Giulio ANDREOTTI - Presidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
VII Legislatura - Assemblea n. 38 - seduta del 12-11-1976
1976 - Governo III Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 38
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , nell' alternativa di (dovervi chiedere un certo numero di ore per esporre in maniera più organica e meno inelegante un commento al dibattito che qui si è svolto, e di consentirvi, invece, una più rapida conclusione di questa seduta, ho creduto mio dovere, accedere alla seconda delle ipotesi. mi scuso pertanto per qualche omissione e, specialmente, per l' intelaiatura un po' confusa di quello che esporrò. credo che da porre anzitutto in evidenza sia il fine di questo dibattito, nell' introduzione del quale non ho volutamente accennato ad aspetti politici (di rapporti fra partiti, non perché io ami estraniarmi dalla dialettica politica, ma perché ritengo che vi era una finalità specifica da raggiungere, quella cioè di consentire al Governo — date le condizioni particolari che esistevano poco più di tre mesi fa e che, in una caratteristica di pienezza o in una forma di mezzadria, propria o impropria, erano da tutti riconosciute — di consentire, dicevo, al Governo di nascere e di vivere, non esistendo la possibilità di formare un Governo differente. questa considerazione ha trovato puntuale conferma, poche settimane fa, nel voto — illuminante sotto questo profilo sul bilancio dello Stato . credo sia mio dovere introdurre in modo non surrettizio un argomento di politica generale, dal momento che ci troviamo dinanzi ad un quesito di estrema importanza, di natura politica e non tecnica. e cioè se, dinanzi a difficoltà, quali — non è retorico il rilevarlo forse mai vi sono state, salvo i primissimi momenti, il cui ricordo l' onorevole Almirante mi rimprovera puntualmente (così mi disobbligo dal timore, di non rispondere, onorevole Almirante, ad alcuni suoi argomenti, benché la maggior parte lei li abbia posti dicendosi sicuro che non le avrei risposto, ed io sotto questo aspetto cercherò di non deluderla), dinanzi a difficoltà così articolate in materie delle quali la disponibilità non è interamente nelle nostre mani, in quanto noi abbiamo bisogno — non è mancanza di prestigio, è fredda constatazione, responsabile presa d' atto di una realtà — di un sostegno esterno, noi dovevamo poter rispondere nella unica sede legittima. e quale che sia il giudizio su possibili e certi governi futuri, il Governo attuale può parlare anche internazionalmente su questi temi, nella pienezza della propria responsabilità. credo che, sotto questo aspetto, il Parlamento — tornando alle sue origini storiche, quelle cioè di lavorare prevalentemente sulla meccanica delle entrate e delle spese — doveva poter dire, salvo giudizi particolari su questo o quel provvedimento, se fosse giusta la strada su cui noi abbiamo ritenuto (e in molti casi era l' unica strada possibile e quindi non si tratta neppure di scelte), di fronteggiare la grave emergenza. questa non è certamente nata dalle vicende monetarie dell' ultima parte di settembre, ma ha messo in evidenza ancora una volta, una fragilità, che noi dobbiamo cercare di correggere proprio sfuggendo a quella antinomia nei confronti delle modifiche, delle riforme, che vorrebbe che non si riformasse quando le cose vanno bene, per non mettere in discussione un quadro stabilizzato; ma che ugualmente non si riformasse quando le cose vanno male, per non rendere ancora più difficile la situazione. questa linea, che abbiamo cercato prima di esporre, sia pure forse in forma non compiuta, nella presentazione del Governo e che più analiticamente fu presentata alla Camera dei Deputati dai ministri finanziari all' atto della votazione dal bilancio: noi dobbiamo sapere se trova modo di poter continuare; ripeto, in questa dialettica democratica, fino a che altre linee e altri governi possono essere formati, linee elaborate ed approvate nella sede sovrana del Parlamento. cercherò di esprimere l' avviso del Governo seguendo cronologicamente — e spero di non occuparvi troppo tempo — l' ordine degli interventi, raccogliendo quindi i vari argomenti sotto questa catalogazione. all' onorevole Riz va dichiarato incidentalmente che il suo rilievo su alcuni ritardi di assegnazioni di fondi nei confronti della regione Trentino Alto Adige in materia di riparto di tributi è praticamente superato, avendo già da qualche giorno io firmato i documenti relativi, che ora sono nella loro finale trafila amministrativa. l' onorevole Riz ha parlato in modo particolare di una necessità di linea di rigore da parte di enti e da parte di privati ed ha insistito sulla abitudine che si dovrebbe instaurare — in particolare egli si è riferito al Governo — per un' opera di persuasione, di convincimento — su questo punto sono tornati parecchi altri colleghi — della pubblica opinione . vorrei dire che questo già si cerca di fare, ma non è opera facile nel senso, cioè, che anche la adesione in linea di principio ad alcune considerazioni, che non possono essere disattese in quanto sono obiettive, qualche volta poi trova, il suo intiepidimento nel passaggio tra una adesione, appunto, di principio e la, pratica realizzazione che può urtare la tutela di particolari interessi, anche interessi rispettabilissimi, ma non sempre visti in un quadro di compatibilità con l' ordine generale. e qui mi cade opportuna l' occasione di accennare all' unica citazione letteraria qui fatta ieri. il collega Di Giulio ha citato il Machiavelli. prescindo qui dall' ipotesi di vedere come destinatari di certi ammonimenti de Il Principe i democratici in genere o proprio i democratici cristiani ; credo che sia l' universo. tra l' altro, Machiavelli potrebbe dare oggi utili suggerimenti anche agli amministratori di Firenze che non sono dei democratici cristiani . ma lo citerò anch' io, e cito un' altra massima molto pertinente, subito dopo quella ricordata dall' onorevole. Di Giulio . cioè, in fondo, dopo, aver elogiato — e questo non lo condividiamo, almeno a tempi lunghi — la validità soltanto dei profeti armati rispetto ai profeti disarmati, dice: « la natura dei popoli è varia. è