Emma BONINO - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 79 - seduta del 25-01-1977
Sulla situazione dell'ordine pubblico
1977 - Governo III Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 79
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , signor presidente del Consiglio , sono piemontese anch' io come l' onorevole Costamagna, ma credo che dovrò spendere parte del mio intervento proprio per chiarire come la nostra posizione sia esattamente opposta a quella, esposta or ora dal collega che mi ha preceduto, e per cercare di delineare, di fronte ai numerosi interventi o provvedimenti urgenti illustrali dal collega Costamagna, alcuni provvedimenti — forse più settoriali, meno drastici se vogliamo, più banali — che sottoponiamo all' attenzione della Camera e che a nostro avviso risultano importanti e fondamentali in questo momento. devo dire che questo dibattito sull' ordine pubblico lo abbiamo atteso con ansia e, come ella sa signor presidente del Consiglio , da lungo tempo, perché è dall' inizio dello scorso agosto che ne abbiamo sollecitato lo svolgimento con tutti gli strumenti parlamentari che avevamo a disposizione, dalle interpellanze alle mozioni. lo abbiamo atteso con ansia anche perché recentemente vi è stata tutta una serie di incontri, se non vado errata, tra il Governo e il Capo dello Stato , tra il Governo e i segretari dei partiti del cosiddetto arco costituzionale — con l' esclusione del nostro per cui, ad eccezione di quanto riferito detti. forse la nostra opposizione in Parlamento e nel paese si svolge con metodi non previsti dalla Costituzione o questo nostro modo di combattere, non violento , per la libertà e per i diritti civili non ci dà diritto di far giungere la nostra voce ai reggitori della cosa pubblica . siamo così giunti ad ascoltare stamane la sua relazione, signor presidente del Consiglio , su cui vorrei fare brevemente alcune considerazioni di carattere generale . tutta la relazione, dettagliatissima dal punto di vista della « cronaca » , mi è sembrata un sunto della cronaca nera pubblicata sui quotidiani dell' ultimo anno, con l' aggiunta di cifre finali. mancano alcuni dati sostanziali, non so se per dimenticanza o per altro, ma, per esempio, di fronte ai detenuti non rientrati dal permesso, mancano assolutamente i dati dei morti provocati dall' applicazione, della legge Reale (non so se è una sua dimenticanza, signor presidente del Consiglio , ma ella non ci ha fornito il dato quantitativo dei lutti da legge Reale ). devo dire che di fronte a questa relazione, che appunto mi è apparsa una relazione di cronaca — un' impostazione che ella tra l' altro ha ammesso tranquillamente in apertura del suo discorso — la conclusione che in sostanza si trae è che la criminalità ha raggiunto ormai punte enormi e che bisogna provvedere. signor presidente del Consiglio , nella scelta dei rimedi che anche ella auspica, efficaci e a breve o a medio termine , credo non si possa prescindere dall' analisi della criminalità, analisi della quale ella non tiene alcun conto. e ciò è tanto vero che quando accenna ad un' analisi di tipo politico della criminalità, ella fa ricorso alla vecchia teoria, che credevo ormai nell' archivio, degli opposti estremismi (NAP, Brigate Rosse , Ordine nuovo , eccetera), di cui per altro nessuno nega l' esistenza, usando però accenni assolutamente acritici verso i servizi segreti . questa assoluzione abbastanza semplicistica, dal nostro punto di vista , dei servizi segreti mi è sembrata, tra l' altro, non consona a quanto ella ha dichiarato quando, tornato dopo molti anni a capo del ministero della Difesa , ha voluto caratterizzare la sua responsabilità di uomo di Governo per far luce, almeno nelle intenzioni, su alcuni episodi di connivenze, di complicità e di omertà tra ambienti militari e servizi, di sicurezza, con trame eversive e organizzazioni terroristiche. ci troviamo invece questa mattina di fronte ad un colpo di spugna totale rispetto alle responsabilità di questi servizi segreti , con una trovata che mi è sembrata sicuramente abile ma basata su di un sillogismo che a parer mio non regge. signor presidente del Consiglio , ella che cosa ci ha detto in fondo questa mattina? ci ha detto di fatto che il calo di produttività dei servizi segreti è una prova