Giulio ANDREOTTI - Presidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
VII Legislatura - Assemblea n. 81 - seduta del 27-01-1977
Sulla situazione dell'ordine pubblico
1977 - Governo III Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 81
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , prendo la parola immediatamente, alla fine della discussione, e questo fa si che su un tema assai specifico, come quello toccato ora dalla collega Luciana Castellina, io non sia in grado di fornire spiegazioni. vorrei solo condividere un' osservazione fatta dall' onorevole Luciana Castellina, e cioè che è giusto non cercare di effettuare delle pressioni, facendo affluire gente a Roma, contro deliberazioni adottate dai consigli superiori dei ministeri. questa è una affermazione sulla quale credo sia molto opportuno fermare la nostra attenzione. per il resto, dopo che avrò assunto informazioni presso i colleghi competenti del settore, potrò fornire le notizie che sono state richieste. inizio, scusandomi con quei colleghi che non ho potuto ascoltare personalmente per la coincidenza della visita del vicepresidente degli USA. nella mia relazione ho cercato di tracciare una linea di valutazione della situazione attuale, distinguendo i tre momenti della prevenzione, della valutazione processuale e della espiazione delle pene. riallacciandomi a quanto in più occasioni i ministri Cossiga e Bonifacio hanno avuto modo di illustrare al Parlamento, ho dato notizia dei provvedimenti adottati e di quelli che, se il Parlamento concorderà, potranno essere presi anche in brevi termini di tempo. siamo tutti convinti che il punto centrale sia rappresentato dalla prevenzione e che la criminalità altro non sia se non la faccia grigia di una realtà politico-sociale inscindibile e complessa. ed il primato delle nostre preoccupazioni deve averlo un' ansia mai soddisfatta di miglioramento globale, attuato a cominciare da noi stessi, dalla coerenza e dall' esemplarità dei nostri comportamenti, dalla credibilità dei programmi politici, dal clima di sicurezza che non ha di mira soltanto il ritorno ad un livello tollerabile di attività delittuosa. mi sembra che, in vario modo, quasi tutti gli intervenuti abbiano dato un loro apporto convergente in questa inquadratura fondamentale, anche se i punti di vista , nei quali ci si colloca, non sono certamente identici. l' ampiezza politica delle firme apposte ad un' ottima risoluzione riassuntiva, presentata alla Camera, che il Governo condivide ed accetta, mi consente di limitare la replica a poche osservazioni. un impegno totale per disintossicare la società italiana dalle tossine della violenza possiamo richiederlo con convinto vigore in tutte le direzioni. alcune manifestazioni di intimidazione individuale e collettiva, di cui poc' anzi l' onorevole De Pietro ha con precisione compiuto l' analisi, sono state spesso sottovalutate come irrilevanti iniziative paragoliardiche. è esatto mettere in evidenza il sostanziale spirito fazioso e prepotente di gruppuscoli che pure dicono di essere dedicati a combattere per la libertà. il pluralismo non basta enunciarlo: bisogna viverlo, sentirlo e rispettarlo. possiamo avere idee differenti sulla vita dei nascituri, ma non credo ci sia tra noi chi non senta l' orrore per la spaventosa disinvoltura con cui si fa uso delle armi e si attenta all' incolumità delle persone vive, talvolta anche con colpi terroristici di cui neppur si conoscono le vittime potenziali. chiunque abbia responsabilità di questo genere dovrebbe essere adeguatamente e prontamente individuato e punito. e se riusciremo a creare l' isolamento psicologico-morale dei violenti avremo recuperato la base necessaria per correggere in profondità le deviazioni esistenti. anche questa è prevenzione, e di grande efficacia. il discorso dovrebbe ampliarsi ad una critica accorata dell' eccessiva facilità con cui, non solo in Italia, ma nel mondo, si trafficano armi. in attesa di una non facile, ma auspicatissima iniziativa di accordi internazionali , occorre riconsiderare se la disciplina vigente, anche dopo la severa legge dell' aprile 1975, non debba essere ulteriormente perfezionata. naturalmente, il rendere difficile il possesso delle armi e punirne l' abusività presuppone un contemporaneo rafforzamento della tutela pubblica del cittadino che, viceversa, negli ultimi anni ed in alcuni ceti sociali è stato indotto spesso ad organizzarsi una propria privata protezione. quanto