Emma BONINO - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 48 - seduta del 26-11-1976
Sulla situazione della giustizia
1976 - Governo III Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 48
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , colleghi, signor ministro, nell' accingermi ad affrontare questo dibattito all' ordine del giorno voglio premettere immediatamente una considerazione. nel corso della discussione sono stati ricordati fatti che sono, credo, sotto gli occhi di tutti: il sovraffollamento, il cattivo trattamento, la mancanza dei servizi, eccetera; l' esame che è stato fatto credo sia uno dei più analitici, dei più precisi: ognuno ha cercato di portare la testimonianza di quello che ha vissuto, personalmente, per esperienze fatte nei tribunali oppure nel corso delle visite alle carceri. ma devo dire che quello che mi ha stupito è stato che, in questo torneo oratorio di denuncia di una situazione che è gravissima, evidentemente, e che non è neanche nuova, sono mancate, però, proposte precise, pur se settoriali, e che non rimandino tutto ad un contesto generale più ampio, e siano tese invece a lenire immediatamente — domani, dopodomani, in questi mesi, e non tra anni e anni — la situazione che tutti, tra l' altro, ci affrettiamo concordemente a definire esecrabile degli istituti di pena. ho assistito ancora una volta allo spettacolo della « delega » (come dimostra l' Assemblea di oggi così « affollata » e « interessata » !) in secondo luogo — e la cosa mi ha un po' rattristato — ho sentito dire dal collega Pennacchini che il Parlamento e il Governo « non intendono affidare una opera che, con la pena, coinvolge l' assetto totale del diritto a sistemi che possono farci accusare di dilettantismo e di improvvisazione, come potrebbe avvenire se si adoperasse lo strumento dei decreti legge » . devo dire che se l' uso dei decreti legge è sempre sinonimo di dilettantismo e di improvvisazione, in questi ultimi tre mesi il Parlamento è stato più dilettantistico che mai, perché mi pare che di decreti legge ne abbiamo convertiti, più o meno, due o tre alla settimana. mi pare dunque che l' uso del decreto legge in questo caso non debba essere respinto perché è dilettantistico, visto che lo usiamo in tanti altri settori: mi si deve dare, piuttosto, una motivazione politica più precisa. il collega Coccia, d' altra parte, ha detto che per individuare le cause della mancata attuazione della riforma penitenziaria occorre attendere la pubblicazione del « libro bianco » promesso dal ministro Bonifacio. ora, io credo che se da parte dei colleghi si fosse fatto lo sforzo di ascoltare più direttamente, senza la mediazione di libri bianchi o di trattati di diritto penitenziario, la voce non solo dei detenuti e degli imputati, ma degli agenti di custodia, dei direttori delle carceri e degli assistenti sociali, si sarebbero trovate molte soluzioni, pur se settoriali, se non inserite « in un contesto generale più ampio » . non vorrei, infatti, che il costante rimbalzo al contesto generale più ampio diventasse l' ulteriore alibi per l' immobilismo di cui siamo tutti testimoni. vorrei a questo punto riferire alcuni suggerimenti di proposte concrete che mi sono state fatte non solo, ripeto, dai detenuti, ma dai direttori delle carceri e dalle altre persone « addette ai lavori » che citavo prima; e poiché io non sono una esperta in questo campo, e mi faccio soltanto portavoce di esigenze e suggerimenti di persone che operano nel settore, mi auguro che, se queste vie non sono agibili, il ministro nella sua replica me ne indichi il motivo tecnico e politico. i detenuti, ma soprattutto molti direttori di carceri, mi hanno detto che i 400 miliardi che urgentemente occorrono, o parte di essi, si potrebbero risparmiare solo che si provvedesse a modificare l' articolo 272 del codice di procedura penale , in tema di durata massima della custodia preventiva, articolo che fu a suo tempo emendato — almeno apparentemente — sotto la spinta dell' opinione pubblica , indignata, così almeno si diceva, dalla imminente scarcerazione degli uccisori dei fratelli Menegazzo per decorrenza dei termini di custodia preventiva. quest' articolo è stato emendato nel senso di una dilatazione abnorme dei termini di carcerazione preventiva, causa questa di un prolungamento dei tempi del processo penale . la modifica dell' articolo 272 non richiede miliardi dal momento che verrebbero ricondotte a termini più equi le carcerazioni spesso senza causa. la seconda proposta è questa: i direttori delle carceri — alcuni almeno — mi hanno detto che esistono decine di