implicita, in pratica, della loro incapacità o impossibilità di essere stati parte attiva nelle trame nere o nelle trame eversive. io credo, signor presidente del Consiglio , che di fatto ci sia un « calo di produttività » , ma che esso sia da addebitare ad altri fattori. questo modo in cui ella ha voluto caratterizzarsi — come accennavo prima — dimostrando volontà di far luce su alcune omertà, è una qualificazione cui evidentemente, signor presidente del Consiglio , ella tiene ancora oggi molto, visto che si è preoccupato di far sapere immediatamente tramite la radio che non opporrà. il segreto militare nel processo di Catanzaro sulla strage di piazza Fontana , secondo quanto richiesto dalla mozione presentata dalla nostra parte politica . noi siamo piuttosto scettici su questa informazione che ella ci ha anticipato (e non si meravigli di questa nostra sfiducia di fronte invece ai commenti positivi da parte dell' intera stampa e di alcuni uomini politici ). in effetti vedremo alla prova dei fatti questa sua intenzione soprattutto nel momento in cui si dovranno liberare dal segreto singoli documenti su determinate persone. non si capisce bene infatti come mai al giudice Violante che indagava sul caso Sogno sia stato opposto tranquillamente il segreto politico-militare. ritornando al « calo di produttività » dei servizi segreti , io credo che esista perché ormai essi dedicano la loro attività a tutt' altre funzioni. credo anche che, se oggi siamo disarmati e inerti di fronte all' esplodere della violenza terroristica (quella cosiddetta di tipo politico), e se siamo inerti anche di fronte alle scorrerie che nel nostro paese compiono servizi segreti di altre potenze, questo derivi dal fatto che i nostri servizi informativi — al servizio come sono, in questo momento, della politica e della corruzione e impegnati come sono stati ad ordire trame di diverso segno e diverso colore ma con il fine dichiarato di aumentare la tensione nel paese — hanno trascurato i loro compiti di istituto che sono quelli di occuparsi della sicurezza della Repubblica e dei cittadini. questo tipo, quindi, di politica assolutoria che ella esprime ci sembra affrettata e semplicistica, perché non è possibile assolvere in questo modo i De Lorenzo o i Miceli o i Maletti; questo colpo di spugna poi viene dato su tutta una serie di avvenimenti di cui l' elenco e fin troppo facile: dalle più lontane vicende spionistiche al ruolo del colonnello Rocca, alla « Rosa dei venti » , alle più recenti lotte Miceli-Maletti, ai fatti di Peteano, al recente, arresto di un colonnello della Guardia di Finanza . io credo siano dati su cui bisogna riflettere e che chiaramente non ci sia da stupirsi se i servizi segreti , occupati in tutt' altre faccende che prescindono dai loro compiti di istituto, siano divenuti invece dei dilettanti nell' assolvimento dei compiti di sicurezza e di controspionaggio. si sono avuti episodi, signor presidente del Consiglio , che sono sintomatici nella loro esemplarità. dalle indagini sulla sparatoria in cui è rimasto ferito il questore Noce, capo dell' antiterrorismo del Lazio, si è saputo, ad esempio, che il camioncino con targa irregolare ha sostato davanti alla casa di quel funzionario per circa una settimana. ella comprende che il fatto che il questore non si insospettisca per un pulmino fermo davanti a casa sua — e per altro senza targa — è un episodio che ci induce a riflettere attentamente. e stiamo parlando dell' antiterrorismo, cioè di un settore che è stato inquinato profondamente dalle abitudini e dalle responsabilità dell' ex ufficio « affari riservati » del ministero dell'Interno . la nostra ipotesi — che le proponiamo di valutare — è che la politica delle stragi e degli attentati, nata dal cuore stesso dello Stato, nei suoi corpi separati e nei suoi servizi segreti , sia ormai sfuggita dalle mani dei suoi inventori; questo è il danno esterno più evidente che essi hanno lasciato e determinato. perché, quindi, riteniamo così grave questa affermazione che lei ha fatto questa mattina, per altro — sottolineo — in pochissime righe? perché noi crediamo che solo uno Stato che abbia il coraggio di guardarsi dentro, e di guardare dentro a queste vicende, possa preparare delle vere riforme. altrimenti le riforme che lei, signor presidente del Consiglio , ed il ministro Cossiga ci promettete, nasceranno all' insegna dell' equivoco e sotto l' ipoteca dei sospetti, della sfiducia, di problemi non risolti e a responsabilità non accertate nel passato. se questo non sarà fatto, non sarà questione di perfezionismo, perché anche la riforma più perfetta sarà tale solo sulla carta. e lei, anzi noi, non avremo servizi informativi (di cui tra l' altro tutti sentiamo la mancanza) che operino per difendere la sicurezza della Repubblica e dei cittadini e non per attentare alla sicurezza della Repubblica e dei cittadini medesimi. questo volevo dirle, signor presidente del Consiglio , per quanto riguarda la forma di criminalità cosiddetta politica o politicizzata, che mi sembra estremamente semplicistico liquidare con la formula degli opposti estremismi , formula che — le dicevo all' inizio — pensavo ormai passata in archivio. questa analisi politica, secondo me, è mancata in tutta la sua relazione in riferimento ai dati della criminalità. le responsabilità dei passati governi si aggiungono tra l' altro, a mio avviso, ad una carente analisi di tipo sociale, per quello che riguarda la delinquenza cosiddetta comune. lei, parlando questa mattina, riferendosi a statistiche americane, ha detto che il 40 per cento dei criminali violenti sono disoccupati e prima, in passato ha citato tutta una serie di valori che ormai non funzionano, elencando la famiglia, la scuola, la mancanza di lavoro, eccetera; ha ricordato che, sempre secondo questi studi americani, i giovani « delinquenti » , anzi i delinquenti in generale sono per la maggior parte, giovani tra i 19 ed i 25 anni. lei non ha ancora optato fra le due tesi, non ha cioè chiarito se la delinquenza comune sia il frutto o la causa della « inoccupazione » (come lei la chiama). credo che, per quanto riguarda la delinquenza comune, questo punto vada invece chiarito, perché solo se partiamo da una analisi corretta delle cause del fenomeno possiamo pensare a corretti strumenti di rimedio. lei, signor presidente del Consiglio , dopo avere elencato la famiglia, la scuola, la mancanza di lavoro, la mancanza di prospettive, eccetera, sembra più propenso ad addebitare le cause della violenza o della delinquenza alla pornografia. o ad alcuni spettacoli cinematografici, su cui ha insistito di più che non ad esempio, sulla mancanza di posti di lavoro . credo invece che, per quanto riguarda la « delinquenza comune » , l' analisi sociale del fenomeno cui assistiamo (che è fenomeno indotto ma politicamente voluto), quello cioè della criminalizzazione dei disoccupati o dei sottoccupati o degli inoccupati » , sia un aspetto che dovrebbe richiamare tutta la nostra attenzione. quando, alla fine della sua relazione, lei ha proposto alcuni provvedimenti, e per primi quelli volti a realizzare un' efficace prevenzione, io — che probabilmente sono sempre un' ingenua — ho pensato che per prevenzione intendesse proprio la rimozione delle cause dei fenomeni criminosi sociali; pensavo che per prevenire la delinquenza comune si mirasse a creare posti di lavoro , servizi sociali , scuole, prospettive di vita. invece ho trovato tutt' altro, e cioè che lei ha proposto l' inasprimento delle pene, anzi ha proposto alcune pene esemplari — da lei per altro specificate in precedenza — quale, ad esempio, se ho capito bene, l' ergastolo per chi sequestra un minorenne. su quest' ultimo punto vorrei richiamare un attimo la vostra attenzione, perché ritengo sia importante trarre un esempio da quanto è successo in America a seguito dell' approvazione della legge Lindbergh. a che cosa assistiamo in Italia? non solo ad una ondata di sequestri, ma anche al fatto che i sequestrati, il più delle volte, anche se non sempre, tornano a casa. ebbene, negli USA, dopo l' approvazione della legge Lindbergh che comminava la pena di morte ai sequestratori, non è tornato a casa nemmeno un sequestrato. vorrei perciò che si riflettesse un momento su questo fatto. ritengo infatti che, decretando l' ergastolo per il sequestratore, di fatto decretiamo la pena di morte per il sequestrato. ed è per questo che ritengo necessaria, lo ripeto, la riflessione più approfondita di tutti. non è vero che oggi in Italia manchino le leggi repressive, tutt' altro; non è vero che non siano previste, per ogni tipo di