Ugo LA MALFA - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 358 - seduta del 31-10-1978
Sfiducia al Governo
1978 - Governo Ciampi - Legislatura n. 11 - Seduta n. 296
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , onorevole presidente del Consiglio , è evidente che noi repubblicani approviamo l' atteggiamento assunto dal Governo, riguardo alle rivendicazioni del personale paramedico. avremmo comunque approvato ogni sua decisione che avesse portato alla Camera le rivendicazioni di ogni altra categoria, rivendicazioni che si sono manifestate in questi ultimi tempi, soprattutto dopo la costituzione della nuova maggioranza e la definizione del suo programma. pensavamo che il portare questo problema in Parlamento dovesse significare apertura — con il discorso del presidente del Consiglio — di un grande dibattito parlamentare sulla linea della nostra politica economica per fronteggiare la crisi. ella, onorevole presidente del Consiglio , ha ritenuto di restringere il dibattito alle decisioni del Governo sulle rivendicazioni del personale paramedico e all' annunzio della centralizzazione della contrattazione riguardante il pubblico impiego . il Governo, dunque (me lo lasci dire, onorevole presidente del Consiglio ), ha mancato l' occasione per porre tutte le possibili basi per una discussione più ampia. quando nel paese sale, monta, una serie di rivendicazioni, di agitazioni, di scioperi, si ha quasi l' impressione di una disgregazione del tessuto sociale . sembrava a noi che, di fronte a queste manifestazioni, estremamente gravi, il dibattito parlamentare potesse essere l' occasione perché il Governo e le forze politiche esaminassero con la dovuta attenzione tale problema, ponendo un punto fermo sulla reale situazione del paese. comunque, i repubblicani sperano di poter allargare le basi di questo dibattito parlamentare . onorevole presidente del Consiglio , prenderò le mosse da una sua affermazione importante. ella ha detto stamane che noi trattavamo un problema che riguarda una categoria di occupati, quando per le vie di Roma si svolge una manifestazione, civile e dignitosa, dei disoccupati calabresi. ma, onorevole presidente del Consiglio , non è da oggi che noi, Governo, Parlamento, sindacati, ci occupiamo solo degli occupati, ma da anni. vorrei dire che da molti anni a questa parte la sola nostra preoccupazione è stata la condizione degli occupati. non c' è stato un momento in cui noi abbiamo percepito che la controfaccia del nostro interesse verso gli occupati era l' aggravamento della posizione dei disoccupati: ma questo è avvenuto. sono molti anni che io, a tedio dei miei colleghi, parlo in questo Parlamento e sempre c' è stato questo problema: una faccia agli occupati ed un' altra faccia ai disoccupati e — se volete, perché è tutt' uno — al Mezzogiorno. ogni volta che noi risolviamo in un certo senso il problema degli occupati, rendiamo sempre più grave il problema dei disoccupati. di questo non ci siamo mai accorti. perché? qui è il problema del potere politico e delle sue responsabilità. onorevole presidente del Consiglio , è chiaro che gli occupati o gestiscono gli ospedali, o gestiscono le ferrovie, o gestiscono le linee aeree. hanno, quindi, un' arma di pressione alla quale forze politiche sono molto sensibili. quale arma hanno i disoccupati? le marce silenziose per le vie di Roma e alcune promesse che non so se manterremo. oppure hanno le armi estreme. quali sono le armi estreme? forse vogliamo ricordare i moti di Reggio Calabria ? in questo caso i disoccupati escono dall' ordine democratico, e noi sappiamo che non si può uscire dall' ordine democratico così facilmente. ed ecco la loro tragedia e la nostra debolezza di potere politico , di potere del Governo, di potere del Parlamento, di potere dei partiti, di potere dei sindacati, infine. non solo da almeno quindici anni ci occupiamo degli occupati, ma poi, che cosa abbiamo saputo fare in questo campo? solo oggi riusciamo a percepire: dopo 15 anni, di azione di baraonda politica e sindacale, ci accorgiamo che abbiamo creato la giungla dei redditi e la vogliamo disboscare. non era forse meglio non farla sorgere? e quando? quando, 15 anni fa, almeno, dicevamo ai sindacati operai: « la politica dei redditi vi deve servire ad evitare non un certo rapporto tra profitti e salari, perché questa è la vostra funzione