Giulio ANDREOTTI - Presidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
VII Legislatura - Assemblea n. 36 - seduta del 10-11-1976
1976 - Governo III Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 36
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , quando, tre mesi or sono, il Governo si presentò in Parlamento, indicammo come obiettivo economico prioritario la correzione del tasso di inflazione , anche come condizione inderogabile di difesa del lavoro e di ripresa produttiva. non vi fu gruppo, pur con le diversità peculiari di ciascuno, che non condivise questa linea di impegno. avevamo appena iniziato il nostro lavoro che, passata la relativa stasi feriale delle aziende, cominciò subito, dopo l' agosto, una nuova tensione nei cambi con l' estero, in relazione ad un ritmo sostenuto della produzione industriale (e questi sono contraccolpi inevitabili in un paese trasformatore). purtroppo a tale fattore fisiologico e, come tale, compensabile — si aggiunse una violenta ondata speculativa internazionale a danno delle monete europee più deboli, che colpì gravemente la lira. fummo costretti ad adottare, senza indugi, misure di emergenza che, per altro, sono valide solo se nel contesto di un impegno deciso ad affrontare in radice le cause degli squilibri del nostro sistema. è importante che la Camera dedichi ora, esplicitamente, qualche seduta a questo esame, per quanto già affrontato nel recente, approfondito, dibattito sul bilancio dello Stato . gravi e condizionanti responsabilità incombono infatti su tutti noi per il riequilibrio di una situazione nei confronti della quale ogni insufficienza o ritardo potrebbero risultare fatali. il punto di maggiore fragilità è costituito dai nostri debiti con l' estero, sui quali, negli ultimi anni, ha inciso in modo preoccupante l' aumento all' origine del greggio petrolifero. l' indebitamento in valuta è passato, in un triennio, da 7 a 17 miliardi di dollari . un debitore così appesantito non trova facilmente ulteriore credito; e di credito noi abbiamo assoluto e urgente bisogno, sia per le esigenze essenziali di vita degli italiani, sia per costituire una adeguata difesa monetaria quando cadranno — e dovremmo accelerarne al massimo le scadenze — le misure che abbiamo dovuto introdurre per parare l' effettiva insostenibilità della situazione: misure impositive sulle esportazioni e restrittive del credito, delle quali non ignoriamo di certo le conseguenze negative su molti piani. ma non avevamo alternative, come la Comunità Europea ha ben compreso e riconosciuto. l' andamento del commercio con l' estero, nei primi nove mesi del 1976, non autorizza certamente ipotesi di aggiustamenti automatici. ad una crescita percentuale del valore delle esportazioni del 32,8 per cento , fa riscontro un aumento del 44 per cento delle importazioni. lo studio attento di questa dinamica deve giovare sia per coltivare particolarmente le voci di esportazione che si dimostrano solide (prodotti tessili e dell' abbigliamento, prodotti meccanici, ortofrutticoli, vino, autoveicoli, mobili, prodotti chimici, eccetera), sia per riuscire a contenere le importazioni nei generi e nelle quantità che sono riducibili, senza provocare rallentamenti produttivi. in proposito è da sottolineare, e non dimenticare, l' apporto rilevante che danno alle esportazioni tante piccole e medie imprese , anche artigianali. al disavanzo della bilancia commerciale , cifrato in 3.815 miliardi di lire al 30 settembre, non fa fronte un apporto proporzionato né del turismo né delle rimesse degli emigranti, in totale 1.500 miliardi. per di più con un carico come quello prima ricordato, vi sono le esigenze di restituzione dei ratei in scadenza dei debiti pregressi. e dovremo alla solidarietà europea se una scadenza imminentissima di 480 milioni di dollari , verso la Gran Bretagna , non debba essere fronteggiata con le nostre riserve. ci si domanderà, a questo punto, quali sono gli effetti ottenuti con la legge per il rientro dei capitali espatriati. sino alla data ultima consentita da questa legge, il 19 novembre, non è dato