reato, pene abbastanza gravi: i problemi della disfunzione della giustizia — cui poi arriverò mi sembrano di tutt' altro ordine. quanto poi a quel 40 per cento di delinquenti disoccupati (che lei ha ricavato da uno studio americano) vorrei ricordarle, facendo più utilmente ricorso ai dati elaborali (anche se con notevole ritardo) dal nostro ufficio centrale di statistica, cifre ancora più gravi, dalle quali risulta in modo inequivoco che la stragrande maggioranza degli autori di fatti delittuosi — rapine, scippi, eccetera — proviene dalle classi più povere è costituita proprio da quei disoccupati e sottoccupati di cui nessuno si occupa in concreto, da persone cioè che non hanno finito neppure la scuola dell'obbligo , e non certo per loro demerito o per scarsa intelligenza, ma solo per le indegne condizioni di vita cui sono costretti, per il fenomeno selvaggio dell' inurbamento, per la assoluta mancanza di strutture scolastiche e sociali in genere, denunciata più volte tra l' altro no alla nausea — in quest' Aula. risulta ancora, sempre dai dati dell' ufficio centrale di statistica (che ritengo inconfutabili), che tra gli scippatori e i sequestratori non c' è nemmeno un laureato. il che non prova semplicemente quanto può apparire da una analisi superficiale di questo dato; significa semmai semplicemente che condizioni di vita di un certo tipo, condizioni culturali di un certo tenore fanno sì che non ci si abbandoni a certe forme di organizzazione più o meno delittuosa o più o meno criminale. di fronte a questa situazione estremamente grave (e su questo non è neanche il caso di soffermarmi), abbiamo assistito ad un modo di legiferare assolutamente settoriale, anzi microsettoriale, del Parlamento, il quale, in questi trent' anni , è intervenuto sempre con le cosiddette « leggine » , per altro spesso emanate sotto una scarica emotiva enorme, magari provocata dall' opinione pubblica , e altrettanto spesso assolutamente contraddittorie tra di loro a distanza di qualche anno. ad esempio, dopo la « legge Valpreda » tutto si è inasprito, perché si rischiava di liberare, per la scadenza dei termini di carcerazione preventiva, gli uccisori dei fratelli Menegazzo. manca cioè una linea coerente di fronte a certe situazioni; si assiste ad una sorta di « doccia scozzese » : prima una certa liberalità, poi una nuova repressione! con il che, evidentemente, una seria politica di lotta alla criminalità, una politica che nasca dalle esigenze del paese, diventa un' utopia, con la conseguenza che il legislatore e la stessa magistratura perdono ogni credibilità di fronte alla maggioranza dei cittadini. ogni pretesto è stato buono per minacciare, o anzi per varare addirittura, delle leggi speciali delle leggi liberticide, che neppure nel periodo fascista, si aveva avuto il coraggio di varare. a proposito della legge Reale , che credo non deprecheremo mai abbastanza, sarebbe il caso di ricordare, qui ai laici, magari ai compagni socialisti, che forse la candidatura di Oronzo Reale a giudice della Corte costituzionale dovrebbe farci riflettere un attimo, perché non a caso il suo nome coincide con una legge che non è riuscita a fare nulla contro la delinquenza ed è stata, anzi, una delle cause della psicosi della sparatoria. a proposito di questa legge, il presidente del Consiglio , pur nella sua minuziosa relazione, ha evitato di darci i dati dei lutti verificatisi tra i cittadini, innocenti e no, e tra le forze dell'ordine a causa di quella legge. vorrei leggere un passo, che mi sembra molto significativo, preso dalla relazione della Commissione Scardia che ha indagato sui fatti o sui misfatti del secondo reparto Celere di Padova. in questa relazione, a pagina 27, si legge testualmente: « il capitano Montalto » (ricordo che il capitano Montalto si può definire l' anti-Margherito del secondo Celere di Padova, cioè quello che di fatto non aveva grosse prevenzioni sull' uso delle armi) « ha fatto presente di aver manifestato al comando le sue perplessità sull' opportunità di illustrare ai militari la legge Reale , poiché, se male intesa, avrebbe potuto costituire un incentivo all' uso delle armi » . di fronte ad una dichiarazione di questo tipo, quando all' incerto del corpo legislativo di uno Stato che vuole essere uno stato di diritto esiste una legge che