Emma BONINO - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 377 - seduta del 04-12-1978
Bilancio di previsione dello Stato;Rendic. Gen. dell'Amministrazione dello Stato;Rendic. Gen.Amministr. dello Stato
1978 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 377
  • Attività legislativa

signor presidente , colleghi, signor ministro, il collega che mi ha preceduto ricordava nel suo intervento che il presidente del Consiglio è a Bruxelles, per trattare definitivamente il problema del sistema monetario europeo . mi si consenta, a questo punto, un semplice rilievo politico. a me pare che i termini del dibattito di politica economica si articolino, da mesi ormai, in base a tre scadenze o a tre elementi ventilati per tali. da mesi sentiamo parlare di un piano Pandolfi, e nel recente dibattito in Assemblea sugli ospedalieri e sul pubblico impiego , in tutti gli interventi dei colleghi, è stato evocato questo piano o documento Pandolfi. già allora noi facemmo rilevare che non solo il Parlamento non ne era a conoscenza, ma non lo aveva mai discusso né lo aveva mai approvato. la seconda scadenza è quella della legge finanziaria e del bilancio dello Stato . la terza è quella dell' ingresso nel sistema monetario europeo . a tale proposito, faccio rilevare che il Parlamento non è stato assolutamente investito, nei suoi doveri istituzionali di indirizzo, per esempio di un dibattito che potesse indirizzare il presidente del Consiglio nella posizione da assumere rispetto al sistema monetario europeo . mi viene in mente che in altri paesi, per esempio in Gran Bretagna , dove nessuno magari parla o vanta centralità varie del Parlamento, il Primo Ministro Callaghan si è sentito in dovere di aprire un dibattito allargato alla Camera dei Comuni, avendo a Bruxelles sul sistema monetario un mandato di trattativa estremamente preciso e deciso dalla Camera dei Comuni. nel nostro paese, dove vige la centralità del Parlamento, il Parlamento non si è occupato di questo problema. pare poi, se dobbiamo attenerci a dichiarazioni di stampa, che neanche il Governo sia totalmente d' accordo su questo problema e, se teniamo conto di alcune dichiarazioni del ministro Ossola o di altri, mi pare che siamo ben d' accordo sulla possibilità che esistano opinioni diverse; quando però neanche all' interno del Governo c' è una posizione unitaria rispetto ad un problema importante come questo, forse il chiedere un dibattito parlamentare , che sia di indirizzo a quanto il presidente del Consiglio va a sostenere, credo sarebbe stato dimostrazione almeno di alcuni momenti di centralità del Parlamento. invece il Parlamento sarà messo a conoscenza probabilmente a posteriori e quindi con dati di fatto precisi sul modo in cui il presidente del Consiglio ha agito su questo problema. oppure questo dibattito c' è stato tra i partiti della maggioranza in sede extraparlamentare, ma il Parlamento non si è espresso in quanto tale riguardo a questo problema. mi sembra quindi che dei tre grandi temi sul tappeto, il Parlamento si trova oggi a discutere semplicemente della legge finanziaria e del bilancio di previsione per il 1979. per quanto riguarda la legge finanziaria devo dire che essa consiste in un tentativo, probabilmente lodevole anche se carente, di razionalizzazione, o in un tentativo di programmazione, ma a nostro avviso le scelte politiche ed economiche di fondo sono quelle di sempre. a questo punto, senza dilungarci molto, credo si possano fare alcuni esempi. uno di questi esempi può riguardare il bilancio della giustizia paragonato a quello della difesa e i relativi problemi dell' ordine pubblico e dell' amministrazione della giustizia . senza scomodare Beccaria, tutti sappiamo che molto di più della durata della pena il deterrente consiste nella certezza delle pene, certezza delle pene che nel nostro paese non esiste. infatti mentre ci sono 2 milioni di processi pendenti non solo c' è l' amnistia ma c' è anche l' amnistia strisciante, perché l' amnistia approvata in agosto non ha sicuramente snellito il lavoro dei tribunali. per di più la Commissione giustizia ha in programma e sta varando due riforme che, a detta della maggioranza, sono importanti: una è la depenalizzazione, che è stata approvata in sede legislativa e l' altra