Marco PANNELLA - Deputato Appoggio
VII Legislatura - Assemblea n. 37 - seduta del 11-11-1976
1976 - Governo V Rumor - Legislatura n. 6 - Seduta n. 262
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , colleghe e colleghi, signor presidente del Consiglio , il Governo ci consenta innanzitutto di esprimergli, almeno su un punto, la nostra sicura solidarietà. qual era l' economia di questo dibattito? perché siamo riuniti qui oggi e perché il presidente del Consiglio ieri ci ha fatto la sua esposizione? si era detto che nel corso delle settimane e dei mesi i provvedimenti che la Camera era stata chiamata a votare e che aveva votato non riuscivano a reggere il ritmo delle nuove necessità di congiuntura, delle emergenze di ogni giorno nella vita politico-economica del nostro paese, e si è constatato che, come era naturale, dinanzi a questa situazione oggettiva il Governo doveva continuamente integrare le sue linee programmatiche, approvate dalla maggioranza delle astensioni e dei sì, con una serie di decreti che si rovesciavano sulla Camera, sul legislativo, giorno dopo giorno, sì da far perdere a ciascuno e a tutti, in qualche misura, il contorno, la visione del quadro di assieme della situazione economica e della politica governativa. se non vado errato, per iniziativa dei nostri compagni comunisti, ma anche per le lamentele quotidiane nelle quali mi pare comincino ad eccellere i nostri compagni socialisti oltre che quelli repubblicani, il Governo, preso atto della necessità di informare il Parlamento, con un supplemento di attenzione, ha annunciato che sarebbe venuto qui a farci il quadro della situazione. ebbene, la solidarietà nei confronti del Governo da parte nostra viene perché ci sembra ingeneroso rimproverare al Governo di essere venuto qui, ieri, a fare una esposizione che si dice da ragionieri, quando in realtà è questo, e solo questo, che, colleghi della sinistra ufficiale, chiedete al Governo. compagni socialisti, parliamoci chiaro: voi non volete, non potete volere che il Governo venga qui a fare davvero dichiarazioni politiche. compagni comunisti, anche voi non volete che ci sia, qui, un dibattito politico. queste cose sono riservate alle andate e venute a Palazzo Chigi , alle delegazioni dei parlamentari. mentre c' è nel paese una sinistra di malati, una sinistra in emergenza, per la realtà che si sta rovesciando sugli operai, sugli emarginati, sui disoccupati, sui pensionati, qui in questa Camera c' è una sinistra di dottori sottili; qui, in questa sede, c' è una sinistra che sembra unicamente votata a spiegare al ministro Pandolfi che forse si potrebbe un pochino meglio fare questo o quest' altro. o gli si rovesciano addosso le vecchie, stanche litanie che dai tempi del centrosinistra conosciamo bene; erano le litanie del PSIUP contro il Psi al Governo, la litania sui « due tempi » , la litania di e contro La Malfa , la litania della « politica dei redditi sì, ma con la necessità contemporanea di riforme di struttura » ... non bisogna colpire — dice ancor oggi Claudio Signorile — solo gli effetti, ma risalire alle cause; la realtà politica che abbiamo dinanzi — si dice — non tollera una soluzione di emergenza attraverso puri interventi governativi di tipo congiunturale, ed esige, nel momento stesso in cui si interviene, di mutare i meccanismi stessi di intervento economico, di produzione, di possibilità, di consumi diversi da quelli che si sono sempre fatti. questo ho udito in questi giorni, io digiuno di economia, questo abbiamo udito noi, che di questo non meniamo certo vanto. dobbiamo constatare ogni momento di più (in un momento in cui siamo chiamati nelle lotte, concretamente, nel paese, di fronte a coloro che invece ritengono che il loro apporto massimo deve essere dato dallo studio tecnico-scientifico della situazione, dal suggerimento di nuovi argomenti e nuove misure) come non si abbia altro che il ripetersi dei dibattiti del 1961, del 1962, del 1963, anche a livello tecnico. e questo malgrado che, sull' onda della promozione della migliore borghesia, attraverso la crescita della sinistra, della sua promozione politica, della sua partecipazione, i Napoleoni, gli Spaventa, gli economisti progressisti siedano direttamente in questa nostra Assemblea grazie al partito comunista , senza essere oggi — come erano allora — gli inascoltati facitori di relazioni, che poi finivano nei cassetti di partiti che funzionavano regolarmente come colli di bottiglia , sicché le proposte non passavano. qui adesso ci siete; siete nel Parlamento, Napoleoni, Spaventa, altri colleghi, e c' è il collega — quanto sempre preparato! Signorile, attento a questi suggerimenti. ci portano a questo dibattito, che è dibattito di dottori sottili e di ragionieri, certo, ma della sinistra più ancora che del Governo. perché io credo che il problema non sia quello di venire ogni