Emma BONINO - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 77 - seduta del 20-01-1977
Norme sull'aborto
1977 - Governo III Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 77
  • Attività legislativa

credo che con l' articolo 6 ci troviamo di fronte all' impossibilità reale per tutte le donne di mettere in pratica l' autodeterminazione. ritengo che l' autodeterminazione non sia uno slogan che si appiccica all' inizio della legge, all' articolo 1: l' autodeterminazione diventa reale se poi l' intero articolato non pone freni successivi che si concretizzano, in questo caso, nelle disponibilità pratiche, nelle strutture sanitarie, alle quali la donna si può rivolgere per ottenere l' intervento. l' articolo 6, nel testo della Commissione, a nostro avviso, darà luogo invece ad una difficoltà estrema per le donne di ottenere l' intervento di interruzione della gravidanza , nella misura in cui autorizza a praticare questo intervento solamente gli ospedali pubblici e le case di cura private, con un ulteriore limite di cui parleremo in seguito. riallacciandomi a quanto ha detto il collega Homi, credo che — in coerenza con quello che abbiamo sempre sostenuto, cioè che il nostro obiettivo è di eliminare l' aborto clandestino — vi sia una unica via: mettere il maggior numero di strutture possibili a disposizione delle donne che hanno necessità di ricorrere a questo intervento. per tale ragione, abbiamo presentato un emendamento completamente sostitutivo dell' articolo 6. l' emendamento tiene conto però che l' intervento di interruzione della gravidanza dopo i primi 90 giorni necessita di cure e, attenzioni particolari, perché siamo convinti che dopo i 90 giorni l' intervento di interruzione della gravidanza debba essere effettuato negli ospedali e presso le case di cura specializzate. mi pare però che proprio la lotta sull' aborto e le indicazioni che il movimento delle donne ha dato concretamente, e non in teoria, in questi anni di lotta abbiano dimostrato invece come entro le prime otto settimane, o comunque all' inizio della gravidanza, l' intervento si possa fare anche in sede ambulatoriale con il metodo dell' aspirazione, senza bisogno di degenza e di grossi strumenti specializzati dal punto di vista tecnico. noi proponiamo quindi, a coloro che , in linea di principio , vogliono eliminare la clandestinità dell' aborto, quanto segue: di fronte alla difficoltà di ottenere l' intervento nelle strutture pubbliche previste dall' articolo 6, di fronte ad eventuali liste di attesa, di fronte ad attese che possono far superare alla donna il novantesimo giorno previsto dalla legge e comunque che implicano sempre uno stato di tensione e di ansia che si prolunga, noi crediamo che le donne non avranno altra soluzione che rivolgersi dove si sono rivolte sinora, mettendo in pratica ancora una volta l' aborto di classe che è esistito finora. chi avrà soldi, andrà all' estero o andrà nelle case di cura private, che sono presenti in tutte le città; chi non ha soldi, andrà ancora dalle mammane, mettendo la rischio evidentemente la propria vita e la propria salute, come abbiamo messo a rischio la nostra vita e la nostra salute in questi anni. credo che, se veramente vogliamo eliminare questa grave situazione, non ci sia altra strada che quella di aprire altre strutture. mi rendo certamente conto che i consultori previsti dalla legge numero 405 sono nati per un altro scopo, però mi rendo anche conto che evidentemente non si può ancora una volta far pagare alle donne la mancata approvazione della riforma sanitaria . ritengo che non dobbiamo ancora una volta pagarla noi e credo, quindi, che sia doveroso mettere a disposizione altre strutture a livello ambulatoriale, come il movimento ha dimostrato in questi, anni che è possibile fare, nel primo periodo della gravidanza, senza rischio per la vita delle donne. ritengo che sia molto più rischioso l' intervento della mammana con la sonda che non un intervento ambulatoriale con il metodo dell' aspirazione, nei consultori o nei poliambulatori, già pubblici o convenzionati. chiedo a tutti di riflettere su questo punto e ritengo altresì doveroso accennare all' iter complessivo previsto dalla legge. noi abbiamo di fronte una donna che deve andare prima a fare il consulto con il medico, secondo le norme che sono state approvate; se si tratta di una donna che lavora, necessita per questo consulto del primo permesso sul lavoro; poi aspetta sette giorni; quindi va all' ospedale. ora credo che tutti sappiano che gli ospedali non esistono, in genere, nei piccoli paesi. questo significa per la donna dover andare a mettersi in lista di attesa, ad esempio, a Roma o a Torino o in qualche altra città, comunque sempre fuori dalla propria residenza: e qui necessita il secondo permesso sul lavoro. si consideri, inoltre, che le strutture sanitarie scoppiano, tanto che spessissimo si partorisce nei corridoi, quando addirittura non in piedi. per questo non si comprende come e quando queste strutture saranno in grado di accogliere