tracciare, un consuntivo e non si può quindi dare un ruolo indicativo al controvalore di 80 miliardi di lire . vorrei però rispondere qui a quanti vanno osservando che norme più permissive e agevolanti avrebbero sortito migliore effetto. può darsi. ma non si può dimenticare che mentre si chiede a tutti gli italiani di affrontare forti sacrifici ricostruttivi, sarebbe grave configurare assoluzioni generali per quanti — volendolo o no hanno cooperato ad indebolire la nostra economia. anche le nazioni, come gli uomini, non vivono di solo pane e certi valori di giustizia sono più essenziali, a sostegno morale di una politica di ripresa, di quanto non potrebbero essere, materialmente, norme indiscriminate di favore retrodatato. la sensibilità dell' apparato statale in proposito — ovviamente anche in virtù delle nuove norme penali introdotte — sta dando risultati rilevanti. le persone denunciate sono 1.094, di cui 175 in stato di arresto. le infrazioni valutarie contestate dalla Guardia di Finanza assommano, in totale, a 447 miliardi di lire . più che in altri paesi, la difesa del tasso di cambio assume in Italia una importanza rilevante, attesa la forte indicizzazione della nostra economia e, di conseguenza, l' influsso che lo slittamento del tasso di cambio opera con immediatezza e a catena sul rialzo dei prezzi, sulla lievitazione dei salari e sull' aumento dei costi . non si tratta quindi di scelte opinabili e tanto meno di questioni di prestigio politico. è necessità primaria un ancoraggio in proposito. e siamo noi a doverci dar carico di questi problemi e di queste implicazioni, non accreditando comunque la leggenda che le esigenze di riequilibrio derivino da pretese o addirittura da interferenze esterne, in particolare del Fondo Monetario Internazionale . sta di fatto che il giudizio, che è esclusivamente tecnico, del Fondo Monetario sulla risanabilità della situazione italiana è anche pregiudiziale per poter avere — oltre ad un prestito del Fondo stesso — possibili linee di credito da parte di governi e istituti bancari esteri, disposti in via di principio a darci concreta solidarietà. per raggiungere indispensabili condizioni di normalità, occorre porsi un duplice ordine di traguardi: la governabilità dei bilanci della finanza pubblica in senso lato (Stato, aziende, Enel ed enti locali ); la riduzione dei costi di produzione per recuperare valori normali ed essere in linea con le economie europee. obiettivo dell' azione del governo è pertanto il completamento della manovra diretta a determinare un prelievo aggiuntivo rispetto alle previsioni dell' ordine di 5 mila miliardi. si tratta di prelievo risultante da misure fiscali e tariffarie e caratterizzato dalla finalità di ridurre il disavanzo della cosiddetta Pubblica Amministrazione allargata. i provvedimenti già decisi hanno comportato prelievi per 3.020 miliardi, di cui 1.820 per maggiori imposte e 1.200. per aumento di tariffe dei servizi pubblici . è necessario ora concludere la manovra. il Governo si propone di raggiungere la cifra globale di 5 mila miliardi con ulteriori misure di carattere fiscale. la linea del Governo si ispira al principio di evitare, pure in presenza di occorrenze eccezionali, l' adozione di provvedimenti che turbino l' ordinamento tributario e ne alterino il quadro normativo quale delineato dalla riforma tributaria . e salvaguarda l' esigenza di garantire l' ordinaria amministrazione dei tributi, che rimane punto fermo dell' azione governativa. fra le molte alternative che astrattamente si potevano prospettare, il Governo ha pertanto fatto cadere la sua proposta su due provvedimenti che, rispettando quel principio e rispondendo a quella esigenza, si presentano non come espressione di decisioni affrettate e occasionali, ma come perfezionamento dell' ordinamento esistente. sotto questo profilo assume particolare rilievo il primo e più importante di essi, concernente l' introduzione del versamento di un acconto delle imposte sul reddito delle persone fisiche e sul reddito delle persone giuridiche nel corso del periodo di imposta nel quale il