Emma BONINO - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 355 - seduta del 26-10-1978
Sul caso Moro e sul fenomeno del terrorismo
1978 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 355
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , colleghi, devo innanzitutto confessarle, signor ministro, che non me la sento di attribuire solo a lei la responsabilità delle comunicazioni fatte alla Camera, che sono a mio avviso gravemente carenti; e questo non solo perché, così facendo, mi adeguerei alla liturgia di questo pseudodibattito, con, da un lato, un ministro reticente in maniera grave e, dall' altro, un Parlamento che chiede, pretende informazioni. così non è, perché nessuno in questa sede le ha chiesto informazioni e nessuno, nemmeno nelle sedi extraparlamentari, negli incontri che hanno preceduto questo dibattito, le ha chiesto di fornire informazioni. anzi, mi pare di capire che si è scelta esattamente la strada opposta, quella di una relazione concordata, di un dibattito concordato, di una risoluzione finale di maggioranza concordata. quindi, non posso evidentemente accusare lei di reticenza. posso dire che la sua scelta, suffragata dal parere della maggioranza è stata questa. e questo fatto è estremamente grave, grave nei suoi confronti, grave per la maggioranza; ma è stata anche una scelta, in realtà, obbligata. vede, la situazione politica è cambiata, non siamo più nella situazione dell' affare Sifar o nella situazione più recente dell' affare Lockheed, in cui i segreti e le manovre di Stato erano a conoscenza solo della Democrazia Cristiana o, nell' epoca del centrosinistra, erano a conoscenza anche di altri gruppi parlamentari , ma in cui esisteva un' altra parte del Parlamento che, esclusa da queste cose, però chiedeva, denunciava, pretendeva di sapere. qui ci troviamo, invece, in una situazione in cui la stragrande maggioranza, non del Parlamento ovviamente, ma dei segretari dei partiti politici e dei presidenti dei gruppi parlamentari , che hanno gestito insieme con il Governo l' affare Moro, sanno già tutto su come stanno le cose. e evidente, quindi, che non glielo vengono a chiedere, perché già lo sanno, perché tutto l' affare Moro fu gestito insieme, fu gestito da voi. e evidente che i restanti 600 deputati, esclusi quei 30 che hanno partecipato a tutte le scelte, continuano a sapere ben poco. ma è evidente che la situazione è diversa e si pone in questa logica. è evidente, ci mancherebbe altro che fosse il compagno Craxi, domani o oggi pomeriggio — mi pare — a venire a chiederle informazioni! e abbastanza buffa la situazione, anche perché porta sempre male quello che dice lei e Lagonio, in realtà perché non si realizza mai; ma lei — insieme a Lagorio — ebbe a dire, neanche troppo tempo fa: « in Parlamento diremo tutta la verità » . dal che se ne deduce che o per Parlamento intende la regione Toscana o intende comunque un altro Parlamento, perché, se non ho capito male, qui a stento parleranno i socialisti, figuriamoci poi se si verrà a dire tutta la verità! non ci si pensa neanche. tanto è vero che siamo arrivati ieri sera al fatto, che ha del grottesco, in cui il compagno Natta, che stava parlando ed esprimendo delle valutazioni e dei dubbi su possibili trattative e sul problema delle ultime ore, eccetera, è stato immediatamente richiamato all' ordine dal compagno Craxi, di attenersi agli accordi, di non far polemiche, di non riaprire le polemiche, perché in questo consisteva l' accordo; chi scantona, quindi, viene richiamato immediatamente a limitarsi a quello che si è deciso di dire, di far sapere e di dibattere o pseudo-dibattere in Parlamento. si dice sempre che i compagni socialisti, addirittura minacciosi — questo sui giornali, poi in Parlamento meno; sui giornali si usano queste tecniche — , dichiararono una volta, al termine di una riunione della direzione democristiana, per bocca di Craxi: « qui c' è qualcuno che ha già deciso sulla vita di Moro. noi lo denunceremo su tutte le piazze d' Italia » cosa che, ovviamente, non è avvenuta (a volte sull' Avanti! c' è questo tiro di sassi, e poi si ritira la mano); sicuramente non è stato fatto, non viene fatto qui; questa è, però, una vicenda che verrà semplicemente usata quando farà comodo, con il solito sistema del ricatto politico, che non è nemmeno