facile persuadere loro una cosa, ma è difficile fermarli in quella persuasione » . ora noi sappiamo che questo però può essere corretto se non si tratti più di parola del principe né del consigliere del principe, ma di motivi validi, tecnicamente ben presentati e opportunamente ripetuti all' opinione pubblica su alcuni dati essenziali a cui non si sfugge. io credo che se noi fossimo stati — ed è meditazione che ciascuno deve proporsi — più capaci di associare alla conoscenza, anche di certi fattori economici essenziali, la generalità della pubblica opinione del nostro paese, forse si sarebbero determinate delle correzioni o avremmo avuto anche delle spinte maggiori per rettificare certi indirizzi, la cui pesantezza oggi avvertiamo in modo così drammatico dinanzi a noi. anche l' onorevole Malagodi ha parlato in modo particolare della severità che deve essere non soltanto attuata, ma anche dimostrata. ha parlato — e mi sembra che abbia ragione — della necessità di una riformulazione dell' articolo 81 della Costituzione, tale da rendere praticamente quello che già come principio vi è nel testo costituzionale. ciò rispetto all' interpretazione pluriennale, che si riferisce sia alla possibilità di un ricorso, quasi indiscriminato, all' indebitamento come finanziamento di un certo tipo di spese sempre più dilatato, sia al principio che le spese, che impegnano, talvolta a lungo, la prospettiva del bilancio dello Stato , richiedano la copertura effettiva solo per la prima annualità, lasciando poi le altre alla mobilità del bilancio e cioè alla dinamica delle voci di entrata e di spesa; quindi, praticamente, coprendole col deficit. questo deve essere rettificato, e credo che sia giusto addivenire ad una formula, come lo stesso onorevole Malagodi ha detto, sia nel testo presentato, sia con emendamenti. quello che credo importante è che il Parlamento abbia modo di riconsiderare, per, un attimo, questa, salvaguardia che non è una salvaguardia di conservazione, ma una illuminata previsione proprio intesa ad evitare che si verifichino sbilanciamenti non sopportabili. l' onorevole Malagodi ha parlato della politica petrolifera comune dei paesi consumatori. non è una novità: dinanzi alla crisi petrolifera di alcuni anni fa, nella Comunità, o in altre sedi come l' Ocse, i paesi consumatori, tra cui alcuni che sono e consumatori e produttori, cercarono di raggiungere una determinazione di comportamenti, più che di norme pattuite. però, di fatto, bastarono degli inconvenienti (uso questa parola, forse, un po' eufemisticamente), cioè le difficoltà per alcuni paesi di ottenere rifornimenti per motivi non di carattere mercantile, perché non si riuscisse a pattuire una politica unitaria da parte dei consumatori. io non mi illudo che sia possibile risolvere tutto, in questo campo, però credo che noi — paese che teme più di altri la minaccia di un ulteriore aumento nel prezzo del greggio petrolifero all' origine — possiamo intensificare, nelle varie sedi internazionali, i nostri sforzi per arrivare a qualche linea comune. in modo particolare, credo che la via maestra (noi abbiamo cercato di intraprenderla) sia di far sì che i paesi produttori possano contemplare forme a lungo termine di pagamento, onorate, almeno in parte notevole, dai paesi consumatori non in valuta, bensì con prestazioni, con esportazioni di servizi, di beni e di impianti. credo che questa sia una strada ragionevole, che è possibile tentare, come — ripeto — con qualche successo, sia pure molto parziale, noi abbiamo fino a questo momento fatto. il conto estero in materia di petrolio ha avuto già un peggioramento in quest' anno nonostante il mancato aumento ulteriore di prezzo, dato che nei primi nove mesi il nostro sbilancio è stato, in lire, di 3.612 miliardi l' anno scorso e di 5.123 miliardi quest' anno. a ciò abbiamo cercato di supplire, anche con le lavorazioni per conto terzi ; in effetti, vi sono introiti da esportazione di prodotti petroliferi quindi, oltretutto, anche con valore aggiunto — nello stesso periodo per 1.338 miliardi è un' altra strada con la quale, forse anche in relazione all' auspicata intensificazione dei traffici nella riaperta via di Suez, noi con il nostro apparato di raffinazione possiamo cercare di attenuare la gravità delle previsioni che è, ripeto, e rimane estremamente preoccupante. si può fare, lo dico subito, un piano di economie. la Camera, del resto, ha approvato insieme con il Senato, nell' aprile di quest' anno, un provvedimento di cui, essendo prevista una serie di consultazioni (tra le quali — cosa eccezionale in una legge, per quel che ricordo — anche quella del Consiglio nazionale delle ricerche), si sta predisponendo il relativo testo regolamentare. si tratta però di benefici che richiedono tempi lunghi sia per la necessità di introdurre, in modo particolare negli impianti per riscaldamento, efficaci correttivi, anche costosi, sia per quanto riguarda i tipi, gli standards di costruzioni edilizie, che non hanno certo un effetto immediato. comunque, in un caso e nell' altro sarebbe grave perdere ulteriore tempo. per quanto riguarda il volontarismo, si tratta, di un tema che fa parte di quella formazione o informazione della pubblica opinione , per cui mi sono prima riferito alla malinconica citazione del Machiavelli. c' è invece, forse, una possibilità concreta, che va discussa proprio nelle competenti sedi. cioè, data l' incidenza maggiore che avrebbe una differenziazione di consumi lungo il corso quotidiano, tra ore del giorno e ore della sera e della notte, c' è forse la possibilità — che è anche all' esame delle organizzazioni imprenditoriali e sindacali — (di concordare modificazioni degli orari di lavoro, sia pure per tempi limitati. ogni sforzo è comunque necessario per diminuire questa voce, la più preoccupante nei nostri conti con l' estero. l' onorevole Roberti ha detto che il Governo si ripromette, o comunque, pur non intenzionalmente, perseguirebbe, l' effetto di comprimere le possibilità di sviluppo della economia e di aumentare la miseria. certamente non è una vocazione che possa condurre ad ispirare una linea di questo genere. la verità è che lo sviluppo dell' economia, obiettivo