Emma BONINO - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 38 - seduta del 12-11-1976
Sulla politica economica del Governo
1976 - Governo III Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 38
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , colleghe e colleghi, signor presidente del Consiglio , tre mesi fa, l' 11 di agosto, motivando la nostra sfiducia al suo Governo, dicemmo che noi non ci astenevamo ma votavamo contro, checché ne pensi il collega Spaventa, proprio in nome e per conto dei poveri e degli indifesi, che sarebbero diventati sempre più poveri e sempre più indifesi; in nome di quel 64 per cento di giovani che continuerà a cercare la prima occupazione, in nome dei pensionati cui è riservato un trattamento ignobile e disumano, in nome delle donne che sono le prime a risentire gli effetti della recessione nel luogo di lavoro e a casa nell' amministrazione dei magri bilanci familiari, e in nome dei disoccupati e dei sottoccupati che sarebbero aumentati. ricordo che Spinelli, incontrandomi — poco dopo, disse: è un discorso efficace, ma demagogico. ebbene, questo discorso invece si è rivelato a distanza di tre mesi puntuale e attento. signor presidente del Consiglio , non a caso leggevo in questi giorni sulla stampa che il suo collega, il ministro Donat-Cattin, ventilava per l' anno prossimo 600 mila disoccupati in più. ora, non è che noi volessimo assumerci il ruolo di Cassandra delle sventure future, perché tra l' altro è un ruolo che si è attribuito il collega La Malfa e glielo lasciamo; ma eravamo spinti oggettivamente da comune buon senso da padre o madre di famiglia. vede, se in una famiglia c' è anche un solo esponente particolarmente parassita, particolarmente scialacquatore, a carico e a spese del lavoro degli altri, e che ha ridotto la famiglia sul lastrico, a nessun parente mai verrebbe in mente di affidare proprio a costui la ripresa della famiglia stessa lasciandogli in mano le ultime risorse. mi pare, invece, che è proprio quello che i compagni comunisti e socialisti hanno ritenuto di fare affidando a un Governo monocolore democristiano le speranze alternative di milioni di elettori del Pci e del Psi il 20 giugno. ella, signor presidente del Consiglio , è venuto in quest' Aula a presentarmi un rendiconto, anche perché non può fare altro. non chiedo infatti a lei di promettermi le riforme; so che non ce le può dare; noi non la consideriamo così autolesionista da scavarsi la fossa proprio con le sue mani. allora, il problema è che non è di sicuro lei o il Governo democristiano che può mettere in atto quelle riforme di struttura e sostanziali per una graduale transizione al socialismo, evidentemente. non posso venire a dirle anch' io che lei non fa le riforme. credo bene che non le fa, perché questo significherebbe intaccare proprio quei centri di potere sui quali si regge la forza del partito che lei rappresenta. quindi, le do atto di questo, e mi sembra che transizione graduale al socialismo sia un compito delle sinistre e sicuramente non suo. ora lei ci presenta questo rendiconto, le cui cifre — devo dire — sono agghiaccianti e rappresentano il fallimento di trent' anni di politica democristiana. è finito il tempo delle orchidee, signor presidente del Consiglio . in agosto, ella aveva invitato gli italiani a non comprare più orchidee, perché queste spese non si possono fare; mi pare che dopo le orchidee sia arrivata una stangata di 5 mila miliardi cui credo si debba aggiungere la difficoltà di ritrovare i soldi per finanziare il prossimo fantomatico piano di riconversione industriale. stangata che sarà pagata duramente dalle classi più povere del paese. l' inverno che si annuncia sarà freddo e rigido, nel senso letterale del termine, perché le spese di riscaldamento non entrano nel bilancio di intere famiglie che non avevano mai conosciuto un così alto grado di miseria. sarà un inverno di fame, perché, ai prezzi attuali, persino il pane, per i pensionati a 32 mila lire al mese, costituirà una spesa « voluttuaria » ed estremamente difficile. nel suo programma c' è solo recessione e, per quanto riguarda le misure che ella ci presenta come antinflazionistiche, noi riteniamo che esse non siano tali, perché il paese conoscerà nuove stangate, nuova inflazione, maggiore carovita, ulteriore svalutazione della nostra moneta. e nel suo programma non c' è alcuna di quelle contropartite — come dicevo prima — nessuna di quelle riforme alle quali questi sacrifici dovrebbero essere finalizzati. questo non lo diciamo noi, lo diceva il compagno