una cosa originale, una cosa nuova, ma una cosa sperimentata da tempo. questa mattina su La Stampa — debbo dire che La Stampa , in realtà, non è che brilli di autonomia, ma questa mattina vi erano alcune cose sulle quali credo che un Parlamento dovrebbe un poco riflettere — tra gli altri titoli, vi era questo: « in Parlamento solo sbadigli! » . il che è vero, onestamente. la centralità di questo dibattito è una cosa che abbiamo tutti sotto gli occhi, e debbo dire che è abbastanza vergognosa, è vergognosa forse soprattutto perché si tratta dell' affare Moro, di uno di quegli affari di cui questo Parlamento, per giorni e giorni, non ha mai sentito parlare. il Parlamento fino al 4 aprile non ha saputo ufficialmente che il presidente della democrazia cristiane, Aldo Moro, era stato rapito. lo abbiamo saputo il 4 aprile, con uno pseudodibattito, cui poi ci si è riferiti sempre per giustificare la linea del Governo, perché appunto il Parlamento il 4 aprile aveva espresso la sua posizione. siccome io credo che i dati formali siano spesso dati sostanziali, faccio notare, come hanno fatto molti, che il Parlamento il 4 aprile non aveva deciso assolutamente nulla; ci furono semplicemente delle risposte del Governo a delle interrogazioni, senza che fosse approvato alcun documento, e alcuni colleghi si dichiararono insodisfatti mentre altri si dichiararono sodisfatti. quindi non fu votato nessun documento che potesse poi giustificare in qualche modo, con l' avallo del Parlamento, la linea seguita dal Governo. il secondo appuntamento sul caso Moro ci fu il 19 maggio — per la verità un po' tardi — ma in tutto quel periodo il Parlamento — mi riferisco a quest' Aula e non al « Transatlantico » , dove si discuteva animatamente di questi problemi — non ne fu informato. nel corso di una discussione per fissare la data di una mozione, a seguito delle insistenti richieste avanzate dal gruppo radicale affinché questa Camera discutesse del problema, l' onorevole Piccoli intervenne supplicando di non arrivare a questo dibattito che avrebbe precluso, o rischiava di precludere, qualsiasi possibilità di salvare la vita al collega Moro, come del resto dissero i rappresentanti degli altri gruppi. ora, nel corso di un convegno sulla centralità del Parlamento promosso dal gruppo radicale, svoltosi il 20, 21 e 22 scorsi, il collega Labriola — sempre con il metro delle doppie verità del gruppo socialista — affermava di essere allarmato per il fatto che il Parlamento fosse stato escluso dal dibattito sul caso Moro. a questo punto, viene da chiedersi se il collega Labriola, oltre a partecipare ai convegni, faccia o meno anche il parlamentare. glielo abbiamo anche chiesto. infatti, abbiamo domandato al collega Labriola dove si trovava quando abbiamo chiesto che il Parlamento discutesse del caso Moro, anche se so che il gruppo socialista non frequenta assiduamente queste Aule. quindi, risulta anche difficile sviluppare delle polemiche con il gruppo socialista, in quanto non c' è mai nessuno. quindi, per interposta persona. non era una predica, ma un rilievo politico al gruppo che più di altri ha chiesto — pare — questo dibattito come una necessità politica. tanto è vero — anche se queste cose si usano per altri fini — che quando il Tg2, demagogico, qualunquista, populista, eccetera, così come è stato definito, avanza la richiesta per la ripresa diretta di questo dibattito, il compagno Balzamo è stato colui che più duramente si è apposto a questa proposta. tutto ciò è evidente perché dopo otto mesi che sulla stampa — perché non è molto scomoda — Craxi si candida al paese come esponente di un partito antirepressivo, libertario, umanitario, eccetera e quando nella sede istituzionale propria, cioè il Parlamento, decide di firmare il documento della maggioranza, la ripresa televisiva diretta darebbe modo all' opinione pubblica di chiedersi a che gioco si stia giocando. inoltre, tutto ciò avviene subito dopo la polemica apparsa sull' Avanti! tra Proudhon e Lenin e pertanto l' opinione pubblica non si renderebbe conto dei motivi per i quali non accade nulla proprio quando il caso Moro viene affrontato nella sede istituzionale. a sostegno di questa tesi si adducevano delle ragioni incredibili come la perdita, per il Tg2, di ascoltatori, mentre questi sono problemi del Tg2 e non del