comune ed essenziale, oltretutto proprio da un punto di vista economico, per poter correggere in maniera incisiva le storture che ci angosciano oggi, è però non soltanto un fatto di enunciazione e di volontarismo. e noi riteniamo che proprio nel quadro delle misure che il Governo, in parte ha già attuate, in parte ha depositate o sta per depositare dinanzi a voi e in parte infine, come abbiamo detto, ha affidato ad un incontro in sede auspicabilmente definitiva tra le parti sociali , non solo si corregge l' andamento crescente del tasso di inflazione , ma si dà l' unica risposta valida o, se volete, almeno l' unica premessa valida per poter parlare di uno sviluppo dell' economia. per quanto riguarda poi la distruzione dell' amore al risparmio nel popolo italiano — di cui anche stamattina ha parlato l' onorevole Almirante — e questa pessimistica propensione che noi democratici in generale, e noi democratici cristiani in particolare, infonderemmo, anche in questa occasione dobbiamo parlare con le cifre alla mano. se c' è un elogio che va fatto, è alla parte più semplice e più piccola del nostro mondo, quella che sottoscrive il risparmio postale: anche quest' anno tale forma di risparmio ha avuto un ulteriore incremento e non soltanto rapportato a quello che può essere un fattore monetario. si è avuto il passaggio, dall' inizio dell' anno ad oggi, da 853 miliardi a 1.218 miliardi. circa la critica all' ipotesi di assegnare, di nuovo, agli enti locali una parziale possibilità di imposizione autonoma, credo che dobbiamo essere estremamente attenti: mi sembra che sia maturata largamente la convinzione che una quota di imposizione autonoma debba essere restituita sotto la responsabilità piena — diritti e doveri — degli enti locali . dobbiamo però discuterne in modo approfondito e senza improvvisare, perché noi stessi, direi più o meno tutti, abbiamo, or non è molto, superato (ed anche con alcuni argomenti che forse, da ex ministro delle Finanze non ho molto condiviso, come quegli argomenti critici di carattere politico alla vecchia imposta di famiglia) un sistema di imposizione diretta, passando invece all' imposizione partecipata, da parte degli enti locali , degli introiti erariali. oggi l' esperienza dimostra che forse è necessario far macchina indietro, sotto alcuni aspetti. non c' è da esserne umiliati: è solo l' esperienza che può dimostrare, in concreto, su base così larga l' effetto di determinate norme. però, ad evitare che da qui a qualche anno ci si trovi a dover essere i critici della nostra stessa critica, credo necessario meditare per un momento; e a questo riguardo ritengo che tutti gli elementi debbono essere a disposizione perché vi sia una certezza, almeno relativa, di dati su cui lavorare. l' onorevole Di Giulio , che prima ho ricordato solo letterariamente, nel suo discorso — ed io lo ringrazio di quello che ha detto — ha constatato che vi è stato uno sforzo per rendere forse più evidente il legame tra i diversi, provvedimenti che noi abbiamo adottato o programmato, legame che spero almeno nella nostra impostazione ci fosse, ma che probabilmente, nella cadenza del venerdì, a cui molti hanno fatto riferimento, non era sempre chiaramente visibile. alcune di queste linee poggiano su dati dai quali è assolutamente impossibile prescindere; mi riferisco alle tre direttive sulle quali dobbiamo muoverci e ci stiamo muovendo: quella del ristabilimento di un equilibrio della bilancia dei pagamenti ; quella di migliorare le condizioni della finanza pubblica , lavorando congiuntamente sulle entrate e sulle spese; quella di ottenere un migliore, e nei confronti degli altri paesi più bilanciato, rapporto nei costi di produzione delle unità di lavoro. questo quadro che abbiamo disegnato si è anche completato in alcuni provvedimenti, una parte dei quali già approvati. è stato posto un interrogativo sulla sorte di alcuni di questi provvedimenti, per quel che riguarda l' opinione del Governo. a questo punto devo fare due precise dichiarazioni: la prima riguarda il disegno di legge sulla riconversione industriale a cui attribuiamo una grande importanza: discutiamone per migliorarlo, come tutte le cose che debbono essere fatte in Parlamento, ma è necessario non ritardarne l' approvazione, proprio perché già siamo in ritardo rispetto ad un tema su cui alla fine del 1975 noi elaborammo il primo progetto. ieri, aveva creato forse qualche confusione informativa il fatto che il ministro dell' Industria avesse chiesto alla Commissione del Senato di attendere l' esito di questo nostro dibattito: però lo aveva fatto assicurandosi che i tempi prefissati, e cioè, in modo particolare, la discussione in Aula a Palazzo Madama dal 23 al 25 novembre, non venissero mutati. questo dimostra come noi si dia una importanza positiva a questo disegno di legge ; certamente la vera importanza deriverà dalla sua gestione perché esso non deve costituire una pioggia o una serie di interventi di carattere assistenziale, ma l' occasione vera per poter dare ad alcuni comparti del nostro apparato industriale quella effettiva modernità e, avanzando nei tempi, quella struttura tecnologica della cui mancanza risentiremmo forti conseguenze di carattere negativo. l' altro provvedimento su cui è necessario fare una precisazione è quello relativo alla temporanea non disponibilità da parte dei percipienti di aumenti dovuti a scala mobile per stipendi oltre i 6 e gli 8 milioni (parziale, cioè per metà, per i primi, totale per i secondi). il Governo mantiene questo provvedimento, sia pure con due modificazioni che sono emerse dalle consultazioni di questi giorni (consultazioni che non erano, come qualcuno ha detto, riferibili come modello a quelle tipiche delle crisi ministeriali): 1) computare l' ammontare non sugli scatti di scala mobile , ma in generale su tutti gli aumenti nei quattro semestri previsti; 2) destinare il prestito forzoso non ad obbligazioni industriali, ma a buoni del tesoro, in modo da poter essere di legittima copertura a stanziamenti di spesa pubblica . io credo che sempre, ma in modo particolare da parte di un Governo come il nostro, sia indispensabile avere dei contatti con coloro che lo