Marco PANNELLA - Deputato Appoggio
VII Legislatura - Assemblea n. 51 - seduta del 30-11-1976
Sul rapimento del deputato Aldo Moro e sull'uccisione degli agenti della sua scorta
1976 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 259
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , signor presidente del Consiglio , colleghe e colleghi, ho letto con molto interesse una intervista al presidente della Camera — pubblicata domenica su un quotidiano — e per un attimo, nel preparare (per il poco che l' ho preparato) questo intervento, una affermazione mi ha fatto riflettere. lei diceva, signor presidente della Camera, che, se dovesse tornare su questi banchi, parlerebbe più brevemente, enunciando delle proposte piuttosto che svolgere degli interventi più ampi. io, signor presidente , la comprendo: non è deformazione professionale, ma consapevolezza che le viene dalla responsabilità, dalla visuale che ella ha adesso, ed anche per un altro motivo: ovunque, o quasi ovunque, nei paesi di antica democrazia politica lì dove si presume che una stessa cultura ed una stessa civiltà leghi tutte le forze (in modo particolare nei parlamenti anglosassoni), i dibattiti parlamentari si svolgono molto spesso — tranne nei casi di filibustering — con interventi brevi, succinti, con semplici proposte. ma lì, appunto, dove si presume che la classe politica e il paese siano uniti su basi di civiltà e di cultura comune; lì dove non esistono storicamente vere alternative, lì dove non esistono minoranze che non siano anch' esse oltre che di sistema, di regime, di consenso profondo sulla realtà e il funzionamento delle istituzioni — e non solo degli enunciati astratti sulle istituzioni — , lì dove, dunque, le minoranze non hanno caratteristiche alternative, come invece, credo il partito comunista avesse ancora sicuramente negli anni 1950-1960, così come riteniamo oggi noi radicali di avere. ed allora diventa improbabile che un intervento responsabile, su temi di portata storica — come questo, possa svolgersi con « proposte » succinte ed alternative. perché, signor presidente del Consiglio ? perché, in realtà, una vera minoranza e una diversità politica effettiva, quando affondano le proprie radici in visioni della società diverse e in realtà di classe diverse, molto spesso si traducono anche in un valore diverso che viene dato alle stesse parole. lei ancora una volta ci ha parlato molto come avete sempre parlato da 30 anni in questo Parlamento, essendo stati sempre esclusi gli anticoncordatari senza eccezioni — di pace religiosa e di libertà religiosa. dalla vostra posizione, come Democrazia Cristiana , alla linea Togliatti, a tutte le altre linee subalterne che il nostro Parlamento ha ospitato in questi 30 anni con alibi vari da parte delle forze laiche e storiche, tutti hanno dato lo stesso significato alle parole « pace religiosa e libertà religiosa » . un significato opposto a quello che noi diamo. se noi siamo qui, invece, è proprio perché convinti che i problemi di pace e di libertà, che i problemi della religiosità sono non solo in astratto, ma storicamente qui ed oggi, per ciascuno di noi, problemi centrali della nostra esistenza. per questo contestiamo il vostro uso dei termini « pace religiosa » e « libertà religiosa » , perché in realtà coprono quel che storicamente in Italia è stata la violenza contro la libertà di coscienza , e quindi contro la libertà religiosa, contro la pace religiosa. quando, signor presidente del Consiglio , lei viene a leggerci il testo di un trattato, perché in realtà già questo lei ha fatto, è venuto a proporci le linee abbastanza precise del trattato che lei spera di poter firmare o controfirmare abbastanza presto, e all' articolo 2 leggo: « la Repubblica italiana » — in termini di Concordato — « richiamandosi ai principi della sua Costituzione sulla libertà religiosa, assicura » badi bene, presidente del Consiglio , colleghe e colleghi, qui, non altrove, lo si assicura — « ai cittadini cattolici la piena libertà di parola, di riunione e di stampa » , sento il dovere di ricordare e affermare in questo Parlamento che noi, non altri, rappresentiamo i cittadini, cattolici e non, e che nessuno ha bisogno di proporci un Concordato per garantirne i diritti di libertà . noi non possiamo scrivere, accettare che venga scritto qui, in questa sede, che il Parlamento della Repubblica si impegna a dare ai cittadini cattolici, rappresentati dalla Chiesa in sede di Concordato e di mutue concessioni, la libertà religiosa, come viene scritta nel nuovo articolo 2. noi siamo qui perché rappresentiamo il paese, rappresentiamo i cittadini con le loro idee, il loro senso di religiosità, le loro posizioni, senza discriminazione di razza, di stirpe, di religione e di opinione; li rappresentiamo e li tuteliamo, e ne tuteliamo, in nome della Costituzione, la libertà storica precisa e specifica. la tutela della libertà religiosa del cittadino cattolico nasce, nel nostro paese, con lo Stato laico e anticlericale. la tutela della libertà di insegnamento anche cattolico nasce, nel nostro paese, con le scuole che voi indicavate e denunciavate come laiche e anticlericali. quando si prende coscienza, nel momento in cui si afferma che il servizio pubblico della scuola, il servizio pubblico della formazione, dell' educazione, è compito dello Stato per garantire fino in fondo le libertà del discente e del docente; nel momento in cui si afferma il diritto dovere del servizio pubblico , fino ad allora monopolizzato sostanzialmente dalla Chiesa cattolica , cosa accade? in circa sette anni, non solo tutta la cultura cattolica all' indice — e preciso: la cultura cattolica, che era quasi tutta all' indice — viene inserita nell' insegnamento, nel commercio intellettuale e scolastico italiano. perfino Rosmini, perfino cioè coloro che nell' ambiente cattolico e nella storia cattolica di allora erano i rari ortodossi, o i rari ammessi o tollerati, vedono decuplicata, in uno spazio di sette anni, la loro circolazione scolastica, cioè solo quando si afferma la scuola di Stato. in questo documento che lei ci presenta, signor presidente del Consiglio , gli echi sono della peggiore tradizione clericale. sono gli echi di una tradizione che è stata fatta di prevaricazione contro le libertà e le tensioni religiose, gli echi dell' illusione che, affidando alla Chiesa romana la libertà di religione, e la libertà soprattutto del cattolico, vi sia lì una garanzia storica di libertà — anziché di violenza — per il cattolico. ma, presidente del Consiglio , colleghe e colleghi, la storia degli spiriti religiosi nel nostro paese è storia di galere e di persecuzione, e non da parte dello Stato. anche le nostre storie devono essere riscritte e sono riscritte costantemente. per la nostra ci sarà certo bisogno, con tutte le censure dei quotidiani, della Rai-TV e di una stampa che è di regime non solo perché soggettivamente voglia avere delle servitù e delle disonestà deontologiche, ma perché si sono promossi, all' interno dei ceti giornalistici, i giornalisti di una certa cultura, di una certa sensibilità. questo vale anche è livello delle storie patrie meno recenti. non è stato mai scritto (e penso che probabilmente buona parte anche dei colleghi democratici cristiani di questa nostra legislatura non lo ricordino o lo ignorino), né se ne è parlato anche in recenti convegni fatti per commemorarne la figura, che il fondatore della Democrazia Cristiana , don Romolo Murri, è entrato in questo Parlamento, sui banchi che con tanta difficoltà oggi contendiamo ad altri, deputato di sinistra radicale, deputato che in un congresso del partito radicale si impossessa della maggioranza del partito radicale e da questi banchi provoca le dimissioni dei deputati radicali dal Governo Giolitti, anche in base ad una polemica fatta contro le prospettive « gentiloniane » , che già circolano nel nostro paese ancorandosi alla premessa dei concordati di classe, contro uno schieramento di liberazione delle masse cattoliche, contro la illibertà e l' autoritarismo della Chiesa cattolica contro il cattolico. non erano forse all' indice, signor presidente del Consiglio , tutte le glorie cattoliche della nostra letteratura? non erano forse all' indice opere come la Divina commedia ? e Manzoni come era trattato in quegli anni? e Gioberti? (quando la scuola guadagna il rispetto, la libertà, la possibilità del commercio religioso anche nella formazione, se non quando in Europa la borghesia liberale prende coscienza della necessità