Marco PANNELLA - Deputato Appoggio
VII Legislatura - Assemblea n. 55 - seduta del 03-12-1976
Sullo SME
1976 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 383
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , vorrei fare una premessa: chiederò al presidente della Camera , a norma dell' articolo 58 del regolamento, di voler nominare una commissione la quale giudichi sulla fondatezza dell' affermazione disonorevole nei miei confronti, che lei ha fatto testé, accusandomi di essere qui presente e di intervenire a fini di pubblicità personale. sia ben chiaro che questo non lo accetterei da nessun collega, in termini formali, senza reagire; ma sia ancora più chiaro, signor presidente , che questo non lo tollero comunque se proviene dal seggio da cui è venuto, perché l' abitudine agli schiaffi, fisici o morali... io so che lei mi ha insultato poco fa. lei mi ha rivolto un insulto, signor presidente . signor presidente , debbo anche dirle che almeno due volte, nelle sedute scorse, ho accettato la sua preghiera di lasciar correre delle eccezioni — diciamo così — al regolamento, se così possiamo definirle. ed allora adesso — come chiestomi: per favore — vado avanti. certo è che queste cose turbano la serenità dei nostri dibattiti. io, infatti, non ho ascoltato serenamente, come avevo il diritto di fare, signor presidente , le importantissime dichiarazioni del presidente del Consiglio e — me ne dispiace — ne risentirà evidentemente la mia esposizione. c' è una cosa, comunque, a parte questo incidente, sulla quale credo nessuno possa farsi illusioni o possa ritenerci a tal punto insensati e stupidi da non rendercene conto. qui, da questi banchi, da questa posizione politica non è possibile, in questo regime, fare non solo pubblicità ad alcunché, ma anche solo informazione. la dimostrazione è data dalla stampa italiana, pressoché unanime, e dalla radio e dalla televisione che hanno a tal punto censurato i dibattiti sulle tesi abrogazioniste o sulla denuncia unilaterale che ormai, da due giorni, non c' è giornale che non mostri di ignorare che il dibattito è anche sulle mozioni e che oggi discuteremo di questo. devo dire, dato che siamo abbastanza pratici di queste cose, che è evidente che qui non siamo. scusa Natta, non ho capito di che cosa parli. delle censure de L'Unità ? di che cosa? del Concordato? vorrei davvero leggerlo! dicevo che non ci sono equivoci: viviamo in un regime nel quale le voci anticoncordatarie comunque non riescono ad essere trasmesse, nemmeno si levano da questi seggi. è vero che questo non è dovuto solo a calcolo soggettivo, a dolosa censura; è anche un dato di cultura: questo regime ha promosso una classe giornalistica a sé omogenea in termini culturali; quindi, magari, c' è anche buona fede . se si è anticlericali, con una certa dignità, come riconosceva anche lei, signor presidente del Consiglio , non si ha alcuna udienza, non si ha alcun diritto se non quello di essere al massimo caricaturizzati. e nel momento in cui tentiamo di nutrire un dibattito come questo con la nostra poca o molta cultura o la nostra attenzione, tutto questo diventa onere o onore del Parlamento, ma nel paese non deve e non può passare minimamente. altro che propaganda! nemmeno i diritti di cronaca. questa è una annotazione che va fatta, perché vi è un nesso tra i discorsi che stiamo facendo su un paese concordatario (dove lo, Stato e la Chiesa attraverso i loro vertici, contro i credenti e i democratici, ogni giorno hanno realizzato accordi di potere) e la realtà concreta della quale ci stiamo occupando in relazione all' atteggiamento della stampa di cronaca parlamentare. entriamo più direttamente nel merito, signor presidente del Consiglio . noi le rispondiamo, anche dopo aver ascoltato la sua replica, con un « no » chiaro, che è un « no » all' obiettivo — lo proclamiamo, stiamo infatti discutendo — anche sulla nostra mozione per la denuncia unilaterale — « no » al metodo, « no » allo strumento. ma parrebbe che quasi tutti in quest' Aula, quasi tutti in questo Parlamento in linea di principio siano per il superamento del Concordato. la parte cosiddetta cattolica o che rivendica la rappresentanza cattolica, nel preannunciare puntualmente scelte politiche diverse, fa il suo richiamo al Concilio Vaticano II , dove in termini, sembra, chiari, il principio concordatario e pattizio fra Cesare e la Santa Sede è indicato come una necessità cattolica dovuta a circostanze storiche determinate e precise, ma non alla situazione verso la quale devono tendere il credente e la Chiesa. persino Arfè ha fatto omaggio ai principi laici, ai principi ai quali noi stessi ci richiamiamo. da una parte e dall' altra, insomma, in tutto questo Parlamento, in linea di principio , si è tutti contro il sistema dei Patti e del Concordato. che cosa ne viene fuori poi? come è tipico della nostra politica, anche questa volta e su questo tema i principi non « principiano » mai nulla: quello che è « di principio » starebbe (al di sopra » della politica, la quale deve dunque muoversi, puntualmente, indipendentemente e contro i principi. questa forse dà una spiegazione a quello che sta accadendo, nel nostro paese. siamo in una situazione in cui spesso ci si trova dinnanzi ad una politica ormai quasi disarmata rispetto alle avversità, di fronte ad una politica che sembra incomprensibile nel paese, in cui la rabbia, l' incomprensione e la frustrazione grondano, in cui tutti abbiamo il sentimento di vivere un momento politico, storico, morale, sociale e culturale estremamente grave. allora occorrerebbe un po' di autocritica o quantomeno il dubbio che una vita politica che si costruisce sempre al di fuori, indipendentemente dai principi, dai principi del Concilio Vaticano II , dai principi laici (nel 1976, verso il Duemila) pesa sui problemi della crescita, dei diritti del credente, della libertà religiosa e no, dello Stato, su questo dato pattizio. se questo è quello che ci si propone, io temo che ancora una volta coloro che appaiono assennati, rischiano di essere i veri dissennati, per troppa prudenza, per cinismo o per scetticismo. anche una politica, se non ha l' anima dei principi, non regge, signor presidente del Consiglio , al lungo termine. lei ha sempre detto con scetticismo che il potere logora solo chi non lo ha: consuma solo chi non ha il potere. ed io ho sempre ritenuto che vi fosse molta profondità e molta saggezza in questa convinzione, ma a breve e medio termine, signor presidente del Consiglio . perché sul lungo termine, nella