approvano positivamente, votandolo, o con coloro che non si oppongono alla sua permanenza, come non si sono opposti alla sua nascita parlamentare: sarebbe estremamente grave il presentare, su cose importanti, delle proposte in Parlamento senza il fondato convincimento che, almeno sulle loro linee essenziali, non si troveranno opposizioni pregiudiziali. sarebbe forse più comodo dire: il Governo presenti un provvedimento e poi il Parlamento vedrà cosa fare. onorevole Pannella, non abbia questa idea che il Governo cerchi, di riscaldare delle patate bollenti per poi portarle qui o nell' Aula di Palazzo Madama . siamo legati, io credo, ad un' unica sorte dinanzi a questi problemi così importanti e determinanti per il destino del nostro paese, da non consentire che possano essere sollevate né delle eccezioni bizantine sui contatti, né delle sopravvalutazioni attribuendo a questi contatti una importanza superiore a quella che veramente hanno. concordo in merito al fatto che i sacrifici debbano essere chiesti con equità, e sotto questo aspetto, a parte molte altre considerazioni, vorrei pregare i colleghi di considerare che alcune norme hanno un valore emblematico. in tutti i discorsi di carattere tributario, quando si parla di imposizioni su alcuni generi di scarsa entità ma aventi una forte caratteristica di superfluità, e di lusso, noi abbiamo sempre ritenuto che questi generi dovessero essere colpiti da aliquota estremamente alta, pur sapendo che poi il loro gettito in assoluto non è rilevante rispetto ad altri introiti fiscali. questo discorso io desidero ripetere per un provvedimento che abbiamo presentato alle Camere; quello relativo all' imposta forfettaria sui dividendi. sappiamo bene che non è rilevante né il gettito di quell' imposta per la quantità che è presumibile, né la criticata doppia imposizione — che comunque può sempre essere corretta — nel senso che l' imposizione si esercita da un lato nel computo del bilancio fiscale della società e poi di nuovo per il percipiente: ma, a parte alcune considerazioni che potremmo fare dinanzi a chi sostiene che in questa maniera si è scoraggiato l' abuso di capitale fresco per le aziende, vorrei, cifre alla mano, vedere, da quando si è creata la cedolare, quale sia stato l' effettivo afflusso di capitale fresco nelle aziende, pur conoscendo l' obiezione sui momenti particolari in cui abbiamo dovuto operare: vorrei però aggiungere che, essendo questa una forma di tassazione opzionale, ed essendo in assoluto liberatoria la aliquota del 30 per cento , a me sembrava e sembra che, nel momento in cui chiediamo a tutta la popolazione gravi sacrifici, non fosse giusto lasciare che veri o presunti redditieri... non so se siano tanto presunti. se lei, onorevole Romualdi, guarda nel consuntivo dello Stato, anche nell' ultimo anno, la voce derivante dalla cedolare, sia nella parte di acconto, sia nella parte definitiva, non è poi così irrilevante. comunque non mi sembra giusto che legalmente un cittadino che viva, anche in modo notevole, soltanto di profitti derivanti dai suoi possessi azionari, debba avere il privilegio di un' aliquota del 30 per cento , laddove, invece, vi è nei confronti di molti altri cittadini una capacità impositiva da parte dell' erario molto più elevata. certamente, ripeto, se qualcuno ha voluto vedere in questo una linea di scoraggiamento per il capitale di rischio nelle imprese, ebbene, questo è completamente fuori dall' intendimento del provvedimento a cui faccio riferimento. vorrei riferirmi ancora all' onorevole Di Giulio in relazione al tema del pubblico impiego su cui egli è intervenuto. ne hanno parlato altri colleghi, ne ha parlato in termini, vorrei dire, gentilmente perentori l' onorevole Pietro Longo per il gruppo socialdemocratico; ne ha parlato in termini opposti, ieri sera, l' onorevole Adele Faccio affermando che i pubblici dipendenti sono pagati molto di più degli altri dipendenti. ma esiste il problema: è scaduto il periodo triennale, ed io ne avevo accennato nel mio discorso in verità è sempre difficile sapere come ci si deve comportare: se si parla molto a lungo e in modo noioso, come nella presentazione del nostro Governo, si ricevono legittimamente critiche ispirate alla tollerabilità umana; se si cerca di restringere i tempi dicendo solo le cose essenziali, si è qualche volta accusati di peccati di omissione. io, comunque, accanto a quelle voci in cui già noi avevamo individuato una priorità a titolo di validità economica, di spesa aggiuntiva a quella prevista nel bilancio del 1977, avevo registrato da un lato — e ne parlerò tra poco — il problema dei comuni, e dall' altro due voci di differente tipo che certamente dovremo quantificare e di cui dovremo darci carico: la voce dei pubblici dipendenti per le discussioni in corso e quella della legge definitiva per la ricostruzione del Friuli, che è pure impegno di tutte le forze parlamentari. non siamo certamente in condizioni — né sarebbe opportuno, io ritengo, dinanzi ad una trattativa in corso — di quantificare la esigenza per i pubblici dipendenti, che certamente, in un momento così complicato non può però essere soddisfatta in modo largo. del resto, una parte notevole degli statali, vivendo all' interno dell' amministrazione, conosce come noi quali siano i termini esatti della finanza pubblica . per quel che riguarda la parte più strettamente retributiva e quella, senza dubbio anche più importante, che riguarda il riassetto normativo, tale da rendere più efficace l' azione della Pubblica Amministrazione , noi vedremo — non solo di continuare, ma anche di concludere al più presto possibile le trattative, fissando poi le scadenze che sarà consentito di fissare. qualcuno ha ironizzato sul fatto che, mentre si fa appello ai sindacati, si effettuano scioperi: anche in questo campo dobbiamo cercare di considerare non il genere di sciopero, ma la specie, cioè le quantità. infatti, in un momento — e questo momento durerà certamente nell' anno 1977 in cui anche la quantità di lavoro prodotto ha la sua efficacia determinante, noi dobbiamo cercare di fare opera di convinzione nei confronti di tutti i dirigenti e dei singoli cittadini perché si astengano il