della scuola pubblica? la borghesia liberale dovrà prendere coscienza ben presto anche in termini economici, collega Malagodi, del fatto che la libertà non è cosa che si trovi « trousseaunianamente » allo stato di natura e che è poi corrotta dallo Stato cattivo o dagli autoritarismi. nulla è più delicato della libertà e nulla chiede tanto intervento della comunità e della legge quanto la promozione, nelle economie di mercato, delle libertà vere contro le situazioni oligopolistiche, contro le disparità del debole rispetto al forte. quando, dunque, le borghesie liberali in Francia, in Italia scoprono l' importanza di tutelare il bene pubblico della scuola, il bene pubblico del rispetto della coscienza degli altri, il bene pubblico della difesa del diverso. il bene pubblico generale e necessario del rispetto di quel Tommaso Campanella che è così caro da sempre a Giovanni Francesco Malagodi, che lo citava come esempio della storia religiosa italiana, di quel Campanella che non abiura, di quel Campanella che nel carcere, nel profondo del carcere, ancora, dice: « signore, ti ringrazio per questa prova, perché è, grazie a questa che posso testimoniare della grandezza della mia fede e della tua grandezza » . di tutto questo; signor presidente del Consiglio , la borghesia liberale ad un certo punto si rende conto. uno degli atti più brutti della Chiesa cattolica e dei pontefici non è molto noto, è una cosa che venti anni fa mi raccontava, durante le lotte già comuni di allora, il collega Mellini. quando nel nostro Stato, finalmente unito anche se monarchico, si annuncia la prima legge che instaura, sia pure in modo facoltativo ed astratto, il diritto alla scuola pubblica elementare, si annuncia la possibilità di far accedere il popolo all' insegnamento, il pontefice scrive al sovrano scomunicato « caro cugino, dinanzi alla nuova iattura che si annuncia, per la quale sarà dato il nostro amato popolo in mano al demone della falsa scienza, io mi rivolgo a lei » eccetera. « della falsa scienza » : anticlericalismo ateo, mancanza di rispetto — come hanno detto tanto in questi anni i compagni comunisti, i compagni socialisti — da parte nostra della cifra, religiosa. compagni comunisti, cosa avete da interrompermi? non è vero che ci avete accusati di vieto anticlericalismo? è bene che queste cose vengano finalmente dette e che su questo, puntò, magari con l' aiuto di qualche resoconto stenografico , vengano puntualizzate certe posizioni contro le caricature di regime come altri hanno promosso ma alle quali così a lungo e così dannosamente per tutti noi vi siete prestati in questi venti anni. nostro disinteresse, dunque, per quella pace e libertà religiosa, in nome della quale, signor presidente del Consiglio , lei viene a proporci questa bozza, questo trattato, questa nuova Osimo nel metodo? due vicende, Concordato e Osimo, che arrivano nello spazio di tre giorni: l' una illumina bene l' altra, ma di questo parleremo... no! la borghesia liberale capisce, dunque, che questa libertà fondamentale esige il dato pubblico, il dato della socializzazione della scuola e della cultura; lo amministra, poi, certo in modo classista. poi i Salandra e gli altri come lui, in realtà si ricollegano alle tradizioni clericali nel momento in cui anch' essi temono che quel tanto di erudizione che può passare attraverso questo primario insegnamento diventi anche acculturamento dei suoi contadini, dei contadini pugliesi, delle plebi rispetto alle quali, ad esempio, il divorzio non poteva nemmeno essere nominato per i liberali salandrini e per altri. ma andiamo oltre, ricordando questa rivendicazione, quindi, della libertà religiosa contro la violenza irreligiosa, contro il potere temporale, contro la volontà di imporre l' insegnamento catechistico, secondo le varie mode ed i vari momenti catechistici, questo fatto ancora recente. lei ricorda, signor presidente del Consiglio , che ancora negli « anni Cinquanta » nel nostro paese le opere dei migliori teologi del mondo spesso non potevano essere pubblicate, non trovando spazio editoriale nel nostro paese, e non solo quelle dei protestanti. e chi ha difeso la libertà religiosa, se non appunto lo Stato liberale, le grandi masse socialiste, le grandi lotte di liberazione proletaria? chi altrimenti? e chi ha cercato di attentare a questa libertà religiosa del cattolico, se non la Chiesa cattolica , che dopo soprattutto la proclamazione del dogma dell' infallibilità pontificia, ma anche prima, ha sempre preteso che tra le tante voci cattoliche ve ne fossero solo molto poche, sante, legittimate a circolare? al limite, nelle scuole cattoliche dei gesuiti, uno studio attento, abile, profondo del pensiero ateo, del pensiero idealistico, di altri pensieri, si faceva per armare — si diceva il giovane che si formava in quelle scuole a combattere gli errori delle scienze e della filosofia moderna. ma quelli che erano cassati erano sempre, appunto, il diverso accento, la diversità religiosa. e noi, anche per questo, difendiamo lo Stato laico , laico ripeto: non pluralistico come dite tutti. in verità, sarebbe meglio dire: avremmo voluto uno Stato laico da difendere. per questo non avremmo voluto trovarci di fronte questo abbozzo di Concordato che perpetua un' offesa storica alla religiosità vera e alla democrazia laica vera, trent' anni ancora dopo la Costituzione. continuate a parlare di necessità di pace religiosa; ma tra chi? si dice fra le masse cattoliche e le masse comuniste. ed allora, ricordo quello che disse nel 1962 un compagno comunista che io ancora oggi stimo più di tutti in assoluto. egli affermò: se io dovessi oggi scegliere che cosa mi interessa di più nell' operaio cattolico, se la sua natura operaia o la sua natura cattolica, ebbene io direi la sua natura cattolica. in quel momento, quando sentii queste parole, io capii la gravità della situazione incontro alla quale andavamo. se è vero come è vero , che noi dobbiamo rispettare nella sua proprietà ogni cultura, sappiamo anche che il sottoproletariato va difeso in base alla promozione della difesa dei suoi interessi oggettivi, non dei suoi soggettivi errori, della sua subalternanza, in base ai quali c' è spesso confusione con i cardinali Ruffo, con i padroni, con la reazione. e sappiamo pure che la promozione degli interessi democratici deve contrastare il senso dell' autoritarismo nel momento politico e civile; non si capisce che non esiste libertà di pensiero che non sia innanzi tutto libertà religiosa. ma questo non è passibile senza una religiosità laica della libertà, del rispetto del diverso, se non c' è un atteggiamento, in sostanza, di rispetto anche dell' errore, che sappiamo storicamente esser una parte della verità che viviamo, che abbiamo dinanzi. vogliamo noi parlamentari nel 1976 affidare libertà e pace religiosa al Vaticano, a quella cultura che da anni sta diventando di nuovo revanscista, anticonciliare, con evocazioni di demoni, di superstizione contadina di Bergamo o di Brescia, quando di nuovo ci viene detto che il diavolo esiste davvero, che vi è il demonio? collega, quando nella storia si evoca il diavolo, se ne afferma la presenza corporea, fisica, umana fra di noi, le pagine più tremende della storia tornano ad esser vicine. e allora che si giustificano torture e roghi, annientamenti; che torna a trionfare la prospettiva della controriforma con le sue crudeltà e i suoi orrendi peccati. e proprio oggi, proprio ora, in questo clima, vogliamo noi parlamentari della Repubblica tollerare che la difesa della pace e della libertà religiosa, cioè della libertà umana, appaia come legata alla garanzia che noi daremmo su sua richiesta a chi riscatena la caccia ai demoni ed alle streghe? di nuovo? ma dietro questi nuovi patti iniqui, signor presidente del Consiglio , non si celano tanto orizzonti di fede e di potere spirituale, quanto realtà ben più materiali, pratiche, meno nobili e ideali. Ernesto Rossi lo ripeteva, lo documentava, ed aveva ragione: il problema è quello della « roba » , della « roba » che si guadagna, che si difende sotto il coperto di questi patti o, presidente, la comprendiamo: qui, in Italia, s' è a lungo affermato e si afferma che la fede senza strumenti di questo mondo per difenderla, è disarmata e, disarmata, rischia di soccombere contro il maligno, che è il sovrano di questo mondo. è convinzione cinica o scettica, molto romana. così diventa morale e necessario, ad maiorem Dei gloriam , usare il peggio e peggio degli altri. il fine nobilita e rende innocenti. e