questo sia distorsivo, come ha detto l' onorevole Benedikter, non si fa davvero fatica a riconoscere; e non mi sembra affatto in contrasto con quanto osservavo l' altro ieri circa l' organizzazione della sicurezza degli istituti di credito . l' opera delle forze di polizia riguardo al riconoscimento e al sequestro di armi e munizioni è stata rilevante, con risultati concreti che, se da un lato sodisfano, fanno tuttavia riflettere in merito alla circolazione effettiva che continua ad esistere, anche di vere e proprie armi da guerra, oltreché delle armi talvolta eufemisticamente chiamate improprie. le statistiche del 1976 segnano, tuttavia, una certa diminuzione che può ragionevolmente collegarsi all' articolata legge del 18 aprile 1975, numero 110, con la quale il Parlamento corrispose ad una esigenza assai sentita dopo la normativa di aggravamento sancita l' anno precedente nella legge proposta dal senatore Bartolomei. in materia di leggi avevo già accennato — ma lo ribadisco — all' opportunità di più ampia, applicazione della « legge Reale » , rimasta, fino ad ora poco attuata nella parte che riguarda le misure preventive personali e patrimoniali. i cinque casi citati non mi sembra smentiscano, ma confermano l' affermazione che io avevo fatto. i possibili rimedi amministrativi e legislativi per rendere meno inceppate le procedure di giustizia sono ricavabili anche dai dibattiti più recenti svoltisi in seno al Consiglio superiore della magistratura , che ha annunciato, come sappiamo, rapide indagini, e che può, senza suscitare, come altri, diffidenze o rigetti, ottenere le dovute correzioni operative da parte della magistratura. basti pensare ai processi chiamati « per direttissima » , espressione oggi diventata curiosa in rapporto ai tempi effettivi del loro svolgimento. da parte nostra dobbiamo riprometterci di non ostacolare con manifestazioni di campanilismo pretorile le modifiche alla pianta di dislocazione degli enti giudiziari e le più radicali innovazioni che sono state preannunciate. certamente la presenza del magistrato anche in piccoli centri ha un suo valore, ed è fuori di dubbio la necessità di addivenire anche per questo alla creazione del giudice onorario, di cui si è parlato con una discussione molto approfondita della sua genesi, delle sue caratteristiche e delle sue competenze, ma in una situazione di giustizia, qual è quella che è emersa anche dalla mia relazione — e che non è stata certamente smentita, dal dibattito che è intervenuto — credo che sia necessario prevedere di superare anche motivi, che si richiamano ad una tradizione di presenza degli istituti giudiziari anche in piccoli centri e che non sono di scarso rilievo, ma che tuttavia devono cedere di fronte alla prevalente esigenza di realizzare una migliore concentrazione di forza per ottenere giustizia. il preannuncio della riforma dei tribunali in senso monocratico, con la soppressione delle preture e con distinzione tra funzioni istruttorie e requirenti e funzioni giudicanti, è stato negativamente commentato dall' onorevole Trentino, che ha definito la relazione da me fatta come frutto di fantascienza e di fantapolitica. sinceramente non posso condividere questo giudizio. circa l' irrogazione della massima pena agli autori di rapimenti di minori, qualche collega ha manifestato il timore che ciò possa spingere il delinquente ad uccidere la vittima. vorrei far rilevare che un ragazzo liberato ieri ha dichiarato che i suoi rapitori prima di decidersi in tutta fretta a rilasciarlo, avevano discusso, concitati ed impauriti per l' annuncio udito alla radio dell' introduzione dell' ergastolo per il sequestro di minori è un fatto, anche se non è probatorio in senso assoluto. circa lo stato di disordine carcerario, l' attenzione generale è andata innanzitutto alla consistenza numerica ed allo stato retributivo e normativo del personale di custodia. nonostante il sacrificio di chi si dedica a tali mansioni, le istanze di arruolamento e di partecipazione ai concorsi non sono scarse, mentre fino ad ora — forse anche per insufficiente conoscenza di queste possibilità — è stato limitato il numero dei giovani di leva che hanno scelto il volontario servizio ausiliario nelle prigioni; peraltro, la preparazione ed anche l' impiego per questo servizio richiedono delicata attenzione. l' utilizzo interno di carabinieri richiamati, e quello esterno, laddove è tecnicamente possibile, di appartenenti all' esercito è considerato