partito socialista italiano, dal momento che è stato lo stesso Tg2 a richiedere la ripresa televisiva diretta. abbiamo pensato e continuiamo a pensare che forse l' unico modo per rendere un poco meno morto, meno programmato, questo dibattito fosse quello di avere la ripresa televisiva diretta, perché in questo modo chi nutriva dai dissensi sarebbe stato costretto ad esprimerli e finalmente forse avremmo capito alcune cose. invece no! chiusi in quest' Aula, in una situazione di semisegreto, tutto è programmato, visto, fatto, stabilito. e evidente come, poi, non ci si aspetti granché! un giornale questa mattina parlava (probabilmente, senza voler dir molto) di « stampo mafioso » della riunione in corso . credo abbia ragione. ha ragione, proprio perché questo è un riunirci tipico delle cose segrete, in cui parlano i capi ed i gregari applaudono, in cui, dopo mesi di polemiche, i sei-sette partiti si sono messi d' accordo ed i gregari ratificano l' armistizio perché non di pace si tratta, ma di armistizio). credo che, finché, non faremo chiarezza sull' intera vicenda Moro, quel che ognuno dei partiti, i sei che hanno condotto l' « affare » sa, verrà tirato fuori poco per volta, quando farà politicamente comodo, quando si tratterà di ricattare politicamente qualcuno. dunque, l' unico modo per non dar adito a queste manovre sarebbe stato quello di accertare realmente la verità, di dare risposta ad alcuni inquietanti interrogativi, che vengono dibattuti poco qui, e molto di più all' esterno. né mi stupisco che lei, signor ministro, abbia fatto quel tipo di relazione, dal momento che così era concordato. è stato compiuto un diverso passaggio politico: non vi è più una forza consistente che vuole sapere, che pretende da un ministro, sedicente, reticente, di conoscere, poiché, in realtà i vertici dei partiti della maggioranza le cose le sanno, se non altro perché le hanno gestite. e mi spiace un po' che questo pseudodibattito, che noli abbiamo tanto chiesto e tanto voluto, finisca col diventare, nella sua vacuità, una sorta di avallo dell' operato del Parlamento, che potrà dire: « noi ne abbiamo già discusso » . abbiamo discusso su un mattinale — sicuramente il suo, signor ministro, di fattura migliore di quello di Andreotti del 19 maggio, che lasciò sconvolti tutti quanti — che non tocca alcuni essenziali punti della vicenda. questo era un dibattito sul caso Moro e sul terrorismo. per quanto mi riguarda, cercherò di prendere parte allo stesso con un intervento in due parti, caso Moro e quindi terrorismo. nonostante si sia, cioè, in una situazione di déjà-vu, non intendiamo rinunciare ai nostri doveri di indagine e di indirizzo, doveri che ci sono stati assegnati; né intendiamo accettare passivamente tale situazione di sostanziale vanificazione delle prerogative parlamentari. a questo proposito si inserisce il problema della commissione parlamentare d' inchiesta sul caso Moro. mi sorprende, in proposito, l' osservazione che lei ha fatto, signor ministro, quando ha sostenuto che una tale commissione, di fatto, non potrebbe che sovrapporsi all' inchiesta giudiziaria. mi pare di capire che le funzioni di una Commissione d' inchiesta, invece, siano proprio quelle di indagare sui fatti che riguardino l' amministrazione dello Stato , che, anche se non si configurano esattamente come reati perseguibili per legge, evidenziano precise e gravi responsabilità del potere politico e dell' amministrazione. ed esistono, infatti, a proposito dell' affare Moro, una serie di fatti oscuri, pubblicamente denunciati da alcuni giornali e da alcuni intellettuali che si sono occupati a fondo di questo argomento; fatti cui non si è ritenuto di dare risposta in questa sede. ma anche se noi riaffermiamo il sospetto, anzi, la convinzione, che questa mancata risposta corrisponde ad una precisa richiesta della maggioranza, che, d' altra parte, è a conoscenza delle risposte ai vari interrogativi, non possiamo accettare passivamente questo ruolo che lei assegna, non solo a noi deputati della minoranza, ma anche alla stragrande maggioranza dei deputati e, in definitiva, al Parlamento nel suo complesso che, ripeto, viene declassato, espropriato e, comunque, considerato un luogo non idoneo a questo tipo di dibattito politico. ricordavo come si erano svolte le cose in quei tragici 56 