Marco PANNELLA - Deputato Maggioranza
VII Legislatura - Assemblea n. 62 - seduta del 14-12-1976
Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione
1976 - Governo VII De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 909
  • Attività legislativa

signor presidente , sembra che questo sia un dibattito di grande momento per la vita del paese. sentiamo in quest' Aula continuamente richiamare problemi di vita e di morte, di responsabilità estrema, oltre che, naturalmente — non tanto dalla radio e dalla televisione di regime e di Stato — ma dalla radio vaticana . l' interesse per questo dibattito sembra essere intenso, dunque, anche da parte degli stranieri. forse vale la pena che nel resoconto stenografico risulti che il dibattito su questi temi, per quel che riguarda soprattutto coloro che accusano la nostra parte politica di non essere sensibile ai problemi del diritto alla vita, viene in questo momento seguito da cinque o forse sei deputati. deve risultare per iscritto che l' interesse al dialogo dei nostri colleghi democristiani si « cifra » in questo modo. ma non importa. io credo che abbiamo qui il dovere, ciascuno di noi, di richiamare i motivi per i quali da cittadini, da persone, da parlamentari, riteniamo che forse nessuna delle leggi discusse fin qui in questi anni abbia avuto un significato, abbia costituito una premessa per altre leggi, per altri comportamenti sociali e umani, quanto quella in esame. ieri ho seguito solo in parte il dibattito; in modo particolare ho ascoltato il collega Squeri, e ho udito cose che mi hanno fatto un po' rabbrividire e sulle quali, tornerò nel corso di questo intervento: cose che pensavamo potessero restare fuori da quest' Aula, accenti terroristici che ritengo non siano testimonianza di democrazia né di religiosità né di laicismo né di cristianesimo. ho sentito « planare » (macché planare, scaraventare) l' accusa, più o meno di nazismo nei confronti di coloro che hanno opinione diversa da quella del collega Squeri. ho sentito evocare, da parte sua, la Resistenza, la sua esperienza — pare di partigiano e di resistente. ne prendo atto. confesso collega, che non conoscevo il collega Squeri. è un' ignoranza forse colpevole, la confesso, e quindi assolvetemi. per insufficienza di prove sul dolo! non si ritiri, signor presidente , altrimenti sarei costretto a tacere. cercheremo di non essere Corte nemmeno noi, signor presidente : lei sa, d' altra parte, che non ne abbiamo né l' uso né la tentazione. come dicevo, ci è stata rivolta, da parte del collega Squeri, praticamente l' accusa di non renderci conto che noi rappresentiamo, o rischiamo di rappresentare, l' equivalente o l' equipollente di coloro che spegnevano delle vite nelle camere a gas . noi saremmo nazisti, i nazisti degli innocenti, secondo il collega Squeri. noi saremmo peggio di Erode, perché vogliamo lo sterminio di massa non dei bambini, ma di bambini che ancora non hanno visto la luce, più indifesi ancora. il confronto, dunque, sarebbe questo? il collega Squeri ed altri colleghi di quella parte costantemente ci dicono che è nella loro fede cattolica nell' uomo e nella loro umanità che affondano le radici di tanta sicurezza, di tanta buona coscienza, se mi consentite (e cercherò di dimostrarlo), a tanto buon mercato. forse, varrà la pena di fare assieme una riflessione, da proseguire poi nel corso di questo dibattito. per esempio, è vero, come viene affermato, che chiunque pensi in termini di diritto naturale e chiunque pensi alla vita in termini di religiosità è d' accordo con i colleghi della Democrazia Cristiana o con il Vaticano, come essi dicono? si dice: non siamo clericali, è in nome di valori esterni ed universali, universalmente riconosciuti, che noi qui stiamo combattendo la nostra battaglia contro la legalizzazione del nazismo più atroce, quello contro i bambini, gli indifesi. mettiamolo nel conto del fatto ben noto che i neofiti spesso rischiano di essere violenti nel loro zelo. infatti, questi colleghi che parlano con toni così duri, così violenti, così impietosi, così privi di charitas o di pietas (o delle due cose), forse non hanno riflettuto sulla loro stessa storia interiore, collettiva e personale. è vero, per esempio, che la storia della Chiesa è una storia lineare? è vero quello che affermano, cioè che sempre, nella storia cristiana, l' aborto è stato condannato come assassinio, e come tale sin dal primo momento? è vero quello che udiamo dire, e cioè che tutte le civiltà condannino e abbiano condannato come assassinio l' aborto? credo che sia utile menzionare alcune nozioni statistiche. anche se vi è molta diffidenza in quest' Aula per le statistiche, forse su queste siamo d' accordo. credo che la popolazione non cattolica nel mondo rappresenti l' 83 per cento dell' umanità. credo che l' interpretazione su che cosa comporti l' essere cattolico, nella vita civile e politica, data in Italia — è stato dimostrato il 13 maggio 1974 sia, anche per la grande maggioranza dei cattolici, diversa dalla vostra, diversa da quella vaticana. vi sono più cattolicesimi politici, più cattolicesimi culturali. il cattolicesimo è uno nella fede e nella preghiera, non è uno nella cultura, se è vero — come è vero — che all' interno della fede cattolica si sono scontrate, e a volte con durezza e con crudeltà, correnti e posizioni culturali diverse. è vero, dunque, che la posizione della Chiesa è sempre stata quella che voi dite? è vero che la « religiosità » testimonia per la vostra parte? è vero che quella parte del nostro paese che è cattolica è in maggioranza con voi, nei suoi comportamenti, nelle sue preghiere, nella sua fede, nella sua integrità o nella sua schizofrenia, cosa che tutti viviamo, in un modo o nell' altro? vediamo: non è vero che la religiosità nel mondo è quella che veniva evocata. per liberarcene subito, dal momento che questo dato rappresenta un' isola, ricorderò che la religione scintoista non considera affatto l' aborto un reato, perché un essere è tale, per quella religione, quando (cito tra virgolette) « l' essere vede la luce » possiamo essere d' accordo o no. ricordiamo altri dati: nei paesi musulmani, il credo islamico insegna che la vita del feto non comincia che al centoventesimo giorno dal concepimento. avranno torto o ragione, non importa: richiamo alla nostra riflessione questi fatti. la teologia buddista e la teologia indù non contengono interdizione scritta del fatto-aborto, che non viene considerato per il suo aspetto religioso, ma piuttosto come problema sociale. sapete che l' atteggiamento delle altre componenti cristiane rispetto al problema del diritto dello Stato a statuire autonomamente in merito a questi problemi è diverso dal vostro. basta leggere La Luce , basta leggere i giornali delle Chiese valdese e battista, seguire i dibattiti delle tavole valdesi, e credo che al di là dei numeri, quei numeri che poi si deprecano quando per caso si pensa di essere in minoranza, come ieri sera udimmo fare dai banchi della Democrazia Cristiana , consentano anche a voi di guardare con rispetto a questa testimonianza. non so se devo chiamarti onorevole dopo tanti anni, Bruno, ma non hai capito quello a cui mi riferivo. signor presidente , io ho una, diversa fiducia nel dialogo e quindi la vorrei pregare di considerare le interruzioni, come quella del collega Orsini, come un cenno di attenzione di cui sono lusingato. il suo « se si può non farle » , signor presidente , ci trova tutti concordi. ringrazio il collega Orsini, ma io mi riferivo ad un inciso del collega Squeri, quando ieri sera, diceva: noi, democratici cristiani , che qui siamo forse in minoranza, vi invitiamo a non usare la forza del numero contro i nostri principi. e, dicevo, voi che adesso, in certi momenti, vi dimostrate sensibili a questo, mi auguro che non sarete poco attenti ai valori della Chiesa valdese sol perché quantitativamente è piccola, mentre sapete che in termini di difesa e affermazione della religiosità è forse uno, dei fatti più esemplari che non solo l' Italia, ma anche l' Europa conoscano. ma vogliamo prescindere da questi richiami alle posizioni delle altre componenti religiose del mondo, cioè di quelle che rappresentano l' 83 per cento della umanità di oggi? vogliamo anche ritornare per un momento alla storia concreta delle nostre civiltà, dei nostri perimetri, delle nostre zone, della nostra cultura? ebbene, voi sapete che nella civiltà greca l' aborto non era considerato un delitto. vale o non vale? ma dobbiamo pur riflettere sul fatto che i nostri cammini interiori, anche individuali, se non vogliamo peccare di individualismo, non possono che ripetere anche il cammino della cultura che è stata la nostra, per superarla, per approfondirla, per arrivare a terminali diversi. ma certo, nel pensare che sia necessariamente segno di inciviltà il dissentire da quello che voi affermate essere un' evidenza, cioè che nel momento stesso in cui l' ovulo è penetrato dallo spermatozoo, lì abbiamo una persona e lì c' è assassinio se quell' ovulo fecondato viene volontariamente espulso, abbiamo il dovere di ricordare che la posizione di Aristotele, che voi conoscete, era ben diversa e ha animato per secoli, quasi un millennio, importanti posizioni cattoliche. c' è prima la fase vegetale, poi la fase animale, poi la fase umana nella vita del feto. era Aristotele che rifletteva in questo modo. sapete che Platone affermava che dopo i 40 anni la donna doveva essere costretta (certo per noi sembra un fatto quasi nazista, se non entriamo all' interno della sua riflessione) all' aborto? ma ci sono altri dati. tutti ricordano il giuramento di Ippocrate (il collega Berlinguer ce lo ha ricordato anche lui un paio di anni fa), ma ci si dimentica quello che Ippocrate chiedeva al medico, collega Orsini. ma Ippocrate, contemporaneamente, per le ostetriche dava indicazioni diverse