più possibile da queste forme che, tra l' altro, non producono certo i mezzi di copertura perché lo Stato possa essere meno avaro, quando essere avari non è volontà, ma è obbligo derivante, dalle condizioni della nostra finanza e del nostro bilancio. all' onorevole Napoleoni vorrei dire che la duplice linea sulla quale noi cerchiamo di impostare l' intervento (tornerò poi sui comuni) riguarda, da un lato, alcuni investimenti cui ha già fatto cenno l' altro ieri: investimenti per la legge sui giovani, investimenti per le iniziative urgenti in agricoltura (inserite come inizio del piano agricolo alimentare), iniziative per l' edilizia; queste ultime quanto mai importanti sia in quanto l' esigenza è quella che è, sia per il lavoro che direttamente o indirettamente mettono in campo e sia perché richiedono pochissime voci che abbiano influenza sulle importazioni. accanto, a ciò, vi sono gli interventi di altra natura, come quelli per le aziende; in modo particolare qui, mi riferisco, data la domanda che è stata posta, alle aziende, dello Stato. il poter dare dei mezzi, come si è fatto anche se in forma insufficiente, ma pesando il quadro degli oneri gravanti sulla collettività (così come è stato fatto nei confronti sia degli investimenti sia del bilancio in sé dell' Enel con l' aumento delle tariffe elettriche), costituisce uno dei modi che consentono una forma di investimento. ed anche il piano delle industrie nucleari (di cui si è parlato, e ne ha parlato anche l' onorevole Malagodi), pur essendo un piano che va a mozzare il respiro per i suoi costi, sappiamo quanto in prospettiva serva, come voce alternativa alla produzione classica di energia. ed è uno dei punti su cui dovremo cercare di ottenere un prestito internazionale a lungo termine . posso aggiungere all' onorevole Napoleoni — ripetendo quello che forse troppo concisamente ho detto l' altro giorno — che noi riteniamo debbano essere predisposti degli stocks di commesse a spesa pubblica , in modo che con validità assoluta (non con una inutilità oggettiva) e con tempestività possano entrare immediatamente in funzione, qualora si verifichino condizioni depressive. e sotto questo aspetto io ripeto che gli investimenti devono essere fatti in tempi tecnici rapidi; chi non è in condizione di poterlo fare, o per mancanza di strutture o per mancanza di progettazione, non può pensare di avere parte agli stanziamenti, così necessariamente circoscritti, che si renderanno possibili nei prossimi mesi, e probabilmente in tutto l' anno 1977. al collega Pietro Longo, che ha parlato dell' isolamento in cui praticamente ci siamo trovati rispetto alle norme ordinarie Cee con determinati provvedimenti (il deposito obbligatorio, il 10 per cento , il 7 per cento ), noi diciamo che certamente questo non corrisponde affatto ad una volontà di ritenerci disobbligati rispetto alle regole comunitarie: questo ha rappresentato una dura necessità, ripeto ancora, senza scelta, che del resto gli organi della Comunità hanno compreso, come si desume anche dai loro documenti. dobbiamo investire di più, è vero; ma dobbiamo crearci i mezzi per farlo; e ritengo che il quadro — ripeto ancora una volta — di austerità che noi abbiamo disegnato sia tale da consentire, man mano che si sviluppa — come spero che si sviluppi di sprigionare possibilità, a cominciare dalla possibilità di credito, ed a condizioni ragionevoli e valide, per poter svolgere questa azione in chiave positiva. per quel che riguarda il controllo dei prezzi, le esperienze che noi abbiamo fatto nel passato non sono molto confortanti, anche perché qualche volta, a momenti nei quali si può incidere, seguono, poi, periodi di controspinte (per questa sorta di elasticità susseguente che risolve in peggio tutto quello che si è guadagnato), che fanno anzi accelerare un moto in senso contrario. noi riteniamo però che si possa procedere, sia analizzando le norme che già esistono in materia di prezzi per potere eventualmente vederle applicate anche in qualche forma nuova, sia facendo affidamento anche sulla partecipazione di strumenti che possono avere una funzione calmieratrice. non parlo soltanto di certi organismi collegati ad enti pubblici , che talvolta hanno bilanci leggermente difficili a leggersi, ma parlo in modo particolare delle cooperative. credo che se un deficit abbiamo, è proprio quello di non aver dato forse — nel rispetto di quelli che erano gli indirizzi illuminanti fissati dalla Costituente nella nostra Carta Costituzionale — sufficiente vitalità ad una creazione effettiva di autentica cooperazione, che trova in molti settori probabilmente la soluzione per superare la stretta fra un senso di libertà indiscriminata o un collettivismo non accettabile. per quanto riguarda il costo del denaro , poco fa ho detto che esso è collegato allo obiettivo che ci si ripromette; vale a dire di vedere, diminuito di quattro punti il tasso di inflazione entro il 1977. questo comporterà un certo automatismo, ma non ci accontenteremo di tale processo e pur sapendo quali e quante sono le difficoltà del settore, continueremo a lavorare proprio perché il campo del credito possa avere un riaggiustamento verso livelli meno insopportabili. per quanto riguarda il problema della scala mobile , posso senz' altro ritornare su questo tema che mi pare di avere già affrontato, con parole pesate, durante l' esposizione dell' altro ieri. abbiamo ritenuto, non per fare delle abdicazioni (e vi è poco da abdicare su certe sfere nelle quali il potere effettivo è piuttosto ridotto), di chiedere al Parlamento di assumere con la forza della legge determinati orientamenti e determinate decisioni. riteniamo che questo sia giusto, non limitandolo ad un quadro che concerne soltanto la scala mobile , ma portandolo — come è giusto che lo si porti (vi sono state e vi saranno molte polemiche, alcune delle quali prive di validità oggettiva) — in un quadro più ampio. esiste il problema della necessità — per dirlo in termini estremamente banali — di lavorare di più, di produrre di più (anche nel senso di aumentare la produttività), di esportare di più. se questo quadro è di carattere generale , esso tocca l' organizzazione del lavoro, certamente