Emma BONINO - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 67 - seduta del 21-12-1976
Norme sull'aborto
1976 - Governo III Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 67
  • Attività legislativa

signor presidente , colleghi e colleghe, onorevole sottosegretario, per me questo è sicuramente un discorso estremamente importante, perché coinvolge insieme l' aspetto personale e quello politico. la mia storia politica nasce da un dato personale di violenza grave, di quella violenza grave fatta alle donne sulla quale voi qui, tutti quanti, adesso improvvisamente, come uomini soprattutto, vi mettete a blaterare. con profonda emozione ho seguito questo dibattito, ma debbo dire anche con profonda rabbia. non si può, cari uomini, cari maschi, compagni o meno, colleghi o amici, non si può ipocritamente venire adesso a parlare sulla sacralità della vita, su queste fanatiche femministe — capite bene! che cominciano a dire di no ad un tipo di sessualità che è violenta e prevaricatrice, che voi intendete solo e sempre a senso unico (ed è la vostra l' unica valida!), avendo, tra l' altro, delegato sempre alle donne il problema della prevenzione. ma, onestamente, quanti di voi, prima di affrontare un rapporto chiedono alla compagna a che punto sta, come intende prevenire, quale contraccettivo usare? quanti di voi si fanno carico, prima di avere un rapporto, di questo problema? semmai sono le lacrime di coccodrillo successive, se va proprio bene, e spesso neanche queste! spesso neanche queste! e quanto a voi — proprio perché ridete su questo problema, proprio perché vi sentite a disagio su questo punto — ricordo che mai la prevenzione è stato un vostro problema, mai la sessualità è stata vista come rapporto e come comunicazione, tant' è vero che quando anni fa le donne sono uscite parlando per la prima volta di diversità di sessualità, di orgasmo clitorideo, per esempio, la cosa vi ha veramente lasciato stupiti. vi ricordiamo la stampa, le dichiarazioni politiche di fronte a quel libretto femminista che per la prima volta sottolineava il problema della sessualità non penetrativa, o improvvisamente ve ne siete dimenticati? anche allora eravamo « folli » , « irresponsabili » , « lesbiche » ovviamente, come se questo fosse un insulto, tra le altre cose, e non lo è. è una sessualità diversa: nessuno ha codificato che la sessualità penetrativa eterosessuale sia l' unica, la migliore, quella « normale » . e quando parlate della sessualità ne date delle definizioni — io le ho sentite — incredibili « edonismo » , « individualismo » , « lassismo di costumi » : dimenticate che è una tappa fondamentale dei libri sacri cui dovreste essere particolarmente legati: mi riferisco al Cantico dei cantici , che amo molto pur non essendo credente perché secondo me (rileggetelo, semmai) è la testimonianza del valore del rapporto fisico come comunicazione e come piacere. benissimo. solo che poi la tradizione della gerarchia ecclesiastica è estremamente sessuofobica. questo è il problema. solo adesso si comincia a parlare di una sessualità non finalizzata alla procreazione. ma con quanti dubbi! intanto, deve essere all' interno di un matrimonio legalizzato, e prevenendo la procreazione con mezzi cosiddetti « naturali » . perché? è naturale, evidentemente, avere rapporti una settimana al mese, e proprio in quella settimana. è questa la natura? questi sono i problemi fondamentali. che, a mio avviso, dobbiamo porci, e non certo il problema della sacralità della vita. ho sentito alcune dichiarazioni della parte politica democristiana che credo importante analizzare. noi diciamo « no » all' aborto, e lo diciamo da tanto tempo . ricordate i cartelli che hanno fatto scandalo perché (era Natale o era Pasqua), a piazza San Pietro (e queste cose chiassose non si fanno), dicevano: « no all' aborto: pillola » . dove eravate, in fatto di prevenzione, nel 1992, prima della legge sui consultori, che tra l' altro è dell' anno scorso ? la castità può essere una tua scelta, non è la mia; e chiedo il diritto di non fare questa scelta. la castità non è un mezzo di controllo delle nascite, tra l' altro. almeno, per me non lo è, e chiedo il diritto di prevenire le nascite. quello che è folle, ve l' assicuro, sono le battute, i risolini, di fronte ad un problema che viene dichiarato drammatico dall' oratore che si alza a leggere le sue venti cartelline. certo, voi fate la faccia lugubre e masochista. nell' ultimo intervento che ho ascoltato si è sostenuto che il problema dell' aborto si combatte per altre vie. mi sembra un po' generico: quali sono le « altre vie » ? certo, l' avete detto, ma io voglio conoscere quelle concrete, non quello che potete dichiarare adesso. il collega Orsini, per esempio, ha dichiarato (leggo dal resoconto stenografico ): « il modo alternativo con cui sosteniamo si debbano affrontare questi problemi è quello della prevenzione » . non è una scoperta, e sicuramente non è una scoperta della Democrazia Cristiana , e — sicuramente non è una scoperta di Orsini. credo sia un' altra parte politica quella che è finita sotto processo perché parlava di anticoncezionali: non è sicuramente la vostra, colleghi della Democrazia Cristiana , che siete ancora fermi al metodo Ogino-Knaus, con risultati che noi donne ben conosciamo. non so che cosa sia l' ufficio brevetti. perché non devo raccoglierle? questa è una prova, secondo me, di intolleranza assoluta, non nei miei confronti, che non sarebbe importante, ma di superficialità nell' affrontare il problema. mi si deve rispondere onestamente che cosa è stato fatto sinora per la prevenzione, al di là delle dichiarazioni di Orsini, subito modificate dall' intervento del collega Pennacchini, che mi sembra illuminante. il collega Pennacchini si è lamentato perché la contraccezione dovrebbe essere gratuita: se ne lamenta perché ognuno dà sfogo al suo edonismo. in genere, certe cose avvengono in due; pertanto la questione riguarda per lo meno l' intera società, uomini e donne. l' onorevole Pennacchini ha detto: « del resto, anche se non è certo nella nostra logica, poiché il testo assicura libertà, diffusione è, mi pare, anche gratuita nella distribuzione dei contraccettivi, eccetera » . questo lamento mi sembra veramente, incredibile. sappiamo benissimo che, senza la gratuità, non vi sarebbero i contraccettivi, nel senso che i consultori stanno sulla carta, ma