giorni, in cui si disse che dibattere in questa sede istituzionale poteva pregiudicare le possibilità di salvezza di Moro. i fatti hanno smentito questa affermazione, secondo la quale le regole democratiche e costituzionali non sono adeguate ai momenti difficili e la ragione di Stato e di partito deve sempre prevalere sulla ragione della Costituzione e delle leggi. per tali motivi, noi consideriamo del tutto marginali le ragioni che lei, signor ministro, ha opposto ad una proposta di legge di costituzione di una Commissione di inchiesta. le nostre perplessità sono altre, perché derivano dal modo in cui sono per prassi costituite le Commissioni bicamerali d' inchiesta in questo Parlamento. sono — si pensi alla Commissione di inchiesta per i fatti di Seveso — Commissioni parlamentari di inchiesta della maggioranza, dalle quali le minoranze e l' opposizione sono escluse. da Commissioni d' inchiesta del Parlamento, che dovrebbero essere avallate anche dall' opposizione, diventano Commissioni di inchiesta del Governo o della maggioranza sull' operato della maggioranza medesima. comunque, ritengo, signor ministro, che lei potrebbe rendere inutile la costituzione di una simile commissione, rispondendo semplicemente alle domande che da sette mesi una parte della stampa rivolge inutilmente all' Esecutivo. poiché io ritengo di non dovere escludere pregiudizialmente questa possibilità, perché ritengo di non dovere — nonostante tutto modificare il giudizio di attesa — ed anche di speranza — che il nostro gruppo ha espresso in occasione della sua nomina a ministro dell'Interno , intendo ora porle alcuni quesiti, in forma schematica e sintetica, che sicuramente non possono essere considerati come tentativi di violare il segreto istruttorio e che sono dalla stampa ritenuti essenziali ai fini della chiarificazione di tutte le responsabilità connesse all' assassinio del presidente Moro. io rifuggo sempre dai discorsi di contesto generale più ampio, perché non capisco mai bene che cosa siano, quindi lei mi scuserà se sono molto pignola nelle mie domande, che sono esattamente cinquanta e molto particolari e che — lo ripeto — non rivestono il carattere di segreto istruttorio . 1) che notizia ha di pressioni su Moro perché lasciasse la politica, così come è riferito, per esempio, dal vescovo di Bari? 2) c' è stata o meno la richiesta di un' auto blindata da parte di Moro? e perché nell' incontro tra il dottor Parlato e l' onorevole Moro il 15 marzo fu ancora negata l' auto blindata? è vero che ci fu quest' incontro? 3) per, quanto riguarda l' agguato a Di Bella , direttore del Il Corriere della Sera e gli scippatori: il 15 marzo, il dottor Di Bella fu rassicurato sul fatto che quelli che gli avevano teso l' agguato erano degli scippatori; sono stati presi questi « scippatori » ? e, se non sono stati presi, come faceva la polizia a riferire a Di Bella che erano « scippatori » ? 4) un giornale ha scritto che le Brigate Rosse avevano preparato cinque rapimenti, tra cui quello di Guido Carli e che scelsero di rapire Moro perché questo era il colpo più facile da eseguire: le risulta niente? 5) è vero o non è vero che la scorta Moro discuteva ogni giorno il percorso da seguire il giorno dopo? 6) è vero o no che i rapporti della scorta di Moro, cioè del maresciallo Leonardi, sono spariti? 7) si può sapere, ad otto mesi di distanza, l' esatta meccanica dell' agguato di via Fani , meccanica che è stata prima descritta da Cossiga in un modo, e poi corretta da Andreotti il 19 maggio? possiamo sapere un po' meglio come si sono svolti i fatti? 8) è vero o no che un rullino di fotografie consegnato alla magistratura nei giorni immediatamente successivi all' agguato e di cui parlò ampiamente la stampa (mi riferisco a L'Unità e La Stampa del 19 marzo) è sparito, e che l' autore delle medesime non è mai stato sentito? 9) qual è stato il risultato della perizia balistica sulle armi usate a via Fani ? 10) fu fatta, a suo tempo, una perizia militare per accertare il grado di addestramento dei brigatisti di via Fani . se sì, con quali risultati? 11) è vero o no che esistono rapporti dei servizi segreti che lasciavano intendere il sequestro di un uomo come Moro? 12) quali tracce di organismi, autorità o sedi straniere, come tali sottratte al controllo della magistratura italiana, furono trovate nel corso delle indagini? 