non furono negativi; vennero, anzi, considerati positivi da tutti quanti voi. si è parlato, anche da parte sua, onorevole Andreotti, con enorme mio stupore, delle vicende successive, delle vicende tambroniane. ma, onorevole Andreotti, noi abbiamo dato il nostro appoggio, in questo dopoguerra, se non erro, a governi presieduti da quattro diversi presidenti del Consiglio : al Governo Pella che ho ricordato, al Governo Zoli, a due governi Segni, al Governo Tambroni. cinque governi, dunque, hanno avuto la nostra fiducia, il nostro appoggio. tre di quei governi vedevano la sua nobile presenza, onorevole Andreotti. ella è stato beneficiario di nostri voti di fiducia , di nostri appoggi! ne è stato beneficiario molti anni fa, quando se fosse vero che siamo legati a determinate origini, anche umanamente, anche personalmente, vorrei dire anche fisicamente, anche esteticamente — per ciò che determinati valori rappresentano nella vita di un uomo, a detti valori eravamo più vicini! se Giorgio Almirante, dopo trent' anni , onorevole Andreotti, è ancora « il fascista » , perché è stato nella repubblica sociale , nel periodo che va dal 1953 (ho citato Pella) al 1960, è stato certamente molto più vicino a quelle origini! senza alcun dubbio, io sentivo quei motivi o quei richiami — se è vero quanto ella afferma nei miei e nei nostri confronti — molto più poderosamente di quanto non possa sentirli ora. sono passati trent' anni e, dopo trent' anni , ella rispolvera, onorevole Andreotti, una interpretazione che nemmeno i comunisti hanno mai dato della Costituente! neppure i comunisti hanno mai detto: « quei venti mesi ci videro insieme » ! farebbero ridere, se lo dicessero. ma come, non vi vantate nemmeno più di quel che nazionalmente avete fatto? il ricatto, il condizionamento comunista è così pesante sull' animo vostro da indurvi a vergognarvi — da indurre lei a vergognarsi del 18 aprile degasperiano? io il 18 aprile degasperiano ce l' ho ancora sullo stomaco, come ex segretario del partito! perché, con una autorità enormemente maggiore — mi perdoni — della sua di oggi e di quella di tutti i capi attuali della Democrazia Cristiana , De Gasperi ci ridicolizzò nelle piazze: prese la maggioranza assoluta e noi portammo, a mala pena, cinque deputati ed un senatore. immagini se io posso ricordarmi il 18 aprile 1948 come una data positiva della mia esistenza o della mia modestissima carriera di uomo politico , di segretario di partito! sono ancora mortificato, oggi per allora, perché mi ero illuso avendo visto, come al solito, le piazze piene, le luminarie, i consensi, gli applausi, la gioventù; e non me ne intendevo come adesso. ora so che cosa significano certe piazze quando poi si va alla resa dei conti in termini di voti! allora non lo sapevo, e ci rimasi malissimo. ma, proprio per questo, dovreste vergognarvi oggi di quel periodo: di far passare anche il 18 aprile, o comunque i mesi precedenti al 18 aprile, come una parte dei venti mesi trascorsi insieme con i comunisti. è un' interpretazione aberrante. ed è veramente aberrante che, per rispondere alla nostra manovra, ad una nostra richiesta di non farvi condizionare dal partito comunista , abbiate voluto regalare un pezzo di storia italiana, di storia « degasperiana » , al partito comunista italiano. onorevole presidente del Consiglio , mi meraviglio di lei, anche se mi ero convinto di non dovermi meravigliare più di nulla da parte sua in questo Parlamento e nei nostri rapporti politici. riferendosi al nostro partito, lei dice, in risposta al senatore Nencioni: « ... semmai un cambiamento c' è stato nel vostro partito, non è davvero in meglio, in quanto, innovando in una distinzione cui sembrava il suo partito tenesse, fate marciare sotto le vostre bandiere (persone che, con precise contestazioni giudiziarie, sono chiamate a rispondere di gravi fatti e di trame eversive. vi siete assunti gravi responsabilità, ulteriormente appesantite dall' altro rischio di fomentare un assurdo contrasto tra magistratura e forze armate » . onorevole presidente del Consiglio , lei è stato ministro della Difesa e si è assunto, in tale qualità, una pesante responsabilità, proprio consegnando non alla magistratura, ma ad un certo tipo di magistrato — il Tamburino ad esempio — altissimi ufficiali. a chi si è voluto riferire quando ha detto che determinate persone sono state presentate nelle nostre liste? io penso che lei possa essersi riferito al generale Miceli, che io mi onoro come segretario del partito, di aver presentato nelle nostre liste e sono lieto che sia stato eletto. non credo che ella abbia potuto riferirsi all' onorevole Rauti, vista la recente sentenza istruttoria del magistrato di Catanzaro; e ritengo che non pensasse al caso Saccucci, sul quale si è detto e si è fatto anche troppo e che, come ella sa, ho allontanato dal mio partito nel momento in cui, forse, sentimenti di solidarietà umana avrebbero anche potuto indurmi a comportarmi in guisa diversa. l' onorevole Miceli prenderà la parola in questo dibattito e pertanto lascio ovviamente e rispettosamente a lui la cura) di quanto avrà a dirle. se io mi intrattengo per un istante su questo argomento è prima di tutto per dirle amichevolmente: onorevole Andreotti ci vada piano con i