tocca anche l' assenteismo, tocca le innovazioni tecniche degli impianti, tocca la delicata materia della contrattazione supplementare o di quella periferica; tocca altresì alcuni aspetti che, senza difficoltà eccessive, possono essere affrontati, tra cui quello di rendere la scala mobile un modello piuttosto omogeneo. oggi, infatti, vi sono tante scale mobili , molte delle quali danno forme di privilegio comparativo non compatibili né con la giustizia tra i vari dipendenti, né con il quadro finanziario che stiamo esaminando, non disgiunto da quello sociale. abbiamo dato alle organizzazioni rappresentative questo compito preliminare, facendo affidamento sulla loro capacità contrattuale. del resto, dobbiamo ricordarlo, nel passato, per alcuni aspetti sui quali oggi quasi tutti si mostrano critici, questa attività contrattuale ha portato a determinanti decisioni. consapevoli di come questo tema vada gestito con estrema delicatezza, abbiamo fissato un termine, essenziale — e lo ripeto ancora una volta fino alla noia — all' unità del quadro che abbiamo cercato di presentare. alla luce di tale unità, il recupero di una parte dei quattro mesi previsti dal provvedimento del « sette per cento » è importante agli effetti di quello che sarà l' andamento globale del 1977. ringrazio molto, comunque, l' onorevole Pietro Longo che ha addolcito una parte non irrilevante del suo discorso con un finale di ordine personale di cui, in mancanza di meglio, prendo atto. all' onorevole Signorile, che pure ha ritenuto deludente il testo che ho qui letto a nome del Governo e che ha richiesto maggiori analisi par quantificare la parte del prelievo che colpisce i consumi rispetto a quella che colpisce i costi delle imprese, posso dire che noi riteniamo di aver lavorato, con fondamento, in queste direttive di politica economica . abbiamo lavorato ritenendo che sarebbe forse impossibile, anche se razionalmente giusto — perché anche l' obiettivo di non peggiorare è, individualmente, sufficiente — perseguire un obiettivo che riguardi le masse senza una spinta e una prospettiva di carattere positivo. spinta — e concordo con lui sotto questo aspetto — che è costituita da obiettivi di carattere traente, intesi come obiettivi di carattere migliorativo e non come inversioni di tendenza o come miglioramenti in qualche modo attutenti la limitazione di certi consumi che non debbono essere limitati. un cammino di ripresa effettiva e di riforme deve proporsi non soltanto l' emanazione di qualche legge, ma anche la creazione di un sistema nello sviluppo del quale si attuino quelle trasformazioni sociali che riteniamo si debbano realizzare. non dobbiamo mutare l' orientamento delle direttrici politiche che debbono ispirarci anche nei momenti difficili, anche quando, qualche volta, sembra che problemi di pronto soccorso prendano il sopravvento. sotto questo aspetto — credo di averlo già detto poc' anzi — non abbiamo affatto la vocazione a porre in termini ossessivi il problema del costo del lavoro . esso costituisce una realtà a sé, nel senso che, pur in presenza di una competitività di carattere interno (nei confronti dei paesi comunitari) ed internazionale (per il mercato mondiale), sarebbe assurdo voler realizzare l' uniformità dei costi del lavoro a danno, in particolare, di chi non ha margini di superfluo cui rinunciare. ma il discorso dei costi del lavoro — e non mi pare che, in proposito, ci sia disaccordo con quanto ha detto l' onorevole Signorile — deve essere condotto con grande rigore. e l' invocazione al consenso non è debolezza, la ricerca del consenso non è abdicazione. il consenso è una necessità per far sì che vi possa essere, direi anche per le forze politiche , un' azione che abbia successo. ma io ritengo — e questo non corrisponde a quel che ha detto l' onorevole Signorile — che sarebbe erronea la politica se il consenso, come in altri paesi (potremmo forse guardare all' Argentina degli anni delle posizioni forti derivanti dalla carne e dal grano), fosse di un certo tipo, cioè un consenso che non porta a riforme e non porta ad un quadro economico-sociale provvisto di una sua validità. il costo del denaro è un problema di estrema delicatezza: non possiamo prendere da certi paesi l' esempio di determinati costi del lavoro e poi non guardare, come avviene anche negli stessi paesi, che una componente di questi costi del lavoro è il costo del denaro . credo che sia questa la strada su cui dobbiamo con responsabile coraggio camminare: è certamente una strada nella quale noi dobbiamo portare non la politica con la « p » maiuscola, ma con la « p » minuscola, e dobbiamo portare, una concezione politica che in qualche maniera sia illuminata anche da fattori tecnici. quanto alla fiscalizzazione degli oneri sociali , noi abbiamo visto che si è riscontrata, più o meno uniformemente, una tendenza ad esaminare senza pregiudizi questo tema. però questo presuppone limiti tollerabili, e che non si abbiano conseguenze che vadano contro la regola essenziale di diminuzione dell' inflazione: concentrazione nei settori dove questo ha una urgenza particolare (il manifatturiero, in modo specifico), con la conseguenza di dover stare attenti a quello che sarà il contatto con le parti sociali . è un discorso prettamente legato alla risoluzione di taluni problemi riguardanti alcune altre voci essenziali di diminuzione del costo del lavoro . l' onorevole Pannella ha fatto un discorso, una volta si diceva, di politica pura con l' affermazione che i quadri entro cui si collocano tutti i problemi economici sono quadri politici. egli ha parlato in modo brillante di questo Palazzo Chigi « a salottini separati » e spero che sia chiaro il resoconto stenografico e non susciti poi delle espressioni a duplice o triplice interpretazione. credo che non vi sia da scandalizzarsi se, dinanzi alla crudezza di certi problemi, dinanzi alla necessità primordiale di rettificare certe posizioni, che altrimenti portano ad uno scivolo non sostenibile, vi sia una concordia che possa essere anche in parallelo con discorsi politici di altra natura, che le forze politiche e parlamentari fanno tra di loro. condivido senz' altro la necessità di avere un