storia, nella vita, chi vive, avendo nei fatti come punto di riferimento ideologico quotidiano il potere (e naturalmente il bene che attraverso il potere si potrebbe fare), probabilmente finisce per preparare nella storia, nel lungo termine, i momenti di massima crisi e, di tragedie, poiché spossessa la « politica » della partecipazione di tutti, dal dar corpo e seguito al « principio » . se lei « ai principi » dà corpo solo di potere, ma non da loro corpo sociale , corpo di parola, corpo di verità, corpo di integrità, sul lungo termine, di nuovo, onorevole presidente del Consiglio , Dio non voglia , per lei e per noi, dopo trent' anni , coinvolgeremmo nel crollo, della Democrazia Cristiana o di alcuni partiti o di alcuni governi, di nuovo, come nel 1943, nel crollo di una politica, Dio non voglia , dicevo, che sia tutto il paese a crollare in rovina. forse è lecito temere e giusto preoccuparsene. dicevo, quindi « no a questo obiettivo » , perché è un obiettivo senza principi e contro i principi. e forse costituzionale, ma qui sappiamo benissimo che sono le volontà politiche che poi trovano le vesti giuridiche. questo vale anche per il principio pattizio, il richiamo dei patti lateranensi . tutto questo può certamente essere fatto vivere in modo diverso. la verità è che le stesse volontà, gli stessi disegni che presiedettero sia ai « patti Gentiloni » sia ai patti lateranensi , sia all' articolo 7, oggi rivivono in voi: voi servite gli stessi ideali, le stesse convinzioni storiche di allora e cercate di proseguirle, di reincarnarle. e un vostro diritto. ma credo sarebbe anche un dovere dei socialisti, dei laici, dei libertari, dei democratici, di coloro che credono in cose diverse dalle sue, onorevole presidente del Consiglio , fare, oltre a dichiarazioni — mere e smentite petizioni di principio — anche mozioni, risoluzioni in cui principi e politica abbiano un minimo di integrità e di rapporto vero ogni giorno; questo non credo sarebbe dissennato e indebito. e non è un caso se qui ringrazio — guarda caso devo nominarli per la seconda volta — il compagno Pertini e il compagno Mancini. ma quanti siete in quest' Aula del gruppo socialista? ora ci sono soltanto questi due compagni, ma anche prima, di tutto il gruppo socialista, ad ascoltarla su un tema di questa portata storica vi erano sì e no sette od otto parlamentari socialisti. ma ci rendiamo conto del perché? perché ieri sera alle ore 21 questo foglio, questo accordo, questo pezzo di carta è stato stilato al di fuori del controllo di qualsiasi gruppo, di qualsiasi discussione, fra 6 o 7 « presidentini » che si sono riuniti e che hanno detto « facciamo così » ; e i parlamentari socialisti, se lo hanno sentito, lo hanno sentito alla radio questa mattina che il loro partito aveva di nuovo riproposto un pateracchio minimalista (come poteva essere possibile altrimenti?) e dissennato nella imprudenza suicida di un partito socialista che aveva il diritto ma anche il dovere di guidare l' alternativa a questo regime, in nome degli ideali socialisti, laici e libertari. io credo che vecchi demoni di altra natura della sinistra rischiano di affermarsi. siamo anche contro il metodo che ella, onorevole presidente del Consiglio , ci ha proposto; in realtà questo metodo lo ha confermato ancora oggi. certo, ora ella è tornato un po' indietro rispetto ad una affermazione che aveva fatto. ci rendiamo conto che alcune concessioni, onorevole presidente del Consiglio , lei ha dovuto farle; le concessioni sono fatto onorevole, creativo, per noi testimoniano forza, non debolezza. ella ci aveva chiaramente e direi un po' bruscamente preavvisati che la sua interpretazione del « riferire continuamente » della mozione del 1971 significava solo questo: che ella era venuto qui l' altro giorno, ci aveva raccontato le cose pregevoli che ci aveva raccontato, e che poi sarebbe passato la volta prossima al Senato, all' altro ramo del Parlamento, dopodiché ci avrebbe messi dinanzi al fatto compiuto della ratifica. il « continuamente » diveniva insomma un paio di dibattiti che avrebbero dovuto essere molto brevi — e qui tutti lo sanno — se non ci fossero state le obiezioni e l' impegno del gruppo radicale. diciamole queste cose: la unanimità degli altri capigruppo e degli altri gruppi aveva destinato a questo dibattito a mala pena un giorno e mezzo. siamo stati accusati di intolleranza perché abbiamo detto che un dibattuto sul Concordato non si liquidava comunque in un giorno e mezzo nel Parlamento italiano, nella Camera; e siamo stati costretti appunto ad esporci all' accusa di essere intemperanti, a contestare anche gli ordini del giorno che ci venivano proposti, a contestare i calendari. abbiamo discusso, per fortuna, tre o quattro giorni e mi pare che questo fosse necessario se volevamo dedicare all' argomento un minimo di attenzione. se ho ben inteso, nella vostra mozione, l' aspetto « creativo » , o dispositivo compagni socialisti, comunisti, repubblicani, amici democristiani è questo: chiedete anche voi che il presidente del Consiglio torni di nuovo da noi prima della ratifica formale. certo, questo è importante, ma se mi consentite, non basta. infatti, dare al Governo l' indicazione di proseguire la trattativa con la (Santa Sede sulla base delle posizioni, degli orientamenti e dei rilievi emersi nel dibattito alla Camera, cosa vuol dire? in base anche ai miei? evidentemente no. potranno venirne fuori degli stimoli; noi possiamo certamente funzionare da « anticorpi » per la saggezza del presidente del Consiglio il quale, sapendo ormai quali siano i punti più deboli e più esposti all' attacco degli abrogazionisti o, comunque, di parte radicale, sicuramente vi farà caso. me lo auguro. sicuramente le chiedo scusa, signor presidente , ma è un fatto politico — avremo almeno una maggior « decenza » nei testi che ci saranno qui riproposti. infatti, c' è nella « bozza » della Commissione una « indecenza » di fondo: l' ho già detto e qui intendo ribadirlo e sottolinearlo. ma come! il governo italiano — lo ripeto — e il Parlamento italiano approvano un documento nel quale chiaramente è scritto e sottolineato che la rappresentanza dei cattolici italiani è della Santa Sede o della Chiesa o del Vaticano? chiaramente, tutta l' economia, tutta la prima parte, tutta la parte declaratoria di quella bozza, colleghe e colleghi, non fa altro che ripetere ossessivamente questo: la Repubblica concede la libertà religiosa, si concede alla Chiesa la libertà religiosa per i cattolici, la libertà di