Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 356 - seduta del 27-10-1978
Sul caso Moro e sul fenomeno del terrorismo
1978 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 356
  • Comunicazioni del Governo

il 16 marzo, intervenendo in quest' Aula, dopo sentite e sincere espressioni di solidarietà e di cordoglio, che rinnovo, feci alcune proposte e illustrai alcune denunce di responsabilità a carico del Governo e dalla maggioranza che, per uno strano gioco del destino, proprio quel giorno si presentavano a chiedere la fiducia del Parlamento. non per merito mio, ma del gruppo e del partito cui appartengo, fui allora il solo segretario di partito a trovarmi nelle condizioni di poter fare proposte precise. le ricordo: proposi che l' allora ministro, dell' Interno desse immediatamente le dimissioni, che un militare gli succedesse nell' incarico, che dopo 48 ore il Governo presentasse una legge speciale contro il terrorismo, che fosse ripristinata la pena di morte , che fosse costituita una commissione parlamentare di inchiesta, che l' allora Capo dello Stato convocasse immediatamente il Consiglio supremo di difesa per mettere in moto il meccanismo previsto dall' articolo 87 della Costituzione e, se il Capo dello Stato non fosse stato nella volontà o nella possibilità di fare il proprio dovere, proposi che si dimettesse immediatamente. quelle proposte, non solo non furono accolte dalla Camera, ma non furono neppure prese in considerazione data la parte da cui provenivano. in seguito, quelle proposte in larga misura hanno trovato attuazione. l' allora ministro dell'Interno si è dimesso, ma dopo l' assassinio dell' onorevole Moro. la necessità di una commissione parlamentare di inchiesta è ormai universalmente condivisa — persino nella risoluzione della maggioranza — ma tutto questo avviene dopo l' assassinio dell' onorevole Moro. il signor presidente della Repubblica di allora non ha convocato il Consiglio supremo di difesa, non ha fatto il suo dovere: è stato costretto ad andarsene dopo, per altri motivi, ma sempre dopo l' assassinio dell' onorevole Moro. credo di poter dire senza presunzione che, se quelle proposte — o altre analoghe — fossero state tempestivamente accolte ed attuate l' onorevole Moro sarebbe con noi, oggi. questa non è presunzione, ma un ragionamento obiettivo che esprimo, certamente, non dichiarandomi sodisfatto, o semisodisfatto per quello che, in seguito al sequestro dell' onorevole Moro, è accaduto, ma esprimendo, al contrario, la rabbia, lo sdegno degli italiani che la pensano come me, come noi, e che credo siano molto numerosi, soprattutto riguardo a problemi di questo genere. non è affatto vero, signor ministro, che si siano scontrate, in Parlamento, e fuori, la cosiddetta « linea morbida » e la cosiddetta « linea dura » , tese entrambe si è detto — a salvare l' onorevole Moro, mentre la linea dura era tesa anche a salvaguardare il prestigio e l' esistenza medesima dello Stato. la verità è che quella che è stata definita la linea morbida meritava di essere definita la linea di Barabba e che quella che è stata definita la linea dura meritava, e merita, di essere definita la linea di Ponzio Pilato . la linea di Barabba ha ottenuto lo splendido risultato di costringere il povero cristo a fare in carcere d' apologia dei suoi carcerieri e di mandare il povero cristo in croce, non mandando in croce Barabba. la linea di Ponzio Pilato è stata, invece, espressa da uomini e gruppi politici che, malgrado le intenzioni, che io continuo a ritenere ottime, si sono lavati abbondantemente le mani e del povero cristo e dello Stato italiano. la linea dura avrebbe potuto — e dovuto — consistere nella emanazione di norme speciali o, quanto meno, nella applicazione severa della legge ordinaria e della legge costituzionale vigente. quando in materia ci si riferisce alla legge ordinaria vigente, ci si riferisce al testo unico delle leggi di Pubblica Sicurezza e in particolare a quelle norme che consentono e impongono la proclamazione dello stato di pericolo, con tutte le conseguenze che ne derivano. sono norme che la Corte costituzionale non ha ritenuto di invalidare e che, pertanto, non essendo state applicate, implicano una pesante responsabilità giuridica, legislativa, politica, morale a carico del Governo e della maggioranza. quanto alla Costituzione della cui osservanza voi siete fieri e vi riempite la bocca da mattina a sera, occorre leggerla tutta: l' articolo 27 