quadro migliore di carattere finanziario per meglio fronteggiare le spese giudiziarie. le spese giudiziarie, che sono state qui richiamate, sono spese toccanti da un punto di vista umano. di questo si è parlato, ed è stato ripetuto anche da parte del guardasigilli nella discussione dei bilanci. anche questo impegno di spesa per tali voci, come per tante altre, è condizionato al riequilibrio, nel senso cioè che se non c' è riequilibrio, noi possiamo scrivere — come è scritto nella legge — di voler adottare una serie di impegni di spesa, ma questi impegni di spesa non saremmo poi in condizione di poterli affrontare. l' onorevole Castellina ha dato di me una immagine che non avevo mai ritenuto pensabile e che non credo sia esatta: ha detto che io sarei un grintoso comandante di incrociatore. sotto questo aspetto, io la rinvierei, invece, all' onorevole Pannella che ha detto che ho parlato in termini puramente ragionieristici. non ho certamente avuto minor considerazione di quella che possono avere od hanno altri delle esigenze dei lavoratori, delle esigenze della classe operaia . credo però che queste esigenze, nel momento in cui noi parliamo, siano tutelate proprio impedendo che quelle voci, ed in modo particolare le voci dei conti con l' estero, abbiano ad esser tali da suscitare l' impossibilità di mantenere un certo tenore di vita e di migliorare le possibilità di lavoro e di occupazione. certamente posso dire qui che la forza politica alla quale io mi ispiro, non guarda minimamente la riduzione del costo del lavoro in sé e per sé. noi la guardiamo come leva di sviluppo necessaria ed insostituibile proprio nell' indirizzo che io credo di essermi sforzato qui di esprimere. l' onorevole Galloni, che ringrazio in particolare per le espressioni, non convenzionali, di solidarietà e di motivata adesione all' azione di governo , ha parlato di « giusta quota di impopolarità e di rischi » che, quando si attraversano momenti come questi, le forze politiche di Governo recano in modo precipuo sulle proprie spalle. l' onorevole Galloni ha ricordato la spinta volontaristica — almeno da noi non contrastata — che suscitò tutto un insieme di atti, di misure, di interventi che dettero un grande impulso economico nel dopoguerra. e spero di non metterlo in difficoltà se ringrazio l' onorevole Amendola per averlo ricordato: in fondo è un patrimonio comune, non è un patrimonio di una forza politica , è un patrimonio dei lavoratori e del popolo italiano ; e, come tutti, dobbiamo essere impegnati proprio sotto questo aspetto a non dimenticarlo. l' onorevole Galloni ha detto giustamente, nella parte politicamente più viva del suo discorso, che noi concepiamo proprio questo progresso economico come la concretizzazione, della politica di riforme; e si è rifatto, non a caso credo, proprio a Vanoni che in questa strada fu di insegnamento, tuttora non superato. all' onorevole Giorgio La Malfa , che ha parlato della « giungla » retributiva, della necessità di lavorare molto sulla spesa, devo dire che noi sappiamo quanto non sia facile contrarre la spesa pubblica ; sappiamo quanto sia difficile, proprio per le ragioni che non sto qui a ripetere, perché quasi tutte le voci sono voci di trasferimento. quindi, occorre fare qualche cosa di più, ci dice l' onorevole La Malfa , e non solo nel momento del bilancio, ma prima, proprio perché questo deve essere il frutto di determinate attività, anche di carattere legislativo, di cancellazione. io posso dire che, da un lato, noi cercheremo di farlo, sia accelerando il processo di chiusura degli enti superflui sia rivedendo ad una ad una le voci di spesa, per vedere se possano essere fatte delle postergazioni o delle cancellazioni. voglio però dire che una delle voci è anche quella di far camminare bene (ed egli lo ha ricordato) la macchina della finanza, che ha bisogno di molti miglioramenti, che ha bisogno anche degli strumenti che sono in allestimento, mi auguro — anzi ne sono certo — questa volta in maniera sicura. però dobbiamo riconoscere che esistono due dati, che mi limito a citare semplicemente, perché altrimenti la iniziale proposizione di accelerarvi la partenza viene del tutto vanificata. ma questi due dati li dobbiamo dire qui: da un lato generale rispetto al 1976, noi chiuderemo con un aumento effettivo di entrate fiscali del 40 per cento rispetto all' anno scorso , con una prevalenza nelle imposte sui redditi , personali e degli enti. anche per quel che riguarda l' IVA, di cui si è molto parlato, la situazione non è statica; in questi nove mesi l' IVA ha dato un gettito maggiore del 46 per cento , e un gettito — per evitare un dubbio forse maligno, ma che sarebbe anche logico — derivante più dall' IVA non da importazione che dall' IVA da importazione. e si tratta di aumenti in assoluto, al netto dei rimborsi che vengono fatti. all' onorevole Valensise potrei dire che, per quel che riguarda la politica del Mezzogiorno, ci auguriamo che gli organi della Cassa, nei prossimi giorni, siano in condizione di riacquistare normalità, in quanto le Camere hanno approvato il provvedimento straordinario destinato a supplire alle mancate designazioni da parte delle regioni. allora, questo programma potrà essere preso in esame secondo il lavoro che so che in questi mesi è stato fatto, in modo specifico sul piano dei progetti speciali. ripeto ancora all' onorevole Valensise che il rinvio di un mese per cercare di ottenere consensualmente una decisione utile sull' insieme dei problemi dei costi di lavoro, non lo considero affatto un motivo di critica verso il Governo. aggiungo una informazione nei confronti degli emigranti, per quel che fu annunziato l' anno scorso relativamente alla istituzione per loro di conti in valuta, che essi possono fare, aprendoli in Italia. era stata una delle richieste della conferenza sull' emigrazione. è stata dettata la normativa relativa; come tutte le cose nuove, vi è un certo tempo di conoscenza e di assuefazione. comunque, va detto che in assoluto — mi riferisco al vecchio modulo della rimessa degli emigranti tramutata in lire — sia pure di non molto, questo anno essa è un po' aumentata rispetto all' anno scorso . credo che la