coscienza , la libertà della scuola, i diritti di religione ai cattolici e anche agli altri. ma come? forse, signor presidente , nella fretta di questi dibattiti, da parte nostra, non abbiamo abbastanza sottolineato una delle motivazioni di fondo delle posizioni abrogazioniste di venti anni fa, quando Leopoldo Piccardi era, con Ernesto Rossi e gli altri, per l' abrogazione o, meglio, per la denuncia unilaterale (quando diciamo « abrogazione » , lo strumento che indichiamo è la denuncia unilaterale) e diceva, con Ascarelli: se davvero dovessimo fare il lavoro di revisione, e guardare uno dopo l' altro tutti gli articoli, la revisione diventerebbe impossibile, perché non ce n' è uno, fra i significativi, che possa reggere in termini costituzionali o in termini di tollerabilità di privilegi, per la vita economica, sociale e culturale del nostro paese. e per questo che giustamente ricordava il collega Mellini che il dibattito sul Concordato, in realtà, esige il silenzio, esige la censura, quella voluta, ma soprattutto quella obbligata dei signori della stampa di regime e della stampa italiana. infatti, lei sa che le poche volte in cui delle agenzie demoscopiche hanno fatto dei sondaggi — abrogare o no il Concordato? — le maggioranze sono state quelle dell' 88-90 per cento dei cittadini italiani a favore della tesi lineare, e forse per voi anche semplicistica, oltre che semplice, della denuncia e dell' abrogazione. colleghi che siete per la revisione sì — ma — profonda » , potreste fare voi la prova. se toglieste dalla bozza tutto quello che è concessione indebita di qualcosa che è nostro, in attribuzione e gestione alla Chiesa; se ci ricordassimo che la libertà di coscienza , la libertà di religione, — la libertà di associazione, la libertà di manifestare il proprio pensiero, la libertà di tutti, sono state conquiste della Resistenza e della Costituzione, dovremmo tutti rifiutare che questi diritti, tutte queste libertà, tutte queste facoltà sono richiamate in buona parte di questo schema di patto in modo offensivo, in modo vergognoso. perché chi leggesse, da storico o da estraneo, questi 14 punti, cosa ne dovrebbe dedurre? ne dovrebbe dedurre che l' Italia, solamente in base ad un patto, ad una trattativa, ad un dato di contratto, ad un « braccio di ferro » , concede ai cittadini cattolici, rappresentati dalla Chiesa, le libertà costituzionali fondamentali. come se fossimo noi il fascismo, i clericofascisti diciamocelo pure! in realtà, i suoi collaboratori, che si sono seduti come controparte del Vaticano nella commissione si sono mossi in modo che sarebbe comprensibile solo se si fossero sentiti rappresentanti di uno Stato fascista o di uno Stato stalinista. perché, allora, certo che si dovrebbe e si potrebbe concedere come privilegi alla Chiesa libertà e diritti per i cattolici che la Chiesa continua a rivendicare come « cosa » sua, da tutelare storicamente, politicamente, e spiritualmente! togliete quindi queste false concessioni che sono offensive, che non potranno e non dovranno mai figurare in un patto internazionale della Repubblica italiana . siamo chiari! nessuna maggioranza di questo Parlamento avrà mai il diritto di ratificare uno strumento, un documento storico nel quale possa apparire e appaia più o meno chiaramente, come appare qui, che per noi, per il cittadino italiano, cattolico o no, la libertà è il portato di una trattativa con il Vaticano, la Santa Sede e la Chiesa. ma, d' altra parte, se voi toglieste questa parte, queste chiacchiere, se voi toglieste queste offese, se voi rifiutaste questo stile, perché è anche uno stile, cosa resterebbe? che d' altro? chi sono i nostri « commissari » nel negoziato? di queste cose mi diletto poco, penso che le fedi sono importanti per come vengono vissute e testimoniate, non mi interessa l' anagrafe delle fedi. ma certo, signor presidente , gli illustri collaboratori del Governo che lei ha menzionato non so se sono stati scelti devo dire ancora una volta — con più senno o con più furbizia; ma, nel momento in cui lei rappresenta la Repubblica italiana , e non la Dc, signor presidente del Consiglio , perché mandare a trattare due ammirevoli persone, due bravissime persone (non lo dico in senso dispregiativo), datate in senso nobile (sono tra le persone, non so se molte, che leggono con attenzione le cose che l' onorevole Gonella scrive, su un giornale che per il resto leggo poco, perché il suo gusto ancora non provinciale, il suo gusto e la sua attenzione ad alcune cose francesi e europee le annoto con interesse, come un dato di vivacità, nel senso migliore, anche patetico, visto il tipo di cattolicesimo politico che abbiamo nel nostro paese)? ma mandare a trattare in questa commissione di sei rappresentanti delle due parti, la Repubblica e la Chiesa, persone che hanno un dovere di obbedienza profonda alla Chiesa, essendo dei cattolici qualificatissimi, che possono avere dei problemi di coscienza gravi, fra la loro lealtà di cittadini e la loro lealtà di fedeli, tanto più che appartengono a certe correnti della cultura cattolica e non ad altre, era davvero questa la soluzione migliore? noi diciamo di no. così come mi sembra incredibile che da questa Camera, da questo Parlamento, dinanzi alla sua indicazione « proseguiamo » , nessuno si sia alzato per dirle: ma presidente, c' è una maggioranza revisionista in questa Camera, alla quale lei s' appella, composta dai comunisti, composta dai socialisti, dai repubblicani, dai socialdemocratici, oltre che dalla Democrazia Cristiana ; perché, allora, lei non fa una nuova, altra commissione nella quale i socialisti revisionisti, i comunisti revisionisti le diano il sussidio del revisionismo democratico e laico, socialista e popolare, non di quello fittizio, ma di quello che si pretende più radicale? lo faccia, signor presidente del Consiglio . avrebbero dovuto chiederglielo forse loro, ma non capisco bene: ormai sono così poco abituati a chiedere, sono così abituati a dare, da un po' di tempo a questa parte, in cambio della illusione del potere! ecco perché lei è per ora più forte: perché anche loro, anche questi nostri compagni, hanno fatto del potere, nella prassi di ogni giorno, quell' ideale che è sempre stato per lei. dicevo: no anche a questo strumento. perché, se noi togliamo la parte declamatoria, la parte impossibile, la parte scandalosamente illecita alla quale mi sono già riferito, che cosa resta? andiamolo a vedere: restano i privilegi, dei privilegi che dovete motivare, riconoscere, valutare. come? compagni