le centinaia di migliaia di donne che dovranno ricorrere all' aborto. evidentemente ci sarà una lista di attesa. dunque la donna è costretta ad affrontare tutto questo iter. nel caso poi che la, donna debba andare fuori dal proprio luogo di residenza ed abbia figli, è evidente che deve trovare una persona cui affidarli. questo significa dover pubblicizzare la propria situazione e non sempre le donne sono in grado di affrontare questo aspetto del problema, problema di un certo rilievo, che deriva da tutto un condizionamento culturale che ci portiamo dietro. di fronte a questo iter un po' cartaceo e comunque sicuramente non semplice, al quale si aggiunge, attraverso l' articolo 6, la difficoltà di reperimento della struttura disponibile, credo che molte donne saranno costrette — non avendo possibilità di scelta — e respinte, ancora una volta, all' aborto clandestino , esattamente come è avvenuto fino a questo momento. sono stata sempre convinta e sono tuttora convinta che una legge non poteva e non può non contenere quei temi di discussione che sono stati elaborati dall' intero movimento in questi anni, pur con enormi e gravi contraddizioni. sono convinta però che se c' era un obiettivo che questa legge doveva avere, era quello della eliminazione della clandestinità. ritengo, invece, che porre questi filtri, porre le donne di fronte a queste difficoltà reali ed oggettive, costituisca un incentivo ancora una volta all' aborto clandestino o, meglio, significhi costringere le donne all' aborto clandestino . vorrei che fosse altrettanto chiaro questo: o si parte dal presupposto che le donne non sono particolarmente coscienti né particolarmente responsabili, o si parte invece dal presupposto che abortire clandestinamente è stata sempre per noi una necessità dolorosa, ma senza alternativa. poiché è evidente che è giusta la seconda ipotesi, è chiaro che soltanto se avremo delle strutture disponibili riusciremo a debellare lo aborto clandestino . il testo afferma che solo gli ospedali potranno fare questi interventi e prevede per il medico il carcere da un anno a tre anni se farà aborti al di fuori dei casi previsti. ritengo che questa sia una grossa contraddizione. infatti noi non elimineremo sicuramente il cosiddetto « mercato dei cucchiai d' oro » con mere norme penali. infatti il codice Rocco , pur essendo durissimo dal punto di vista penale, non ha mai impedito a nessun medico di fare aborti, ma è diventato soltanto l' alibi perché i medici chiedessero delle cifre astronomiche. cifre che tutti conosciamo. non sarà con una sanzione penale che riusciremo a spezzare il mercato degli aborti clandestini e dei « cucchiai d' oro » . credo che riusciremo a spazzarlo solo se apriremo alle donne altre strutture. nessuna di noi sarà così pazza da continuare ad andare dalla « mammana » , se avrà vicino e disponibile un ambulatorio, un poliambulatorio o un consultorio pubblico; nessuna di noi sarà così pazza da andare dal medico « cucchiaio di oro » che chiede un milione, se avrà sotto casa, o comunque disponibile e vicino, una struttura aperta e sensibile alle esigenze delle dome. ma è chiaro ed evidente che continueremo ad andare dalle mammane se non avremo queste strutture. chiedo a tutti di riflettere, perché solo in questo modo riusciremo a fare una legge che apra spazi reali, per lo meno in prospettiva, per venire incontro a queste necessità. non è sicuramente camuffandoci dietro rigori penali che riusciremo a spezzare questa catena. finora abbiamo assistito ad una grave contraddizione, che è quella di chi condanna l' aborto clandestino o l' aborto tout court ma poi sa benissimo dove l' aborto si pratica e conosce benissimo le tariffe e le cifre, e sa benissimo che non accade nulla dal punto di vista penale. la legge avrebbe dovuto dare una soluzione nuova e diversa. non vi sono altre strade, anche tenendo conto che recentemente è sorta la possibilità dell' intervento ambulatoriale, la possibilità di ricorrere a tecniche diverse, che fino a pochi anni fa erano assolutamente sconosciute all' intera categoria medica e che solo adesso cominciano a destare interesse: tecniche che invece sono ormai di dominio comune non solo in Europa, ma anche negli USA, in Cina e altrove. questo deve far riflettere. esiste una esperienza vissuta in questi anni dalle donne e dalle compagne. non si vede perché non se ne debba tener conto. nessuno più di noi ha cara la salute fisica e psichica delle donne, e noi ci muoviamo proprio in questa visuale. chiedo quindi che l' articolo è sin sostituito con il testo da noi proposto. non sarebbe coerente prevedere la galera per il medico che praticherà gli aborti al di fuori dei casi previsti da questa legge e poi mantenere in vita, votando l' articolo 6 nella sua attuale formulazione, il mercato dei « cucchiai d' oro » . le donne non andranno più dal ginecologo speculatore solo se avranno un' altra scelta; altrimenti, non vi saranno sanzioni penali che terranno. la esperienza di questi ultimi anni deve insegnarci molte cose.