non può essere spiegata ai tutori dell' ordine, perché la sua cattiva interpretazione potrebbe costituire incentivo all' uso delle armi, credo che in effetti si sia raggiunto un limite indegno per uno Stato che vuole essere civile, un limite eccezionale di legislazione totalitaria e repressiva. credo quindi che il ricorso a leggi speciali, data anche l' abbondanza di leggi speciali esistente, e la minaccia di sanzioni sempre più severe sia una semplice manifestazione di impotenza, che non può che affievolire la fiducia del cittadino nelle istituzioni. a proposito della sfiducia del cittadino nelle istituzioni, vorrei brevemente delineare le linee di politica giudiziaria attraverso le quali da una parte si è contribuito a creare questo senso di sfiducia e, dall' altra, si sono poste le premesse per un' assoluta inefficienza delle forze di polizia . in seguito ad una decisione della Corte costituzionale furono introdotte nel nostro ordinamento processuale penale alcune norme che garantivano, in maniera più legalitaria, il diritto di difesa e di intervento del difensore. in tale contesto la polizia giudiziaria fu privata dei mezzi che erano retaggio di un modo medioevale di condurre le indagini, le quali erano affidate prevalentemente all' interrogatorio di polizia e alle confessioni dell' imputato, con abusi non indifferenti. credo che il caso Pinelli valga per tutti a far considerare un attimo a quali abusi, a che tipo di abusi si poteva arrivare. a questo punto evidentemente si doveva pensare ad una maggiore qualificazione dei componenti dei corpi di polizia, ma al contrario, tutto ciò non è avvenuto. lo stato attuale in cui si trova la polizia scientifica è veramente incredibile: non solo gli organici sono del tutto insufficienti, ma spesso, sempre per effetto della legge Reale , gli agenti sono distolti dai loro compiti istituzionali per essere inviati sulle piazze contro ogni sorta di dimostrante, anche il più inoffensivo e pacifico. in questi giorni assistiamo ad uno schieramento di forze dell'ordine per il processo Panzieri assolutamente impensabile ed incredibile. e proprio in quella occasione è stata arrestata una insegnante che andava ad assistere al processo, perché il metaldetector aveva scoperto un coltello nella sua Borsa. questa insegnante è finita in carcere e lì è rimasta per più di una settimana. in queste circostanze viene dunque messo in allo uno schieramento di forze dell'ordine assolutamente impensabile, quando interi quartieri rimangono del tutto sprovvisti di protezione. se le notizie in mio possesso sono esatte, presso la Criminalpol, ad esempio, giacciono inclassificate decine di migliaia di schede segnaletiche. le apparecchiature scientifiche non sono certo travolgenti o entusiasmanti, ma comunque sono inutilizzate per mancanza di mezzi. si è rinunziato a qualsiasi tipo di rilievo dattiloscopico nei casi di furti in appartamenti. i dirigenti dei vari commissariati sono impegnati, come dicevo prima, in questo momento e già da molto tempo, in servizi di ordine pubblico : attualmente, ad esempio, per il processo Panneri a piazzale Clodio , dove per questo si verifica una totale paralisi per cui non riescono più ad entrare nell' Aula neanche gli avvocati. è inutile che ricordi il problema della lungaggine processuale e la situazione che ne deriva. è mancata una legge quadro che affrontasse la situazione nel suo complesso e si è proceduto mediante « leggine » del tutto settoriali, quando non microsettoriali. la situazione delle carceri è già stata al centro di un dibattito non molto tempo fa: dibattito che è stato evidentemente ed assolutamente inutile, se adesso, a distanza di neanche un mese, ci ritroviamo a dibattere nuovamente lo stesso problema. ho sentito qui, nei pochi interventi precedenti, e soprattutto nella sua relazione, onorevole presidente del Consiglio , alcuni dati sui quali vorrei riflettere un attimo. un dato estremamente importante contenuto nella sua relazione e che noi già avevamo segnalato in occasione delle sue precedenti dichiarazioni a proposito dell' articolo 90 della legge sulla riforma carceraria , è quello relativo al numero dei permessi rilasciati, che lei ha calcolalo esattamente in 24.172, e ai casi di non rientro in carcere; esattamente 582. ella ha precisato che dal 1° al 