giorno, da parte della sinistra, a constatare che un Governo monocolore della Democrazia Cristiana — ma guardate un po'! — non realizza in poche settimane, e non annuncia per i prossimi mesi o per le prossime settimane delle radicali riforme di struttura: badate, nemmeno di sovrastruttura e di infrastruttura, ma di struttura del nostro paese! signor presidente del Consiglio , io credo che non l' abbiano mai, ascoltata — ne sono convinto — nemmeno in privato, o forse hanno pensato che lei fosse — come spesso si ritiene — furbo ed abile, e non intelligente e serio: avranno pensato che nelle sue spesso, direi, concise, essenziali forme di dialogo vi fossero degli ammiccamenti, che loro hanno creduto di intendere, scambiando i loro desideri per realtà... io credo, invece, che mai, nemmeno in privato, dicevo, ella abbia detto a se stesso o ai nostri rappresentanti dei partiti della sinistra, diciamo ai nostri sostituti di potere legislativo nella dinamica di ogni giorno, che era intenzione del suo partito e capacità del suo Governo di riuscire a dominare la crisi attraverso la via che, a torto o a ragione, noi indichiamo, che è quella di scatenare una serie rapida di riforme radicali, dolorose, magari, ma di struttura, come cura necessaria, anche, della congiuntura. lei ha avuto in questo senso tutt' al più delle frasi di sensibilità in quella direzione, di riconoscimento come di scuola e di dottrina; ma una sinistra che voglia fare un dibattito di politica economica non può dimenticare improvvisamente (e lo chiedo in modo particolare ai compagni socialisti, a chi, con atteggiamento professorale, viene qui sin da luglio è spiegare che « ancora una volta noi diciamo e ripetiamo » ma « ancora una volta » fin quando? perinde ac cadaver ? infatti, la sua natura politica, se si continua ancora per cinque, sette, dieci anni a dire che la via per la soluzione obbligata tecnicamente è questa e tecnicamente non la si percorre, cosa significa questo in realtà, se non una corresponsabilità nei fatti e il rischio dello stravolgimento parolaio del dibattito e della negazione della realtà politica del nostro paese? questa sinistra, solo perché è forte di Napoleoni, di Barca, di Peggio, dei suoi studi economici, del fatto che adesso dominerebbe bene la cultura borghese in economia ed è passata dalla fase giacobina, dozzinale ed infantile nella quale si riteneva che tutte queste cose non fossero atro che truffa oggettiva della borghesia con il suo linguaggio ed i suoi meccanismi, e solo per il fatto che ora si dominano anche questi aspetti tecnici, deve dimenticare e può dimenticare nella sua strategia politica quella che è la sua convinzione profonda senza la quale cessa di essere sinistra? come è concepibile tutto questo? dal 5 di luglio noi insistiamo! una forza interclassista quale la Democrazia Cristiana , una grande e grossa destra non può, per sua natura, fare una politica di sinistra. non se ne abbia a male l' onorevole Zaccagnini: quando parlo di « grande e grossa destra storica » non intendo un dato necessariamente antipopolare o comunque impopolare. la caratteristica delle grandi destre è proprio quella di saper chiamare a sé e di rappresentare, non solo attraverso i cardinali Ruffo, il sottoproletariato, ma continuamente, anche vaste masse popolari in base alla dialettica democratica. ebbene, la domanda che deve venir da sinistra e che ci è posta dalla realtà di ogni giorno è questa: può una forza grande e grossa, ideologicamente e storicamente interclassista, nella situazione nella quale essa opera, cioè lì dove le rappresentanze operaie e contadine racchiuse nel suo seno non possono che essere egemonizzate dalla logica interclassista, dal grande capitale, dalla grande finanza, fornirci una politica di riforme radicali? se lo crediamo, smettiamo di qualificarci come sinistra! non vi è, allora, più necessità storica del partito comunista o di quello socialista e della loro continuità ideologica con le loro battaglie del passato! se è possibile concepire che una grande forza di Governo interclassista che ha rappresentato, volente e nolente, per trenta anni le forze del privilegio, quelle che non hanno consentito allo stato di essere stato di diritto , quelle forze che hanno smembrato lo Stato appena ricostruito in mille corporazioni e che lo hanno svenduto a mille interessi, a quelli della Chiesa, a quelli delle banche, a quelli delle corporazioni industriali, a quelli delle corporazioni del lavoro cosiddetto pubblico e delle pubbliche amministrazioni, veri « cavalli di Troia » nel sindacalismo alternativo ed in quello democratico per una visione democratica e non corporativistica dello Stato; ebbene, se è questa la realtà, che senso ha continuare ancora una volta a dolerci che il presidente Andreotti venga a farci un discorso « da ragioniere » , quando è quello al quale voi