ancora non esistono (sono, tra l' altro, estremamente in ritardo). prosegue l' oratore: « ... e ancora giusto, insistere con questa protezione, anche quando per noncuranza, per trascuratezza o malavoglia non si è voluto approfittare di questa libera disponibilità » — cioè, di contraccettivi — « e nel frattempo si è prodotta una vita? » . quindi, noi, secondo le tesi Pennacchini, non useremmo i contraccettivi: a) per noncuranza; b) per trascuratezza o, in alternativa, per malavoglia. ecco, io credo che di fronte a queste cose, come uomini e come democristiani dovreste avere il pudore di tacere, perché se i contraccettivi non sono usati non è sicuramente per trascuratezza né per ignoranza né per malavoglia. non è, questa, una novità che vi si viene a dire. voi credete veramente — come ho sentito dire ieri (da parte di un altro vostro collega — che, se liberalizziamo l' aborto, questo, diventerà il mezzo di controllo delle nascite abitualmente usato? ma vogliamo scherzare? io mi rendo conto che vi è difficile capire (perché si tratta di una esperienza che non avete mai passato, e che non passerete mai) l' ansia e l' attesa delle famose mestruazioni, che non arrivano, che arrivano, che sono in ritardo. certo; e non si ride su queste cose, caro collega , perché è un dramma che ci accompagna esattamente per tutta la vita, dai 14 ai 40 anni. e spesso, poi, riponiamo in voi — perché ci pensate voi! — la non fecondazione, con i risultati che, evidentemente, ben sappiamo. il coito interrotto e l' Ogino-Knaus sono i mezzi contraccettivi usati. il risultato, qual è, oggettivamente? il risultato lo conosciamo. è un problema di fondo ; il problema tè capire come si intenda affrontare la situazione, ma non per dichiarazioni di principio. io credo che essere antiabortisti o essere abortisti, così come è detto, non abbia alcun senso. non è l' etichetta che conta. secondo me, bisogna vedere chi, come, con quali strumenti, con quale reale volontà, cerchi di eliminare questo problema. io credo, senza presunzioni, di rappresentare qui almeno una parte di quella schiera di « criminali a piede libero » che sono le donne (individualiste, lassiste: ne ho sentite di tutte), le quali, senza problemi, affrontano l' aborto; anzi, se lo liberalizziamo, diventerà una cosa che faremo tutti i mesi, perché è particolarmente piacevole, evidentemente... è veramente incredibile! io credevo che si avesse il pudore per lo meno di stare a sentire, e di parlare con le donne. di queste femministe chiassose, voi leggete sempre e solo uno slogan — quello che vi terrorizza di più ma le femministe, le donne, le compagne del Movimento di liberazione della donna , da sempre portano cartelli dove è scritto: « aborto libero per non morire » ; però, non fermatevi lì, cari colleghi , perché sotto, a caratteri altrettanto grossi, è scritto: « contraccettivi per non abortire » . come mai ve ne dimenticate sempre? questo è il problema reale, ed è questo che, secondo me, non si può affrontare per slogan. le donne che hanno abortito sono le vere antiabortiste; e proprio loro, proprio le donne che hanno abortito, si sono stufate di abortire. colpevolizzate, clandestine, facendo debiti, venendo insultate dal, solito medico che vi preoccupate tanto di difendere. proprio le donne, ad un certo punto, sono scese in piazza, ed hanno detto: basta con questo sconcio! basta! queste donne sono le reali antiabortiste, tanto è vero che non solo sono. scese in piazza per l' aborto, ma hanno messo in piedi i primi consultori autogestiti per la contraccezione; per prime, anche quando non era ancora una cosa normale, a Milano, a parte i medici che lavorano all' AIED, con tutti i limiti che può avere questa situazione, ma che ha sicuramente un pregio: quello di averne parlato un po' prima, qualche anno fa. ebbene, quante sono le compagne che in questi consultori prestano la loro opera per militanza, missionarie della contraccezione, nel 1976? questo è il problema. e di fronte a questo che cosa c' è da parte della cosiddetta società? nulla, assolutamente nulla. il problema della maternità. ma perché vi spaventa tanto il fatto che non vogliamo più la maternità come obbligo, come destino, come scelta obbligata, come unica possibilità di realizzazione; ma che la maternità per noi deve essere una delle scelte possibili e non la sola, non l' unica, non la totalizzante? no, è questo il problema reale, che voi non volete mai affrontare. tanto è vero che , quando si parla di sessualità al di fuori del matrimonio, pare una cosa da finimondo, per le donne ovviamente. per voi uomini la vostra morale sessuale è un po' diversa, da sempre comunque. anzi, è la cosa che si accetta, perché pare anche questa « normale » . il mito della verginità esiste solo da parte della donna. perché? perché è controllo, perché è possesso. ma per voi la verginità non è mai un valore, anzi se mai è un handicap perché la vostra socialità è la potenza, la virilità. non sto parlando della Chiesa, sto parlando del condizionamento, culturale degli uomini e non della Chiesa. la donna vergine è stato il mito, il valore della donna: per sposarla bisognava che fosse vergine. ed era una verginità a senso unico, solo per una parte della popolazione, perché per voi non è mai stato così. e basta sentire i vostri discorsi sulla sessualità, di come ne parlate nei caffè e nelle trattorie. e allora, invece di parlare della liberazione sessuale delle donne, che ci pensano ampiamente da sole, che si sono messe in crisi, che hanno formato dei collettivi e che ne discutono, vedete di mettere in discussione la vostra le di non fare piagnistei sulle donne che in effetti un pochino sono oppresse e che bisognerà pure liberarle un po'. questo significa realmente capire, o per lo meno essere sensibili, stare a sentire senza presunzione quello che una altra parte, quello che le donne, più o meno — contradditoriamente, dicono; certo, contradditoria e, perché è difficile recuperare una sessualità perduta, recuperare un' identità perduta è estremamente difficile. però stiamo cercando di elaborare tutto ciò. e voi avete qui lo stesso atteggiamento che avete fuori nelle strade. il dileggio, lo scherno, questo avete! poi le venti cartelle sulla sacralità della vita, le venti cartelle sulla liberazione della donna, anzi sulla oppressione della donna. e allora io vi chiedo che cosa in realtà può venire