comunisti, ma parliamoci chiaro: tolte tutte quelle parti che vanno tolte per indisponibilità, perché già la Costituzione lo esige, quelle che restano sono « cose » a favore del credente, o sono privilegi per l' alto apparato ecclesiastico? come mai voi, così sennati, così poco grossolani come siamo noi dell' opposizione, non vi accorgete che non potete trattare una revisione radicale del Concordato senza in qualche misura chiamare in causa — chiaramente o no, perché la vostra mozione del 1971 era sbagliata — anche molti aspetti del trattato? come potete « rivedere » il Concordato ignorando (è un esempio che ho già fatto) l' articolo 20 del trattato, relativo ai dazi doganali, con quel che può comportare sulle merci dirette in Vaticano? quante altre cose non sono presenti nel trattato, che vanificano eventuali concessioni, o silenzi, o omissioni nel Concordato al quale state guardando in questo momento? si pensi, ancora, a tutti i problemi della fiscalità, di altri privilegi; si pensi ai 460 mila ettari di suoli ecclesiastici; e poi ci sono quelli para-ecclesiastici, e gli altri, e li si confronti con il nuovo regime dei suoli. non c' è forse da rifletterci un tantino di più, non c' è da chiedersi « la roba » quanto giochi in tutta questa baracca? e che cosa dire anche del problema dell' insegnamento religioso dato in appalto? e il vescovo che continua a stabilire, nei fatti, chi insegna religione. chi insegna il catechismo, per meglio dire, non religione, perché abbiamo già visto che i religiosi che si sono pronunciati, come cittadini, in un certo modo sono stati ridotti alla fame, espulsi, mandati via dall' insegnamento religioso come altri, per motivi che direttamente violano la libertà religiosa. certo, certo, certo: il caso Buonaiuti adesso non si ripeterà più, perché quell' uomo è morto; non si ripeterà più quell' ignominia, morta per il fatto stesso d' essersi manifestata. meglio che viva, perciò, anche questo Concordato, con i suoi obbrobri, putridi e moribondi, piuttosto che revisionarlo come lei sta facendo. perché il vero equivalente dell' articolo 5, signor presidente , oggi c' è, ed è la facoltà che resta ai vescovi di ridurre alla fame gli insegnanti di religione che votino « no » per il divorzio, « no » per il Concordato, o per chissà cosa altro. si tratta di un' arma che viene usata fino in fondo: si pensi ai don Marco Bisceglie, agli altri, dappertutto; perfino nella diocesi del cardinal Pellegrino è stata usata quest' arma nei confronti di alcuni religiosi, colpevoli solo di assumersi delle responsabilità di cittadini, nient' affatto obbrobriose, se è vero, com' è vero, che le uniche testimonianze di cattolicità mondiale, di vera cattolicità, nel nostro paese ci vengono da quel dissenso cattolico; perché gli isolati, gli anomali nella cattolicità sono i cattolici all' italiana, illustratisi nelle vicende del divorzio e dell' aborto. quanti sono, nel mondo, oltre voi democristiani, i deputati cattolici che sono contro il diritto civile alla dissolubilità del matrimonio? quanti sono i cardinali, quanti i vescovi? voi rappresentate l' estrema minoranza, la punta avanzata — o arretrata — della reazione all' interno del mondo cattolico, non il mondo religioso della cattolicità. perché? per il Concordato, signor presidente del Consiglio , anche per il Concordato. ma togliamo a oltretevere, togliamo al Vaticano, alla Santa Sede la forza enorme di essere il datore di lavoro , di essere il padrone di decine di migliaia di religiosi, di suore, di preti, di frati sfruttati a lungo, come dicevo, nelle cliniche ad esenzione fiscale, nelle scuole, altrove. tutto, infatti, sarebbe per il Vaticano e per voi « religioso » : tra poco ci faranno le banche, ci diranno che per loro sono religiose perché il fine indiretto è religioso, e noi — secondo il suo Concordato e l' altro — riconosceremo quella come attività religiosa, e non bancaria e finanziaria. c' è scritto qui in questi patti: noi non abbiamo diritto di interferire. signor presidente , io sono sempre estremamente attento nel seguire le espressioni del suo volto in quest' Aula. e interessante seguirle, perché la sua è attenzione vera. in questo momento lei pensa che io eccedo, che sto esagerando. le norme del trattato e del Concordato — è una domanda, signor presidente del Consiglio — che costringendo noi a registrare automaticamente le dichiarazioni sul carattere religioso di una persona giuridica, ci sono, vero? non si possono toccare, è vero? è vero, o no? è vero. ed allora? come don Gerardo Lutte le ha raccontato, mi ha raccontato, ci ha raccontato, di un ordine (mi pare che fosse quello salesiano, ma posso sbagliarmi. ella sa anche di quale costruttore romano si tratti) nella cui sede generalizia vi erano alcune stanze, con sigla « x » , destinate a cura di anime e di religiosi ed altre a Stati maggiori dell' aggressione piratesca contro la città, per le operazioni di profitto selvaggio contro la città. in realtà, signor presidente , lei è stato così poco aiutato dai laici e dalle sinistre ufficiali in questi venti-trent' anni , che capisco come troppo spesso lui si senta o sia legittimato, psicologicamente, a mettere nel conto degli eccessi, ieri di Ernesto Rossi e di altri, oggi, di noi, molto più piccoli di quelli, ma radicali come loro. ma non è così! ecco perché forse il ghetto nel quale chiedete e credete di chiuderci rischia di essere storicamente un ghetto nel quale vi state voi confinando. vale anche per qui dentro. io non so quale sia la vera ragione, il perché, il compagno Natta mantenga la sua firma su queste proposte e le porti avanti. ma — mi chiedo — perché la radio, la televisione, i giornali hanno impedito, tentano di impedire, di far vivere nel paese il dibattito sul Concordato, sul trattato, sulla abrogazione o meno, o sulla rinnovazione di questi patti? la risposta è semplice: perché se la radio, la televisione di regime — e di regime, in questo caso, nel senso più ampio: del regime della « non sfiducia » — ci avessero consentito di dire un decimo di quello che pensiamo, un centesimo di quello che è vero, di quello che non si sa (perché nelle scuole non viene insegnato il Concordato; il testo non viene dato), vedremmo e vedreste allora quanti compagni comunisti nelle fabbriche, negli uffici, ovunque, quanti compagni socialisti quanti credenti sarebbero d' accordo, con voi, quanti con noi. il presupposto di questa vostra politica è clericale nei suoi moduli, signor presidente del Consiglio , non, nel senso trito