Emma BONINO - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 54 - seduta del 02-12-1976
Sui patti lateranensi
1976 - Governo III Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 54
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , colleghe e colleghi, signor ministro, signori rappresentanti del Governo, già altri prima di me hanno rilevato che stiamo trattando un argomento di importanza storica. concordo su questo punto e credo sia un argomento storico per due aspetti fondamentali: storico per quanto riguarda il passato, perché nel passato quello dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa è stato uno dei nodi centrali della storia d' Italia dall' L'Unità in poi; intorno al quale si sono intrecciati, di volta in volta, equilibri e interessi politici che poi hanno influito per intere generazioni; ma credo soprattutto che sia storico per quanto riguarda il futuro, perché ritengo che, quale che sia la decisione che andremo a prendere in questi giorni, questa decisione influirà comunque sulla evoluzione della storia della nostra Repubblica e sulla storia e sui rapporti tra la società civile e la società religiosa. e proprio in ordine alla portata storica dell' argomento che stiamo affrontando mi si permetta un invito, un po' a tutti, a riflettere un attimo non tanto sui contenuti di questa bozza di nuovo Concordato che ci è stata proposta — a questo arriveremo in seguito — ma soprattutto sulla procedura, sul come si è arrivati a questo dibattito, con quale atteggiamento. leggevo oggi un editoriale dell' Avanti! che faceva cenno a questo mio stesso problema, che voglio sottoporre all' attenzione di tutti. riflettere sulla procedura credo non sia un aspetto solo tecnico, ma significhi riflettere più profondamente sul rapporto tra Parlamento e Governo, tra Esecutivo e legislativo. non è una questione formale e tecnica, ma credo che anche questa sia una questione sostanziale e di contenuto. il presidente del Consiglio , in effetti, aveva già trattato e si era, devo dire, da lungo tempo interessato a questo argomento; se non vado errata era stato, in qualità di capogruppo democristiano, nel 1971, firmatario di una mozione... e credo che il presidente del Consiglio abbia certamente calcolato la particolare situazione politica di questo momento — di questo momento che è sicuramente fatto di equilibri politici instabili e incerti — e abbia calcolato soprattutto la difficile posizione in cui si trovano e ci troviamo noi tutti da sinistra, e abbia abilmente tentato di rovesciare a suo favore, a favore della classe e degli interessi che rappresenta, i rapporti di forza che, all' indomani del 20 giugno, sembravano così sfavorevoli alla Democrazia Cristiana , alla destra e alla Chiesa. credo quindi che il presidente Andreotti abbia riflettuto molto su questo momento storico e abbia calcolato esattamente l' instabilità degli equilibri politici di questo momento. l' invito alla riflessione lo rivolgo soprattutto ai miei compagni e agli amici laici, e cioè proprio a quelli che dovrebbero essere i continuatori, o comunque i rappresentanti, nel 1976, di quegli schieramenti che furono così ostili all' approvazione dell' articolo 7 della Costituzione. i primi commenti che sono venuti fuori di fronte a questa bozza e in questioni di contenuto sono stati — devo dire — anche particolarmente duri, da molte parti politiche (il compagno Craxi ha espresso forti riserve); sono stati, però, tutti commenti sul merito. della procedura ci siamo un po' dimenticati. cos' è successo? è successo che, in base ad una mozione, diciamo pure lontana e tutto sommato vaga, del 1971, il presidente del Consiglio si è sentito autorizzato — senza farlo precedere da un altro dibattito parlamentare , da un altro voto parlamentare, senza verificare quindi la novità di questo Parlamento che è un Parlamento laico, a maggioranza laica, e quindi basandosi su quella mozione vaga ma soprattutto lontana (e non dico solo in senso cronologico, ma lontana nel senso che rappresentava altri equilibri, altre situazioni e altri momenti: non a caso sono passati cinque anni, e mezzo, ma cinque anni e mezzo in cui abbiamo avuto non solo il referendum, che dovrebbe essere indicativo da questo punto di vista , ma abbiamo anche avuto due elezioni politiche generali e abbiamo visto come sono mutati gli equilibri del paese) — basandosi su quella mozione — dicevo — il presidente del Consiglio si è sentito autorizzato ad arrivare a trattative bilaterali con l' altra parte con la quale, piaccia o non piaccia, è stato raggiunto un accordo, un accordo che, in modo un po' ipocrita, viene chiamato preliminare. la lettera di accompagnamento dice testualmente: « abbiamo l' onore di rimetterle le accuse proposte di modificazione al Concordato lateranense, nelle quali ci siamo trovati d' accordo a seguito di numerose riunioni con i rappresentanti della Santa Sede » . e continua poi dicendo: « abbiamo la convinzione che queste proposte possano servire di base al raggiungimento di un' intesa definitiva tra le parti interessate » . quindi, mordo preliminare. ma l' altra parte contraente mi pare abbia fatto sapere subito che non considera affatto tali proposte un punto di partenza , ma le considera tranquillamente un punto di arrivo . non credo che si tratti di una presa di posizione tattica per rafforzare la propria posizione in vista della trattativa e dell' intesa successive. nel dibattito sulla non sfiducia — quello del 10 agosto scorso, per intenderci noi abbiamo seguito molto attentamente le dichiarazioni del compagno