lo avete inchiodato? volete che Giulio Andreotti dica qui quali sono le sue personali convinzioni politiche e parlamentari? certamente no. proprio perché le conosciamo: sono interclassiste, sono contro l' utilità e l' ammissibilità stessa della pratica della lotta di classe , che ritiene evidentemente contraria alla formazione dell' ordine nuovo, al quale forse crede, o all' ordine vecchio o al disordine stabilito, del quale, lo voglia o no, è il rappresentante. i dati storici che abbiamo dinanzi sono, a mio avviso, abbastanza chiari: possiamo, o no, avere una sinistra che saprà farsi carico di questo drammatico inverno che si annuncia? se no, se ne farà carico il momento, la struttura assistenziale dello Stato interclassista. di nuovo con gli ECA, enti comunali di assistenza, di nuovo con le strutture clericali — non dico ecclesiastiche di carità e di assistenza della miseria! è vero o no — e questo è un interrogativo che poniamo alle sinistre ufficiali — che per l' aumento sempre maggiore dei servizi pubblici essenziali, per l' aumento, nei fatti, del costo della pasta e del pane (anche se non risulta al CIP), per l' aumento di tutto quello che è pane e non più del companatico, andremo verso un inverno durante il quale se consentiamo, se ammettiamo che il costo di un letto per un mese e per una persona è di 15 o di 20 mila lire, non ci sarà nemmeno la forza e la capacità di acquistare un chilo di pane, in questa Italia del 1976, per centinaia di migliaia — non voglio dire di milioni — di pensionati? è vero o no che il freddo e non solo le acque di Trapani, non solo lo Stato che l' interclassismo ha distrutto, non solo l' acqua che è inquinata, l' aria che è quel che è... che tutto ci frana addosso? come può La Malfa non porsi questo interrogativo nel momento in cui propone la sua linea? glielo chiedo, magari per sostenerla. è certo che andremo necessariamente verso momenti di rivolta, di conflitto sociale: è vero o no, dal momento che avremo anche il blocco dei salari, anche minimi...? saremmo lieti, da questi banchi, di poter perfino chiedere ad un Governo che organicamente fosse rappresentante di interessi popolari ed egualitari, una austerità severa, crudele, per riforme che ci garantiscano per il futuro. saremmo d' accordo nel sostenerlo; anche nella richiesta al cittadino di rinunciare a qualsiasi companatico, non solo ad oggetti e consumi di lusso, non solo di divertimento, non solo di tempo libero . possiamo riscontrare che il Governo da una parte e la sinistra dall' altra dicono giustamente che non ci vogliono solo provvedimenti congiunturali. ma poi nessuno si è alzato, qui, a chiedere il provvedimento congiunturale che ci voleva, che urge per un minimo di adeguamento delle pensioni nei prossimi mesi, in sede straordinaria, per un minimo di adeguamento nelle possibilità di vita dei disoccupati, quali che essi siano. si va avanti, sinistra di dottori, ignorando il paese reale , in base alla presunzione che il paese reale è il paese della demagogia, o invenzione demagogica. d' un tratto diveniamo tutti « responsabili » , come si suol dire. e diciamo nei corridoi: ma esistono i disoccupati? sì. ma, in realtà, in Italia, con il nostro « stellone » , quanti non fanno poi un qualche lavoro? sì, si dice, esiste il problema del pensionato, ma chi ci dice nelle statistiche italiane quanti di questi pensionati vivono davvero con le 32, 36, 38 mila lire che risultano e non hanno invece lavoro aggiuntivo? le altre riforme, l' unificazione delle mutue, son tutte cose che non vengono fuori nemmeno in questi dibattiti. non sappiamo nemmeno quali siano i reali minimi di pensione in Italia. e non a caso, poi continuamente ci troviamo a dover fare i conti con una letteratura non solo di sinistra, ma di destra « piagnona » , una letteratura che costantemente ci presenta dati di cronaca allucinanti cui ci stiamo assuefacendo tutti. la verità di noi, classe politica , di noi, Parlamento, è che ci stiamo assuefacendo al fatto che lo Stato non rispetta la propria legge e che dei diritti naturali e storici vengono istituzionalmente e definitivamente ignorati. quando facciamo la battaglia per l' attuazione della riforma carceraria , ci dicono che facciamo cose non economiche. come si può dir questo quando la riforma carceraria è ormai solo un problema di spesa, di denaro? avete votato una legge di un certo tipo, al limite dovremmo chiedere dei decreti al Governo perché si tratta soltanto di un problema di denaro. se ci sono i denari, la riforma carceraria in quattro o cinque mesi è fatta. andiamo nelle carceri e troviamo cose che nemmeno nei tempi borbonici si verificavano, cioè la rivendicazione del bugliolo come massima aspirazione del detenuto. è il dato delle nostre carceri: non hanno il bugliolo, borbonico, in attesa di avere il servizio igienico. e allora, non solo i