Marco PANNELLA - Deputato Maggioranza
VII Legislatura - Assemblea n. 78 - seduta del 21-01-1977
1977 - Governo Pella - Legislatura n. 2 - Seduta n. 17
  • Attività legislativa

signor presidente , colleghe e colleghi, certo può apparire in assoluto anomalo quello che è tutt' altro che una abitudine, per ora, cioè che il rappresentante del gruppo radicale parli dopo il collega Piccoli. avete sentito, o state prestando ascolto solo ai vostri odii e ad una vostra stupida sordità? non stavo facendo polemica. avevo detto, signor presidente , che può sembrare anomalo che io parli in genere, ma se davvero questo accadesse, dopo il collega Piccoli. volevo solo fare un' osservazione: che forse, per il gruppo radicale, in questa vicenda — nella quale i militanti e le militanti radicali hanno avuto per riconoscimento di tutti, la prima, la più dura, la più grave, la più sofferta delle parole nel paese, nelle piazze, nelle carceri, negli ospedali, — questa ipotetica anomalia avrebbe potuto essere tollerata, anzi potrebbe essere ritenuta (anche in considerazione del fatto che essa è la penultima parola perché l' ultima sarà pronunciata dal voto) come normale e come segno piuttosto di una certa corrispondenza fra come varino le cose nel paese e nel Parlamento. ma veniamo al tema. se il collega Piccoli avesse ragione, nelle accuse che ha lanciato da una parte a noi e dall' altra al partito comunista io penso che egli non dovrebbe preoccuparsi molto, anzi. qual è infatti l' assunto dialettico dell' onorevole Piccoli questa sera (perché c' è un assunto diverso per ogni sera)? è che il partito comunista e il partito socialista , volendo e votando questa legge, e noi, non votandola e opponendoci, ci stacchiamo gli uni e gli altri dalle grandi masse popolari e, ha detto e specificato questa sera, perfino dalla classe operaia . ebbene, se così fosse, la nostra Costituzione garantirebbe la vittoria finale al collega Piccoli, alla Democrazia Cristiana . perché se questa fosse la realtà, e se il collega Piccoli ci credesse e ci credessero; avendoci riflettuto, i colleghi e gli amici democristiani che lo hanno applaudito così freneticamente, ebbene, quando voi compagni comunisti e socialisti avrete votato questa legge, rompendo, secondo loro, con le tradizioni popolari e con la classe operaia , Flaminio Piccoli potrà in diretta, questa volta, senza affidarla a Gabrio Lombardi , prendere l' iniziativa di un referendum e travolgere, questa volta, in un 13 maggio di segno opposto, voi compagni comunisti, così colpevoli di aver, in ipotesi, seguito i demoni radicali, e noi radicali così colpevoli di tentare di rifare quei giochetti che l' onorevole Piccoli nella storia ha mal digerito, quelli che attribuisce a torto a piccole aristocrazie illuministiche. in proposito credo che nella parola, negli accenti dell' onorevole Piccoli ci fosse solo un punto di riferimento possibile, e mi sembra che il collega La Malfa lo abbia colto giustamente: quando, con l' accento dell' onorevole Piccoli, si dice che le più grandi sciagure della nostra storia sono dovute alle classi dirigenti laiche ed illuministiche, non si può che riferirsi al Risorgimento. perché certo, altra grande sciagura storica al mondo clericale o al mondo populista o al mondo tridentino controriformistico, che l' onorevole Piccoli rappresenta, non ne hanno, purtroppo, provocate. perché, dopo il Risorgimento, sono venuti i Patti Gentiloni, dopo quelli sono venuti i trattati lateranensi, dopo quelli sono venuti gli articoli 7, dopo quelli sono venute le lunghe collaborazioni centriste dei laici non comunisti, dopo quelle viene — che cosa? — il tentativo di ignorare per altri decenni ancora le prescrizioni laiche della nostra Costituzione. viene invece poi il referendum del 13 maggio 1974, che dimostra, una volta per tutte, che gli aristocratici, signorili ed austeri Gabrio Lombardi e Piccoli, che parlano sempre in nome del popolo, della cultura popolare, tutt' al più hanno in concreto potuto rappresentare, in quel caso, un coacervo, il più disparato, di voti di sottoproletariato, di piccola borghesia e di aristocrazia nera che a Roma, tutti sappiamo, seguivano, malgrado poi i loro tripli o quadrupli annullamenti di Sacra Rota , l' azione appunto di denuncia di Gabrio Lombardi e di Piccoli in difesa dell' unità della famiglia. certo, c' è qualcosa per la quale noi, che veniamo da due giorni indicati dai colleghi democristiani — non solo da Mazzola, ma anche da Piccoli, dai colleghi di Comunione e liberazione — come i veri vincitori di