generali! lei molti anni fa abbracciò un generale — anzi, maresciallo — molto vicino alla nostra parte, e il suo abbraccio voleva essere mortale in quella occasione. questa volta ella non fa tanti complimenti: non si tratta neppure di un abbraccio, ma di una pugnalata nei confronti di un alto ufficiale. ci vada piano con i generali, con le forze armate , lei che è stato per tanto tempo ministro della Difesa , e si renda conto che non è più possibile, in fatto, di cosiddette trame nere o eversive, sostenere le tesi che furono avvalorate soprattutto da lei, da ambienti a lei vicini e da ambienti vicini all' altro ministro che di queste cose si è occupato molto: l' ex-ministro, per fortuna nostra e dell' Italia, onorevole Taviani. onorevole Andreotti, lei è ridiventato presidente del Consiglio dopo alcuni anni e crede di poter usare a questo riguardo il linguaggio del 1972-73 quando — l' Aula era piena — si trattava di mandare sotto processo Giorgio Almirante. lei allora venne in Aula, scrisse financo una lettera al direttivo del gruppo della Democrazia Cristiana per invitare tutti i suoi deputati a votare a favore della concessione dell' autorizzazione a procedere nei miei confronti. anch' io votai a favore come lei ricorda probabilmente, perché ritenevo giusto ed utile poter essere giudicato dalla legislatura in ordine al gravissimo reato imputatomi: si trattava di un reato di opinione, di pensiero e di organizzazione, è vero, ma pur sempre in relazione ad una opinione e ad un pensiero (si potrebbe perfino dire, io credo legittimamente, ad una idea). ebbene, io credevo giusto ed utile che la magistratura mi giudicasse. è accaduto però, onorevole Andreotti, che la magistratura non mi ha neppure interrogato; è accaduto però che, durante la scorsa legislatura, la provocazione organizzata contro il nostro partito, onorevole Andreotti, da parte sua e di altri, è esplosa, e si è visto chiaramente a cosa tendesse. malgrado tali tentativi, siete riusciti soltanto a portarci via qualche voto, ma questo è avvenuto grazie all' uso, da parte vostra, della tecnica della paura del comunismo. eppure, spazzati via quasi tutti gli altri partiti, noi siamo rimasti in piedi ed anzi abbiamo registrato l' adesione di uomini liberi, provenienti dalla Resistenza e dall' antifascismo, che ci onoriamo di avere con noi e che si onorano di essere con noi. ella potrà dire che è cambiato poco o è cambiato in peggio: ma il nostro partito è il solo partito che ha camminato. sta agli elettori giudicare se abbia camminato bene o male; ma se c' è un partito che in questo dopoguerra, e soprattutto in questi ultimi anni, sta camminando, sta ponendo in atto poderosi processi di autocritica e, di discussione interna, stava svecchiandosi, sta modificando molti dei suoi vecchi criteri di comportamento, giusti o sbagliati che fossero, questo è proprio il nostro partito. lo vorrei che negli altri partiti vi fosse un eguale margine di libertà e capacità di movimento. ma vedo che ella, onorevole Andreotti, quando vuol parlare di politica, si riferisce al 1946, fa i discorsi della nonna e, su queste basi, partendo da tesi che non interessano più nessuno e da temi che saranno validissimi per gli storiografi ma non servono certamente per dibattere sui problemi attuali e sui reali interessi del paese, ella ritiene di poter giudicare il nostro come un partito che non è cambiato o, semmai, è cambiato in peggio. per quanto riguarda le cosiddette trame, la invito, onorevole Andreotti, a fare attenzione. vi è in atto un notevole processo di revisione a proposito delle trame e dei loro responsabili. la tesi del « delitto di Stato » , che sembrava provocatoria fino a qualche hanno fa, e che veniva sostenuta, per la verità, spesso dalle sinistre e qualche volta, timidamente — perché non avevamo prove — da parte nostra, oggi comincia ad assumere una diversa consistenza. onorevole Andreotti, ella avrà certamente letto il promemoria redatto dal giudice Arcai, in risposta (a coloro che lo hanno allontanato perché scomodo. ella avrà letto che il suo collega onorevole Taviani comincia ad essere invischiato in queste vicende, fino al punto da configurare la possibilità di una sua incriminazione. ella ritiene, onorevole Andreotti, che non possa accadere che la commissione inquirente si occupi di queste faccende? ella è proprio sicuro che tale Commissione non sarà chiamata ad occuparsi anche del suo comportamento, come ministro della Difesa ? io, al suo posto, non ne sarei così sicuro. sono infatti ancora da accertare le responsabilità in ordine al sistematico smantellamento di quelli che mi sembra il generale Miceli definisca esattamente non già i servizi di informazione della difesa, ma i servizi di sicurezza dello Stato. sono molti anni che questo processo è stato avviato e non è sua, onorevole Andreotti, la responsabilità iniziale: ella ha, seguito una via tracciata da altri. dai tempi del povero generale De Lorenzo ... onorevole Pannella, qui si sta svolgendo un dibattito. pretendevate di venire in quest' Aula per ascoltare il coro conformistico inneggiante ad Andreotti e a Berlinguer? voi sfilate in piazza con i cartelloni, noi esprimiamo le nostre idee in quest' Aula, onorevole Pannella! noi portiamo serie argomentazioni, e