diritti costituzionali dei detenuti in attesa di giudizio vengono meno, perché i giudizi non avvengono a causa delle disfunzioni della giustizia, vi è in realtà un suo modo di funzionare perché è un funzionamento classista della giustizia, la quale poi quando « deve » funzionare, funziona. non funziona rispetto al detenuto di classe, al poveraccio, al morto di fame, a quello che ha l' avvocato di ufficio, a quello che non ha modo di protestare nemmeno se appunto non ha neanche il bugliolo. e questo il volto dell' Italia! cosa facciamo, qual è la teoria politica che noi avanziamo attraverso questa nostra prassi? ci doliamo che in realtà lo Stato è fuori legge; e non diciamo, allora, che, se lo Stato è fuori legge, la sinistra deve chiedere che i detenuti in attesa di giudizio — se lo Stato non assicura i giudizi che deve assicurare secondo la Costituzione — devono andare liberi in attesa di giudizio. invece i due terzi dei detenuti sono cittadini con presunzione di non colpevolezza. questo per noi è un problema economico. voi, proprio voi, dottori più seri della sinistra, ci avete spiegato per decenni che per lo scontro di classe internazionale e nazionale si usano i grandi momenti di crisi economica e sociale, proprio per mettere in mora le conquiste politiche della classe operaia , per mettere in mora in quei momenti i diritti civili . e « accettate » questa realtà, in realtà creandola, in base al vostro vecchio scetticismo contro la classe, per il quale pensate che l' operaio, il disoccupato, il contadino, nel momento in cui ha fame, in quel momento è dimentico dei problemi di libertà, che sarebbero avvertiti solo, come lusso, dal borghese satollo, che può anche pensare ai problemi di coscienza. questa è la linea ideologica e la prassi di questi anni. ebbene, non è allora parlare di politica economica il chiederci come mai non vi siano certi interventi congiunturali? perché questo, signor presidente del Consiglio , semmai da questa parte le verrebbe chiesto e non la vecchia solfa e lo ribadisco — pro e contro i « due tempi » . sappiamo che è arbitrario, illusorio e mistificatorio chiedere ad un Governo monocolore democristiano di combattere contro gli interessi interclassisti, per cui il partito democristiano è quello che è e con lealtà si qualifica, chiede suffragi contro l' ipotesi dell' alternativa democratica di classe, che caratterizza invece noi. gli interventi di congiuntura che le chiederemmo sarebbero quelli di privilegiare, signor presidente del Consiglio , elargendo 300 o 400 miliardi alle carceri, i diritti costituzionali di tutto il paese e dei cittadini che sono detenuti in espiazione anticipata di pena, piuttosto che dare 1.000 miliardi all' aeronautica, oltre tutto al di fuori di un piano di strategia per cui si sappia almeno come i signori dell' aeronautica spenderanno poi quei 1.000 miliardi, al di fuori di una politica razionale della difesa, alla quale voi dite di credere e noi, antimilitaristi, non crediamo. sappiamo che l' esercito serve innanzitutto storicamente come elemento ennesimo e importante di amministrazione reale del gioco delle classi e del gioco economico. oggi nel nostro paese, come altrove, il complesso militare ed industriale detta molte scelte di Governo. ma perché da questi banchi non ci si alza per dirlo, compagni comunisti? figuratevi se noi vi chiediamo di riecheggiare i toni e gli accenti del nostro socialismo « romantico » , dal quale con le vostre analisi a pretesa scientifica vi eravate staccati un giorno, quando dicevamo: non più un soldo, non più un uomo per le guerre e gli eserciti. ma qualcosa d' altro dovreste pur dirlo. e le 20 mila persone sono in attesa di giudizio, presunte innocenti, in carcere? quando Gian Carlo Pajetta soffriva a Civitavecchia ed aveva a che fare con un sistema disumano, come ne parlava? le carceri del re, le carceri di Mussolini, le carceri della borghesia, queste immonde carceri dove l' uomo vive abbrutito, dove si crea il delinquente! ebbene, oggi queste sono o non sono le carceri della Repubblica? sono o non sono identiche? ed è un problema di spesa pubblica , di politica economica , ma vi guardate bene dal parlarne... come Andreotti. vi sono mille altri esempi da fare, ma noi ci limitiamo a ripetere che vorremmo almeno alcuni interventi congiunturali, perché in realtà gli interventi di congiuntura che sanno le condizioni di miseria e di ingiustizia più gravi sono passi avanti necessari e pregiudiziali per certe riforme di struttura, perché danno più potere, più libertà, più dignità a chi è — come direbbero dall' altra parte — « umile » ; sono conquiste, quelle, irreversibili, ben altrimenti del massimo salariale più alto. perché le conquiste di dignità, le conquiste dei diritti costituzionali sono conquiste di capacità, di lotta di liberazione economica da parte della classe, da parte dei