Marco PANNELLA - Deputato Maggioranza
VII Legislatura - Assemblea n. 80 - seduta del 26-01-1977
Bilancio ministero affari esteri
1977 - Governo Pella - Legislatura n. 2 - Seduta n. 30
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , colleghe, colleghi, signor ministro della Giustizia , servire l' ordine pubblico o servire il disordine pubblico è molto spesso una sorta di dilemma, nel quale sembra che alcuni di noi debbano muoversi. quando si è sensibili ai diritti civili , ai diritti costituzionali del cittadino detenuto o del cittadino imputato o del cittadino povero o del cittadino candidato ad essere criminalizzato per la sua condizione sociale e culturale, ci si accusa spesso di servire, volenti o nolenti, oggettivamente o soggettivamente, il disordine pubblico. ebbene, dinanzi a questa Aula e all' andamento del dibattito politico su questo tema, vorrei sottolineare che il disordine pubblico, il disordine costituito, lo si sta servendo qui dai posti di maggiore responsabilità nello Stato, con un comportamento che forse bisognerebbe per un istante sottolineare, se non vogliamo per assuefazione trovarci puntualmente dinanzi ad una degradazione sempre maggiore dello Stato e delle sue leggi. quando il presidente del Consiglio e i segretari dei partiti politici di maggioranza si riuniscono in vertice prima del Parlamento e a parte del Parlamento, quando il presidente della Repubblica riunisce anch' egli un vertice su questo tema ed il Parlamento viene poi trattato come è stato trattato con la relazione del presidente del Consiglio che, proprio perché lo conosciamo bene, ci appare una relazione reticente e corriva, chi serve il disordine pubblico, il disordine delle istituzioni, il « disordinamento » continuo ed accurato dello Stato e delle responsabilità dei corpi dello Stato è proprio chi si presenta qui con la pretesa di apparirne qualificati e validi tutori. serve certamente il disordine pubblico, il disordine costituito chi, come il presidente del Consiglio , come il Governo, incalzato nelle settimane scorse da una mozione radicale, che chiedeva un impegno formale in questo Parlamento a non opporre, al di là dei termini strettamente imposti dalla legge, al processo di Catanzaro sulla « strage di Stato » (quella della Banca dell' agricoltura di Milano) il segreto politico-militare, dopo aver tergiversato ed essersi impegnato ufficialmente a rispondere; il 24 ed il 25 di questo mese in Parlamento su questo tema, si è precipitato da radio e alla televisione per dare, in quella sede extraparlamentare e anticipando il dibattito in Parlamento, la sua risposta ad un problema e ad un comportamento che il Parlamento aveva sollecitato a contribuire a formare o quanto meno di conoscere e controllare. serve il disordine costituito ed il disordine pubblico il signor ministro dell'Interno , quando, sollecitato quattro o cinque volte dalla Presidenza della Camera, rifiuta di rispondere alle interrogazioni, alle interpellanze ed alle mozioni che sin dal mese di agosto sono state presentate in quest' Assemblea sul caso Margherito; quando ormai tutte le redazioni dei giorni e quando tutti i bene informati, e non più solo i segretari dei partiti aventi diritto, dell' ex « arco costituzionale » , sanno qual è stato il responso della commissione nominata, per altro amministrativa. pur essendosi, a più riprese, impegnato a farlo non appena fosse stata pronunziata la sentenza di primo grado, il ministro non ha ancora risposto. serve il disordine pubblico, il disordine costituzionale un presidente del Consiglio che pretende di fare una relazione su questo tema e non parla; in tema di ordine pubblico non accenna nemmeno al fatto che, all' interno dell' amministrazione dello Stato , proprio fra coloro che sono incaricati della tutela dell' ordine pubblico , non accenna nemmeno al fatto che, all' interno dell' amministrazione dello Stato , proprio fra coloro che sono incaricati