essenziale, ma ad evitare che nel campo del lavoro si creino sperequazioni » . ebbene, tutto questo è stato accolto con sufficienza: l' impreparazione, infatti, nel nostro paese, coincide con la sufficienza! ma è chiaro che era dovere delle forze sindacali, e delle forze politiche evitare che si verificasse questa profonda degenerazione nel nostro sistema di remunerazione che è la giungla dei redditi; e avremmo potuto evitarlo tempestivamente. onorevole presidente del Consiglio , a mio avviso costituisce ragione di grande mortificazione per il nostro sistema democratico il non avere risolto il problema della disoccupazione nel Mezzogiorno, quando avevamo le condizioni base per risolverlo. il problema della disoccupazione nel Mezzogiorno, il problema dell' emigrazione, non erano di difficile soluzione quando il nostro tasso di sviluppo era dell' 8-9 per cento annuo, quando c' era un grande dinamismo della nostra economia: sarebbe bastato guidarla, e questo era compito delle forze politiche . quale sistema capitalistico! la direzione politica porta il cosiddetto sistema capitalistico dove vuole. ma quando avevamo questi tassi di sviluppo il Mezzogiorno lo abbiamo gratificato degli avanzi del pasto. naturalmente adesso ci siamo accorti che questo è un grave problema; e nelle condizioni in cui si trova la nostra economia, il nostro sistema finanziario , io vorrei essere cauto nel fare promesse, molto cauto. un sistema in sviluppo — e questa condizione storica l' Italia l' ha avuta — può dare le strutture, gli strumenti per la soluzione di un problema di portata immensa, come quello delle nostre aree depresse; ma un sistema indebolito, come il sistema economico , ai limiti di una situazione catastrofica, come il sistema finanziario , che cosa deve fare per affrontare questo problema? ma lasciamo andare il rimpianto del passato e il rammarico, onorevoli colleghi ; prendiamo un punto di partenza più vicino, quello che spiega la costituzione della maggioranza di solidarietà democratica. questa maggioranza, per noi che siamo patiti di contenuti, di politica contenutistica, aveva un significato: in materia di ordine pubblico fare il massimo sforzo per evitare le degenerazioni che in questo campo si sono manifestate e che abbiamo avuto, occasione di valutare durante tutto il decorso della tragica vicenda che ha colpito l' onorevole Moro. ma in materia economica la maggioranza aveva un suo significato, un suo punto centrale, direi, un suo punto di partenza , che era proprio questo (sebbene tardi): fare appello al mondo degli occupati perché si accorgesse che il campo dell' emarginazione si andava estendendo fino ai limiti della pericolosità assoluta. questo è stato il senso, in campo economico , finanziario e sociale, della maggioranza d' emergenza, e questo è stato il suo impegno assoluto. abbiamo avuto indicazioni che i nostri punti di vista si andavano avvicinando in questo campo; che dopo una serie di incomprensioni reciproche fra noi, le forze politiche e le forze sindacali, si aveva l' impressione che trovassimo tutti un punto di accostamento e di concordia. ho detto molte volte in questi giorni che questo punto di concordia c' è stato indicato da alcune dichiarazioni — lo devo affermare qui — di esponenti sindacali e politici del partito comunista italiano. cosa voleva dire Lama quando ha affermato che è stato un errore considerare il salario una variabile indipendente se non riconoscere tardivamente che la manovra sulle remunerazioni — con questo non voglio dire che le remunerazioni in Italia siano altissime e nemmeno voglio dire che siano adeguate alla situazione generale del nostro paese — doveva tener conto delle condizioni generali del sistema economico ? cosa voleva dire l' affermazione di Giorgio Amendola che i padri devono pensare ai figli, che stranamente corrispondeva a quello che noi dicevamo intorno al 1962-1963, cioè che due fratelli occupati dovevano pensare al fratello disoccupato? significava questa mobilitazione del mondo degli occupati, con tutte le sue ingiustizie interne che è difficile riparare nel momento in cui il sistema economico e finanziario è in così grave difficoltà, a favore dell' emarginazione. questo era il significato dei punti di vista convergenti che qualificavano la maggioranza, l' impegno della maggioranza a mettere su salde basi la volontà di lotta contro la