13) non è mai stato chiarito il problema delle borse che si trovavano sulla macchina di Moro. cosa contenevano, presumibilmente, le borse prese, cosa contenevano quelle rimaste? 14) da chi è arrivata la segnalazione su Gradoli? è vero o no che è arrivata. da un' altra questura? 15) in che giorno e perché i funzionari di polizia sono andati a Gradoli, in provincia di Viterbo? 16) qual è l' esatto elenco degli oggetti sequestrati in via Gradoli ? e possibile avere il verbale di sequestro? è vero che tra i reperti di via Gradoli è stata trovata la carta intestata del ministero dell'Interno e della questura di Roma? 17) lei parla di accertamenti compiuti a Wiesbaden in seguito a reperti in via Gradoli . riguardano per caso l' eventuale partecipazione alla pianificazione dell' agguato di via Fani della terrorista tedesca Brigitte Monhaupt , arrestata in Jugoslavia? sono state fatte indagini sulla sua partecipazione, segnalata dalle autorità jugoslave? che cosa si è trovato? 18) chi erano i giovani tedeschi se inalati su una Volvo vista a Viterbo, allora, con armi a bordo e ritrovata recentemente in Germania? qual era il vero numero di targa? a chi era intestata la macchina? perché si trovava in Italia? 19) quante registrazioni di telefonate di brigatisti sono in possesso del ministero o dell' autorità giudiziaria ? quante diverse voci di brigatisti sono state identificate? 20) quante sono in tutto le lettere spedite da Moro, in mano all' autorità giudiziaria , o di cui ne ha copia il ministero? 21) la polizia o i carabinieri intervennero nello studio di via Savoia per sequestrare una busta di documenti che i collaboratori di Moro si apprestavano a consegnare ai brigatisti, su indicazione di Moro stesso. un funzionario del suo ministero litigò con la segretaria dello studio: chi era quel funzionario? che cosa conteneva la busta? 22) che cosa dicono esattamente le perizie sulla Ibm delle Brigate Rosse ? quante sono esattamente, secondo i periti, le macchine Ibm che hanno battuto i comunicati Br? 23) perché il ministero dell'Interno disse che il comunicato sul lago della Duchessa, il numero 7-A, era « autentico ma non veritiero » ? che cosa voleva dire quella frase? 24) le risulta che ci siano state infiltrazioni Br al ministero? il sottosegretario Darida ha detto di aver visto su una parete del ministero la stella delle Br. è vero? quali altre tracce di infiltrazioni vi sono state? 25) nel corso delle indagini sul caso Moro i servizi segreti italiani, o la polizia, o i carabinieri, si sono giovati della collaborazione di loro colleghi stranieri. di chi e in che cosa è consistito l' aiuto fornito? 26) quali contatti avete avuto con i servizi di sicurezza tedeschi? 27) sono state eseguite prove sulle voci dei brigatisti arrestati? e possibile che neppure uno di loro sia tra i telefonisti del caso Moro? 28) è vero che presso il ministero dell'Interno era stato costituito un gruppo di esperti di guerriglia e controguerriglia? che cosa hanno fatto e cosa hanno scoperto? 29) è vero che uno di questi esperti è stato affrontato una sera da due sconosciuti nel garage di casa sua e dopo quell' incontro si è dimesso dal gruppo? perché? che cosa gli era stato detto? 30) quale è stato l' ultimo segnale certo che Moro fosse ancora in vita? 31) chi erano esattamente gli amici di Moro che tenevano i contatti con i brigatisti? 32) a chi avete messo sotto controllo il telefono? 33) è vero che dei privati avevano messo a disposizione di Andreotti ingenti somme di denaro da offrire ai brigatisti in cambio del rilascio di Moro? 34) è vero che padre Zucca, della fondazione Balzan, aveva offerto due milioni di dollari prima, poi 50 milioni di dollari per liberare Moro? 35) a chi riferì Andreotti di questa offerta? gli inquirenti ne erano al corrente? e se no, chi ne era al corrente? 36) che risultati ha dato esattamente l' autopsia del cadavere di Moro? 37) che risultati hanno dato le indagini sulle persone che presumibilmente abbandonarono il cadavere di Moro nella Renault a via Caetani ? 38) che cosa si sa esattamente su questa Renault? qual era la sua vera targa? dove era stata avvistata? dov' è ora? che impronte digitali sono state rilevate? 