16 gennaio, quando lei si incontrò con il presidente della Repubblica e con altri esponenti del Governo i casi di non rientro erano saliti a 737 e che, poi, nei tre giorni successivi essi erano saliti a 787. se io fossi un detenuto, aprissi il giornale e leggessi che il presidente del Consiglio minaccia l' applicazione dell' articolo 90 e quindi la sospensione della riforma carceraria (quindi non più permessi, eccetera), non tornerei in carcere. questo dato mi sembra abbastanza importante. non capisco come si possano fare dichiarazioni del genere alla stampa e lamentarsi poi che i detenuti non rientrano in carcere. non a caso, subito dopo la sua dichiarazione, il numero dei non rientri è aumentato vertiginosamente. naturalmente questo meccanismo scatta per tutti i detenuti, e a maggior ragione per quelli che hanno ottenuto il primo permesso. non credo neanche sia il caso di soffermarsi sul discorso dei troppi permessi e delle troppe telefonate. il dato di fatto importante; a cui anche lei, signor presidente del Consiglio , ha accennato, è l' assoluta sproporzione tra il numero degli agenti di custodia e la popolazione carceraria. di questo abbiamo avuto dimostrazioni anche recenti. a questo proposito le ricordo che già in occasione della discussione della mozione sullo stato di attuazione della riforma carceraria , noi avevamo fatto alcune proposte, parte delle quali sono state anche recepite, ma che da allora ad oggi non hanno avuto alcuna attuazione concreta, se si escludono i 400 miliardi stanziati per l' edilizia carceraria. vorrei poi sapere in quanti anni si ripartirà questo stanziamento. a prescindere da questo, io pensavo che nella sua relazione lei avrebbe chiarito questo punto: si faranno delle carceri in più o si sostituiranno i lager: più o meno marci, esistenti oggi? invece su questo — ed è evidente che si tratta di indirizzo politico non sono riuscita a trovare alcun chiarimento in tutta la sua relazione: non ho compreso, cioè, se verranno costruite nuove carceri perché quelle che abbiamo non sono sufficienti o se invece verranno costruite nuove carceri — e dovrebbe essere così per sostituirne alcune assolutamente fatiscenti ed indegne di uno Stato che voglia avvicinarsi al detenuto — come ella dice testualmente — « per il suo recupero sociale » . ritengo che far vivere della gente, per altro in attesa di giudizio, per lungo tempo in carceri fatiscenti non possa assolutamente rappresentare un tentativo di recupero sociale. sappiamo tutti benissimo che circa la metà dei carcerati è rappresentata da detenuti in attesa di giudizio che scontano sulla loro pelle una lungaggine procedurale e burocratica della quale sicuramente non sono responsabili in prima persona; tutto questo nella situazione di presunta innocenza sancita dalla Costituzione. questa permanenza nelle carceri in attesa di giudizio finisce spesso per essere semplicemente una anticipazione di pena. noi siamo partiti proprio da questo punto — e volevo chiarirlo — quando abbiamo presentato una proposta di legge per la concessione di una amnistia. in sostanza, che cosa ci si viene a dire sempre? che il sovraffollamento delle carceri rende le carceri stesse pericolose — e lo abbiamo visto — non soltanto per l' inefficienza strutturale, ma anche per la stessa grave situazione nella quale si trovano gli agenti di custodia. gli agenti di custodia, infatti, sono dei lavoratori ai quali non si applica lo statuto dei lavoratori: fanno dei turni di lavoro pesantissimi, non hanno le ferie pagate, non hanno le giornate di riposo settimanale. eppure gli agenti di custodia svolgono il proprio lavoro in un settore che dovrebbe stare a cuore alle istituzioni dello Stato. essi sono invece privi di qualsiasi tutela. ora noi dicevamo che, dal momento che più della metà della popolazione carceraria è rappresentata da detenuti in attesa di giudizio, il sovraffollamento delle carceri è un dato, o un alibi forse dietro il quale vi nascondete sempre per dire che la riforma carceraria non è applicabile. noi per principio siamo stati sempre contrari all' amnistia, che pure è stata usata ampiamente e spesso, perché sappiamo benissimo che in linea di principio l' amnistia è un' ingiustizia nell' ingiustizia; ma siamo in una situazione in cui l' amnistia di fatto c' è, dato che al 