Craxi, quando sosteneva che non era pensabile che si procedesse a trattative senza un dibattito preliminare sulla piattaforma sulla quale lo Stato avrebbe dovuto affrontare le trattative. spesso in questa Assemblea ci si rimprovera di essere poco responsabili, magari non ufficialmente ma ufficiosamente, e a volte addirittura ci si rimprovera di essere dei provocatori. io credo che se un torto esiste da parte nostra sia quello di essere particolarmente attenti, forse sin troppo, anche alle sfumature di ciò che viene detto nei dibattiti parlamentari . abbiamo l' abitudine, probabilmente errata, di prendere estremamente sul serio le prese di posizione e le dichiarazioni rese dalle altre parti politiche con le quali intendiamo confrontarci. forse è questa la nostra irresponsabilità quella di prendere sul serio le affermazioni degli altri. la dichiarazione di Craxi il quale sosteneva che per avviare la trattativa era necessario, fondamentale e pregiudiziale un nuovo dibattito parlamentare , noi l' abbiamo presa sul serio; e a questa dichiarazione lo abbiamo richiamato ufficialmente, non solo in questa sede, ma anche per lettera. so di una lettera scrittagli dalla segretaria del mio partito su questo tema. poi, quando il 20 settembre scorso — ho aperto Avanti! ed ho scoperto in un editoriale che questa condizione preliminare non esisteva più, il mio stupore è stato grande, evidente e lo abbiamo fatto presente al collega socialista. ci siamo chiesti allarmati che cosa fosse successo. come mai questa — condizione preliminare era sparita? delle due l' una: o Craxi era stato informato, e allora Andreotti lo ha informato male, oppure Craxi ha capito peggio. io credo che non poco sia stato il suo stupore nel leggere l' articolato. infatti, il presidente Andreotti ci è venuto a parlare di un' araba fenice , di una Chiesa improvvisamente postconciliare, anticoncordataria, disposta a rinunciare ai propri privilegi; ci è venuto a parlare di una Costituzione finalmente attuata, di diritti finalmente riconquistati. poi siamo andati a leggere l' articolato e le sorprese sono state enormi e sottolineate — credo — un po' da tutti. questo è un nuovo Concordato, e di esso si chiede la ratifica. ciò risulta anche dalla lettera di accompagnamento cui mi sono riferita, giacche in essa si dice che questa nuova bozza viene scritta e si può presentare al Parlamento ad referendum. ringraziamo cortesemente di essere almeno tenuti alla ratifica a cose fatte. ma c' erano altre strade da seguire. per esempio, il presidente Andreotti poteva arrivare in Parlamento con una piattaforma proposta dal suo Governo, su cui far pronunciare il Parlamento e, in base ai pronunciamenti del Parlamento, iniziare rapporti con la Santa Sede . oppure sarebbe potuto venire qui dopo avere effettuato cauti sondaggi preliminari con la Santa Sede . oppure, ancora, dopo aver fatto ricorso a quello che, si definisce lo scambio di note, tra rappresentanti del Governo e rappresentanti della segreteria vaticana. ci troviamo, invece, di fronte ad un Concordato nuovo, preliminare, che è firmato dai rappresentanti della Repubblica italiana e dai rappresentanti della Santa Sede , come se queste trattative avessero preso le mosse da indicazioni fornite dal Parlamento del 1976, mentre si sono avviate, invece, sulle indicazioni del Parlamento con la composizione politica che aveva nel 1971. vivaddio, per nostra fortuna, alcune cose sono cambiate, e credo quindi che bisognasse tenerne conto in qualche modo! non ci può ingannare, pertanto, la formula usata, anche se personalmente ritengo che su questo tema l' unico strumento cui doverosamente si dovrebbe ricorrere sia il referendum popolare, e cioè il referendum del popolo. ad referendum non al Parlamento, quindi, ma al popolo! al popolo, piaccia o no, la Costituzione affida la sovranità, sovranità che, con l' « inghippo » dell' articolo 7 della Costituzione, con il camuffamento dei trattati internazionali, gli si vuole togliere. personalmente, infatti, sono convinta che, se venissero interpellati i cittadini, i credenti — proprio loro — e le compagne, i compagni comunisti e socialisti, il risultato sarebbe diverso. e parlo soprattutto dei credenti, di coloro che credono in altro che nel potere, nei privilegi, nella corruzione e nel denaro, di coloro che credono nella parola di Cristo, e che perciò non hanno bisogno di orpelli, di ori, di benefici, di cliniche, di scuole private e di cose analoghe. parlo di coloro che credono in una Chiesa povera, e che non se la sentono di prevaricare su altri. e poi, la cultura religiosa è la cultura religiosa cattolica? e la cultura valdese, che cos' è? non la teniamo in considerazione? ed i protestanti, i testimoni di Geova ? chi è che possiede la verità assoluta, in maniera tale da poter dire di essere più bello, più credente, più in linea rispetto ad altri? devo dire che personalmente, come laica, questo concetto della verità assoluta non ce l' ho. ritengo che la fede sia una questione di coscienza, e non una questione di prevaricazione numerica, o di privilegio. credo che, oltre ad esserne convinta io, di tutto questo, e ad esserne convinti noi radicali, ne siano convinti non solo i credenti anticoncordatari, ma ne sia convinto anche il presidente del Consiglio e ne siano convinti anche i vertici politici, i quali continuano ad affannarsi a definire il referendum come una delle più grosse iatture, il più grande pericolo. in effetti è un pericolo reale per i vostri equilibri, per i vostri compromessi, per il vostro modo di « agire » politicamente. ritengo pertanto che la procedura sia stata scorretta. mi si potrà obiettare che, semmai, è stata una prevaricazione consensuale, ma ciò non toglie che tutti noi parlamentari qui presenti siamo stati trattati tranquillamente come i peones della politica. al referendum, ci si propone una bozza! forse si tratta di una prevaricazione consensuale; non a caso nessuno ha fatto notare questi aspetti se non l' editoriale dell' Avanti! di oggi. e credo che il presidente del Consiglio abbia dato prova non solo della solita riflessione e della solita capacità di portare avanti gli interessi della sua parte politica (come d' altronde è giusto), ma anche di astuzia, forse eccessiva. devo dire che l' altro giorno, ascoltando la sua esposizione, lo seguivo molto attentamente; mi sembra che il presidente del Consiglio abbia fatto ricorso a quel gioco famoso che nei rioni popolari e nelle fiere si chiama gioco delle « tre carte » . lo seguivo molto attentamente, esattamente come a Porta Portese seguo queste tre carte, sicura di aver seguito l' andirivieni della carta, per accorgermi alla fine che la carta ha sempre cambiato posto, e che non sono mai riuscita a seguirla. il presidente del Consiglio , infatti, è venuto a parlarci di questa « araba fenice » della Chiesa anticoncordataria. durante la esposizione avevo avuto alcuni dubbi, specialmente quando egli accennava all' assistenza religiosa, al problema della scuola, della giurisdizione matrimoniale, e così via , ma non riuscivo a capire bene dove si nascondeva la famosa « carta » . successivamente siamo andati a leggere l' articolato al quale, mi preme sottolinearlo, manca l' articolo 14 (non so se questo è accaduto solo a noi). tale mancanza è abbastanza significativa poiché, seguendo l' esposizione del presidente del Consiglio , ne abbiamo dedotto che l' articolo 14 dovrebbe trattare il problema della interpretazione e della esecuzione di questo nuovo trattato. ciò è estremamente importante poiché si tratta del raccordo tra passato e futuro e degli eventuali conflitti d' interpretazione che ne potranno nascere. quindi, nell' articolato a nostra disposizione la « carta » non solo aveva cambiato di posto, ma non c' era proprio più, era sparita. la cosa importante è che abbiamo trovato aggravati e peggiorati — come vedremo esaminando appunto l' articolato — gli obblighi dello Stato ed i limiti alla sua sovranità: mi riferisco in particolare al secondo comma dell' articolo 1, che ritengo costituisca uno degli aspetti più negativi ed importanti. nell' articolo 1, primo comma, invece, abbiamo constatato che, finalmente, l' altra parte contraente prende atto che nella storia italiana è stata instaurata — in un certo periodo di questo secolo — la Repubblica e che quest' ultima si è data persino una Costituzione. ringraziamo commossi di questa presa d' atto, ma riteniamo che, così come essa è formulata, sia un pochino offensiva. da tutto ciò derivano alcune logiche conseguenze: non c' è più il duce, non c' è più il re. non c' è più la Santissima Trinità , né il carattere sacro di Roma. vi è ora il « carattere particolare » di Roma che non sappiamo, in termini costituzionali e giuridici, in che cosa consista. inoltre, e soprattutto, tale « carattere particolare » non è riconosciuto dal Governo come nel vecchio trattato, nel quale si affermava che « il Governo; in relazione al carattere sacro, avrà cura » , eccetera, ma è riconosciuto dalla Repubblica e quindi, in generale; anche dal Parlamento. ora non vi è più la tutela del matrimonio religioso in quanto sacramento, né la pesante e vergognosa repressione statale nei confronti dei sacerdoti cattolici colpiti da censura. non poteva non esserci un adeguamento letterale tra il Concordato e la Costituzione. insomma, sono stati potati quei famosi « rami secchi » di cui parlava Arturo Carlo Jemolo. si tratta di « rami secchi » che per lo stesso Jemolo, fino a qualche giorno fa, dovevano essere lasciati cadere per lasciar sgretolare, di giorno in giorno, il Concordato... è un mistero della vita culturale e politica italiana e del trasformismo che la caratterizza il fatto che l' autorevole sostenitore di questa dottrina abbia poi prestato la propria opera per potare l' albero e far spuntare nuove foglie. come ho detto poc' anzi si tratta di un adeguamento formale alla lettera della Costituzione. e non sono io a dirlo: ciò è stato affermato nel famoso dibattito alla Costituente. il problema dei rapporti tra Stato e Chiesa fu uno dei nodi centrali di quel dibattito. in quella sede, i sostenitori democristiani dell' articolo 7 si sono adoperati in ogni modo per superare lo scoglio della stridente inconciliabilità che esiste tra uno strumento concordatario, fatto da un regime fascista e che quindi si ispira ad una concezione giurisdizionalista e, allo stesso tempo, cattolico-integralista ed i principi della libertà sanciti dalla Costituzione. Dossetti, se non vado errata, ha speso tutta la sua consumata abilità di tecnico per negare l' esistenza di situazioni di conflitto tra le norme pattizie e i valori della libertà; altri, invece, pur se di parte cattolica (e mi riferisco a Moro, a La Pira , allo stesso De Gasperi ), si sono adoperati per rimandare il problema della conciliabilità e dell' adeguamento ad una successiva e rapida revisione. revisione che è stata, così rapida da essere proposta oggi — dopo trent' anni di rapidità — solo perché questo regime versa in una crisi profonda ed è alla ricerca di nuovi equilibri e di nuovi puntelli su cui ancorarsi. e quando Lelio Basso