Marco PANNELLA - Deputato Appoggio
VII Legislatura - Assemblea n. 47 - seduta del 25-11-1976
1976 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 257
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , come gruppo radicale — non solo io personalmente — siamo contro l' accoglimento della proposta che è stata fatta, perché la riteniamo per almeno due motivi sostanzialmente e gravemente sopraffattoria. il collega Preti, che dai tempi della cedolare vaticana onora molto il suo nome, in mancanza d' altro... ho detto: che dai tempi della cedolare vaticana onora molto il suo nome, in mancanza d' altro...... ha probabilmente, senza rendersene conto fino in fondo in realtà, con la sua proposta stravolto l' economia di questa nostra seduta. vorrei con molta sincerità invitare: tutti gli altri gruppi (che così unanimi; al solito, sono accorsi a ritenere che i radicali sono strani diversi, e probabilmente irresponsabili ed eccessivi) a tener conto di una prima considerazione, che poi accantonerò subito. credo che nessuna maggioranza del nostro Parlamento, sostanzialmente, signor presidente , dinanzi a dichiarazioni gravi, importanti, ed improvvise per quel che riguarda il nostro ordine dei lavori , del Governo, possa stabilire che non si discutano subito e immediatamente. e se il Governo venisse ad annunciarci lo stato d' assedio ? sono ipotesi — voi ritenete — forse eleganti e di scuola? lo vedremo. ma voglio dire che sostanzialmente il fatto che all' improvviso, nei nostri lavori si inserisca una dichiarazione del Governo di portata storica (gliene do atto, signor presidente del Consiglio ) e su questo avremmo voluto subito parlare. di portata storica, abbiamo avuto il patto Gentiloni un patto di classe), abbiamo avuto quello del 1929 (un patto di classe), abbiamo avuto quello del 1947 (un altro patto di classe); abbiamo ora questo: è dato storico ormai di un secolo. l' onorevole Andreotti porterà questo onore e questi oneri. ebbene, dinanzi alla gravità di questa iniziativa credo che creare il precedente per cui una maggioranza qualsiasi tolga il diritto ad una minoranza di chiedere immediatamente che si discuta in Parlamento sulle dichiarazioni del Governo sia un precedente grave. tenetevelo. probabilmente, è una preoccupazione, la nostra, da destra storica ; di quelle che ritenete formalistiche e che non tengono conto della realtà delle cose: venendo, invece, ad un motivo, ad un tema, ad una argomentazione più puntuale e, in apparenza, più umile dell' altra, dirò che siamo stati convocati qui per discutere su una mozione che chiede al Governo la denuncia unilaterale dei patti lateranensi e del Concordato, per mancanza della controparte. colleghi (cosa credete?), questo devo dirlo: vorrei che ciascuno di voi poi ci ripensasse per un istante rileggendo domani il resoconto stenografico . sappiamo, certo, che mai, da vent' anni , qualcuno mostra qui di convincersi in base ai dibattiti, mai. si danno riconoscimenti di scuola, di cortesia, cortesi o ipocriti. ma si è mai alzato qualcuno per dire in qualche misura: la moralità del dibattito è salva, ho cambiato opinione, o vorrei riflettere ancora, collega Preti? credo che non accada più. e noi continuiamo a muoverci come se invece questo dovesse accadere, altrimenti non siederemmo su questi banchi. abbiamo già detto mille volte anche rispetto alla vostra usanza, alla vostra prassi ormai trentennale per la quale chiamate a raccolta i colleghi al momento del voto, senza avergli consentito, bloccando il lavoro delle Commissioni, di assistere al dibattito. ecco, si accorre a votare senza essersi formati direttamente, e magari anche indirettamente una opinione nel momento della creazione degli atti legislativi. ma quello che fa la proprietà di una opposizione è proprio che ha tempi, ha cultura diversa. una vera minoranza, è questo e voi dovete rispettare non le vostre minoranze interne di ogni giorno, di contrattazione, ma le