invece... quando Comte, il cattolico Comte, rende « povera » la Chiesa con le sue leggi repubblicane e anticlericali, accade in Francia l' opposto di quel che è accaduto in questi cinquanta anni in Italia. la cultura cattolica pressoché inesistente, nel positivismo di Comte dominante negli idealismi alla Boutroux, nel cartesianesimo sempre presente d' un tratto esplode prepotente, conoscendo uno sviluppo inedito in Europa. in pochi anni, per decenni abbiamo le conversioni clamorose di Charles Peguy , di Leon Bloy, di Paul Claudel di Georges Bernanos, via via fino a Marc Sanglier, al Sillon, e al prestigio immenso di Mounier e di Albert Beguin, passando per Gabriel Marcel, Jacques Maritain, François Mauriac. il mondo laico radicale, con il suo Alain, la sua egemonia storica, riceve scosse tremende, dalle quali può rigenerarsi; ma ricomponendo con difficoltà la sua egemonia. questo nella Francia dove la Chiesa resta spoglia; e non ho nemmeno accennato al rigoglio dei suoi religiosi. nell' Italia concordataria dov' è la cultura cattolica, quale testimonianza di fede dalla Chiesa ricca, concordataria trionfante? trionfa nel mondano, nel finanziario, dove divide e compone con la massoneria il suo potere... signor presidente del Consiglio , lei ha parlato con disprezzo giustificato del separatismo pre-costantiniano, dei secoli — cioè in cui la Chiesa trionfò con i suoi martiri. se questo è un punto di riferimento lecito, lo è forse a tutt' oggi per altri paesi che non siano l' Italia. mi consenta in termini polemici di dire che non è normale cercare di legiferare oggi, ponendo come alternativa non il separatismo garantista, liberale e laico, ma quello che precede il regime costantiniano. mi pare che su questo dobbiamo continuare a spendere non poche parole in questo, dibattito oggi, perché la nuova ratio di questo nuovo Concordato sarebbe — ripetiamolo — la seguente: bisogna difendere la pace e la libertà religiosa; e la pace e la libertà religiosa richiedono un regime pattizio, quale quello che ci viene proposto. ma cosa ci viene proposto? sono sorpreso, colleghi comunisti, nel sentire che questa sarebbe « una seria piattaforma di lavoro e di dialogo » . è serio nel 1976, a 30 anni dall' approvazione della Costituzione, quando vi fu uno scontro per stabilire se la scuola privata dovesse o no essere equiparata nel trattamento con la scuola pubblica (e passò l' emendamento Corbino « senza oneri per lo Stato » ), vedere che non bastano più dopo 30 anni i mille espedienti di regime per sovvenzionare la scuola privata ? a livello della scuola materna l' unica sovvenzionata è stata a lungo quella privata e clericale! in questo momento ci si viene a proporre l' obbligo per i comuni e per gli enti locali di finanziare allo stesso modo la scuola pubblica e la scuola privata . è questo, se non vado errato, signor presidente del Consiglio , che ci viene proposto? sono lieto che nella sua interpretazione sia il contrario esatto. ma io ho ragione, non lei. l' articolo 9 infatti dice: « nel rispetto del principio della libertà della scuola, lo Stato garantisce alla scuola cattolica la possibilità di istituire e gestire liberamente scuole di ogni ordine e grado. agli alunni di scuole gestite da enti ecclesiastici che chiedono la parità è assicurato un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole pubbliche statali e di altri enti territoriali. nel rispetto del principio della parità di trattamento, qualora lo Stato, le regioni o i comuni assicurino alle istituzioni scolastiche o educative da loro dipendenti (ripeto: da loro dipendenti) o ai loro alunni benefici che vadano oltre quelli obbligatori in forza di leggi dello Stato, le istituzioni — gestite da enti ecclesiastici e i loro alunni non potranno essere esclusi da tali benefici » . signor presidente , ripeto: « nel rispetto del principio della parità di trattamento, qualora lo Stato, le regioni o i comuni assicurino alle istituzioni scolastiche o educative da loro dipendenti (dallo Stato, dalle regioni e dai comuni, quindi) o ai loro alunni benefici che vadano oltre quelli obbligatori » , alle loro scuole, centrali o decentralizzate... penso, signor presidente del Consiglio , che leggendo questo, persino lei lo abbia ritenuto troppo enorme e ha capito altro. probabilmente non ci si è soffermato, perché devo ripetere che la lettera è chiarissima: « ... vadano oltre quelli obbligatori in forza di leggi dello Stato, le istituzioni gestite da enti ecclesiastici e i loro alunni non potranno essere esclusi da tali benefici » . chiedo scusa, colleghi, ma il testo è chiarissimo e la precisazione in questo momento del presidente del Consiglio da voi verrà domani raffrontata nel resoconto stenografico . prima ancora di ritenere che io sono, come un collega amabilmente faceva il gesto, « toccato » o troppo duro di testa. domani andremo a controllare questo testo, che voi non avete tra l' altro, perché lo hanno avuto i presidenti di gruppo. certo che c' è la fotocopiatrice. bene, sarei curioso di sapere se è stato messo nelle vostre caselle anche di voi semplici deputati e non presidenti di gruppo. comunque sono lieto, signor presidente , che una cosa così enorme in realtà non sia da lei sostenuta, ma abbandonata. però a lei è stata proposta così, perché così lei ce l' ha trasmessa. e appunto, come dice il collega Mellini, è poi una proposta bilaterale, e non sarà facile cancellarla. passiamo ad altro. in regime di riconoscimento delle personalità giuridiche, qui dentro viene detto che, ove lo Stato mutasse le proprie leggi sul riconoscimento delle stesse, ne dovrebbe previamente informare l' altra parte e dovrebbe concordarle con essa; ho proprio l' impressione che nel 1929 queste cose non potessero essere proposte; e non lo furono. ma continueremo l' analisi di queste cose anche attraverso gli altri interventi del gruppo radicale. a noi quello che interessa, appunto in questa fase preliminare, è di continuare ad affrontare questo problema che la sinistra si è vista imporre da certe prevalenze culturali nel proprio interno. « la pace religiosa si difende nella misura in cui c' è il Concordato » . ma se il Concordato ha sempre costituito un attentato alla libertà religiosa del cattolico, se in realtà lo Stato e la Chiesa concordataria sono sempre stati i « bracci mondani » e di classe l' uno dell' altro, nel tentativo di fare ordine, di tenere l' ordine, l' ordine di classe che storicamente è in loro, nel loro interno! come si può dire che passa attraverso questo tipo di accordi, quando si viene a giustificare, appunto, l' accordo, dicendo che questa è una base seria? è evidente che qui riviene fuori il contrasto che c' è stato per l' articolo 7 alla Costituente, come è evidente il contrasto che riviene fuori ogni volta che noi proponiamo battaglie come quella sul divorzio; e per un anno o due ci si dà a sinistra dei « provocatori » , perché il paese non sarebbe maturo per affrontare questo evento. come si è fatto sul divorzio, sull' aborto e sugli altri problemi concreti delle lotte di liberazione e dei diritti civili in questi anni. credo che dobbiamo farci carico, come Parlamento repubblicano, di dire che, quali che siano i dettati costituzionali che abbiamo a monte, che vengono sempre interpretati storicamente, c' è il problema delle volontà politiche nella interpretazione; nessuno di noi racconterà a se stesso che esiste una scienza giuridica neutrale che prescinde dalle scelte politiche e storiche che ciascuno di noi fa. ed allora il problema è proprio questo: dobbiamo continuare a dare, alle soglie del Duemila, in una prospettiva di venti anni, al gendarme della Chiesa la tutela dei diritti del cittadino italiano, cattolico innanzitutto? dobbiamo accettare l' offesa di questo metodo, quello per il quale la libertà di ciascuno, religiosa o no, avrebbe bisogno, per crescere, delle concessioni che facciamo alla controparte? certo, il collega Spadolini, i moderati, i « sennati » di queste cose, da venti anni ci spiegano che siamo eccessivi (tutti coloro che per un attimo solo dovettero subire l' iniziativa radicale, cioè l' iniziativa storico-repubblicana, quando nel 1958, sulla tesi della denuncia unilaterale dei patti lateranensi , fatta propria da giuristi come Piccardi, come Ascarelli, da gran parte del nostro mondo accademico, fatta propria da Arturo Carlo Jemolo, che andava facendo comizi per difendere questa posizione e quella della richiesta della denuncia unilaterale dei patti lateranensi per avvenuta rottura