è quella del contenzioso tributario. in riferimento a queste due riforme nel bilancio di previsione noi non troviamo nessuno stanziamento adeguato che possa permettere agli amministratori della giustizia di applicare queste riforme, che pure sono fondamentali. ci troveremo, io credo, per l' ennesima volta nella stessa situazione in cui ci siamo trovati per la cosiddetta riforma delle carceri, riforma forse fondamentale nel 1975, che a tutt' oggi è completamente inattuata perché non c' è stata nessuna volontà del Governo di adeguare le strutture in modo che quella riforma potesse essere realizzata. infatti il bilancio della giustizia di quest' anno è di 704 miliardi, quindi con un aumento relativo, rispetto ai 550 miliardi dell' anno scorso , pari allo 0,8 dell' intero bilancio; ma l' intero bilancio della giustizia corrisponde quasi al solo aumento del bilancio della difesa. cioè il bilancio della difesa, che pure rappresenta il 4 per cento del nostro bilancio, ottiene quest' anno un aumento di 640 miliardi, cioè quasi l' intero bilancio della giustizia. riservandomi poi di intervenire in sede di stati di previsione dei singoli ministeri per un esame più dettagliato delle voci riguardanti il ministero della Difesa , voglio ricordare che in proposito la polemica è molto vecchia. ricordo una interruzione che mi fece l' allora ministro della Difesa Lattanzio: quando noi dicemmo che le cifre che venivano dichiarate per l' ammodernamento dell' esercito e dell' aeronautica erano assolutamente false, il ministro Lattanzio allora mi interruppe dicendo di non poter tollerare di essere accusato di falso, ed infatti a distanza di solo un anno vediamo che le cifre previste dalle leggi per l' ammodernamento delle tre armi non sono state assolutamente rispettate, anzi hanno persino superato il tetto da noi indicato. siamo in una situazione in cui i giornali parlano di un progetto per un aereo AMX per un importo di circa 1.000 miliardi di cui non è dato trovare traccia nel bilancio del ministero della Difesa , quando già, come dicevo, l' aumento di bilancio del ministero della Difesa equivale all' intero stanziamento previsto per il ministero della Giustizia . questo sottintende, evidentemente, una scelta politica di fondo: la giustizia nel nostro paese non è in grado di funzionare ma va bene così, evidentemente ciò sarà funzionale ad altre scelte politiche, ma non a quella del corretto funzionamento di un settore a nostro avviso fondamentale nella organizzazione di un paese. e non basta poi, evidentemente, quando si parla di terrorismo, puntare solo ed esclusivamente su una maggiore militarizzazione delle forze dell'ordine o su un loro maggiore armamento. senza riforma ma con armi sempre più pesanti, e che spesso gli agenti non sono in grado di utilizzare a causa di un addestramento particolarmente carente, mentre non c' è un dato che indichi la volontà di occuparsi concretamente dei problemi della giustizia. in gennaio, in occasione dell' ennesima apertura dell' anno giudiziario , ci sentiremo dire che i processi pendenti non sono già poco più di un milione, ma un milione e seicentomila, con tutto quello che ciò significa per il funzionamento di un' istituzione; ma se il bilancio oltre ad essere un puro elenco di cifre deve contenere anche l' esplicazione reale di un programma politico economico, mi pare di dover notare che non c' è alcuna considerazione concreta rispetto a quanto più o meno è stato proposto dalla maggioranza e dal Governo in questi tempi. recentemente il ministro Bonifacio, parlando in Commissione giustizia di carceri speciali e di terrorismo nonché degli impegni presi nel corso dell' anno, ha rilevato come non sia possibile far funzionare le strutture in questo modo per cui ci ritroviamo di fronte al fatto che una riforma dell' ordinamento penale (la depenalizzazione) è stata approvata, una riforma del contenzioso tributario sta per essere approvata, mentre nessun intervento e nessuna attenzione viene indirizzata alle strutture giudiziarie affinché queste riforme possano realmente entrare in funzione. probabilmente ci troveremo con delle riforme scritte sulla carta ma che non hanno nessuna possibilità reale di essere tradotte in pratica. e passiamo al problema degli stanziamenti e