della parola, ma nel senso delle verità di potere che vi amministrate da chierici, tra di voi. intanto potete portare avanti questa politica, in quanto la sottraete alla conoscenza innanzi tutto dei democristiani e dei comunisti, dei cattolici e dei non cattolici. questa è la cifra vera di questi concordati politici che sorreggono il suo Governo e del Concordato che state per fare, che ci riproponete oggi. ma io insisto: togliete quelle parti! questi privilegi interessano le masse cattoliche, compagni comunisti? questi privilegi di essere i datori di lavoro nella scuola di 10-15 mila persone? di essere gli sfruttatori della mano d'opera delle suore e dei frati nelle cliniche di lusso o no dove si fanno gli aborti di classe pagando più caro che altrove? questi sono gli interessi delle masse cattoliche o non sono invece gli interessi di chi governa e opprime per conto di classe, storicamente, o magari di Stato, le masse cattoliche? certi nostri esimi economisti, molto snob (ieri socialisti, oggi altro), non capisco perché non ci abbiano dato mai dei corsi universitari, anche perché da questo punto di vista si siano tanto distratti, sulle dinamiche economiche e finanziarie che il Concordato ed il trattato hanno già stabilito in questi dieci-vent' anni nel nostro paese. il romano qualunque sa bene che avendo « certe conoscenze » il whisky (ah, questi segni... non è nemmeno il vinsanto!), le sigarette, la droga si vanno a comprare in Vaticano. si pagano di meno. non mi fraintenda, presidente! mi riferisco quando parlo di droga alle sigarette; non mi sospetti, signor presidente , la prego, di certe volgarità: dicevo, la « vera droga » , perché (io tra l' altro sono un drogato sul serio perché fumo tre pacchetti di Celtique) la nicotina per l' Organizzazione mondiale della sanità è droga, mentre i derivati della canapa indiana per l' organizzazione mondiale della santità non lo sono (magari, quindi, potessimo andare allo spaccio del Vaticano a vedere comprare qualche foglia di marijuana piuttosto che la « droga » del tabacco americano o inglese). lei sorride. le sembrano enormità? vede, signor presidente , che cosa vuol dire a volte la scissione tra scienza e pregiudizi? persino l' uomo intelligente, che lei è, un padre di famiglia, come lei, evidentemente ignora che tutte le organizzazioni scientifiche mondiali, unanimi, negano ai derivati della canapa indiana il carattere di droga assuefacente, che danno, invece, alla caffeina, alla nicotina, al tabacco e così via . comunque, dicevo, a Roma il popolo, la gente sa che nel Vaticano si va a comprare appunto l' alcole, le sigarette, le altre cose. sembrerebbe un piccolo, dato di malcostume, invece è una spia, un segnale! le esportazioni clandestine di capitali, signor presidente del Consiglio , per lei che ormai conoscere queste cose come pochissimi — lasciamo stare i cattedratici, perché anche chi ha la cattedra ha soprattutto la esperienza della propria vita — con i patti lateranensi non c' entrano nulla o non offrono per caso strumenti tecnici impareggiabili? possono essere usati, o no. lei va a rinnovare i Patti, ma di queste nozioni che ne fa? su questo, compagni socialisti, così concreti, non dozzinalmente anticlericali come noi, colti e prudenti come Arfè, che sanno « vedere le cose » , magari non « cavallottiani » come noi, magari anche materialisti storici e dialettici, che sanno tanto, che guardano all' economia più di noi, compagni socialisti su tutto questo non una parola da dire in Parlamento, nel momento in cui si devono rinnovare i patti lateranensi , i fastigi che il Concordato ci ha dato? non una parola, allora, della scissione tra religiosità e Chiesa cattolica , non una parola da parte vostra qui dentro fuori non interessa! — per ripetere quello che il socialismo ha insegnato alla moderna Europa dei popoli, ha insegnato alla concreta democrazia, che cioè la religiosità laica dei socialisti è non parallela, ma convergente (e nutrita spesso degli stessi ideali) con la religiosità cristiana; che i « preti » , i generali — come allora si diceva il magistrato, il padrone, quelli di « classe » in senso popolare, erano tutti sfruttatori e del proletariato della fede e del proletariato dell' industria!? niente! tutto questo sarebbe stato socialismo romantico; adesso ci sarebbe quello « scientifico » ; ancora? qual è « la scienza » che ci proponete? la scienza delle riunioni alle 9 di sera, in cinque o sei salvatori della patria, contro i rischi dei dibattiti pubblici, contro il rischio che il paese, che il partito, che il gruppo, magari socialista, si occupino di queste cose? come ieri sera, per questo straccio di risoluzione? si snobbano poi i liberali. ma come!? voi l' avete sempre detto che il motivo per il quale si giustificava la nostra esclusione, e l' inclusione nei vostri « archi » , nei vostri incontri, nel momento costitutivo del Governo Andreotti, dei liberali, è perché loro hanno o avrebbero una ben altra dignità rispetto a noi. ma vogliamo mettere a confronto Giovanni Francesco Malagodi e Marco Pannella o Adele Faccio? o Aldo Bozzi e Mauro Mellini? scherzate? e non solo per la loro tradizione, ma per le loro stature parlamentari e politiche. e poi, sono trent' anni che vivete insieme: la consuetudine diventa anche un diritto... perché noi dolercene? ma adesso, d' un tratto, Malagodi e Bozzi diventano come gli straccioni che stanno qui? non è sintomatico anche per voi, Di Vagno , che vi venga a mancare l' avallo liberale in questo momento? il partito liberale non è stato un partito abrogazionista fino allo scorso anno , è stato un partito come i vostri, per un revisionismo « vero » ! abbiamo ricordato che don Benedetto Croce , dopo le posizioni del ,1929, ci ha dato le tristezze del 1947 e del 1948; che un terzo dei liberali votò con Togliatti l' articolo 7, che un altro terzo se ne stette a casa e che solo un terzo, con l' anticlericale, massone Crispi eccetera, votò invece contro. ma, ad un tratto, ecco! lo stile diverso, la serietà, per cui dicono « siamo piuttosto propensi a morire di serietà » . dove li mettete? certo, il collega Bozzi (non so se qui si morirà o no di serietà) non avrà comunque, ora, gli insulti che noi riceviamo in questa Assemblea, anche da lì dove dovremmo invece attenderci protezione. ecco — dicevo — ad un tratto anche la stampa, anche il giornalismo italiano si accorge che il partito liberale piccolo, è composto da cinque persone, non conta, non vale una riunione, un colloquio di più, per cercare di intendersi