le sue chiassate non ci fanno paura. impari ad ascoltare! sono trent' anni che noi conduciamo un' opposizione seria in questo Parlamento. le buffonate non ci interessano. come stavo dicendo, signor presidente del Consiglio , sono troppi anni che contro i servizi di sicurezza si pongono in essere oscure manovre. ricordo i tempi del povero De Lorenzo , li ricordo con rispetto e credo che questo rispetto sia dovuto alla sua memoria, poiché, fra l' altro, egli è stato un mirabile comandante generale dell' Arma, dei carabinieri, come ben sanno i militi della « benemerita » , che lo ricordano con commozione. stavo anche per rilevare, prima che fossi interrotto, che l' epoca cui è legato il ricordo del generale De Lorenzo coincide con quella del compianto onorevole Segni. penso che anche questa memoria, almeno, dovreste rispettarla. è proprio da allora, dall' attacco che fu portato non tanto contro il generale De Lorenzo , quanto contro l' onorevole Segni — poiché il primo « golpista » o indiziato come tale, fu proprio l' onorevole Segni — che ha avuto inizio, soprattutto da parte del partito socialista e di certa stampa infeudata a tale partito ed anche al partito comunista , una manovra, che lascia sporgere evidenti ramificazioni internazionali, contro i servizi di sicurezza dello Stato italiano. la manovra continua: prima ha colpito Segni e De Lorenzo , e poi ha colpito Miceli. attenzione, perché — ripeto — fino a qualche tempo fa, fino a qualche anno fa eravamo, all' oscuro di tanti avvenimenti. non voglio fare allusioni che la preoccupino, ma mi riferisco a un documento, poiché ormai è stata pubblicata l' inchiesta Arcai sui precedenti della strage di Brescia. se avessi detto queste cose, non so, un anno fa, in piazza o in Parlamento, avrei suscitato chissà quali urli, deplorazioni e disapprovazioni, mentre ora posso dire tranquillamente che l' allora ministro dell'Interno Taviani aveva inviato a Brescia un personaggio che faceva l' agente provocatore, che consegnava materiale esplosivo a giovani della destra extraparlamentare e poi indicava ai carabinieri dove quei giovani avrebbero potuto essere sorpresi, e li faceva arrestare. l' agente di Taviani — democristiano, il segretario amministrativo della sezione democristiana di Sampierdarena teneva contatti con un socialdemocratico, certo Orlando, braccio destro di Fumagalli, capo del MAR, antifascista, partigiano, « mangiafascisti » , eccetera. tutti insieme avevano un progettino, che per fortuna non è stato realizzato: quello di determinare una strage in piazza del Duomo a Milano il 10 di maggio del 1974, giorno di chiusura della campagna elettorale per il referendum. avrebbero dovuto sparare all' impazzata prima contro il comizio missino, poi contro il comizio comunista, dando l' impressione che i comunisti ed i missini si sparassero a vicenda , per poter poi dare a qualcuno l' incarico di intervenire con la maniera forte. se avessi detto queste cose qualche tempo fa, non solo non sarei stato creduto, ma mi avrebbero dato del provocatore. ora le posso dire, sono scritte, recano la firma di un giudice (di un magistrato che è stato allontanato dalla sua sede, anche se non dalla magistratura) e si possono dire, onorevole Andreotti. chissà quali altre cose si potranno, dire tra qualche tempo; quindi una certa prudenza, prima di accusare il partito che ho l' onore di dirigere di complicità, diretta o indiretta, con le cosiddette « trame » ! a questo riguardo, vorrei parlare di qualcosa che può sembrare un fatto personale , ma non lo è. faccio questa domanda soltanto per informazione. ella è stato ministro della Difesa , è diventato presidente del Consiglio con l' appoggio determinante delle sinistre, e « spara » contro di noi le trame eversive. ebbene, si dà il caso che sia diventato ministro della Difesa qualcuno che forse ha delle spiegazioni da dare. io leggo, badate: leggo su Il Manifesto , non le ho scritte io, queste cose. vorrei che lei mi rispondesse, non dico ora, in sede di replica, ma anche in seguito; vorrei che desse qualche risposta per lo meno a se stesso . « durante. una campagna elettorale , quando era sottosegretario alla difesa, l' onorevole Lattanzio fu scoperto mentre si serviva di automezzi e uomini dell' esercito per i suoi volantinaggi. intervenne — scrive sempre Il Manifesto , un po' sgarbato il gorilla del sottosegretario contro il fotografo che aveva ripreso la scena; ma non la procura, dove il nostro ha coperture adeguate. fu sottosegretario alla difesa, dunque: quando? nel terzo Governo Rumor, nel primo Governo Colombo, nel primo e nel secondo Governo Andreotti, proprio nel bel mezzo delle trame nere . e di che si occupava? sovraintendeva al Sid » . questo scrive Il Manifesto . ella avrà modo di rispondere. ritengo che l' onorevole Moro possa essere interessato a questa vicenda, che nella sua circoscrizione elettorale può sollevare un certo interesse. quindi, onorevole Andreotti, penso che un' altra volta, rispondendo a noi, dovrebbe essere più garbato e più attento, lei che pure di regola, lo è tanto. chiedo ora perdono ai colleghi se per un minuto mi occupo di una vicenda che non è strettamente parlamentare, signor presidente ; ma si tratta di un commento molto autorevole, fatto