39) che cosa si presume esattamente sulla ubicazione della prigione di Moro? perché si dice che era vicino al mare? perché si esclude che non avrebbe potuto essere in una casa di Roma? 40) perché si continuano a tenere segreti i particolari delle indagini che non c' è più ragione di tenere segreti ora che Moro è morto? chi si vuol proteggere visto che gli assassini, cioè le Brigate Rosse ; sono noti? 41) si sono trovati i nastri con la voce di Moro? si sono trovate altre trascrizioni di nastri oltre al memoriale? 42) poiché lei esclude di aver « manomesso » il memoriale, può lei escludere che precedentemente alla consegna del memoriale al ministero e a lei, sia stata attuata la manomissione del testo? il verbale di sequestro dichiara 58 cartelle, pubbliche sono 49, può lei escludere che sia accaduto qualcosa nei vari passaggi? 43) chi ha tenuto, per conto del ministro, del Governo o di chiunque altro, i contatti con i brigatisti durante la prigionia di Moro? 44) le risulta che vi sia stato un negoziato con i brigatisti condotto dai carabinieri? 45) è vero o no che Bodrato si assunse il compito di mettere a posto le cose in Vaticano facendo pressioni su monsignor Caprio per convincere il pontefice a tirarsi indietro ciò che Paolo VI fece fino al famoso appello? è vero o no che l' avvocato Payot fu convocato a Roma dal sottosegretario Lettieri e gli fu in realtà detto di togliersi di mezzo e di eliminare la linea telefonica che egli aveva messo a disposizione per eventuali contatti? è vero o no, che fu il Governo a bloccare la Croce rossa internazionale ? (così come posso desumere dalla sua relazione in quanto lei mette un inciso e dice: « così come fu opposto » ; fu da chi? se l' avessi fatto io credo che la cosa non sarebbe contata). e allora questo come si concilia con la lettera di Andreotti all' avvocato Quaranta in cui si dice che il Governo era ben disposto a tastare la via anche se purtroppo era troppo tardi? 48) è vero o no che il 2 maggio Craxi comunicò alla direzione democristiana che era possibile uno scambio uno contro uno, facendo il nome di Paola Besuschio, poi mutato in quello di Bonocore? e che Craxi e Signorile trattarono anche con Forlani per uno scambio uno contro uno? 49) è vero o no che Leone disse alla signora Eleonora Moro che « teneva La Penna in mano » per firmare la grazia per il brigatista da scambiare con Moro e che Bonifacio, che pure era a Roma, si rese irreperibile alla signora Moro che gli chiedeva di controfirmare il provvedimento? 50) è vero che il senatore Fanfani doveva dare alle Brigate Rosse un segnale in un suo discorso in Toscana per far sapere che lo scambio era possibile? se è vero, perché il senatore Fanfani non diede il segnale? questi sono alcuni quesiti, ma credo che ve ne siano moltissimi altri. penso onestamente, signor ministro, che se non saranno chiare a noi e agli altri, cioè all' opinione pubblica , queste cose, le possibilità di ricatto e di manovra politiche di chi queste cose le sa saranno incontrollabili, come incontrollabile sarà la gestione di quello che viene chiamato il quadro politico e del paese. lei sicuramente sa questi dati. sta a lei scegliere o magari nemmeno più a lei. lei può dirmi probabilmente che non mi risponde, ma vorrei augurarmi che nelle settimane prossime le risposte non le diano i giornali, perché sarebbe veramente incredibile. la cosa grave delle reticenze su questi problemi è che siano sciolti, risolti e dati all' opinione pubblica da spiate, non meglio chiarite se della magistratura, delle Brigate Rosse e del Governo stesso; perché qui mi pare che tutti giochino a mandare cose ai giornali. e sarebbe grave se lei mi dicesse oggi: non posso rispondere o, peggio ancora, non so rispondere perché queste cose non le so — cose che onestamente tendo ad escludere — e poi le dovessimo leggere sulla stampa. abbiamo già detto che questo è un dibattito tutto particolare, ma se si dovesse risolvere rispetto ad una necessità di conoscenza del Parlamento o di un parlamentare in una risposta totalmente negativa, non so come la metteremo. mi auguro che poi i giornali non sappiano scoprire di più, perché sarebbe veramente tragico. in realtà, dobbiamo tener conto che la verità su questo caso Moro con è solo in mano alla maggioranza, al Governo, ma è in mano alle Brigate Rosse . e infatti è stata la motivazione per cui il memoriale è stato reso pubblico, perché