della tutela dell' ordine pubblico , sono stati individuati, ma solamente dalla magistratura, a più riprese, i più pericolosi complici o conniventi delle peggiori stragi, non solo morali ma anche effettive, che il paese ha dovuto subire. serve il disordine costituito, di classe, repressivo, ipocrita, il presidente del Consiglio che non dice una parola sui tre carabinieri della strage di Peteano, massacrati, secondo il disegno del Sid, da Lotta Continua (con i suoi interventi distorcenti che la magistratura comincia a trovare non solo per la strage della Banca dell' agricoltura , non solo per quella di Peteano ma anche per Brescia e per altri avvenimenti); né dice una parola e si dà poi il benservito, si fanno gli elogi dei carabinieri, dei poliziotti, degli agenti di Pubblica Sicurezza , dei soldati, dei militari, degli ufficiali, dei brigadieri e di non so chi altro, quando si dovrebbe avere almeno il pudore di ricordare che i problemi dell' ordine costituito, o meglio del disordine costituito, sono anche i problemi di un' amministrazione dello Stato , della difesa e militare che si è rivelata corrotta nei suoi punti più alti e alla quale è stato possibile attribuire da più parti i tentativi più gravi contro la Repubblica e l' ordine. serve il disordine costituito, deliberatamente o no, il presidente del Consiglio che non evoca nemmeno di passaggio il fatto che il ministero dell'Interno possa (essere stato occupato, più o meno numerosamente, nel corso della vicenda Borghese, una sera di dicembre, rispetto alla quale oggi la magistratura indaga soltanto per accertare quanti erano ad esser penetrati all' interno del ministero degli Interni , in quella occasione. serve il disordine costituito chi, venendo a parlare in quest' Aula su un tema così grave, riesce a parlare in modo tale che i giornali e la stampa, pur di regime, non sanno attribuirgli miglior merito che quello di aver chiesto l' ergastolo per i sequestratori di minorenni (e la collega Emma Bonino e il collega Mammì — non credo sospetto di tenerezza per un ordinamento liberale dell' ordine pubblico e della vita pubblica — hanno già usato argomenti pertinenti contro questa demagogia e incomprensibile presa di posizione). sta di fatto che la gran parte della stampa oggi, dovendo attribuire qualche cosa a merito del presidente del Consiglio , del Governo e del partito di regime, ha centrato appunto, ha riassunto l' importanza di questo suo intervento nella proposta dell' ergastolo, di quell' ergastolo che (tutti sappiamo) nella dinamica storica di questi delitti si è sempre e soltanto tradotto in un aumento degli assassini dei sequestrati, e non nel disarmo, morale e organizzato, dei sequestratori e dei mandanti del sequestro. serve il disordine costituito una Democrazia Cristiana che, avendo nelle sue file non so quanti ex presidenti del Consiglio , ex ministri dell' Interno, persone rotte a tutti i segreti di Stato e a tutte le avventure di Stato di questi anni, sembra occupata, in linea con la relazione del presidente del Consiglio e con tutte le altre forze dell' arco del « sì » e delle astensioni, a sabotare nei fatti l' importanza di un dibattito di questo genere, per riservare gli interventi degli onorevoli Moro o Fanfani o Rumor o Colombo e dei tanti suoi ex ministri dell' Interno in altre sedi e SLI altri problemi, mentre costoro non sentono il dovere di venire a far partecipe la Camera dei Deputati , il Parlamento, delle riflessioni che derivano da una esperienza non privata, come è quella loro, di uomini di Governo, a loro consentita, in base anche alle responsabilità morali che essi hanno, positive o negative; non sentono il dovere di essere qui per contribuire a che questo dibattito sia tale da arricchire davvero le possibilità di ciascuno di bene operare secondo coscienza, sia che appartenga alla maggioranza di Governo sia all' opposizione, sia alla piccola opposizione che è oggi qui presente, sia