dal Governo come mezzo transitorio per sopperire ad una carenza, dovuta a vacanze o inadeguatezze di ruoli, che va rettificata. prego l' onorevole Costamagna di non indulgere a curiosi processi alle intenzioni, e di rammentarsi che la novità di queste specifiche ronde militari richiede una autorizzazione legislativa; questo intendevo dire affermando che questa soluzione è condizionata, alta volontà del Parlamento. le cifre comunicate sui permessi e sull' uso del telefono sono di per sé eloquenti ed attestano che è necessaria una più equa e saggia amministrazione degli istituti creati dalle nuove normative penitenziarie; il Consiglio superiore esprimere presto il suo avviso anche su questa. certo non è il solo aspetto da considerarsi, ed è giusta l' indicazione secondo la quale è indispensabile un' attenta soluzione generale, per evitare commistione di realtà umane assai diverse, con l' effetto di spingere, proprio nel carcere, verso la delinquenza soggetti che sarebbero tutt' altro che perduti. in questo concordo con l' onorevole Emma Bonino, mentre il preciso richiamo da me fatto alla stretta connessione esistente tra prevenzione e difesa sociale e programmazione economica mi consente di non accettare la sua critica per una mia pretesa individuazione delle radici del delitto esclusivamente nell' influenza perversa di certa produzione di stampa cinematografica. è tuttavia fuor di dubbio che l' esasperazione nevrotica dei temi, del sesso e della violenza — quest' ultimo deplorato specificamente ieri dall' onorevole Mammì — quale da tempo abbiamo in tanti mezzi di comunicazione di massa che influenzano specialmente i giovani, non aiuta certo la formazione di caratteri autocontrollati, e rispettosi delle regole di convivenza democratica. ancor più drastico, lo onorevole Pinto ha riversato sullo Stato ogni responsabilità per lo sviluppo della criminalità vedendo il comune reagire alle rapine, alle evasioni, ai sequestri di persona e ad ogni altra forma di paurosa delinquenza quasi come una sorta di ossequio all' ordine borghese: è una esasperazione di classismo che certamente molti di noi non condividono. l' onorevole Reggiani ha osservato che sarebbe stato doveroso far precedere alla riforma penitenziaria gli allestimenti strutturali necessari e l' addestramento del personale di assistenza sociale. al punto in cui siamo non ci resta che accelerare i tempi di recupero, anche con le nuove costruzioni previste da un recentissimo disegno di legge , evitando altresì di compiere lo stesso errore cronologico nella riforma finale dei codici. interessante è stato anche quello che ha detto l' onorevole Costa in ordine alla grande importanza che avrebbe — e, oserei dire, che avrà — in prospettiva, l' assolvimento pieno dell' assistenza legale del difensore d' ufficio. i problemi umani del reo non possono minimamente essere disattesi si perché la situazione è — ad opera di una minoranza facinorosa di detenuti — turbata e pericolosa. dobbiamo tenere ben alto il bene collettivo della giustizia, in modo che sia effettivamente uguale per tutti. vorrei sottolineare l' importanza — ieri ribadita dall' onorevole Balzamo — del parallelismo esistente tra lo sviluppo sociale in generale e la prevenzione sociale, anche in ordine alla criminalità, nonché la giusta osservazione da lui fatta in ordine a provvedimenti che, essendo transitori, non possono essere considerati di ordine definitivo. ringrazio l' onorevole Segni — il cui discorso ho ascoltato con grande attenzione — per le concrete proposte che egli ha fatto in ordine all' accelerazione dei processi più importanti. il suo accenno all' esigenza di processi celebrati con grande rapidità è certo un fatto lodevole, anche se mette in luce l' attuale incongruenza di una situazione in cui l' attesa, spesso indefinita, di una parola ferma da parte della giustizia può certamente essere considerata una delle cause di una scarsa coscienza giuridica e di una disaffezione dei cittadini nei confronti del magistero formativo della giustizia. ringrazio tutti i colleghi che hanno concentrato la loro attenzione sulla materia degli stabilimenti penitenziari, sulle condizioni normative di retribuzione e di vita pratica quotidiana del personale, sia degli impiegati sia degli agenti di custodia. abbiamo avuto, credo, una volontà concorde di rivedere questo trattamento per far sì che l' esercizio di una professione — ritengo — da tutti considerata poco grata, sia almeno