questa battaglia; c' è qualcosa che deve poter spiegare il nostro voto contrario, il nostro voto serenamente contrario. deve pur esserci una spiegazione se questa volta il collega Natta può dire con esattezza che qui, questa volta, non c' è più il fronte laico, il fronte divorzista, il fronte che arrivò alla grande vittoria del 13 maggio 1974. ha tenuto, il collega Natta, a ricordarlo. perché? perché i quattro parlamentari della sinistra che oggi si apprestano, soli anche rispetto a democrazia proletaria , a votare contro questo progetto di legge , evidentemente rappresentano qualcosa di non marginale se da soli possono fornire una legittima documentazione per il collega Natta nella sua negazione dell' unità del fronte laico, quella che realizzammo quando vincemmo tutti, e se dall' altra parte basta la pura e semplice esistenza dei radicali in Parlamento — comunque essi votino — per far dire ai Piccoli e ai Mazzola che, in realtà, questa è una legge dettata dalla volontà radicale. sarebbe stata forse effettivamente radicale, questa legge, se quello che anche da questi banchi ho sentito dire (dai banchi cioè di un laicismo e di un socialismo che si dovrebbero presumere più ortodossi, più antichi, più classici e quindi più vivi di altri in questa società) fosse vero. se fosse vero, colleghe e colleghi, che questa legge è una legge che sancisce l' autodeterminazione della donna. non l' ho mai sentito dire per la verità da Giovanni Berlinguer ! quello che questa legge ha prodotto — ed è questo l' apporto che nel momento della decisione vogliamo dare per una riflessione ulteriore e non a ripetizione del già detto — è che è vero che essa rappresenta in qualche misura un progresso, ma rappresenta un progresso in relazione al bene costituzionale della salute, perché tutta questa legge è riferita al solo concetto di salute, mai al concetto della coscienza, del diritto, della libertà, del diritto di scelta, del diritto civile che non è certo il diritto civile all' aborto, colleghi democristiani (ma chi l' ha mai raccontato!), ma che è certo il diritto civile di scegliere se abortire o no, se abortire clandestinamente o pubblicamente, quel diritto civile che Dio o la natura o la storia hanno comunque conferito alla donna, la quale, comunque, è nella sua coscienza e nel dialogo fra la sua coscienza e la sua esistenza che può continuare o no a nutrire di ossigeno e di amore quel mero prodotto biochimico, quell' ovulo fecondato da 24 ore che la natura stessa per il 25 per cento dei casi può accingersi ad espellere naturalmente nei primi giorni, sì che monsignor Chiavacci , cercando di darvi un' àncora, a voi e a Paolo VI , si affanna da anni a dire che forse l' aborto può esserci solo non dal momento della fecondazione, ma dal secondo giorno, cioè dopo che l' ovulo fecondato si sia fissato ed acquisti un grado di probabilità maggiore di definitiva aderenza ai tessuti e alla vita della madre, sì da poter garantire il processo formativo, poi, dell' esistenza individuale ed umana. è questo, io penso, che deve portare a riflettere. il compagno Balzamo dice che questa è una legge giusta e necessaria. certo, era una legge necessaria; che sia una legge giusta, o no, a questo punto, lo dimostreranno i mesi prossimi, con i fatti. perché, probabilmente più di tutti voi, noi radicali ci troviamo, in fondo, in questo momento, sereni? perché abbiamo dieci anni di dimestichezza con questo problema, e a questo punto sappiamo che la lotta non è terminata: è una tappa che è segnata, ma sappiamo che fra cinque, sei o sette mesi purtroppo dovremo verificare che questa legge 8, in termini di diritto positivo , pessima. c' era e c' è — dal partito comunista alla Democrazia Cristiana — una sicura « apertura » ideologica e culturale! collega Piccoli — ti chiedo scusa, ma consentimelo visto che ieri hai parlato, riferendoti a noi, della « rozza volgarità, indegna di una civile Assemblea, dei radicali » — consentimi almeno di notare che forse ci sarebbe voluta maggiore finezza culturale nella direzione della Democrazia Cristiana per comprendere che un' apertura culturale da parte comunista c' è stata, gestita fino in fondo, con durezza, direi in alcuni momenti quasi con cattiveria, oltre che con austerità, da Giovanni Berlinguer . il fatto è che nel tentare di ancorare costantemente, disperatamente la legge alla sola finalità della tutela della salute, escludendo in qualsiasi momento che comparisse la tutela della coscienza e della libertà, vi proponevano colleghi democristiani un incontro su una cultura