da parte della controparte), come accusavano di essere gli Ernesto Rossi , i Nicolò Carandini, i Marco Pannunzio, i radicali, quelli che oggi sembra che noi rischieremmo di render poco degni con le nostre scostumatezze, in realtà sono stati esclusi dalla lotta politica del paese perché laici, perché anticoncordatari: non uno di loro è riuscito ad entrare in Parlamento; non uno di loro però aveva la possibilità di parlare alla radio o alla televisione, non uno di loro però aveva la possibilità di usare i quotidiani: avevano solo Il Mondo , quel giornale di 25-30 mila lettori dove, da Salvemini a Rossi, si sottolineavano sempre, ogni giorno, i grandi meriti storici di certi spiriti e uomini cattolici. e chi ha recuperato, a livello dell' editoria, a livello della pubblicistica non per intimi, signor presidente del Consiglio , Ferrari e Donati, se non con la casa editrice Parenti, allora, Ernesto Rossi e gli altri miei compagni di allora? venivano citati (come è da noi citato. Romolo Murri, per non si sa bene quale periodo della sua storia, ma per la sua attività politica di deputato del nostro Parlamento) proprio perché tesi a mobilitare le masse cattoliche e loro stessi, la loro religiosità, a tutela di una politica democratica e a tutela della loro religione? ricordate, compagni, i sindacati costretti da voi, compagni della sinistra, alla vigilia del referendum, ad intervenire perché il referendum non si facesse. e la Cgil, allora? dicevate: il referendum non si deve fare, è una iattura, si rompere nelle fabbriche l' unità dei cattolici, socialisti e comunisti... ma è lì che l' unità si è fatta, in quella occasione, perché i cattolici operai non sono così « brutti » come a voi fa comodo figurarveli; essi sono capaci, e l' hanno poi dimostrato, di scelte civili, di nutrire la loro fede di libertà, di laicità. andiamo avanti. dinanzi a queste vostre iniziative revisionistiche, dinanzi a queste proposte, la nostra è quella di una denuncia unilaterale dei Patti. certo, signor presidente della Camera, sarebbe stato molto semplice, in un altro Parlamento, far brevemente la proposta e tacere. abbiamo una mozione per la denuncia unilaterale dei patti lateranensi . abbiamo espresso alcune delle motivazioni; altre ne riprenderemo. dall' altra parte, interviene il presidente del Consiglio , che ci propone un aggiornamento, una revisione del Concordato. ci sono dunque due posizioni, e sono chiare: da una parte la revisione, cioè la conferma (in altre parole, la macchina « batte » un po', alcune cose non funzionano bene, bisogna mandarla dal meccanico a revisionarla perché ricominci a marciare bene), e dall' altra parte la denuncia, l' unica costituzionalmente possibile, come lei riconosce nel suo intervento, signor presidente del Consiglio : la denuncia unilaterale per mancanza da parte della controparte, via giuridicamente anche percorribile in questa situazione. si potrebbero dunque fare due interventi brevi, in nome della pace religiosa, che intendiamo nello stesso modo, in nome della libertà religiosa, che intendiamo e intenderemo nello stesso modo; e poi ci si confronta. ma come mai, allora, questo Parlamento, nel 1958 e 1959 di già, attraverso l' unanimità delle forze politiche presenti in quest' Aula, fino ad oggi, prima del nostro ingresso, diceva a coloro che erano per l' abrogazione, ben prima del Concilio Vaticano II , che l' unica lotta realistica era di iniziare la lotta per l' abrogazione? significava creare così, almeno, le premesse per revisioni profonde, perché avrebbe mobilitato il paese nello studio e nella conoscenza di questi problemi, anziché disarmarli nella possibilità di una trattativa revisionistica, dalla quale il paese di per sé era escluso. loro venivano accusati di utopia: i Calogero, i Piccardi, i nostri compagni di allora, che erano quanto di meglio l' Italia antifascista, in realtà, avesse dato, e che sono stati cancellati. per fortuna, in questa Camera, ci sono ancora i Pertini e i Pajetta. ma come dimenticare, appunto, la disgrazia politica feroce per la quale, unicamente per la loro linea, laica e anticlericale, in nome della religiosità anticoncordataria, caddero, perché ritenuti degli utopisti d' accatto, dei borghesi, illuminati, ma illuminati come dicono i francesi, illuminées convaincus , cioè folli e pazzi? dall' altra parte, i concreti, amico Biasini, i concreti, che prevalsero dopo l' accordo repubblicano-radicale nel 1958. la revisione — dicevano — invece è possibile. sono passati vent' anni . vi è stata nel 1967 la mozione Zaccagnini-Ferri-La Malfa , concreta, contro l' utopia degli altri senza seguito. e nel 1971 come lei ha ricordato — vi fu quella mozione che nelle piazze, con la nostra scostumatezza, chiamavamo mozione « Andreotti » , anche per sottolineare che il momento in cui cadeva era un momento anticipatore, a nostro avviso, dei rischi che avremmo oggi corso. comunque, devo sottolineare che allora il presidente del gruppo comunista non era l' onorevole Nilde Iotti. non è vero, onorevole Natta? e nel gruppo socialista, vi fu l' eccezione di Scalfari, Fortuna e Riccardo Lombardi, che rifiutarono di votare quella mozione. si è andati avanti senza far altro che andare indietro, far nulla o peggio, come oggi. questa sarebbe stata la via concreta per migliorare le cose. ebbene, siamo nel 1976, quasi nel 1977, per vent' anni la concretezza del vostro revisionismo si è dimostrata utopia, squallida per giunta. se non ci fossero state le lotte radicali, condotte dal basso, nelle piazze, dall' inizio, non quelle dell' ultimo momento, sul referendum, ma per imporre la nozione che il divorzio era contro il divorzio di classe, della Sacra Rota , era contro il Concordato, se non ci fossero state queste battaglie contro la sessualità di classe, contro tutto quel che di classe passava attraverso la realtà concordataria... ma perché il disegno neocapitalistico (lo avevo accennato già nel momento in cui fu votata, dalla quasi unanimità di questa Camera, signor presidente del Consiglio , la fiducia questa estate), perché in Italia la via socialdemocratica non è stata realizzata dal capitalismo internazionale e dal capitalismo nazionale che pur evidentemente l' ha tentata? perché i suoli, case, sanità, previdenza, scuola erano indisponibili grazie al Concordato, per lo Stato borghese italiano. il disegno scuole, case e ospedali non era realizzabile. non passò in base appunto al monopolio o all' ipoteca che la Chiesa clericale aveva su questi settori fondamentali. per passare da Stati capitalistici di un certo tipo a Stati socialdemocratici lo Stato deve disporre di quel che invece i patti lateranensi avevano dato alla Chiesa. che cosa è accaduto, degli anni 50? perché non siamo riusciti ad avere le nostre riforme laburiste quando tutti tendevano a questo, quando le linee dei comunisti, sin dal piano Cgil del 1947, erano riformatrici e riformiste, non erano affatto demagogiche, erano disponibili per questo? perché la riforma sanitaria non è stata fatta? perché la legge Sullo cadde? perché la nostra città è stata distrutta, la città, signor presidente , che conoscemmo ragazzi (io ero inurbato a 8-9 anni; lei, signor presidente , a Roma da sempre: dobbiamo riconoscere che la Roma di quando eravamo ragazzi era ben diversa)? perché questa Roma è distrutta? su quali terreni? cosa ci ha spiegato don Gerardo Lutte quando ha dovuto lasciare il suo ordine religioso? perché, grazie alle pieghe del trattato un ordine religioso prestava nome ad una società immobiliare con copertura religiosa (trattato e Concordato assieme) ed hanno venduto per la rapina più selvaggia, per la distruzione, aria, suolo della città, verde, tutto quello come c' era, con amore, simoniaco, per il danaro, per la distruzione, di quello che concretamente era il patrimonio di noi tutti. sono servite a questo de stanze di quell' ordine. don Gerardo Lutte se ne va due chilometri più in là dove erano respinte le borgate sottoproletarie: espulsi per fare le case di lusso da (quel costruttore romano che aveva capito bene come usare il Concordato. e la gioventù che ci si rivolta contro, i violentatori, gli stupri, e le carceri, e Rebibbia, le cose previste da Pasolini e viste da noi, dove nascono se non dalla nostra Roma, dalle scuole materne (perché hanno atteso tanto, signor presidente ), dai brefotrofi, dove le suore, i preti erano costretti dalla « missione » della Chiesa a dover educare per conto dello Stato con soldi che lo Stato dava a loro piuttosto che alle madri (300 lire alla ragazza madre che si teneva la figlia o il figlio, 3000 alle suore che li prendevano in consegna in brefotrofio) con questa logica allucinante che il collega Petrucci e anche lei conoscete bene. ma due volte allucinante perché questa distruzione della nostra società, questa distruzione della nostra città, grazie a questi meccanismi di profitto selvaggio, di rapina dei suoli, della salute e di tutto su che cosa era fondata se non sull' impresa capitalistica ed ecclesiastica (tutelata dal Concordato) dello sfruttamento della suora, del prete, della ragazza che veniva dall' Abruzzo, dalla Campania, sedicenne, diciassettenne, diciottenne, chiedendo di amare Dio, volendo il convento, volendo essere buona? e veniva portata a che cosa? ad essere sfruttata nel lavoro, torturata e torturatrice per necessità, in quattro o cinque per tenere l' ordine poi nei cronicari o fra i pazzi che non potevano essere tenuti se non con i coma insulinici ed altre cose, per sfruttare ancora. era questa l' assistenza che costituiva una « missione sacra » , da voi tolta allo Stato, e che sarebbe peccato, per voi, voler riportare allo Stato. pensate alle borgate di Roma con gli aborti clandestini , alle mammane, nelle cliniche di lusso e dappertutto. che cosa c' è, se non questa rinuncia dello Stato laico , delle forze politiche di sinistra, a proporre essi strutture di riappropriazione sociale e socialista dei beni pubblici, rinuncia che si traduce poi in questo inferno, nell' inferno anche delle nostre suore? quando poi queste suore son venute a mancare, perché dal Veneto, perché dall' Abruzzo, perché dalla Sicilia e dalla Sardegna non ne venivano più, si andavano a comprare nel Kerala, e si portavano qui e altrove. lavoro nero . sfruttamento capitalistico. questa era l' industria della sanità pubblica, dell' assistenza. e non erano note le percentuali di suicidi tra queste suore, le loro disperazioni, le tragedie dei loro assistiti. certo, collega Costamagna, che io rispetto profondamente e che ora sorride: non sono cose che accadono a Cuneo, per tua fortuna; ma se avessi vissuto la realtà del nostro paese, della nostra Roma, ed al limite anche delle zone suburbane di Milano e di altre città, allora il quoziente di classe di questo potere detto spirituale, il potere di disordine, il potere di violenza, il potere di sottrazione al controllo dei parlamenti delle vie della riforma per tutti, ti apparirebbe — com' è — cosa chiara, cosa della quale il Parlamento repubblicano è storicamente colpevole nella sua totalità, perché nella sua totalità si è illuso che la via della pace religiosa e della libertà religiosa passasse attraverso i compromessi con i cardinali e le maggioranze cardinalizie pre o postconciliari. andate a vedere nelle pieghe di questi Patti così nobili, colleghi; guardate cosa dice l' articolo 20 del trattato. sembra una disposizione innocua: le merci che entrano... in Vaticano sono esenti da dazi doganali e da altre forme di controllo. ebbene, andate a vedere che cosa accade. quando, nel 1962, i Centri di azione agraria si rivoltano contro Bonomi, si rivoltano contro la Federconsorzi, vogliono acquistare i fertilizzanti non al prezzo del monopolio clericale anticomunista di Bonomi, ma ad un altro, con un poujadismo vero o falso, si propongono di comprare quattro navi di fertilizzanti, e ci riescono; le comprano nel Medio Oriente — quattro grandi navi di fertilizzanti! — e come riescono a introdurle in Italia? andate a controllarlo: la vendita è fatta alla Bulgaria, da dove arrivano, come merci bulgare, nella Città del Vaticano . ma non ci sono abbastanza giardini, non abbiamo dato al Vaticano abbastanza spazio perché quattro navi di fertilizzanti potessero essere usate lì, perché il Santo Padre avesse più piante e ombra! questo è quel che accade ogni giorno, attraverso disposizioni che sembrano innocue. come siamo gretti, come siamo meschini! forse, compagno Lombardi, così penserai fra te e te di questi compagni radicali che, dinanzi ai grandi problemi storici, vanno a vedere i problemi dei dazi doganali, o che magari possono ricordare che i Virgillito e i Sindona non sarebbero nati come finanzieri se non fossero stati collegati agli interessi vaticani, della finanza vaticana. dai Virgillito ai Sindona, che poi, con moto pendolare, si spostano verso la finanza massonica, che con quella vaticana si divide il potere nel nostro paese, pagando quindi questi eccessi di moti pendolari, passando poi da una mafia all' altra, più o meno degna, internazionale o nazionale. e tutto questo nel 1976. mentre, cioè, dobbiamo aspettarci — voi vi aspettate, compagni comunisti — la stessa logica di riforma che i compagni socialisti si aspettavano nel 1961 altrettanto lecitamente. non dovete più sottovalutare i rischi di queste strutture, sovrastrutture e infrastrutture stesse del nostro mercato, della nostra realtà economica e finanziaria nazionale; non dobbiamo ignorare cosa tutto questo può significare in termini di esportazione clandestina di capitali, di inquinamento del mercato finanziario , con il pieno uso delle possibilità nascoste nelle pieghe del Concordato e del trattato. ma non commettete questo errore, compagni comunisti! noi vi diciamo ad ogni piè sospinto , quando vengono le leggi, che senza il patrimonio di serietà, di coscienza, di consapevolezza, di preparazione vostra nessuno di noi può illudersi di fare nulla. però non sottovalutate il patrimonio e l' onestà storica che aveva il partito socialista nel 1960-1961 con i suoi Giolitti, con i suoi Ruffolo, con i Lombardi. cioè tutti coloro che — come tanti ambienti scientifici e universitari credettero nel nostro partito radicale , e poi tentarono di liquidarlo ed immolarlo, da parte di Scalfari e degli altri, come oggi, proprio su questo altare, l' altare di una speranza riformistica, che possa prescindere dalle grandi battaglie ideali, sull' altare della via economicistica, dell' illusione economicistica della quale tutti siete vittime in questo paese. ci avete accusato di essere irresponsabili perché vorremmo in questo paese coltivare la mala bestia del dissenso e — dite — dell' odio. ma i paesi crescono, si uniscono, si sono formati nella storia, nei grandi scontri appassionati e alternativi. la tolleranza nasce non tanto e ben prima che nella testa di Voltaire e degli enciclopedisti. nasce lì dove le lotte religiose portavano a scontri tremendi; nasce in Inghilterra, in Olanda, in Polonia, nasce lì la tolleranza, si uniscono lì popolo e culture attraverso la contraria mobilitazione della buona fede , delle buone fedi, anche se tremendamente diverse. non siamo mai stati tanto uniti, in realtà, nel paese — ricordatevelo — come nella primavera del referendum, quando l' Italia stava per essere sommersa — chiedo scusa dal guano degli scandali dei pretori di Genova, che riuscivano a portare avanti una coraggiosa azione di giustizia contro i petrolieri, gli inquinamenti neri di tutti i partiti, o di quasi tutti. non se ne poteva più e « Sossi preso » . ebbene, d' un tratto si parla di amore, del matrimonio, delle fedi diverse nello scontro appassionante sul divorzio: divisi, allora, ma mai uniti allora. e sull' aborto, sui problemi della vita e della morte, sui quali ciascuno di noi si è interrogato e si interroga. avete paura di spezzare il paese! il paese lo spezzate, isolandolo dal Parlamento, dinanzi al falso realismo della Realpolitik neoconcordataria, togliattiana o andreottiana di questi trenta anni. perché il paese si disancora dalla lotta che non ha punti di riferimento ideali e alternativi e non riesce più a seguirla. cosa volete che dica degli otto decreti legge che ci giungono qui in 48 ore? su questo non si fanno gli schieramenti. veniamo ancora ad un altro dato, collega Gerardo Bianco , così compagno, così amico, così tollerante. anche per te se si toccano alcune cose, noi saremmo intolleranti, noi clericali della laicità che vorremmo togliere la libertà alla Chiesa. noi che denunciavamo i vescovi per le loro interferenze durante il referendum sul divorzio, nelle lotte politiche. anche su questo — io credo — dobbiamo dirci alcune parole chiare ed importanti, ma se c' è un motivo di scandalo — per conto mio — non è che la Chiesa si occupi di divorzio o di aborto, non è che la Chiesa si interroghi perché si interroga, dietro le false sicurezze che ci si vomitano addosso in certi momenti come insulti, quasi che il diritto alla vita fosse monopolio di qualcuno e quasi che tutti nella nostra soggettività