con lui. ora si abroga anche il partito liberale , reo di volere l' abrogazione del Concordato. ma è un gioco suicida: compagni socialisti, su questa strada i liberali di domani siete voi, il turno, è ora vostro. quello ingiusto e vergognoso è lasciare la rappresentanza delle battaglie socialiste ai radicali, che sono pochi quantitativamente e qualitativamente. non vogliamo farlo. non vi dice nulla, qui, oggi l' assenza di Fortuna, di Ballardini e di tanti altri e la presenza invece dei compagni radicali? mentre l' Aula veniva sgombrata, all' inizio del mio intervento, quando era chiaramente venuto l' ordine di sgombero da questi banchi, ho pensato che troppi dei vostri erano già sgombri, purtroppo. ma se voi, compagni revisionisti, ci aveste fatto trovare dinanzi ad una mozione motivata, che chiaramente avesse contestato la menzogna di una qualsiasi concessione di libertà per merito e volontà della Chiesa, quando la libertà della Chiesa si fonda sulla resistenza, già sarebbe stato qualcosa. signor presidente del Consiglio , questo giuramento dei vescovi sembra assurdo, anacronistico, spurio. lei ha detto che è una brutta cosa, ma lo dico anch' io. tuttavia, semplicemente, quando quella Chiesa e quello Stato hanno trattato insieme, ciascuno a difesa dei propri interessi, la moralità stessa del patto richiedeva che chi riceveva privilegi desse qualche altra cosa in cambio. in questo avevano più senso dello Stato, più moralità politica i fascisti del partito nazionale fascista che voi che ne siete stati gli eredi in questi trent' anni . voi avete svenduto perfino la controparte che la Chiesa aveva dovuto dare a quello Stato. siete stati « più liberali » con la Chiesa, di quanto non lo siate stati con la povera gente , in termini di realizzazione della Costituzione, di abrogazione dei codici fascisti. ci sarebbe sembrato opportuno, dunque, che la Camera, dopo questa settimana di dibattito, avesse votato una mozione più ragionata, venendo in aiuto del presidente del Consiglio contro la minaccia dell' estorsione di altri privilegi che ancora da certuni si ritiene giusto e necessario dare alla Chiesa clericale. di questo si tratta: invece, poi, al credente, a colui che crede in Dio e in Cristo, al popolo cattolico non diamo nulla, voi non date nulla, voi gli togliete qualcosa. mantenendo il potere mondano ed economico, un potere temporale ai vertici della Chiesa, voi in realtà ponete l' unica ipoteca possibile sulla libertà religiosa del cattolico, ipoteca che non può venire dalla Repubblica italiana ; ma può venire dalla conferenza episcopale italiana o dalle scelte e dagli interessi vaticani. ma scherziamo? la libertà del cattolico può essere messa in dubbio e in forse dalla Repubblica italiana o anche da noi, da noi abrogazionisti? e evidente che l' unica che può conculcare i diritti religiosi e civili del cattolico in Italia è la Chiesa, signor presidente del Consiglio . non è questo un problema di visione individualistica. esiste la persona ed esistono i corpi storici. il corpo storico non è il corpo mistico; il corpo storico che interessa alla sua parte è quello costituito dalle « opere per le provviste della religione » , un insieme di società, di bilanci, di profitti, di potere di chi fa il « ministro » , il padrone di 15 o 20 mila sacerdoti e vuol disporne a suo beneplacito. non c' entra la fede, non c' entra la libertà del cattolico. c' entra questo potentissimo ceto Vaticano, che è divenuto sempre più forte con la liquidazione a suo favore democratica cristiana di tanti perimetri dello Stato e della società. dobbiamo quindi, a questo punto, evitare che si aggravino i processi di inquinamento della serenità del lavoro e della prospettiva di rinascita del nostro paese. e allora ai « cattolici » , alla Chiesa vaticana, cosa diamo? cosa vogliono? quanto costano? di questo si tratta. valutiamolo. facciamo pure l' affare in perdita, ma valutandola, almeno! vogliono avere gli stipendi per ventimila preti in Italia. glieli diamo? ma non abbiano almeno il diritto di affamarli loro, se poi costoro insegnano secondo coscienza e fede di cattolici! ecco il principio abominevole, nel quale con cinismo cieco (non è sano scetticismo, non è Realpolitik) voi rischiate di cadere, e di farci cadere tutti quanti. non sono fatti marginali! pagate, pagate, date le congrue, aumentatele, date i soldi ai vescovi, fate quello che volete! dissestate di giù, ma riprendetevi almeno le strutture, non dilapidate i diritti e la proprietà pubblici. stabilite almeno in linea di diritto che lo Stato dispone della possibilità di controllo del mondo finanziario e dei suoi meccanismi; fate che gli stessi non siano compromessi, a più da questo Concordato. stabilite almeno che la sanità, la salute pubblica, gli ospedali, tutte queste cose sono diritto dello Stato; e poi date i soldi, pagate! e la roba che a loro interessa dategliela, se volete in cambio anche voi la loro protezione infida, ma non continuando ad andare avanti come siete andati avanti finora, cioè indietro. non avete potuto fare la riforma della casa, non quella degli ospedali, non quella della scuola, perché appunto su queste cose avete peccato di « realismo politico » , che è la più sudicia e putrida delle utopie, che da trent' anni il nostro paese sta vivendo. questa è infatti utopia! non quella di Ernesto Rossi , non quella di Ferrari, di Donati! signor presidente del Consiglio , lei è stato crudele per un momento, e naturalmente non contro di noi, ma contro un cattolico. nel suo intervento, perché ricordare la fine di Romolo Murri? un atto di crudeltà. sappiamo cosa costasse allora al fondatore della Democrazia Cristiana — un prete! — rivendicare quello che i preti della Resistenza, i comunisti ed i socialisti hanno conquistato a tutti i cattolici, contro la Chiesa clericale del Concordato, in linea di diritto da trent' anni , di fatto non ancora oggi. sappiamo quanto costa tutto questo a Romolo Murri, di linciaggi, di impraticabilità di vita; e sappiamo a che cosa fosse ridotto dopo il 1909, dopo il 1912, nel 1915, nel 1917, nel 1937. sappiamo quali siano stati i linciaggi. Buonaiuti, ancora nel 1945, fu colpito, sotto un ministro della pubblica istruzione liberale. ma immagini don Romolo Murri, fondatore della Democrazia Cristiana , deputato di sinistra radicale che parlava da questi banchi, come poteva, assediato, reggere all' assalto, al linciaggio dei gentiloniani, della Chiesa, dentro di se? lo sappiamo tutti: il tramonto di Murri 6 stato triste. non