crisi, contro una crisi devastante del nostro sistema economico-finanziario e quindi sociale. qual era l' espressione tangibile di questo impegno? quando si è parlato della formazione del programma, signor presidente del Consiglio (allora presidente incaricato ), si è detto: non mettiamo in discussione la scala mobile . quindi per il mondo degli occupati si stabiliva un punto fermo , la tutela del potere di acquisto reale. devo dire, onorevole presidente del Consiglio , che già questa affermazione che noi abbiamo accettato non è — dal punto di vista della lotta contro l' inflazione — un punto di forza , ma è già un punto di debolezza, perché se guardiamo all' esperienza di sinistra, noi ci accorgiamo che per lottare contro l' inflazione questi governi tengono il potere di acquisto reale delle remunerazioni al di sotto del tasso di inflazione . ma è chiaro! perché se il tasso di inflazione e la remunerazione reale corrono parallelamente, è difficile fronteggiare il problema dell' inflazione in corso . è evidente che quando il premier inglese, cui spesso mi riferisco, tiene il tasso di accrescimento dei salari al di sotto del tasso di inflazione , non è perché voglia soffocare i diritti della classe operaia — non credo che un laburista abbia queste intenzioni — ma perché sa benissimo che, se non segue questo cammino, non riesce a dominare il tasso di inflazione . sono realtà obiettive della vita di un grande Stato industriale moderno: discutere questi fondamenti non serve molto; né deve servire come alibi alla nostra cattiva coscienza il sistema fiscale. volete che non sappiamo cosa sia, cosa sia stato il nostro sistema fiscale? voglio ricordare un nostro collega, e lo ricordo perché merita un apprezzamento: ha cercato di far funzionare per primo il sistema fiscale in una maniera confacente ai problemi di uno Stato moderno. ma il giusto funzionamento, il rigoroso funzionamento del sistema fiscale, onorevoli colleghi , è un additivo ad una politica rigorosa. non vorrete dirmi che l' Inghilterra non abbia un sistema fiscale di estrema rigorosità: eppure fa una politica dei redditi . e giusto che si abbia un serio e rigoroso funzionamento del sistema fiscale, che si colpiscano le evasioni e gli alti redditi; ma credere che questa sia una alternativa agli obblighi di una società industriale di massa di calcolare il rapporto tra consumi di massa e investimenti; evadere, con la scusa che il sistema fiscale non funziona, da questi problemi, è veramente un girare intorno ai problemi, senza risolverli. noi abbiamo accettato che non si mettesse in discussione la scala mobile , pur sapendo che fino ad un certo livello (a 400 mila lire) copre completamente il tasso di inflazione . i sindacati sanno che quando si va al di là di un certo reddito, se il tasso di inflazione non è coperto dalla scala mobile , allora credo che non faccia né caldo né freddo, perché si vanno a colpire quelli che essi considerano i redditi maggiori. dirò che, ad esempio, in questi giorni si constata che la contingenza opera in maniera da superare il tasso di inflazione , cioè in maniera da dare un maggiore potere di acquisto reale, onorevole Pandolfi. forse vale la pena di approfondire questo aspetto del problema, perché ad un certo punto la contingenza sconfina dal suo scopo. comunque, abbiamo accettato. ma qual è la conseguenza di questa accettazione, onorevoli colleghi ? non si tocca il potere di acquisto reale, ma si deve aumentare il potere di acquisto reale. e si può dire, pretendendo di aumentare il potere di acquisto reale, che si costituiscono le basi della lotta contro la disoccupazione? ma noi, quando si è discusso del programma, abbiamo tratto le conseguenze da quello che abbiamo accettato, pur non essendo convinti della tutela del potere di acquisto reale delle remunerazioni. c' è il problema del settore pubblico dove esistono sperequazioni, che si poteva esaminare a parte. quale conseguenza abbiamo tratto? se è vero che assicuriamo il mantenimento del tasso di acquisto reale, allora — abbiamo detto — proroghiamo la scadenza dei contratti di lavoro, nella stagione 1978-79 scadono tutti i contratti dell' impiego pubblico e dell' impiego privato. noi abbiamo detto che, se c' è la tutela del potere di acquisto reale (cosa che meraviglia tutti gli stranieri), allora possiamo prorogare questi contratti. e perché