alle altre forze di convergenza sul Governo. serve il disordine costituito il caos istituzionale nel quale stiamo sempre più precipitando ed anche questa (di minore, in apparenza, importanza) sordità, innanzitutto della Camera, innanzitutto del Parlamento, rispetto alla necessità di concreti interventi d' urgenza. io ascoltavo con interesse il collega Mammì un momento fa. le osservazioni che egli faceva in buona parte erano pertinenti, erano sennate o, meglio, lo sarebbero state se fossero state pronunciate nel Parlamento inglese dei tempi di Disraeli o di Gladstone o in non sono in quale altro luogo ideale. la severità diventa mero gesto e quindi divenuta caricatura di azione. quante volte il collega Mammì ha sentito in questi vent' anni , quante volte lui stesso avrà ripetuto, che il problema è quello dell' edilizia carceraria, che il problema è quello del rispetto dello Stato, che lo Stato non deve scendere a contrattazioni, deve difendere la sua dignità, non deve scendere a patti con i delinquenti e con i violenti? quante volte abbiamo sentito le frasi, apparentemente piene di comprensione, di intelligenza, di laicismo, di tolleranza rispetto al « criminale » ? quante volte abbiamo sentito quello che, con un tema da otto o da nove su dieci, il presidente del Consiglio ha finalmente ricordato, certamente con toni infinitamente diversi dai toni scelbiani, sulla responsabilità della società nella criminalizzazione di ceti o di persone, quante volte sono state ripetute e queste cose risapute da vent' anni ? tutti questi riconoscimenti di tipo pseudoculturale, di che cosa sia criminogeno nella società di oggi e nella società nella quale viviamo, non è altro che un modo di continuare a difendere il disordine costituito e poi venire a proporci il sensazionale rimedio dell' ergastolo per i sequestratori di minorenni. tutto ciò in un paese in cui la retorica continuamente ci ricorda che questo è il paese di Cesare Beccaria, il paese nel quale il recupero sociale del condannato è l' unica costituzionale dimensione della pena, e non quella che è sotteso nella proposta di pena dell' ergastolo: che prevede anche (ma che Stato forte! complimenti, Governo!) la promessa, l' impegno di non lasciare libero il detenuto nemmeno dopo 28 anni! non vi è bisogno della psicanalisi, basta la vecchia, tradizionale, sepolta psicologia tedesca, per qualificare questi riflessi! non è necessario Foucauld, non è necessario Bastide, non sono necessari i testi più moderni sulla criminalità e la società, cioè sui processi criminogeni della società. con pertinenza ieri sera Emma Bonino ricordava sommessamente che tra tutti gli scippatori, tra tutti i rapinatori a mano armata, ciò tra tutti coloro che , alla fine, nel momento in cui commettono violenza contro altri, rischiano anche la propria esistenza, non c' è un solo laureato. perché? perché il sottoproletariato, nei momenti di rivolta e di fame, reagisce, sta reagendo. quando si diventa plebe si reagisce con la violenza contro l' individuo, con il saccheggio, con l' aggressione. Pasolini aveva intuito la realtà delle borgate di Roma, delle nuove generazioni di questa società, individuando alcune matrici, culturali, oltre che sociali, di questa situazione. perché allora dimenticare, se lo scippo e la rapina questi detti contro gli individui, non vedono laureati, invece li vedono grande maggioranza nei delitti contro la comunità, i delitti di sabotaggio economico, quelli per i quali non abbiamo potuto costruire ospedali e non abbiamo costruito case, scuole, posti lavoro? l' edilizia carceraria, degli onorevoli Mammì e Reale non si è realizzata; i 400 miliardi annunciati per il prossimo anno, naturalmente, non basteranno perché avremo un processo inflattivo del 25-27 per cento , e non porteranno i loro frutti che fra anni. vi saranno ministri (non lei, ministro Bonifacio: questo teniamo a riconoscerlo), che andranno a tagliare nastri