dal giornalista Montanelli sulla nostra cosiddetta « manovra » . credo infatti che in quest' Aula si possa anche — sia pure garbatamente, ma documentatamente — rispondere alla stampa quando essa interviene nelle nostre vicende, come in questo caso. ecco, il giornalista Montanelli è un altro personaggio che ha tutte le carte in regola per fare l' antifascista (ante marcia, per carità! e chi l' ha mai visto nel campo opposto, dall' altra parte della barricata?). è un pioniere, addirittura. è veramente singolare, onorevole Andreotti, che i suoi aiutanti in questa manovra contro di noi abbiano tutti quanti « molti pallini nelle ali » , se mai ali hanno avuto. comunque, son passati trent' anni ; e chi pensa di rimproverare Montanelli per gli atteggiamenti encomiastici di oltre trent' anni fa? sarebbe di pessimo gusto; oltre tutto, farei capire alle belle signore qual è l' età vera di Montanelli: esse lo ritengono giovanissimo, data la sua baldanza, la sua capacità salottiera. quindi era probabilmente suo padre che assumeva determinati atteggiamenti, che farebbero arrossire oggi una collegiale; non può essere lui, non può essere Indro Montanelli. ebbene, Indro è arrivato a scrivere, a proposito della nostra cosiddetta « manovra » , del nostro atteggiamento, che gli altri partiti — cioè tutti quanti voi — « lasciarono cadere in disuso la legge Scelba che, in nome di quel tale articolo della Costituzione, è una norma transitoria » . onorevole Montanelli... mi scuso: dottor Montanelli (dimenticavo che il collegio senatoriale non glielo hanno dato), lei dice che quel dato articolo della Costituzione decretava lo scioglimento del Movimento Sociale Italiano . no, la legge Scelba non ha mai decretato, né potrebbe decretare, lo scioglimento del Movimento Sociale Italiano . anni or sono (se volete la precisazione, colleghi giornalisti, era il 1961), un illustre senatore presentò in Senato un ordine del giorno e una proposta di legge con la quale si proponeva lo scioglimento immediato del Movimento Sociale Italiano . quell' ordine del giorno e quella proposta di legge furono respinti dalla quasi unanimità dei senatori, con il voto unanime di quelli democristiani, i quali erano contrari ad un provvedimento evidentemente arbitrario che — oltre tutto — non sarebbe servito a nulla nel 1961. né servirebbe oggi o domani perché i casi sono due: o si continua, come tutti vogliamo (e credo lo vogliano anche i comunisti), in un regime pluralistico, e allora non vi è la possibilità fisica di sciogliere un partito politico (si può cancellare un' etichetta, ma non sciogliere un partito con un così grande numero di sostenitori); oppure si tratta della misura numero uno, seguita dalle misure due, tre e quattro. e allora mettetevi tutti in nota, perché se qualcuno desse retta a Indro Montanelli, io penso che i giorni di altri partiti sarebbero contati, con la differenza che il nostro partito rinascerebbe immediatamente, avendo un autentico e genuino consenso di base, slegato da qualsiasi considerazione di interessi, mentre altri partiti, fuori da un clima di potere, penso non avrebbero facile possibilità di nascere o di rinascere. quando poi il giornalista Montanelli, insieme con altri, scrive che noi, in quest' ultima circostanza, siamo serviti « a rendere per Andreotti condizionante l' astensione del partito comunista » e che « gli elettori missini hanno avuto la prova lampante che il loro voto è utile solo quando serve ai comunisti per rovesciare un Governo » , io lascio la risposta — siamo tra giornalisti — a due colleghi, che hanno avuto l' amabilità di replicare con grande intelligenza: Alberto Giovannini ed Enrico Mattei. Alberto Giovannini ha scritto due cose, la prima piena di spirito e di garbo, la seconda molto pesante, che io non direi se non l' avesse scritta lui, perché mi sentirei, per i motivi che vedrete, un poco a disagio. Giovannini ha scritto: « non credi, caro Indro, che, repellendo la possibile astensione della destra, la Democrazia Cristiana ha inteso anche farsi perdonare l' elezione dei Rossi di Montelera — e dei De Carolis perpetrata dietro tua istigazione? » . io ho grande rispetto — anche se non ho ancora il piacere di conoscerli personalmente — per gli amici De Carolis e Rossi di Montelera e per quanti altri sono stati eletti nelle file della Democrazia Cristiana con motivazioni anticomuniste e di destra. e dico loro: visto che dovete farvi perdonare i voti democristiani che avete preso e che sono incollati al partito comunista , la risposta ad Indro datela voi; ne siete i beneficiari e allora avanti, salvatelo dal mare di ridicolo in cui sta cadendo, quest' uomo che ha detto di voler portare in Parlamento gli uomini nuovi che avrebbero sconvolto il sistema. dategliela voi, una giustificazione, al caro Indro! Giovannini ha poi scritto una cosa più grave, onorevole Andreotti: « quando sento chi come te (replica sempre ad Indro Montanelli) parla ancora di arco costituzionale da accettare, da un lato, e di impegno anticomunista dall' altro, mi torna alla mente il proclama di Badoglio la sera del 25 luglio: l' Italia è fedele alla parola data, la guerra continua e continuerà fino alla vittoria. attendo solo di vedere chi sarà, tra tutti i guerrieri stanchi, quello che