sull' uso dei farmaci abortivi e contraccettivi. cioè spostava la legittimità della funzione abortiva o contraccettiva dal medico all' ostetrica. non era sua la posizione che è stata evocata tante volte. nella Roma repubblicana né la morale né la legislazione impedivano l' aborto. l' unica considerazione che il feto aveva era quella di proprietà del padre, come il figlio era « cosa » sua, perché rispetto al padre non la donna, non il figlio, nessuno aveva diritto alla vita: il padre aveva diritto di vita e di morte. sicché la donna, a partire da un certo periodo, poteva eventualmente essere colpita per il suo aborto, perché aveva tolto al padre il diritto di disporre della vita e della morte di quel futuro bambino, di quel futuro ragazzo. certo, con Cesare arriviamo al culmine, diventa una pratica sociale ufficiale. due secoli dopo l' influenza cristiana si sente nello Stato, e porta l' impero ai primi editti contro l' aborto. guarda caso , vorrei solo ricordarlo qui come accenno: oltre ad uno di Settimio Severo, l' editto più severo contro l' aborto fu di Caracalla. la Chiesa, contemporaneamente, a che punto era? la storia della nostra Chiesa è quella che voi oggi evocate; sempre il cattolico ha ritenuto assassinio l' aborto dello zigote, dell' embrione, del feto? no. sapete che il problema della animazione diretta o indiretta ha diviso nel tempo i due mila anni di storia cristiana e della Chiesa. sapete che l' ilomorfismo è stata la posizione prevalente per moltissimi secoli. sapete che, se San Basilio difendeva la posizione dell' animazione immediata del feto, per San Tommaso , i dottori, i filosofi, per tutto il medio evo invece la tesi della animazione mediata era quella prevalente e predominante: sapete che al Concilio di Trento viene ripreso quell' editto del 1532 di Carlo V, di pochi anni prima, per cui nel 1560, se non ricordo male, viene sancito che il feto acquista caratteristiche umane solo a metà della gravidanza, quando la madre sente i movimenti del feto; e resta teoria prevalente, vedremo fino a quando, ma ancora per molti secoli. già precedentemente vi erano stati scontri, quindi erano decisioni, riflessioni sofferte, tra le posizioni appunto di San Basilio e di San Tommaso D'Aquino , fra i richiami di tipo platonico e aristotelico: ma faceva parte della vita vera, del dibattito costante della Chiesa. nel 1588, è vero, Sisto V emette una bolla, Efferatum, quella per la quale contemporaneamente si stabilisce la scomunica automatica per la madre che abortisce e l' impiccagione automatica per l' adultera. ed Enrico II , in Francia, pur essendo Enrico II , segue questa posizione e dopo due anni la fa propria, ed in Francia vengono bruciate a decine e torturate donne perché adultere e soprattutto perché sospette di aver abortito. ed allora, se qualche volta si sente lo slogan: « tremate, tremate, le streghe son tornate » , forse bisogna in qualche misura riflettere alla drammatica vicenda umana della quale noi in questi giorni stiamo sicuramente firmando un' altra pagina: non dobbiamo avere la superbia di pensare di poterla tutta qui riassumere e concludere. ma, tre anni dopo la bolla di Sisto V , Gregorio XIV smentisce questa posizione, riprende dalla sua la posizione dell' animazione mediata, che va avanti sino — guardate le date! — al 1869, fino a Pio IX , alla vigilia della proclamazione dell' infallibilità pontificia con il sillabo, alla vigilia delle scomuniche contro il liberalismo moderno, il pensiero moderno, e contro L'Unità d' Italia. siamo in quella fase! bisogna dunque aspettare il 1869 perché la Chiesa faccia propria la posizione della animazione immediata del feto, e quindi del delitto — non solo del peccato — in caso di aborto. e le polemiche erano quelle che ancora oggi potremmo riprendere a nostro conto, quando i seguaci dell' ilomorfismo dicevano che l' anima è l' essenza dell' uomo, e che la persona non è altro che il prodotto dell' incontro di quest' anima con la materia; quando insistevano nel dire che l' anima sta al corpo come la forma della statua sta alla statua, forma che non viene precedentemente presa, assunta, studiata e poi inserita nel blocco di marmo; quando il diritto canonico mai aveva previsto e permesso il battesimo del feto; ed era un dibattito pregnante, un dibattito drammatico. ma se il feto era persona, se il feto era uomo, era donna, bisognava battezzarlo! dobbiamo arrivare al canone 747 del codice canonico del 1917, se non vado errato, per vedere recepita una posizione diversa, in cui viene stabilito l' obbligo del battesimo del feto in caso di morte della madre, in qualsiasi condizione essa fosse. a questo proposito sorse anche un dibattito successivo, perché si ponevano dei problemi tecnici, dei problemi difficili; si dibatteva se potesse essere fatto o dovesse essere fatto il battesimo del feto per iniezione. ma la dottrina per secoli — e parliamo di millenni, parliamo di antropologia della nostra storia — aveva imposto il divieto di battezzare quel che non avesse fisionomia umana: sarebbe stato peccato grave, canonicamente, battezzare quello che non avesse forma umana. se, dunque, è posizione teologicamente ormai affermata dal 1869, quella sulla quale vi battete, perché non v' è stata mai una proclamazione dogmatica chiara? c' è stato un dibattito in Francia, in Italia, tra il 1907 e il 1921, un dibattito accanito. i teologi si chiedevano: nel caso in cui noi proclamassimo tutto questo in modo dogmatico, formale, stabilendo quindi l' obbligo del battesimo, come potremmo spiegare i miliardi di feti che abbiamo vietato di battezzare nel corso della storia? sicché abbiamo una dogmatica pratica senza mai una proclamazione dogmatica precisa, la proclamazione di questo dogma; abbiamo solo la proclamazione reiterata, tanto più violenta in quanto manca la forma ufficiale di un dogma proclamato in proposito. perché sto parlando di queste cose? perché credo che l' unico modo perché un dialogo sia intransigente ed importante, senza esser settario, sia quello di storicizzarlo, sia rendersi conto che la verità non è mai tutta da una parte, e che inventarsi un passato che non è il proprio significa in realtà ridurre strumentalmente ai propri bisogni di polemica esistenziale la ricchezza della propria storia, sia essa fatta di religiosità cattolica, di religiosità laica, o di religiosità di qualsiasi altro tipo. su questo, dunque, c' è da riflettere. i « nazisti » nella storia sono pontefici e sono atei; i « nazisti » sono l' 83 per cento dell' umanità di oggi? o, anche a voler considerare solo la legislazione esistente fino a dieci anni fa, che adesso è tutta stravolta — voi direste — in senso abortista, si afferma, forse, in queste legislazioni, che l' aborto è delitto? no, tutt' al più che è reato. è diverso e dovete pur sottolinearlo. altre verifiche potremmo fare. se fosse vero quello che il collega « partigiano » diceva ieri sera, facendo un peana al compromesso storico , a Togliatti, a Nilde Iotti, a Mario Alicata, da quei banchi; se quel collega avesse queste posizioni quotidiane, sicuramente la stampa parlerebbe sempre di questo collega Squeri, perché non ho mai conosciuto nella Democrazia Cristiana una simile posizione togliattiana, più togliattiana di quella dei compagni comunisti, che venivano ieri rimproverati non in base alle posizioni democristiane ma in base alla letteratura assunta dal collega Squeri come ortodossia comunista. e la scomunica nei confronti dei compagni comunisti veniva dai banchi democristiani non in base all' ortodossia cattolica, ma in base alla pretesa che il partito comunista segua, come ortodossia e come dogmatica, quell' articolo di Mario Alicata invece di quell' altro, quella frase di Togliatti invece di quell' altra, quella frase della onorevole Nilde Iotti invece di quell' altra, in nome dell' unità profonda, spirituale della Resistenza. capperi, che cosa importante! ma questo vale solo per l' aborto, solo per un minuto? non vale per i governi di emergenza, non vale per i problemi di libertà? ma la stampa italiana è ben strana! io sapevo che questa stampa è piena di distorsioni di regime, ma quando un collega (che ieri è stato applaudito unanimemente, con calore, da Flaminio Piccoli e da tutti gli altri colleghi democristiani presenti, compreso Scalia) incentra tutto il suo intervento sulla Resistenza, dicendo che chi ha resistito, chi ha fatto la Resistenza, non può, senza passare nel campo dei nazisti, che essere contro di noi; e che voi comunisti non potete rompere questi trent' anni di vita comune, di edificazione in base al pensiero prodotto da Togliatti, Alicata, Nilde Iotti secondo (non so il nome) Marco, Matteo, Luca o Giovanni Squeri; penso che questa stampa è stata molto distratta o altrimenti, dietro gli aspetti allucinati e allucinanti, dietro questa posizione, dietro il tono controriformistico (e naturalmente, quindi, appassionato) di quel collega c' era forse semplicemente l' uso strumentale, da politicante, delle cose che diceva e richiamava. e che questo sia un dubbio lecito, colleghi democristiani, dobbiamo dircelo francamente. unanimi sull' aborto come sul divorzio, come sul Concordato, lo siete; unanimi politicamente, non so se nelle vostre coscienze; unanimi politicamente, vi siete costituiti in difensori del diritto alla vita contro coloro che lo negano, perfino contro Del Pennino e Giovanni Berlinguer , accusati di essere dei massimalisti e degli irriverenti rispetto alle vostre posizioni di principio e rispetto alle sane tradizioni culturali e religiose del nostro popolo (tra virgolette) cattolico. ma quel collega che dice (e me lo confermate) che è stato partigiano e resistente, perché lo è stato? perché dinanzi a delle stragi che si realizzavano e ad altre possibili, poiché l' intelligenza nell' uomo onesto diventa obbligatoria e diventa moralità, se si capisce un pericolo