non sperassimo di saper difendere il diritto alla vita, quasi ci fosse qualcuno — o voi o noi che volesse difendere il diritto alla morte o il dovere alla morte... lo scandalo è che, tranne il discorso alle ostetriche che ricordo, ragazzo, nel 1950 di Pio XII , per 20 anni, dinanzi alle pattumiere nazionali che si riempivano di feti, prodotti dalle mammane o dalle cliniche e di queste altre tragedie, che vedevamo sempre crescere da tutte le parti, fino a ieri quando mai siamo stati richiamati, come credenti o no, in modo urgente, a por mano contro questo sconcio? quando mai le voci di padre o madre Chiesa si sono rivolte alla coscienza del fedele perché prendesse lui l' iniziativa, perché qualcosa venisse fatta contro questa strage di innocenti, cioè delle donne innanzi tutto? noi insorgiamo quando si vuol « difendere la vita » e ci si occupa di aborto solo quando noi, nella nostra libertà, vi chiediamo delle nuove leggi sull' aborto. e qui lo spartiacque. il Parlamento repubblicano ha il diritto e il dovere di discutere in modo appassionato e tenendo presenti tutte le pressioni, da tutte le parti, che possono nutrire di maggiore attenzione le sue scelte, nutrire il processo formativo della sua volontà. ma in uno Stato nel quale dal primo dei cardinali all' ultimo dei sottoparroci sono pubblici ufficiali , legati da un Concordato dal quale passa tutto quello che abbiamo detto, noi anticoncordatari diciamo che vogliamo che il prete possa presentarsi alle elezioni: a Del Donno abbiamo espresso ufficialmente la nostra solidarietà quando ha scelto di essere parlamentare, perché lo dovevamo fare, ed è anche per questo che qui, al posto mio, siederà suor Marisa Galli fra due anni, il 5 dicembre 1978. riteniamo sia iniquo dividere il cittadino sacerdote dagli altri, ma noi abbiamo il dovere di ricordare che è legge dello Stato quella per la quale il ministro di culto (articolo 98 del testo unico della legge elettorale ) assume una precisa collocazione: « il pubblico ufficiale , l' incaricato di un pubblico servizio, l' esercente di un servizio di pubblica necessità, il ministro di qualsiasi culto, chiunque investito di un pubblico potere o funzione civile o militare, abusando delle proprie attribuzioni e nell' esercizio di esse si adopera a costringere gli elettori a firmare una dichiarazione di presentazione di candidati o vincolare i suffragi degli elettori a favore o in pregiudizio di determinate liste o di determinati candidati o ad indurli all' astensione è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni » . perché parliamo tanto di regime, signor presidente del Consiglio ? sarà giusto o no, ma in 30 anni non c' è stato un magistrato che sia riuscito ad arrivare fino in fondo ad un giudizio del genere: malgrado l' autonomia della magistratura. allora, è regime. quando nulla, nemmeno una contraddizione riesce ad esprimersi; quando l' istigazione a delinquere — violare la legge è delinquere — fa parte delle cose di ogni giorno. quante volte dinanzi alle interferenze nel dibattito sul divorzio, in cui si parlava non di divorzio ma di leggi su questo tema, la Cei ha dichiarato che voi, Parlamento italiano, stavate per approvare una legge assassina che avrebbe comportato la morte delle famiglie italiane! testuale: documento Cei! quale presidente della Camera , del Senato, della Repubblica, del Consiglio, di un gruppo si è alzato per dire che questa era ingiuria e offesa al Parlamento e al Concordato, proveniente da chi « difende » il Concordato, da chi difende le condizioni di pubblico ufficiale del sacerdote e vuole non solo — come è giusto la sua libertà religiosa, ma vuole anche avere dallo Stato potere temporale, quello di vietare l' approvazione di leggi. chi è che si è alzato? ecco perché, dicevo, signor presidente della Camera, esistono problemi anche culturali e di linguaggio, per le vere minoranze. per noi è inimmaginabile che non vi sia stata nemmeno l' eccezione che confermasse la regola, quando non noi, ma cittadini come Salvemini, come Calamandrei, come Ernesto Rossi , come Calogero lo chiedevano a tutti: comunisti, socialisti, liberali! e il dissenso cattolico: coloro che erano espulsi dalla Chiesa in base alle loro idee di cittadini! e qual è il tipo di libertà religiosa del quale voi potete testimoniare? Romolo Murri aveva fatto bene è sedere da questa parte non dove siete voi colleghi democristiani! scusatemi, ma in tutto il mondo, in tema di divorzio, la stragrande maggioranza dei cattolici ha sottolineato il valore di sacramento del matrimonio, come necessità morale della loro vita, e in tutto il mondo la stragrande maggioranza — tranne forse qualcuno, e non tutti, anticipatore di Lefebvre — riconosceva che la legge civile dello Stato deve però consentire la dissolubilità del matrimonio. quale testimonianza di cattolicità avete dato, Democrazia Cristiana ? in dieci anni non uno di voi che abbia rappresentato il resto della cattolicità, quella di quasi tutto il mondo. forse nelle votazioni segrete : anzi, senz' altro. lei presidente Andreotti questo lo sa più di me perché conosce chi e quanti erano i nostri laici che votavano sottobanco per voi, e; quindi, può valutare quanti democristiani votavano invece a favore delle nostre posizioni. ma non uno di voi, colleghi democristiani, che abbia fatto questo gesto di tutela, di conservazione, del patrimonio cristiano cattolico, tentando, di rappresentare per un' ora, un giorno, una sera, qui, tutti gli altri cattolici: e il buon Lecanuet, ministro di grazia e Giustizia democristiano, cattolicissimo — di Rouen — bisogna andare lì per sapere che cosa è lì il cattolico — presenta lui la legge sull' aborto. ebbene, non uno che su questo, fra i parlamentari rappresentanti anche del cattolicesimo politico italiano o se non altro della loro storia interiore di cattolici, si sia alzato a dire che noi — qui — non siamo tutti uniti dalla volontà perversa di uccidere il diritto alla vita, non uno che si sia levato a porre dei problemi che sono quelli che hanno fatto grande la cultura cattolica nella sua scelta laica di povertà, come ricordavo, in Francia, in Austria, ma anche in Germania e altrove; non uno che si alzi qui oggi fra di voi — lo farà forse qualcuno fra di noi — a chiedere perché anche in Italia non facciamo come in Germania, dinanzi alla — prospettiva del prete di Stato che dovrà insegnare religione di chiesa. facciamo come in Germania, e lo Stato diventi l' esattore del cittadino cattolico per l' insegnamento religioso dei cattolici, come per i protestanti e gli altri (cosa che non approvo, ma che mostrerebbe una ricerca di una logica diversa). e invece, signor presidente del Consiglio , cosa ci confermate? che per la Chiesa cattolica , in realtà, la nomina è nostra, i soldi sono nostri, il beneplacito è loro. ci dite, cioè, che la religiosità fa parte della cultura e della storia; ed è giusto che ci sia nel nostro insegnamento. io credo che non si possa insegnare nulla — non si può insegnare filosofia, non si può insegnare storia — se non si insegna religione, se non se ne parla, se non se ne discute. ma il ghetto dell' ora catechistica del prete di Stato l' abbiamo vissuto assieme, immagino, per generazioni, anche se lei, signor presidente del Consiglio , aveva la fortuna della Fuci di Gino Righetti; una Fuci diversa, allora: cercava nella religiosità di ricordare magari a se stessa e al cattolico che la felicità che interessa il cattolico non è di questo mondo, e che c' è anche quella alla quale è importante dedicare non una parte della propria esistenza, ma un modo del proprio esistere... e invece siamo venuti avanti con quali tristezze! altro che la comunità di studi e di preghiere! presidente Andreotti, lei che è ora Primo Ministro , amministra questo fallimento storico, quest' Italia che va in brandelli. la riforma sanitaria , quando la farete? sarà tardi! abbiamo potuto votare, l' altro giorno, talune cose sul regime dei suoli in quel clima di ambiguità che si era creato. ma perché questi ritardi? perché si era difeso il concetto non religioso ma clericale: la Chiesa deve avere le scuole, deve avere l' assistenza, deve avere le carceri, l' esercito, deve avere le cliniche? no, questo evidentemente è un lascito che raccogliete; è una pretesa temporalistica, mercantile, nel senso storico della parola, contro cui continueremo a lottare. quindi lei, che amministra il fallimento di queste strutture e civili e religiose, oggi ci viene a proporre questo per uscirne fuori? ma io la