reddito si produce. come è noto, il sistema della riscossione dei tributi diretti mediante ritenuta alla fonte ha trovato, nella nuova legislazione tributaria, estesa applicazione. in particolare, per l' imposta sul reddito delle persone fisiche relativa ai proventi da lavoro dipendente , la ritenuta alla fonte costituisce lo strumento esclusivo di riscossione del tributo: attraverso la ritenuta operata dai datori di lavoro su tutti i compensi corrisposti ai dipendenti viene interamente assolto il debito di imposta dei lavoratori relativamente al loro reddito di lavoro. e non soltanto il tributo viene corrisposto per l' intero suo ammontare, ma esso viene inoltre pagato nel momento stesso in cui il reddito è percepito dal lavoratore. di qui una innegabile situazione di svantaggio in cui vengono a trovarsi i possessori di redditi di lavoro dipendente rispetto alle altre categorie di contribuenti i quali versano l' imposta nell' anno successivo a quello di acquisizione dell' intero reddito imponibile . a tale situazione il Governo intende porre un apprezzabile rimedio, stabilendo che nel mese di settembre di ogni anno i contribuenti persone fisiche versino un acconto sull' imposta dovuta, per l' anno in corso nella misura del 75 per cento dell' imposta pagata sui redditi dell' anno precedente . il versamento è naturalmente al netto delle ritenute alla fonte subite. è anche previsto il caso che il reddito acquisito nell' anno sia inferiore a quello dell' anno precedente , consentendosi al contribuente di commisurare al reddito dell' anno in corso la somma da versare. il sistema è garantito dalla previsione di sovrattasse e di interessi. analogo principio viene introdotto per i soggetti all' imposta sul reddito delle persone giuridiche. il nuovo regime avrà carattere permanente e definitivo. nel primo anno di applicazione, cioè nel 1977, esso avrà tuttavia un effetto di finanza straordinaria. si determinerà, infatti, un prelievo aggiuntivo, stimato in 1.500 miliardi, derivante dal fatto che, oltre al pagamento delle imposte dovute sui redditi del 1976, le persone fisiche e le persone giuridiche dovranno versare il consistente acconto relativo ai redditi dello stesso 1977. il Governo è consapevole della severità della manovra. confida tuttavia che venga colto il significato profondamente perequativo, di un sistema che, a regime, assicurerà un più sensibile equilibrio nel pagamento delle imposte da parte delle diverse categorie di contribuenti; e nel 1977, anno in cui la generalità dei cittadini è chiamata a concorrere ad uno sforzo di carattere straordinario, assocerà i percettori di redditi diversi da quelli di lavoro dipendente ai sacrifici derivanti dai vincoli imposti all' accrescimento della massa salariale. il secondo provvedimento, di minore portata ma dal quale, tuttavia, ci si attende un ulteriore gettito per l' anno prossimo dell' ordine di 500 miliardi, prevede un adeguamento delle aliquote e delle tariffe per le imposte di registro, di bollo e per le tasse di concessione governativa . la revisione sarà temperata da alcune significative esclusioni: non investirà, ad esempio, l' imposizione sui trasferimenti immobiliari, l' imposta di bollo sugli atti giudiziari e la tassa sulle patenti di guida. il Governo, raccogliendo anche l' invito del Parlamento, ha proposto, in sede di bilancio di previsione per l' anno 1977, la riduzione di spese, che per altro sono state considerate marginali, dato il loro importo rispetto al complesso del bilancio. giova, a questo proposito, rilevare che il bilancio dello Stato — in disparte ogni considerazione circa gli aspetti formali e giuridici — negli ultimi anni si è progressivamente trasformato in un bilancio di trasferimento verso altri centri di spesa. ne consegue che, anche in relazione alle norme sostanziali che regolano quei trasferimenti, il bilancio risulta estremamente rigido nel senso che la modificazione delle poste iscritte richiederebbe l' adozione di appositi provvedimenti legislativi che riducano, o quanto meno correggano, il meccanismo di determinazione dei trasferimenti. ecco