fuori, quali sono gli strumenti reali. non mi bastano le altre vie genericamente affrontate. e allora andiamo a vedere. consultori non ce ne sono. prevenzione contraccettiva: dove? ma se quando circolano alcuni questionari sul sesso nelle scuole è un caso giornalistico, è ancora oggi lo scandalo! nella legge è passata l' obiezione di coscienza dell' ente ospedaliero religioso, che è per me un concetto nuovo, anomalo. ma il problema si pone perché gran parte della nostra assistenza sanitaria è stata appaltata a religiosi. ma non solo l' assistenza sanitaria : devo dire anche, l' istruzione materna ed elementare. e non solo di prevenzione contraccettiva ancora oggi, mi pare, non si parla nelle scuole, e questa non è una novità. poi ci troviamo la ragazzina che partorisce nella scuola, ma questo non fa riflettere nessuno, anzi in Commissione mi è stato detto che non si possono tenere in considerazione i casi scandalistici; ma non è un caso scandalistico; e perché lo sarebbe? allora le vostre parole sulla, sacralità della vita avrebbero un senso reale se nel paese ci fosse stata e ci fosse in atto una campagna di prevenzione, di contraccezione, se ci fossero questi famosi servizi sociali , se la maternità fosse realmente un dato sociale, non per slogan ma nelle istituzioni di questa società; allora forse potremmo discutere, ma non in questa situazione in cui io non vedo strumenti di presa di coscienza sociale, se non gli interventi in Parlamento, del problema della maternità. e allora io credo che chi è, bene o male, gli piaccia o no, responsabile di questa situazione, perché ha governato il paese per lo meno per trent' anni , dovrebbe avere il pudore, per lo meno, di accettare una sconfitta, cioè di non essere stato in grado di rendere la maternità un dato sociale, perché è privatizzata nel senso che mancano i servizi sociali ; e non è privatizzata per volontà delle donne, questo è sicuro. le donne si trovano anche a supplire alla carenza di servizi sociali ; questo è il problema. qui non ci sono asili nido , non ci sono servizi sociali né di quartiere e quindi per forza la maternità diventa un dato privatizzato perché noi, come donne, facendo le infermiere, curando gli anziani, i giovani e i bambini, facendo il doposcuola... io credo, signor presidente che quando qualcuno vuole interrompermi, può farlo, ma non tollero su questo punto, per la dignità delle donne, per una violenza da noi subita da anni, non tollero, dicevo, battute perché mi sembra che sia insostenibile poi « farmi il discorso » , con faccia sofferente e masochista, e reagire soltanto con battute. io credo che questo sia gravemente e profondamente indicativo di come forze politiche affrontino e si pongano di fronte a questo problema. poi si viene a parlare di femministe fanatiche! ma cerchiamo di non scherzare! le femministe fanatiche sono semplicemente quelle che, ad un certo punto, sono scese in piazza e hanno detto: basta con questa violenza! tanto è vero che , anche nell' intervento precedente, ho sentito dire e ammettere che ci sono gli aborti clandestini , ma che però, fino a quando sono affrontati con riserbo e con dignità... rileggerò il testo; questo è, quello che ho capito, lei non è stato chiaro, eppure l' ho ascoltato attentamente. in fondo dire « affrontato con riserbo e con dignità » significa che quando ognuno lo affrontava per proprio conto, come abbiamo fatto sempre, vi andava, anche bene. quindi non si tratta, cari colleghi , di ammettere, di consentire o di introdurre l' aborto; l' aborto è ammesso, consentito ed ampiamente introdotto, con il vostro beneplacito, tra l' altro. voi consenzienti, tra l' altro; perché dove si abortisce, come e a che prezzi, lo sappiamo tutti, voi compresi, perché vivete nella realtà e non al di fuori di essa. e quindi lo si sapeva, lo si sa tranquillamente: ed allora io credo che essere antiabortisti non significhi farmi il discorso sulla sacralità della vita, ma significhi lottare perché gli aborti per lo meno diminuiscano. certo questo non avverrà da un giorno all' altro, perché i condizionamenti culturali sono enormi. vi ricordate quale campagna denigratoria fu fatta sulla pillola, sulla contraccezione! si parlò di parti plurimi, che faceva male al fegato, di tutto. e di fronte a questo, i canali di informazione dello Stato hanno ben taciuto. mai si è fatto un dibattito serio sulla contraccezione, se non l' anno scorso — putacaso — su che cosa? non sui vari tipi di contraccezione, ma su uno ben preciso, quello portato — non ricordo più se dalla Giamaica o da, dove — dai coniugi Billings. un nuovo Ogino-Knaus un po' più ammodernato e di facile applicazione, dicevano i cinque esperti-uomini chiamati in televisione, perché le donne in questo paese o sono una strana razza in via di estinzione o le poche che esistono sono sordomute. infatti, sulla contraccezione la televisione ha pensato bene di invitare cinque uomini come esperti (non si sa di che, ma esperti!). le donne, assenti, non esistono. eppure, fino a prova contraria, la contraccezione, per come sono andate le ricerche scientifiche, e non a caso, è un problema che ci riguarda, mi pare di capire. e qui, invece, viene delegato, in televisione, cinque uomini i quali — loro — mi venivano a dire che il metodo Billings è semplice, di facile applicazione e: funziona benissimo. non so come lo avessero sperimentato, loro! ma comunque le donne sicuramente non c' erano. ed allora io credo che, invece di parlare voi della liberazione delle donne un pochino oppresse, forse sarebbe più dignitoso, io credo, stare a sentire le donne, lasciandole parlare, con tutte le loro contraddizioni, le nostre contraddizioni che sono un elemento positivo, di accrescimento del movimento. ci sembra giusto ed importante che il movimento non sia monolitico, perché ogni storia personale risente proprio della storia personale; quindi, non può essere evidentemente, in tutto, simile a quella delle altre. ho sentito parlare per esempio (onorevole dottor Orsini, ella si ricorda, ancora in Commissione si parlava di diaframma ed ella mi diceva che è pericoloso. io non so come lo possa sostenere) dei metodi contraccettivi. i metodi che esistono sono il diaframma, la spirale e la pillola. le ricerche sono ferme lì. noi siamo le prime a dire che questi metodi non sono certo il non plus ultra , che la ricerca in questo campo è stagnante (forse