prorogare? perché ciò avrebbe rappresentato una barriera, una difesa, contro l' azione dei sindacati autonomi , contro il settarismo, contro il corporativismo, era un punto fermo , un punto rigido. qualcuno avrebbe potuto travalicarlo, ma moralmente si sarebbe trovato in difficoltà perché questo era l' appello al sacrificio, era il senso vero, sostanziale della politica di emergenza. fermatevi, qualunque sia l' ingiustizia interna al vostro settore cui bisogna rimediare ma fermatevi. onorevole presidente del Consiglio , lei sa che nelle trattative di Governo noi abbiamo sostenuto fermamente questo principio, mentre le forze politiche non si sono volute impegnare in questo senso. non sappiamo ancora comprendere perché, per quale contraddizione ciò sia avvenuto. forse perché la nostra abitudine nazionale è di non barricarci dietro questioni rigide: noi siamo flessibili, siamo il paese della flessibilità assoluta, siamo così fatti che dobbiamo attendere una via d' uscita dalle situazioni ingarbugliate. non mi meraviglio, onorevole presidente del Consiglio , che poi sia scoppiato nel paese quello che è scoppiato. che cosa le forze politiche hanno accettato dalle confederazioni sindacali? hanno accettato la cosiddetta linea moderata dell' EUR. ma, scusi, il nostro sistema economico è in crisi e tutti lo sanno; tutti sanno che le grosse aziende pubbliche e private registrano perdite enormi: la siderurgia, la meccanica, la chimica ancora di più; tutti sanno che il resto delle aziende vive con il lavoro nero e si mantiene in condizioni di difficoltà. cosa vuol dire la moderazione? intanto la moderazione è un criterio che ciascuno interpreta a modo suo. il magistrato considera la sua richiesta moderata, così l' Alitalia considera la moderazione a modo suo, i medici mutualistici naturalmente la considerano a modo loro; è quindi quello della moderazione uno di quei concetti elastici che dicono assai poco o quasi nulla. è chiaro poi che dietro un criterio elastico si possono celare i più vari interessi corporativi. ma poi che giustificazione ha in sé la moderazione? che senso ha? o è vero che il potere d'acquisto reale è tutelato o allora qualunque cosa si strappa la si strappa ai disoccupati: da questo non si esce. anche un centesimo in più rispetto al potere d'acquisto reale è sottratto all' investimento pubblico e privato. ma si può mettere in discussione un' affermazione di questo genere? quindi, la moderazione è già in contraddizione con il principio fondamentale dell' impegno del mondo degli occupati verso i disoccupati. solo che i disoccupati non si accorgono precisamente di ciò. mi pare di aver detto un giorno a Lama che, se avessi trenta anni di meno, farei il segretario organizzativo dei disoccupati e allora forse le cose sarebbero cambiate un po'. cos' è la moderazione? che significato ha? ma vi è inoltre qualche cosa che in questi giorni ci ha impressionato e, cioè, l' aver sentito dire che poiché si fanno dei sacrifici si vuole la ricompensa. quali sacrifici? parliamoci con estrema brutalità, onorevoli colleghi , perché il sacrificio poteva essere solo quello di rinunciare ad una parte del potere d'acquisto reale; allora veramente si sarebbe trattato di un sacrificio! gli operai inglesi hanno fatto un pesante sacrificio in questi anni! ma quando noi difendiamo il potere d'acquisto reale, dove sta il sacrificio? chiediamo un potere d'acquisto supplementare in un corpo debole dal punto di vista economico e finanziario; si tratta di una cosa che il sistema e la logica della posizione di emergenza non consente. ma io leggo ogni giorno che si stanno facendo dei sacrifici e che, quindi, si vuole la contropartita. onorevole presidente del Consiglio , non so se possa accettare una discussione di questo genere, per cui il potere sindacale è sempre creditore, mentre il potere politico è sempre debitore. ma il potere sindacale, nel momento stesso in cui pone le sue condizioni, è contraddittorio, perché non rispetta le condizioni di base. quindi, le faccio molti auguri, perché, pur con questo « andazzo » , possa offrire contropartite in termini di misure per la disoccupazione e il Mezzogiorno. ecco, quindi, il punto massimo della contraddizione in cui siamo, il punto che distruggerà la politica di emergenza. riusciremo a riportare il discorso su una posizione coerente? ciò dovrebbe avvenire non soltanto con