minoranze diverse da voi. noi continuiamo a ripetere: denuncia unilaterale! con Ernesto Rossi , con Nicolò Carandini, con Mario Pannunzio, con Leopoldo Piccardi, morti, e che furono assenti da qui, tutti, per il linciaggio di regime, perché erano anticoncordatari. arriviamo oggi noi qui forse indegni di loro, ma al loro posto anche con questa continuità, con questa posizione. nel 1958 fecero e facemmo una campagna elettorale con l' « alleanza radicale e repubblicana » proprio sulla richiesta della denuncia unilaterale e motivata in quel modo. ebbene voi in questo momento ci togliete anche i tempi dovuti di dibattito. cinque mesi fa ormai, signor presidente del Consiglio , noi chiedemmo al Governo, presentando la mozione il 5 luglio, di prendere atto di una situazione che voi non condividete. noi riteniamo che da trent' anni il Concordato è ogni giorno violato perché lo schema pattizio che lo Stato totalitario era riuscito a realizzare... perché ho sempre detto che Almirante era poco più che uno zuavo pontificio e non un fascista? perché sul divorzio; sull' aborto, sul Concordato si è schierato con i clericali nemmeno di tipo fascista, nella svendita ogni giorno dello Stato, l' ha coperta; l' ha portata avanti... fascisti, ma quali? il fascismo aveva un' altra dignità, tragica, contro di noi. ma quello Stato aveva preteso in cambio alcune cose che avete invece mollato ogni giorno lasciando solo le altre. siamo dunque stati convocati per discutere, onorevoli colleghi (onorevoli dico per una volta), non le dichiarazioni del presidente del Consiglio , ma la vostra mozione, che non è superata dalla richiesta di autorizzazione a trattare che il presidente del Consiglio ci fa. noi denunciamo una situazione di carenza e di rottura di patti internazionali che vive quindi, come fatto che dovete analizzare che è sottoposto al vostro giudizio. non siete pronti, a parlarne? deve riflettere il collega Preti? sa già che invece non è d' accordo con questa impostazione radicale. anche voi lo sapete. e allora perché toglierci perfino il diritto di essere criticati, dibattuti, di essere messi in minoranza? ma non è l' autonomia del Parlamento che viene negata? arriva l' Esecutivo con una sua impostazione: la revisione oggi. mentre la nostra impostazione, la mozione che abbiamo presentato il 5 luglio, a norma di regolamento, la nostra denuncia unilaterale per oggi non viene più nemmeno presa in considerazione se non per incidens . ma, badate, non esiste dinanzi a noi che questa sola mozione. il presidente oggi ha aperto questa seduta dicendo: è aperto il dibattito, sulle mozioni; poi ci ha comunicato che, usando di un suo potere costituzionale, il presidente del Consiglio sceglieva quel momento per prendere la parola. e allora, d' un tratto non esistiamo più? non esiste la mozione Bozzi e la mozione Tripodi? questo è democratico o sopraffattore? dovete riflettere. anch' io voglio riflettere e anch' io in conferenza dei capigruppo per questo ho detto che un dibattito sul Concordato in un giorno e mezzo non si fa, non tollereremo che si faccia. la pace religiosa e l' Italia cattolica... siete circa trecento, colleghi democratici cristiani ! se è vero che c' è un nesso tra queste cose e la pace religiosa e la libertà religiosa, la storia delegate a nessuno, ad un rappresentante di gruppo. parlate come persone per saggiare dei personalismi magari cristiani. ma di cosa parliamo? parliamo di cose che attengono a temi quasi eterni. credo che nessuno qui parlerà del « veni Creator » . Benedetto Croce lo ha invocato forse rendendosi conto di quanto fosse divenuta grande la sua debolezza politica e umana rispetto al Croce del 1929. va bene , d' accordo: tu che sei così attento a queste cose, spero che lo sarai anche al dibattito sul Concordato, come persona, come deputato, partecipandoci. e poi ci dirai i nessi con Hegel e altre cose. è per questo che io continuo a affermare, in nome vostro, onorevoli