controbilanciato dalla consapevolezza che la classe politica e la pubblica opinione in generale si rendono conto del sacrificio di questa vita oscura, tormentata e, non di rado, anche condotta in condizioni di pericolo fisico, oltre che psichico, e con gravi difficoltà. molti colleghi, in particolare l' onorevole Zolla, hanno ricordato gli agenti e, in generale, tutti coloro che lavorano nel campo dell' ordine pubblico . in fondo quel che ci ripromettevamo da questa discussione lo abbiamo ottenuto. questa discussione non è una discussione accademica. certamente il prosieguo, che potrà svolgersi nelle Commissioni, potrai andare più a fondo nell' esame delle misure tecniche, che devono essere studiate nel confronto tra le forze politiche per vedere quali misure — e questo specialmente per chi ha molta esperienza pratica nel settore — possono essere adottate e quali devono essere adottate con precedenza. la vivificazione di un' ampia coscienza morale, di cui ha parlato l' onorevole Borruso con esempi che fanno meditare; la giusta considerazione dell' onorevole Occhetto che l' austerità non deve essere solo misura congiunturale per tempi difficili ma acquisizione di un costume stabile di rigore e di serietà, sono punti essenziali per una impostazione illuminata della lotta al disordine, pubblico e privato. l' onorevole Almirante, certo non per coscienza di colpevolezza, ha detto che « il modello di vita che oggi voi offrite ai giovani è un modello che è privo di caratteristiche che possano attrarli » e ha annunciato il fallimento della nostra società, dicendo bene, per questa volta, degli anni 1947-1948 dell' Assemblea costituente , forse in quanto l' onorevole Delfino, che non so se avesse parlato prima o dopo di lui, ha fatto una precisa affermazione di rispetto convinto della Costituzione repubblicana. del recupero delle virtù dello oneste vivere ha parlato efficacemente l' onorevole Franchi. dobbiamo riconoscere, credo, che la formazione di un modello di vita non è un qualcosa che dall' alto viene autoritariamente dato, in modo particolare ai giovani; è la creazione di una realtà che quotidianamente deve essere arricchita ed elaborata. in conclusione, onorevoli colleghi , di fronte ad una realtà in cui per i tre aspetti ai quali abbiamo in modo specifico dedicato la nostra attenzione, cioè reati di rapina a mano armata, reati di rapimenti di persone a scopo di estorsione, reati di evasione dal carcere, abbiamo statistiche così preoccupanti come quelle attuali, di fronte ad una realtà in cui un certo numero di reati rimane nell' ombra o è attribuita ad ignoti, mentre i reati che hanno responsabili noti vengono perseguiti, come poc' anzi ricordavo, con un iter procedurale così lento e faticoso; di fronte a tutto ciò dobbiamo considerare questi problemi tra quelli ai quali dobbiamo porre mano con una passione e con una incisività non minore di quella che dobbiamo dedicare ai problemi di carattere economico e finanziario, che pur sono della gravità che tutti conosciamo. non credo sia stata inutile questa discussione, pur con quel senso di grande tristezza che sempre si prova quando ci si deve avvicinare a delle miserie umane, e pur con la consapevolezza che certi problemi non sono risolvibili soltanto con una normativa, legislativa o regolamentare che sia. però dobbiamo sentire che vi è una aspirazione nella coscienza popolare all' aspirazione che la giustizia abbia una ripresa ed una valorizzazione. non ci illudiamo di potere sconfiggere la criminalità in via definitiva; ma riportando a livelli accettabili queste punte statistiche che hanno raggiunto un' intensità così preoccupante, potremmo assolvere al nostro dovere. nel modello di vita che dobbiamo cercare di configurare questo ripudio effettivo e non soltanto verbale della violenza, questo rispetto delle persone e delle cose altrui, deve rappresentare un valore al quale dobbiamo sentirci tutti profondamente legati. sono grato in modo particolare ai colleghi delle diverse parti politiche che hanno firmato e presentato la risoluzione che darà, fuori di qui, la giusta consapevolezza che, dinanzi a temi cosi importanti, dinanzi a esigenze di ordine politico e morale quali sono quelle di cui ci siamo occupati, sappiamo far tacere le nostre divergenze e ci poniamo da una sola parte: la parte della giustizia, che è un fatto inscindibile dalla libertà, dalla, socialità, da tutti gli altri valori per i quali militiamo nel campo della vita pubblica .