se ne devono trarre delle conseguenze, non lo si contempla e non si scappa. ebbene, egli sentì evidentemente il dovere di farsi partigiano, di mettere in causa la sua vita e quella degli altri a favore, probabilmente, dell' indipendenza nazionale. cioè, ci fu una reazione inappropriata, adeguata, alla minaccia di violenza che vedeva realizzarsi. e reagì da persona integra, che vede il male e lo combatte. sono circa 9 o 10 anni — di questo potrete trovare traccia agevolmente nelle accuse che già allora ci venivano fatte che ci interroghiamo, che noi ci muoviamo, che noi ci siamo posti il problema di questa (cito tra virgolette) « strage degli innocenti » . tutti noi radicali ce lo siamo posti, e credo che al ricordo di ciascuno di voi di Adele Faccio non sia presente solo, la storia del « gatto » (sulla quale torneremo), citata ieri, ma, anche se evidentemente tendete a rimuoverla, la storia del carcere per le cose alle quali crede e credeva. dal carcere che ha fatto lei, che ha fatto Spadaccia, che ha fatto Emma Bonino ed altri sui quali adesso si fanno sorrisi di commiserazione, collega, e di superiorità, ma sui quali forse lo stesso sorriso non venne fatto nel febbraio del 1973 quando il caso esplose sui giornali, e comprendeste che su questo problema del diritto alla vita era finito il tempo del silenzio, dell' infingardaggine, dell' ignavia, della protervia censoria e della rimozione da se stessi . ed era così finita che dagli arresti di quel gennaio è venuta poi « la primavera romana » dei vostri progetti di legge a cascata: d' un tratto tutti svegli, tutti in concorrenza. i radicali erano stati responsabili, quanto meno, di proporre alla società italiana conflitti acerbi, trasferendo la corruzione delle loro torbide coscienze nel sociale e nel politico: d' un tratto, divenite, invece, tutti quanti i latori, qui dentro, di messaggi di difesa del diritto alla vita, del quale, d' un tratto, divenite appassionati amanti che gridano la loro passione, con parzialità, ferendo gli altri, gelosi dell' attenzione degli altri, dicendo agli altri: « voi non c' entrate, è cosa mia. il diritto alla vita è mio, democristiano, mio, Paolo VI , mio, Vaticano, mio, cattolico » ci dite che stiamo cercando di legalizzare l' assassinio, la strage di massa, l' edonismo, l' individualismo, la corruzione dei tempi moderni, mentre voi invece... quanto tempo e voi che sapete mi confermate che è stato partigiano: forse potete anche rispondere — il collega Squeri nella Democrazia Cristiana , in Parlamento, nella sua vita di cittadino ha dedicato in questi 10 anni — a costituirsi partigiano contro questa, strage immensa? in che la sua vita è mutata? quali armi ha preso contro costoro, che non siano i discorsi di adesso, in questa Aula, letti, come erano letti, e che certo andranno ai vescovi e all' elettorato per dimostrare come tutti si sia stati diligenti in questo momento e qui? cosa si è fatto? come si sono assistite queste donne, vittime della nequizie moderna? queste assassine? queste vittime dei valori edonistici, che vanno allegramente dalle mammane e nelle cliniche di lusso a far fuori i feti che dovrebbero tessere i figli da amare? e da quale società edonistica, da chi diretta, da quali classi dirigenti , con quali dignitari ecclesiastici, con quali insegnanti di religione pagati dallo Stato, con quali deputati, ministri della pubblica istruzione , con quali enti assistenziali, con quali angeli custodi dell' infanzia abbandonata, di che parte (magari comunista, radicale?) in questi 30 anni, nelle borgate, di quale classe, queste donne si sono formate così prive o così incapaci di moralità, che abortiscono, abortiscono, abortiscono? era uno Stato radicale, eravamo maggioranza, siamo maggioranza, la Chiesa è nostra, il partito comunista ha ceduto nella difesa dei principi socialisti, dei principi umanistici, ha contrapposto potere a potere contro di voi in questi anni, sicché, signor presidente , l' Italia non è stata difesa dal potere edonistico, dal potere corrotto, dal potere magari comunista, o questa Italia è l' Italia del regime democratico cristiano ? e la mancata prevenzione — collega Orsini — la mancata capacità, possibilità storica della donna a non dover abortire, a concepire con responsabilità, la responsabilità di questa mancata possibilità storica per la donna italiana a chi va attribuita? ma voi col dito accusatore, contro Fortuna e poi contro di noi, nel paese andate dicendo che il problema non è quello di legalizzare l' aborto, ma che è « a monte » , e sarebbe quello di insegnare alla donna e all' uomo a non mettersi in condizioni di arrivare all' aborto. scusate, dove eravate nel 1956 (è la storia del partito radicale , con allora la Jeanette Van der Merch in Francia, e anche compagne dure e staliniste del movimento operaio italiano affermavano ancora e anche loro che la contraccezione e la pillola erano preoccupazioni borghesi e reazionarie)? mentre le prime denunce che avevamo e riscuotevamo erano proprio perché violavamo quegli articoli di legge che vietavano la propaganda contraccettiva; quando con De Marchi facevamo l' AIED, quando ci indicavate, già allora, come in realtà dei corruttori corrotti, perché parlavamo allora — e non eravamo don Liggeri, che non c' era ancora — di educazione sessuale e dire sesso era evocare sporcizia; quando parlavamo di pillola? infatti. ma sto dicendo « dove eravate » nell' ordine, quando si parlava di Ogino-Knaus e di campagne di informazione, quando nel 1957 nasceva l' AIED, quando nel 1959, 1960 e 1961 venivano fuori i processi, a Firenze e altrove, perché parlavamo di pillola? e c' era forse qualche pillola, come sempre ma « di classe » , che girava in Italia; ma c' era il diaframma, c' aerano altre cose, onorevole Orsini, delle quali era crimine parlare! sono molto esperto. lei crede forse di aver fatto dello spirito con questo? stiamo parlando di cose sporche! peccato che lei non parli abbastanza forte, perché sarei interessato a sentirla. e allora, la storia, di questi nostri venti anni è storia di chi difende l' irresponsabilità, l' individualismo, che non si fa carico della dimensione sociale comunitaria? scusatemi, come potete, e con quale onestà rispetto a voi stessi e alla vostra parte politica , venire a rimproverarci quello per il quale eravamo indicati — e lo sapete già, allora come adesso, gente immorale e sporca? ed eravamo delinquenti, fin quando la Corte costituzionale , non ha depenalizzato quell' articolo, non voi! questo Parlamento ha taciuto! saremmo ancora tutti delinquenti! dove eravate nel 1968, quando nasceva la Humanae vitae , se non ad applaudire? a Pasqua del 1967 noi eravamo invece in piazza San Pietro , perché conoscevamo l' indirizzo, assunto dalla commissione conciliare a favore di un atteggiamento diverso della Chiesa su questi problemi e volevamo difenderla. e, andammo un giorno di Pasqua a piazza San Pietro , la rischio probabilmente di essere linciati, in mezzo a due o trecento mila persone, con i cartelli recanti la scritta: « no agli, aborti, sì alla pillola » . di quel cartello, se volete, vi manderemo la documentazione fotografica. vedevamo il rapporto fra le due cose, noi. noi lo avevamo sempre visto. pian piano la sinistra cresceva, e questa posizione, anche grazie a Giovanni Berlinguer , diveniva la posizione comune — e non lo era stata prima — di tutta la sinistra italiana. che dibattiti, che posizioni? quando avete cominciato a parlare di prevenzione, di educazione sessuale? quando esplode il dibattito sull' aborto, per esorcizzarlo. ed esplode a Firenze, ed esplode ormai la vostra convinzione che non c' è nulla da fare. scusatemi, ma di cosa stiamo dibattendo in quest' Aula? di diritto positivo , come credo, o della legittimità morale dell' aborto? credo che questo sia il problema. voi pensate che noi ci stupiremmo se da parte vaticana o vostra venisse ogni giorno — e soprattutto fosse venuto — con durezza il ricordo al cristiano che abortire per voi e per loro è assassinio? non si può neanche dice che questo ricordo sia sempre stato fatto, il ricordo che esiste un peccato che dà morte eterna, non di un errore o di un delitto o di un peccato, per i quali si può dare morte provvisoria, morte laica, o il carcere. ricordiamo l' intervento alle ostetriche del 1951 fatto da Papa Pacelli. devo, dire, signor presidente , che forse ormai non è più necessario essere dei filosofi per capire in realtà, da quale penna sgorgassero quelle frasi, che hanno una assonanza semantica incredibile con quelle che udiamo in questo pontificato. Pio XII era meno ossessionato, da romano, nel suo essere, angelico, da queste cose, e le poche volte che se ne occupò credo sempre più che le influenze fossero lombarde, influenze che oggi abbiamo ancora, quelle per le quali ci sono in carne e ossa i diavoli di nuovo in circolazione e quelle per le quali il Parlamento italiano ascolta al proprio interno dei rappresentanti di quella corrente politica e culturale della Chiesa che ci vengono sa dire che, se voteremo una legge diversa da quella che vogliono, saremo un Parlamento che avrà votato, una legge assassina di moralità, di gente assassina. né più, né meno. per molto meno il presidente Giscard d'Estaing due o tre anni fa rifiutò di venire a Roma per l' Anno Santo : per un piccolo articolo comparso sull' l'Osservatore Romano , quando egli aveva già preso l' impegno di venire in Italia il 7 gennaio. ciò avvenne per una piccola intromissione nel dibattito che si svolgeva al parlamento francese, dove il proponente di questo progetto era il ministro della Giustizia , il democristiano Lecanuet, e dove in gran parte cattolici erano i ministri di quel Governo e in stragrande maggioranza cattolica era il Parlamento che votava quella legge. il problema è altro: ma stiamo invece discutendo se l' aborto sia assassinio o meno. ho