proprio perché è fatta dagli uomini che non sono così partecipi), però il problema è che queste sono le uniche alternative se uno vuole programmare le proprie maternità. non ce ne sono altre! questo è il punto. la terroristica campagna di stampa contro la contraccezione, contro gli anticoncezionali, forse adesso si è un po' moderata, ma tra il 1972 e il 1974 è stata una cosa allucinante. ricordo che noi lavoravamo all' AIED e passavamo il pomeriggio a rispondere ai giornali che scrivevano delle cose allucinanti, incredibili. questo è il punto. nelle scuole non se ne parla, i canali di informazione di massa quando ne parlano distorcono, oppure, più semplicemente, non ne parlano. e allora quando, come e dove i giovani dovrebbero farsi questa informazione sessuale? parlandone con gli amici, ovviamente, come abbiamo fatto noi ai nostri tempi. e lo Stato vuole o non vuole farsi carico di questa informazione sessuale e contraccettiva? oppure troveremo anche allora l' obiezione dell' ente religioso che gestisce la scuola materna o elementare? perché anche qui c' è poi la polemica: quando si comincia a parlare ai figli, di sesso? ma se voi foste attenti ai vostri figli, vedreste che la sessualità non nasce a 15 anni all' improvviso, o a 18 o a 20 o possibilmente dopo essere passati dal prete e dal sindaco per il relativo matrimonio... noi nasciamo come essere sessuali, e la nostra sessualità esiste e ci accompagna da sempre. certo, ha delle forme diverse, ma esiste, non la scopriamo a vent' anni perché il prete ci dà il beneplacito. ce la portiamo dietro da sempre, più o meno repressa, evidentemente. in genere i bambini molto piccoli non sono assolutamente repressi sessualmente; anzi, hanno una confidenza con il loro corpo che è incredibile, bellissima, che non è morbosa, che è — secondo me — semplice ed eccezionale. ma poi siamo noi forse, gli adulti o la società nel suo complesso, che bene o male instillano un senso di vergogna, il senso che il sesso va coperto, e che comunque non è proprio una parte del corpo fra le più belle. ma i molto piccoli hanno una confidenza con il loro corpo — non so se l' avete mai notato senza morbosità, con una naturalezza e con un piacere della scoperta che sono veramente importanti. probabilmente l' abbiamo avuto tutti, poi l' abbiamo perso. il fatto di considerare il sesso una cosa non piacevole è tipico della nostra società. tanto è vero che , quando le donne rivendicano il diritto al piacere, e anche al piacere fisico, sono improvvisamente edoniste, massiste, individualiste e non si sa quale altra cosa; mentre invece non lo credo proprio: anzi, quello che ci ha spinto e caratterizzato sempre è stata la dimensione di collettivo e di confronto collettivo. siamo scese in piazza, ci vediamo, ma non nell' individualismo sfrenato, come volete farci intendere; anzi, il senso della socializzazione dei problemi e dei nostri temi è estremamente radicato nel movimento, è un cardine del movimento. mai più sole e mai più isolate! ma voi i cartelli evidentemente non li leggete, se non quelli che vi fanno impazzire di paura: « l' utero è mio e me lo gestisco io! » . vi siete mai chiesti che cosa vuol dire? mai, al di 18 dello slogan, mai avete riflettuto un attimo su che cosa le donne vogliono dire con questo? e il potere di disporre del loro corpo anche in materia sessuale. certo, è un concetto che applicato a voi uomini è normale, che nessuno ha mai contestato: vi è normale. anzi, è la disponibilità del vostro corpo, usato con una donna più o meno oggetto, che non esiste come esigenze. questo è forse ciò che noi stavamo tentando di ribaltare, eppure questo è lo slogan che ha più terrificato: la privatizzazione. non è assolutamente questo, ma è la riappropriazione del nostro corpo come dato nostro e non come dato disponibile per fini puramente sociali. rivendichiamo il diritto al piacere e anche al piacere sessuale: non mi pare una gran vergogna, non mi pare proprio una vergogna: la sessualità è per noi un dato positivo e un valore positivo. non mi pare quindi che si debba essere così allarmati. l' attuale senso di individualismo sfrenato, di sicuro, mi pare normale; una delle cose che abbiamo criticato di più, analizzato di più e cercato di superare di più è stata sempre e proprio l' isolamento in cui voi ci volete lasciare: i due locali più servizio, e come unica comunicazione con l' esterno, la radio, per esempio. il senso di non ritrovarsi mai come dato collettivo, di essere: ognuna alle prese con il suo problemino di famiglia, quando poi la, vicina di casa, quella che abita al piano di sotto, quella che abita al piano di sopra, hanno gli stessi problemi, e non si riesce mai a socializzarli. perché? perché ognuna ha questo mito del suo nucleo familiare . quindi mi sembra assolutamente insostenibile rispetto a chi abbia avuto, se qualcuno — e chi? — avesse mai avuto semplicemente la pazienza di stare a sentire il discorso femminista nel suo complesso e non solamente gli slogans che più vi colpiscono. me ne ricordavo uno, prima: « aborto libero per non morire » ; ma la parte: « contraccettivi per non abortire » proprio ve la scordate sempre! eppure è un dato reale. le organizzazioni o i centri o i gruppi o le compagne che aiutano le donne ad abortire si trovano, a Roma, nell' impossibilità poi di fare assistere in materia di contraccezione le donne che hanno abortito. dove le mandavamo? all' AIED, putacaso, perché era l' unica esistente: è inutile che stiamo ad arzigogolare! la legge è passata nel 1975. attualmente, ancora, l' unico sbocco è l' AIED; perché la carenza di questi organismi, statali o pubblici, in una città come Roma, è ancora completa! allora ci siamo fatti carico noi anche della contraccezione. e poi saremmo noi le abortiste fanatiche. credo che dire semplicemente che si è abortisti o antiabortisti non abbia senso; bisogna vedere chi realmente agisce per far diminuire questa piaga dell' aborto. personalmente ritengo che una diminuzione reale della: piaga dell' aborto passi, almeno come fase iniziale, attraverso la non clandestinità. se si riesce a parlare del problema, dopo aver abortito, o prima ancora di abortire, nasce e si generalizza il problema della contraccezione. ma questo non avviene quando si abortisce normalmente dal solito, medico speculatore, quando, la donna, appena finito l' intervento, se ne va; e, sicuramente non si