parliamone, nessuno, per rispetto, e giustizia. nella nostra mozione, che noi manteniamo, si pone un problema al quale chiediamo che rispondano innanzi tutto i parlamentari democristiani. c' è un esempio che vale per tutti, quello dell' articolo 98 del testo unico delle leggi elettorali (il collega Mellini mi suggerisce che si tratta dell' articolo 97; chiedo scusa, c' è dissenso nel gruppo radicale. parlerà dopo l' onorevole Mellini, e dirà che si tratta dell' articolo 97. a me pare che si tratti dell' articolo 98). questo articolo prevede, se non vado errato, da sei mesi a tre anni, o forse un' altra pena, ma comunque dure, precise pene, sanzioni penali, il carcere, quindi, per i ministri del culto, equiparati a pubblici ufficiali , i quali si intromettano nella vita politica ed elettorale. lo possono fare sempre, ma non da quei pulpiti per i quali sono pagati in base al Concordato ed in considerazione del fatto che sono pubblici ufficiali , amministratori della religione di Stato pagati per questo. la legge c' è. la dimostrazione che viviamo in un regime sta nel fatto che voi che vi lagnate tanto del fatto che piccoli pretori si occupino di legge in modo strano, ma non vi siete mai preoccupati del fatto che i magistrati all' unanimità non abbiano fatto vivere in concreto questo articolo. ma, intendiamoci, a noi risulta che sono stati aperti almeno 75 o 80 processi di questo tipo, che però non sono mai arrivati a conclusione. è un emblema! cosa vogliamo fare di queste cose, in attesa della revisione? ritenete giusto tutto questo? e chiaro che con il vostro voto di oggi non arriveremo ad un voto di denuncia unilaterale dei patti lateranensi , ma forse a dire qualcosa di significativo. al limite, in sede teorica, le due mozioni non sono esposte; dico al limite, perché una cosa è constatare l' avvenuta rottura da parte della controparte di un patto internazionale, altra cosa — ma non opposta — è por mano a revisionare i Patti violati, per riprenderli, restaurarli e mandarli avanti. vi è un dato che vorrei sottolineare: perché sul tema del Concordato l'Osservatore Romano è stato finora molto discreto? perché vi sono, allineati L'Unità ed Il Corriere della Sera : che bisogno c' è che vi sia anche l'Osservatore Romano ? questo scendeva in campo quando L'Unità diventava divorzista: prima taceva. sull' aborto, accadrà lo stesso. ora, vorrei chiedere ai colleghi democristiani: volete, in qualche misura, dirci se a vostro avviso davvero è giusto che in base al Concordato, vecchio o nuovo, il Vaticano sia legittimato ad interferire con il dibattito sull' aborto, che inizierà giovedì in Parlamento? stiamo attenti; riflettiamo su questo. altro è dire che la Chiesa ha il dovere, non solo il diritto, di occuparsi di queste cose, altro è dire che una cosa è occuparsi di aborto, un' altra cosa è occuparsi della legge sull' aborto e dei lavori parlamentari su di esso. una cosa è la legge civile, altra cosa è l' imperativo morale ed il costume. sulla prima la Chiesa concordataria taccia o rinunci e denunci il Concordato. in base al principio concordatario, la vostra libertà di deputati democristiani è stata appesa al filo della applicazione del Concordato; in realtà doveva essere garantita perfino dal Concordato stesso. come mai vi siete mossi tutti come un sol uomo sul divorzio e sull' aborto, mentre la grande maggioranza dei cattolici del mondo assumeva posizioni diverse dalle vostre? lo avete fatto per il potere di ricatto che il Vaticano possiede nei vostri confronti, per la forza mondana dei vescovi, dei preti, delle clientele e di tutti gli enti di sottogoverno. altrimenti, se quello che vi muoveva fosse stato veramente l' amore per il diritto alla vita, non avreste aspettato che i radicali ed i socialisti portassero in queste Aule questo tema per divenire, poi, d' un tratto, degli innamorati frenetici del « diritto alla vita » . avreste dovuto occuparvi voi per primi di tutti i milioni di aborti immondi che sono stati fatti: invece niente, non ve ne eravate nemmeno accorti, come la Chiesa. signor presidente , evidentemente manteniamo la nostra mozione ed esprimiamo la nostra insodisfazione nei confronti della risoluzione Di Vagno , Mammì, eccetera (ora non è più Andreotti, Iotti, eccetera). riteniamo che non basti più ma chiederle di venire a riferire alla vigilia dalla ratifica definitiva del trattato. il contributo che doveva venire da questa Camera avrebbe dovuto essere più ricco; comunque, riteniamo che sarebbe possibile chiederle almeno che la Commissione venga mutata. anzi, fra un minuto o un' ora, potremmo concordare con i compagni comunisti e socialisti (oppure tale iniziativa potrebbe anche essere loro), cioè con i laici revisionisti, una risoluzione che chieda al Governo di nominare una commissione nella quale siano presenti, in questa fase importantissima, non i radicali, ma le forze del revisionismo laico. tutto questo mi sembrerebbe logico, anche perché, in tal modo, ella avrebbe maggiore forza di contrattazione, signor presidente del Consiglio . se ella vuole veramente strappare all' altra parte il massimo favore per la nostra Repubblica — e per il nostro Stato, non deve nominare monsignor Casaroli o Gonella come suoi rappresentanti. signor presidente del Consiglio , dove vanno a finire, ora, i suoi richiami alla Costituente, all' unità di quegli anni, al suo sottofondo morale, culturale e civile? ebbene, proprio ora, ella può dimostrare — che ci crede davvero! chieda ai colleghi Natta; Di Vagno , chieda all' onorevole Mammì (non ai liberali, per fortuna nostra, loro e del paese), chieda ai socialdemocratici di aiutarla in questa fatica con la loro autonomia e la loro autonoma capacità di portare un contributo alla realizzazione della revisione! mi auguro che questa considerazione venga raccolta anche da altri parlamentari prima che il dibattito si chiuda. perché parlo? parlo anche per questo. parlo anche perché, a volte, il tempo, la durata costituisce un dato politico. perché, a volte, si vogliono chiudere i dibattiti in mezza giornata. perché il tempo è anche quello della intelligenza, della riflessione. noi saremmo qui, forse, a farci una personale pubblicità? non scherziamo ancora. ma dove? alla trasmissione « socialista » ring? mica ci chiamiamo Zaccagnini, Berlinguer, o Amendola, La Malfa e Gassman! noi, per finire, proponiamo formalmente — magari nella pausa di riflessione del pranzo, non è detto che ci si debba andare alle 14, si può andare anche a mezzogiorno — qualche cosa di più rispetto alla