democratici. debbo dire che in questo gioco l' intelligenza del presidente del Consiglio ci sembra drammaticamente e chiaramente vincente. quale fu la modesta analisi che facemmo noi il 5 luglio, appunto dinanzi alla intimidente serietà dei dottori che da questo banco parlano di serietà e di economia? lei, signor presidente del Consiglio ; forse ricorderà l' apparente non pertinenza — se non impertinenza — del nostro intervento di allora. ascoltammo i suoi annunci e dicemmo: lei ha fatto una scelta giusta dal suo punto di vista ; ad ottobre lei passerà, — non dissi allora « scaricherà » (ma ormai la dimestichezza diventa maggiore ed il linguaggio più corrente e quindi lo dico oggi — ) le patate bollenti su questo Parlamento, dove stiamo tutti esultando perché D'Alema è presidente di Commissione, Peggio, Barca eccetera anche, perché ormai a tutti i livelli finalmente noi della sinistra abbiamo più potere, sia di controllo, sia legislativo. e quindi, se in realtà il Governo è oggi di Andreotti, occorre che prima o poi vi sia anche il ministro comunista; ma, in fondo, le leve vere sono qui e le abbiamo proprio nel momento della struttura, nei momenti economici e strutturali. ebbene, ricordavo, io dissi: l' attivismo, anzi l' attività solerte e capace che lei ci annuncia, e nella quale credo, rovescerà le contraddizioni dell' interclassismo che può mettere in crisi storicamente il suo Governo, le rovescerà su questo Parlamento che diventerà un organo, sofferente e sofferto, di registrazione nei tempi che lei gli proporrà, di soluzione di questa o di quella contraddizione. e la cosa ha una sua espansione geometrica; e la discussione di oggi ce lo conferma, lo vedremo fra un mese, ne dovrete chiedere un' altra, perché con la discussione di oggi voi comunisti e socialisti create le premesse perché il Governo non soltanto possa, ma debba fare altrettanti decreti, quanti ne ha già fatti, man mano che nei giorni prossimi interverranno altri guai. perché credo che in questo possa essere esatta la scienza economica, nella misura cioè in cui prevede esattamente che le sfuggirà necessariamente la totalità degli eventi e degli avvenimenti e non riduce tutto ad operazioni di puro prodotto, somma o detrazione. la vita ha più fantasia di ciascuno di noi, con le sue singolari capacità di intelligenza storica. quello che ha più fantasia forse della vita, intesa a medio e piccolo termine, è appunto quello che voi chiamate l' ideologia, la cultura, i principi. non è la prima volta che da questi banchi si contrappongono alle citazioni eleganti e non più e solamente canoniche, ma di tanto gusto, del presidente Andreotti, su Montale. sui « nocchieri » , quelle di Machiavelli. credo che anche questa mattina il compagno Di Giulio abbia recitato qualche versetto di quest' altro maestro di un certo tipo di laicità. ebbene, io credo che in Machiavelli e in chiunque sia laico non possa però mancare la convinzione che la caratteristica del « principio » , dei « principi » è di portare a « principiare » qualcosa. ma quei principi restano sempre come petizione di principi di là da venire dal cielo, dal paradiso; e noi siamo sospettosi di questi rinvii all' aldilà, o al di sotto, o al di qua, come loro sanno, e siamo contro il paradiso, appunto, dei principi eterei che mai prendono corpo. nella pratica di ogni giorno, invece, vediamo l' inferno dell' insuccesso, vediamo la schizofrenia, vediamo ben altro di più tremendo della malafede e dei tradimenti che la parte più dozzinale e imbecille del dissenso della sinistra ogni tanto attribuisce ai compagni comunisti e socialisti, dei quali non mi preoccupano tanto i margini eventuali di scettica malafede (perché quelli si correggono: chi è in malafede, proprio per questo qualche volta ha la coscienza un po' debole), quanto la buona coscienza, a volte a buon mercato, di essere necessariamente più intelligenti, qui in Parlamento, dei loro compagni che nelle sezioni e nelle fabbriche sono meno ottimisti di quanto loro non siano. questo, semmai, è il problema del quale dobbiamo preoccuparci. allora, cosa fare? siamo intervenuti solo per il gusto di una presenza oratoria? io non credo. questo richiamo al fatto che una economia è gestibile solo nel rispetto delle ipotesi di politica economica che ognuno di noi propugna, questa posizione per la quale noi continuiamo a ritenere e affermare che un Governo monocolore democratico cristiano , libero e responsabile fino in fondo del suo operato, dovrebbe spostarsi più a sinistra, proprio se mancante dello avallo della sinistra, in una sana dialettica bipolare e di alternativa, più a sinistra di quanto non abbia bisogno di fare, dinanzi alle vostre astensioni, dinanzi, appunto, all' « ancora una volta » di Signorile. signor presidente del Consiglio , io non so quanto questa Camera, unanime tranne i « quasi » che noi