ottiene dalla mammana questo tipo di informazione. a scuola non si danno informazioni di questo genere, i consultori non ci sono; e allora dove si dovrebbero imparare queste cose? dalla vicina di casa o dal farmacista? credo che solo con una campagna capillare si possa raggiungere l' obiettivo di una informazione. nel 1964, se non vado errata (ero troppo giovane), quando si decise la vaccinazione di massa contro la poliomielite, ci fu una grande campagna di stampa, fatta dallo Stato, enorme; furono affissi manifesti per le strade e si fecero appelli alla televisione. ripeto che sono troppo giovane per ricordarlo bene, ma ho letto alcune statistiche su come in sei mesi si riuscì allora a raggiungere la stragrande maggioranza della popolazione. se avessi visto questi sforzi, queste proposte, ed esempio da parte democristiana, potrei anche capire i vostri problemi di sacralità della vita. il fatto è che non ho visto alcuno sforzo reale. gli slogans non li usiamo, solo noi, evidentemente, ma li usate anche voi sulla sacralità della vita. non ho visto affatto un impegno reale, e per questo è per lo meno dubbio che tiriate fuori ora il problema della sacralità della vita... e non crediate che per noi tale problema non esista! personalmente ritengo, molto semplicemente, che il problema dell' aborto non si risolva prevedendo pene, multe o la galera, ma credo che si possa risolvere realmente con un grosso processo di rivoluzione culturale , con un grosso processo di decondizionamento. invece di usare slogans, potremmo veramente impegnarci in una campagna per la diffusione della contraccezione, che deve necessariamente passare per le scuole, per i posti di lavoro , per i canali di comunicazione di massa . ma ripeto che finora non ho visto nulla di tutto questo. forse, se imboccassimo questa strada, potremmo ottenere dei risultati. credo che chi, in questi anni, si è battuto per la diffusione della contraccezione sia l' antiabortista vero, quello che ha visto, poi, vanificati i suoi sforzi, perché non a caso solo il quattro o il cinque per cento delle donne italiane in età feconda usa la pillola. questo dovrebbe essere un dato tale da far riflettere. certo, se voi partite dal presupposto che le donne italiane non ricorrono alla contraccezione per noncuranza, per trascuratezza o per malavoglia — come dice Pennacchini — non si può fare un ragionamento valido. se partite da questo atteggiamento di profonda sfiducia nel senso di responsabilità delle donne (e quindi, tra le altre cose, di metà della popolazione), assumete un atteggiamento di partenza non proprio paritario. considerate in sostanza le donne come delinquenti a piede libero, che, se anche avessero la contraccezione, non la userebbero. anzi, Pennacchini dice che la contraccezione c' è a portata di tutti, disponibile, ma che non la usiamo per trascuratezza o per malavoglia. vi assicuro che per me è stata proprio una rivelazione, perché il problema delle donne non è questo, non è un problema di trascuratezza o di malavoglia. partendo da questo punto di vista , si arriva ovviamente all' aberrazione per la quale l' aborto sarebbe lo strumento contraccettivo più comodo. qualunque donna stesse a sentire queste cose, inorridirebbe, perché questo non esiste. non so se abbiate mai visto, incontrato o, se abbiate mai parlato con qualche donna prima che abortisse. secondo voi l' aborto può diventare, per le donne, il mezzo più « comodo » per il controllo delle nascite (tra le altre cose). l' aggettivo « comodo » è veramente insostenibile; usare questo linguaggio, queste parole, è estremamente significativo di che cosa, in fondo, pensa realmente chi le dice, perché anche la scelta delle parole ha un valore politico ed esprime quello che ognuno sente dentro. com' è possibile che voi possiate sostenere che nessun rimprovero può essere mosso alla Democrazia Cristiana per il suo atteggiamento chiaro e coerente? se foste chiari e coerenti, se realmente la prevenzione fosse per voi un problema, un tentativo di soluzione, la vostra coerenza avrebbe dovuto spingervi, già molto tempo fa, a fare qualcosa, a proporre qualcosa, a impegnarvi in qualche cosa. ecco, la vostra incoerenza sta proprio qui: dalle dichiarazioni e dai discorsi parlamentari a quello che poi realmente portate avanti. questa è l' incoerenza reale! so benissimo che da quando è scoppiato il problema dell' aborto, il vostro slogan sulla « sacralità della vita » è stato coerentissimo. ma la coerenza non si ha sui discorsi, la coerenza si ha tra i discorsi e i fatti, tra i discorsi e gli impegni reali. ed io questa coerenza proprio non la vedo, anzi vedo proprio l' incoerenza, un modo come un altro per salvare la faccia. mi volete dire — fate una proposta voi — come risolviamo il problema degli aborti clandestini e non clandestini? sicuramente anche se cominceremo subito, questo sarà un processo che durerà a lungo. nel frattempo che cosa facciamo con le donne che non possono portare avanti la gravidanza? non si tratta, quindi, di introdurre o di ammettere l' aborto: l' aborto è ampiamente, introdotto, ampiamente ammesso! basta vedere come non si persegua nessuno, se non una donna ogni tanto, estratta a sorte, in genere proprio la più povera, la più indifesa, quella che ha avuto la sfortuna di finire da una « mammana » , che ha rischiato di morire e che è stata trasportata all' ospedale. conseguenza: inchiesta. e tutto questo non vi... fa mai pensare? come mai nessuna donna, ricca o alto-borghese, ha mai subito un processo? certamente non è stato solo perché esiste la Svizzera o l' Inghilterra. siamo all' esportazione delle donne! è una follia, un' ipocrisia! voi sapete benissimo che ogni settimana partono i Charters. il problema è che se le donne continuassero a partire, a tacere, clandestine e colpevolizzate, il problema non si sarebbe mai posto: la cosa vi andava benissimo. e questo il senso della vostra definizione di « provocatoria » della pur timida legge proposta da Fortuna. e stata una provocazione che le donne siano scese in piazza a dirvi: basta, non ne possiamo più della clandestinità. se dobbiamo abortire la responsabilità, la colpa, non è solo nostra; anzi non è proprio nostra. e stato questo il dato della provocazione. ma finché tutte zitte, tutte colpevolizzate, accettavamo i prezzi imposti dai medici speculatori, alle nove di sera, da sole, facendo magari debiti: la « sacralità della vita » proprio non vi interessava. ed allora? per noi abortire è sempre un trauma, specie (quando si presentano anche problemi tecnici e organizzativi — che non sono affatto marginali — quali quelli di trovare un medico, di non essere trattate « a pesci in faccia » . se non si è sposate il problema diventa addirittura drammatico perché la sessualità è ammessa solo all' interno del matrimonio! certo può essere una scelta, ottima per chi la fa, ma si può essere tanto intolleranti da non ammettere anche altre, scelte? al consultorio di Seveso — questa notizia è stata poi riportata da tutti una donna incinta ha chiesto di abortire e il medico le ha domandato come era avvenuto, dal momento che suo marito stava in sanatorio, e quella poverina ha dovuto rispondere che il marito veniva però a casa il sabato e la domenica; il commento del medico è stato di una particolare delicatezza: « che bel regalino le ha fatto » ! questa dunque è la delicatezza da usare, la vostra partecipazione al cosiddetto trauma. — noi non possiamo certo farci delle illusioni di fronte ad una classe medica, in cui si registrano delle eccezioni, ma che ha ed ha sempre avuto dinanzi alla donna atteggiamenti estremamente repressivi; probabilmente i medici con il camice bianco e maschi non se ne rendono neanche conto, ma certamente le donne si rendono conto di questo, come pure di quale strumento di repressione sessuofobica sia spesso la stessa visita ginecologica o certe domande che a dir poco si possono definire indiscrete. si tratta di dati che le donne hanno cercato di evidenziare, ma si sono trovate di fronte uno sbarramento da parte della categoria, che si sente intaccata nei suoi privilegi: anzi, nella sua dignità professionale... certo: ma lei crede veramente — e i medici mutualisti lo hanno anche dichiarato — che significhi dare dignità al medico farlo partecipare ad una scelta, che non vedo poi come riguardi il medico... e perché? cosa volete di più? dal momento che questo figlio sta con me e lo devo allevare io, perché la società non se ne fa carico! anzi, semmai, secondo me, sarebbe stato poco libertario. imporre al medico di venir coinvolto in una scelta che evidentemente non lo toccherà in tutta la sua vita, che non avrà conseguenze per lui, e pertanto non si capisce perché debba avere una partecipazione del genere. a che titolo poi? che cos' è? il nuovo confessore laico? lei crede veramente, onorevole Orsini, di dover partecipare alle scelte delle donne che non possono portare avanti la gravidanza? questo sarebbe veramente non libertario, imporre a lei, fra le altre cose, un problema di coscienza che non vedo come la tocchi o come la riguardi. dovrebbe toccare a lei, come esponente di che cosa? perché dunque vi sentite così diminuiti dal fatto di dover solo registrare che una donna non può portare avanti una gravidanza? ma chi deve giudicare se una donna può o meno portare avanti una gravidanza? il medico? vogliamo scherzare? il medico dopo aver definito, ad esempio, che posso benissimo portare avanti una gravidanza, non ha, mi pare, responsabilità di sorta. e allora perché dovrebbe spettare a lui un certo tipo di scelta? e dunque a chi altri dovrebbe spettare? magari ad una commissione o non so a chi? io ritengo invece che una scelta del genere debba spettare solo alle donne, ma ciò perché parto dal presupposto che esse sono coscienti e responsabili: non sono quelle streghe lassiste, edoniste, individualiste — e non so quali altre definizioni sono venute fuori — assassine o con strane tendenze, quelle cioè che voi immaginate; esse sono dei soggetti, ripeto, responsabili e coscienti cui per altro la società, proprio ritenendole molto coscienti, affida ad esempio l' educazione dei figli. questa è infatti la reale contraddizione: siamo in un paese popolato da delinquenti a piede libero, alle quali però lo Stato scarica, poi, l' educazione dei figli, la cura degli anziani, l' andamento della famiglia, il bilancio familiare, eccetera. quindi, sotto certi aspetti, la società le considera coscienti e responsabili; ma allorché si tratta di decidere quando, come e dove mettere al mondo o meno dei figli, la società improvvisamente le giudica irresponsabili, tanto che hanno bisogno di un medico che decida con loro o per loro. credo che, proprio partendo dal senso di sfiducia e dal senso di responsabilità delle donne; sia giusto che questa scelta che comunque non è mai una scelta ed è sempre una imposizione — sia fatta dalla donna, ma non da sola: guardate che la solitudine non si supera solo perché la donna è obbligata a parlare con un medico: la solitudine si supera se la donna può parlarne con le altre donne o con il compagno, se lo vuole;, comunque se si socializza il problema e non il colloquio. non si esce dall' isolamento in questi termini. per questo devo dire — ed è un dato culturale evidentemente diverso — che non ci spaventa per niente, ad esempio, avere dei posti dove vi sono solo donne che abortiscono. è una cosa che fa inorridire, ma non ci spaventa per nulla, perché si vive insieme uno stesso problema; e preferiamo vivere insieme questo dramma piuttosto che viverlo sicuramente tra una donna che partorisce e l' altra che si sta curando la sterilità. per questo non riteniamo assolutamente che sia una cosa aberrante quella di avere il ghetto dove le donne abortiscono, perché si creano invece proprio lì dei dati di solidarietà e di sorellanza reale. non ci fa inorridire per niente questo fatto, specie se è un posto dove gli aborti sono gratuiti, magari perché regionalizzati; ma il fatto di stare tutte insieme è per noi un dato importante le positivo e non lo viviamo assolutamente come ghetto. viviamo come dato molto più traumatico quello, al limite, di essere in una corsia di ospedale tra una donna che partorisce e una donna che si sta curando la sterilità. forse, per esempio, perché quel figlio lo avremmo voluto anche noi. quindi sono contraddizioni che esplodono e che non ci aiutano sicuramente a superare con meno drammaticità il momento e il problema che stiamo affrontando. in ogni caso, qualunque sia il modo in cui abbiamo vissuto l' aborto e quale che sia il modo in cui cerchiamo di renderlo, resta effettivamente, per ognuna di noi, la soluzione estrema. il problema che ci si pone in quel momento è quello di prevenire, ma anche da questo punto di vista la società