firmerà la resa » . auguriamoci, onorevole Andreotti, che non sia lei o che non sia già stato lei. Enrico Mattei garbatamente scrive: « Berlinguer può far vivere un Governo dandogli la sua non sfiducia; Almirante, dandogli la sua non sfiducia, può ucciderlo. ma a questo punto non è più possibile sostenere che la nostra è una democrazia non intelligente: bisogna proprio dire che è una democrazia cretina » . io non so a chi abbia alluso Enrico Mattei quando ha parlato di « democrazia cretina » , ma siccome a noi voi negate l' appellativo autentico di democratici, allora in questo settore i « cretini » non siedono. scegliete, fra uomini politici e giornalisti, chi abbia in questi giorni detto e scritto le più grosse ed assurde cretinerie, e di cretinerie si tratta secondo un autentico giornalismo di opinione che, per fortuna, sussiste ancora nel nostro paese, malgrado il regime. mi avvio rapidamente alla conclusione, trattando una questione fondamentale per il nostro dibattito, quale è la politica estera . ho detto inizialmente, onorevole Andreotti, che avevo coltivato un sogno, quando, insieme con tutti gli amici qui presenti, avevo inventato la cosiddetta « manovra » . il sogno era il seguente: che si potesse dire, da parte di un Governo della Repubblica italiana in un momento così grave, agli alleati dell' Occidente: « stavamo per cadere sotto l' ipoteca comunista, ma non l' abbiamo accolta; siamo stati nella condizione di non subirla perché un partito con il quale non abbiamo alcuna forma di collaborazione sul terreno politico, economico o sociale, un partito cui in termini (di potere non intendiamo concedere nulla, ci ha concesso a sua volta, senza condizionamenti di sorta, la possibilità di non dipendere dal partito comunista » . quel sogno è andato a farsi benedire, ma, onorevole Andreotti, ho l' impressione che ella abbia cominciato a trovarsi in qualche difficoltà, se sono vere le notizie che abbiamo appreso, dai giornali tra ieri e oggi. in particolare, come ella ben sa, onorevole Andreotti, corre una notizia diffusa da tutte le « veline » distribuite in questi giorni alla stampa di regime: si dice che il ministro degli Esteri , onorevole Forlani, stia per trasmettere, attraverso le ambasciate, ai capi di governo stranieri nostri alleati, il testo del discorso programmatico del presidente del Consiglio dei ministri , per tranquillizzare ed evitare che apprensioni diffuse acquistino consistenza. da parte comunista si è rilevato, in un giustissimo corsivo su L'Unità , che è perfettamente normale che gli ambasciatori trasmettano il testo del discorso del nuovo presidente del Consiglio dei ministri ai capi delle potenze alleate e che, pertanto, se se ne parla sui giornali significa che c' è qualche cosa di più grave e più serio che bolle in pentola . negli ambienti giornalistico-parlamentari si vocifera ancora che domani, nel suo discorso, l' onorevole Berlinguer dedicherò una larga parte (mi auguro che sia così) del suo intervento ai temi di politica estera , per riprendere, nei confronti (delle dichiarazioni del cancelliere Schmidt in relazione alla conferenza di Portorico, la polemica sulle « intromissioni scandalose » all' interno del nostro paese. onorevoli colleghi , quando parlo di questi problemi mi viene in soccorso la Pravda prima, dell' onorevole Berlinguer, ed è molto significativo. riprendo la notizia da un giornale con il quale non credo di avere amichevoli rapporti: lo faccio apposta perché la documentazione sia valida. riprendo da Il Messaggero quanto pubblicatovi: volevo riprenderlo da L'Unità , ma mi sono accorto che questo giornale riporta la notizia all' ultima pagina, con scarso rilievo e tagliando qualche frase. allora mi riferirò a Il Messaggero , come ho detto, e chiedo scusa ai colleghi comunisti se cito la Pravda attraverso quel giornale e non attraverso L'Unità , come sarebbe più giusto; ma sono loro che esercitano una certa censura interna: forse la dottrina Breznev consente almeno questo al partito comunista italiano. « la Pravda scrive che il Governo Andreotti è per certi lati più a sinistra delle posizioni tradizionali della Democrazia Cristiana , in particolare per quanto riguarda certi problemi di politica estera . Andreotti ha manifestato la volontà di sviluppare le relazioni con tutti gli Stati, a condizione che questi rispettino la sua sovranità e la sua dignità nazionale. l' intesa atlantica ai danni dell' Italia è scandalosa. nel complesso — commenta Il Messaggero — quello della Pravda è l' articolo più positivo, finora apparso a Mosca per un governo italiano » . teniamo conto del fatto che, pochi giorni fa, il signor Breznev si era espresso, personalmente, attraverso una intervista apparsa ancora sulla Pravda, contro le ingerenze straniere occidentali nei confronti del governo italiano . vediamo un poco, signor presidente del Consiglio , sia pure sinteticamente, di esaminare questo problema. ritengo che noi si abbia due titoli per esaminarlo con molta serenità e anche con una qualche autorità morale. il primo titolo ci deriva da quella che, di solito, costituisce un' accusa nei nostri confronti. infatti, fra le tante, ci si dice che siamo nazionalisti, addirittura isteronazionalisti; ci si dice che pronunciamo alcune