stabilisce che non è ammessa la pena di morte , ma aggiunge: « se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra » . occorre leggere, poi, l' articolo 87, connesso all' articolo 27, il quale dà facoltà — e quindi in questi casi impone — al Capo dello Stato , riunito il Consiglio supremo di difesa e previa deliberazione delle Camere, di proclamare lo stato di guerra e di trarne le debite conseguenze a tutti i livelli. e non ci dite che queste nostre espressioni sono eccessivamente dure, perché non siamo stati noi — o comunque non siamo i soli — a parlare in questo momento di un effettivo stato di guerra , di uno stato di guerra civile o di guerriglia permanente. non siamo stati noi, è stato lei, signor ministro, a rivelarci l' ultimo documento delle Brigate Rosse , nel quale si parla di « mobilitazione permanente del popolo » per la guerra popolare, e si parla di proclamazione della guerra civile antimperialista. non siamo noi, è lei, signor ministro, a parlare dell' emergenza che continua: la guerra continua, l' emergenza continua; strane assonanze storiche che portano alla logica della capitolazione e che ci consentono di dire, secondo verità, che codesta emergenza che continuamente rilevate e invocate è semplicemente per voi l' alibi, la copertura per tenere in piedi a tutti i costi una maggioranza impotente, che sta disastrando lo Stato. il 16 marzo, signor ministro, io ebbi a pronunziare anche talune pesanti accuse indirizzate alla maggioranza e al Governo: mi dispiace di doverle rinnovare, anche perché la sua relazione consente e quasi impone di farlo. nella sua relazione, signor ministro, ella ha parlato di necessità di rifondare i servizi di sicurezza e di informazione. la gente chiede: se è necessario oggi rifondarli, allora è stato necessario ieri distruggerli? e la gente chiede come, perché, da chi, per quali motivi, entro quale quadro politico . qualcuno in quest' Aula (se ci fosse!) potrebbe rispondere, probabilmente risponderebbe, che sì, è vero, è stato necessario rifondarli perché era stato in precedenza necessario distruggerli, in quanto quei servizi erano stati deviati dai loro fini d' istituto per colpa di alcuni generali golpisti. ma signor ministro, ella ha saggiamente e onestamente reso pubblico il testo del cosiddetto memoriale Moro. dalla tomba, attraverso il memoriale, l' onorevole Moro ha sbugiardato, a questo riguardo, tutta l' estrema sinistra , la sinistra, larga parte del centro democristiano; ha sbugiardato la stampa di regime, la radio e la televisione di regime, che per anni hanno condotto una ostinata campagna di propaganda contro i generali golpisti i quali — guarda caso — in mezzo a tanti giudizi negativi espressi nel memoriale Moro sono i soli — lo scomparso, compianto generale De Lorenzo e il generale Miceli — che ne escono con un giudizio positivo. e allora la gente ha la risposta: la rifondazione è necessaria perché la distruzione è stata operata in lunghi anni; è stata concertata, orchestrata, propagandata la distruzione dei servizi di sicurezza , dei servizi di informazione, dei servizi che tutelano la pelle dello Stato e dei cittadini. tale distruzione è stata voluta dalla politica dei partiti che hanno portato avanti l' apertura a sinistra senza alternative. lo ha riconosciuto l' altro giorno, in un suo editoriale, persino Indro Montanelli, che non è certamente amico della nostra politica. Montanelli ha scritto (ed era buono anche il titolo: « si coprono le tombe » : i sepolcri imbiancati hanno questa logica!) che quando si vuole distruggere, smantellare l' artiglieria, allora si usano tutti i pezzi disponibili, tutti i pezzi residui per sparare contro la destra, in modo che il nemico di sinistra possa fare ciò che vuole. e a questo punto ai due nomi onorati che ho ricordato prima — il nome del generale De Lorenzo e il nome del generale Miceli — debbo aggiungerne un terzo, quello del prefetto Mazza; perché la sua relazione, onorevole Rognoni, per lo meno la sua relazione iniziale, vale dieci rapporti Mazza quanto a matrici della violenza, a responsabilità della violenza e del terrorismo, a proporzioni tra una determinata violenza e un' altra determinata violenza. ma c' è una differenza, signor ministro; non ne è lei colpevole, ma mi consenta di rilevarlo: la differenza è che il rapporto Mazza era preventivo, mentre il suo è successivo. il rapporto Mazza tendeva a suonare il campanello d' allarme dell' emergenza, che non si era ancora