è completamente carente. diceva prima il collega che noi non, saremo un paese più civile soltanto perché avremo legalizzato l' aborto: questo è sicuro, questo è certo. infatti la reale partecipazione alla sacralità della vita la si vede proprio qui, cioè la si vedrà nelle misure, nell' atteggiamento, nelle proposte, nelle iniziative, nella coerenza politica che voi esprimerete sul problema dei servizi sociali , della tutela della maternità, della prevenzione, della informazione sessuale. lì si vedrà la reale difesa della sacralità della vita. nel frattempo dobbiamo prendere atto che esiste questo problema. vogliamo cercare almeno, visto che siamo un popolo responsabile di non aver mai fatto niente per le donne, di avere innanzitutto il pudore, ogni tanto, di tacere su certe cose e in secondo luogo di tentare di risolvere questo problema reale, mettendo insieme, contemporaneamente, tutta una serie di meccanismi, che evitino ovviamente l' aborto e che, a più lunga scadenza, abbiano un effetto di diminuzione della necessità dello stesso? credete veramente di essere antiabortisti solo perché dichiarate la sacralità della vita, solo perché usate improvvisamente questo slogan? io credo — l' ho già detto — che le donne che hanno abortito e le donne che lottano per una maternità libera, cosciente e responsabile (specialmente nella situazione attuale — non creata dalle donne, fra le altre cose — dove l' aborto libero è un momento fondamentale per riuscire veramente a superare. la necessità del ricorso all' aborto), credo, dicevo, che queste donne, che sono realmente antiabortiste — su questo vi invito poi a riflettere — rappresentino quella parte del nostro paese che è più realmente cosciente della volontà di arrivare ad un punto tale in cui non si debba più ricorrere all' aborto. a questo scopo le donne si sono mosse, hanno lottato e lottano; si sono date dei fini e degli strumenti. mi chiedo: voi che cosa avete fatto se non blaterare sulla sacralità della vita e sulla oppressione e relativa liberazione delle donne? questa è la realtà che abbiamo di fronte! abbiamo un unico tentativo in corpo sessuale e di informazione: i consultori. non si sa per quale destino stellare, per quale fatalità a noi avversa, i consultori sono ancora sulla carta. questo non vi dice nulla? questo non diventa nemmeno materia di riflessione? mi chiedo allora: qual è la vostra proposta reale? lasciare tutto come sta? non sarà invece necessario risolvere questo problema degli aborti clandestini ? noi abbiamo una legge particolarmente repressiva, il codice Rocco , eppure mi sembra che tale legge non abbia impedito a nessuno di ricorrere all' aborto. il codice Rocco ha semplicemente impedito di ricorrere all' aborto in modo decente e sicuro. devo aggiungere, però, che il codice Rocco ha avuto un unico scopo, un' unica finalità, che si è concretizzata in questo quadro: da una parte gli aborti per ricchi e per ricche, e dall' altra la situazione disastrosa delle donne più povere e più sprovvedute. dunque, se una legge estremamente repressiva non è mai riuscita ad impedire o a prevenire questi aborti, quale soluzione, quale alternativa reale mi ponete? ritengo che su questo punto dobbiamo essere chiari. soltanto se metteremo in piedi i reali strumenti di prevenzione, stando però a sentire quali sono le esigenze delle donne, senza far calare loro dall' alto qualche appagamento, potremo sperare di arrivare ad un momento in cui, come le donne hanno sempre chiesto, saremo libere di non abortire. questo è il senso dell' affermazione che viene fatta dalle donne che dicono « facciamo aborti perché non vogliamo l' aborto » . non è uno scioglilingua, è un profondo dato di riflessione, che evidentemente non vi fa riflettere moltissimo. di fronte al tema dell' aborto, è vero, questo movimento è partito da un dato cosiddetto settoriale; e noi ci rendiamo conto che è settoriale e che è inserito in tutto un discorso di condizionamento più generale della situazione della donna oggi. però, man mano che si andava avanti, abbiamo scoperto altri temi, per esempio la medicina come dato di repressione ed è altresì risorto il problema della riappropriazione, non soltanto del nostro corpo, ma anche degli strumenti di controllo del nostro corpo. già Luciana Castellina, l' altro giorno, diceva che il « tremate, tremate, le streghe sono tornate » , ha un preciso valore, anche storico. questi sono dati importanti. e poi noto il discorso sulla sessualità, quindi sulla famiglia, quindi sul rapporto uomo donna . ciò di cui ci siamo rese conto è che noi donne siamo la metà della popolazione di un paese che di questo fatto, nelle sue istituzioni, non tiene conto. sul lavoro (è diventata una banalità) le donne sono le ultime ad essere. assunte e le prime ad essere licenziati. è un dato reale: forse perché le donne costano di più. non solo, ma esiste anche un grave condizionamento culturale in noi, per cui l' unico obiettivo reale è la maternità. se poi ci tocca anche lavorare, lo si fa per contribuire al bilancio familiare, ma mai come dato di espressione di noi stesse, come nostra iniziativa. le donne stanno a casa. questo discorso non è finito. il presidente del Consiglio , onorevole Andreotti, recentemente ha citato Sofocle, riferendosi ad una mia compagna: « alle donne si addice il silenzio » . e non si rendeva conto che chi, in Sofocle, pronunciava questa frase, non a caso, era il tiranno. questo è ancora l' atteggiamento che molti tengono nei confronti delle donne « chiassose » . pare, infatti, che quando uno si ribella lo debba fare nei termini voluti dalla maggioranza degli oppressori. neanche negli strumenti di ribellione possiamo essere libere: una cosa è chiassosa, l' altra provocatoria, la terza non è politica, la quarta è edonista, la quinta è individualista. anche nella ribellione dovremmo ribellarci secondo gli schemi. e ciò che cerchiamo di ribaltare, è ciò che cerchiamo di far capire anche ai compagni della sinistra. certo, compagni della sinistra, discutere con voi è un po' difficile. quando però le donne hanno cominciato a parlare del pane e delle rose, riferendosi non solo ad una vita diversa, ma mettendo in discussione anche la qualità della vita ; quando noi affermiamo che la ricerca della felicità è rivoluzionaria e non è fatta solo di adeguatezza economica, e che bisogna rimettere in discussione i valori in base