parole ancora con la lettera maiuscola, con una certa retorica nazionale e tipica, più ancora che del nostro partito, del nostro linguaggio, del nostro modo di essere , delle nostre tradizioni. pertanto, mi sembra che in questa fattispecie sia un titolo, di insospettabilità prendere posizione in ordine ad un passo, che potrebbe anche apparire insolente, come quello del cancelliere tedesco Schmidt nei confronti del nostro paese e del nostro Governo. abbiamo poi un altro titolo, se non le dispiace, onorevole presidente del Consiglio . noi abbiamo detto sì agli impegni occidentali da molti anni: esattamente dal 1951, e non nel 1949. nel 1949, quando l' Italia entrò nel patto atlantico ed era ancora vigente in tutte le sue clausole, comprese quelle militari, il trattato di pace , contro il quale — concedetecelo — avevamo una posizione polemica particolarmente accanita, non eravamo nelle condizioni fisiche per dire di sì. in quell' occasione, ci astenemmo; ma, nel 1951, quando l' Italia fu ammessa a parità di condizioni — anche se in quel momento questa parità era più formale che sostanziale, perché la parità vera cominciò nel 1955, quando furono smantellate di fatto tutte le clausole del trattato di pace — l' allora segretario nazionale (del nostro partito, onorevole Augusto De Marsanich , tenne a Roma una conferenza stampa per annunciare la nostra piena adesione (badate, adesione di un partito che non aveva un grande rilievo nella vita politica nazionale; ma si trattava di una adesione morale data a nome di tanti italiani che la pensavano come noi). da allora in poi, tutti gli strumenti della politica occidentale, atlantica, europea ed europeistica — a partire dai trattati di Roma ratificati qui nel 1957 con la nostra approvazione rappresentata attraverso un indimenticabile discorso dell' onorevole Filippo Anfuso — ci hanno trovati non solo consenzienti, ma all' avanguardia. e quando il Parlamento europeo ebbe per la prima volta una rappresentanza italiana, noi vi entrammo perché non siamo mai stati, dal punto di vista internazionale, nel ghetto; il partito comunista invece non ne faceva parte, perché il comunismo era e continua ed essere nel ghetto dal punto di vista internazionale. ciò non accade solo quando gli vengono aperte le porte di casa per farlo accedere anche nell' Alleanza Atlantica . ora, avendo questi due titoli di merito e di nobiltà, ritengo di poter dire obiettivamente che non è vero che le dichiarazioni del cancelliere Schmidt, almeno così come sono state rese note attraverso la stampa, possano essere considerate come una interferenza illecita ed addirittura scandalosa nella vita politica del nostro paese. gli alleati ci dicono, in sostanza, di tener fede all' alleanza; quella atlantica è una alleanza che non si risolve — per fortuna soltanto nelle clausole militari; non è una alleanza destinata ad esprimersi solo nel momento di una eventuale — Iddio la scongiuri per sempre — crisi nei rapporti militari tra i due blocchi ; essa, al contrario, è efficace proprio perché permanente, proprio perché incide nei rapporti civili, proprio perché obbliga, o per lo meno invita e garantisce, nel senso di una convivenza civile che impedisca al comunismo di vincere la guerra in tempo di pace. il fine dell' Alleanza Atlantica non è soltanto quello di determinare, in caso di scontro bellico, una forza d' urto da parte delle potenze non comuniste tale da garantire la vittoria contro il comunismo, bensì quello, dichiarato fin dall' inizio, di impedire che si possa arrivare a ciò, di impedire quegli stati di tensione che possano venire determinati dal comunismo attraverso un suo intervento nelle vicende interne o nel modo di governare degli altri paesi. quando in Portogallo si è determinata una crisi a seguito della quale il comunismo sovietico, attraverso Cunhal e gli aiuti dei consiglieri sovietici che subito ebbe, minacciava di diventare padrone del paese, l' Occidente è intervenuto, il patto atlantico ha funzionato attraverso dichiarazioni ben più pesanti, naturalmente, di quelle indirizzate all' Italia, perché la situazione era certamente diversa; ma il patto atlantico ha funzionato sulla base di interventi economici, politici, diplomatici, giornalistici e morali in difesa del socialismo portoghese, nella misura in cui il socialismo portoghese dimostrava — come fortunatamente ha dimostrato — di sapersi sganciare dal comunismo. oggi il Portogallo ha un Governo senza comunisti; Soares ha fatto quello che ella, onorevole Andreotti, non ha avuto il coraggio o la capacità di fare , e la situazione era ben più grave, era ben diversa, sembrava compromessa del tutto. il socialista Soares, che i socialisti italiani hanno portato in giro per le piazze d' Italia a fare la propaganda elettorale, ha realizzato in Portogallo, almeno inizialmente, almeno per ora, l' esclusione dei comunisti dal Governo. vedremo in seguito cosa accadrà: speriamo che il Portogallo si salvi da una soggezione e da una ipoteca comunista che sembrano essere scongiurate. ma, se quella ipoteca e quella influenza sono per ora scongiurate, dipende dal fatto che il patto atlantico è intervenuto. e voi non ve ne siete scandalizzati, e neppure i socialisti italiani se ne sono scandalizzati, pur avendo