carceri mandamentali sparse in tutta Italia (per esempio, nella zona di Santa Maria Capua Vetere ve ne sono quattro, capaci di ospitare 320 detenuti), che potrebbero essere utilizzate, senza aggravio per l' erario, per i detenuti ammessi al regime di semilibertà, mentre ora invece queste carceri sono chiuse per le croniche difficoltà di bilancio dei comuni interessati. altri mi hanno detto — mi riferisco al personale di sorveglianza — che i pretori potrebbero utilmente rinvigorire le schiere dei giudici di sorveglianza, oberati da un lavoro e da compiti che non sono in grado di sodisfare, tanto che una buona parte delle istanze dirette ad ottenere l' applicazione dei benefici previsti dalla riforma penitenziaria vengono dichiarate inammissibili perché nelle more di una procedura, inspiegabilmente farraginosa, il condannato che aveva diritto alla semilibertà, alla liberazione anticipata, all' affidamento in prova, al servizio sociale , ha ormai scontato interamente la pena. ritengo sia necessario provvedere oggi ad eliminare la lamentata carenza di personale. ho sentito il collega Robaldo che ha accennato alla lungaggine delle procedure dei concorsi; non so se queste procedure si possano snellire, ma so che il regime della semilibertà era previsto nella riforma carceraria votata ormai un anno fa, e quindi i concorsi si potevano forse indire prevedendo appunto l' esito della riforma carceraria . probabilmente si poteva fare qualcosa, ma non dobbiamo solo piangere sul latte versato; forse il problema è quello di vedere come muoversi senza fermarci solamente a recriminare su quanto è successo. ora, soprattutto quando sarà approvata la modifica del secondo comma dell' articolo 47 della legge 26 luglio 1975, numero 354 (che è stata già approvata dal Senato), io ritengo che saranno migliaia le istanze che piomberanno sui tavoli dei giudici di sorveglianza, i quali, con l' organico attuale, dovranno dichiarare forfait, affossando definitivamente l' applicazione della riforma penitenziaria . altro problema che ho già sentito citare qui è quello concernente gli agenti di custodia. se fosse stato sentito questo personale, forse si sarebbe pensato a come meglio utilizzare quella innumerevole schiera (di agenti che sono distratti abusivamente dai loro compiti istituzionali e sono adibiti invece al servizio di usciere o di autista, spesso privato, nei ministeri e negli uffici giudiziari . o forse, alla soluzione, si sarebbero potuti usare i soldati di leva nei servizi di vigilanza esterni al carcere; alleviando in tal modo la fatica degli agenti di custodia ai quali, ovviamente, dopo otto ore di turno sulle mura delle carceri, non si può certo chiedere di collaborare nell' opera di rieducazione del condannato affidato alla loro custodita. un' altra proposta — penso si possa fare — riguarda l' impiego e l' utilizzazione degli obiettori di coscienza , cioè del servizio civile. sicuramente (le mie in particolare) appaiono o sono (qualcuno però me lo deve dimostrare) delle soluzioni semplicistiche, probabilmente dilettantistiche o dettate da improvvisi afflati politici e non ispirate dal nostro più genuino substrato storico-sociale. sicuramente — e questo è vero — non sono ispirate da una profonda e radicata conoscenza dei principi generali del diritto penale e del diritto penitenziario. certo sono settoriali, però io credo che si possa intervenire anche molto più modestamente, con l' impiego del decreto legge e qualche volta — mi riferisco al sottosegretario Dell'Andro ; perché avevamo avuto già un incontro in questo senso — con il semplice ricorso ad una circolare ministeriale che ristabilisca, per esempio, il diritto civile del cittadino detenuto di ascoltare la propria emittente radiofonica e non solo la radio di Stato; ella ricorderà, sottosegretario Dell'Andro , che avevamo avuto un incontro e mi si era detto che non era possibile perché poteva intercettare la radio della polizia, ma anche il cittadino libero, suppongo, può intercettare la radio della polizia. quindi non vi è solo il semplice sistema del decreto legge , ma a volte può intervenire un sistema ancora più semplice, quale quello della circolare ministeriale. del decreto legge , con il quale da anni poi in Italia si governa, quando si devono reperire migliaia di miliardi per ristrutturazioni, riconversioni, pianificazioni che non strutturano, non riconvergono e forse non pianificano assolutamente niente, noi oggi chiediamo invece l' applicazione per lenire subito le sofferenze attuali di cento, di mille o anche di uno solo tra i cittadini ingiustamente detenuti o internati. quando