31 dicembre abbiamo un milione e 975 mila processi pendenti; c' è di fatto una amnistia perché non potremo mai giungere, con le attuali strutture giudiziarie, alla conclusione di questi processi o vi giungeremo quando, per il decorso dei termini di carcerazione preventiva, la sentenza di condanna 3 di assoluzione sarà comunque inutile od estremamente iniqua. in casi di emergenza si devono usare strumenti di emergenza, per esempio l' amnistia, non perché essa deve diventare un alibi allo sfollamento delle carceri, da riaffollare fra due mesi, ma perché nel frattempo bisogna mettere in opera non soltanto tutti quegli strumenti che rendano attuata — non dico attuabile — la riforma, ma anche tutti quegli istituti, previsti dalla riforma, che attualmente non hanno possibilità di essere applicati. ella, onorevole presidente del Consiglio , ci ha fatto notare come 400 miliardi per l' edilizia carceraria rappresentino uno sforzo non indifferente in questa situazione di crisi economica . ora io le dico che se l' ordine pubblico è una questione prioritaria, questa priorità ha necessariamente, dei costi in denaro. ora, nonostante la crisi economica , non ci si fa scrupolo di « riempire buchi » , come per l' EGAM e la Montedison, di comprare aerei militari o altre cose del genere . se l' ordine pubblico per tutti noi rappresenta un problema prioritario, allora noi non dovremmo dolerci di quei 400 miliardi, se non per il fatto di essere rimasti estremamente, indietro, cioè di aver lascialo marcire una situazione per lunghissimo tempo. stante la situazione in cui versano gli agenti di custodia, noi siamo d' accordo sulla proposta di aumentare il tetto degli ausiliari a 2500, o magari anche oltre. si deve considerare però che i giovani che fanno il servizio di leva lo faranno volgendo le mansioni di agenti di custodia se avranno degli incentivi reali, altrimenti non lo faranno. la situazione dell' agente di custodia, è nota a tutti: è un carcerato tra i carcerati. al limite, infatti, tutti ci giovani preferiranno prestare un normale servizio di leva anziché fare, gli agenti di custodia. nel corso di un recente incontro con il ministro Bonifacio ho appreso che i concorsi sono stati banditi, ma che il problema è che non si trova la gente disposta a fare l' agente di custodia, e ciò per le ragioni che ho esposto. non si tratta soltanto di problemi di remunerazione, ma si tratta anche delle condizioni di vita , che sono assolutamente diverse da quelle di chi lavora in altri settori, ad esempio come operaio nell' industria, e via dicendo. riteniamo pertanto che si potrà aumentare il numero degli agenti di custodia solo se si offriranno loro condizioni di vita decenti. in questi mesi si è fatto un abuso dei decreti legge ; sarebbe forse opportuno servirsi di questo strumento in un momento di emergenza come quello attuale, per definire gli incentivi che si possono offrire ad una « carriera » di questo tipo. di fronte a questi problemi abbiamo avuto nella sua relazione, onorevole presidente del Consiglio , affermazioni abbastanza generiche. e evidente che concorsi per agenti di custodia sono stati sempre banditi. il fatto è che non si trova chi voglia fare l' agente di custodia e, tra quelli che sono in servizio, moltissimi sono distaccati e svolgono mansioni che nulla hanno a che vedere con quelle istituzionali. bisognerebbe intanto richiamare gli agenti distaccati presso il ministero e comunque trovare il modo per supplire a questa carenza estremamente grave. in tal modo non vi sarebbe assolutamente bisogno di usare l' esercito sugli spalti delle carceri. e una soluzione che noi rifiutiamo e che, in linea di principio , è addirittura incredibile. l' esercito può essere usato in casi di estrema emergenza, come quello del terremoto del Friuli. possiamo anche pensare ad un uso dell' esercito strettamente limitato nel tempo, accompagnato dalla ricerca di tutti gli altri possibili strumenti. ma l' affermazione generica del presidente del Consiglio lascia supporre che non si intenda ricorrere all' esercito in condizioni di emergenza e per un tempo limitato: questa proposta ci trova dunque assolutamente dissenzienti. questi erano gli argomenti che volevo trattare dopo aver udito la relazione del presidente del Consiglio . credo che nessuno sia in grado di