Giulio ANDREOTTI - Presidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
VII Legislatura - Assemblea n. 416 - seduta del 29-03-1979
Commemorazione di Ugo La Malfa
1979 - Governo V Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 416
  • Commemorazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , avrò occasione, presentando tra poco la nuova formazione ministeriale, di dare doveroso atto della determinante parte avuta dall' onorevole Ugo La Malfa nella risoluzione della crisi e nella preparazione del programma del nuovo Governo. desidero qui manifestare, sotto un profilo più generale, la profonda tristezza per questa perdita improvvisa, che ha privato la politica italiana di uno dei suoi uomini più rappresentativi, la caratteristica dei quali è quella di non sbagliare nei momenti essenziali della vita, quando si debbono assumere posizioni decisive, disprezzando il rischio ed ogni calcolo di convenienza. quanti di noi hanno avuto il privilegio di partecipare in Roma — sia pure in marginale posizione giovanile — alla ricostruzione democratica e sono i sopravviventi di una stagione nella quale era quanto mai valido quel che ieri ha detto Leo Valiani, che la politica nello stesso tempo divide e unisce, ricordano la posizione singolare di Ugo La Malfa . nel contesto degli anziani, quasi tutti dediti a discorsi di politica generale e di schieramenti, e soggetti tutto al più in economia a recepire acriticamente le sinossi keynesiane e le suggestioni del piano Beveridge, questo riflessivo uomo di formazione bancaria parlava un linguaggio tutto suo, affacciando, per l' indomani, tesi le preoccupazioni monetarie e ponendo problemi di programmazioni economiche a medio e lungo termine, ai quali in gran parte anche i più illustri tra i superstiti del prefascismo non erano predisposti a dare un' accentuata attenzione. La Malfa , però, non era un tecnico prestato alla politica ed aveva, al contrario, anche una parte attiva, vivacissima, intransigente, ogni qualvolta i dibattiti toccavano gli orientamenti di fondo, le tattiche e le strategie per la rinascita. a liberazione avvenuta, La Malfa non abbandonò l' abitudine al dibattito e trovò sempre il tempo — anche fuori degli incontri ufficiali — per confrontare posizioni e per contribuire ad orientare i più giovani. sono indimenticabili le sere a casa di Silvia e di Cecil Sprigge con La Malfa , Stefano Siglienti e Raffaele Mattioli; e con eguale intensità è vivo il ricordo di altri incontri, in casa di Giuseppe Spataro, anche lui da poco scomparso. la sua reiterata attività ministeriale è ben nota, dalla lontana responsabilità del ministero dei Trasporti nel Governo Parri all' ultima generosa assunzione della vicepresidenza del Consiglio in un momento nel quale avrebbe avuto anche legittimi motivi per non impegnarsi. e fu sempre un uomo libero da pregiudizi o da condizionamenti legati ad idee particolari. difese le partecipazioni dello Stato, facendone per primo un intelligente progetto di classificazione e di riordino, ma non si astenne da aspre censure laddove ritenne che i concetti di economicità fossero disattesi. fu regionalista convinto: ma quando, a tempi serrati, si discussero nel 1970 i provvedimenti finanziari regionali, mise in mora tutti i gruppi della maggioranza, perché riteneva che, cristallizzando per pigrizia politica situazioni di fatto, si compromettesse per il domani una più profonda, razionale e avanzata riforma. e potremmo ricordare anche la sua delusa protesta perché dopo la nazionalizzazione dell' energia elettrica — cui aveva con tenacia lavorato — erano aumentati, anziché ridotti, i costi di gestione. ma proprio in questo abito di rigore critico è consistita una delle qualità tipiche del collega ed amico che oggi piangiamo e la cui morte ha suscitato in tutti sincera commozione, dai capi di Stato delle massime potenze internazionali alla gente più umile di Roma, di Palermo e delle Romagne, che ieri è venuta a dargli lo estremo saluto. è pieno di significato concludere con alcune parole che Ugo La Malfa pronunciò in quest' Aula il 20 settembre 1946 durante i lavori dell' Assemblea costituente , quando i problemi economici dell' Italia erano di altro tipo, ma venivano da lui inquadrati in una prospettiva che, aggiornata, mi sembra di piena attualità: « i problemi della democrazia per me sono questi. noi dobbiamo pensare che un terzo della ricchezza nazionale è distrutto e che ci sono condizioni obiettive contro cui lottare, che sono condizioni di fame e di miseria. un terzo della ricchezza distrutta significa milioni e milioni di italiani che non hanno mezzi di vita. questi problemi, che la democrazia deve affrontare, non possono essere risolti in un giorno o in un mese. il malcontento, la fame, la miseria battono alle nostre porte e non possiamo fare nulla, perché non possiamo creare un terzo della ricchezza nazionale in uno o due anni. tuttavia, dobbiamo avere il senso del cammino da percorrere. dobbiamo avere fede ed energia, perché oggi sembra tutto oscuro ma, se abbiamo fede nell' avvenire, tutto diventerà chiaro » .