vostra mozione, colleghi revisionisti. proponiamo una cosa diversa, e cioè anche una semplice raccomandazione al Governo affinché la commissione comprenda le forze effettivamente revisioniste e non solo le forze della malcelata, semplice conferma. il senatore Gonella, infatti, è sempre stato in forze per la conferma del Concordato. egli in tutti questi anni, ha in realtà detto, scritto, pensato e ripetuto — e lei onorevole presidente del Consiglio , lo sa meglio di me, che i patti lateranensi andavano bene e che sarebbero stati aggiornati nella parte che riguardava, appunto, la preghiera per sua maestà il re, scomparso e defunto, o l' articolo 5, lasciando invece intatte quelle parti in cui si affermavano tanti buoni, provvidenziali aiuti statali alla Santa Sede . non a caso quelle norme di tutela del docente che avete escogitato per l' università, non le avete invece escogitate per quanto riguarda la grande truppa, l' esercito degli insegnanti di religione, i quali possono essere revocati e affamati da un momento all' altro. il basso clero ha fame, perché le congrue sono quasi nulla, è vero, e su di esse le mense vescovili, a volte, operano dei salassi piuttosto pesanti. è cosa da tenere presente. ed allora, con un ennesimo invito alla riflessione, chiedendo semmai ai capigruppo di riunirsi per vedere se non sia il caso di rimandare ad oggi pomeriggio la conclusione del nostro dibattito, noi proponiamo un sussidio alla trattativa che lei fa, onorevole Andreotti, se la fa secondo criteri di buona fede repubblicana che nessuno ha il dovere a priori di negare (lei li seguirà, visto che li professa?). si dia armi per le sue buone intenzioni, signor presidente del Consiglio , se tali sono. è indubbio che le armi ci sono e sono i Cardia e i Natta, non dico gli Arfè, comunque i compagni socialisti. le armi per una trattativa revisionista seria sono nelle fucine del partito comunista , che da cinque-dieci anni sono preparate. perché non dare questi riconoscimenti? è la storia di Franco Rodano, è il lavoro del nostro attuale presidente della Camera in un settore delicatissimo del suo partito. esiste un enorme armamentario di cose che lei, onorevole Andreotti, può usare per una revisione quale quella che asserisce di volere, bozze a parte. se questa Camera, invece, accetta tranquillamente e in silenzio — che lei confermi questo tipo di commissione, con i professori Ago e Iemolo e con il senatore Gonella, è evidente che c' è dell' altro, non ci si vuole nemmeno qui sporcare le mani, si vuole continuare in questo gioco nel quale non ci si espone in prima persona e nel quale ci si limita semplicemente a non fare le lotte laiche che devono essere fatte. si copre il lavoro clericale limitandosi a non fare e a dire qualcosa d' altro. c' è un altro ordine del giorno che noi potremmo proporre, per una pausa di riflessione, come per Osimo. ma — e lo chiedo ai compagni comunisti, ai socialisti, ai repubblicani, a Bandiera — che cosa c' è di impellente per Osimo? me lo avete spiegato: c' è la morte di Tito che forse incalza (e Dio ce lo serbi a lungo!). ma se muore Tito, come facciamo — dite — senza la zona franca industriale sul Carso e senza inquinare Trieste? quindi niente, nessuna sospensiva, nemmeno di un mese! ma qui abbiamo notizie sulla salute del pontefice che per fortuna sono quelle normali per una persona della sua età e non abbiamo comunque nessun motivo di temere anche per la sua successione come per quell' altra. ma possibile che non si affermi il principio democratico — e mi rivolgo alla sinistra socialista e comunista — di accordare una pausa di due mesi per riflettere prima di riprendere le trattative? cosa osta a questo? credo che osti una sola cosa: se avessimo due mesi di pausa, il partito comunista dovrebbe occuparsene in due mesi di pausa avremmo un respiro democratico a sorreggere il lavoro del Governo e delle nostre assemblee. circolerebbe il dibattito nel paese, si sentirebbe la voce degli operai, dei repubblicani, dei socialisti, dei contadini, dei disoccupati, delle donne, dei preti — non dispiaccia a lor signori ! — sul Concordato. invece questa fretta è la fretta di chi vuole quasi coprire una vergogna, pensando che essa sia magari affidata solo alla responsabilità dell' onorevole Andreotti. no, la Camera, in questo momento ha fatto un dibattito storico, che tale resta nonostante le insufficienze. è un dibattito, del quale (come giustamente diceva Mellini) tra dieci o vent' anni resterà traccia della nostra storia, mentre non so se ne rimarrà di quello su alcuni decreti finanziari. signor presidente del Consiglio , se sarà stata la vergogna che noi temiamo che sia, essa non sarà certo vergogna per lei (anzi, se volete, un titolo di merito per il presidente del Consiglio cattolico-clericale di un Governo democratico cristiano monocolore), ma lo sarà per la sinistra italiana ufficiale, che avrà coperto e spinto a questa ennesima svendita del patrimonio socialista, democratico ed alternativo dei lavoratori questo Parlamento alla svendita di quello che in realtà è all' origine del vostro potere di oggi, compagni comunisti, ma che molto difficilmente sarà potere e forza di domani, se continuate ad avere paura dei vostri stessi compagni, se volete seppellire — come avete tentato — queste cose in 24 ore, se non sentite invece che il modo giusto per essere forti dinanzi a questi dibattiti è dare poi il tempo al paese di essere coinvolto, di divenire forza dei partiti democratici; e poi alla fine concludere i dibattiti, quando li avessero animati il paese, i lavoratori; i preti e le donne innanzi tutto. il vostro compagno Franzoni è già in crisi, pare. lo avevate acquistato bene con le promesse pre-20 giugno ? mi faccio portavoce — non autorizzato ma fedele — di Giovanni Franzoni: il vostro compagno Giovanni Franzoni ha chiesto alcuni mesi di pausa e di riflessione per i credenti, per i comunisti in questo dibattito? noi ce ne facciamo portavoce. siete contrari? Piero Pratesi, sei contrario? queste sono cose importanti! passiamo adesso al momento delle decisioni, di cui portate certamente la triste responsabilità quasi esclusiva, non solo nei nostri confronti. rivolgo un appello formale anche ai compagni socialisti, perché vogliano eventualmente (data l' ora, questo è possibile) proporre alla Camera, nella loro autonomia, quello che loro stessi mi hanno detto in questi giorni circa le richieste di garanzia maggiore non per la nostra posizione abrogazionista, ma per la loro di revisione seria e profonda.