il piano Pandolfi, che ha in sé, nel suo interno, questa condizione, ma anche con questa discussione, da cui sarebbe dovuta derivare una posizione del potere politico , nella tutela degli interessi generali del paese, rispetto alla contraddittorietà assoluta in cui si trova il potere sindacale. se poi pensiamo alla sostanza delle rivendicazioni e vediamo anche che tutto il discorso è stato complicato da una richiesta di diminuzione di orario — richiesta che, tra l' altro può produrre o un' accelerazione di processi tecnologici o il passaggio al lavoro nero — possiamo constatare tutta la strana condizione in cui ci troviamo rispetto ad una politica economica capace di farci uscire dalla, crisi. voglio soffermarmi per un momento su questo tema. quando il sindacato sbaglia le condizioni di pressione su un sistema economico — e l' abilità e la chiaroveggenza del sindacato consiste proprio nel sapere quali siano i limiti obiettivi offerti da un sistema economico — produce le alterne conseguenze che si sono avute nel nostro tessuto sociale e, cioè, o spinge verso il lavoro nero , quando l' impresa non può sopportare gli aumentati costi di produzione , o accelera il processo tecnologico. in un paese a vasta disoccupazione, questa accelerazione non è un beneficio, ma un danno. è questo un altro problema che noi abbiamo sollevato da almeno dieci anni; quando, infatti, il presidente dell' Iri diceva che dovevamo raggiungere i livelli tecnologici degli USA, noi replicavamo che sarebbe stato curioso che l' India volesse raggiungere i livelli tecnologici degli USA; ciò può avvenire in alcuni campi limitati, ma il movimento dei salari è legato alle condizioni di occupazione di un paese. è chiaro che un paese come il nostro, che ha vasti e permanenti strati di disoccupazione, una depressione nel Mezzogiorno e fenomeni di emigrazione, deve avere un movimento delle remunerazioni tale che il processo di espansione del sistema produttivo possa aver luogo; altrimenti si determinano quei due fenomeni: accelerazione tecnologica oppure passaggio al lavoro nero . questi sono fenomeni degenerativi dello svolgimento del processo economico e sociale di una società. c' era già nella impostazione del presidente dell' Iri una meta che secondo me non considerava: egli cioè non collocava il processo tecnologico nelle condizioni reali di una società, specialmente di una società come quella italiana, che non è omogenea dal punto di vista economico e sociale così come lo è la Germania, l' Inghilterra o la Francia. si parla molto spesso delle aree depresse dell' Inghilterra o della Francia. qualcuno di voi ha visto la Scozia, un' area depressa del mondo inglese, ma avrà visto anche che cosa è la Lucania: mi dica poi se la Scozia può essere paragonata alla Lucania! queste sono cose che astraggono dalle drammatiche condizioni reali della nostra società. allora, signor presidente , che cosa avviene? noi sappiamo che il piano Pandolfi si regge su due pilastri: il mantenimento del potere d'acquisto reale (nonostante i dubbi che io ho espresso, il ministro Pandolfi ha riaffermato questo concetto e noi lo accettiamo), e la riduzione della spesa pubblica . ma su questo piano ci sono le ombre minacciose delle rivendicazioni sindacali sia nel campo privato sia nel campo pubblico. è vero, la piattaforma dei metalmeccanici non è stata convertita in un accordo e noi non sappiamo nulla del pubblico impiego . ma non era questa anche l' occasione di parlare del sistema economico e non solo del pubblico impiego ? il Governo non è responsabile solo del pubblico impiego , esso è responsabile (ed è implicito nel piano Pandolfi) della condizione in cui si trova il sistema economico rispetto all' annunzio di una piattaforma rivendicativa , annunzio importante perché parte da una categoria estremamente forte. e il Governo non ha nulla da dire? non una parola? e il Parlamento nulla ha da dire? ciò cosa significa? vuol dire che lasciamo alla Confederazione dell' industria la possibilità di trovare l' accordo in una prova di forza! ma noi sappiamo che può avvenire che l' accordo venga raggiunto a spese dell' interesse generale. chi potrebbe impedire alla Confindustria, abbandonata dal potere politico , e ai sindacati di fare un accordo che aumenti il processo inflazionistico? chi ci dice che questo non potrebbe avvenire? i governi dei paesi