popolarizzazione di questa norma dei conti speciali per gli emigranti potrà avere un risultato utile. il terz' ultimo intervento è stato quello dell' onorevole Faccio, che si è soffermata in modo particolare sull' amministrazione dei comuni. i comuni italiani, fino a tre anni fa, in prevalenza (è però un discorso molto relativo perché esso va fatto in base alla popolazione) chiudevano in attivo il loro bilancio. oggi — mi riferisco ai dati ultimi del 1975 — i comuni deficitari sono 4.415 contro i 3 657 comuni che chiudono tuttora in attivo o che comunque pareggiano il loro bilancio. io credo che (senza nulla togliere alle cause spesso ineluttabili che sono alla base dei diversi risultati e senza fare del facile qualunquismo nei confronti degli amministratori — locali) si possa dire una parola di apprezzamento e di riconoscenza verso questi 3.657 consigli comunali che non fanno affidamento su interventi dall' esterno e che pareggiano il conto dei propri amministrati. per quanto riguarda le forme di intervento per ovviare al forte indebitamento dei comuni è previsto l' intervento immediato per alcune situazioni di emergenza, l' intervento per trasformare il debito a breve in debito a più lungo termine e il programma di carattere più generale di risanamento, comprese alcune regole più severe? certamente non pensando alla staticità dei bilanci (perché vi sono delle lievitazioni che sono assolute) ma pensando — e questo mi pare giusto — almeno nella fase attuale, alla non introduzione di nuove spese. in un momento nel quale dobbiamo, con difficoltà così accentuata, cercare di risolvere i problemi della finanza locale , il cui ammontare di debito pregresso ha appunto raggiunto i 30 mila miliardi di lire . ho accennato prima all' intervento dell' onorevole Almirante. egli ha impostato il suo discorso quasi esclusivamente su una critica di ordine politico nei confronti del Governo. ha detto che non era giusto consultare forze politiche . io credo che la consultazione delle forze politiche , che in una forma o nell' altra consentono al Governo di vivere, sia non un diritto ma un dovere. le decisioni sono poi quelle che si prendono (come le stiamo prendendo) qui, nell' Aula del Parlamento. quindi, nessuno viene spogliato delle proprie prerogative costituzionali. non credo che l' avere differito una parte del programma governativo, quella che meglio viene determinata ed elaborata dalle parti sociali , significhi che la nostra fiducia è soltanto una fiducia apparente. qui si trattava di esporre chiaramente un quadro oltretutto di prelievo fiscale e tariffario che, ahimè, e lo diciamo certo senza nessuna gioia nel cuore, non ha precedenti nel nostro paese. si tratta di avere, attraverso questo giudizio riassuntivo della Camera, la possibilità di operare anche in campo internazionale , non rinunciando ovviamente a niente, né in sovranità né in amor proprio, o in prestigio, ma con realismo, vedendo la tragedia qualora alcune di queste iniziative non dovessero andare in porto . io credo che il Governo, presentandosi con una rinnovata espressione di fiducia (sia pure di questa fiducia un po' particolare del 1976) non lo faccia per una piccola manovra di carattere politico, ma per un senso di profonda responsabilità. onorevoli colleghi , vorrei fare un' ultima considerazione, ed è questa. l' anno scorso , quando il Primo Ministro del Belgio, in una relazione che fece per il Consiglio dei ministri della Comunità, il rapporto Tindemans, parlò (di una differente velocità di sviluppo dei diversi paesi entro i Nove, noi avemmo un istintivo moto di reazione. in realtà Tindemans spiegò che egli non aveva avuto l' intenzione di dire proprio questo, e che si era trattato di una interpretazione comparsa più nei riassunti che nel testo vero e, proprio del suo rapporto. noi comunque, da quella frase vedemmo ferito uno degli impulsi che porta — e mi pare che questo in Italia abbia un valore particolare — ad avvicinare all' idea comunitaria ceti sempre più vasti di giovani, di lavoratori, di gente che può nutrire diffidenze di carattere regionale nei confronti, della possibile espansione della Comunità. questa uniformità di cammino, questa perequazione non si possono raggiungere (e le difficoltà sarebbero molte, allo stato attuale) neppure con la sola unificazione monetaria, credendo che questo sia un metodo automatico. direi che la storia italiana di cento anni dimostra che l' unificazione monetaria non comporta davvero automaticamente una perequazione di carattere produttivo, di carattere economico e neppure di carattere sociale. noi ci risentimmo, ripeto; credo però che responsabilmente, e vedendo in positivo la realtà, dobbiamo anche impostare il problema dei costi di produzione con gli attivi e con i passivi. vorrei dire che, forse con scadenze più lunghe, è lo stesso problema dello status del lavoratore che trova una garanzia migliore se inserito in una comunità anche economicamente valida. io credo che queste prospettive di carattere europeo, che sono al fondo di tutta la nostra politica, possono rappresentare per noi delle forme di coagulo forse nuove e forse preziose; se però non rettifichiamo le condizioni che poi, nei momenti drammatici, ci portano a doverci di fatto isolare, attraverso sovrimposta o con altre misure di cautela, nei confronti di queste libertà di circolazione di merci, di mezzi e di uomini che è al fondo della Comunità, saremo allora dei puri retorici e non solo lavoreremo ad una velocità diversa, ma andremo in retromarcia nei confronti del cammino dell' Europa. anche per questo aspetto, per dare agli italiani, ed in particolare a coloro che aspettano forse da alcuni secoli di poter riscattare determinate condizioni di inferiorità, per dar loro un ancoraggio sicuro, qual è quello della Comunità, non dobbiamo lasciarci intimorire dal fatto che alcuni mesi del prossimo anno, o forse tutto il 1977, richiedano gravi sacrifici, se però questa è una condizione per poter veramente affermare di aver ripreso il cammino in salita. questo, e null' altro è il programma che il Governo cerca umilmente di servire, e su questo chiede alle Camere di poter avere un voto per continuare il proprio lavoro.