solidaristica, contro lo scontro su una cultura laica; perché la piattaforma culturale ed ideologica di questa legge ha i suoi antecedenti nella cultura solidaristica; così come è nel materialismo del Pende, del Gedda e del Gemelli, nel positivismo materialistico più grezzo che si trova anche la legittimità di alcuni echi, direi non diversi fra i compagni comunisti e i compagni cattolici, in questa circostanza, che è una scelta all' interno del grande arco delle scelte culturali marxiste possibili, ma non è certo quella sulla quale noi puntavamo. sicché abbiamo dinanzi una scelta della sinistra, ma da questa, non altra. tutto quel che nasce in questa nostra legislatura da qui, da qui dentro — presidente del Consiglio , lei sa che io so che molte cose non nascono qui dentro e che, come ostetrico di altre cose che non nascono qui dentro, lei ha tutta la mia ammirazione, la nostra ammirazione (non la nostra fiducia, perché ci augureremmo proprio che quelle cose non accadessero) — di valido e di importante, nasce da questi banchi, nasce dal partito comunista , nasce dalla sua serietà, nasce dalla sua capacità costruttiva. e abbiamo infatti una legge che non ci sarebbe stata (questa legge, intendiamoci) contro le altre che noi volevamo, che i socialisti avevano, ad ogni piè sospinto , annunciato di voler difendere, con la Maria Magnani Noya che è un po' in astratto la Callas delle nostre ragioni, ogni volta poi che si tratta di farla battere e di rassegnarsi poi a votare a sostegno delle ragioni che ci hanno battuto, naturalmente per « realismo politico » , ed è così brava, infatti, che la radio e la televisione hanno cessato di essere lottizzate con Maria, la fanno « cantare » dappertutto... con me un po' meno, Lombardi; sembra che un radicale debba digiunare molto a lungo prima di avere una parte delle possibilità che sono offerte alla compagna Magnani Noya , che in effetti è molto benemerita in questo Parlamento e in questo regime. ammetto che sia giusto, che non sia una ingiustizia, sarebbe innaturale pretendere che questa radio e questo regime facessero a me un trattamento così liberale e democratico. abbiamo quindi una legge che prende corpo, prende linea molto più profondamente di quanto non sia stato individuato dalle scelte politiche culturali del partito comunista . è dunque una legge della sinistra ma che continua ad essere burocratica e autoritaria. sarà poi davvero possibile, insieme al collega Natta, a tutto il partito comunista e ai sindacati, in un anno o due, entrare con le donne nelle corsie degli ospedali fra tutti gli ostacoli burocratici e autoritari che ad ogni passo ed a ogni millimetro o centimetro di questa legge solidaristica sono frapposti? lo vedremo fra sei o fra otto mesi. compagno Lombardi purtroppo i fatti dico « purtroppo » perché temo di aver ragione — ci diranno ancora una volta se è vero che le soluzioni burocratiche, amministrative, che hanno come ratio legis il cosidetto realismo, le più ampie unità possibili, ed anche le concessioni all' avversario, sono la via più realistica; o se invece la via della rivendicazione laica, libertaria, autogestionale fino all' autogestione responsabile e libera del proprio corpo sia la via da seguire, la più concreta e realistica. il giorno infatti in cui si riconoscesse comunque il diritto necessario e fatale alla gestione del proprio corpo nelle leggi, sarà il giorno in cui prevarrà l' autogestione contro la legge deresponsabilizzante e che confina nell' isolamento atomizzato ciascuno di noi. non ripeterò — e mi avvio a concludere, signor presidente — la sequela di obiezioni che, articolo per articolo, noi abbiamo mosso al suo principio ispiratore e alle sue proclamazioni del principio; ho detto quali echi culturali noi vi sentiamo dentro, non solo solidaristici e neopositivistici. l' articolo 2 segue il mezzo della casistica, che è mezzo non laico ma canonico, che è il metodo che in realtà con la legge sul divorzio voleva essere imposto in un modo generale ma che fu emarginato: allora una concessione la facemmo, aveva un valore esemplare rispetto all' esterno. giustamente i democristiani e l' onorevole Andreotti ci dicevano che la casistica nella legge Fortuna è un « fiorellino demagogico » all' occhiello della realtà della legge. in pratica il divorzio è scelto, e sarà scelto, liberamente sia pure ritardato di cinque anni, ma pur sempre incardinato sulla libertà di coscienza . questa volta invece voi avete accettato di fondare la legge sulla casistica, principio canonico, principio non