perché i margini di manovra entro i quali può trovare spazio l' azione del governo risultano estremamente limitati; ed è entro questi margini che ha operato la azione riduttiva attivata. l' eventuale revisione della normativa che regola i trasferimenti previsti a favore dei vari centri di spesa potrebbe risultare fruttuosa a condizione che — come in varie occasioni si è sottolineato — nella determinazione dei flussi di trasferimento si tenga conto dell' esigenza di riguardare non solo gli interessi degli enti beneficiari, ma anche e soprattutto la particolare esigenza che la spesa pubblica si evolva con equilibrio. ecco perché si tratta anche di puntare sulla qualificazione della spesa per fare in modo che siano principalmente privilegiati i settori che più contribuiscono all' evoluzione economica e sociale del paese. ne consegue che la riduzione del disavanzo dello Stato deve affidarsi principalmente a due strumenti: all' incremento delle entrate e all' annullamento della sfera delle evasioni; proprio i due strumenti che stiamo utilizzando. resta da considerare la spesa delle collettività locali, e in particolare dei comuni. come dirò tra breve, il riassetto delle finanze dei comuni è affidato ad una complessa manovra che, accanto alle misure di sostegno, fa perno, in un primo momento, sul blocco e poi sulla riduzione della spesa corrente di tali enti. infine, per quanto concerne la spesa per la sanità, è intendimento del Governo introdurre al più presto quei meccanismi correttivi, da più parti indicati, i quali riducano gli sprechi e rendano più efficiente il servizio sanitario e l' assistenza alle famiglie. e ciò, beninteso, mantenendo entro limiti accettabili (non dissimili da quelli che si riscontrano in paesi ad economia confrontabile con la nostra) il rapporto fra la spesa totale per questo servizio ed il totale delle risorse disponibili. è stato chiesto al Governo di precisare, anche in questa occasione e per rendere ancora più evidente il quadro di riferimento in cui alcune decisioni dovranno essere prese, l' andamento dei flussi finanziari. secondo gli accordi stabiliti con la Cee, il governo italiano si è impegnato a limitare la spesa statale nel 1976 entro i 39.700 miliardi; a presentare un disavanzo del Tesoro non superiore a 13.800 miliardi; e a non coprire questo disavanzo con base monetaria in misura superiore a 5.700 miliardi. possiamo dire, in base ai risultati acquisiti per i primi nove mesi e alla previsione per l' intero anno, che questi impegni sono stati rispettati. la spesa statale è stata pari a 29.516 miliardi nei primi tre trimestri, contro un « tetto » concordato per lo stesso periodo in 30.100 miliardi. il disavanzo del Tesoro è stato pari a 9.700 miliardi, contro gli 8.150 consentiti: sono tuttavia da considerare lo stanziamento straordinario per il Friuli e gli effetti dell' abolizione del cumulo; ed il Governo conta, con elevata probabilità, di recuperare la differenza nel quarto trimestre, principalmente attraverso l' anticipo dell' imposta sugli interessi bancari. ugualmente rispettato, nella sostanza, appare il vincolo relativo alla quantità massima di base monetaria creabile per finanziare il Tesoro. il distacco, infatti, tra un « tetto » concordato nei nove mesi per 3.800 miliardi e un risultato effettivo di 6.884 miliardi scompare, ove si consideri che la introduzione del deposito previo sulle importazioni, successivo agli accordi Cee, ha comportato riduzione di liquidità per 4.000 miliardi. solo il « tetto » del credito totale interno, fissato nel marzo scorso, per l' intero 1976, in 29.500 miliardi, e stabilito per i primi tre trimestri in 16.200 miliardi, risulterà probabilmente superato quando si disporrà di dati definitivi concernenti tale materia. la maggiore espansione del credito ha indubbiamente favorito la dinamica dell' economia del 1976, in quanto ha reso meno disagevole il finanziamento della produzione. le limitazioni quantitative all' espansione del credito introdotte di recente a livello della singola azienda bancaria riconducono la crescita del credito globale