contestare che il « delinquente » colpevole di reati minori, di reati contravvenzionali, si ritrova a subire sulla propria pelle lungaggini processuali enormi di cui non è responsabile in prima persona. abbiamo appreso che la riforma dei codici non sarà completata per maggio, ma probabilmente per settembre. credo che siano questi i dati reali che provocano la sfiducia della gente nelle istituzioni. ormai la riforma dei codici è diventata una barzelletta. sembra la riforma sanitaria : una di quelle cose che tutti auspicano, a cui nessuno è contrario, ma che non si capisce perché non vengono fatte: la riforma sanitaria è considerata la panacea di tutto. la riforma dei codici, che attendevamo per maggio, sarà pronta forse in ottobre. non ritengo che questa sia giustizia e, che la legge sia uguale per tutti, dal momento che si verificano sperequazioni gravi, come quelle che abbiamo potuto costatare recentemente: chi finisce in infermeria e chi nel carcere duro. è vero che ufficialmente non abbiamo il carcere duro, ma esso esiste nei fatti. questa mattina il presidente del Consiglio ha fatto cenno agli evasori fiscali: la durezza e il rigore nel caso degli evasori fiscali sono ben minimi, se i risultati sono quelli che tutti abbiamo davanti. ora lei propone una recrudescenza delle pene; ma per chi? vorrei terminare il mio intervento sottolineando proprio la necessità di una maggiore attenzione sul fenomeno indotto della criminalizzazione dei giovani — o degli inoccupati, come lei li chiama — che, per il prossimo anno, ci apprestiamo a vedere anche ingigantito. il suo ministro Donat-Cattin ha previsto 600 mila disoccupati in più; poi il ministro del Lavoro ha definito questa cifra allarmistica e ci ha parlato solo di 200 mila disoccupati. io credo che questa sia una incentivazione reale al processo di criminalizzazione e che, quindi, il problema della prevenzione, anche a breve termine , si debba inserire in una strategia più ampia, che è quella — come ho detto della rimozione delle cause sociali del crimine. evidentemente, da un presidente del Consiglio ti da un Governo democristiani, la nostra parte politica non ha eccessiva fiducia di ottenere queste riforme, che sono per noi fondamentali. non è neanche una novità. noi riteniamo che queste riforme possano essere realizzate da altre forze e da un altro schieramento politico. ma mi premeva sottolineare la questione per porre in evidenza, ancora una volta, che non ci servono leggi più dure né nuovi carceri né punizioni esemplari. ciò di cui abbiamo bisogno, in effetti, sono in primo luogo indagini serie sulle eventuali responsabilità politiche nelle organizzazioni implicate in atti di terrorismo, in sequestri di persona , e così via (argomento sul quale lei, come ho già detto, ha completamente sorvolato); e, in secondo luogo, una analisi molto più approfondita sulle cause sociali che determinano la « delinquenza violenta urbana » . noi abbiamo sempre portato avanti, perché ne siamo convinti, il discorso della non violenza , perché crediamo nel confronto è nel dibattito politico, e non in forme di prevaricazione tra potenti o dei potenti sui deboli. riteniamo che si tratti di un discorso importante e di un valore culturale reale e vero. come forza politica ci impegnamo — lo abbiamo dimostrato in questi anni — a sostenerlo. in proposito, per concludere il mio intervento, desidero solo dire che non si può affermare, facendo ricorso a slogans, che noi, il Parlamento, le forze politiche , siamo convinti del recupero sociale del detenuto, e poi varare una riforma carceraria assolutamente settoriale, che ha preso in considerazione solo l' aspetto relativo ai detenuti, ma non ha assolutamente preso in considerazione, nel suo complesso, i problemi dei direttori degli istituti di pena, degli agenti di custodia, degli assistenti sociali (che non ci sono) e così via . né si può, poi, nel momento in cui se ne verifica l' impossibilità di attuazione, minacciare il ricorso all' articolo 90 della legge sull' ordinamento penitenziario. credo che sia importante, invece, analizzare quali strumenti non siano stati messi in opera: solo partendo da questo punto di vista riusciremo a fare dei passi, magari piccoli, ma nella direzione giusta, sul tema della non violenza e sul tema dell' ordine pubblico .