tricolore, di qua e di là alla vigilia delle elezioni, o a mettere seconde e quarte pietre. continueremo con questa valanga di responsabilità e con i gesti formali, di una canonica serietà che sono, invece, comportamenti sostanziali della complicità con un ordinamento sociale nel quale il laureato, il borghese che delinque, è quello, che produce la criminalità di massa di cui meno vi preoccupate, che è, appunto, quella contro le leggi finanziarie, quella delle evasioni fiscali o dei capitali, ricordate, certo, dal presidente del Consiglio . (sono dati da manuale, ormai, ma che non vedono i colpevoli finire mai o quasi mai in galera; anche perché costituiscono interi casi sociali). anche noi, ideologicamente, signori, del Governo, colleghi democristiani, collega Mammì, noi più di voi siamo contrari alle amnistie. l' amnistia è stato il modo democristiano di amministrare, in grazia e disgrazia, la giustizia. non a caso certe riforme sono fatte in modo che, come nel 1959 o nel 1960, vedano diminuire le sanzioni penali per il reato di peculato: ciò in una Repubblica che era fondata sul vostro peculato e sul peculato delle classi dirigenti . non a caso abbiamo un milione e 930 mila processi che probabilmente non arriveranno mai a termine. questa è l' amnistia generale e strisciante, la più pericolosa. quanti e quali saranno i processi che saranno svolti? i processi di copertura per i ladri di galline funzionano, e come, in modo accelerato, trame che in qualche distretto giudiziario, per buttare nell' accademia del delitto il ladro di galline che poi tornerà fuori rapinatore disperato. bisogna usare l' articolo 90, dite tutti! signor ministro della Giustizia , noi seguimmo con attenzione al suo operato come presidente della Corte costituzionale . in mezzo a quel consesso ristretto le abbiamo dato atto che, contro alcuni nostri pregiudizi, lei riuscì a rimuovere spesso gli ostacoli ad un uso democratico e costituzionale di quel consesso. ma adesso la prova per lei è molto più difficile. lei lo sa, nei prossimi giorni vedremo se anche questa volta ce la farà o no, perché lei è sottoposto ormai ad un continuo e duro tiro incrociato, anche se qualche volta garbato. l' intervento del collega Mammì voleva essere garbato, e lo era nel tono; ma nella sostanza era fortemente polemico. ed è probabile che il sottosegretario di Stato per la grazia e la giustizia Edoardo Speranza (che non si è dimesso, pur avendo dichiarato in pubblico di essere contrario all' indirizzo del dicastero) ha fatto bene a restare, perché una rivolta demagogica ed irresponsabile rischia di travolgere la sua linea, signor ministro. lei sa, ma non può spiegarsi, ormai, che anche lei ha dovuto far riferimento agli schieramenti di partito. e una servitù, per altro onorevole, del gioco democratico. ma per la scelta che lei ha dovuto fare, adesso le imporranno di usare l' articolo 90. lei sa e i direttori delle carceri sanno che l' uso dell' articolo 90 soprattutto come misura politica e demagogica, per dimostrare all' opinione pubblica che si fa qualcosa, provocherà invece le scintille di nuove esplosioni e di nuove violenze. ieri la collega Emma Bonino ricordava che dopo certe dichiarazioni (i ruggiti da circo, puntuali, in questa materia) del presidente del Consiglio , immediatamente, nei giorni successivi, si riscontrava un aumento dei mancati rientri nelle carceri. sembrava una boutade, ma era cosa vera. qualora i 20 mila detenuti in attesa di giudizio, con presunzione costituzionale di non colpevolezza, vedessero accentuarsi ancora la gravità della loro condizione, resa più anticostituzionale e più violenta da uno Stato molto più fuori legge di loro, ebbene, allora vedremmo le rivolte, le disperazioni, contro anche l' obbedienza al potere che trovano in carcere. ha ragione l' onorevole Mammì, che ha parlato di questo. quando il disordine costituito arriva al punto di putridume cui è arrivato, è evidente che