interno ai limiti che erano stati concordati con la comunità economica europea. per quanto concerne il 1977, si è previsto che il disavanzo del Tesoro, al netto dei fondi trasferiti a istituti di credito , scenda a 13.600 miliardi. in presenza di una previsione di espansione del credito totale, che nel luglio scorso è stata definita dal Cipe in 34.800 miliardi (più 18,4 per cento rispetto al flusso previsto per il 1976) resterebbero disponibili per gli altri settori: 6.500 miliardi di impieghi degli istituti di credito speciale (5.300 nel 1976); 2.000 miliardi per obbligazioni delle imprese (1.700 miliardi nel 1976); 10.000 miliardi di impieghi bancari (11.300 nel 1976); 2.700 miliardi di restituzione del deposito obbligatorio sulle importazioni. è, per altro, in corso una revisione di questi dati a seguito delle recenti misure di controllo del credito e del complesso di provvedimenti di politica fiscale e tariffaria approvati o in corso di deliberazione da parte del Governo e del Parlamento. ho parlato poc' anzi della finanza locale . il Governo è consapevole della gravità e dell' importanza del problema, che alla fine di quest' anno raggiungerà le dimensioni di un indebitamento di oltre 30.000 miliardi, di cui 6.000 miliardi a breve, e ne ha già illustrato i termini al Parlamento. è intenzione del Governo agire in proposito lungo tre linee, tenendo presenti le esigenze degli enti locali più immediate, quelle per il periodo intermedio e quelle conseguenti al nuovo regime che dovrà essere attuato. a tal fine i ministri del bilancio, dell' Interno, del Tesoro e delle Finanze, in una azione coordinata, stanno esaminando il complesso problema, per prospettare al più presto idonee soluzioni. intanto occorre provvedere in primo luogo a consentire ai comuni e alle province italiani di sopravvivere fino al 31 dicembre 1976, e cioè di disporre delle rilevanti somme ad essi necessarie per poter pagare gli stipendi e almeno la parte più urgente dei debiti verso i fornitori. poi viene gennaio! si è provveduto perciò a far finanziare l' Italcasse, la quale, in rapporto alla liquidità che è stata assicurata dalla Banca d'Italia , anticiperà le somme necessarie per i pagamenti già indicati. non si tratta soltanto dei tradizionali comuni deficitari, ma di una serie più ampia, essendosi accresciute in questi ultimi tempi per tutti le difficoltà di accesso al credito ordinario . un secondo intervento è quello di parificare tutto l' indebitamento dei comuni riportando, anzi trasformando l' indebitamento a breve in indebitamento a medio termine . il proposito del Governo è di utilizzare la Cassa Depositi e Prestiti o istituti che possano concedere lo stesso tipo di mutui per collocare propri titoli di credito a medio termine presso le banche che sono creditrici dei comuni. la contropartita del collocamento sarà utilizzata dalla Cassa Depositi e Prestiti per concedere mutui ai comuni, che così potranno azzerare le loro esposizioni a breve presso le banche. i titoli saranno emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti o dagli istituti similari ad un tasso vicino a quello corrente; i comuni avranno un notevole sgravio di interesse sul loro conto economico. il regime finale richiede che il consolidamento dei debiti pregressi, che non può essere attuato in modo indiscriminato, escluda il ritorno a forme massicce di indebitamento. è pertanto condizione indispensabile il pareggio dei bilanci degli enti locali , limitando la assunzione dei mutui entro limiti sopportabili al solo fine di svolgere una efficiente politica di investimenti. nello spirito di tali direttive è stata presa in esame la possibilità di ripristinare una sia pur limitata capacità impositiva da parte degli enti locali , in modo che anche essi partecipino al risanamento della finanza locale . come già è stato fatto nei confronti delle regioni, il Governo ritiene che debba procedersi al trasferimento di ulteriori funzioni agli enti locali e al conseguente trasferimento dei relativi capitoli di spesa. è, necessario però che, sia pure nel più ampio rispetto delle