il collega Pennacchini ci accusa di visione reazionaria, autoritaria ed estremista della giustizia, noi domandiamo cosa altro non sia, per esempio, il trasferimento violento, illegittimo, di tredici donne dal carcere di Roma nelle più remote ed eccentriche carceri italiane. chiediamo, per esempio, se non è violenza quella peregrinazione quotidiana di molte centinaia di detenuti da un carcere ad un altro, perché nelle carceri italiane non vi è più un solo posto. domandiamo che cos' altro non sia il sequestro di persona attuato ogni giorno dallo Stato, che si rifiuta di scarcerare, non attuando la legge processuale penale e la riforma penitenziaria , gli individui che hanno maturato il diritto alla scarcerazione. domandiamo se non sia violenza addirittura la costituzione di una commissione inquirente nel manicomio di Aversa, nel momento in cui, nonostante le denunce di magistrati di sorveglianza che si rifiutano di entrare nel lager di Aversa, il moderno Kappler che lo dirige continua ad essere direttore e non detenuto, tra l' altro facendo filosofiche disquisizioni sui manicomi penitenziari nella rivista edita dal ministero di Grazia e Giustizia . domando infine a tutti i colleghi se non sia violenza la mancata designazione dell' ultimo giudice laico che doveva completare il Consiglio superiore della magistratura , che a distanza di oltre un mese dalla sua formazione. in un momento in cui il Consiglio stesso è chiamato oltre che a rimediare i danni del precedente Consiglio, a provvedere all' organizzazione degli uffici giudiziari e tuttavia non può essere convocato perché sul nome del giudice socialista non è stato trovato l' accordo dei partiti. il collega Pennacchini lo dimentica ma io credo che questa sia effettivamente la violenza istituzionale. volevo fare due osservazioni riguardo alla nostra prolungata visita al carcere di Firenze. ho avuto diversi incontri in questi mesi con il sottosegretario e in parecchie carceri italiane: mero che almeno lei non l' abbia visto come una forma di esibizionismo o come forma, non so di follia acuta che pare mi sia congeniale tra le altre cose. ella sa che ci siamo incontrati non solo a Torino, non solo a Milano, ma anche in altre carceri, e ci siamo sentiti molto spesso. quando vi sono stata mi sono fatta spesso garante per la discesa di parecchi detenuti dai vari tetti, garante di una applicazione settoriale minimale ma almeno di alcuni punti della riforma carceraria . devo dire che la mia contraddizione poi è esplosa violentissima perché, pur avendo fatto delle pressioni, ebbene, devo dire che non avrei coraggio di tornare dai detenuti delle carceri di Milano, se non per consigliare un' altra volta i tetti o, anche senza consigliare questo, comunque non mi sentirei di garantire più nulla. probabilmente ella ricorderà quella conferenza stampa , e devo dire che dall' inizio di settembre sono passati tre mesi. io non chiedevo l' applicazione immediata della riforma, ma almeno un sesto di volontà politica che chiarisse l' indirizzo che si voleva seguire. siamo arrivati finalmente oggi alla possibilità che un gesto di volontà politica sia fatto: io mi aspetto molto dalla replica del ministro. mi aspetto molto perché credo — e così ho sempre creduto — che la sua gestione abbia dato un corso e un impulso diverso a questo ministero. di ciò gli ho dato sempre atto, mi pare, e credo che sia arrivato anche il momento di verificare concretamente questo tipo di disponibilità. riguardo alla nostra prolungata visita al carcere di Firenze, voglio fare due osservazioni. la prima, signor ministro, riguarda il comportamento dei funzionari del suo ministero, dai quali abbiamo avuto un trattamento che definire indecoroso è veramente poco, naturalmente non per le nostre persone — non è questo il problema — ma per la funzione che in quel momento esercitavamo. ad esempio, l' ispettore Traversi, con il quale abbiamo avuto uno scambio di idee che generalmente, in termini politici, viene definito chiaro e serrato, e che ci ha precluso la possibilità di rientrare nella sezione per proseguire la nostra visita, ha poi mentito ai giornalisti, affermando che noi gli avevamo garantito di lasciare il carcere subito dopo la conferenza stampa . il colmo del ridicolo è che proprio durante la conferenza stampa , ed anche precedentemente, avevamo comunicato che non avremmo lasciato l' istituto se non dopo avere incontrato sul luogo le autorità giudiziarie di Firenze. un altro di questi funzionari, il direttore generale Altavista, parlando il giorno successivo con il nostro collega Pannella, si è assunto la responsabilità