degli armamenti. ho visto recentemente sui muri di tutta Roma un manifesto del partito comunista che giustamente si esprime contro la corsa agli armamenti. io credo che sarebbe doveroso indicare nello stesso manifesto anche quante case e quanti ospedali si potrebbero costruire con quelle somme. evidentemente io condivido appieno questa posizione, ma vorrei semplicemente far notare che, al di là della corsa agli armamenti delle due grandi superpotenze, mi sembra che anche nel nostro piccolo, per quanto risulta dal bilancio dello Stato , non vi sia alcuna inversione di tendenza rispetto all' aumento di stanziamenti che ormai procedono in progressione geometrica in questi ultimi anni. ritengo che questo sia un dato importante in quanto penso che la scelta politica sia quella di stabilire le scadenze economiche prioritarie, e quindi anche politiche, rispetto ai bisogni ed alle esigenze del paese. quest' anno è piovuto in ritardo, ma se avesse iniziato a piovere prima in questo periodo ci troveremmo a dover affrontare il problema delle frane che è sintomatico di ogni autunno; infatti nel bilancio dello Stato troviamo sistematicamente stanziamenti per trascorse catastrofi naturali, perché ogni volta di fronte all' evento naturale ci si pone il problema di porre un rimedio immediato, mentre il problema reale è quello di andare ad un programma serio dell' assetto idrogeologico del nostro paese. già nel bilancio di quest' anno, come pure in quello dell' anno scorso , non vi è ombra di una volontà politica di questo genere ma troviamo soltanto l' ennesimo stanziamento per le calamità naturali già avvenute. questi brevissimi accenni vogliono semplicemente sottolineare che le scelte politiche sono quelle di sempre, a prescindere dalla legge finanziaria , che è puramente un tentativo di razionalizzazione, e forse di programmazione, del bilancio e della spesa pubblica . ma devo dire anche che, rispetto agli aumenti previsti per la difesa, assistiamo a un taglio di 1.500 miliardi per le spese sociali e in particolare per le spese sanitarie. ci troviamo quindi con diminuzione di spesa rispetto ad altri aumenti in taluni settori che implicano determinate scelte politiche ed economiche. l' ultimo punto sul quale desidero soffermarmi prima di concludere riguarda il problema delle partecipazioni statali ; ciò non tanto, e non solo, per le polemiche sulle nomine alle quali assistiamo puntualmente ogni giorno, ma perché penso che siano un aspetto importante dell' economia nazionale. credo che la resa dei conti per le partecipazioni statali sia in qualche modo arrivata. infatti, persino il ministro Bisaglia ha dovuto prenderne atto, se è vero che nel corso di un' intervista all' Ansa ha affermato che per salvare gli enti dalla bancarotta sono necessari almeno 5 mila miliardi da versare al più presto, parte come aumento dei fondi di dotazione e parte come consolidamento dei debiti attualmente esistenti. Bisaglia, se non ricordiamo male, dopo aver ostinatamente negato, nel corso della recente discussione parlamentare sugli aumenti dei fondi di dotazione (in totale oltre 1.600 miliardi), che questi denari sarebbero stati utilizzati per « tappare i buchi » di gestione, sostenendo invece che sarebbero serviti per nuovi investimenti, ora ammette che il primo passo per permettere alle partecipazioni statali di operare efficacemente per l' economia italiana è quello del loro risanamento. mi pare, quindi, al di là delle chiacchiere, che ciò renda chiara la situazione delle aziende pubbliche in relazione anche al loro ruolo per il rilancio e per lo sviluppo della nostra economia. quindi le partecipazioni statali , in particolare l' Iri, hanno bisogno al più presto di consolidare oltre 3 mila miliardi di debiti a breve, sui quali pagano circa 500 miliardi all' anno di interessi, in debiti a lungo termine a tasso ridotto. poiché è evidente che le banche non accetteranno mai di consolidare i debiti delle aziende pubbliche, ecco che Bisaglia pensa ad un consolidamento a carico dello Stato. ma oltre a questa operazione di risanamento occorre un nuovo aumento dei fondi di dotazione per circa 2 mila miliardi, per consentire alle aziende pubbliche di effettuare quegli investimenti necessari a far recuperare economicità alle numerose