reciproche autonomie, si eviti ogni politica di deficit che, da chiunque effettuata, determina gravissime ripercussioni per l' economia del paese. nella legge, sin dalla prima operazione di consolidamento, sarà necessario introdurre rimedi e remore alle spese correnti , anche attraverso il blocco delle assunzioni e di alcune voci di spesa. ciò consentirà agli amministratori di tutti gli enti locali di poter contrastare le pressioni e le sollecitazioni di carattere settoriale e locale. il quadro fin qui enunciato, ponendo le condizioni per un periodo di necessaria severità e rigore, non ci esime dal ricercare ogni possibile impiego di risorse per il perseguimento dell' obiettivo della ripresa economica . già all' interno della manovra in cui si inserisce, come si è detto, il prelievo netto di 5 mila miliardi, si crea spazio per l' attivazione di nuove spese per investimenti dell' ordine di 1.200 miliardi in termini di competenza, che si prevede — tenuto conto dei tempi operativi — comporteranno, entro il 1977, esborsi in termini di cassa per 600 miliardi. tale somma sarà prioritariamente destinata: ad interventi in agricoltura, nel quadro del piano agroalimentare (zootecnia, forestazione, irrigazione, ortifrutticoltura e associazionismo); all' edilizia abitativa; all' occupazione giovanile. sarà intransigente cura, nello stanziare questi fondi, l' assicurazione preventiva non generica di effettivo utilizzo, sia per non creare nuovi residui e non ripetere esperienze recenti quali quelle dei provvedimenti congiunturali dell' estate 1975, sia per non mortificare possibilità concrete di spesa esistenti in altri settori. i provvedimenti che abbiamo presentato in Parlamento in questi mesi di attività di Governo sono essenzialmente finalizzati a perseguire obiettivi a medio termine di spesa effettiva e rispondente sempre anche a precise finalità produttive e occupazionali. citerò in proposito le leggi promozionali per l' esercito e per l' aeronautica, risultate essenziali per assicurare sviluppo tecnologico e ordinato ritmo di produzione in vari comparti industriali. nello stesso indirizzo si pone la direttiva data ad alcune amministrazioni pubbliche di predisporre per tempo piani di commesse per consentire alle imprese razionali programmazioni operative e per avere disponibili strumenti di rapido intervento in caso di depressione. questi possibili problemi, ed altri di non minore impegno che già sono dinanzi a noi (basti pensare al rinnovo dei contratti per i vari settori del pubblico impiego ed alla ricostruzione delle zone terremotate del Friuli) ci obbligano anche ad un' ulteriore, attenta riconsiderazione delle spese già autorizzate e delle possibilità di nuove entrate, nel rispetto puntuale dell' articolo 81 della Costituzione. in proposito il Governo conta di sottoporre al Parlamento, entro breve termine , senza attendere il triennio previsto dalle leggi l' elenco degli enti da sopprimere. con la manovra straordinaria di prelievo fiscale e tariffario si compiono gli adempimenti necessari per contenere l' evoluzione della domanda interna entro i limiti compatibili con l' equilibrio della bilancia dei pagamenti e, quindi, con la stabilità dei cambi. tale manovra, necessaria per avviare il processo di stabilizzazione, potrà avere successo solo se sarà accompagnata dalla progressiva eliminazione delle perdite di competitività imposte all' industria nazionale da aumenti del costo del lavoro per unità di prodotto molto maggiori che nei paesi concorrenti. ove ciò non accedesse, il mantenimento dell' equilibrio della bilancia dei pagamenti e della stabilità del cambio non sarebbe perseguibile, perché richiederebbe una depressione della domanda interna e del reddito non compatibile con la difesa dell' occupazione, con la ripresa degli investimenti e con la stessa sopravvivenza delle imprese. al compito complesso, ma possibile e necessario, della riduzione del costo del lavoro nel settore industriale, stanno da qualche tempo dedicando una congiunta ricerca le massime organizzazioni sindacali ed imprenditoriali. dal senso di responsabilità