la disciplina in certe carceri non si può che mantenere attraverso una composizione di potere fra le direzioni formali e le direzioni mafiose che, all' interno di queste carceri, finiscono poi per funzionare come elementi di ordine contro i più poveri, contro i detenuti meno difesi, quelli in attesa di un primo o secondo giudizio. si userà l' articolo 90, collega Speranza, per demagogia, perché i direttori delle carceri... collega Speranza, ringrazio di accettare in questo modo il dialogo, consentimi allora di dirti che la tua dichiarazione che abbiamo letto sulla stampa è stata di una gravità enorme. innanzitutto, ci auguravamo che un sottosegretario alla giustizia, fatte quelle dichiarazioni, si dimettesse di conseguenza; comunque, abbiamo conosciuto il tuo punto di vista su questo argomento... la dinamica che avremo nelle carceri nel momento in cui Sara data sodisfazione a quella che si chiama opinione pubblica (o che viene chiamata opinione pubblica , distorcendola, inventandola e prendendola in giro) porterà invece, a che cosa? di nuovo, i direttori dei carceri dovranno apparire sempre di più come dei secondini, come della gente fuori legge, come gente che fa violenza. credo che, anche rispetto a loro, bisogna finirla con questo gioco immondo che dura da vent' anni . quando nel 1970-1971 i direttori delle carceri sono andati a sollecitare presso il ministro di grazia e Giustizia (i giornali parlarono di occupazione) finalmente l' applicazione e le riforme dei codici, affermarono che, in caso contrario, avrebbero avuto il dovere di disobbedire; affermarono che la loro era mera violenza e che non erano più direttori, con certe funzioni, di una giustizia repubblicana (come dice il collega Mammì) ma erano secondini, aguzzini, violenti esecutori di una giustizia che restava monarchica e borbonica. Norimberga aveva stabilito il dovere di disobbedire, in certe condizioni, non dimentichiamolo... rovescerete dunque la vostra responsabilità di Governo sui direttori dei carceri e sulle guardie carcerarie. ma, anche sotto questo aspetto, è chiaro che questa Camera non aiuta il Governo. signor ministro, lei ricorderà forse che alla fine di quel dibattito sulle carceri e sulla giustizia che riuscimmo ad imporre, in qualche misura, e che si trascinava stancamente, per la prima volta assumemmo un atteggiamento benevolo nei confronti del Governo, perché dicemmo: la mozione approvata dalla Camera dei Deputati è in arretrato rispetto alle richieste del ministro della Giustizia nel corso del dibattito. cosa avevamo chiesto? avevamo ricordato che questo Governo, che continua a rovesciarci addosso, signor presidente , decreti legge su decreti legge , malgrado il suo recente, contrario ammonimento, e che usa in modo anticostituzionale di questa via legislativa (e in proposito voglio sottolineare che il presidente della Camera ha detto quello che doveva dire e ciò è stato recepito dalla stampa. ci auguravamo che finisse questa storia, ma non sembra; e allora — diciamolo pure a questo punto il presidente della Repubblica ha il dovere costituzionale di fare qualche cosa anche lui, oltre ai vertici sull' ordine pubblico , che non vediamo perché dovessero essere fatti in quelle condizioni); ricordavamo — come dicevo — al Governo che in casi di urgenza, di necessità e di straordinarietà, il decreto legge è la via obbligata che la Costituzione indica. quando quindi il presidente del Consiglio , continuando questo gioco dello scaricabarile, che è la politica di fondo di questo Governo (la scorgemmo già nel mese di luglio e la denunciammo: quello di scaricare su di noi tutte le sue contraddizioni), dice: « abbiamo presentato alla Camera un disegno di legge per discutere dell' aumento degli organici delle guardie carcerarie... » no! qui c' è una responsabilità precisa, che non va delegata. su queste cose, signor ministro della Giustizia , noi abbiamo il diritto di attenderci dei decreti legge , perché, se è vero quello che andate tutti ripetendo, che la situazione è tragica, che la situazione è drammatica, che la situazione è urgente, è straordinaria — e non fate altro ogni giorno che raccontarlo alla radio, alla televisione, con demagogia, senza poi aggiungere la moralità di impegni veri, o senza venire qui, in Parlamento, dove manca un vero impegno del partito di regime, del Partito di maggioranza : dei ministri degli Interni passati, dei ministri della giustizia passati, venendo qui a recitare appunto vecchie storie — , ebbene, se qualcosa oggi è necessario, è richiamare il Governo all' obbligo di legiferare per decreto legge quando sorgano delle esigenze di questa natura. perché altrimenti accade che il Parlamento si trasforma in una pista di corsa continua: arriva un disegno di legge : ci sono intanto altre proteste nelle carceri, altre rivolte, ammazzano un evaso, un evaso ammazza un carabiniere, e ne presentate un altro... poi si dirà che noi abbiamo dormito, che i presidenti delle Commissioni non hanno, dato corso abbastanza celere a dei provvedimenti urgenti. no! come Parlamento, come Camera, dobbiamo rifiutare questa assegnazione di responsabilità che non sono le nostre. il Governo governi per decreti come deve fare su temi di questo genere, e smetta di farlo — come lo fa — quando non deve. e perché non lo fa? al solito nell' intervento del presidente del Consiglio non vi sono dati e date precise, per questi impegni. a questo punto proporrei al Governo, soprattutto ad un Governo presieduto da un presidente del Consiglio nella cui relazione ieri è comparsa la parola « nonviolenza » , di riflettere per un momento su quale sorta di premio sia dato sempre nel nostro paese a chi, dinanzi alla violazione della legge, dinanzi alla situazione oggettiva per cui lo Stato è fuorilegge, anziché cedere alla passione, ribellarsi con passione, di una risposta non violenta, tentando così un dialogo, un civile anche se drammatico richiamo al rispetto della sua propria legge al potere. da diciotto giorni la segretaria nazionale del partito radicale Adelaide Aglietta, il presidente del partito radicale Spadaccia, altri quattro membri della segreteria nazionale del partito radicale stanno digiunando. siamo arrivati questa sera, signor ministro della Giustizia , a quarantaquattro adesioni di nuclei di, guardie carcerarie di altrettante carceri italiane alle motivazioni e al metodo di questa iniziativa di questo modo di condurre un dialogo civile. avete ricevute, di recente, nel vertice, i segretari aventi diritto... avete fatto bene? affari vostri, affari extraparlamentari. vi siete riuniti con il collega Zanone, con il collega Romita, avete fatto il vertice con i segretari dei partiti che vi sorreggono o che si astengono dal non sorreggervi, i quali, probabilmente, si occupano di rado di queste cose. e sono diciotto giorni che il partito radicale , che ha pure dei deputati in Parlamento, che contemporaneamente hanno presentato una mozione, ha inutilmente sollecitato dal presidente del Consiglio un quarto d' ora della sua attenzione. se invece si buttano due bombe molotov, anche la stampa ne parla subito: violenze! la non violenza non fa titolo, perché questo regime, questo sistema ha bisogno di crocifiggere all' aspetto violento e disperato la protesta del disoccupato, del povero, dell' umile, di quello che è candidato necessario alla criminalizzazione, in base alle condizioni sociali e culturali della nostra società. e quando un presidente del Consiglio tiene a parlare — lui così brillante — così sciattamente su un tema di questo genere; quando si crede di essere furbi come quelli del servizio pubblico della Rai-TV, che censurano e poi dicono: ma come, questi radicali vanno sempre adesso in TV! ebbene, no, basta guardare i giornali. c' è un altro militante radicale che ha avuto la furbizia di digiunare 48 ore senza dire che era radicale, ma dicendo solo che