imprese che attualmente producono semplicemente perdite. le aziende pubbliche sono, quindi, in pieno dissesto e tale situazione non è più occultabile. Bisaglia è il ministro che ha gestito negli ultimi quattro anni questo dissesto, portandolo a livelli di gravità inimmaginabili, ma ora presenta il conto alla collettività senza neanche un formale accenno di autocritica. nessuno mette in dubbio — si potrebbe anche farlo, ma finora questo è stato il modo di colmare i debiti che le perdite accumulate in passato debbano essere pagate dalla collettività. ma mi pare doveroso chiedersi a quali condizioni ciò debba avvenire; quali garanzie si debbano cioè domandare affinché in futuro non si commettano gli stessi errori. in primo luogo credo che non bastino più le generiche affermazioni circa la necessità di assicurare l' economicità alle imprese, tanto più quando queste affermazioni vengono contraddette nei fatti ogni giorno dallo stesso ministro Bisaglia. forse è necessario fissare delle regole precise alle quali i responsabili degli enti e delle società operative debbano attenersi. in primo luogo occorre riformare il modo con il quale vengono redatti i bilanci di questi enti; questa idea non è una novità, poiché ci pare che essa fosse già emersa in una ricerca avviata in questo campo, ma i risultati della ricerca sono stati prudentemente accantonati dal ministro Bisaglia. il ritorno all' economicità deve essere garantito anche attribuendo precise responsabilità ai dirigenti circa l' andamento economico delle aziende loro affidate. a questo punto è forse doveroso porsi una domanda: è possibile che proprio un ministro che è stato immobile spettatore del disastro sia chiamato a gestire la fase del risanamento? con quali garanzie? forse perché improvvisamente si è reso conto che esistono effettivamente cattive gestioni? al di là di tutti gli stanziamenti che si possono fare, al di là delle riforme che si debbono fare, esistono delle responsabilità precise di chi è stato spettatore o — usando un termine più pesante — anche responsabile del disastro delle partecipazioni statali . pare abbastanza assurdo che proprio a questo personaggio venga affidata l' opera di risanamento. l' ultimo punto che volevo sottolineare è in questi giorni di particolare attualità: intendo riferirmi al fondo energetico e, in particolare, a quello nucleare. dall' esame del bilancio non ci è dato sapere quanto costi. a precise domande in proposito è stato risposto che il tutto è a carico dei fondi di dotazione dell' Enel, trattandosi di centrali elettronucleari. certo, ma nemmeno dai bilanci dell' Enel ci è dato sapere quanto costi il programma energetico nazionale; non si capisce nemmeno che cosa l' Enel intenda fare per l' anno prossimo . si tratta di una polemica vecchia, fatta già a proposito del dibattito sul piano energetico nazionale. non è possibile fare una scelta quando la scelta nucleare non viene nemmeno quantificata in un qualche modo. ogni anno, invece, ci si ritrova a dovere constatare una volta di più che non ci sono dati, cifre, nemmeno approssimativi, resi pubblici né dal Governo, né dall' Enel. guardando il bilancio non si ha la più pallida idea di quanto il Governo ritenga che il piano energetico — o almeno quello nucleare — possa costare. altrettanto vale per l' Enel, poiché dai suoi bilanci non si capisce quanto l' ente ritenga che questo piano energetico possa costare alla collettività. concludendo, forse questa legge finanziaria rappresenta un tentativo lodevole (si spera che funzioni) di razionalizzazione o di programmazione. tuttavia le scelte politiche di fondo non si discostano dalle solite scelte politiche di questi anni; in particolare non possiamo aderire a questo tipo di scelte politiche, ma mi preme sottolineare che, come gruppo radicale, useremo tutti gli strumenti regolamentari perché almeno il dibattito sul sistema monetario europeo si inserisca nella centralità — vera o presunta — del Parlamento. certo, ora è estremamente tardi. Andreotti tornerà a dirci cosa ha deciso, però riteniamo che il fatto che il Governo non abbia sentito la necessità di aprire un dibattito in Parlamento su questo importantissimo problema rappresenti l' ennesima prova della reale portata della centralità del Parlamento.