industrializzati (come gli USA o la Germania) affrontano i problemi del sistema economico quasi prima di affrontare quello della difesa del bilancio pubblico. l' equilibrio del sistema economico è l' equilibrio del sistema finanziario . questi Stati almeno dicono qualcosa e non lasciano al gioco delle parti la definizione dei contratti in un momento così grave come quello che stiamo attraversando, anche perché non appartiene soltanto alle parti l' autonomia che il sindacato pretende quando deve fare alcune cose. ciò non può essere separato dall' altro aspetto del problema. il sindacato si considera autonomo quando tratta sul terreno contrattuale con gli imprenditori e con i commercianti e poi viene a riscuotere le cambiali dal Governo. che cambiali viene a riscuotere dal Governo se l' accordo che i sindacali fanno sul terreno contrattuale alimenta il processo inflazionistico? e che contropartita vuole prendere dal Governo? oltretutto, quegli accordi possono aggravare le condizioni della finanza pubblica . noi abbiamo fatto un esempio in questi giorni: il Parlamento non ha creduto di raccogliere e nostre modeste indicazioni. il Parlamento rivendica molti poteri, ma è bene che eserciti attentamente quelli che ha. noi, cosa abbiamo detto? nel campo siderurgico, chimico, meccanico, le grandi aziende che costituiscono il nodo di questi settori hanno ingenti perdite di gestione; la Confindustria, poi, finisce col trattare le medie e piccole aziende , il che può determinare una conduzione di queste grandi imprese ancora più pericolosa di quella attuale. cioè, onorevole Pandolfi, su di lei possono ricadere oneri ed interessi sui quali non ha alcuna possibilità di intervenire perché si tratta di una perdita. ma questa è una concezione che noi abbiamo sempre combattuto. questa autonomia dobbiamo rispettarla, ma bisogna che il sindacato rispetti quelle che sono le condizioni di sviluppo, di salvezza o di rafforzamento di un sistema economico : non può essere un impegno unilaterale. noi vediamo delle ombre minacciose, perché queste piattaforme che si presentano sul terreno privato e quelle che si cominciano a presentare sul terreno pubblico non sono definite da accordi, ma, poiché respingono il principio della tutela del solo potere di acquisto reale già sono in contraddizione, con il piano Pandolfi. non sappiamo di quanto, ma, onorevole presidente del Consiglio , la prudenza su questi aspetti ci può dare l' impressione di una qualche acquiescenza. cioè, non vorremmo che non discuterne chiaramente oggi significhi prepararsi ad un compromesso domani. noi non possiamo dimostrare nulla; non abbiamo le cifre. il piano Pandolfi da indicazioni di massima. quando dice, ad esempio, che mette a disposizione del pubblico impiego una certa somma, noi presupponiamo che questo corrisponda a disegni legislativi e contrattuali che erano già acquisiti al momento della formazione del piano stesso. in relazione alle condizioni del sistema economico , noi riteniamo che il piano Pandolfi si riferisca a quelle esistenti nel momento in cui esso fu redatto, con il limite evidente del mantenimento del potere di acquisto reale. ma su questo piano gravano delle minacce: noi non le possiamo quantificare e questo è il punto di forza del Governo in questo momento verso di noi. noi con possiamo dire che il Governo, non sarà rigorosissimo tra qualche mese sia per quanto riguarda il settore pubblico (semplice difesa dei poteri reali di acquisto), sia per quanto riguarda il settore dell' economia (avvertimento che la trattativa non si fa in due, ma in tre, per la difesa del piano Pandolfi). quindi, non possiamo dire nulla in questo momento, però vi sono minacce, indicazioni, cose che pendono sul piano Pandolfi. l' onorevole presidente del Consiglio ci ha detto che, fra otto settimane, ci presenterà tutti i dati analitici della situazione ed aspettiamo chiarimenti di massima sul piano; siano specificate le tre condizioni, come le chiama il ministro del Tesoro : cosa vi è dentro, cosa non vi è dentro e perché non può esservi? aspettiamo queste indicazioni ma stiamo in guardia: non ci si prepari a pericolosi compromessi perché a quel punto la nostra situazione nella maggioranza diverrebbe molto difficile a mantenersi. onorevole presidente del Consiglio , siamo consapevoli della gravità della situazione e del significato che ha avuto questa