tentato di ricordare, a livello di riflessione, le diverse posizioni delle diverse culture, delle diverse religioni e, direi, le diverse posizioni di ogni religione nell' andare dei secoli, ed anche le contraddizioni vissute nella Chiesa cattolica . diamo invece per concesso che voi abbiate ragione; diamo per concesso ciò su cui non siamo d' accordo, cioè che abortire significhi sempre e necessariamente assassinare una persona. potrei ancora insistere, e dire stranamente la posizione più grettamente materialistica, quella di un materialismo organicistico, quella di un materialismo che rifiuta altro che il processo biochimico, come elemento di pregnante rilevanza umana e morale, è la vostra posizione e non la nostra. dal momento in cui si apre un processo biochimico, dal momento in cui un ovulo il fecondato dallo spermatozoo, solo per questo fatto voi parlate di essere umano . se questo non è gretto materialismo, se questo non è sulla linea, tutt' al più , dei Pende, dei Gedda, di quel tipo di grossolano materialismo idealistico, sulla linea dei Gemelli, se questo non è materialismo, quale mai posizione è materialista? saremmo noi, della sinistra, materialisti? ma cosa significa il rispetto della vita, se non amore per il prossimo? cosa volete che concreti il diritto alla vita, se non l' amore per il prossimo tuo che hai accanto? che cos' è il diritto alla vita, se innanzi tutto non è il diritto a non vivere, se la vita deve essere assassinio, se la vita deve essere morte, se il tuo arrivo è una conseguenza di procreazione animale non voluta, disperata e disperante? c' è innanzi tutto il diritto a non vivere, perché nessuno l' ha chiesta, la vita. e noi, non materialisti, almeno nel vostro senso, ma semmai nel senso di materialismo storico (che è una cosa ben diversa), diciamo che non esistono — per noi — titolari di diritto che non siano soggetti che possano essere amati, e amare nel momento stesso in cui lo sono dagli altri. il diritto, la libertà, tutte queste cose sono un dato sociale, o non sono nulla; il diritto in re ipsa , il diritto della cosa non esiste. esiste il diritto dialogico, storico, espresso; esistono poi delle proiezioni dei vostri desideri, che chiamate diritto, ma che non lo sono. anche quella cosa che vi sembra così orribile, così orrenda, la storia del gatto e dello zigote, l' agnello e lo zigote! che bravi, questi radicali! mettono sullo stesso piano l' ovulo fecondato, che, credo per legge naturale, ha almeno il 25 per cento di possibilità di essere naturalmente espulso da aborti spontanei, e la pecora, l' agnello. certo, non so cosa abbia detto la collega Faccio, ma allora l' agnus dei , l' agnello che vive? ridete, ridete pure; mi fa piacere che resti a verbale che questo vi scandalizza. vi dico che la concreta esistenza di un animale, di una bestia, quale che essa sia, è oggetto di rapporti che non avete, che non abbiamo ancora capito; come non abbiamo capito il dialogo che c' è anche con un cane. e sono i problemi per i quali ci occuperemo anche qui della vostra vivisezione, di un certo tipo di scienza, per il quale, in nome di una umanità astratta, si può massacrare nel modo più barbaro, inutile, sadico il mondo animale. tutto questo ha a che fare con il problema del quale ci occupiamo. ed in realtà, questo frenetico, ossessivo, improvviso amore vostro per lo zigote, che viene equiparato ad una persona, è segno del vostro antico disprezzo per la persona; non è segno del vostro rispetto per lo zigote! quando voi equiparate lo zigote alla persona, e, dite che, è la stessa cosa, oggetto e soggetto capace di amore, di dialogo, che ha responsabilità, da questa parte dobbiamo pur ricordarvi che « anima » significa pure qualcosa. per noi, da questa parte significa qualcosa di diverso che non per voi; ma certo per noi non è persona, non è uguale alla persona quel dato biochimico che si è compiuto perché lo spermatozoo è entrato in un ovulo, che la natura probabilmente, nei giorni successivi, espellere per suo conto. non è vero d' altra parte che quell' ovulo deve necessariamente essere una persona: può essere due persone o anche cinque. ma questo non ci interessa; non è lecito qui discutere di scienza e non ha senso contrapporre Monod a non so chi altro: il problema è quello di non usare indebitamente la scienza. dobbiamo dichiarare che l' ovulo fecondato è la stessa cosa ed ha gli stessi diritti della persona ? voi, in proposito, usate il termine « potenzialmente » : cosa significa questo? quello di cui vi dolete è che in questo modo si « spegne una vita futura » . ella, onorevole Orsini, lo ha accennato. non bisogna uccidere, vero, collega Orsini? siamo d' accordo. se voi aveste dedicato una piccola parte della attenzione che state riversando per difendere i diritti dello zigote a problemi del non uccidere, le cose nel mondo sarebbero andate diversamente. invece, prima che noi arrivassimo con le nostre proposte di legge , con le nostre azioni nel paese, ve ne infischiavate e non vi era nessuno di voi che affrontasse questo problema. vi era quella legge immonda che si traduceva in statistiche precise; non in quelle che « non vanno bene » , ma in quelle che vanno bene. le statistiche dicono che vi sono 600 processi all' anno a carico di altrettante donne: le statistiche in questo caso sono precise. la vostra legge penale, contro la quale noi abbiamo lottato, non è vero che non ha dietro di sé dati precisi. vi sono al massimo i 200, 500, 700 processi, e a carico di chi? forse delle signore di lusso che compravano i matrimoni e gli annullamenti della Sacra Rota , nonché gli aborti nelle cliniche di lusso da sempre e ovunque? che cosa avete dunque fatto? perché non vi interessava? perché si trattava di processi di povere donne cui era andata male con la « mammana » , che andavano a morire o rischiavano di morire, in ospedale per un raschiamento fatto male o perché si era usato il gambo di prezzemolo, o il ferro da maglia, provocandosi la perforazione dell' utero con conseguente tetano e leucemia. come diceva ieri il collega Mellini una legge che è evasa e che non comporta mai la sua attuazione costituisce una offesa alla legge ed un omaggio alla volontà terroristica di castigare, di colpevolizzare per poi assolvere: è il vecchio criterio controriformistico secondo il quale si devono insidiare le coscienze, terrorizzare le donne, farle sentire prostitute perché hanno concepito oppure hanno tentato di abortire. ancora una volta, vi servite della continua equiparazione fra concepimento e procreazione casuale, non voluta: ma concepimento significa creare. quello è davvero il momento massimo che la vita personale può produrre. è quasi prometeica la possibilità, la volontà di concepire un' altra vita, perfetta. invece quel che a voi interessa è quel processo biochimico che si innesta a partire dalla fecondazione; non altro. è tutto, in questo mondo, orribile, popolato di incubi, di ossessione, di sporcizia nei fatti. e vi è monsignor Chiavacci inutilmente mobilitato ad evitare errori alla Chiesa; vi è chi afferma che bisogna salvare « i primi tre giorni » cosicché l' ovulo possa fissarsi. solo allora si dovrebbe parlare di aborto, non prima, quando l' ovulo è ancora molto mobile. si dice che nemmeno « la pillola del giorno dopo » va bene ; ma forse andrà bene in futuro. nel 1968 applaudivate tutti alla Humanae vitae : ora tutti i consultori dovrebbero sfornare pillole pur di evitare che si voti la legge sull' aborto. pillole da tutte le parti, salvo poi fare obiezioni di coscienza anche contro quelle e trovare il secondo Ogino-Knaus da rimettere in circolazione attraverso l' università cattolica di Roma, che per poter avere le pubbliche sovvenzioni (sempre il solito problema di « roba » !), fingendo di fare un lavoro di informazione contraccettiva per poi eluderlo, s' accinge a riempire il mondo di figli e di aborti dell' Ogino-Knaus odierno. è il vecchio sistema, è il vecchio modo di andare avanti! ma su questo una risposta dovete darla; vogliamo una risposta, collega Bruno Orsini. noi ci siamo esposti (alle critiche, noi andavamo in San Pietro , noi siamo andati con l' AIED e, poi, con altri movimenti, nelle borgate, dalle donne le abbiamo organizzate, si sono organizzate, ci hanno mosso, hanno posto questo problema al quale voi finalmente vi siete ancorati, sotto l' urgenza dei voti che dovevano essere dati. perché non ve ne siete occupati prima? perché non avete fatto prima le vostre crociate contro questa società che rendeva possibile, appunto, l' aborto di classe, l' aborto clericale, l' aborto delle « mammane » ? non lo sapevate, colleghi di Milano, collega Orsini, colleghi di campagna? io sono abruzzese, ma se fossi stato veneto o friulano o siciliano avrei ugualmente saputo che nelle nostre campagne, da secoli, almeno due istituzioni ci sono sempre state. altre mancheranno — la farmacia, il medico condotto ma il parroco e la « mammana » nelle nostre campagne non sono mai mancati: sono le due istituzioni certe, storicamente, che abbiamo sempre avuto. non è il disastro dell' urbanesimo, forse ancora più triste con gli aborti sui tavoli di cucina, con la vicina di appartamento. e poi solo mammane, invece, man mano che si andava a vivere nelle baracche o nelle bidonvilles. che cosa avete fatto e come potete rimproverare a questa parte di difendere dei valori di dissoluzione sociale quando questa società è quella che da trent' anni voi avete dominato in ogni momento? noi non siamo disposti a tacere su questo, perché riteniamo che parlare sia un debito, né lo riteniamo un fatto settario. si può andare a qualsiasi compromesso, ma nel momento in cui i punti di partenza siano lealmente proclamati, di nuovo ammessi. un compromesso è creativo se non c' è una parte che professa i suoi principi e l' altra che li tace per poter meglio giustificare un compromesso, che poi — d' altra parte — non va a male. ciò avvenne nella scorsa legislatura che proprio i compromessi hanno condotto ad una fine anticipata, perché lo scontro non era stato chiaro. se lo scontro fosse stato chiaro, se questo dibattito fra di voi, maggioranza delle astensioni o no, fosse stato leale; se aveste avuto fiducia, se avessimo parlato tutti e a lungo alla televisione, alla radio e se la gente fosse stata informata, voi avreste avuto la riprova — e, lo sapete — che in realtà l' 8090 per cento dei cattolici e dei credenti non capisce la vostra posizione, ed è con l' altra parte. avreste visto moltiplicati gli effetti del 13 maggio. ma di che cosa stiamo discutendo? di che cosa dobbiamo parlare? qual è la legge positiva che noi possiamo votare, una legge che riesca a comprimere l' aborto clandestino e riesca a comprimere quel processo di totale dissolvimento del rispetto della legge, che emerge quando le leggi non sono attuate, non sono rispettate, perché non sono rispettabili? è su questo che ci vogliamo confrontare, e subito dobbiamo dire con chiarezza che noi, da questa parte, non siamo per leggi « liberali » sull' aborto; noi non siamo per leggi che instaurino un aborto di Stato più o meno libero. noi siamo contro, collega Del Pennino , collega Giovanni Berlinguer , quel vostro aborto di Stato, anche se voi avete cominciato a difenderlo nella passata legislatura perché i cosiddetti cristiani dell' altra parte vi autorizzavano a pensare che sostituire il medico alla donna era concedere qualcosa a loro, perché il medico per loro poteva esser meglio; la libertà del medico piuttosto della libertà della donna. — non vogliamo aborti di Stato! è vero. nel momento in cui lo Stato stabilisce quando è possibile le legale l' aborto, in quel momento la realtà culturale che si impone le pericolosissima. nel momento in cui lo Stato pretende di indicare esso stesso quando è possibile — non dirò uccidere la persona — sopprimere una ipotesi, una potenzialità di persona, in quel momento diamo a Cesare cose sulle quali noi radicali — non a caso del radicalismo cristiano o del radicalismo laicista — non intendiamo cedere nemmeno un millimetro, collega Del Pennino , collega Berlinguer. noi non vogliamo uno Stato che, dica alla donna « tu puoi abortire per questi motivi » ; non vogliamo, cioè che vi siano dei motivi di Stato per i quali la donna è libera di abortire o no, dei motivi di Stato e autorizzino la donna a dare esecuzione all' aborto che va bene allo Stato. ecco la casistica contro la quale dal primo giorno ci siamo mossi. se dovessimo fare, e un giorno si farà — il materialismo vero ha per fortuna un respiro diverso da quello dei vostri Pende e Gemelli — una storia politica del corpo, una storia dell' umanità attraverso la storia politica del corpo e dell' uso del corpo, vedrete che la vostra storia, la storia che continuate a portare avanti, è la storia di un pensiero di maschi, è la storica di un pensiero identico a quello romano, quello per il quale la donna, semmai, non poteva abortire per non togliere il diritto di morte del padre sul figlio o sullo zigote o sull' embrione. e su questa linea c' è la libertà del medico, il diritto del medico come « concessione » a voi, colleghi « cristiani » ! è dall' altr' anno che continuo a sottolineare e a ripetere che se c' è qualcuno che, dovrebbe dire che Cesare non può mettere il naso in questo, questo qualcuno dovreste essere voi; dovreste essere voi se foste voi i cristiani e non foste invece voi i maggiori papisti e cesaristi. non a caso, perché questo Stato è il vostro, questo regime produttore dell' immenso aborto clandestino è il vostro, questo regime che voi chiamate edonistico è il vostro, voi l' avete prodotto: la simbiosi fra questo capitalismo è questo tipo di violenza che si scatena;, è quello con la vostra ingiustizia e il vostro materialismo dozzinale, la vostra incapacità di avere una qualsiasi radicalità, non dico cristiana ma « umana » , e qualsiasi integrità rispetto ai richiami ideologici radicali che fate. quindi c' è questo gioco questo marché des dupes , direbbe qualcun altro, da colpire. i colleghi Berlinguer e Del Pennino credono di essere più aperti così alle correnti popolari e di difendere cattolici, comunisti e socialisti, loro che sono, almeno in sede teorica, per la libertà e l' autodeterminazione della donna, semplice è chiara, senza casistiche; almeno ho sentito l' anno scorso da parte del partito comunista , nel mese di marzo, farle questa affermazione; è vero che su questo forse — e ne sono lieto nel partito comunista vi sono posizioni diverse (queste fanno la ricchezza e la forza di un partito, non la debolezza, secondo noi). in questa situazione noi abbiamo questa scelta da operare: quella di riconoscere e di far riconoscere a Cesare quello che Dio o la natura o la storia — chiamiamola con i nomi diversi delle nostre diverse coscienze — hanno fatto: solo la donna ha la tremenda e tragica le immensa responsabilità, la facoltà di far vivere o di non far vivere il seme che porta nel suo seno. è Dio, è la storia, è la natura, che questo ha dato ed ha affidato alla coscienza. della donna il fare di quell' atto biochimico di procreazione « animale » potenzialmente, secondo certi codici, invece un fatto di concepimento quotidiano di scelta d' amore, di dialogo. perché quell' atto di procreazione meccanico, animato dalla volontà, animato dalla scelta, dia invece corpo ad una nuova vita autonoma. e allora, togliere alla natura, alla storia, a Dio e alla donna quello che è loro, e pretendere di avocarlo tallo Stato è proprio il procedimento totalitario, e non a caso, come tutti i procedimenti totalitari, può provocare la clandestinità del male, non la sua abolizione. io sono noioso, perché si ha bisogno di ricordare certe cose anche a se stessi ; perciò ripeto che oggi per voi il diavolo ha ripreso corpo nella storia ed è in mezzo a noi giorno dopo giorno. allora, certo, Cesare viene armato per difendere il popolo di Dio dai disastri del diavolo e, come « braccio mondano » , ammazzare il diavolo o metterlo in galera. è un' ipotesi storica, l' ipotesi della controriforma, di Trento, di sempre. ma c' è chi non crede a questa dozzinale visione della religione all' interno stesso del mondo cattolico, dozzinale anche se viene dall' alto (quante cose, nella storia, sono giunte dall' alto, ed oggi vengono rimosse e respinte e fatte oggetto di ludibrio da parte degli stessi cattolici, mentre provennero dai massimi seggi del cattolicesimo!) pertanto, quello che dico non è blasfemo, è una semplice constatazione. non a caso, dunque, il radicalismo cristiano fa propria la nostra posizione. a l'Osservatore Romano dà fastidio che vi siano nel gruppo comunista un Piero Pratesi, una Giancarla Codrignani che sono cattolici e che hanno presentato un progetto con il quale, per molti versi, non consentiamo, ma nel quale pure si dà a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio, il quale difende una dimensione cristiana, una concezione allo stesso tempo cristiana e democratica. certo che questo dà fastidio a l'Osservatore Romano , certo che dà fastidio a voi della Democrazia Cristiana ; ma siete certi di rappresentare gli interessi non dico delle donne, ma la cultura e i sentimenti anche del vostro mondo cattolico? finché vi sono state le confessioni in campagna, i parroci hanno assistito costantemente a confessioni di aborti, di drammi, di tragedie, al fatto di madri che sostenevano che un figlio di più significava forse altri che sarebbero morti. questi fatti si sono verificati... ogni volta che si parla di verità vedo sorrisi. saremmo eccessivi. quando si difendeva la procreazione « in abbondanza » , come omaggio al Signore (tanto poi ci avrebbe pensato la Provvidenza), in Sicilia vi erano percentuali di bambini con tracoma di livello africano. di chi era la responsabilità, se non di coloro che , dal Vaticano in giù, dicevano che è lecito amare solo per concepire, che è lecito il sesso solo per procreare, e che poi ci avrebbe pensato Dio ai bambini che sarebbero nati? questo rispetto della vita in astratto non è amore per il prossimo, è una proclamazione aberrante del diritto di chi non è, e a chi non è, volendogli riconoscere qualcosa, bisognerebbe riconoscergli sia il diritto di vivere, sia il diritto di non voler vivere. questo è edonismo? mi auguro che all' università cattolica si apra finalmente una facoltà di edonismo e ne affidino la cattedra a te: di edonismo secondo la tua versione. forse all' università cattolica, andrebbe bene! in realtà l' edonismo è un prodotto non delle civiltà puritane e austere e dure; l' edonismo dilaga nella « nostra » civiltà da bordello, proprio nei paesi in cui se da una parte vi è la casistica gesuitica, la casistica tridentina, nella vita concreta delle classi, si sfrena il libertinaggio più edonistico. non solo per Dante, tutta la nostra storia cattolica era l' emblema dell' edonismo più becero, più sporco e schizofrenico, in questa Roma e in questo tipo di cattolicesimo. non parliamo di individualismo? d' accordo. allora parliamo contro le guerre, contro i massacri al napalm, contro le uccisioni di uomini e di donne. ogni tanto avete elevato qualche belato per bocca di qualche sottosegretario agli Esteri. e tutto. ma, mentre erano sterminate vite nel Vietnam, in nome della civiltà occidentale, lasciavate a qualche La Pira o Fracanzani il compito di dare una copertura al vostro accordo con quel napalm e con quel modo di salvare le vite! e per questo che ho detto che il vostro allucinante affetto per lo zigote e il feto di un giorno non è amore per il feto: è testimonianza del vostro disprezzo reale, che continua, per le persone, quelle vive, quelle che si ammazzano nelle guerre, quelle che si ammazzano negli scontri sociali, quelli delle leggi Reale, che voi votate così allegramente, in