ai quali siamo state educate, allevate e condizionate, chiedendo ed esigendo il diritto ad essere felici, o per lo meno a cercare la nostra felicità come dato collettivo e non come dato di individualismo sfrenato, ecco che diventiamo « chiassose » . nel corso di tutta la discussione sul provvedimento in esame ho rilevato la scarsa risonanza della problematica delle donne. ho sentito parlare molto della dignità e dell' etica professionale del medico; del problema dell' obiezione di coscienza del medico; del problema degli enti ospedalieri religiosi; del medico che non può fare il « vigile urbano » perché, poverino, come farebbe mai ad essere dignitoso? ma mai, o per lo meno pochissimo ho sentito parlare da parte di qualcuno della maniera in cui le donne vivranno questo evento, di come lo recepiranno, di come si porranno di fronte a quanto qui viene proposto. esse costituiscono una parte della popolazione su cui questa legge piove; anche le timide proposte che le donne avevano avanzato, apparentemente marginali rispetto al provvedimento, sono state rifiutate in blocco. mi riferisco, per esempio, alla proposta che la donna fosse accompagnata. avevamo suggerito che fosse accompagnata da persona di fiducia. e scattato subito il meccanismo: se la « persona di fiducia » è il marito, allora; anzi, l' accompagnamento potrebbe anche diventare obbligatorio; ma se la persona di fiducia è un' amica, una compagna, una collega, allora no. il concetto della solidarietà, dell' amicizia profonda tra le donne, non vi è particolarmente evidente. la persona di maggior fiducia dovrebbe, chiaramente, essere il marito o il compagno. ma spesso non è così; spesso i rapporti non sono proprio questi. eppure, la proposta è stata respinta, ma perché? chiedevamo questo non perché consideriamo le donne particolarmente incapaci — tutt' altro! — ma perché noi sosteniamo che spesso si è decise e coscienti, sappiamo quello che abbiamo deciso, ma il pudore atavico, la vergogna atavica, il senso del tabù sono stati d' animo che accompagnano quando si va dal medico. come giustamente diceva Luciana Castellina, questa è una legge borghese e illuminata, fatta per donne emancipate. è vero; ma non credo che i problemi siano proprio questi. le donne emancipate, borghesi e illuminate non hanno mai. avuto grossi problema di tipo organizzativo e tecnico. il problema psicologico è enorme per tutte ma, dal punto di vista tecnico organizzativo, esse non hanno mai avuto grossi problemi: dalla clinica « salus » alla clinica in Inghilterra, la scelta era poi questa. certo, rimane il dramma psicologico, che è uguale per tutte; ma il problema resta per le più sprovvedute, quelle che non hanno mai fatto una visita ginecologica in vita loro. e non sono delle eccezioni: basta andare fino alla Magliana, che non è molto lontana, se qualcuno volesse dare un' occhiata. come si prende la contraccezione? si va dal farmacista. ce n' è uno per quartiere, che le donne, poi, si tramandano; si va lì ed egli la dà. è questo il problema. la visita medica, certo, spaventa. debbo dire che nemmeno la posizione è di quelle che invitano al dialogo; spesso, neanche l' atteggiamento dei medici è di quelli più confidenziali, o comunque più corretti o più aperti. spesso, bisogna anche sbrigarsi, perché c' è una specie di coda, fuori. credo che su tutto questo si dovrebbe riflettere, e vorrei che davvero si facesse lo sforzo di non parlare più per slogans. l' ottantanovesimo o il novantunesimo giorno, non rappresentano il problema. il problema è il seguente: voi, come forza politica , siete veramente sicuri di aver fatto il possibile per la diffusione della contraccezione, dei servizi sociali e della maternità come fatto sociale? io non credo. per questo, dico che a volte bisognerebbe avere anche il pudore di tacere e di non pontificare dall' alto, dopo essere stati inadempienti per tanto tempo , ponendosi come tutori della moralità pubblica pur avendo delle responsabilità di inadempienze estremamente gravi. questi dati di riflessione sono anche un invito a tenere maggiore conto del dato reale del problema delle donne. ma ho spesso l' impressione, poi, a di parlare abbastanza a vuoto, perché torna fuori la dignità del medico, il problema del corporativismo dei medici, e così via . siamo arrivati, in Commissione, a far terminare un articolato con l' affermazione che la contraccezione si somministra nei consultori a partire dal sedicesimo anno di età, evidentemente con la mentalità di fondo che chi usa la contraccezione è stimolato ai rapporti, e non viceversa, e cioè che evidentemente sono i rapporti sessuali che comportano la necessità della contraccezione. il problema è ribaltato. e chiaro che, se si comincia a fare una informazione contraccettiva a sedici anni, forse è un po' tardi. questo significa anche non conoscere assolutamente i giovani d' oggi, non parlarne mai, voler imporre loro un codice morale che probabilmente non rispettiamo neanche noi, tra le altre cose. ho saputo che vi sono 47 iscritti a parlare, e forse anche di più. io credo che sia un dato importante. certo, non voglio pensare a manovre più, o meno dilatorie; anche perché, a proposito dei tempi, si è deciso — mi pare — in una vecchia conferenza dei capigruppo di arrivare al 10 gennaio per la discussione dell' articolato. ritengo che prima del 10 vi sia anche il tempo oggettivo per continuare questo dibattito. e probabilmente questa o è una manovra dilatoria, e allora d' accordo; oppure è un segno di impegno da parte dei colleghi iscritti a parlare, a qualsiasi gruppo appartengano. forse si è veramente coscienti che è un momento importante e allora diventerà un dibattito. ma l' unico mio invito è quello di non arrivare con il proprio discorsetto scritto, ma di tenere anche conto di quello che è stato detto prima e di riuscire poi a stabilire un vero confronto e non una serie di esposizioni, di tabelle scritte e di discorsi preparati. il mio discorso non è forse particolarmente lineare, ma, vi assicuro che, avendo lavorato, almeno per quattro anni sul problema dell' aborto, i dati di esperienza, quello che mi ricordo, le impressioni avute, le contraddizioni e anche i grossi problemi vissuti si accavallano mentre parlo. io spero almeno che servano come dati di riflessione e spero di assistere realmente ad un dibattito e non ad esposizioni di principio o a discorsi di bandiera.