all' osservazione: o lo rendete pubblico voi oppure le Brigate Rosse lo rendono pubblico tra giorni, giustamente è stato scelto di renderlo pubblico. e poiché la verità sul caso Moro probabilmente la conoscono parecchie persone, non vorrei che il Governo fosse reticente, per poi sentirla dire da « soffiate » della magistratura o del ministero stesso o delle Brigate Rosse . sul terrorismo e sulla lotta al terrorismo, al termine del suo intervento lei ha citato una frase dell' onorevole Moro, pronunciata a Firenze nell' aprile 1977. io vorrei citare un' altra frase dell' onorevole Moro pronunciata in questa Camera dei Deputati , se non vado errata, il 23 novembre 1974, quando presentò il suo quarto gabinetto. egli disse: « il Governo si propone di affrettare al massimo, con il proposito e la speranza di non utilizzare interamente i due anni di durata della delega, i lavori per la stesura del nuovo codice di procedura penale , con i principi, i criteri, le precise direttive contenute nella legge delega . anche questa riforma, che ha iniziato il suo cammino nel 1965 su un disegno di legge presentato dal Governo da me preceduto, è attesa come necessaria ed urgente, per assicurare al processo uno strumento moderno, unitario nella sua impostazione, meno attento alle formalità con lo scopo di rendere la giustizia più sicura » . lo dico anche come autocritica, ma forse credo che dovremmo evitare, ognuno di noi dovrebbe evitare, di citare brani o pezzi scelti di Moro; perché ho la impressione che ne troveremmo uno che va bene per tutti in ogni occasione, ognuno di noi se lo andrebbe a scegliere, ma ho citato questa, non solo per l' ovvio motivo che sono trascorsi quattro anni da quella data e il codice di procedura penale , quello che Moro e non solo Moro riteneva necessario ed urgente per rendere la giustizia penale più sicura, è ormai una utopia; ho citato questa frase anche perché nella seconda parte del suo intervento lei non si è discostato dalle proposte che sempre vengono in queste occasioni. in realtà, l' unica cosa che lei ha proposto, oltre alle giaculatorie solite sui servizi segreti che devono funzionare e che non funzionano, sul coordinamento, sulla banca dei dati (tutte cose un po' sentite), sulla riforma di polizia, eccetera, è l' inasprimento delle leggi attuali e questo è un discorso che viene sempre fatto: tutte le volte è una legge speciale. infatti, al codice di procedura penale , anziché una riforma democratica, nel corso di queste ultime legislature, e in particolare in questa legislatura, sono state apportate le modifiche involutive della legge Bartolomei, della legge Reale , delle leggi dell' agosto 1977, del decreto sull' antiterrorismo del marzo scorso e di tutte le leggine approvate d' urgenza con il pretesto dell' ordine pubblico , del terrorismo, della difesa delle istituzioni e all' insegna di una emergenza e di un provvisorio che poi ovviamente è diventato definitivo. quindi, in questo senso, il suo è il discorso di sempre. e il discorso per esempio del senatore De Carolis , relatore sul disegno di legge Bartolomei al Senato, il quale l' 11 luglio 1974 affermava: « che lo allarme sociale provocato da manifestazioni di delinquenza singola o associata richiedeva un' adeguata e pronta risposta legislativa » e concludeva dicendo: « che eventuali indulgenze della magistratura o possibili insufficienze della polizia giudiziaria non potevano trovale più alcuna giustificazione in presunte carenze legislative » . evidentemente però le carenze legislative sussistevano pur dopo la legge Bartolomei, se è vero che a distanza di pochi mesi uguale discorso veniva fatto con la legge Reale e se è vero che nel presentare al Senato, il 21 marzo di questo anno, il decreto legge sull' antiterrorismo il ministro Bonifacio sosteneva che la drammatica situazione dell' ordine pubblico induceva il Governo ad adottare alcune misure dirette a reprimere le manifestazioni sempre più preoccupanti, eccetera, e quindi tendeva a mettere a disposizione uno strumento legislativo più idoneo. sono trascorsi pochi mesi da quel decreto sull' antiterrorismo e, dinanzi alla evidente incapacità delle forze di polizia di raggiungere risultati concreti e degni di rilievo malgrado gli strumenti legislativi ed il vasto dispiegamento di forze, per l' ennesima volta il