che esse sapranno dimostrare dipenderà in concreto se — attraverso l' autocontrollo dei prezzi, la limitazione degli aumenti salariali contrattuali, l' attenuazione degli effetti automatici dei meccanismi di indicizzazione dei salari — potranno determinarsi favorevoli condizioni per un' effettiva decelerazione dei costi interni. a prescindere dai meccanismi retributivi — su cui pesa oltre tutto una serie di sperequazioni privilegiate vigenti per categorie e per settori — occorre che si trovino intese per evitare distorsioni attraverso le contrattazioni aziendali, che potrebbero altrimenti vanificare ogni regolamento concordato. vi è poi l' esigenza di lavorare più degli scorsi anni, perché solo in questo modo viene ad essere valido l' avvio del disegno di stabilizzazione della lira. è problema di maggiore utilizzo di impianti, di superamento in segno positivo delle posizioni ordinarie e straordinarie di cassa di integrazione, di riduzione delle assenze non indispensabili, di solidale e specifica comprensione per l' assolvimento tempestivo delle commesse per l' estero. ma è più in generale, problema di prendere coscienza che solo al risanamento dell' economia produttiva è legata la sicurezza per coloro che sono già collocati e la prospettiva per quanti sono ancora privi di occupazione o si apprestano ad entrare in età di lavoro. alle confederazioni sindacali dei lavoratori e degli imprenditori rivolgiamo questa sera l' invito a dare una concreta e impegnativa risposta a questi quesiti che formano parte integrante del programma di ripresa. e dobbiamo — non per indebite pressioni, ma perché il periodo del « sette per cento » è la scadenza massima per aver già operante tutto l' insieme del piano chiedere che siano concordati gli impegni entro un mese. non possiamo non auspicare che un successo del negoziato eviti al Parlamento di dover assumere deliberazioni su materie che possono molto meglio essere elaborate e pattuite dalle parti sociali . posso dire con sodisfazione che, in questo indirizzo, sono state proprio le organizzazioni dei lavoratori a riconoscere che le sette festività soppresse debbono divenire giornate lavorative. il che vuol dire, già per il prossimo anno, un apprezzabile aumento del prodotto lordo nazionale. gli accordi che si auspica possano intervenire fra le parti sociali varranno a fornire utili elementi di valutazione sulla effettiva attenuazione del costo di lavoro per unità di prodotto e sulla portata dei conseguenti benefici per le imprese. sarà quindi consentito al Governo di accertare se, ed in quale misura, si rendano necessari ulteriori interventi per accelerare il processo di contenimento dei costi interni, incidendo riduttivamente sul costo del lavoro per le imprese manifatturiere, mediante la fiscalizzazione degli oneri sociali . si porrà ovviamente il problema della individuazione di mezzi finanziari aggiuntivi per coprire l' onere che ne risulterà per il bilancio dello Stato . l' entità dell' intervento e l' esigenza di un razionale inserimento della ulteriore manovra fiscale nell' attuale quadro impositivo, tenuto conto dei provvedimenti già delineati, indicano come sola possibile fonte l' imposta sul valore aggiunto . perché tuttavia la manovra raggiunga gli effetti che si perseguono e non immetta nel sistema nuovi impulsi distorsivi, si pone come condizione una qualche forma di isolamento degli effetti dell' imposizione dai costi salariali. onorevoli colleghi , le difficoltà che abbiamo dinanzi a noi sono enormi. ma con lo stesso coraggio morale con cui le forze democratiche seppero affrontare e superare l' impossibile situazione di miseria e di isolamento in cui l' Italia ebbe in sorte di iniziare la sua ricostruzione, dobbiamo essere all' altezza di affrontare oggi le avversità congiunturali e strutturali che incombono; nella ferma convinzione non solo di poter salvaguardare quanto gli italiani con tanta fatica si sono conquistati, ma di poter far regredire nel 1977 il tasso di inflazione , spezzando la spirale che ci soffoca e riprendendo un cammino efficace di speranza e di lavoro.