Luigi Longo al comitato centrale del partito comunista . di fronte ai sacrifici richiesti e imposti ai lavoratori che cosa abbiamo? abbiamo il fatto che le uniche spese di investimento che il Governo annuncia riguardano la ristrutturazione dell' esercito e il potenziamento dell' aeronautica. ora, io non credo che il pensionato a 40 mila lire al mese si sentirà particolarmente consolato della fame e del freddo pensando che però il paese ha mille carri armati in più. credo che il pensionato non se lo sognerà neanche. devo dire che tutto ciò non ci meraviglia. ella, signor presidente del Consiglio , fa il suo mestiere e lo fa egregiamente. non abbiamo mai pensato assolutamente che la Democrazia Cristiana da lei rappresentata potesse assicurare il risanamento dello Stato, l' eliminazione degli enti inutili, la conversione delle spese improduttive e parassitarie, e cioè proprio le riforme di cui il paese ha bisogno e senza le quali non può esserci ripresa e nuovo sviluppo economico . sapevamo e sappiamo che la Democrazia Cristiana non può politicamente, per la sua stessa ideologia interclassista, distruggere i centri di potere sui quali poggia, pena l' autolesionismo. per questo rivolgiamo il nostro discorso soprattutto ai compagni comunisti e socialisti. io credo, compagni, che, al termine di questo, dibattito e dopo il voto, questo non sarà più il programma Andreotti, ma sarà il vostro programma, nella misura in cui le vostre astensioni sono molto più determinanti per imporlo al paese e ai lavoratori di quanto non lo sia il voto favorevole dei democristiani stessi. questo programma si imporrà e diventerà agibile perché voi vi astenete, e ciò peserà molto più del fatto che i democristiani siano favorevoli. in altre parole, mi sembra che rischiate, in effetti, di diventare i protagonisti di un attacco insensato al potere contrattuale che la classe lavoratrice ha conquistato in decenni di lotte fatte dietro le bandiere dei vostri partiti e dei sindacati. è un attacco insensato anche al modesto e spesso illusorio benessere appena conquistato da intere classi sociali. tutto ciò viene fatto senza contropartita reale, senza nessuna garanzia, senza speranza che la dura realtà di oggi possa preparare la rinascita e la ripresa di domani. tra l' altro, non ci si può fare illusioni che il programma del presidente Andreotti si arresti qui. il compagno Berlinguer, nel discorso sulla « non sfiducia » del 10 agosto, annunciò che il partito comunista avrebbe fatto sentire l' artiglio dell' opposizione o dell' astensione. cioè, ci si era illusi, io credo, che sarebbe aumentato il potere del Parlamento, ci si era illusi che il peso determinante delle astensioni avrebbe potuto condizionare o costringere la Democrazia Cristiana ad attuare una politica negli interessi popolari, e cioè si pensava che il Parlamento avrebbe tallonato il Governo. si è verificato esattamente l' opposto; vediamo ogni giorno che il Governo non è tallonato dal Parlamento, ma semplicemente, con una serie infinita di decreti legge (i decreti di questa stangata fiscale e delle prossime che verranno; mi riferisco alla scala mobile ed avanti di questo passo), occupa il Parlamento. con questa politica e con questa linea di « coinvolgimento » estremamente abile il Governo scarica le proprie indecisioni, le proprie incertezze (di tutti questi anni, ed in particolare di questo ultimi mese) proprio sul Parlamento. la Dc non solo coinvolge il partito comunista nelle sue responsabilità, ma in questo modo elude le proprie di fronte al paese, servendosi poi dello scudo dell' astensione a sinistra. ma è il discorso chiaro che faceva Galloni poco tempo fa, probabilmente in un momento di particolare onestà, o di particolare ingenuità. Galloni cosa sosteneva? Galloni sosteneva che il partito comunista ha problemi che la Democrazia Cristiana non ha in questo momento, e cioè ha problemi di rapporti con le masse, problemi di difesa degli interessi popolari, perché gli interessi che la Democrazia Cristiana ed il partito comunista rappresentano non sono solo diversi, ma sono esattamente opposti. e la Democrazia Cristiana si accinge a far pagare agli interessi che la sinistra rappresenta il costo politico e sociale delle scelte di questo Governo. a questo punto mi pare che questa sua politica, onorevole presidente del Consiglio , miri a coinvolgere ormai direttamente anche la responsabilità del sindacato. ora, è troppo facile rifiutare il discorso delle « patate bollenti » , perché è molto più difficile capire — si fa per dire — chi ha