era la segretaria della Lega non violenta: la nostra compagna Giuliana Cabrini. i giornali, la radio e la televisione ne hanno parlato subito perché non era radicale, non era del partito radicale , cioè non si inseriva in questo tentativo, nostro, organizzato, organico di lotta civile, attraverso un dialogo duro, ma preciso, il Governo. noi non presumiamo che soggettivamente il Governo voglia mal fare: noi non presumiamo che soggettivamente la maggioranza del « lamento » dei sì e delle astensioni su queste cose sia una maggioranza che « non vuole » risolvere questi problemi. ma dobbiamo pur dire che non è per le vie ordinarie, ma per quelle straordinarie che la situazione richiede, che si possono risolvere queste cose. signori del Governo dovete assumervi la responsabilità di agire! se non lo fate, se scaricate sul Parlamento questa esigenza, poi, evidentemente, alibi ne avrete a bizzeffe perché tutti qui, anche i compagni comunisti, sembrano scambiare la prudenza con le astensioni, con il non fare, con il non avvertire, a volte, l' urgenza di atti straordinari. scambiano prudenza e ordinaria amministrazione : la prudenza invece vuole una straordinaria amministrazione di fronte a situazioni straordinarie. allora, la cosa è abbastanza semplice. abbiamo evocato alcuni comportamenti soggettivi, chiari, patenti, ai quali rischiamo di assuefarci, per i quali si serve e si fa crescere il disordine costituito. disordine anche proprio all' interno dei corpi dello Stato: arbitrari funzionamenti dei vertici che sostituiscono i dibattiti e le decisioni dovute. le formazioni, il processo formativo della moralità politica, delle scelte politiche e giudiziarie ci è sottratto, sì che siamo qui per un meccanico dover essere, forse sempre più contestabile, sempre più formalistico. certo, dopo questi dibattiti e queste cose, molti colleghi nella loro cecità potranno essere più tranquilli. i parlamentari radicali continueranno, sì, ad andare nelle carceri, ma non vi andranno nel momento in cui scoppieranno le rivolte peggiori. non andremo a fare i pompieri quando l' esasperazione porterà, nelle prossime settimane, le carceri della Repubblica, cioè carceri borboniche, monarchiche, alle reazioni alle quali è facile prevedere che si arriverà. e non potete continuare ipocritamente a dire che siete contro l' amnistia, quando siete per una giustizia che non fa giustizia, che ha due milioni di processi che non arriveranno a termine. ed è una amnistia continuata. mentre un' amnistia ragionata, ragionevole è quella che affronta il problema tremendo dei 33 mila, dei 34 mila, che diventeranno 36-37 mila detenuti. si è parlato di maggio, per la riforma dei codici: ma arriverà poi a maggio? e se arriverà, si attuerà a maggio di quale anno? non abbiamo altri anni dinanzi a noi? non verremo fra tre mesi a dire che i detenuti sono ora 39 mila e non più 33 mila, dei quali 25 mila in attesa di giudizio e quindi in espiazione anticipata della pena? ma se ciascuno di voi fosse, in una situazione di innocenza, in espiazione anticipata della pena, aspettereste la distinzione dell' onorevole Mammì, i suoi tempi, il suo senso della dignità della Repubblica, o chiedereste invece che « la Repubblica » fosse finalmente un modo di vivere, un modo di far vivere le leggi, un modo di trattare e di riconoscere il cittadino? a noi accade, poi, in realtà, di vedere, nell' arco degli anni che passano, molti dei nostri colleghi di parte conservatrice essere colti dalle sordide vie di Damasco. quanti che non capivano l' aborto poi l' hanno compreso per le cose che loro accadevano! quanti hanno scoperto che la legge Reale non è quella che dice l' onorevole Mammì, per quello che è accaduto accanto a loro! quanti non sanno che anche la borghesia ha rischiato di rimetterci, e ci ha rimesso qualcosa, se è vero come è vero che per reato di oltraggio molta gente, magari solo innervosita, veniva arrestata e portata a Regina