siamo, le consentirà di andare avanti; ma lei certo sa che il modo per consentirle da sinistra di andare avanti è ogni giorno quello di puntare un dito contro di lei, e dirle: solo ancora una volta, solo per l' ultima volta, le diciamo... perché, se vi fosse qui una sinistra ufficialmente di yes men e di yes ladies, questa sinistra sarebbe già morta nella funzione di dare una copertura allo operato del suo Governo! ma, per tornare, dunque, alla cronaca di questi cinque mesi, è accaduto quello che, nella sua intelligenza, come linea tattica, compagni comunisti, credevate di aver scelto voi, e invece ha scelto il presidente Andreotti, e quei compagni che lucidamente, laici o no, ritengono minor male il sostenere la sua fatica politica. vi ha rovesciato addosso mille responsabilità sue, e adesso prosegue in questa linea. io, il succo — tutt' altro che ragionevole, signor presidente — del suo intervento di ieri, credo di averlo bene inteso, forse perché non mi sono distratto per la sua apparente umiltà di ragioniere, e mi sono andato a chiedere che cosa, dietro questa modestia, non corrispondente ai fatti, potesse — non dico celarsi, perché lei non ha celato nulla — ma affacciarsi, potesse rendere più difficile una lettura « laica » del suo documento e delle sue intenzioni. adesso lei passa le patate bollenti , oltre che a Di Giulio , direttamente a Lama. lei gli dà 30 giorni, lei, presidente, lei, rappresentante consequente del tentativo di salvataggio della Democrazia Cristiana attraverso l' interclassismo, attraverso una certa posizione ideologica e storica. lei continua, quindi, sulla sua strada di luglio; la sua strada, adesso e allora, è quella di rovesciare le contraddizioni dell' interclassismo sullo schieramento di classe della sinistra, avendo coinvolto qui i compagni dottori, che stanno qui e che oggi sono stati, con l' intervento di Di Giulio , quanto giustamente applauditi... lo avrei applaudito anch' io, Di Giulio , se fosse stata la dichiarazione del come ci apprestavamo a governare, compagni comunisti! lo avrei applaudito molto più a lungo, di quanto non lo abbiate applaudito. ma la pura e sterile gestualità, la mancanza sostanziale di moralità di un discorso del genere, quando viene rivolto a chi si sa che non può accoglierlo, per la contraddizione naturale che non lo consente... altrimenti, mandategli la tessera del Pci, al presidente del Consiglio , posto che la accetti. forse è la doppia verità: politicizzarsi ulteriormente e consentire anche, qualche volta, ipotesi di doppie tessere di questo genere... ma non credo che per il momento, comunque, si risolverebbe granché, come non si è risolto con « civiltà cattolica » gran cosa, alla fine dell' altro secolo, rilanciando queste teorie della doppia verità contro il demonio liberale di allora. cosa farà Lama? il problema, infatti, non è quello della Cisl. il collega Scalia ha ben scelto: sta qui, adesso. i fatti gli hanno dato ragione. coloro che lo combattevano come di destra, loro... presidente Andreotti, io ricordo un distinto corrispondente straniero, al tempo del dibattito sul divorzio, in cui ci si incontrava e scontrava su altre cose: quando lei venne fuori con la proposta (ecco, sempre le doppie cose!) del doppio regime matrimoniale, vi furono le reazioni più diverse (quelle che gli stenografi chiamerebbero « movimenti diversi » , « commenti diversi » . ci incontrammo qui a piazza Montecitorio, e ci disse: ma quando Benelli sarà costretto (lui fanfaniano) a fare in qualche misura la « finta » del compromesso storico , l' uomo c' è: è Andreotti. è nelle tradizioni della Chiesa, ma non della Chiesa come organismo gerarchico « volgarmente » adesso individuato, fatto di piccole furbizie, ma come organismo di grande cultura, di grande storia... è evidente infatti che se la storia di questo mondo, la storia del principe delle tenebre che ci governa, deve imporci momenti a livello dello Stato particolarmente duri, si sceglie e si autorizza il sacrificio dei « migliori » , non degli altri (è comunque un sacrificio che mi pare garantisca, signor presidente , poi dei benefici molto più grossi, quindi non godo sadicamente nell' individuarsi sacrifici che possono essere fatti, di lei e, della sua opera politica). il sacrificio sarà fatto quindi dal presidente del Consiglio Andreotti perché questo è nella logica delle situazioni. bene, sta accadendo. ma io non credo (ho bisogno di rispettare innanzitutto gli avversari), non credo affatto, come alcuni della Democrazia Cristiana mostrano di credere, che appunto ci sia ormai una resa di Andreotti a noi, ai comunisti. questo è un gioco — vivaddio! ancora aperto, bello, drammatico, compagni comunisti, per un po' di tempo ancora aperto sia alla vostra vittoria che alla loro! ma per un po' di tempo, non so quanto. dicevo, come Andreotti, cosi abbiamo la Cisl oggi