presentò l' emendamento secondo il quale delle norme dei patti lateranensi dovevano essere richiamate dalla Costituzione solo quelle che non fossero in contrasto con essa, tutti questi argomenti furono usati semplicemente per impedirne l' approvazione. al momento del voto però, e proprio con il discorso di De Gasperi , si delineò la strategia democristiana e vaticana, la stessa che si è affermata nel corso di trent' anni e che ritroviamo ancora oggi dietro la bozza di Concordato che ci viene presentata. disse testualmente De Gasperi : « la questione non è... di una o dell' altra delle disposizioni non essenziali del Concordato legate a contingenze storiche, che sono modificabili senza affrontare la revisione costituzionale, anzi, come taluno ha detto, addirittura con lo scambio di lettere, tanto elastica è la materia » . infatti la questione non era questa, non è quella dei « rami secchi » , non è quella dell' articolo 5 che ormai è caduto in desuetudine: era chiaro a Dossetti, come a De Gasperi , che quei patti lateranensi non potevano essere toccati nelle loro strutture portanti e nei loro punti centrali e nodali. potevano essere toccati solo nei punti marginali, di nessuna o di scarsa importanza, perché il Concordato del 1929 rappresenta una totalità ideologica, la totalità ideologica del fascismo. se si fosse alterata quella totalità ne sarebbe derivato un mostro giuridico, un « patto leonino » fatto solo di obblighi per una delle due parti contraenti (in questo caso lo Stato italiano), e solo di privilegi per l' altra parte (e cioè per la Chiesa). l' operazione non sarebbe riuscita e... il paese già allora non l' avrebbe tollerata. credo anzi che forse non l' avrebbe tollerato neppure la Democrazia Cristiana di allora, nella quale era vivo il ricordo delle prese di posizione anticoncordatarie di cattolici democratici, quali Donati e Ferrari: erano vivi i dubbi dello stesso De Gasperi , del 1929; era vivo il ricordo dell' esilio di Sturzo e dello stesso Donati. solo che questo « patto leonino » questo mostro giuridico, questa, aberrazione legislativa (come altri, e non io, l' hanno definita), ci viene proposto oggi, attraverso questa bozza. io credo che esistano solo due tipi di regolamento di rapporti fra lo Stato e la Chiesa: esiste quello. proprio di tutti, o quasi tutti, gli Stati liberali, in cui alla Chiesa viene riconosciuto il pieno e paritario esercizio di tutte le libertà costituzionali, ed esiste poi quello proprio degli Stati totalitari — che è appunto il regolamento concordatario — con il quale lo Stato riconosce alla Chiesa tutta una sfera di diritti e di privilegi. e intendiamoci, si tratta di privilegi bassamente temporali e materiali, diritti e libertà che, per la natura dello Stato totalitario, non sono riconosciuti né ad altre comunità né agli stessi cittadini. si concedono tutti questi privilegi in cambio del rispetto rigoroso e dell' adempimento, sempre rigoroso, di tutta una serie di obblighi. il Concordato fascista del 1929 si ispirava esattamente a questa logica: dava vita, da una parte, ad uno Stato confessionale , che poneva il suo braccio esecutivo al servizio della Chiesa e della confessione religiosa ; imponeva però autoritariamente al paese l' integralismo cattolico e il supernazionalismo. d' altra parte, però, ricorrendo a tutti gli strumenti della tradizione giurisdizionalista, si preoccupava di sottomettere la Chiesa alla ragion politica dello Stato totalitario, limitando ed impedendo l' esercizio delle libertà della Chiesa e dei credenti e delle associazioni religiose in ogni altro campo. se fosse caduta questa seconda parte, sarebbe, caduta anche la prima, non avrebbe retto al clima politico di allora. se fosse passato l' emendamento Basso, la Costituzione si sarebbe imposta nonostante i rapporti di forza favorevoli alla Democrazia Cristiana e alla logica del Concordato nella prassi e nella giurisprudenza. il Concordato sarebbe caduto a pezzi, come di fatto è cominciato a cadere sotto i colpi inferti dalle lotte laiche in questi ultimi anni per il mutare della situazione politica del paese, per il mutare degli orientamenti dell' opinione pubblica anche e soprattutto cattolica; soprattutto anche per le sentenze della Corte costituzionale e per il referendum del maggio 1974. la Democrazia Cristiana e la Chiesa preferiscono mantenere in piedi l' intero edificio dei patti lateranensi , affidandosi a questa logica purtroppo prevedibile e che si è dimostrata giusta: lasciar cadere e vanificare nei fatti giorno dopo giorno, gli obblighi che lo Stato fascista aveva stabilito per la Chiesa; lasciare imporre all' ombra dell' articolo 7, una politica una giurisprudenza ed una prassi di potere, una interpretazione limitativa e clericale della Costituzione, perché la logica del Concordato si imponesse e prevalesse su quella della Costituzione. questa è stata la strategia semita in questi 30 anni, quella cioè di affidarsi alla lenta erosione clericale della Costituzione ad opera del tempo e dei rapporti di forza e di potere. e credo che questo sia stato consentito anche dalla remissività dei partiti laici che hanno collaborato con la Democrazia Cristiana , ma è potuto avvenire soprattutto perché vi era l' articolo 7. questo, dicevo, 8; secondo noi, il « patto leonino » , firmato da due parti di cui una ha tutti gli obblighi, l' altra ha tutti i privilegi. sono caduti i « rami secchi » , ma sono caduti « rami secchi » di ben altra natura. anche questi sono « rami secchi » , è vero; certo, sono obblighi e vincoli che da 30 anni lo