manifestata come pretesto politico; il suo rapporto tende invece a giustificare a posteriori un' emergenza che purtroppo è nei fatti quanto all' ordine e nei misfatti quanto al reggimento della cosa politica nel nostro paese. seconda denuncia, che feci allora e che ripeto in questo momento. onorevole ministro, personaggi importanti del suo partito, come l' onorevole Piccoli, oggi presidente della Democrazia Cristiana , hanno parlato esplicitamente delle matrici internazionali del terrorismo. si è parlato esplicitamente, in interviste non smentite, di campi di addestramento per brigatisti, in Cecoslovacchia e altrove, oltre la cortina di ferro ; dichiarazioni analoghe forse più gravi — sono state rese da altri personaggi di primo piano della vita politica del nostro paese, a cominciare dall' onorevole Craxi nella drammatica intervista con il signor Mitterrand; dall' emittente radio Città futura sono venute rivelazioni sconcertanti che riguardano anche collegamenti internazionali. oggi lei, al riguardo, ha detto di non avere elementi: signor ministro, lei sa che non è vero e non si arriva alla verità, come lei ha detto di voler fare, e credo in buona fede , attraverso la menzogna o il complice silenzio. terza denuncia che noi abbiamo indirizzato il 16 marzo, e che ci duole di dover ripetere, è quella relativa ai fiancheggiatori. ella ha parlato, signor ministro, di fiancheggiatori a livello scientifico, e speriamo che in un prossimo avvenire il Governo ci faccia sapere qualche cosa, ma non si è soffermato sufficientemente sui fiancheggiatori a livello giornalistico, a livello organizzativo, a livello politico. l' organizzazione della sinistra extraparlamentare non è soltanto clandestina, è anche visibile a occhio nudo. gli esponenti dell' ultrasinistra girano per Roma, in cortei autorizzati dal signor questore di Roma, con vigile scorta della polizia — e non ne faccio addebito agli agenti che fanno semplicemente il loro dovere — e in quei cortei — lo hanno riportato tutti i giornali — uno dei motti più gentili era il seguente: « ai covi missini gli diamo fuoco; con i fascisti dentro, se no è troppo poco » . nella città dei fratelli Mattei questo gridano gli autonomi e io penso che si tratti di fiancheggiatori dei brigatisti rossi , lo penso ed è vero senz' altro. essi escono dai loro covi, rientrano nei loro covi ed hanno i loro giornali che nessuno contrasta. debbo denunziare che i fiancheggiatori delle Brigate Rosse sono anche qui dentro; è bene che lo si sappia. durante questo dibattito un deputato, parlando del generale Dalla Chiesa , ha detto testualmente: « io vi dico che il generale Dalla Chiesa è uno dei più potenti alimentatori del terrorismo in Italia. l' uomo della strage di Alessandria non potrà mai normalizzare la situazione delle carceri indecenti e infami, nelle quali, per giunta, egli ha seminato l' odio e la morte. il capo delle « teste di cuoio » italiane, l' uomo che per legge ha il diritto di infischiarsi della legge, può essere considerato solo tra i peggiori terroristi di questo paese » . mi vergogno, come componente di questo Parlamento, di essere costretto a registrare, nei resoconti stenografici di questo ramo del Parlamento, dichiarazioni di questo genere che sono dichiarazioni fatte a nome delle Brigate Rosse : non c' è alcun dubbio su questo. avete il dovere di rendervi conto di questo. mi avvio alla conclusione. e ovvio, signor ministro, che noi voteremo contro la risoluzione della maggioranza, ma io consiglierei anche a lei di non votarla, perché essa dice: « udite le dichiarazioni del ministro dell'Interno » , non dice: « udite ed approvate » . ritengo che nel momento in cui si proclama la necessità di una strategia globale, questa mancanza di riguardo, di lealtà, di sincerità e di solidarietà nei confronti di un ministro dell'Interno , contro il quale noi ci accingiamo a votare, denunzi lo stato di pauroso scollamento in cui si trova la maggioranza. l' ammucchiata ha recitato la sceneggiata! una duplice sceneggiata: fuori del Parlamento la sceneggiata dei contrasti irrevocabili, e qui dentro il Parlamento la sceneggiata dei silenzi da parte dei primi attori (tutti i segretari di partito dell' ammucchiata hanno evitato di parlare e si sono trasformati da protagonisti in suggeritori). ella, signor ministro, ha detto che lo Stato deve essere serio e forte. non è serio, certamente, non è forte, ma soprattutto il vero Stato italiano non siede su quei banchi.