capisco, presidente: come può lei proporre altro, quando dagli altri partiti, dai partiti laici cominciano solo adesso, ad eccezione degli amici liberali, a venir fuori taluni discorsi timidamente laici? e vi è ancora il discorso della prudenza, il discorso revisionistico, quando lei è pronto, entro tre mesi, a rifarci anche qui il colpo di Osimo: lei lo ha scritto. come interpreta il « continuamente » della mozione del 1971? ce lo ha detto: « sono venuto qui da voi, l' informazione ve l' ho data, poi andrò al Senato e poi ratificherete » ! presidente, colleghi, non sarebbe il caso, per un Parlamento repubblicano, su un argomento di questa importanza storica chiedere a noi stessi — lo so, presidente Andreotti, rischiamo di romperle le uova nel paniere, ma lei ha più di un paniere, io penso, nella sua esistenza anche politica, da portare — due mesi di riflessione democratica, per dibattere nel paese questo trattato che lei ci ha portato, e tornare poi come Camera a dare un aiuto di indicazioni al presidente Andreotti? io credo che sarebbe un aiuto per il suo lavoro di Governo: non forse al livello della quotidianità di oggi, ma della prospettiva. non facciamoci illusioni, voi potete dire che qui c' è una base seria di trattativa, compagni comunisti? trattate, trattate allora in 48 ore, lasciate ai tre designati di andare ancora avanti, cioè indietro con i loro anni! andate al Senato, consentite sicuramente a Piero Pratesi e a Raniero La Valle di arricchire i motivi del consenso o del mancato consenso o delle perplessità; ma, se fra tre mesi, fra quattro mesi, su questa base, anche se corretta, avremo rinnovato e confermato e peggiorato il Concordato. l' interclassismo, il corporativismo, le strutture stesse che voi dovete modificare d' urgenza saranno ancor più immodificabili e avremo ancora una volta legato il paese ad una ideologia vecchia e a privilegi putridi. come può lei, signor presidente del Consiglio essere così corrivo rispetto a se stesso ? ella ha fatto un esempio che è l' ombra del suo modo consueto di essere brillante, quando ci ha detto che le correnti culturali, le correnti giuridiche moderne sottolineano come i regimi pattizi — diciamo concordatari — fra le comunità nazionali sono quelli più solidi, più necessari. non separatisti. ella applica questo discorso alla comunità religiosa, o meglio confessionale, e a quella nazionale, dimenticando che lì i soggetti sono diversi e qui il soggetto è unico. in realtà, i soggetti in questo caso sono gli stessi del 1929; si tratta cioè di poteri non tali per volontà del popolo, ma per indicazione e discendenza divina, che fra di loro concludono questo patto sull' unico corpo storico del popolo, dei sudditi passivi, che viene spartito, come un oggetto in parte assegnato all' uno, in parte all' altro. ella ha l' ombra della sua consueta sagacia, del suo modo di essere brillante, quando afferma che dobbiamo fare rinunce alla sovranità secondo la Costituzione. e la pace religiosa — lei chiede — non è anch' essa una pace? ma, signor presidente del Consiglio , la pace religiosa è indivisibile; essa è un modo di essere religiosi; è nel rispetto dell' altro; è garantirlo, è non prevaricare; è non legare la religione a delle strutture mondane e temporali, è non dire che l' insegnante di filosofia non deve insegnare religione perché a ciò è destinato il prete di Stato, il quale poi sarà espulso — ci sarebbe da parlare per ore di questo nuovo trattato — come tanti sono stati espulsi, solo per aver detto « no » in un referendum. tali preti di Stato, per aver detto « no » in un referendum, non sono più atti a testimoniare perché testimoniando — non altrimenti — si insegna la religione: testimoniando religione e religiosità, altrimenti basterebbe il « catechismo » da distribuire. che poi questo sia letto o no. credo importi poco. queste che lei ci propone sono basi fragili, putride. vogliamo costruire su questo? io rivolgo un appello ai compagni socialisti, ai socialdemocratici ai repubblicani, ai liberali e ai compagni comunisti: comportiamoci da democratici non concludiamo questo dibattito dando subito al presidente del Consiglio — che non ne ha bisogno o si illude di averne bisogno, se davvero lo pensa — via libera per andare fino in fondo su questa strada. signor presidente del Consiglio , questa è la strada della disperazione, questa è la vera strada di un garantismo fallimentare. questa mi sembra esser la strada che lei ci indica. chissà cosa accadrà chissà se ce la faremo. chissà se questa croce, che porto, del salvataggio della Democrazia Cristiana e delle cose che rappresenta e che io, Andreotti, amo, saprò portarla a buon fine? se non andrà in buon porto, io avrò lasciato — ecco il cammino della disperazione — almeno la possibilità di una « via polacca » . la possibilità di una via garantista del privilegio, perché in quel caso, in quella situazione, forse di nuovo le libertà potrebbero essere conculcate e, in modo particolare, queste. non per i motivi che ella crede, signor presidente del Consiglio , non perché i compagni comunisti siano meno democratici — anzi, lo saranno più di me, più di lei o di chiunque altro — , non perché stalinisti: balle — chiedo scusa di questo termine — , bensì per una vecchia via — di tentazione pericolosa, come chiamo quella giacobina, quella della ricerca drammatica dell' efficienza, quella del voler concludere e di credere che è necessario farlo a qualsiasi costo... negli anni 30 gli stermini stalinisti sono derivati dal fatto che Stalin era perverso? o non piuttosto dalla necessità della programmazione di allora, della pianificazione in cui si dovevano sacrificare i contadini del Volga del Don alla elettrificazione senza i soviet, che avevano dinanzi? e forse la cattiveria dei giacobini rispetto alle « vandee » e alle campagne era cattiveria o non piuttosto « necessità » in quel momento di arrivare in modo efficiente ad alcuni risultati di Governo concreti? ecco il guaio: o il pericolo che ci incalza! ecco perché noi abbiamo detto « no » : il Concordato non si discute in un giorno e mezzo! il presidente Ingrao, con la sua serietà, che induce sempre anche negli altri, continua a ripetere convinto che è meglio un giorno di dibattito serio, stringato, di proposte, che diluire l' esame di un tema nel tempo. non è vero! la durata è la norma delle cose, ed è importante la durata anche di un dibattito di questo genere, per un Parlamento che non sia camera di registrazione, Camera dei fasci e delle corporazioni . dobbiamo nutrire la nostra intelligenza degli echi che ci vengono da fuori, anche dalla piazza, anche dal marciapiede, ma anche dalle università, dai docenti, anche dai religiosi, anche dall' università cattolica; dobbiamo nutrirla. e senza questo tempo, questo respiro, un Parlamento repubblicano commette errori eguali a quelli di una camera di registrazione, degradandosi su questo tema. ecco perché saranno quattro i parlamentari radicali che cercheranno di esprimersi in questa occasione, ed anche sul trattato di Osimo , signor presidente ; ecco perché nella conferenza dei capigruppo abbiamo detto che era impensabile per noi che, con più di 200 parlamentari democratici cristiani , per quel gruppo ci fossero solo uno o due interventi, nella presunzione — che la disciplina di gruppo fosse limpida, tersa e creativa, che la volontà politica fosse semplice e non complessa su questo tema e che, quindi, non ci fosse bisogno per ciascuno di esprimersi, ricordandosi di essere rappresentante del popolo , per intero, e non del suo elettorato. contro questo ci stiamo muovendo, contro questo continueremo ad andare avanti, signor presidente del Consiglio . ed io la prego di riflettere ancora; ricordo la frase dell' articolo 9 che le ho letto, per l' ambiguità che in essa non è contenuta e per il senso opposto che lei gli dà. è una cosa importante; mi chiedo come mai mentre questa lettera è così chiara, lei, sicuramente, platealmente — devo dire — in buona fede , ne abbia fatto una lettura diversa. questa bozza che lei ci ha fornito è piena di « roba » troppo grossa e grave. dobbiamo riflettere virgola dopo virgola, amici socialdemocratici, repubblicani, compagni socialisti. c' è da studiare, qui, non c' è da dare il via domani sera; c' è da parlare, da chiedere, da andare avanti ancora a lungo. colleghi democristiani, voi forse più di tutti gli altri avete bisogno, su questo, di dirci in realtà e di saperci dire quali siano i motivi a favore, ma anche quali le correzioni possibili. credo