fatto di Soares, voi — tutti insieme un personaggio, un protagonista della vita politica e civile dell' Occidente, in quanto ha contribuito in modo determinante a salvare il suo paese dal comunismo. altro che conferenza di Portorico e più o meno chiare minacce di far mancare all' Italia i fondi, gli aiuti, se per caso il partito comunista entrasse a far parte di una maggioranza di Governo! pertanto, noi riteniamo perfettamente legittima, tempestiva e tutt' altro che scandalosa la mossa che è stata fatta. ce ne dà conferma la Pravda, ce ne dà conferma il signor Breznev. e normale che la Pravda mostri indignazione e che il signor Breznev mostri indignazione; ma a questo punto è la Russia sovietica che interviene negli affari del nostro paese. mentre l' intervento del signor Schmidt — comunque giudicabile — viene respinto (e si tratta dell' intervento di un alleato, di un occidentale, di un atlantico, di un anticomunista, per altro socialdemocratico giacché non appartiene nel suo paese all' ala cosiddetta conservatrice, reazionaria, democristiana) anche se egli interviene a nome del patto atlantico , e viene giudicato scandaloso anche da lei, onorevole presidente del Consiglio , quando interviene il signor Breznev o interviene la Pravda, organo ufficiale del partito comunista sovietico, con quello che è un intervento intimidatorio che ha per lo meno lo stesso, peso di quello (del cancelliere tedesco (ed io temo che, purtroppo, il peso del signor Breznev sia superiore a quello che pur esercitare il cancelliere tedesco Schmidt) allora tutti rimangono buoni. la stampa di regime ospita la notizia, fa qualche commento, e niente di più, mentre non ci si accorge nemmeno di un' altra notizia, che proviene oggi dagli USA e che ho trovato pubblicata su di un solo giornale: negli USA è in preparazione un « libro bianco » a proposito di trent' anni di dichiarazioni democratiche dei comunisti o, più esattamente, dei capi di quei partiti comunisti che hanno giocato, come sta facendo in questo momento il capo del partito comunista italiano, al gioco dell' Europa. c' è una prima serie di citazioni che riguardano i presidenti del partito comunista cecoslovacco, del partito comunista bulgaro, del partito comunista polacco e del partito comunista jugoslavo in determinati momenti; dichiarazioni che sono di trent' anni fa, ma che a pennello riproducono dichiarazioni emerse trent' anni dopo nelle conferenze, nei discorsi e negli articoli dell' onorevole Berlinguer e dei, suoi amici. negli USA questo lavoro di informazione retrospettive viene fatto — la preoccupazione è autentica mentre in Italia è scandaloso che gli alleati intervengano per tentare di salvarci e di salvare l' alleanza, salvando naturalmente i loro interessi. proprio glielo vogliamo contestare? in un momento in cui non siamo neppure in grado di pagare i nostri debiti, in un momento in cui abbiamo bisogno di accendere altri debiti, vogliamo contestare ai nostri alleati il diritto di tutelare i propri interessi — anche attraverso la tutela dei nostri interessi — nel quadro dell' alleanza? ma fra i tanti « competentoni » di politica estera , c' è qui qualcuno che abbia letto le clausole del patto atlantico , che abbia seguito le più recenti conferenze internazionali a questo riguardo? il tentativo compiuto dal presidente del Consiglio di finlandizzare l' Italia, dando una determinata interpretazione della conferenza di Helsinki, non trova nelle vostre file nessuno che sia nella condizione di andare alle fonti e di dimostrare la verità. è molto facile che l' interpretazione data dall' onorevole presidente del Consiglio nel discorso alle Camere, a proposito della conferenza di Helsinki, sia stata e sia un' interpretazione di comodo della Russia sovietica , o quanto meno del partito comunista italiano; non è certamente l' interpretazione che il capo di un grande partito occidentale e di un Governo occidentale avrebbe dovuto e potrebbe dare. pertanto, io credo che questi argomenti debbano essere portati alla vostra attenzione. onorevoli colleghi , concludo rilevando, senza bisogno di alcuna citazione, che questo Governo è nato da una trattativa tra la Democrazia Cristiana e il partito comunista italiano o, se più vi piace, tra l' onorevole Andreotti e l' onorevole Berlinguer... non farò altre citazioni poiché non vi voglio tediare oltre, ma rileggete le corrispondenze emerse lungo l' arco degli ultimi giorni della crisi di Governo su giornali notoriamente antifascisti. La Stampa di Torino, giornale molto vicino agli interessi del partito comunista , ha rivelato cose estremamente divertenti e al tempo stesso estremamente degradanti. secondo tale giornale il partito comunista aspettava la relazione dell' onorevole Zaccagnini per valutare se da quella relazione emergessero motivi per un' astensione apparentemente non contrattata; le parole dell' onorevole Zaccagnini apparivano, il giorno dopo, in una intervista dell' onorevole Natta. si andava avanti ad intese, ad occhiate, con un linguaggio del tutto particolare. tra le altre cose, il motociclista delle « botteghe oscure » si recava alla redazione de Il Popolo per avere in anteprima l' articolo di fondo che avrebbe consentito a L'Unità di ripubblicare le stesse « paroline » . il