Marco PANNELLA - Deputato Maggioranza
VII Legislatura - Assemblea n. 76 - seduta del 19-01-1977
Legge elettorale
1977 - Governo VII De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 1060
  • Attività legislativa

signor presidente , colleghe e colleghi, questa storia del medico, sulla quale ormai ci pronunceremo definitivamente, è forse il dato sul quale l' opinione pubblica , anche e da più di un anno si è maggiormente, mobilitata. in realtà, dopo l' articolo 2, mi sembra questo l' altro momento definitivamente qualificante per la legge che ci accingiamo, o vi accingete, a votare. se l' articolo 3 sarà approvato (apparentemente è un paradosso, del quale non pochi di voi inizialmente si rallegreranno), con molta probabilità il gruppo radicale si vedrà costretto a votare contro la regge nel suo complesso. capisco che alcuni tenteranno di recuperare così anni di ritardo, e si illuderanno che la gente non capisca almeno questa volta questa nostra solitudine e questo nostro apparente isolamento. tu dici che non saremo soli perché anche la destra voterà contro... certo, non saremo soli a votare contro, come i tuoi predecessori comunisti per venti anni non sono stati soli a votare contro il Governo di classe, e che anche allora si trovavano in insignificante compagnia dell' estrema destra . questo punto mi sembra quindi rappresentare il nodo di anni di polemiche ed il nodo di uno schieramento maggioritario di tutte le organizzazioni femminili, anche quelle non femministe, che si sono pronunciate in modo contrario e diverso rispetto a quello al quale sembra che la stragrande maggioranza di questa Assemblea voglia invece portare il voto della Camera. ma io credo che non avrei affatto bisogno di essere radicale, per esprimere la mia contrarietà a questo articolo 3. non è necessario, penso, il sussidio di convinzioni di parte, anche se ideali. è ancora una volta in termini di diritto positivo che questo articolo ci sembra di enorme gravità, tale da comportare una vita della legge che sarà solo foriera di conflitti e di negazione dei presupposti che la legge stessa pretende di voler attuare. quando si dice nel dispositivo di una legge che « il medico valuta le circostanze che determinano la donna a chiedere l' interruzione della gravidanza » si dà una indicazione imperativa al medico che non solo non rientra nelle sue capacità, ma nemmeno nelle sue competenze e nelle sue possibilità professionali. vorrei che la stragrande maggioranza dei colleghi, che forse non hanno tutti riflettuto alla lettera di questa legge delegando, come è fatale nello scontro politico, ad altri compagni o colleghi la riflessione su questo, riflettessero su quanto la legge effettivamente dice, cioè che il medico è delegato a valutare le circostanze che determinano la donna a chiedere l' interruzione della gravidanza . queste circostanze sono un' altra cosa rispetto alle condizioni di salute della donna e alla tollerabilità dell' intervento abortivo. vi sono condizioni anche di tipo economico-sociale, che concernono cioè delle dinamiche per le quali il medico, nella sua deontologia professionale, ha noli solo il diritto di dire « no » , ma anche il dovere di dire che la legge richiede da lui qualcosa che, in quanto medico, egli non ha titoli per dare. se voi calate questo fatto nella realtà sociale italiana, nella quale profonde saranno le resistenze culturali, morali di gran parte (o di buona parte o di una piccola parte) dei medici a rispettare questa legge, ecco che voi comincerete ad avere dinanzi prefigurata la situazione contro la quale vi stiamo da un anno inutilmente ammonendo. quand' anche voi riusciste, come riuscirete, fra qualche settimana, ad approvare questa legge, fra 3, 4 o 5 mesi questa legge avrà contro di sé l' unanimità delle donne, degli uomini, di coloro che la incontreranno. infatti questa legge respingerà nell' aborto clandestino , al di fuori dell' aborto di Stato, legale che voi avete voluto immaginare (contro il libero aborto ricondotto alla moralità ed alla decisione della donna che noi suggeriamo) tante donne che rifiuteranno l' aborto di Stato per fare quello clandestino. quando in questo articolo (questo è un argomento su cui vale fare una riflessione, ma per noi basterà averlo ricordato) volete circoscrivere l' aborto pubblico all' interno delle strutture sanitarie pubbliche o di case di cura autorizzate ed equiparate (ed i sondaggi ci dicono che l' 80 per cento dei ginecologi italiani non conosce la tecnica dell' aspirazione e quindi imporrà il raschiamento per provocare l' aborto), la donna dovrà ricorrere all' aborto con il raschiamento nelle strutture pubbliche, essendo andata da uno o due medici negli ospedali, bussando dal portiere, dicendo che deve abortire e chiedendo a quale medico si debba rivolgere: e le diranno che deve conferire con certo medico (il quale, magari, è obiettore); dopo 7 giorni deve tornare per ricevere una risposta in una città, magari, sotto i 100 mila abitanti dove la vigilanza « terroristica » di « Comunione e liberazione » non mancherà, come a Seveso, di esercitarsi. fai bene, collega Borruso, a