della decisione di non consegnarci le coperte per la notte — sottolineo ancora — nonostante il rispetto dovuto alla nostra funzione, e non alle nostre persone; infatti, noi ci siamo riscaldati facendo ginnastica, quindi l' esperienza non è stata drammatica, ed è fallito il tentativo del direttore generale Altavista di dissuaderci con il freddo dal permanere all' interno del carcere, esclusa la possibilità di dissuaderci con la fame, perché noi avevamo anticipato la mossa con un digiuno politico. cito questi episodi non per lamentarmi, evidentemente, ma per trarne qualche considerazione. questi comportamenti, che sono basati sulla menzogna e sull' inganno, sulla prevaricazione e sulla violenza, sono stati adottati nei confronti di deputati che stavano esercitando il loro diritto dovere , tra l' altro sancito dalla legge; deputati per i quali chiaramente esisteva attenzione da parte della stampa. possiamo immaginare quale possa essere il trattamento riservato ai detenuti per i quali non esiste attenzione della stampa e non esiste istituzione che li difenda. abbiamo avuto occasione — lo dicevo prima — di riconoscere anche pubblicamente, in più di una occasione, che il ministro Bonifacio ha impresso un diverso indirizzo al ministero di Grazia e Giustizia , da quando ha sostituito in quell' incarico di Governo il ministro Oronzo Reale e la sua infausta gestione. temo però fortemente, signor ministro, che questo nuovo indirizzo di Governo non riuscirà a raggiungere gli istituti di pena e i tribunali fino a quando non saranno cambiati, oltre agli indirizzi politici, anche i comportamenti e gli atteggiamenti dell' amministrazione e della burocrazia ministeriale. l' esperienza personale contratta nei giorni scorsi alle Murate devo dire onestamente che mi fa disperare che ciò si possa verificare. la seconda osservazione, che credo sia quella politicamente fondamentale, riguarda la presa di posizione che si è avuta da parte dei dieci sostituti procuratori della Repubblica di Firenze pochi giorni dopo la nostra visita. che cosa hanno detto questi magistrati? constatato il sovraffollamento delle carceri di Firenze, lo stato della giustizia e l' arretrato giudiziario, hanno detto che d' ora in poi limiteranno i mandati di cattura soltanto a quei casi che sono tassativamente previsti e per i quali la cattura è resa obbligatoria dalla legge e agli altri casi nei quali essa è richiesta da imprescindibili esigenze processuali, anche queste tassativamente previste dalla legge. queste sono — è bene ricordarlo il pericolo di fuga e il pericolo di inquinamento delle prove. qui ci sono alcune considerazioni da fare. questi magistrati hanno clamorosamente confermato i motivi per i quali avevamo richiesto, in uno spirito non polemico ma di collaborazione, di poterci incontrare con i massimi responsabili della giustizia fiorentina nel luogo stesso dove noi avevamo fatto le nostre constatazioni e i nostri accertamenti, esercitando la funzione che ci è esplicitamente riconosciuta dalla legge. da parte del procuratore generale Ognibene si è opposto invece non soltanto un aprioristico rifiuto ad ogni forma di dialogo e di collaborazione, ma sono state messe in atto vere e proprie minacce al direttore stesso del carcere, e si è cercato di imporre allo stesso ministero una interpretazione restrittiva della legge, che vanificherebbe in pratica le funzioni di controllo dei deputati. ci troviamo secondo noi, a Firenze, di fronte ad organi responsabili della giustizia, nelle sue più delicate funzioni, che continuano ad ispirarsi ad un atteggiamento di chiusura autoritaria, lo stesso che ha impresso alla procura generale di quella città l' ex procuratore generale Calamari. torniamo alla presa di posizione dei sostituti procuratori di Firenze, che corrisponde a quell' indirizzo di politica giudiziaria , rigorosamente legale e costituzionale, che da anni, inutilmente, come radicali sollecitiamo dal Governo, dal Parlamento, dalla magistratura. qualcuno ha temuto di ravvisare in questa presa di posizione una mossa strumentale rivolta a creare allarme e preoccupazione nell' opinione pubblica , di fronte al pericolo di scarcerazione, di denuncia a piede libero di pericolosi delinquenti. credo che di altro abbia ragione di preoccuparsi l' opinione pubblica ! quello che di veramente singolare ed allarmante ha la dichiarazione dei sostituti di Firenze è questo: essi ci dicono, e ci dicono ufficialmente, quello che tutti sapevamo, e di fronte a cui tutti noi, Governo, Parlamento, magistratura, eravamo silenziosi ed inerti. essi ci dicono, cioè, che assolveranno