nome dell' ordine. quindi, in questa, Camera, certo, vi è contrasto tra posizioni diverse. ma i radicali, nel senso in cui voi li evocate, siete voi, colleghi democristiani. quando dite « radicali » , dite piccole minoranze esagitate, paranoidi. Squeri non a caso ieri sera aveva detto « psicotiche » e non « nemotiche » . lei lo ricorderà, signor presidente : « psicotiche » . lo psicologo, da questo punto di vista , fa presto le sue analisi. egli sa che normalmente nelle invettive le accuse peggiori non sono altro che le proiezioni che si fanno sull' altro per cercare di evitare così i propri demoni interiori, di esorcizzarli così nell' altro. « psicotico » era un attributo ed un aggettivo che si situava bene nell' intervento del collega Squeri: aveva il suo posto giusto. come dicevo, « radicali » sono questi dati di minoranza, che sono caratteriali, da stato d' assedio , di chi è sempre nemico soprattutto del proprio vicino, di chi ritiene, nella propria piccolezza, di essere invece un assoluto, incapace di storicità, incapace di tolleranza e di dialogo. ma in un mondo nel quale solo il 17 per cento è cattolico e all' interno del quale voi rappresentate, forse, il 10 o il 20 per cento , siete voi i veri « radicali » , in questo senso! voi siete coloro che parlano di diritto naturale, e avete la quasi unanimità del diritto naturale, come storicamente vive, contro di voi! date dei razzisti ai piccoli, quattro radicali, che stan qui, e in realtà, in quel momento, lo date non a noi, ma lo date alla grande maggioranza dei cattolici, così come concretamente vivono anch' essi nel mondo e, comunque, alla stragrande maggioranza — all' 83 per cento della gente che concretamente vive oggi nel mondo. ci troviamo, quindi, a questo nodo, in questa Camera. voi fate il vostro mestiere, come lo avete fatto sul divorzio. vi ricordate quando, rispondendo all' appello della conferenza episcopale , d' un tratto di nuovo bruciaste di amore per... cosa? bruciavate d' amore per l' amore, per la famiglia, d' un tratto, contro il demone radicale del divorzio. vi ricordate la conferenza episcopale , che diceva a questo Parlamento, mentre stava per votare: la legge sul divorzio che state per votare distruggere la famiglia, distruggerà l' amore, distruggerà il sacramento? vi ricordate gli accenti apocalittici dei quali vi facevate puntualmente eco qui dentro? è la seconda volta che ciò accadde; è una storia che già conosciamo. eravate come un sol uomo, sul divorzio. nel mondo, la stragrande maggioranza dei cattolici aveva posizioni opposte alle vostre, circa il diritto dello Stato di riconoscere la dissolubilità del matrimonio. voi invece, unanimi, accusandoci di essere i peggiori assassini, già allora, perché uccidevamo la famiglia, la sua sacralità, il sacramento, l' amore, vi scagliavate contro la lega italiana del divorzio, contro il collega Fortuna, contro i compagni socialisti! ebbene, io non so se da allora la famiglia è morta o se, per avventura, non è invece accaduto che, grazie a quella legge, altre famiglie — che forse sarebbero morte — fondando la convivenza sul dialogo, sull' amore, sulla libertà e sulla responsabilità, non siano cresciute lì dove, invece, forse si sarebbero dissolte. perché la vostra illusione di tutelare la santità della famiglia e il debito coniugale con il carabiniere, col giudice, col magistrato, magari col carabiniere introdotto nella stanza per vedere se il debito coniugale era compiuto fino in fondo, con questo tipo di mentalità che veniva fuori, è sempre stata un' illusione: la famiglia non è il giudice che la tiene unita! così il diritto alla vita, cioè il diritto ad una vita creata ed amata dalla madre e dal padre, il diritto ad una vita che sia tale non lo può conferire nessuna legge. quello che noi possiamo fare semplicemente è di adeguare ai diritti della coscienza e della persona, ai diritti della società, le leggi esistenti. e qui nasce quindi il nostro dissenso all' interno di quella che si pensa sia la maggioranza — dicono loro — abortista, io direi antiabortista. abortista è chi tace davanti al flagello dell' aborto, abortista è chi non ha voluto e non ha fatto nulla contro l' aborto, chi ha impedito le campagne di informazione sessuale. questi sono gli abortisti. gli antiabortisti sono coloro che si stanno muovendo da anni, ad ogni livello, per curare le cause. cioè è da questa parte, mi pare, l' unico antiabortismo che si è proposto concretamente nella vita della nostra società, con le nostre differenze. noi abbiamo già detto perché riteniamo che ci sia un vizio grave in questa legge, lì dove si inserisce la casistica. l' obiezione è che non si rimette alla libertà della donna questo diritto, così come è oggettivamente. nessun giudice, compagno Berlinguer, nessun avvocato, nessun medico, ma ti dirò di più e lo sai, nessun marito, nessun figlio, nessun Dio può impedire alla donna che lo volesse di abortire. il problema è un altro. il problema è di responsabilizzare la donna nella e con la libertà, di responsabilizzarla anche giuridicamente, ma rispetto a quelle che sono le sue reali responsabilità, tremende, che ha e che comunque gestirà. che cosa significa chiedere alla donna di andare sostanzialmente a promettere, a giurare, ad asserire, che lei può abortire e che rientra nella casistica che voi avete inserito come quella legittimante l' aborto di Stato? intanto, vi è stato detto, e su questo consentitemi anche di dire che è difficile rispondere di no, che c' è un po' di ipocrisia, è una soluzione veramente all' italiana. è vero — in questo i democristiani hanno ragione — state facendo una legge di tipo rotale. farete dei nostri magistrati e dei nostri medici degli investigatori da Sacra Rota . perché, nel momento in cui inserite una casistica, quale che essa sia, ci saranno dei momenti di conflitto che verranno evocati da questo o da quello. sì, certo. è la casistica che viene, che si impone, che verrà usata in qualche caso. io non voglio entrare (altri lo faranno) in particolari sulla dinamica giuridica della legge. mi pare che in parte il collega Costa ieri l' abbia fatto, non ho potuto seguire purtroppo il suo intervento, ma visto che c' è una legge (la vostra), visto che la casistica c' e, visto che la donna può abortire se rientra in quella casistica e visto che è lei che deve dirvi se ci rientra, è evidente che può esservi la possibilità che si manchi a quella legge, che vi sia dolo, che non sia vero che rientri in quella casistica. in sede di teoria e di casistica voi dovete prevederlo. in apparenza sembra tutto liscio, giuridicamente. ma invece verrà fuori, giuridicamente, un momento di difesa della lettera della vostra legge, nella quale qualcuno potrà dire: a nostro avviso non è vero; mente quella donna affermando che rientra nella casistica e vi allego queste prove. sarà un marito, sarà un prete, sarà un medico, sarà un non so chi, che avrà magari assistito all' evocazione contraddittoria dell' uno o dell' altro termine, ma devo dire che anche in termini di concreto esercizio di questa legge, abbiamo già questa prima naturale anomalia, quando si vuole appunto fondare sulla casistica e non su un diritto, non sulla constatazione di una facoltà irriducibile, una legge come questa. poi c' è la dinamica sociale: una legge deve essere buona in termini di diritto positivo . varando una legge cattiva non credo che voi concedete alcunché alla Democrazia Cristiana . in questo, debbo dire che la stessa Democrazia Cristiana ha una qualche responsabilità, per essersi fatta indirettamente presentare, nell' altra legislatura, come quella parte politica che se c' era la decisione del medico era in fondo forse più d' accordo che se ci fosse stata quella della donna così si giustificava allora, da parte del partito comunista e dei colleghi repubblicani, quella figura orribile del medico che era stata prevista. ma in questa Camera — si diceva, — c' è la maggioranza antiabortista, e dobbiamo pure fare qualcosa.... senonché poi, in questa Camera a maggioranza teoricamente abortista — io la chiamo antiabortista — , guarda caso , voi stessi lo avete detto, lo ha detto il collega Malagugini, avete presentato quella stessa proposta di legge che l' altra volta avete giustificato con la constatazione — ti ricordi, collega Mammì, alcuni dibattiti che facemmo fuori di quest' Aula? — che in quel Parlamento, mancando una maggioranza laica equivalente a quella del divorzio, si doveva necessariamente concedere quel taglio casistico, quelle presenze del medico, e così via . voi, compagni comunisti, in realtà vi state muovendo in questo quadro, come se fossimo in quello della precedente legislatura; soltanto che l' alibi quantitativo della IX oggi non lo avete più, ne avete uno qualitativo, che è quello della pace religiosa o del rispetto delle posizioni e della sensibilità altrui. ma, se voi credete davvero di rispettare meglio la coscienza cristiana con la casistica e con il medico, scusatemi, o voi o io non capiamo cosa vuol dire coscienza cristiana. la si incontra semmai nella volontà di dare a Cesare quello che è di Dio e non di imporre dei limiti ai diritti di coscienza e ai diritti, diciamo, di Dio per attribuirli invece alla competenza giurisdizionale di Cesare! ma, in realtà, ogni legge che non è chiara nella sua parte teorica o dottrinale poi in pratica va male. pensate che cosa sarà la vostra legge, colleghi Del Pennino e Giovanni Berlinguer , in novanta su cento città italiane. la donna va in un ospedale pubblico ma, tranne in qualche regione, gli ospedali si sa di chi sono, da chi sono amministrati, il perché non si è fatta la riforma sanitaria , non si è realizzata l' unità sanitaria locale: vi sono le grandi resistenze del mondo clericale, che ha delle ipoteche immense sulle cliniche, sugli ospedali, sui medici. allora la donna di quella città media (cinquantamila o centomila abitanti) deve andare all' ospedale della città e annunciare (dove? in portineria, al direttore, al cappellano, a chi?) che vuole fare domanda d' aborto, vuole abortire. non troverà esposti gli elenchi dei medici che sono « obiettori di coscienza » o no, allora, poiché appunto ad Avellino, a Teramo, nel Veneto, ma in fondo ovunque, avremo molti medici obiettori di coscienza per motivi di obbligo (perché sono entrati lì dentro? perché fanno parte di un certo ambiente democristiano, clericale: questo è sempre stato un elemento di promozione, nelle città di provincia, dei medici nelle istituzioni sanitarie pubbliche), questa donna andrà da un medico dell' ospedale, il quale, dopo averla ascoltata, le dirà di essere « obiettore di coscienza » . in una città di cinquantamila-centomila abitanti correrà voce: quella, la figlia di questo o quell' altro, vuole abortire; andrà dall' altro medico, parlerà con lui... la federazione degli ordini dei medici vi ha di nuovo risposto, mi pare, ma comunque già a Torino o altrove sta rispondendo che nemmeno questa funzione del medico è tollerabile. voi infatti in realtà non gli consentire deontologia professionale, voi costringete ad una menzogna i medici, perché i medici dovrebbero accertare, collega Giovanni Berlinguer , la dinamica dell' incidenza sulla salute futura della donna di una eventuale non interruzione della gravidanza ...! non esiste come operazione medica, se non in questo senso: se la donna si preoccupa della gravidanza, allora diventa nevrotica, anche se non fa ragionamenti oggettivi, quindi bisogna autorizzarla ad abortire. il medico potrà solo pronunciarsi su questo punto, potrà dire se la donna — in buona fede o no, — è talmente preoccupata dei motivi economici che rischia di diventare matta, se non le permettiamo, di interrompere la gravidanza. ma è serio questo, è onesto chiedere questo al medico? bene, la donna comunque entrerà in questo ospedale, andrà dal medico di quell' ambiente, e dopo sette giorni avrà la risposta. ma se non si tratta dell' ospedale pubblico, centrale, se è un consultorio, un altro ambulatorio di un certo tipo, la donna non può abortire lì, ma deve poi andare all' ospedale. come tecnico di questo argomento, come scienziato (lo dico proprio con convinzione) il nostro Parlamento ha proprio il deputato Giovanni Berlinguer , che sa tutto della medicina sociale — o antisociale — italiana, e sa come sono fatti i nostri ospedali. ebbene, Giovanni Berlinguer , che siano 100 mila o 2 milioni, dove andranno? al San Giovanni , al Sant' Eugenio , a Roma, mettono o no nei corridoi, in attesa, le donne che devono partorire? le donne che dovranno abortire si metteranno in fila con loro? e quando, poi, sarà fatto l' intervento? scusatemi la dimenticanza: quale intervento? scusateci se entriamo in questi piccoli dettagli. il raschiamento, visto che il 75 per cento dei nostri ginecologi dichiarano di ignorare il metodo Karman, il sistema dell' aspirazione. ebbene, nella città media, di 50, di 100 mila abitanti, ma anche nelle grandi città, la donna, a questo punto, farà il suo calvario, andrà dal medico, andrà dal portiere dell' ospedale, e poi in quale settore, nel settore ginecologico? parlerà con il medico, che farà o meno l' obiettore di coscienza , aspetterà sette giorni, si sottoporrà al raschiamento (e non al Karman, cioè, che dura cinque minuti), se è al secondo o al terzo mese di gravidanza? ma no, la donna farà l' aborto clandestino , sarà respinta nell' aborto clandestino , a meno che non sia di cultura borghese, nel senso migliore della parola, cioè privilegiata, sicura di sé, senza complessi, con una sua sicurezza di classe, quella per la quale, in fondo, si potrebbe fare un viaggetto a Londra, o a Parigi, o a Losanna, o altrove, un viaggetto qui a Roma nella clinica « salus » , o mater di chi sa che cosa, sempre aperte e pronte. in una situazione nella quale voi continuate ad essere antifemministi, la donna che abortirà fuori da queste regole avrà una multa, il medico avrà anni di galera. bravi! bisogna veramente riconoscere che in questo siete esemplari: la donna che chiede l' aborto clandestino , poiché la donna che lo chiede è donna, cioè schiava, cioè stupida, cioè costretta dalla vostra legge, che non è praticabile, va quasi assolta, mentre il medico, invece, quella persona poco rispettabile, viene punito severamente: quasi le pene del codice Rocco , non è vero? ma quanti medici col codice Rocco avete sbattuto dentro? continuerà in questo modo. la donna — poverina! — non è responsabile se è andata a fare quello clandestino, di aborto, ma il medico che lo pratica sì. logica di mercato: costerà 1 milione o 2, invece di 200 o 400 mila lire, perché il medico, poverino, rischia non una multa, che voi assegnate alla donna, ma la galera. la donna, quindi, andrà a fare l' aborto clandestino . ma se non volesse farlo, quali sono le strutture ospedaliere che non andrebbero in crisi oltre quanto già lo sono, con le centinaia di migliaia di donne che si farebbero ricoverare? prevedete delle norme transitorie? avete il coraggio di configurare questo problema del Karman, che esiste? qual è la donna che, potendo scegliere fra il metodo dell' aspirazione, fatta in quel modo, magari da altre donne, in un consultorio (tipo CISA, di nuovo) e quello del raschiamento in un ospedale, dopo aver parlato con un medico, con un altro e con un altro ancora, dovendo fare la fila, qual è la donna — ripeto — che sceglierà la via del vostro aborto pubblico, pur assistito, certo? noi, colleghi, democristiani, conosciamo Paolino Cabras, Gerardo Bianco , magari Bassetti, quelli « aperti » tra di voi, quelli amici. certo, « bisogna riconoscere ai radicali... » ; ma: « c' è questo edonismo, di fondo, questo individualismo, mentre noi vogliamo farci carico che tutto questo sia invece individuato nella sua cifra sociale. la donna sia quindi assistita » . certo, anche noi vogliamo questo. sono piccole, differenze: tra noi che vogliamo che la società offra alla donna la possibilità di farsi assistere, delle strutture di assistenza e di consultazione (quelle che non avete realizzato), e voi invece che volete l' obbligo di essere assistite. questo dicono le vostre leggi! e una posizione non individualistica, non edonistica? responsabile? ma è quella vecchia, dello Stato autoritario, della Chiesa: devi farti assistere, devi farti benedire, devi farti comunicare, devi farti confessare, devi farti socializzare il tuo problema di coscienza, devi contribuire! lo Stato, dovrà dare, secondo il Concordato e queste leggi, altri quattrini alla Cattolica che non farà nemmeno la formazione prescritta dalla legge; darà altri soldi ad altri centri, ad altri consultori. e qui mi riferisco alla problematica ed alla polemica: noi saremmo gli individualisti, e voi invece quelli che vi preoccupate di socializzare il dramma della donna. non scherziamo! noi crediamo che socializzazione significhi innanzi tutto servire la libertà e la responsabilità della donna, e quando la donna la costringi ad andare a socializzare il suo problema, quella è la socializzazione della repubblica sociale o del cattolicesimo della Cattolica. non è la socializzazione cristiana o la socializzazione democratica. guarda che per me è come se tu stessi recitando una litania: io sarei contento di sentirla. ma parla più forte e ti rispondo. posso continuare? la ringrazio, signor presidente . la preoccupazione che noi abbiamo — come dicevo — rispetto a questa legge è anche quella della sua concreta praticabilità. a questo noi dobbiamo stare attenti. abbiamo degli esempi: anche un anno fa sul problema della droga. ci sembra di aver fatto qualcosa perché questo problema venisse affrontato, ma dinanzi alle nostre richieste di diritto positivo devo dire che i compagni comunisti, per primi, hanno rifiutato il nostro contributo che sembrava massimalistico. adesso — lo avete visto — con quella legge abbiamo sotterrato la legge precedente ignobile, ma certamente dopo questa legge sulla droga, attualmente, proprio per la mancata accettazione di quegli emendamenti che l' avrebbero resa, in termini di dinamica positiva del diritto (adesso ne facciamo la constatazione): più praticabile, più efficace, dovremo quanto prima — ne sono convinto — farne una seconda. nel frattempo, quella legge ha una funzione criminogena e non è riuscita a fermare concretamente i maggiori responsabili del traffico della droga. allora, se mi consentite, il problema del Parlamento è proprio quello di porsi, tutti, quali che siano le nostre diverse posizioni, questo problema della dinamica della legge: cosa accadrà quando avremo approvato la legge? quando avremo approvato la legge, avremo, in base a questa versione, una maggiore adesione della gente, delle donne alle istituzioni e al Parlamento, un maggior prestigio della legge dello Stato? o non avremo per caso e invece creato la premesse per una rivolta durissima, perché le donne si sentiranno truffate, perché dovranno ricorrere ancora all' aborto clandestino ? certo, ci vuole coraggio in certe cose! certo, quando all' inizio abbiamo posto il problema, con durezza della ragazza sedicenne, magari della quindicenne o quattordicenne, ricordo che l' anno scorso , nel « Transatlantico » — non ero parlamentare, ero giornalista — ne parlavo con tanti colleghi, anche democratici cristiani , e in effetti il primo riflesso di ognuno era: insomma, scherziamo, una bambina di quattordici anni, di quindici, senza il padre, la madre? certo, certo... dopo di che, quando dicevamo della nostra esperienza (perché noi appunto, colleghi democristiani, questo problema ce lo siamo assunto da molti anni, l' abbiamo vissuto, pur senza evocarle la Resistenza come il collega Squeri, i nazisti, le camere a gas ) allora veniva fuori la nostra risposta, che sembrava radicale, turpe: badate che se la ragazza ha quattordici o quindici anni ed ha buoni rapporti con il padre e la madre, intanto probabilmente non sarebbe (incinta, ma, in secondo luogo, se lo è, non c' è problema, lo risolve con il padre e la madre. ma se per caso, invece, come è probabile e come è possibile, la ragazza di quattordici o quindici anni è incinta anche e proprio perché non ha dialogo, non l' ha avuto con i suoi genitori, e l' essere incinta per lei è un dramma, una tragedia, proprio perché non può, non potrebbe, a morto o a ragione, mai dirlo al padre o alla madre: dove va, cosa fa se non appunto andare dalla « mammana » , se non appunto fare quello che può portarla a morire, quello che comunque la fa morire di solitudine, di pazzia? proprio lei! e allora una legge che costringa, che leghi l' aborto clandestino della minorenne al consenso del padre e della madre, che può sembrare all' inizio molto umana, invece è irresponsabile perché appunto rischia di divenire un sigillo ulteriore d' obbligo, alla necessità psicologica, e oggettiva della bambina a praticare le strutture alternative di questa società democristiana e capitalistica, e quindi edonistica, utilitaristica che abbiamo dinanzi: la mammana per i poveri, la clinica di lusso per i ricchi. abbiamo, sempre sul piano, della legge — e mi pare importante insistervi — questa necessità che sia intelleggibile, che non sia sedi di conflitti: lo abbiamo detto. ebbene, a questo punto perché avete escluso, perché volete escludere il consultorio come luogo nel quale contestualmente viene praticato il colloquio, il dialogo, l' operazione, l' interruzione stessa della gravidanza? perché il rinvio ad un' altra tappa, di questa via crucis che avete e ripreparato concretamente? io credo di sapere la risposta, e la sappiamo tutti. il motivo è di mostrare di non avere lo stesso atteggiamento che hanno i radicali, che sarebbe di non considerazione della coscienza cristiana del paese. io dico che proprio in base alla coscienza cristiana, se qualcuno fosse suscettibile di agire in proprio come parte civile a nome della coscienza cristiana dovrebbe denunciarvi; perché credo che attribuire alla coscienza cristiana la esigenza della imposizione della volontà del medico, della volontà della casistica, e questo come punto di compromesso e di incontro con la Democrazia Cristiana , sia offensivo per la concreta, storica, coscienza cristiana, così come è e vive. se invece è la « coscienza cristiana » dei mercanti nel tempio, cioè la coscienza cosiddetta cristiana, che fa difendere l' articolo 20 del trattato dei patti lateranensi , tutti i problemi della « roba » , e non della spiritualità insiti nel Concordato, tutti i problemi dei diritti, dei privilegi, delle esenzioni fiscali e delle altre cose nel settore sanitario... allora, il problema è ben altro, è il problema del compromesso non storico ma di potere, con i detentori del potere contro e sulla cristianità, sulla coscienza cristiana, di chi la sfrutta, di chi la monetizza, delle mense vescovili che sottraggono anche le congrue e i supplementi di congrua ai parroci, sui ricatti fatti ai professori di religione che se non insegnano bene ricevono un terzo del loro salario e poi vengono ricattati, licenziati... se cioè questa struttura mondana che è sfruttamento dello spirito e del personale religioso ed ecclesiastico del paese, presente nel mondo della sanità, se questo è quel che si intende per coscienza cristiana, in realtà significa una cosa molto diversa: è l' accordo fra due poteri del nostro Stato, della nostra società... ma non mettiamoci allora di mezzo né il socialismo né il cristianesimo. mettiamoci semplicemente una possibile, reiterata incarnazione o del patto Gentiloni o dei patti lateranensi . perché questa in realtà è una cattiva legge? perché la ratio legis non è quella di fare una buona legge che funzioni nei confronti delle donne; è quella di fare una legge che faccia fare un passo avanti, se possibile, alla trentennale linea del compromesso storico . la finalità della legge è di cercare di raggiungere un po' più di vicinanza, un po' più di accordo con la Democrazia Cristiana . questa è la finalità che pesa sulla legge, non quella di aderire di più alle esigenze limpide, lineari, di giustizia di colui che crede in altro che nei quattrini della Chiesa dello Stato, di colui che crede nei diritti della coscienza — come Adriana Zarri e come altri, che pure vanno evocati qualche volta in questa sede — nei diritti della donna, nei diritti della sua coscienza, nei suoi diritti di libertà religiosa da portare avanti concretamente ogni giorno. evidentemente, avrei molte altre cose da dire, ma credo che lo scontro arriverà nel momento in cui passeremo all' esame degli articoli. da quel che ho potuto capire partecipando alla conferenza dei capigruppo , la discussione sulle linee generali continuerà, fino al 22 dicembre; tre giorni poi saranno riservati all' esame degli articoli alla riapertura della Camera, dopo le feste natalizie. per la verità, noi siamo interessati — a questo dibattito, non desideravamo affatto strozzarlo. ci si faceva presente che da parte dei colleghi democristiani — ma non solo da parte loro, perché tutti ce lo auguriamo — si sentiva il bisogno, dinanzi ad un problema così grave ed importante, di intervenire in molti. dinanzi alla constatazione e alla ammissione, che dovevamo pur fare, dell' esistenza di tante altre cose che ci incalzano oltre questa, ci siamo detti che, se per quest' anno abbiamo la fortuna di avere all' esame problemi così chiaramente di coscienza, può essere questo il miglior modo per onorare il Natale ed anche queste feste, e quindi vedersi il 27, il 28, il 29 e il 30 dicembre: questa è la proposta che noi abbiamo avanzato e che non è stata accolta. mi pare, comunque, che difficilmente da questo dibattito generale, fatto in queste condizioni, verranno fuori più cose di quelle che potevano venir fuori; anche senza il dibattito. se viene fuori, una novità, essa può provenire dai contatti fra il partito comunista e la Democrazia Cristiana in altra sede. non ne vedo la possibilità in questa sede. infatti, ad esempio, che cosa chiedeva ieri il collega Squeri? chiedeva una rinuncia sui principi. non credo che ciò verrà ulteriormente concesso dai compagni del partito comunista e dai repubblicani. giustamente questi affermano che si è tenuta in grande considerazione quella che la Democrazia Cristiana ha accettato di far comparire come sua richiesta, cioè un aborto più irrazionale, libero ma per ipocrisia, peggiore per la donna, un po' più punitivo nel senso che sì la donna deciderà ma soffrendo di più, andando un po' da Ponzio a Pilato. la Democrazia Cristiana ha accettato questa immagine della contrattazione: ce ne dispiace. ma il vero scontro ci sarà quando in quest' Aula dovremo ridiscutere se vi è la casistica o meno e perché, perché si toglie la libertà alla donna, perché non si tiene presente la dinamica dell' aborto clandestino che viene mantenuto, perché si dimentica la differenza politica fra questa Camera e quella precedente. ci verrà chiesto, nel paese, di rendere conto del perché non abbiamo scelto una legge semplice. una legge semplice non è quasi mai una legge di classe: lo sono quelle che possono essere lette solamente da chi ha dimestichezza con il mondo della legge e del privilegio, non da coloro che , in genere, sono solamente soggetti passivi del diritto. forse, a questo punto, ci si illude se si spera di risolvere tutto in due o tre giorni, quando vi sarà il vero dibattito, quello sulle concrete scelte legislative che faremo. nel campo dei principi i compagni, gli amici, i colleghi democristiani potranno continuare a raccontare che è nazista chiunque non sia sulle loro posizioni per quanto riguarda l' amore del diritto alla vita; potranno continuare unanimi su questi toni, come lo erano sul divorzio, scegliendo di rappresentare una corrente minoritaria peggiore anche del cattolicesimo romano; saranno unanimi contro la stessa cattolicità (e lasciamo perdere l' umanità) e potranno continuare ad andare avanti in questo modo. ma nel paese sono isolati, soprattutto davanti ai credenti, alle donne ed a quel clero che non è più a loro immagine e per il quale portiamo la responsabilità di tenerlo soggiogato ai privilegi del Vaticano, dell' alto clero, ai privilegi vescovili. questo è quel clero che stiamo dando, mani e piedi, alla non libertà religiosa; che pagheremo, in venti o trenta mila, in qualità di professori di religione che potranno essere revocati se insegneranno secondo coscienza e non su indicazione del vescovo. queste cose, che poi si toccano tutte (Concordato, aborto, eccetera), troveranno, a mio avviso, il loro verificarsi concreto non nella fase del dibattito generale, ma in quella concreta degli emendamenti. la via laica è la migliore, cioè quella di, pensare in termini tecnici alla migliore delle leggi possibili, in termini di applicabilità, di rispetto della gente e di certi principi fondamentali della nostra Costituzione. se questo non accadrà, noi vi avremo comunque e finalmente costretti ad occuparvi del diritto della vita negli anni scorsi. avremo poi il fallimento di questa legge che voteremo, e dopo due o tre mesi, di nuovo dovrete fare i conti con noi, con le grandi masse di donne, di uomini, di persone che, il giorno in cui dovessero constatare che avevamo ragione noi e non voi e che cioè questa legge, così come essa è concepita, li respinge all' aborto clandestino di massa, tireranno le loro conseguenze. ancora una volta, come già accadde sulla fiducia al Governo Andreotti, compagni comunisti; ci auguriamo di avere noi torto e voi ragione: in quel caso andrà molto bene. ma se per caso — e pensateci prima di votare questa legge — noi avessimo, ragione su questo e voi torto, cosa accadrà a livello delle masse e della classe?