laico; avete poi costretto non solo le donne, ma anche i medici a questo cammino, quei medici a cui non ci si può rivolgere con fiducia solo perché se ne difendono i diritti corporativi come è stato fatto in questa legge. diamo loro fiducia allora anche quando, unanimi, ci dicono che questa legge esige da loro qualcosa che è non dovuto, qualcosa che devono non dare, perché si tratta di un tipo di mediazione sociale che forse poteva venir dato in teoria in una società solidaristica dall' assistente spirituale o dal prete ma non dal medico, in questa società. vedremo se questo non significherà, come temiamo, aver accentuato la crisi delle nostre organizzazioni sanitarie e ospedaliere; vedremo se l' eccezione che avete ora fatto, come obiezione di coscienza non di persone ma di interi ospedali, non si riproporrà a questo punto come diritto acquisito nella realizzazione delle unità sanitarie locali previste nella prossima riforma sanitaria , che una volta passato questo principio, l' onorevole Andreotti potrà presentare nelle prossime cinque ore, perché sarebbe la legittimazione definitiva dell' alienazione della salute pubblica e delle strutture ospedaliere dal potere pubblico, regionale o statale che fosse. qual è la nostra scelta? devo dire che a questo punto è appena appena accorata, ora non più polemica nei confronti dei compagni comunisti. la scelta è di riflettere; e noi vogliamo darvi anche qui, come contributo pubblico, un ammonimento. lo ammonimento è che questa legge già pessima non (diventi una legge-culla perché al Senato (con l' alibi delle possibilità di ricatto che Raniero La Valle ed alcuni altri possono avere in base alla differente maggioranza numerica di quell' Assemblea) venga modificata, per tornare a noi, in base a quel compromesso richiesto dall' onorevole Fiocoli l' altra sera, e saltato l' altra sera qui. non vorremmo che l' alibi di certi dipendenti o indipendenti di sinistra di altrove servisse per farci tornare questa legge, già pessima, ancora peggiorata. non taglieremo certo loro la testa, né io né tu, ma dobbiamo cercare di tagliare la testa alla legge, come facevi un tempo, se è cattiva, se viola le coscienze, se è antipopolare ed ingiusta. è (anche con questa preoccupazione che noi ci assumiamo la responsabilità, proprio noi, di dire no. e voteremo effettivamente, questa sera, signor presidente : ma come eccezione per confermare la regola del nostro diverso comportamento, per manifestare la consapevolezza di quanto sia grave quel che ci assumiamo la responsabilità di fare in questo momento — ce ne rendiamo conto — proprio noi, che abbiamo voluto le lotte per il divorzio e l' aborto (per costringere tutti noi della sinistra all' unità), essere gli unici quattro a dover fornire questa polizza di assicurazione al resto della sinistra, nel caso in cui davvero avesse sbagliato. perché, anche questo è il senso del nostro comportamento. voteremo contro, perché domani lo sappiano l' Unione donne italiane , le donne socialiste (al Movimento di liberazione della donna non c' è bisogno di dirlo), gli altri collettivi femministi ed i compagni di democrazia proletaria , che qui sono sempre così responsabili, seri e saggi (ci sono ormai citati costantemente come esempio dai compagni comunisti e da tutti; sono in effetti — bisogna riconoscerlo — molto più bravi di noi per quanto riguarda l' adeguamento alle vostre consuetudini parlamentari): sappiano che per noi questa non è una legge che può andare bene; che questa è una legge pessima, che già può rappresentare la culla per una legge peggiore. c' è bisogno di mobilitazione e di lotta nei giorni prossimi, nelle settimane prossime. senza questo, avranno vinto in realtà coloro che sono contro l' aborto. non qui, certo, e non nei referendum, che non oseranno mai chiedere su questo problema, come farebbero se davvero credessero che il popolo è con loro, come dicono, che la cultura popolare è la loro. urlano perché sono disarmati, urlano perché, sanno che, il Papa oggi non consentirebbe più ad un Gabrio Lombardi di rifare il giuoco che solo il mio compagno Balzamo, oggi, mi sembra abbia accennato considerare un rischio per la nostra democrazia. in queste condizioni il nostro voto è sicuramente convinto. e riteniamo che siano i dieci anni di riflessione e di lotta, che hanno caratterizzato il movimento del partito radicale , il Movimento di liberazione della donna , che forse possono consentire a molti, di presumere che i pochi, questa volta, possano aver ragione più dei molti. ho finito, signor presidente .