di nuovo, al di là dei fatti declamatori, che affida la politica della normalizzazione sindacale, contro Giorgio Benvenuto soprattutto, che adesso arriva e disturba un po' il gioco, a coloro che accusavano Scalia di volerla normalizzare. è normale e tu hai scelto a tempo, collega e amico Scalia, mi pare, questa nuova ubicazione, per dare al corpo politico e storico al quale appartieni un tuo nuovo contributo, visto che alla Cisl non ce n' è più bisogno! stiamo andando lontano dal dibattito di politica economica , compagni, colleghe e colleghi deputali? io non so. fra tre mesi voi avrete creato un nuovo precedente: qui di decreti ne avremo tanti ancora, ho l' impressione. qui, magari grazie a Mimmo Pinto, se non grazie ad altri, o grazie a dei vescovi, perché quando manca lo Stato, nella protezione degli umili e nella rivolta dei disperati, si riapre poi la supplenza clericale, religiosa. come canale, che non a caso è sempre stata difesa (l' assistenza e tutte le altre cose). qui ci vorranno allora dei nuovi decreti — preparati collega Spaventa, preparatevi! — per i disoccupati, per la gente che morrà di fame e di freddo. il freddo torna ad essere, nel 1976, una calamità come alcuni secoli fa o come altrove. su questo, in termini di politica economica , non c' è da chiedere nulla? ho letto male i vostri documenti? ho spesso l' umiltà di, venirvi a chiedere di tradurmi « in soldoni » quello che sostenete poi in un modo più brillante in Aula. ci sono state delle omissioni dolose di risposta alle mie domande? non credo. è non è economico cercare di preoccuparsi di quale sarà l' inverno a livello delle lotte sociali? non hanno un' incidenza economica le lotte sociali? non hanno un costo? crediamo davvero in questa liturgia degli scioperi più o meno generali, fatti come stanche e pompose messe della domenica, dai nostri sindacati, per impedire scioperi che siano imposti e voluti dalla base, così come certe messe liturgiche servivano come sostituto e come garanzia contro l' esplosione dei fermenti religiosi veri, che rischiavano altrimenti di esprimersi in modo più intransigente? crediamo che tutto questo non appartenga alla economia? e che il partito socialista non ci versi qui la conferma del discorso che Lombardi ha fatto al congresso del suo partito quando diceva che, attraverso l' una o l' altra fase, oggi la ricostruzione dei meccanismi di sfruttamento e di ordine capitalistico passa necessariamente attraverso la creazione di fasce fisse e, magari progressive, di disoccupazione nei nostri mercati e nei nostri stati, è intelligente e responsabile scelta politica? che senso ha allora da questa parte applaudire nei congressi socialisti, applaudire a sinistra, delle affermazioni e delle analisi che guardano e riescono ad indicare qual è il principio che regola un meccanismo economico-sociale in corso e poi, come se si fosse nel 1960 o nel 1961, venire a ripetere i discorsi pre-Governo Moro, di difesa di Ruffolo, o di critica astratta dell' una o dell' altra posizione? questo è il limite del nostro dibattito, non il limite di questo Governo, che mi sembra essere egregio, per essere il Governo borghese democratico cristiano che è, cioè capace di ascolto, capace non solo di furbizie, ma di coraggio, di audacia, fin dove gli è possibile, per cercare di sfuggire a quello che altri (non noi, con la nostra cultura) direbbero la « vocazione » al disastro, oggi, del nostro paese, e che noi definiamo la china che, senza un' alternativa, qui ed oggi, innanzitutto politica: non riusciremo a risalire. noi siamo convinti che la sinistra è di Governo, come pretende di mostrarsi, non nella misura in cui da questi banchi fa i discorsi che da quelli del Governo devono essere fatti, ma nella misura in cui rifiuta di fare questi discorsi qui fin quando non potrà farli lì. questa mi pare la dialettica democratica. le stesse cose annunciate nella soggettiva buona fede dal ministro del Tesoro di oggi e dal ministro delle Finanze di oggi, se ci venissero da un compagno che proviene da queste file e resta in queste file, avrebbero un destino diverso, perché ci sarebbe omogeneità tra i celi rappresentati e le misure proposte. raccontarci che è stato il caso, o il ministro Preti (o non so chi) che, con la sua individuale e ipotetica o comprovata insipienza, non è riuscito a darci l' anagrafe fiscale, credo sia ormai risibile: è evidente che chi rappresenta, volendolo o no, oggettivamente, le speranze di chi edifica il profitto sulle evasioni fiscali, con molta difficoltà riuscirà ad essere obbedito il giorno in cui ordinerà a quei meccanismi che storicamente hanno servito l' evasione di funzionare come meccanismi che colpiscono l' evasione. noi siamo laici, predichiamo nella vita nostra concreta il laicismo, per cui nessuno — e men che mai chi ci siede dirimpetto all' estrema destra — è « perverso » ; noi non recuperiamo mai il « perverso » , nemmeno attraverso l' alibi della politica: sappiamo che si tratta di un « diverso » . ci si dice: in fondo, però, non siete laici, perché il perverso per voi, nella realtà, è democristiano? è clericale; e c' è in voi malanimo. c' è odio, e c' è quindi la cecità di chi è prevenuto, dalla vostra parte. io, invece, credo di poter dire con serenità che l' accanimento con il quale da vent' anni — ora solo, forse, in qualche occasione, ascoltati — cerchiamo di condurre le nostre polemiche contro la Democrazia Cristiana nasce dalla certezza che i tentativi, in definitiva, del cattolico, del credente di un certo tipo del democristiano di un certo tipo, di rispondere all' appello di potere che gli viene a volte anche dalla sinistra, in un certo modo, sono in realtà destinati oggettivamente al fallimento. quello che noi temiamo è che il fallimento della Democrazia Cristiana , come il fallimento del partito fascista , si risolva anche nel fallimento di tutto il paese. ecco la necessità, mi sembra. urgente che nell' economia, in ogni momento, noi ci troviamo diversi ed alternativi, ci troviamo uniti ed appassionati dal gioco delle diversità, esaltandole, sapendo che qui, tutt' al più da parte di Andreotti, da parte dell' altra parte politica , si può cercare di far maturare il senso democratico dei ceti di destra, ma non scollandosi dalla loro rappresentanza, perché non lo può fare, la Democrazia Cristiana , senza suicidarsi. per noi, invece, il problema è quello opposto, di non scollarci dalla rappresentanza di chi è umile, di chi è sfruttato, di chi è esasperato, di chi è nelle carceri, nella disoccupazione, nelle sottopensioni della nostra esistenza, pena, appunto, la sconfitta loro e della nostra parte politica e dei nostri partiti. ho terminato, signor presidente , anche perché in sede di conferenza dei capigruppo abbiamo voluto rivendicare, anche per questo dibattito, il diritto del parlamentare ad intervenire in quanto appunto parlamentare: il suo diritto dovere di intervenire. alla proposta che ci era stata fatta, per l' ennesima volta, perché intervenisse solo un oratore per gruppo, abbiamo detto no e rifiutato l' imposizione; abbiamo detto che è l' ora di finirla con un atteggiamento per cui il deputato sa che quello che il suo partito gli chiede è soprattutto di tacere — qualche volta di venire a votare — ed avremo, quindi, a testimonianza di ciò, anche altri interventi dei compagni e delle compagne del gruppo radicale, che quindi affronteranno anche altri aspetti di questo dibattito. ma era questa una indicazione. dibattiti politici di questa natura o riescono a coinvolgere sempre di più, nella loro diversità, ciascun parlamentare (allora avremo problemi diversi da risolvere), o altrimenti andremo avanti, io credo, con una triste recita: quella che costringe il Governo, per riuscire a governare, a correre sempre qui, perché vuole, perché è utile, perché gli è necessario, e ad avere — lo dicevo di già, come in una commedia di boulevard — ormai a Palazzo Chigi una serie di salottini nei quali in uno entra La Malfa ; in un altro Berlinguer, eccetera, e poi ci siamo anche noi, il Parlamento. in questa attività, che sarebbe da vaudeville, non so quale tempo resti poi per le riunioni del Consiglio dei ministri e per altre cose. stiamo, in realtà, vivendo in un momento in cui i meccanismi istituzionali, signor presidente , signor presidente del Consiglio , colleghe e colleghi, stanno impazzendo. ci troviamo al centro ormai di meccanismi che non sappiamo più dominare. abbiamo la fortuna di avere il migliore dei governi di classe, avversario, che ci poteva essere offerto: lo dobbiamo al 20 giugno. ma ciò non toglie, che, proprio per questi suoi aspetti che non possono che essere stilistici e di superficie, il tentativo che viene fatto di coinvolgere sempre di più nell' illusione di essere ormai i veri governanti i compagni del partito comunista e del partito socialista , signor presidente , questo sì, io credo sia tentativo non più che abile: forse nella sua concreta moralità è necessario, ma non penso che in termini di storia sia intelligente. penso invece che la triste recita, il gioco delle parti che da trenta anni — sono trenta anni che lo sosteniamo — è in corso debba avere termine. o è qui che si afferma l' opposizione dura quanto dure sono le realtà del paese, o altrimenti il paese sarà l' opposizione a noi. ed è contro questo pericolo che cerchiamo di riuscire a dare ogni giorno, nel clamore apparente delle nostre esibizioni e nella apparente disperazione che c' è in chi sembra sempre eccessivo anche quando sembrerebbe che possa esprimersi invece in un modo diverso, il contributo che diamo al nostro essere colleghe e colleghi, deputati repubblicani, uniti dal rispetto della Costituzione e dalla fiducia nella democrazia.