che i nostri dissensi possano essere migliori di quelli obbligati da questa traccia, da questo nuovo trattato, che possano essere dissensi più profondi ma migliori, di prospettiva nella quale migliorare le nostre posizioni rispettive. non possiamo andare avanti in una situazione di questo genere, nella quale il minimo che noi faremo — , è evidente — sarà di attendere che questo accordo venga siglato, per sottoporlo poi, attraverso le vie possibili, a referendum (parlo delle leggi di attuazione). prima di concludere, desidero brevemente tornare alla nostra richiesta che è diversa, ed è quella della denuncia unilaterale, denuncia unilaterale da fare nel contesto che abbiamo illustrato, in un contesto che non è mai stato, nemmeno (per un minuto, di sottovalutazione ma di affermazione e difesa della essenzialità della presenza religiosa in qualsiasi momento delle libertà e della vita umana . senza religiosità laica, il laicismo diventa quello di Oronzo Reale, diventa quello di Giovanni Spadolini, erudito, dotto, ma senz' anima; diventa quello perdente, quello tutt' al più editore, al posto del Governo, della relazione che inutilmente il Parlamento aveva chiesto al presidente del Consiglio Colombo, che si rifiutò di darla (mi riferisco alla relazione Gonella), registratore e divulgatore dei fatti e misfatti altrui. noi crediamo che la rottura dei Patti ci sia stata, e dall' altra parte. che cosa era, colleghi del Movimento Sociale , il Concordato, che poi il vostro Almirante ha creduto e mostrato di difendere in questi anni, con zelo, cercando di scavalcare il democristiano, perfino colli torti, sacrestani? « io, clericale, lo sono più di voi » . « noi del Movimento Sociale Italiano siamo i veri difensori del cattolicesimo » . che cosa era, invece, alle origini, questo patto se non un patto nel quale due realtà assolute, due Stati assoluti ed autoritari, quello della Chiesa e dello Stato di allora cercavano di usarsi reciprocamente, e ci riuscivano? ma nel Concordato del 1929, vivaddio, vi era e s' affermava lo Stato, fascista, con la Chiesa, fascista anch' essa. se voi foste veramente fascisti, se davvero ne foste gli eredi... ma non lo siete, ve ne do atto; lo ripeto in ogni occasione il continuatore di Mussolini è l' onorevole Moro, non voi; egli è il continuatore di quella « grandezza » , epigoni di Giovanni Gentile, di Alfredo Rocco , sono loro, non siete voi. tutt' al più su queste cose il vostro Almirante si è mosso nello stesso rapporto in cui Dumini stava a Mussolini. Almirante raccontava a chi lo andava a trovare che, quando sarebbe succeduto a chi era già molto malato e cattolico e forse « plagiato » da padre Pio, lui, laico, lui della Carta di Verona, lui socialista, repubblicano, così libero, il Movimento Sociale sarebbe stato a favore del divorzio, di nuovo « laico » . ebbene, nel 1929 vi è stato un « patto » in una situazione di quel genere è evidente che la possibilità di controllo della nomina dei vescovi diveniva un' arma contro un eventuale vescovo che avesse pruriti pregiovannei o sturziani, liberali o murriani. vi era il divieto di fare politica, la richiesta di giuramento allo Stato come si trattasse di giuramento alla Chiesa. tutto questo aveva un valore e significava associare alla volontà ed alla logica storica dello Stato il potere d' ordine della Chiesa rispetto alle masse cattoliche. il potere della Chiesa, del vescovo, venivano così usati in un certo modo contro le leghe bianche, contro quelle dei contadini, contro i Ferrari, contro gli spiriti cristiani ed i dissensi in nome della religione. cos' è accaduto poi con il regime successivo? oggi cosa ci chiedete di ratificare? questa è una situazione nella quale, dopo tutto quello che Mussolini aveva molta o delle tradizioni risorgimentali, ma anche delle semplici tradizioni religiose della laicità e della cattolicità, voi avete svenduto tutto in pochi anni, con la sinistra muta e quasi plaudente. avete svenduto tutto questo armamentario, mentre l' altro è stato usato a fondo: quante delle leggi che avete votato in questi anni sono al di là del Concordato! chi di voi può sostenere che vi era il diritto di intervento politico ed elettorale dei parroci e dei vescovi e del Papa? chi può sostenere che era, il nostro, odio anticlericale, nel richiamarci alla legge e dire che questo era un modo per ammazzare la religione nel cuore del credente, non solo per ammazzare la democrazia? ebbene, voi siete accorsi per anni a fare gli zuavi pontifici della, Democrazia Cristiana , sull' aborto, sul divorzio e sulle altre cose. ve ne diamo alto: non siete nemmeno fascisti! il fascismo è altrove: quei valori sono stati trasmessi dall' odio di classe, di violenza e soprattutto di illibertà, soprattutto di sfiducia rispetto alla religiosità laica, nella Dc contro l' alternativa storica che abbiamo rappresentato e che è un' alternativa democratica di classe, come lo era quella del terzo Stato, che ricordavo in altra occasione a proposito di vertenze di banchi. uno dei detonatori fu quando i bravi parroci e il basso clero ne ebbero abbastanza di sedersi fra gli alti dignitari del primo e secondo Stato e vollero andarsi a sedere con il terzo stato. vedete che i problemi di posti qualche volta significano qualcosa! ebbene in questa situazione credo che tutti dobbiamo rinunciare al tentativo di giustificare questi accordi con la pace religiosa e la libertà religiosa. signor presidente del Consiglio , compagni comunisti, questo lo dico per rispetto di quella che è la religiosità, di quella che è stata e di quella che tende ad essere e che può essere ogni giorno di più. qui noi difendiamo, lei deve difendere la religiosità, non i suoi interlocutori vaticani: e lei invece può dar loro un poco, forse, di garanzia di libertà religiosa. se siamo repubblicani, se siamo quali professiamo di essere, sappiamo tutti senza... eccezione che. la libertà e la pace religiosa passano attraverso le nostre decisioni, attraverso la nostra natura di potere repubblicano. solo attraverso concezioni pattizie e concessioni pattizie questa libertà religiosa può essere posta in causa e mortalmente e moralmente colpita. questo nuovo o vecchio Concordato; così come ci viene proposto, non farà altro che sospingere ancora di più sulla via mercantile, sulla via temporale, sulla via della commistione di classe, della commistione ai dati più mondani, da mercanti del tempio, che ha caratterizzato la presenza della Chiesa cattolica in Italia, al punto che ogni dissenso, ogni dibattito interno è sempre stato regolato con violenza. signor presidente del Consiglio , ho fatto (di nuovo — come lei dice — un intervento di quelli che un tempo si chiamavano di politica pura, ma è un intervento di cui spero che almeno qualche cosa sia stata ascoltata: la testimonianza che nel nostro anticlericalismo, che confermiamo, che nel nostro laicismo, che confermiamo, che nella nostra passione per questi temi, che nei nostri richiami « murriani » o anche dei cattolici liberali, che nei nostri richiami socialisti, vi è la coscienza — che può certo essere presunzione od errore — di rappresentare la via dell' unità civile e quindi anche dell' unità religiosa di tutti noi, quale sia la parte alla quale apparteniamo. se questo non è vero, se mi sbaglio, se mi illudo, gli altri avranno ragione e lei, signor presidente del Consiglio , siglerà questo trattato. lo avremo in Italia e vedremo come andranno le cose. ancora una volta dovrei dire che mi auguro che i compagni comunisti abbiano ragione, ma devo dire che il passare delle settimane e dei mesi, e quello dei decenni, non ci rendono molto ottimisti. temo che una volta di più, nella nostra storia, le voci apparentemente di pochi siano le voci che rappresentano il popolo: le voci di Salvemini o le voci di Ferrari rappresentavano certo il popolo dei credenti nella democrazia, nel socialismo e nella religione, più di quanto la voce e la firma del cardinale Gasparri, e l' Italia più di Benito Mussolini. noi ci auguriamo che alla fine di questo dibattito sia il nostro Parlamento tutto a rappresentare questi valori. l' onore di essere una piccola minoranza che ha ragione noi non lo rivendichiamo. l' onere di portare avanti queste lotte con difficoltà lo abbiamo avuto e, per quel che ci riguarda, ci auguriamo che sia il Parlamento repubblicano, e soprattutto la sinistra italiana, a saper ora dirle a tempo di no, signor presidente del Consiglio , perché questi patti sono più iniqui e meno nobili ancora di quelli del 1929.