Stato, governato dalla sua parte politica , signor presidente del Consiglio , ha rinunciato a far rispettare dalla controparte. « rami secchi » che corrispondono a tutta una serie infinita di violazioni e di inadempienze della controparte, che giustificano la denuncia unilaterale del Concordato da parte dello Stato italiano, come noi abbiamo chiesto. l' articolo 43 dice che le associazioni cattoliche o i vescovi o i preti non possono fare politica. allora come la mettiamo con l' appello preciso fatto prima delle elezioni del 20 giugno, vincolando i voti dei credenti alla Democrazia Cristiana ? questo non ha nessun senso; e tale ingerenza, non a caso, è avvenuta anche prima del 20 giugno. la ricordiamo la posizione della Chiesa prima del referendum sul divorzio? li ricordiamo gli appelli della Chiesa a chi andava a votare per il divorzio? o queste non sono violazioni? queste sono violazioni che sono state perpetrate ripetutamente in questi ultimi 30 anni. credo che l' operazione che si sta mettendo in piedi sia quella di cancellare con un colpo di spugna 30 anni di inadempienze, 30 anni di violazioni; e credo che si tenda ad imporre, scoprendo con ritardo che bisogna addirittura rispettare la Costituzione, una colossale sanatoria a questi 30 anni. è questo, secondo noi, il primo e il più grave significato politico di questa bozza di Concordato che ci proponete. non a caso il presidente del Consiglio , quando ha parlato dell' ipotesi legittima, che noi sosteniamo, della denuncia unilaterale del Concordato, si è addirittura rifiutato di prendere in considerazione questa storia di inadempienze e di violazioni, che pure è richiamata dalla nostra mozione, e non ha neanche raccolto l' interruzione del mio compagno Pannella che lo richiamava a questa realtà. per negare la legittimità e la validità della denuncia unilaterale siete costretti in primo luogo non solo a negare, ma persino a non prendere in considerazione l' argomento delle inadempienze della controparte e, in secondo luogo, siete obbligati a ricercare una soluzione giuridica abnorme per chiudere definitivamente il problema. un accordo può essere riveduto a condizione che esso possa essere ritenuto ancora valido. dal momento in cui una delle due parti non ha mai rispettato tale accordo, l' altra parte ha il diritto e il dovere di dichiararlo decaduto; e non si comprende neanche come si possa revisionarlo. d' altronde , chi ha tradito, chi non ha rispettato l' accordo in questione per 30 anni, una bella mattina, illuminato dallo Spirito santo , rispetterà invece un nuovo trattato? in base a quale buona fede dovremmo avere questo tipo di speranza? questo, quindi, secondo noi, è un nuovo Concordato. ed io qui faccio un' unica riflessione. questo che io credo sia un nuovo Concordato come è coperto dall' articolo 7? infatti l' articolo 7, se non vado errata, parla di accordo, di patto tra lo Stato e la Chiesa non con riferimento ad un patto qualsiasi, ma con riferimento specifico ai patti lateranensi , che non sono più questi, ma evidentemente sono un' altra cosa. sarebbe necessario che qualcuno chiarisse questo punto. questa non è una revisione, ma non perché lo sosteniamo noi. la lettera di accompagnamento, firmata da Jemolo, Gonella ed altri, parla di « nuovo strumento più organico e più sintetico » ; e sull' aggettivo « sintetico » vi sono alcune osservazioni da fare. il presidente del Consiglio Andreotti è venuto tutto contento a dirci che non sono più 45, ma sono 14 articoli. il problema è che andando a leggere, ci si accorge che si tratta di una riduzione del tutto formale. infatti, ogni articolo è peggio di una enciclopedia: ogni articolo è fatto di commi e di paragrafi non numerati (mai vista una legge fatta di paragrafi non numerati come appunto questa). il nostro giudizio su questa bozza di Concordato io credo: che non potrebbe essere più negativo. comunque desidero fare alcuni riferimenti specifici che ritengo importanti. prima, ad esempio, avevo accennato a quella che a me sembra la cosa fondamentale — e non ho sentito altri colleghi farvi cenno — e cioè al secondo comma dell' articolo 1. tale comma infatti afferma testualmente che: « la Repubblica italiana , richiamandosi agli articoli 7 e 8 della propria Costituzione, per i quali lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.... assicura alla Chiesa cattolica la piena libertà di organizzazione e di magistero » . è evidente che qui si mettono in relazione la « libertà » e la « sovranità » , nel senso che la Chiesa è libera fin dove è sovrana e viceversa. non so se qui qualcuno ricorda l' episodio famoso del vescovo di Prato, di monsignor Fiordelli, che avendo dato in pieno pulpito di « pubblici concubini » a due compagni comunisti che si erano normalmente sposati in municipio, fu quella volta condannato. ricorse in appello e poi la cosa finì come finì. in base a questa proposta di nuovo Concordato questo non potrebbe più accadere perché la Chiesa, nella misura in cui segue le proprie leggi, non è perseguibile, è sovrana in quanto tale. ma quel che è più grave è che non si ha nemmeno il coraggio di chiudere l' articolo affermando quanto meno « fatti salvi i diritti dei cittadini » . questo aspetto, che pure ha rappresentato una grossa controversia per quell' episodio, viene rivisto ed interpretato in senso decisamente clericale: la Chiesa, fin dove è libera, così è pure sovrana: le uniche leggi che deve seguire sono le proprie leggi, le leggi dello Stato non fanno testo. quindi, evidentemente, di fronte al comportamento civile dei cittadini che