acceso il fuoco sotto le patate che sono diventate bollenti. dalla sua relazione, pare che la crisi sia nata il 5 luglio; di quanto successo prima non si sa nulla, non è detta una parola. non è detto nulla del perché, del « percome » , del dove, in base a quali scelte, per quali responsabilità precise si sia a questo punto; non c' è una parola, c' è solo il grido di allarme « Annibale alle porte » , aiuto aiuto, tutti insieme, emergenza! se poi si va a verificare il « tutti insieme » , devo dire che tutti insieme proprio per niente; tutti insieme i lavoratori, sicuro! e le misure prese non sono neanche particolarmente nuove: l' aumento della benzina, delle bollette della Sip, del gas e quindi del riscaldamento ed avanti di questo passo, sono le stesse misure prese un anno fa, due anni fa, tre anni fa, sempre uguali. sono poi le misure che lei, con o senza l' astensione delle sinistre, onorevole Andreotti, deve prendere, perché ideologicamente può prendere solo queste; mi pare quindi che l' articolo dell' astensione non abbia contrattato e tanto meno condizionato gran ché. il Governo, a questo punto, rinvia — mi pare anche con i termini perentori di un mese — il sindacato alla Confindustria, e rinvia in caso di fallimento della trattativa al Parlamento; e cioè rinvia di nuovo il problema a chi? di nuovo alla sinistra, di nuovo ai presidenti di Commissione o ai compagni D'Alema , Libertini, Peggio, Barca, non so. ci accusate spesso — io credo ingiustamente — di anticomunismo viscerale. credo che invece, a questo punto, sia in gioco la nostra autonomia di giudizio e di scelta politica; credo che il nostro dovere sia quello — ma perché ci crediamo! — di contestarvi gli errori delle vostre scelte e della vostra strategia, compagni comunisti e socialisti. e non lo facciamo gratuitamente, ma proprio perché abbiamo fiducia che possano essere corretti, o interrotti, questi errori. la fiducia nell' assemblearismo, nei cosiddetti nuovi rapporti tra Governo e Parlamento, ha mostrato presto la corda. ma perché? perché non è vero che un Governo debole renda più forte il Parlamento; un Governo debole è un elemento funzionale per il regime, per le corporazioni, per le baronie di potere, e cioè per la Democrazia Cristiana , ma è invece un momento di debolezza grave per le istituzioni repubblicane, per il Parlamento, per i partiti della sinistra, per le classi sociali che la sinistra rappresenta. ed allora, io credo che il dialogo, per essere tale, debba essere intransigente e particolarmente chiaro. ecco, a sinistra esiste una discriminazione oggettiva nei nostri confronti, tanto è vero — dico — che le lettere che si mandano in giro non ci toccano mai. pare che noi non siamo, in primis , democratici, e sicuramente non siamo abilitati alla salvezza del paese. probabilmente, fra un po' di tempo, chiederemo « permesso » per entrare in quest' Aula, se saremo ben accetti. già tempo fa, dicevamo che poteva essere perseguita persino la politica di un Governo di emergenza, come d' altra parte proponeva prima delle elezioni il compagno Nenni. ma una politica di emergenza presuppone un programma di Governo di tutta la sinistra unita, da contrattare, anche in maniera dura, con la Democrazia Cristiana . invece, non solo si è perseguita ad ogni livello la politica di una nostra emarginazione, ma il problema è che non si parla affatto di un programma comune della sinistra. semmai vi sono alcuni incontri bilaterali (partito socialista con il partito comunista ) per concordare una politica di attendismo e di rassegnazione. il tono dimesso degli interventi di alcuni compagni che abbiamo ascoltato in questa Aula ci sembra disperante. non abbiamo ritrovato in essi le preoccupazioni espresse dal compagno Lama e dai massimi dirigenti sindacali, e soprattutto non abbiamo più ritrovato quello che il compagno Barca ha detto, e soprattutto quello che il compagno Libertini ha scritto in un articolo su La Stampa di venti giorni fa: essi avevano sostenuto « sacrifici sì, ma finalizzati » . finalizzati a che cosa? sicuramente non alle riforme sociali, perché non ce ne sono in vista, perché questo Governo non è in grado di renderle agibili, non potendo volerle politicamente. inoltre, quei sacrifici non mi sembrano finalizzati ad un aumento della domanda pubblica. intendo rivolgermi soprattutto al compagno Barca che ha sempre indicato nella « domanda pubblica » il pilastro della ripresa economica . l' onorevole Andreotti parla solamente di leggi promozionali e di rinnovamento dell' esercito e dell' aeronautica. quando