Coeli in quattro e quattr' otto . e devo dire che per un minimo, forse, erano in fondo avventure che era positivo che accadessero, perché un po' di gente, fra quelli che vogliono gli ergastoli, le pene di morte o parlano dei « delinquenti » , probabilmente hanno imparato qualcosa passando per Regina Coeli o passando per le altre carceri della Repubblica, sulle nostre leggi e il nostro Stato. comunque la responsabilità più grave — credo — è quella dei partiti, è la vostra responsabilità. non potevamo certo attenderci qualcosa di diverso in una situazione nella quale — in conferenza dei capigruppo lo abbiamo visto chiaramente — non si voleva che questo fosse un dibattito ampio e vero; dove si temeva, in realtà, questo dibattito. un tempo i dibattiti sull' ordine pubblico erano grandi dibattiti di confronto fra destra storica , sinistra, centro; erano le occasioni per dei confronti ideali, ma anche per dei confronti basati sul diritto positivo , che partivano dalla vita delle istituzioni, in cui si entrava in contatto — e in un contatto dinamico — con la vita sociale, si correggevano le leggi, e crescevano le istituzioni attraverso quei dibattiti. adesso ecco quello che ci resta; ed 45 anche questo qualcosa da ascrivere, credo, — a colpa o a merito lo direte voi — a questa strana legislatura. perché quanto più questo regime ha mostrato di precipitare il paese nella catastrofe, dando ragione alle interpretazioni della sinistra, alle interpretazioni degli anni 50 dei comunisti e dei socialisti, i quali dicevano che il vostro non può essere che regime di classe, e quindi di violenza e, quindi del disordine, tanto più, nel momento in cui questo accade, abbiamo il Parlamento pressoché unanime, e protervo, spesso, nel difendere questa unanimità; e se esistono ancora dei piccoli isolotti di non unanimità, allora si va dove si è unanimi, e ci si fa la riunione di tutto il Parlamento, esclusi i radicali, i demoproletari e i missini. non è per antifascismo, è per far le cose nella famiglia dei benpensanti, o di quelli che ritengono di essere seri. dicevo, quindi, cosi come viviamo questo paradosso, che nel momento in cui la sinistra vede confermata la bontà delle sue tesi, sostiene con i milioni e milioni dei voti che ha avuto il presidente del Consiglio Andreotti in un monocolore democratico cristiano , il cui riflesso obbligato, per quanto controllato voglia essere alla fine porta a questo dibattito sull' ordine pubblico (ergastolo per questo o per quest' altro, tipico riflesso « codino » , da impotenti, da chi non capisce, in realtà, in che drammatica, pericolosa vita civile, sociale si viene a trovare, quanto è grave quello che sta per accadere) così, dicevo, come, abbiamo questa apparente contraddizione, per cui tanto più il paese è nelle condizioni in cui si trova e di conflitto sociale spacca il paese, tanto più qui siete unanimi, così, tanto più gridate tutti, a tutti i livelli, che l' ordine pubblico ormai stia precipitando nel caos, che ci sono morti ed altri ce ne saranno, che le leggi non sono rispettate, che la violenza dilaga, tanto meno quest' Aula vive un dibattito serio, pieno, tanto meno c' è partecipazione. vedremo, invece, regolarmente i mammuth, i cavalli di razza venire qui puntuali, solo quando fiuteranno, nuovi governi, nuove possibilità di far proseguire questo regime marcio per raccontarci di nuovo che il loro governo farà l' edilizia carceraria, che c' è la pornografia che forse rende violenti i giovani e che forse è l' aborto, che è non-rispetto per la vita, e che ci sta portando tutti quanti alla catastrofe e alla morte... qualità di argomenti, qualità di presenza e di partecipazione che è condanna non del disordine pubblico, ma dell' ordine pubblico non del disordine costituito ma dell' ordine democratico, disordine che rappresentate non solo, voi signori del Governo, ma anche voi, colleghi della cosiddetta maggioranza dei sì e delle astensioni.