sono in regola con le leggi civili dello Stato, la Chiesa può avere un atteggiamento che deve essere consono soltanto alle proprie libertà e alla propria sovranità. l' articolo 9, che da molti colleghi è stato analizzato, conteneva delle disposizioni che mi hanno lasciata perplessa, quelle relative alla scuola. a proposito della scuola, molti hanno affermato che non c' è più l' obbligo dell' ora di religione e così via . senonché al secondo comma, paragrafo 2 — se non erro; credo che si chiamino paragrafi, dato che non sono, commi — è scritto « fermo restando quanto attualmente disposto per le scuole materne ed elementari, all' atto della iscrizione, alla scuola media , gli studenti o altrimenti i loro genitori dichiarano se intendono o non intendono avvalersi di tale insegnamento » . cominciamo con lo stabilire che fino a 12 anni rimane l' insegnamento religioso. infatti il « fermo restando quanto attualmente disposto per le scuole materne ed elementari » , io credo che si riferisca — dato che non esiste altro provvedimento — al regio decreto del 1928 in cui è scritto che, ovviamente « a fondamento e a coronamento dell' istruzione elementare » è posto l' insegnamento della dottrina cristiana nella tradizione cattolica. cominciamo, allora, col dire che la lezione di religione rimane nelle scuole, per lo meno fino a che i ragazzi non abbiano 12 anni; dopo di che siamo così libertari che se poi uno di essi alle lezioni di religione non vuole assistere, pazienza! ma questa è cosa grave! vuol dire che si ripete quel che già adesso accade, che il maestro elementare che si rifiuti di insegnare religione o che non risulti gradito nell' insegnamento — religioso, non può diventare direttore scolastico. si tratta di situazioni che si verificano, per l' appunto, anche adesso. l' altro settore sul quale ritengo occorra riflettere è quello dell' assistenza spirituale. finora, se non erro, avevamo il ruolo dei cappellani militari, debitamente pagati a carico , del bilancio dello Stato . a questo punto, a tutela della « coscienza religiosa » , mi pare si introducano due nuovi ruoli: quello del prete carcerario e quello del prete ospedaliero. è infatti detto che « alle stesse condizioni lo Stato garantisce il diritto all' assistenza religiosa dei detenuti » : il che significa, a mio avviso, che lo Stato paga i religiosi che assistono i carcerati. allo stesso modo si stabilisce il ruolo dei preti ospedalieri, cui ho accennato. siccome, per altro, siamo molto aperti, si precisa che ciò non pregiudica la facoltà dei ricoverati e dei detenuti appartenenti ad altre religioni di ricevere, a richiesta, ministri di altri culti e di celebrarne i riti. per concessione del Papa; — quindi, il protestante potrà persino vedere — il suo prete. in conclusione, dunque, avevamo il ruolo dei cappellani militari, ne abbiamo ora altri, dei preti carcerari e dei preti ospedalieri. un' ultima cosa che credo fondamentale concerne la interpretazione anomala — che non avevo sentito formulare da altri — del presidente Andreotti in ordine agli articoli 16 e 17 del vecchio Concordato e al nuovo articolo 3. i vecchi articoli affermavano che la Santa Sede ed il Governo; per mezzo di una commissione mista, si impegnavano a ridurre le diocesi — in modo che possibilmente venissero — a configurarsi nella stessa dimensione territoriale delle province. l' onorevole Andreotti, nel suo discorso, ha detto che il « possibilmente » si riferiva al fatto che fosse più o meno possibile l' adeguamento delle diocesi in questione alle province (se non fosse stato possibile, pazienza). è una interpretazione anomala, perché il « possibilmente » concerne, invece, una distribuzione territoriale. le diocesi dovevano adeguarsi, più o meno « possibilmente » alle province. comunque, sempre di riduzione numerica e di aumento territoriale si trattava. leggo adesso, all' articolo 3 (del nuovo testo, comma primo e — immagino — paragrafo 4, che « le riduzioni e le modificazioni delle circoscrizioni diocesane e parrocchiali non mutano gli attuali impegni, dello Stato, nei loro confronti » . cosa significa tutto questo? che di una parrocchia se ne possono fare due: si riduce il territorio di una parrocchia e le congrue diventeranno due. ritengo che questo debba costituire motivo di riflessione per tutti. il nuovo testo è peggio del vecchio Concordato: quest' ultimo invitava a unificare alcune parrocchie, il nuovo testo tende alla espansione delle stesse, per riduzione territoriale. formulati questi appunti, che altri miei compagni hanno, meglio di me sviluppato, credo non sussistano dubbi sul fatto che il nostro avviso in ordine alla bozza di nuovo Concordato sia negativo. alcune riserve o posizioni già illustrate dai miei compagni di gruppo sono risultate presenti anche in altri interventi, di appartenenti a diversi gruppi laici, anche negli interventi di parlamentari di gruppi revisionisti. tuttavia, abbiamo motivo, di essere pessimisti sul successivo sviluppo di questa strana trattativa concordataria con la Santa Sede . abbiamo ragione di ritenere che le procedure sin qui seguite si tramutino in una sorta di nuovo mandato in bianco per il Governo ed abbiamo ragione di temere che il Parlamento sia ancora una volta chiamato a pronunciarsi a cose fatte, poi a posteriori . dal compagno Natta, dall' onorevole Preti, da altri autorevoli rappresentanti di altri gruppi abbiamo sentito dire che il Governo deve tenere conto, dei motivi di dissenso e di opposizione sui contenuti, delle resistenze e delle riserve sostanziali. pensiamo, allora, che