presidente del Consiglio non dice di aver trattato con il partito comunista , ma usa delle perifrasi. ma, onorevoli colleghi delle altre parti politiche, non vi ha detto abbastanza questo gioco dei bussolotti, che noi soli abbiamo mandato all' aria? onorevoli colleghi della Democrazia Cristiana , non vi ha detto abbastanza il fatto che i socialisti abbiano talmente facilitato questa manovra da provocare la « rivolta » contro i sessantenni? e questo mi dispiace, poiché anch' io, più o meno, sono un sessantenne. e non vi dice nulla il fatto che il motto ciellenistico « io do una cosa a te, tu dai una cosa a me » si sia trasformato oggi nel motto « io do una astensione a te, tu dai un' astensione a me » ? non vi dice nulla il fatto che si sta per decidere il destino del comune di Roma? una volta ci tenevate, colleghi della Democrazia Cristiana ; una volta l' onorevole Andreotti — so per averlo sentito dire dai suoi amici, non dai dioscuri Darida e Petrucci, che sono stati collocati ottimamente come sottosegretari — teneva più ali comune di Roma che alla Presidenza del Consiglio . all' onorevole Andreotti — si diceva — sarebbe piaciuto fare il sindaco di Roma, da uomo di gusto quale egli è, più che il presidente del Consiglio . la Democrazia Cristiana : comunque, anche per rispondere a taluni appelli che venivano da oltretevere, avrebbe visto con preoccupazione, forse con vergogna, il giorno in cui il comune di Roma fosse andato a finire nelle mani dei comunisti. ebbene ora sta per sventolare sul comune di Roma la bandiera rossa con falce e martello, e tutto questo con l' astensione — dico l' astensione — della Democrazia Cristiana . l' uno si astiene per il Governo nazionale, l' altro si astiene per il comune di Roma. onorevole Andreotti, ella dovrebbe ricordare (poiché queste cose le sa) che nel 1947, quando il Movimento Sociale Italiano — io ne ero il segretario — ebbe i suoi primi tre consiglieri al comune di Roma, vi era il pericolo che il Campidoglio finisse nelle mani dei rossi. tuttavia, divenne sindaco un democristiano con i voti determinanti , richiesti, graditi ed accettati dei tre consiglieri del nostro partito. eravamo, onorevole Andreotti, all' indomani della guerra civile e dei « venti mesi » . io ero il Giorgio Almirante di allora, non mi sono mai vergognato dei miei precedenti. da allora, ne ho fatta di strada: non mi ridicolizzerei al punto da rivedermi esatto ed identico in quel personaggio; ma voi che siete gli stessi uomini di trent' anni fa, voi che siete gli uomini delle più belle pagine della Costituente e del CLN, voi rinnegate e tradite anche quel 18 aprile del 1948, affinché non si pensi che esistono pagine anticomuniste nella vostra storia personale. allo stesso modo dimenticate che nel 1947, con i nostri tre voticini, richiesti, graditi ed accettati, non contrattati e senza alcun compenso per il Movimento Sociale Italiano , riusciste ad eleggere un sindaco democristiano salvando il Campidoglio dalla bandiera rossa. questa è la situazione nella quale ci troviamo, onorevoli colleghi e in prospettiva, peggiorerà. voi avete sentito, al Senato, cosa hanno detto comunisti e socialisti e sentirete cosa, diranno qui: essi, giustamente, vi hanno afferrato, non vi mollano e non pensano tanto all' oggi, quanto al domani. questo, perciò, è un momento di trapasso, malgrado l' onorevole Andreotti abbia detto: « non ho propensione per i governi balneari ; non faccio il bagnino! » non le faranno fare il bagnino, onorevole Andreotti, il suo Governo andrà avanti parecchi mesi, forse un anno, ma andrà avanti con la ciambella di salvataggio, del bagnino, portando innanzi fatalmente questa situazione, se non andrà in crisi la formala odierna, se noi non riusciremo a disincagliarla insieme con gli uomini di buona volontà che, spero, emergeranno dagli altri gruppi politici , e, soprattutto, dalla Democrazia Cristiana . questa infatti, non è la formula dell' avvento immediato del partito comunista al Governo e al potere: questa è la formula dell' avvento mediato, ed io credo che la funzione, del mediatore, del preparatore, dall' entraineuse sia ancora più vergognosa, onorevole Andreotti, di quella delle sventurate che cedono il proprio corpo. voi non vi prostituite, ma avviate il paese alla prostituzione! questa è la realtà. non si discuta nemmeno, allora, del nostro atteggiamento, onorevole Andreotti! esso è permanentemente rappresentato — e lo illustreranno anche altri colleghi — dall' ordine del giorno approvato all' unanimità, dalla direzione, del partito e dai gruppi parlamentari . è un atteggiamento responsabile, nazionale, anticomunista; è un atteggiamento — mi duole dirlo — inconciliabile con il senso, con la portata delle gravissime dichiarazioni che ella ha fatto in chiusura di dibattito al Senato della Repubblica . voglio augurarmi che, al termine, di questo dibattito, ella faccia delle dichiarazioni che, specie per quanto ci riguarda, siano più, rispettose e più adeguate alla realtà. è un augurio che ritengo di poter esprimere da buon italiano. oltre ad esso, penso sia davanti alla coscienza di tutti una situazione di estrema gravità che noi soli abbiamo avuto l' onore, il coraggio (credo di poterlo dire) e la coerenza di denunciare fino in fondo.