ministro dell'Interno propone ancora oggi leggi più severe e meno garantiste. tutto ciò, con evidente sfiducia nei confronti della magistratura poiché, non ritenendosi sufficientemente rassicurante l' esercizio dei poteri discrezionali del giudice, mi pare che si vogliano rendere obbligatorie e non facoltative le misure di prevenzione susseguenti alla scarcerazione e alla libertà provvisoria o per decorrenza dei termini di custodia preventiva. cioè, a mio avviso, si vuol fare un passo indietro addirittura sul sistema di applicazione delle pene, escludendo, come lei ha accennato, signor ministro, la possibilità di applicare le norme di cui all' articolo 69 del codice penale , cioè quel giudizio di valenza tra attenuanti ed aggravanti che invece ha costituito una grossa conquista di civiltà contro la concezione rigida, automatica e disumana del codice Rocco . ma a questo punto mi viene di fare una domanda. la scarcerazione per decorrenza dei termini è un problema di sveltezza della giustizia, non è quindi possibile intervenire in questo modo; io capisco che non è lei il responsabile del dicastero della giustizia, ma credo che sia completamente sbagliato questo modo di tapparsi gli occhi e di dire, siccome non si riesce a far processi in tempi utili e gli anni di carcerazione preventiva sono già abbastanza alti, allora troviamo un altro sistema e prolunghiamo i termini. capisco che è un problema di coordinamento, ma non è possibile però andare avanti in questo modo, con leggi sempre più repressive. anche perché, oltre quelle che lei ci propone oggi in modo problematico, le faccio notare che abbiamo già tutto un armamentario incredibile di aggravanti per associazioni a delinquere, per atti preparatori e così via . e certo che, al di là di queste misure, che hanno dimostrato da tempo l' inutilità della semplice e sola repressione, nonché la forza criminogena delle leggi speciali, non vediamo altro. a forza di raschiare il fondo, non so cosa altro mai si riuscirà ad escogitare. mi sembra, inoltre, di aver capito che è stato chiamato — in modo, a nostro avviso, incostituzionale — un personaggio, Dalla Chiesa , per applicare queste leggi speciali e tutto questo armamentario. lei mi consenta, quindi, di avanzare alcuni dubbi su questo signore ed altre domande specifiche. quale incarico egli ricopre esattamente nella realtà istituzionale? da quale legge è previsto o in quale legge si inserisce? a, chi risponde dei suoi atti? chi è alle sue dipendenze? lei mi ha detto che chi è alle sue dipendenze ricopre la veste di ufficiale di polizia giudiziaria , ma io vorrei sapere chi sono, quanti sono e dove sono stati presi questi signori. quali sono, inoltre, i compiti dei suoi sottoposti? tutto questo è stato formalizzato in un provvedimento ufficiale? ma la domanda più angosciosa che viene fuori è la seguente: il generale Dalla Chiesa si è offerto volontariamente di occuparsi di questo caso? o è stato chiamato ad occuparsi di esso? questo incarico — è il sospetto che circola — è una conferma a posteriori di attività svolte prima di questo mandato dal generale Dalla Chiesa ? chi ha pensato a Dalla Chiesa ? non è forse pensabile che si sia proposto egli stesso? con questi interrogativi, dicendole che siamo assolutamente contrari a qualsiasi altra leggina o legge che aggravi tutto lo « armamentario » che già abbiamo, e prescindendo dal fatto che abbiamo seri dubbi anche su questo signore (che certo scopre i covi — va benissimo — ma con quali mezzi, con quali garanzie, a chi risponde? noi abbiamo soltanto letto un trafiletto in agosto in cui si diceva che questo signore era stato nominato con il beneplacito di tutti quanti) a proposito del quale, ripeto, vorremmo sapere a quali canali è preposto e quale posto occupa; mi avvio rapidamente alla conclusione. come vede, non ho altro da aggiungere a quanto le ho chiesto, perché ritengo che molto spesso chiarire singoli particolari aiuta molto di più a capire che non i discorsi più generali, che sovente diventano fumosi per cui non si riesce a capire bene alcune cose non concordanti. le rivolgo un augurio: io spero che lei voglia, al di là di quello che è stato concordato, chiarire dei punti oscuri; non vorrei che li chiarissero le Brigate Rosse o li chiarisse la stampa. credo che sarebbe una cosa veramente indegna.