restare poiché ho alcune cose da dirti fra un istante, tanto per continuare questo dialogo che hai voluto inaugurare. in questa situazione, con la scelta fra l' aborto di Stato per raschiamento e quello clandestino, non legale, per aspirazione, che la scienza indica ovunque che deve essere preferito in certe condizioni, che tipo di diritto positivo state per imporre ancora una volta al paese, alle donne, agli uomini, ai cittadini, alle organizzazioni ed ai medici, abortisti o no? i medici, attraverso le loro organizzazioni, anche quelle corporative, oggi ufficialmente si dichiarano indisponibili per questa operazione mistificata alla quale volete costringerli e della quale abbiamo già parlato in occasione dell' articolo 2. in realtà il dibattito che oggi si è svolto è stato, in gran parte, falsificante ed elusivo, ed ha sfuggito le richieste precise, gli interrogativi che noi avevamo posto in termini di applicazione e di creazione di diritto concreto (e su di esso richiamiamo ancora l' attenzione dell' Assemblea). circa i problemi generali, è forse questo il momento di ricordare alcune banali ma necessarie verità al collega Borruso e anche al collega Galloni, che con gli oratori di Comunione e liberazione diviene plaudente con ritmo meno ecclesiastico. è vero, Borruso, la nostra società è abortogena, produce aborti, siano essi 1400 mila o un milione. è vero, questa è una società disumana, consumistica, questo è un regime in cui i valori cristiani, i valori della tolleranza, della responsabilità e del dialogo sociale sono ridotti ai minimi termini. questa è una società nella quale il ragazzo nasce convinto che, se riuscirà a rubare miliardi anziché una gallina, sarà un signore rispettato dal regime invece che un internato nei brefotrofi o nelle carceri minorili. è vero, questa è una società nella quale si indica, a chi in essa cresce, la violenza come elemento di soluzione: la uccisione del vivo, del vecchio, dell' anziano. e i vecchi muoiono nella solitudine della società creata da questo sistema e da questo regime. siamo d' accordo, Borruso! ma io ti chiedo anche un minimo di pudore, personale e storico. se queste cose fossero i compagni socialisti o comunisti a ricordarle, ritengo che farebbero bene; ma che lo dica tu, da quei banchi, dai quali la Democrazia Cristiana , da trent' anni , detiene la maggioranza assoluta , o relativa, o il potere assoluto, il potere nelle banche, nelle industrie, nella Rai-TV, nella scuola... quando questa è l' Italia del vostro Concordato! è Roma, con le sue borgate, è quella che è! con quale coraggio, allora, vi rivolgete a noi che siamo in questi banchi, voi che questa vostra società l' avete edificata, appunto, sulla violenza, sull' ingiustizia, sulla strage degli innocenti, di ogni tipo di innocenti? e la tutela del capitalismo sfrenato, selvaggio, vaticano e no, dell' Immobiliare e no, di tutti gli altri? come puoi parlare proprio tu, quando proprio voi di Comunione e liberazione non avete mai fatto nulla, fino a tre anni fa, contro gli aborti clandestini , mai vi siete mossi, mai avete cercato di socializzare il problema delle donne cattoliche... Borruso, tu parli spesso delle mistificazioni di cui questa società è capace; ma debbo dire che nessuna mistificazione mi appare peggiore di quella di chi parla dai banchi dai quali tu parli: rovesciando contro di noi la responsabilità dei misfatti di una società — la vostra, appunto — che crea aborti ad ogni livello...... e che è la tua, la vostra, quella del vostro integralismo ricco e potente. noi possiamo anche a volte comprendere o rispettare gli integralismi poveri, anche se fanatici, ma i vostri integralismi, i vostri discorsi, mistificazione del potere, sono un' offesa al credente e al democratico. ed è un' operazione che potrete portare avanti ancora per ben poco! signor presidente , per i motivi che mi sono permesso di ricordare in ordine alle responsabilità concrete degli aborti che si rovesciano ogni anno e ogni giorno, come necessità, sulla gente del nostro paese, sul tipo di società, di classe dirigente , di classe politica che ha fatto rovinare questa piaga sulla nostra società, io credo di poter adesso concludere tornando con semplicità e in breve ad un articolo in cui, invece di riconoscere che la donna ha il diritto dovere di assumersi delle responsabilità chiare, si chiede al medico qualcosa che egli avrà il diritto dovere , molto spesso, di non fornire. non si può, né si deve ignorare il fatto che le strutture pubbliche sono quelle che sono, non solo impreparate, ma anche preparate ad ostacolare. dinnanzi a ciò possiamo dire in coscienza, signor presidente , che dovevamo dare questo ultimo contributo di carattere generale alla Camera ed ai colleghi; e per il resto, pur continuando ancora su altri emendamenti ad esprimere il nostro parere, dobbiamo ormai prepararci ad assumerci la grave responsabilità di votare contro per non isolarci da quel paese che tra qualche mese, una volta di più, dirà che le leggi che noi abbiamo finalmente prodotto hanno deluso le aspettative e hanno magari aggravato i problemi che pretendevano di risolvere.