d' ora in poi alle loro funzioni giudiziarie, si atterranno rigorosamente alla Costituzione ed alla legge, con ciò riconoscendo — fino a prova di smentita che fino ad oggi si sono mossi fuori della legge e fuori dalla Costituzione. oppure no, ma questa è la mia interpretazione; sentiamo le controinterpretazioni! ma questa è la prassi giudiziaria generalizzata che il paese conosce ininterrottamente da trent' anni , tanto è vero che i sostituti procuratori di Firenze hanno sentito la necessità di fare una dichiarazione pubblica, dicendo che fino a ieri è stato così, e che da domani si comporteranno in maniera diversa. allora bisogna un po' capire quando sono fuori legge, se nei trent' anni precedenti o d' ora in poi, evidentemente. le conseguenze, poi, di questa applicazione della giustizia sono sotto gli occhi di tutti e questo rientra nella parte di analisi che abbiamo già sentito fare, in relazione ai problemi del sovraffollamento, eccetera. volevo sintetizzare questo mio intervento in tre punti fondamentali, quello del sovraffollamento delle carceri, quello degli organici e quello della funzione delle regioni e degli enti locali nell' attuazione della riforma carceraria . ho avuto la sorpresa di leggere nei giorni scorsi che il ministero, quasi a sdrammatizzare il problema del sovraffollamento, ha emesso un comunicato in cui si rendeva nota una diminuzione del 5 per cento dei detenuti nel corso dell' ultimo anno. i detenuti sarebbero dunque poco più o poco meno di 32 mila, in carceri che potrebbero ospitarne al massimo — lo sappiamo tutti — 27 mila. questa è la prima conseguenza della stretta di vite che è stata data dopo il 1972 alla politica giudiziaria in materia di libertà provvisoria e di mandati di cattura; ed io credo che la pericolosità di questa situazione sia evidente a tutti, anche perché la sproporzione tra le attrezzature ed il personale ed il numero dei reclusi è incontestabile. per quanto riguarda il sovraffollamento delle carceri, mi pareva di aver fatto due proposte precise, cercando magari di verificarle in seguito; la prima era in relazione all' articolo 272 del codice di procedura penale citato in tema di durata massima della custodia preventiva, l' altra in relazione all' utilizzazione delle carceri mandamentali. vediamo se queste strade sono, percorribili; o se invece mi sono state riferite cose non accettabili. per quanto riguarda gli organici, se ne parla, e giustamente. per quanto riguarda gli agenti di custodia, non credo si tratti solo di un problema economico; sicuramente è un problema economico, ma non è solamente quello. credo che si tratti di intollerabili condizioni di vita , di turni che nessun altro lavoratore accetterebbe, di straordinari ridicoli, di rinuncia sistematica al sacrosanto diritto al riposo settimanale, del ritardo e del rinvio sistematico delle ferie. gli organici vanno adeguati, e secondo noi occorre bandire nuovi concorsi. il collega che è intervenuto prima di me ha prospettato procedure di anni; mi auguro che non sia così. spero che almeno per questo personale, i concorsi non siano così burocratici da concludersi addirittura nell' arco dei prossimi trent' anni , anche perché — come accennavo prima — o si provvede subito alla modifica del secondo comma dell' articolo 47 della legge numero 354 del 1975, o veramente sarà l' affossamento generale della riforma penitenziaria . alle « nuove » di Torino, nel luglio scorso, abbiamo trovato 30 guardie in servizio per mille detenuti. credo che ella se lo ricordi. alle Murate ne abbiamo trovati 12 a sorvegliare 270 detenuti senza turni e in una situazione allucinante. molte guardie, inoltre, sono sviati agli « usi domestici » di cui parlava il capitano Margherito a proposito di molti agenti del reparto Celere di Padova. credo che su questo punto sia necessario intervenire, evidentemente. bisogna parlare anche della delega di determinate funzioni statali alle regioni. è già stata data la delega al regime Piemonte per quanto riguarda la materia sanitaria, ma esistono anche altri problemi: di edilizia carceraria, di competenza della regione in materia di territorio e di sanità, di lavoro nel carcere e fuori dal carcere, di tempo libero , della scuola, di corsi di addestramento professionale e problemi più generali del reinserimento nella vita sociale e produttiva. questi sono tutti problemi — che a nostro avviso — non si risolvono senza il coinvolgimento delle regioni, degli enti locali , e degli stessi sindacati. questo probabilmente non è un discorso politico, ma sono alcune proposte minime ed umili sulle quali mi aspetto una risposta.