queste posizioni anticipino, in qualche modo, il contenuto dei documenti che saranno votati a conclusione di questo dibattito. in pratica, si tratta di un invito al Governo a proseguire la trattativa, tenendo conto del dibattito parlamentare . ebbene, chiedo ai colleghi degli altri gruppi se tutto questo basti, se questo invito al Governo sia sufficiente. l' onorevole Biasini ha chiesto che la prossima volta siano investiti del problema entrambi i rami del Parlamento. ci mancherebbe altro, visto che probabilmente la prossima volta sarà anche quella definitiva! ci mancherebbe altro che non ne fossero investiti tutti e due! ma credo che; se arriviamo direttamente alla « prossima volta » , anche se avremo — o avrete — delle riserve da fare, non sarà facile farle valere. chiedo ai compagni, comunisti e socialisti: capiterà quello che è successo per la legge sui suoli, in cui, evidentemente, poi ognuno fa buon viso a cattivo gioco? infatti, forse non ha alternative, o nella vostra ottica di equilibrio politico non esistono alternative... il compagno Natta, che ho seguito attentamente, ha chiesto uno stretto collegamento con i gruppi parlamentari . spero che non ci abbia cancellati dai gruppi parlamentari e che abbia considerato anche l' opportunità di una consultazione con i gruppi abrogazionisti e di opposizione. spero, cioè, che per, « gruppi parlamentari » non si intendano, più o meno arbitrariamente, i gruppi dell' astensione ed i gruppi della « non sfiducia » , che tra l' altro coincidono quasi completamente con i gruppi della revisione. quindi, la conclusione del mio intervento si ricollega logicamente alla sua introduzione. siamo pessimisti per il modo in cui ci accingiamo ad uscire da questo dibattito, almeno quanto siamo stati indignati e stupiti per il modo con il quale vi siamo giunti. credo che, nel documento conclusivo, bisognerà precisare alcune cose. il compagno Natta invitava il Governo a concludere le trattative rapidamente. ma con quale strumento? cioè, continuate le trattative: ma quale strumento sarà usato? sarà una semplice ratifica, come avviene per i trattati internazionali? sarà una legge ordinaria di esecuzione? sarà una legge ordinaria che includerà il testo del Concordato, oppure una legge costituzionale ? sarei grata al presidente del Consiglio se, in sede di replica, ci desse qualche chiarimento in proposito, perché per noi non è solo una questione di forma. desidero concludere citando una dichiarazione appena rilasciata alla stampa da Dom Franzoni , l' ex abate di San Paolo . Giovanni Franzoni è stato sospeso a divinis perché ha pubblicamente e coraggiosamente scelto, senza rinunciare alla sua missione sacerdotale, di essere un militante comunista, anche se, all' interno di una ottica che può essere considerata concordataria, non si è formalmente iscritto al partito comunista . la sua scelta, però, è inequivoca. non è un radicale, questo è sicuro; non può, quindi, essere sospettato di essere un provocatore o un irresponsabile. e credo che, per ciò che ha rappresentato nella storia recente del cattolicesimo italiano, le sue parole debbano essere registrate in questo dibattito parlamentare . don Franzoni ha detto: « l' attuale revisione del Concordato, fatta in questo momento, ha più odore di tatticismo mimetico che di un salto di qualità . il progetto che il Governo presenta alla Camera è frutto di una mediazione tra vertici, ma non tiene conto delle esigenze espresse dai cattolici e, in genere, da tutti coloro che i problemi li vivono sulla pelle, credenti o non credenti che siano. come il Concordato fu stipulato sulle teste degli italiani » — aggiunge Franzoni — « così questa revisione rischia di essere una beffa, salvo che il dibattito non sia portato, punto per punto, per mesi e mesi » e noi siamo i dilatori! — « nelle sezioni di partito, nei collettivi di base, nelle parrocchie, eccetera; e per fare ciò ci vuole tempo. quindi, è opportuno rimandare la decisione parlamentare a tempi che seguano un dibattito reale nel paese » . non siamo, dunque, soltanto noi, compagni comunisti, a chiedervi che una così importante decisione sia sottratta alla segretezza delle trattative diplomatiche tra le segreterie di Stato e non sia relegata ai compromessi tra i vertici politici. ve lo chiede Dom Franzoni , che pure tanto spesso polemizza con i cattolici di parte radicale e con i cattolici anticoncordatari. ciò significa, bene o male, che ve lo chiedono le comunità di base, l' intero movimento dei cattolici del dissenso. ma come potrà avvenire questo dibattito nel paese, nelle sezioni, nelle comunità di base, nei collettivi, nelle parrocchie se il primo ad esserne investito (e non in maniera solo formale, non soltanto quando le cose saranno state fatte e i giochi conclusi) non sarà il Parlamento della Repubblica in entrambe le Camere? il compagno Natta ieri ha trattato un po' con disprezzo (quello che poi è consueto in certi periodi da parte comunista nei rapporti con i radicali) le nostre posizioni e l' intervento del compagno Pannella, o comunque io così l' ho vissuto. io ho temuto per un attimo che anche qui si tentasse di resuscitare quei demoni che sono ricomparsi nei discorsi del pontefice, nella posizione della Chiesa, più o meno recentemente. ma poi, nella continuazione dell' intervento, mi sono resa conto di una cosa. che il compagno Natta ha dedicato gran parte del suo intervento a confrontarsi seriamente proprio con le posizioni separatiste e abrogazioniste che il partito radicale rappresenta con coerenza, con intransigenza e con