dico, compagni — e correggetemi se sbaglio grossolanamente — che vi è il rischio, quasi la certezza, della restrizione drastica della capacità di spesa delle famiglie, con tutti gli effetti recessivi che ciò comporta sui livelli di produzione, intendo dire che nel 1977 non avremo un aumento significativo della domanda pubblica programmata. perché dico questo? perché non avremo un avvio significativo dei progetti speciali per il Mezzogiorno tanto è vero che , proprio negli ambienti della Cassa per il Mezzogiorno , si sostiene che quei provvedimenti speciali sono irrealizzabili in quanto mancano gli strumenti amministrativi; non avremo un avvio significativo dell' edilizia, specialmente di quella pubblica, ridotta com' è ad un vergognoso 3 per cento del totale: non avremo la ripresa del programma di impianti per l' energia elettrica (con un Enel ridotto allo sfacelo finanziario-amministrativo, grazie anche al plateale contrasto tra il ministro dell' Industria e la dirigenza dell' ente stesso). quindi, non avremo domanda pubblica. se a ciò si aggiunge che il potere di acquisto è drasticamente ridotto, evidentemente non avremo una domanda di consumi privati. non è forse il caso di chiedersi, allora, se questi sacrifici non saranno accompagnati, non già da una situazione di stagnazione, ma addirittura da una situazione di recessione produttiva che porterà non solo all' aumento della disoccupazione, cui accennava il ministro Donat-Cattin in questi giorni, ma anche al non arresto — e forse ad una spinta ulteriore — del processo inflazionistico? il compagno Libertini, proprio venti giorni fa, ha detto e scritto che « senza un rigoroso contenimento ed una rigorosa riqualificazione della spesa pubblica non si ha il diritto di chiedere alla gente nuovi soldi » . mi pare che nuovi soldi li abbiamo chiesti, continuiamo a chiederli: mi chiedo solamente dove sia la rigorosa riqualificazione della spesa pubblica . non solo, ma l' onorevole Libertini dubitava, egli stesso, del buon risultato, in senso antinflazionistico, dei provvedimenti che si stanno prendendo. ebbene, questi dubbi li condividiamo in pieno ed anzi li facciamo nostri. il presidente Andreotti non può essere quello che non è; egli rappresenta un partito politico , è il rappresentante di una certa situazione, quindi il presidente Andreotti fa il suo mestiere. il problema è che anche voi da sinistra dovete farle il vostro. allora io mi chiedo e chiedo ai compagni: è proprio corretto, in questa situazione e in questi tempi, dichiararvi sempre e continuamente insodisfatti e delle misure che si prendono e delle dichiarazioni del Governo , per poi astenervi? arriveranno altri provvedimenti; continuerete a dichiararvi insoddisfatti e poi vi asterrete. ciò è dovuto alla parcellizzazione con cui si affrontano i problemi. certamente se si fosse discusso contestualmente di questi vari aspetti noi avremmo dovuto investire il Parlamento di un dibattito di politica pura, come dice lei, presidente Andreotti. per questo noi abbiamo fatto nostro lo slogan che era del compagno Nenni tanti anni fa: politique d' abord . è proprio la chiarezza delle posizioni, infatti, che manca, e (da ciò discende una indistinzione dei ruoli. concludo, dicendo che noi, ovviamente, non siamo per principio contrari ai sacrifici. ma quando (questi risultino necessari a partire da una seria analisi delle cause politiche che ci hanno portato a questo punto, non quando si assume l' inflazione come la causa determinante della crisi e non già, come in effetti è, come un sintomo della crisi stessa. perché nel momento in cui si assume il processo inflazionistico come causa della crisi e ci si nega volutamente e in malafede la possibilità. di ricercarne le cause reali, noi sentiamo la pericolosità di una situazione in cui la sinistra non riesce o non vuole comunicare alla gente, in termini reali e politici, le cause che hanno determinato questa situazione. ho finito, signor presidente . per tutti questi motivi noi l' 11 agosto, votammo prima di tutto contro il Governo Andreotti e secondariamente contro l' astensione dei nostri compagni. dopo tre mesi debbo dire che facciamo una differenza che non è formale: votiamo innanzitutto contro l' astensione dei nostri compagni comunisti e socialisti, contro le astensioni del segretario Berlinguer e del compagno Craxi; votiamo contro l' astensione dei compagni che, non si sa perché, si chiamano indipendenti di sinistra, e poi — è scontato, è ovvio — votiamo contro il monocolore democristiano. la differenza non è formale.