colleghi , in nome nostro, in nome della Camera, che nulla legittima il rinvio che voi chiedete, a meno che a priori ed unanimi non stabiliate che non ha nessuna rilevanza la sofferenza di cinque mesi delle nostre mozioni, la nostra accettazione paziente, e spero che ce ne darà atto il presidente del Consiglio , quando il Governo, nella conferenza dei capigruppo del 18 o 25 novembre — non ricordo bene — ci disse di aspettare. abbiamo aspettato; ma, a questo punto, con il vostro gesto stabilite che tutto questo non esiste più; stabilite che il dibattito appena aperto è del tutto superato. perché? perché è in fase di attuazione il tentativo di revisione. salvare e rispettare i diritti della minoranza è innanzitutto rispettare il suo diritto di essere considerata un po' come voi: gente che anch' essa parla, che ha idee. voi potete bocciare le nostre posizioni; voi potete criticarle, denunciarle come aberranti. ma la moralità nostra, quella di un' Assemblea e di un Parlamento, non è quella di far finta di niente o, con un atto che offende tutti, che offende la Camera, stabilire che, siccome il Governo porta altro — e io vi ho anche chiesto « se avesse portato ancora altro? » — state facendo passare il principio che una maggioranza può impedire alla minoranza di prendere subito la parola su un intervento straordinario ed imprevisto del Governo. riflettete su queste cose. noi vogliamo e chiediamo che continui il dibattito. a noi farebbe molto comodo — quello personale e quello politico coincidono, lo abbiamo sempre detto — rinviare. egoisticamente arrivo, come tutti noi, anche abbastanza stremato da queste storie, da queste contestazioni, da queste sensibilità (non insensibilità: avete una sensibilità giusta, collega Preti, la stessa della cedolare vaticana; sono gli stessi nodi di ieri che si ripropongono oggi qui dentro). fra tre o cinque giorni sarei anch' io forse meglio preparato, più riposato; potrei per una volta fare un intervento ordinato: non mi avete mai sentito farne uno, sono il primo a dirlo. preferisco invece farlo disordinato, da rappresentante del popolo , rispettando i regolamenti che sono i vostri e i nostri, non creando dei precedenti che possono essere usati domani da altre maggioranze contro altre minoranze. siamo sempre preoccupati delle offese che voi potete fare ai nostri diritti, perché in realtà siamo così all' unisono con i diversi, nel paese, che siete abbastanza poco capaci, poi, tecnicamente, di metterci il bavaglio, anche se con l' aiuto di quella gente lì su, cioè della stampa di regime e della radiotelevisione di Stato, il bavaglio è continuamente posto sulle nostre bocche. a questo punto, dunque, chiediamo che si voti: mi auguro che alcuni colleghi riflettano e facciano vedere come votano. che non sia un voto troppo corrivo. per il resto, sappiamo il rispetto che si ha dell' opposizione in questi momenti: sappiamo che la sopraffazione sarà compiuta. d' altra parte ho capito come andava a finire già da oggi, signor presidente del Consiglio , signor presidente della Camera, non quando ho ascoltato il presidente del Consiglio o sono venuto alla conferenza dei capigruppo , ma quando, entrando nel palazzo dall' ingresso principale, ho letto: i colleghi comunisti sono convocati tutti alla fine delle dichiarazioni del presidente del Consiglio per riunione di gruppo. già sapevo come sarebbe andata, le decisioni erano prese e di illusioni non me ne facevo. no, Pochetti, tu non devi chiedere il permesso a nessuno. è evidente. io dico semplicemente che dalle cose che nella tua sovrana volontà, dalla vostra sovrana volontà sono decise io traggo gli auspici e ne traggo delle conseguenze e dei giudizi politici. abbiamo dunque dibattuto e essendoci ascoltati — pare — ed essendovi quindi in coscienza chiesti se per caso questo « diverso » non ha ragione, adesso in onestà di coscienza votiamo: con 250 compagni comunisti a priori convocati altrove. grazie.