maggioranza; riteniamo che questa abbia una sua ragion d' essere nel tentativo serio e rigoroso di trarre il paese fuori dalla crisi. guai se dovessimo ricadere in un processo inflazionistico; il ministro del Tesoro già registra avvertimenti che ci devono allarmare! ecco perché approviamo la maniera in cui è stato trattato il problema del personale paramedico; approviamo la centralizzazione delle trattative sindacali, pur avendo bisogno di capire come funzionerà in pratica questo meccanismo. ma diciamo che la stagione contrattuale deve vedere una posizione estremamente ferma del Governo: qui c' è la negazione di una possibilità, di ampliare il potere d'acquisto reale nel campo dell' impiego pubblico e privato. senza dire che abbiamo già tanta sfiducia sulla cosiddetta politica di lotta contro la disoccupazione, diremo che continuiamo in una specie di tragica commedia, rispetto alla emarginazione nel nostro paese. siamo vigili e preoccupati: onorevole presidente del Consiglio , mi lasci dire che siamo preoccupati anche perché questo momento di discussione e riflessione sulla nostra politica economica coincide con un momento europeo di estrema importanza per noi. se noi, in base a sacrifici che nessuno fa e tutti decantano, vogliamo continuare in una politica allegra, allora capisco la posizione di chi dice di non entrare in questo meccanismo, perché non vi possiamo stare in quanto non abbiamo alcun legame con l' Europa in politica economica sostanziale; sentendo che questo è il parere del governatore della Banca d'Italia , che conosco come persona estremamente seria, devo dire che quando egli è così cauto sulla nostra partecipazione più o meno flessibile al Fondo Monetario europeo, ciò dipende — me lo consenta, onorevole presidente del Consiglio — dalla sfiducia che egli ha sulla capacità delle forze politiche di portare avanti una seria politica economica . naturalmente, il governatore Baffi non vi dirà mai questo, ma è chiaro che un governatore o ha fiducia nella politica seria ed allora non ha alcuna ragione, di dire: non sto nel sistema monetario europeo ; oppure, non ha fiducia. vi è quasi una questione di dignità professionale e tecnica dell' istituto di emissione, che induce a posizioni estremamente caute. a priori noi possiamo fare nostra una posizione del genere; dichiarandoci incapaci di una politica rigorosa, possiamo separarci dalle altre nazioni europee; possiamo chiedere — come chiede il piano Pandolfi — un rientro a scadenza. questo è comprensibile: non siamo nella condizione della Germania, dei paesi del Benelux o forse anche della Francia, ma non possiamo a priori dire che ci estraniamo. onorevole presidente del Consiglio , lei ricorderà il peso che ebbe De Gasperi nella fondazione dell' Europa, così come io ricordo che parte ebbe anche il compianto onorevole Sforza: allora, eravamo al centro, già pochi anni dopo la fine della guerra, nel creare lo stimolo europeo, mentre ora ci collochiamo ai margini. nel corso di nostri colloqui, onorevole presidente del Consiglio , ho detto tante cose, che non ho difficoltà a ripetere in questa sede. le ho detto, ad esempio: stiamo attenti, perché dall' Europa esce l' Italia e forse entra la Spagna. e devo confessarle che sono convinto che la politica del popolo spagnolo sia molto più saggia della nostra, forse perché in quel paese si fa conto dei nostri errori. questa cosa l' avevo detta nel corso di uno dei colloqui che abbiamo avuto, poi sono andato in Spagna e lì ho avuto conferma di questa impressione. stiamo attenti, dunque, perché non è una questione di prestigio stare o non stare nell' Europa. in essa, noi non accettiamo dei vincoli esterni, ma ci impegnamo noi stessi, con il nostro vigore, a confermare il diritto di rimanere nell' Europa, anche perché, onorevole presidente del Consiglio , il problema del Mezzogiorno è nostro e non possiamo trasferirlo ad altri; è un nostro problema nazionale che noi abbiamo avuto e forse possiamo ancora avere la maniera di risolvere: però, stringendo i denti e facendo i sacrifici necessari per diventare una grande società democratica. perché questo significa democrazia. onorevole presidente del Consiglio , noi accettiamo i due punti che lei ci ha prospettato, ma la nostra preoccupazione, la nostra ansia e quindi — me lo lasci dire — la nostra vigilanza rimangono quali sono state in questi mesi.