continuità da almeno un ventennio in questo paese, e che vogliamo continuare a portare in Parlamento. questa attenzione e questa esigenza di confronto io credo che contraddica i vostri linciaggi politici e morali, i vostri falsi su L'Unità , i vostri linciaggi su L'Unità , non ultimi quelli di oggi. compagni comunisti, il compagno Mellini e la compagna Faccio ieri sera erano in Commissione e su L'Unità i falsi non si possono e non si devono scrivere. credo che la rettifica debba essere chiesta non solo da noi, ma proprio dai compagni comunisti che ieri sera erano in Commissione. certo, il compagno Natta ci ha contestato la pretesa di essere gli unici depositari di un laicismo conseguente e ha parlato a lungo, con la sua consueta efficacia oratoria, del disegno e della strategia del partito comunista . ma io voglio chiedere al compagno Natta: compagno Natta, hai parlato di libertà e di pace religiosa, ma su una cosa io credo che tu non abbia risposto all' intervento del compagno Pannella. quale libertà religiosa? e di conseguenza, quale pace religiosa? la libertà della Chiesa, o la libertà religiosa dei cittadini e dei credenti? Pannella ricordava che la storia religiosa è una storia di persecuzioni concordatarie realizzate dallo Stato come braccio esecutivo della Chiesa, persecuzioni di classe perché hanno sempre colpito — basta rileggersi l' ultimo Silone — l' altra Chiesa che esiste in Italia, che è sempre esistita, come esiste ed è sempre esistita un' altra società: quella che oggi noi e voi dovremmo rappresentare. ma questa storia di persecuzioni non appartiene al passato, non è soltanto la storia di Giordano Bruno o di Campanella. è storia concordataria di ieri e di oggi. non si ferma a Buonaiuti (sappiamo, signor presidente , che Buonaiuti è morto), ma arriva a Franzoni, arriva agli altri 500 sacerdoti del « no » , che, proprio grazie al Concordato, sono stati silenziosamente allontanati dalle loro chiese e dalle loro parrocchie, dai loro conventi, perfino dalle scuole di Stato e dall' insegnamento della religione, giorno dopo giorno dopo il 13 maggio. è questa la libertà religiosa? è questa la pace religiosa che intendiamo assicurare al paese e ai credenti, a quelli che sono oggi anche i vostri compagni? no, questa che noi ci accingiamo a varare è la libertà della Chiesa di opprimere i credenti e il loro dissenso; è la storia della controriforma che continua attraverso il Concordato e che voi rischiate di perpetuare attraverso questo che è un nuovo Concordato. questa — io credo — non è pace religiosa, è la continuazione di una sotterranea e non incruenta guerra religiosa illiberale e di classe che voi consentite di perpetuare nel tempo e di cui preparate, sotto le mentite spoglie di un adeguamento alla Costituzione, i nuovi strumenti e le nuove armi. questa è la nostra convinzione, compagni comunisti. ma noi non abbiamo nessuna esitazione — proprio perché siamo dei laici — a ritenere che il compagno Natta e voi tutti siate sinceri quando dite che l' unico terreno serio di confronto della laicità degli abrogazionisti e dei sostenitori della, soluzione concordataria debba essere ricercato nei contenuti, come diceva ieri il compagno Natta, per essere concreto e storico e per non essere solo astratto e dottrinario. ma questo confronto, anche ufficialmente, noi lo abbiamo ricercato, e siete voi, compagni comunisti, devo dirlo, che almeno fino a questo momento lo avete respinto o non lo avete consentito. abbiamo ascoltato con molta attenzione l' intervento del collega comunista e non abbiamo alcuna esitazione a riconoscere che, rispetto a quello di altri gruppi, questo intervento è stato il più puntuale, il più attento sui contenuti, attento anche ad alcuni nostri rilievi testuali. e non abbiamo alcuna esitazione a riconoscere che su alcuni, contenuti (non tutti) le sue riserve e le sue opposizioni sono simili alle nostre: lo sono sulla scuola, lo sono sul regime matrimoniale, lo sono sulle esenzioni e sui privilegi fiscali degli enti ecclesiastici, almeno nell' impostazione, almeno nella dicitura. lo sono meno, devo dire, sull' insegnamento religioso e sul riconoscimento degli enti ecclesiastici. abbiamo riserve sulla vostra proposta di un servizio religioso nella scuola e ci pare anche pericolosa l' idea di una bilateralità di un rapporto consensuale con la controparte nel riconoscimento degli enti ecclesiastici che, operando in Italia, dovrebbe invece sottostare, senza alcuna differenza e senza alcun privilegio, al regime che per ogni ente lo Stato prevede. io credo che un confronto sarebbe opportuno e possibile. ma allora, se anche voi, come dite, lo sollecitate, non riesco a capire questa fretta di raggiungere un accordo, di dare un mandato generico al Governo, che ci pare caratterizzi l' avvio alla conclusione di questo dibattito. perché non raccogliere la proposta che noi, come partito radicale , abbiamo fatto per una consultazione tra tutti i partiti laici? e perché, soprattutto, non estendere questa consultazione ai problemi delle procedure successive, delle garanzie che il Parlamento deve pretendere dal Governo per gli sviluppi successivi. con queste domande ai compagni comunisti ed agli altri partiti revisionisti, e che rivolgo anche al presidente Andreotti, io confermo l' opposizione del mio gruppo alla bozza, di questo Concordato, a questo che noi riteniamo il nuovo patto leonino , il nuovo patto che è un ibrido giuridico tra un rapporto tra Stato e Chiesa liberale ed il rapporto che ha rappresentato la totalità ideologica del fascismo del 1929.